Reader' s Bench Magazine 2016

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Primavera 2016

MAGAZINE LETTERARIO | READERSBENCH.COM

[Salone del libro 2016]


Colophon

/kɒləˌfɒn,-fən/

sostantivo

Direttore editoriale: Clara Raimondi Vicedirettore: Diego Rosato Progetto Grafico e Impaginazione: Valeria Mosca Ufficio Stampa: Martina Nasato ufficiostampa@readers-bench.com Cover Artist: Emiliano Mammucari Redazione// Martina Rosella Nicoletta Tul Simone Di Biasio Lucia Piemontesi Francesca Cerutti Daniele Campanari Jessica Marchionne Claudio Turetta Si ringraziano: Claudio Volpe Dacia Maraini Luciano Funetta Emiliano Mammucari

Note Legali//

Reader’s Bench è una rivista culturale senza scopo dilucro, pertanto non rappresenta una testa giornalistica in quanto i contenuti vengono aggiornati senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.Reader’s Bench is licensed under a Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate. 3.0 Unported License


Sommario /som·mà·rio/ sostantivo

In copertina:

22]Young writers 24]Intervista a Luciano Funetta

05]Editoriale

Intervista a Michela Bennici

Salone Internazionale del Libro - 2016

(a cura di Lucia Piemontesi)

26]Recensione Franco Fontana

06]Cover

(a cura di Claudio Turetta)

Artist

di Maggio

10]Novità in LIBRERIA 12]Leggere Film 14]Intervista

Volpe/Dacia Maraini

16]Reader’s Kitchen 18]Recensione Zero Calcare

Neutrini, materia oscura e altre cose strane.

32]L’Articolo A day With Immaginarium 34]L’Articolo Isis, ragazzi in cerca d’amore 37]Attualità Cerchiamo fondi, troviamo un Festival 41]Poesia “At-tensione” alla poesia (di Pacioni),

Quei viaggi che fai perché…

(a cura di Diego Rosato)

28]Fumetteria Seraph to the end 30]Speciale di Diego Rosato

è un passaggio no-look.

44]Little Readers recensioni per i più piccoli

20]Reader’s on tour

Salone Internazionale Del Libro di Torino 2016


STAY PULP WEIRD ZINE: il blog delle “cose” strane. Bizzarro, kitsch, weird, creepy, vintage, street-art, design, natura, musica, POP kulture e molto altro!


Editoriale [e-di-to-rià-le] sost., s.

Un’altra edizione del Salone del Libro di Torino si è conclusa ed è tempo di bilanci. Un’edizione che, in base ai dati che sono stati raccolti, ha registrato un crescita significativa almeno a giudicare il numero dei biglietti venduti. Un altro successo o una scommessa già vinta? Il fatto è che, mentre il numero degli ingressi è aumentato, lo spazio espositivo si è ridotto drasticamente.

Io sono Clara Raimondi, Direttore editoriale di Reader’s Bench Magazine. Facebook, Twitter, Linkedin www.rb-media.it clararaimondi@readers-bench.com

grandissimo mistero sul quale continueremo ad indagare. Resta il fatto inoltre che lo spazio vuoto ha dato vita agli spazi che per tanto, troppo tempo noi Readers abbiamo desiderato. Sono nati così spazi per il relax rubati e non realmente previsti dall’organizzazione e che sono stati riempiti alla meno peggio. Ma quanto dovremmo aspettare affinché il Salone diventi, finalmente, a misura di Reader? Un Salone senza biglietto di ingresso in cui solo noi lettori e libri siano i veri protagonisti?

Il numero degli editori si è assottigliato e questo ha lasciato spazio ad installazioni (il coniglio rosa docet) e spazi per i lettori improvvisati alla meglio. Nell’attesa di un piccolo, grande miracolo da parte degli La crisi, si sa, ha mostrato il suo organizzatori va fatto però un lato peggiore proprio nei confronti plauso agli eventi, allo stand de Il delle case editrici, sono tante le libraio.it. realtà che anno dopo anno hanno chiuso e hanno lasciato un posto Il sito di informazione online, vuoto nell’allestimento del Salone. cine le sue #lettureindimenticabili ha dato vita ad una spazio vivo, Una grave, gravissima perdita pensato veramente a misura di soprattutto se si pensa a quel Reader! numero di editori presenti che senza distribuzione, senza ISBN Aspettando l’edizione 2017, vi per i loro volumi e con un catalogo do appuntamento al prossimo alquanto discutibile, presiedono numero di Reader’s Bench senza sosta all’evento editoriale Magazine. più importante del panorama italiano. E voi come vorreste il Salone del libro di Torino? E pensare alle tante piccole realtà di qualità che hanno ceduto il passo rimane, tuttora, un grande,

Salone INTERNAZIONALE del libro 2016 5


Maggio [ Intervista

a Emiliano Mammucari]

Dopo il numero (ottobre) dedicato interamente a Lucca Comics, e dopo l’ultima edizione de Il Salone del Libro torna un nuovo numero di Reader’s Bench Magazine e, a ben vedere, il filo rosso che unisce questi due numeri non si è mai, veramente interrotto. A dimostrazione di ciò abbiamo la fortuna di vedere accomodato sulla nostra panchina Emiliano Mammucari: illustratore, disegnatore e sceneggiatore che, insieme a Roberto Recchioni, ha completamente rivoluzionato il fumetto italiano.

progetti importanti tra i quali spiccano sicuramente Orfani e John Doe, qual è stato il tuo percorso dagli esordi fino ad oggi? Ti senti uno degli innovatori del fumetto italiano? Non saprei dirti se sono un innovatore o meno. Sicuramente è il fumetto che si sta rinnovando e io ho la fortuna di contribuire a questo fermento con le mie idee. Il mio è un percorso bizzarro:

In questa intervista vogliamo conoscere meglio Emiliano, il suo lavoro e soprattutto proporre una delle firme più illustri, in questo momento, nel panorama italiano.

Dimenticavamo: Emiliano Mammucari è anche il cover artist di questo numero! Autoproduzioni, produzioni indipendenti, ed oggi tanti

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Il fumetto italiano h


non mi sono mai sentito disegnatore nel senso più stretto del termine, ma un “fumettaro” (per usare un termine caro a Hugo Pratt). Se questo vuol dire sconfinare In ambiti poco usuali, tanto meglio. Tu e Roberto state portando Bonelli a dei livelli inimmaginabili fino a poco tempo fa. Ti sei mai preso del tempo per pensare a quello che in brevissimo tempo siete riusciti a creare o la frenesia degli impegni e dei progetti in cui siete impegnati, ti ha tolto questa possibilità? Il tempo che passa mi mette angoscia.Difficilmente riguardo i vecchi lavori, li trovo sempre imperfetti. E poi sono molto concentrato sul presente: penso di aver realizzato un decimo di quello che ho in testa e vorrei concretizzare il resto il prima possibile.

manga: è una forma di racconto Di cosa ha bisogno secondo agile ed energica. Mi sento parte te oggi il fumetto italiano? integrante della tradizione, tutta Secondo te i progetti italiana, del fumetto d’avventura. innovativi che hai seguito hanno colmato quel gap e Quella, per intenderci, che va da restituito al fumetto italiano D’Antonio a Tacconi a Micheluzzi il posto che meritava? a Battaglia. Ma mi sforzo sempre di considerare il fumetto un Il fumetto italiano ha bisogno linguaggio, non una forma di di consapevolezza. Abbiamo da racconto codificata. Puoi, anzi, sempre un vizio di forma che ci devi, raccontarci quello che vuoi, fa sentire inferiori, di secondo nei modi che vuoi. piano. Siamo uno dei più importanti Orfani, che cosa non ti hanno mercati del mondo, per fatturato ancora chiesto e che cosa e per creatività. In termini di vorresti dire e che non hai numeri siamo una superpotenza mai avuto modo di rivelare su ma continuiamo a sentirci i figli questo capolavoro? venuti male. Del cinema, della letteratura, dell’arte, delle altre Uno degli aspetti che forse sono scuole straniere. venuti meno in luce riguarda il Le cose stanno cambiando, a concetto stesso di Orfano. Il dire il vero, negli ultimi anni. Gli sentirsi senza quartiere, senza altri media hanno tutta un’altra famiglia, senza le spalle coperte considerazione del fumetto da qualcuno. È come ci sentivamo da quando si sono resi conto noi quando abbiamo pensato a di… quanti soldi circolano nel questa storia, ed è, penso, il sentire settore. comune di chi vive un presente È una questione di mentalità, così incerto come il nostro. per anni ci siamo vergognati, stupidamente, anche di Arriva, inevitabile, anche la pronunciare la parola domanda sui progetti che stai “industria”. seguendo in questo momento ma ci piacerebbe sapere Fumetto italiano/ fumetto anche dei progetti del futuro. americano chi sono i tuoi Su che cosa sarò impegnato punti di riferimento, da chi Mammucari nei prossimi mesi? ti sei fatto ispirare e cosa, in generale, del fare fumetto Sto scrivendo una nuova serie, si non ti piace? chiamerà Nero, ed è la storia di un guerriero arabo nel periodo Ultimamente studio tanto il delle crociate, che si trova a vivere

ha bisogno di consapevolezza

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l’invasione della propria terra. Poi sto scrivendo una run di Orfani, e, come disegnatore, sto illustrando una storia, in formato francese, scritta da Tiziano Sclavi. Insomma sono piuttosto sotto pressione ma è un momento entusiasmante della mia vita professionale.

fare fumetti nel 1998, esordendo con un graphic novel dal titolo “Povero Pinocchio”, edito da Montego. In seguito, tra le altre cose, ha realizzato il primo numero di “John Doe” (Eura editoriale), per poi passare alla scuderia di Napoleone e, successivamente, a quella di Jan Dix. Realizza tutte le copertine della mini-serie Caravan (2009), di cui disegna anche un intero albo, pubblicato nel 2010. Nell’ottobre del 2013, porta in edicola, per Sergio Bonelli Editore, la prima serie mensile a colori della Casa editrice, Orfani (creata con lo sceneggiatore Roberto Recchioni). (Dal sito di Bonelli Editore)

Illustratore, disegnatore e adesso sceneggiatore, come ti senti in questa nuova veste e come è lavorare fianco a fianco con uno scrittore come Recchioni? Abbiamo un background simile ma punti di vista completamente differenti. Probabilmente è questa la nostra forza. Da Reader a Reader: che cosa stai leggendo e, soprattutto, che cosa ci consiglieresti di leggere in questo periodo? Sono in una fase di estrema fascinazione per il mondo del vicino oriente, per cui non posso che consigliare qualche romanzo di Orhan Pamuk. “Il mio nome è rosso”, ad esempio. Il protagonista si chiama Nero, come l’eroe della mia serie.

EMILIANO MAMMUCCARI Nato a Velletri (in provincia di Roma) il 21 aprile 1975, inizia a

[zulapazu.blogspot.com ]

(servizio a cura di Clara Raimondi)

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Novità

[il nuovo che avanza] v.

In libreria alla scoperta delle proposte più interessanti degli autori italiani. Tanti suggerimenti per i vostri acquisti in libreria, prendere nota!

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L’amore a due passi di Catena Fiorello, Giunti, 304 pagg, 13 euro

Le mele di Kafka di Andrea Vitali, Garzanti, 213 pagg, 14 euro

Da anni Orlando Giglio, il temuto “Gendarme” del condominio di via Mancini numero 8, studia le abitudini della sua dolce ossessione, Marilena Moretti, nota in gioventù come “la Brigantessa”. La segue nell’esiguo tragitto tra l’ascensore e il portone del palazzo, la osserva mentre sale le scale e chiacchiera con i vicini di casa, aspettando che arrivi il suo momento. Sono entrambi vedovi, entrambi sulla soglia dei settant’anni, entrambi abbandonati dai propri figli durante una delle estati più torride di tutti i tempi... Dovranno scattare due allarmi in piena notte e sbiadire i fantasmi del passato e del presente, perché Marilena accetti l’invito di Orlando a partire per un’avventurosa vacanza alla conquista del Salento. Ma cosa potrà offrire la punta estrema della Puglia a “due vecchie carampane” come loro? Riusciranno a superare incolumi la notte della Taranta, punti dall’entusiasmo di una giovinezza ritrovata?

Abramo Ferrascini, quello del ferramenta di Bellano, è un giocatore di bocce. Come individuale non va bene, ma boccia come dio comanda e in coppia con un buon accostatore diventa imbattibile. È stato tirato su a puntino dal gestore del Circolo dei Lavoratori, Mario Stimolo, allenatore per passione e perché tre anni fa, nel 1955, ha perso il braccio destro sotto una pressa e perciò di giocare non se n’è più parlato. Ora il Ferrascini ha tutte le carte in regola per vincere le semifinali del Campionato provinciale in programma a Cermenate domenica prossima. Ma c’è un intoppo. Suo cognato, l’Eraldo, quello che vive a Lucerna, sta male. Quarantotto ore gli hanno dato i medici di là, svizzeri, precisi. E adesso la moglie di Abramo, Rosalba, vuole a tutti i costi raggiungere la sorella, ma soprattutto dare all’Eraldo un ultimo saluto, magari


un ultimo bacio. Ma ce la faranno ad andare e a tornare in tempo per le semifinali? Dipende. Se l’Eraldo muore entro martedì, mercoledì al massimo, si può fare. Bon, via allora. Un’occhiata al 1100, olio freni gomme; carta d’identità rinnovata all’ultimo minuto; prima tappa il passo del San Bernardino, poi giù dritti fino a Lucerna: basta seguire i cartelli, anche se sono in tedesco, perché il nome di quella città lì si capisce lo stesso. Ispirato da un aneddoto legato a un soggiorno a Lucerna del grande scrittore praghese, Le mele di Kafka mette in scena il meglio dei personaggi di Andrea Vitali. La loro voglia di vita, le loro piccinerie e le loro grandi passioni giostrano sulla partitura di una storia che in fondo ci vuole dire che la letteratura e i libri, nella vita, contano molto, a volte più di quanto vorremmo

Il Cacciatore celeste di Roberto Calasso, Adelphi, 507 pagg, 23 euro Ci fu un’epoca in cui, se si incontravano altri esseri, non si sapeva con certezza se erano animali o dèi o signori di una specie o demoni o antenati. O semplicemente uomini. Un giorno, che durò molte migliaia di anni, Homo fece qualcosa che nessun altro ancora aveva tentato. Cominciò a imitare quegli stessi animali che lo perseguitavano: i predatori. E

diventò cacciatore. Fu un processo lungo, sconvolgente e rapinoso, che lasciò tracce e cicatrici nei riti e nei miti, oltre che nei comportamenti, mescolandosi con qualcosa che nella Grecia antica fu chiamato “il divino”, tò theîon, diverso ma presupposto dal sacro e dal santo e precedente perfino agli dèi. Numerose culture, distanti nello spazio e nel tempo, associarono alcune di queste vicende, drammatiche ed erotiche, a una certa zona del cielo, fra Sirio e Orione: il luogo del Cacciatore Celeste. Le sue storie sono intrecciate in questo libro e si diramano in molteplici direzioni, dal Paleolitico alla macchina di Turing, passando attraverso la Grecia antica e l’Egitto ed esplorando le connessioni latenti all’interno di uno stesso, non circoscrivibile territorio: la mente.

solo idealmente) su quella poltrona, lo sguardo pronto a spostarsi in un istante dal passato al futuro, Franca Valeri dà avvio al suo racconto. Una divagazione sulla vecchiaia (la sua e quella di tutti) infarcita di storie, aneddoti, sentenze spiazzanti, pensieri bellissimi. Poco più di cento pagine in cui si condensano tutta l’intelligenza e l’ironia sedimentate negli anni e visibili a occhio nudo come i cerchi degli alberi. Pescando qua e là: “Il fatto è che per rimpiangere la felicità ce ne vorrebbe dell’altra”. “L’ansia è una malattia incurabile. Può sfociare nel mostruoso (credo che Hitler ne soffrisse) o limitarsi a riempire di rughe una signora”. “Io vorrei ricordare l’ultima volta che ho fatto l’amore. La prima sì, la ricordo, ma non ha importanza”. O ancora: “Come dirglielo, a quel ragazzo ventenne, che ci è bastato essere molto sicuri delle nostre idee per entrare in quelle degli altri?” A poco a poco, veniamo catturati e scossi...

La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia) di Franca Valeri, Einaudi, 118 pagg, 14 euro “La vacanza dei superstiti” è un testo vivo, cangiante, capace di gettare luce dentro ognuno di noi, perché è scritto da chi - dopo aver vissuto con furia, allegria e coerenza un secolo, accumulando esperienze e idee - si è guadagnato un privilegio raro: una libertà radicale, di pensiero e di parola. “A distanza, vediamo ogni cosa risolta. Siamo in una comoda poltrona a chiacchierare. Non so se essere grata al destino di avermi riservato una fin de partie così”. Seduta idealmente (ma

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[ Leggere Film]

Per le uscite al cinema di questa primavera, i libri c’hanno di nuovo messo lo zampino. Il mese è iniziato con Robinson Crusoe, film di animazione ispirato al grande classico di Daniel Defoe. La storia è raccontata da Venerdì che ‘stavolta però sarà un pappagallo. Il 12 maggio, con La sposa bambina, una storia delicata e contemporanea ridà luce alla verità del romanzo I am Nujood, age 10 and divorced di Nojoud Ali e Delphine Minoui . Dal 25 torna invece Alice, con Alice attraverso lo specchio, sequel di Alice in Wonderland: nuovo capitolo ispirato al romando Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll. Il 26 maggio con Julieta, Almodovar riprende a parlare di donne ricalcando alcuni capitoli di In Fuga, la raccolta di racconti del premio Nobel Alice Munro.

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Il Libro: Le avventure di Robinson Crusoe Daniel Defoe Einaudi 1998 ET Classici pp. 707 € 13,50

Il Film: Robinson Crusoe regia di Vincent Kesteloot, Ben Stassen genere: animazione


Il Libro:

Il Libro:

Il Libro:

I am Nujood, Age 10 and Divorced Nojoud Ali e Delphine Minoui Crown Archetype (Three Rivers Press, 2009) lingua inglese $7.31

Alice attraverso lo specchio Lewis Carroll BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Ragazzi) â‚Ź 7,90

In fuga Alice Munro Einaudi 2004 - Supercoralli pp. 316 â‚Ź 18,00

Il Film:

Il Film:

Il Film:

La sposa bambina titolo originale: I am Nujood, Age 10 and Divorced regia di Khadija Al-Salami. Con Reham Mohammed genere: Drammatico

Alice attraverso lo specchio titolo originale: Alice Through the Looking Glass regia di James Bobin con Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Anne Hathaway, Michael Sheen, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen genere: avventura fantasy produzione: Walt Disney Pictures

Julieta titolo originale: Silencio regia di Pedro Almodovar genere: drammatico

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Intervista [in-ter-vì-sta] s.f.

Che si tratti dei profughi in fuga dall’Africa o di uomini, donne e bambini scappati dal Medio Oriente, ciò che resta a chi fugge e a chi accoglie è un profondo senso di smarrimento e di dolore.

avere e costruire, mediante lo strumento salvifico che solo le parole possono rappresentare, un percorso di riflessione, dialogo e speranza. Un mondo in cui ogni storia, anche la più tragica, possa poi trovare un lieto fine. È forse questa la prima volta che in modo sistematico alcuni narratori italiani decidono di avviare un progetto letterario collettivo con l’obiettivo preciso di dichiarare guerra a tutti coloro che ad ogni livello si adoperano quotidianamente per rendere l’Italia un paese impaurito e non ospitale.

Al di là di ogni ipocrisia, accogliere lo straniero, colui che è altro da noi e dalla nostra cultura, non è mai facile; anzi è difficilissimo. Ma allo stesso modo, terribilmente difficile è fuggire dalla propria terra abbandonando tutto, beni, madri, padri, figli, compagni per gettarsi nella disperata salvezza da guerra e disperazione. In questo libro, piccolo ma prezioso, alcuni dei più rappresentativi narratori italiani hanno deciso di schierarsi Un libro, dunque, che è solo lo apertamente a favore di una società aperta all’accoglienza e al rispetto spunto per sollevare un dibattito a e hanno deciso di farlo con lo strumento che gli è proprio: la scrittura. livello nazionale grazie all’impegno di scrittori che vogliono tornare a Ne è venuta fuori una raccolta di racconti che ha la pretesa di restituire essere operai della scrittura alla luce allo scrittore il suo compito primigenio: dare voce a chi voce non può della consapevolezza che è solo la nostra capacità di solidarizzare col prossimo a renderci umani. VOLPE: Il processo di mutamento degli equilibri internazionali e il flusso migratorio sono ormai inevitabili e tentare di evitarli e respingerli è palesemente inutile. Come pensa che si possa guidare tale cambiamento per giungere a una vera integrazione? MARAINI: Alzare muri e stendere rotoli di fili spinati è una strategia stupida. I grandi movimenti di popoli non si possono fermare. E noi dovremmo saperlo meglio di altri, noi che siamo un popolo di emigranti: basti pensare a quei 20 milioni che sono espatriati solo nel 900. UN intero paese che è andato all’estero e perché scappava dalla fame e dalla disoccupazione. La storia ce lo racconta in tutti i modi. 14


La sola cosa da fare è creare strategia intelligenti, in accordo con altri paesi, fare progetti comuni, pensare al futuro e a una intelligente politica a lungo termine.

i confini del mondo. Peccato solo che il mondo di confini non ne ha. Questo fenomeno migratorio e di cambiamento politico sociale dell’Europa non potrà essere fermato ma solo guidato. E qui si giocherà la sopravvivenza VOLPE: La tendenza odierna dell’Europa stessa e l’umanità di nei confronti dell’immigrazione noi europei. è mostruosa e si manifesta attraverso la volontà di respingere Che contributo può dare mediante la costruzione di muri la letteratura alla causa (si veda il caso austriaco), tutta dell’accoglienza e dell’integrazione? quell’umanità disperata che cerca salvezza e accoglienza in Europa. MARAINI: La letteratura aiuta Un muro. a creare consapevolezza. I libri Dovevo ancora nascere quando non possono cambiare il mondo, a Berlino veniva abbattuto il ma possono aiutare a cambiare le muro della vergogna, grazie alla persone. consapevolezza che dividere gli esseri umani è azione inumana VOLPE: Le storie ci educano e meschina. Ora ho venticinque ai sentimenti, all’amore, alla anni e quel muro che ho avuto comprensione, alla sensibilità. La la fortuna di vedere solo sotto letteratura può aiutarci a sviluppare forma di resti di un passato da in noi stessi l’empatia verso il dimenticare, torna ad essere eretto. prossimo, quell’arma immensa contro ogni forma di razzismo. Ancora una volta domina l’idea Come arginare i pregiudizi e la che gli uomini non siano tutti paura che molte persone nutrono uguali, che essere profughi e nei confronti degli immigrati? immigrati voglia dire appartenere a una sottospecie del genere umano MARAINI: La paura dei diversi che va temuta, respinta, aborrita. I è profonda e istintiva. E’ la paura muri che oggi tornano a separare di perdere la propria identità. carne umana da carne umana Sopratutto ne soffrono coloro che hanno il sapore di dieci, cento, sono insicuri della propria identità. mille ferite infette e brucianti, profonde come solchi in una terra Ma la storia del mondo è fatta di arida, spaccature nella dignità del continui contatti e mescolamenti nostro tempo. con altri popoli. Certo, l’aspetto di invasione inesauribile che Io, da parte mia, non conosco ha preso questo esodo dà muri atti a dividere. Io non qualche preoccupazione anche li riconosco; per me sono illegittimi, immateriali, inesistenti. Io rivendico il mio diritto alla disobbedienza verso qualunque misura di matrice razzista o xenofoba. Gli unici muri che riconosco sono quelli che segnano

ai più accoglienti: come nutrirli, proteggerli, dare loro una casa? E’ qui che ci vuole intelligenza, fare rete e mettere insieme le proprie capacità creative. Progettare e guidare, mai farsi schiacciare dalle novità che fanno paura. Non vedo altre alternative. VOLPE: Imparando a conoscere l’altro nella sua vera identità senza volerlo ridurre a noi stessi. Non posso accogliere l’altro solo se si comporta come me, se è uguale a me o si piega ai miei costumi. Devo accogliere l’altro per quello che l’altro è, per quello che nella sua diversità può offrire alla mia crescita umana. I pregiudizi sono letteralmente “giudici dati prima”. Prima di cosa? Prima di conoscere. Allora usiamo cervello e cuore per conoscere il mondo e impariamo ad amare.

Sotto un altro cielo

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KITCHEN [cu-ci-nà-re] v.

I libri in cucina sono tornati! L’appuntamento per noi Readers è in libreria e poi, subito, in cucina per realizzare le ricette migliori e portare in tavola la nostra passione. Soddisfare la nostra voglia di letture golose e di ricette in cucina, non è mai stato così facile! Sono sempre cinque i titoli che in ogni numero di Reader’s Kitchen vi proponiamo, cinque scelte per soddisfare ogni esigenza. Ricettari, manuali dei cuochi più famosi della tv ma anche libri di approfondimento su salute e alimentazione e un outsider che, siamo sicuri, non vi deluderà.

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Iniziamo la nostra carrellata con Il piatto forte è l’emozione: 50 ricette dal al nord al sud di Antonino Cannavacciuolo, Einaudi, 220 pagg, 16 euro. Il cuoco più famoso della tv italiana ha sbaragliato la concorrenza, è lui il nostro Ramsey, è lui il portabandiera della buona cucina italiana nel mondo e per ricordarcelo arriva in libreria niente di meno che con Einaudi dopo la presentazione, abbastanza chiacchierata, al Salone del Libro di Torino. Cinquanta ricette per riscoprire la passione per la cucina, i buoni ingredienti e rispolverare la vecchia e cara tradizione.

Sonia Peronaci dopo aver abbandonato Giallo Zafferano, ha aperto un blog seguitissimo (https://www.soniaperonaci.it/) che è un racconto quotidiano delle ricette che personalmente realizza e sperimenta nella sua cucina. Trucchi e consigli di una vera esperta in cucina che ritroviamo identici ne “La mia cucina”, la sua ultima fatica, in libreria per Rizzoli (18,70 euro). Una raccolta di ricette che raccontano il suo nuovo percorso professionale che mette in risalto le sue capacità. così come accade tutte le mattine nel programma televisivo la vede protagonista su Rete4.


Non c’è stagione che non venga inaugurata da un nuovo libro di Marco Bianchi, adesso in libreria con Noi ci vogliamo bene. Gravidanza, allattamento, svezzamento: emozioni, scienza e ricette per mamma, papà e bebè (Mondadori, 198 pagg, 15 euro). Il ricercatore/cuoco/divulgatore è diventato papà e la salute in cucina è diventata formato famiglia. Con questo nuovo libro scopriremo come prenderci cura della nostra salute con il cibo in un momento delicatissimo nella vita di tutta famiglia: la nascita di un bambino.

Smartfood (Rizzoli, 359 pagg, 14 euro) di Eliana Liotta non è un libro come gli altri nasce, infatti, da un progetto in collaborazione dell’Istituto Europeo di Oncologia e ha l’obiettivo di farci scoprire i 30 cibi che non devono mai mancare sulla nostra tavola: veri e propri super alimenti che ci aiutino nel combattere e prevenire le malattie.

Caffè amaro (Feltrinelli, 320 pagg, 15 euro) è l’ultimo, grande romanzo di Simonetta Agnello Hornby che in cucina trova terreno fertile per le sue storie. La scrittrice anglo siciliana ci porterà alla scoperta della storia di Anna Marra, tra le pieghe della sua storia personale e familiare. Una storia tutta da gustare come si farebbe davanti a un buon caffè. Attenzione, però al retrogusto!

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Recensione [re·cen·sió·ne/] a cura di Diego Rosato

Quei viaggi che fai perché… Ogni tanto sui media si sente parlare di ISIS, ma alla fin fine si ha sempre l’impressione che sia qualcosa di lontano, di intangibile. Certo, ci mettiamo tutti davanti alla TV, quando sentiamo di un attentato in Europa, siamo

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tutti “Charlie” o “Paris”, alle volte perfino per una settimana intera, ma poi torniamo alle nostre vite. Sembra quella scena del vecchio film “Meo Patacca” (tratto dall’omonima opera di Giuseppe Berneri) in

cui il protagonista, parlando dei Turchi che assedianoVienna dice “E quando ci arrivano a Roma? Quelli so’ Ottomani, mica Ottopiedi!”E invece no. Perché se “villaggio globale” vuol dire solo vedere come sta Megane Gale in Australiaa quarant’anni o cosa fanno i gattini sparsi per il mondo, grazie tante, ma mi tengo i miei libri.Certo, quelli come me che si lamentano in poltrona sono appena una spanna sopra e non salveranno certo il mondo. Per fortuna ci sono alcuni che, magari non salveranno il mondo comunque, ma almeno fanno qualcosa, come i ragazzi della staffetta romana per Kobane e per le altre zone diguerra contro Daesh.Potrei raccontarvi di cosa fanno questi ragazzi e perché, ma c’è chi può farlo meglio di me,innanzitutto perché si è alzato dalla poltrona ed è andato e poi perché è Zerocalcare ed è sicuramente molto più bravo di me a raccontare


storie, dal litigio per un parcheggio a una guerra,come nel volume recentemente edito dalla Bao Publishing, Kobane Calling.Se siete abituati a leggere le opere del fumettista di Rebibbia, potreste fare fatica a immaginarvelo come un corrispondente di guerra o chiedervi se questo suo nuovo libro abbia una taglio diverso da ciò a cui ci ha abituato. Beh, voglio rassicurarvi: in questo volume Zerocalcare riesce a raccontare a storia dei suoi viaggi in quelle terre di guerra e speranza senza perdere la sua ironia e la sua abituale paranoia.Certo, non mancano passi... pardon, tavole in cui l’autore lascia meno spazio alla leggerezza,

ma crescere significa anche saper gestire momenti come questi e, per quanto probabilmente odierebbe sentirselo dire, Zerocalcare è cresciuto non poco, ormai.Nel momento in cui scrivo questo articolo, sono ancora disponibili alcune delle 5000 copie numerate con copertina variant in vendita in esclusiva nelle librerie “La Feltrinelli”, in cui ilMammut di Rebibbia reclama il suo autore, qualora vi piacessero le chicche da collezione, ma anche qualora preferiste un’edizione standard, sappiate che l’autore devolverà parte dei suoi guadagni a varie iniziative di solidarietà verso il popolo curdo.

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Reader’s on Tour

Ci sono un lettore, una carta di credito e qualche migliaio di libri… Ebbene sì, in passato sono stato abbastanza critico sul Salone del Libro di Torino e non sento il bisogno di ritrattare nulla di ciò che ho detto. Ciò nondimeno, devo ammettere che su un lettore incallito, compratore compulsivo e maniaco dei libri, lo spettacolo di quei miliardi di pagine tutte insieme causa una sorta di scompenso ormonale, una sorta di mutazione. Avete presente “The Walking Dead”? Beh, io invece di altri esseri umani vado a caccia di libri e invece di mordere,striscio la carta di credito. Quest’anno non sono andato a Torino, con gran sollievo del mio conto in banca, ma così, tanto per parlare, proviamo a immaginare cosa sarebbe accaduto, se mi fossi aggirato tra gli stand con un carrello della spesa... no, scusate, Clara mi stava dicendo che l’articolo deve entrare in un paio di pagine, quindi cercherò di non andare oltre la decina di titoli. E, dato che dovrò limitarmi, punterò su ciò che di meno scontato mi passa davanti agli occhi.

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Per cominciare, avrei dato una Giulietta dellaGalassia lontana bella occhiata a “Il taccuino lontana, con Alleanza Ribelle e perduto. Impero al posto di Montecchi e Capuleti. Pagine 348 Prezzo Un’inchiesta di Monsieur € 19,90 -Uscita 28/04/2016. Proust”, di Pierre-Yves Leprince: immaginate che un famoso Allo stand della Bao Publishing scrittore smarrisca il suo prezioso avrei dovuto fare la prima taccuino e che un ragazzino lo dolorosa scelta. Da una parte aiuti a recuperarlo. Se l’autore mi sarei buttato volentieri sulla se l’è giocata bene, può essere raccolta “John Doe - Volume uscita fuori una gran bella storia. 1”, ma poi penso che avrei Pagine 372 - Prezzo€ 22,00 - optato per qualcosa di un po’ Uscita03/05/2016. più particolare, “Ei8ht - Volume 1” di Rafael Albuquerque, una Come secondo volume, avrei storia complicata che si muove puntato il fresco di stampa su tre diversi piani temporali “Anime di seconda mano”, di e cui farà seguito l’anno Christopher Moore. Ricordate prossimo un nuovo volume quando qualche tempo fa indipendente. vi ho parlato di “Un lavoro Pagine 128 Prezzo€ 14,00 sporco”? Beh, il buon vecchio Uscita 05/05/2016. Chris ha scritto un seguito e finalmente è sbarcato in Italia! Non avrei risparmiato una Pagine 313 Prezzo€ 17,50 - visita allo stand della NewtonUscita28/04/2016. Compton, per vedere se era uscito l’ultimo capitolo della Avrei potuto resistere un po’, saga del “Codice Millenarius”, ma sappiamo bene tutti che alla “L’abbazia dei cento inganni” di fine avrei avvertito il tremito Marcello Simoni,per scoprire che nellaForza e sarei finito allo sarebbe uscito solo il 23 Giugno stand della Multiplayer edizioni (e già l’autore ha annunciato un e avrei acquistato l’ultimo titolo nuovo progetto con protagonista della saga di Star Wars, “Star un inquisitore), allora avrei dato Wars: Lost Stars”, di Claudia uno sguardo in giro e avrei Gray, una sorta di Romeo e scelto “C’era una volta la mafia”


di Mike Dash, la storia del boss mafioso italo-americano Giuseppe “Artiglio”Morello. Pagine 336 Prezzo €9,90 Uscita05/05/2016. Passando davanti allo stand della Marcos y Marcos, sarei stato attratto dalla copertina di “È ricca,la sposo e l’ammazzo” di Jack Ritchie. Una raccolta di grottesche storie noir. Pagine 320 Prezzo€ 10,00Uscita28/04/2016. A questo punto probabilmente qualcuno di voi starà sperando di averla scampata questa volta:niente libri da secchione, niente noiosi volumi di scienza. E va bene, niente libri noiosi, ma un bel libro di fisica ci sta tutto. Non a caso una visitina allo stand di Raffaello Cortina Editore è d’obbligo e un titolo come “I dadi di Einstein e il gatto di Schrödinger” non può non catturare la mia attenzione. Immaginate che il mondo come lo avete sempre conosciuto sia riscritto da una dirompente teoria scientifica, nota come fisica quantistica. Immaginate poi che due delle menti più geniali dell’epoca non siano del tutto convinti di uno dei capisaldi di quella teoria. Questo libro racconta la storia della più affascinante diatriba scientifica della storia. Pagine 342 Prezzo€ 27,00 - Uscita02/05/2016.

Bresson e gli altri”, volume a cura di Giovanna Calvenzi. Pagine 288 Prezzo € 39,00 Uscita02/05/2016. Per concludere la rassegna dei libri, avrei pensato a “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” diSalvatore Basile, la storia un bambino abbandonato dalla madre e del suo perduto diario d’infanzia,di un ritrovamento e di una ricerca, di viaggi e di attese. Pagine 250 Prezzo€ 16,40- Uscita29/04/2016 Beh, ho detto che concludevo la rassegna dei libri, ma dato che al Salone del Libro ci sono tante altre cose, come gli audiolibri, posso aggiungere un altro paio di titoli. No, io non sono un fan del genere, però ho visto che una casa editrice specializzata, la “Emons Audiolibri”, di cui vi avevamo già parlato, ha inserito recentemente nel suo catalogo un paio di romanzi che ho letto ed apprezzato,“La vera storia del pirata Long John Silver” di Björn Larsson e “Limonov” di Emmanuel Carrère. La mia lista è già piena, anzi, a dire il vero ho anche sforato, ma, sapete com’è, mi piace esagerare. Devo proprio smettere prima che mi capitino davanti agli occhi gli ultimi libri di Matteo Salvini e Barbara D’Urso e il sogno diventi incubo. Non mi resta che augurarvi buona lettura o... buon ascolto!

Per la sezione fotografia, avrei fatto un salto alla Contrasto editore e scelto un’antologia di fotografie dell’Italia scattata dai grandi fotografi, “Henri Cartier21


Young Writers [giovani - scrittori]

B come Agenzia Letteraria: Intervista a Mi Quando il mercato editoriale si è equiparato ad ogni altra tipologia di mercato ed il prodotto libro doveva essere venduto è diventato necessario introdurre una nuova figura professionale nel rapporto tra autore ed editore. Il rapporto di stima e di fiducia, spesso di vera e propria adorazione che legava l’uno con l’altro, si è piegato alle esigenze di mercato ma anche e soprattutto alla necessità di tutelare il lavoro degli scrittori.

L’agenzia letteraria è diventata un mondo di servizi per lo scrittore in grado di sopperire alle mancanze delle case editrici, ridimensionate nelle possibilità dalla crisi che ha colpito il settore.

È nato così l’agente letterario che ha il compito di trovare l’editore interessato alla pubblicazione e, una volta stabiliti i termini della collaborazione, assicurarsi che adempia a tutti i suoi doveri.

Uno scambio di chiacchiere per capire meglio il lavoro di un’agenzia letteraria e le possibilità che concretamente vengono offerte agli scrittori.

Una figura necessaria soprattutto per chi, come voi, si affaccia sul mondo editoriale e che, negli ultimi anni, si occupa anche di editing, ufficio stampa e promozione.

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Per fornirvi un aiuto concreto come è sempre stato su Young Writers, ospitiamo su questo numero di Reader’s Bench Magazine, Michela Bennici dell’agenzia letteraria Bennici&Sirianni.

Michela, grazie per esserti accomodata sulla panchina, per prima cosa vorremo chiedere chi è l’agente letterario oggi? E perché un autore, soprattutto uno alle prime armi, avrebbe bisogno del suo aiuto?

Grazie per averci dato questo spazio.! L’agente letterario è una figura professionale che accompagna l’autore in tutte le fasi del ciclo editoriale, dalla valutazione del manoscritto, alla scelta della casa editrice adeguata, passando per la gestione e la cura del contratto. Un supporto che è utile a tutti gli autori, più o meno esperti: a un autore alle prime armi l’agente letterario consiglia l’iter più adeguato per arrivare a pubblicazione, l’autore più esperto avrà invece probabilmente più necessità di supporto da un punto di vista contrattuale. Inoltre l’agente lavora per l’autore non solo in Italia, ma anche all’estero, proponendo la traduzione dell’opera a case editrici straniere. Quanto costa un agente letterario? Trattiene parte delle royalty? L’agente letterario non chiede compenso all’autore in una prima fase, ma guadagna solo una volta che l’opera viene portata a pubblicazione trattenendo parte delle royalties dell’autore. Come dire, l’agente ha tutto l’interesse di arrivare al risultato, dal momento che guadagna tanto più guadagna l’autore. Ed è questo un motivo


Certamente. Se l’opera è valida, ogni autore può sperare di trovare un editore adeguato che creda e investa nel progetto. E come dici giustamente tu, a ogni testo, la sua casa editrice. Facciamo un esempio: una casa editrice che pubblica quasi esclusivamente thriller, verosimilmente, non può essere interessata a un saggio di inchiesta. Proprio per questo la figura dell’agente è preziosa, per indirizzare e consigliare al meglio per cui la collaborazione tra i due l’autore, che non sempre ha ben in è virtuosa. mente la complessità e la varietà del mercato editoriale. L’agente letterario è molto più di un consulente che si occupa Come nasce l’agenzia Bennici delle questioni pratiche, & Sirianni e dopo questi tant’è che con il tempo sono primi mesi di attività quali tanti e diversi i servizi che sono i capisaldi sui quali si vengono offerti: valutazione di basa il vostro lavoro e quali dattiloscritti inediti, editing, sono i pronostici per il futuro? ufficio stampa e molto altro, Insomma: perché un autore come mai? Dove son finite le dovrebbe e scegliervi? case editrici? L’agenzia nasce da una Può essere vero, ma non credo collaborazione virtuosa tra me e la che sia la regola. La maggior collega Lidia Sirianni. parte delle case editrici lavora Lavoravamo già insieme prima di bene e offre i servizi che ci si decidere di imbarcarci in questa aspetta, dalla correzione bozze nuova impresa e ci siamo trovate all’impaginazione sino alla così d’accordo su modalità di promozione. impostazione del lavoro e obiettivi Realtà più piccole, che non si tanto che abbiamo deciso di possono permettere per motivi fondare una nostra attività. Credo economici di avere al loro interno che un autore dovrebbe sceglierci più figure professionali, si affidano per questo (non è semplice ad agenzie di servizi editoriali. Noi trovare un ambiente di lavoro così offriamo entrambe le cose ma si sereno e collaborativo, dal mio tratta di ambiti di lavoro distinti. punto di vista), ma anche perché L’agente letterario diviene un entrambe siamo molto motivate a confidente, un consulente ma raggiungere traguardi sempre più soprattutto l’àncora di salvezza per alti. Insieme con i nostri autori, chi non si accontenta di una lettura ovviamente. superficiale e di un semplice no da parte di una casa editrice, Può un Come riuscire ad entrare in agente letterario trovare la casa contatto con il mondo della editrice perfetta per ogni scrittore? vostra agenzia? (vogliamo

ichela Bennici

conoscere i contatti, la newsletter, insomma che parli del mondo in cui un autore può trovarvi)

Siamo online con il nostro sito www.agenzia-letteraria.it. Un autore può entrare in contatto con noi iscrivendosi alla newsletter (basta compilare il format sul sito), oppure può seguire la nostra pagina Facebook e il nostro account Twitter @BeS_AgLet.

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Intervista [in-ter-vì-sta] s.f.

A cura di Lucia Piemontesi

in realtà una specie di tableau vivant costruito sulle vite di molti personaggi cucite insieme dalla presenza di Rivera, è una selva di omissioni. Non sono stato io a omettere, non sempre. Sono i personaggi a mentire, a depistare, e per questo il “noi” non può fare altro che riportare le loro versioni, alimentando lo spaesamento che Rivera si trova a fronteggiare.

Luciano Funetta, classe 1986, è l’autore di Dalle rovine, candidato al Premio Strega 2016. Lo abbiamo intervistato per capire meglio la genesi di un romanzo realistico e visionario al tempo stesso, che suscita a tratti paura e suspense. Ma forse nella letteratura c’è da temere più di quanto si possa pensare…

L’unica totalità a cui i narratori (questi fantasmi, questi piccoli demoni, queste anime perdute sulla frontiera) possono aspirare è quella di Rivera stesso, e infatti per buona parte del romanzo riescono a “vedere” nella sua mente e a consegnarci il suo sguardo. Ben presto però anche loro dovranno arrendersi al fatto che persino Rivera si rivela per certi aspetti indecifrabili. Così perdono il controllo che credevano di avere su di lui e iniziano a guardarlo da una distanza più ampia, anche loro scoprono l’incomprensione, o meglio, sperimentano la difficoltà dolorosa della vera comprensione.

Fin dall’inizio del testo, ci accorgiamo che c’è un “noi” collettivo che segue il protagonista Rivera nelle sue peregrinazioni e allucinazioni: sono delle voci di dentro, L’erotismo e la pornografia della coscienza, dei narratori ricoprono un ruolo molto onniscienti? importante nel romanzo: una scelta controcorrente, nell’era L’onniscienza non è un dono che del digitale. Perché questo è toccato al mio narratore, così focus? Quali sono le fonti di come non è toccato a me. Tutta ispirazione? la storia di Dalle rovine, che è 24

La pornografia, soprattutto in questi tempi, è un linguaggio che porta un assalto da ogni direzione. Ma quello che davvero conosciamo del porno è la superficie. La storia della pornografia è millenaria e sconosciuta, per questo mi sono sentito libero di esplorare l’abisso ignoto e ricavare da questa esplorazione un’elaborazione letteraria, l’invenzione di un mondo del cinema porno degli ultimi quarant’anni in modo che diventasse la quinta teatrale della mia storia. Volevo partire da una forma estetica che riposa comodamente nella cultura non solo occidentale da secoli e che ancora, in un certo modo, è origine di vergogna per raccontare di uomini che si vergognano di tutto, fuorché di aver scelto la pornografia come culla della loro idea. Altra sfera toccata dal testo è quella del cinema: è una scelta che mira ad amplificare la finzionalità del romanzo o vuole creare strade narrative parallele? In tutto il romanzo il ruolo dello sguardo come strumento di coraggio o di viltà è fondamentale. Per questo ho scelto il cinema. Si tratta di una forma che mi ha sempre affascinato molto per la sua natura sofisticata e allo stesso tempo elementare. Quando guardo


un film, assisto all’allucinazione di qualcun altro, e visto che Dalle rovine trova nell’allucinazione la sua natura intima mi sono rivolto al cinema. Poi trovo sempre molto emozionante che nella manifestazione di un’allucinazione gli occhi abbiano solo un ruolo accessorio, mentre tutto si svolge nella mente di chi ne è colpito e tenta disperatamente di resistere all’assedio di qualcosa che è già dentro di lui. Il romanzo è una tensione e una suspense continua verso la realizzazione del film Dalle rovine -da cui il titolo-, ma il finale è lasciato all’immaginazione del lettore. Perché questa scelta? Ho voluto che il lettore scegliesse cosa fare del se stesso-Rivera che entra nella selva. Penso che sia naturale che questa soluzione non sia stata apprezzata da tutti. Mi ricordo però che una volta, da adolescente, leggendo Tom Sawyer mi sono imbattuto a metà del romanzo in un momento in cui Tom si addormenta sotto le stelle, in riva al fiume. Di come andrà a finire la sua avventura non sappiamo ancora nulla, ma il giovane me, tanti anni fa, avrebbe dato tutto per ritrovarsi al posto di Tom, nella notte, sdraiato a pochi metri dal Mississippi che scorre, senza la più pallida idea di cosa ne sarebbe stato di lui. Lo stesso impulso ho provato alcuni anni dopo, a metà di La notte di Aix di Rodolfo Wilcock. Sono istanti-strapiombo, in cui il lettore è l’ultimo uomo sulla terra, o per lo meno l’unico che porti avanti una veglia ostinata. Il mio amore per le storie che si interrompono

proprio nel momento in cui il lettore è convinto di essere al sicuro, ovvero di potersi lasciare condurre verso la fine (anche verso una fine atroce, non importa. I finali sono sempre rassicuranti), nasce da queste due esperienze. Inoltre, come ho già detto altrove, tutto il romanzo si svolge in quella che mi piace chiamare “regione dell’ultimo respiro”, in cui i personaggi hanno smesso di essere vivi ma non sono ancora morti. Era questo scenario che volevo raccontare. Volevo raccontare come l’animo umano si predispone ad affrontare il delitto. Il delitto in sé è un’esperienza talmente fondamentale per la natura umana che ho scelto di raccontarla lasciandola nell’aria, come un odore.

A differenza delle macerie, le rovine sono il prodotto del lavoro del tempo. Lo stesso succede ai miei personaggi. Sono loro le rovine del titolo. Dal loro sgretolarsi nasce il loro diventare simboli, così come nel loro disfarsi, nel dolore del loro disfarsi, brilla una piccola luce di speranza che è un occasione perduta. La malinconia è il sentimento più fecondo e inspiegabile, e nella palude della malinconia i personaggi di Dalle rovine stanno, divorati dalle zanzare, gonfiati dall’umidità, e disertati dal resto dell’umanità.

La città in cui si svolge la storia è Fortezza, ma i connotati sembrano discostarsi dalla realtà. Quanto si avvicina alla realtà e quanto si allontana? Fortezza è una città totalmente immaginaria. Ho scoperto solo dopo che esiste un comune in provincia di Bolzano con questo nome. Quindi posso dire solo che Fortezza si allontana dall’idea della città come luogo che richiede la presenza di abitanti per potersi definire. È un crocevia a cui si danno appuntamento gli esuli dell’umanità; un luogo che sembra architettato perché si lasciasse infestare. Dalle rovine: un titolo che sembra necessitare di una continuazione. Quanta speranza può sorgere dalle rovine? Quanto dolore?

Le vite dei personaggi di Dalle Rovine. Intervista a Luciano Funetta. 25


Recensione [re·cen·sió·ne/] a cura di Claudio Turetta

Franco Fontana, un nome a cui i più dice poco, ad alcuni può far pensare ad un altro Fontana celebre per i tagli nelle tele, ma per i VERI (si differenziamo) appassionati di fotografia è uno dei totem sacri della fotografia italiana e mondiale.

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Celebre soprattutto per i suoi paesaggi, o meglio per il suo stile che applica al paesaggio, che a prima vista sembrano delle tele di pittori astratti, sono, invece, i soleggiati sfondi della pianura pugliese o francese, scorci urbani delle metropoli americane. Foto che gli sono valse, premi, copertine e riconoscimenti in tutto il mondo. Fontana, come molti altri fotografi, quando può si dedica all’insegnamento ed i suoi workshop, sono seguitissimi e apprezzati da molti amatori di fotografia.

grandangolo, come logica vorrebbe, fortuna che l’arte è anche questione di emozioni e non di matematica. Nel libro infatti si sviluppa intorno ai seminari che Fontana che ha tenuto intorno al mondo, prima dando una sorta di “infarinata” teorica, sulla base delle sue esperienze.

Uno dei concetti predominanti non è quello di seguire la tecnica per eseguire delle buone foto, ma di liberarsi di tutti i concetti tecnici e allenare i tre muscoli più importanti per diventare fotografi creativi, gli occhi ed il cuore. Il Per chi, non può permettersi di libro è diviso in due parti: seguirne uno (costano diverse centinaia di euro) però c’è una All’inizio, Fontana, sprona a splendida notizia. liberarsi da tutti i preconcetti imparati ai corsi di circoli di Il fotografo modenese ha fotografia, sui blog o forum di pubblicato da poco questo libro, di fotografi improvvisati. fotografia creativa, per risvegliare l’artista che c’è in noi. La fotografia infatti non è una questione di regole da seguire Curioso lo acquisto per poterlo ed applicare ad ogni situazione. leggere e carpire qualche segreto. La mente deve essere vuota per Avevo già visto su Sky un poter imparare un nuovo modo documentario su Fontana e mi di vedere (Devi disamparare, ciò aveva colpito scoprire il suo alla che hai imparato, cit.). fotografia di paesaggio. Nella seconda parte, invece Usa il teleobiettivo invece del ci sono una serie di dieci


esercizi dieci, ripresi dai suoi seminari. Dall’esercizio del rosso (fotografare scene in cui quel colore è predominante) a quello del rifiuto (applicarsi ad un genere che non piace), per concludere con la realizzazione di un progetto personale.

fa sempre più forte, fortuna che ho sempre dietro con me la mia mirrorless per provare a fare per esempio “L’esercizio del rosso”. Sempre più contento e soddisfatto del mio acquisto.

clichè della fotografia amatoriale e voglia cimentarsi con sfide nuove, arrichire le proprie esperienze ed il modo di fare fotografia. Fotografia creativa. Corso con esercizi per svegliare l’artista che dorme dentro di te.

Consiglio di acquistare questo libro, per chi voglia sperimentare Di Franco Fontana. Mondadori, Le pagine volano sotto le mie dita ed evolvere fotograficamente Euro 24 e la voglia d provare gli esercizi si parlando, per chi voglia uscire dai

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FUMETTERIA [Speciale/]

di Jessica Marchionne

‘Owari no Seraph’ o

anche conosciuto come ‘Seraph of the End’, il serafino della fine, è un manga/anime che ha riscosso un enorme successo a partire dall’anno scorso, ottenendo non solo la pubblicazione del manga in Italia ma anche la trasposizione in anime e l’uscita di un OAV questo maggio 2016.

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‘Owari no Seraph’ è una manga shonen, attualmente in corso, ideato da Takaya Kagami e illustrato da Yamato Yamamoto a partire dall’anno 2012 dove vide la luce sulla rivista Jump Square edita da Shueisha.

numero proprio in concomitanza della fiera. Questo anime/ manga è ambientato in un futuro non precisato in cui un virus contagioso stermina qualunque umano avente più di tredici anni di età.

Lo scorso anno, nel 2015, è stato rilasciato l’anime diviso in due serie, entrambe di dodici episodi uscite a pochi mesi di distanza l’una dall’altra.

A seguito di questa epidemia entreranno in scena un gruppo di vampiri che si ergeranno come capi del pianeta con l’intenzione di utilizzare gli umani sopravvissuti come mera fonta di nutrimento.

La prima serie infatti, che prende semplicemente il nome del manga stesso, è uscita nella primavera del 2015 mentre la seconda serie dal titolo ‘Owari no Seraph: Battle in Nagoya’ durante la stagione autunnale.

I protagonisti della storia sono due bambini cresciuti nello stesso orfanotrofio, Yuichiro e Mikaela, anche loro catturati dai vampiri e costretti a fornir loro il proprio sangue.

In Italia l’anime ebbe un grande successo tanto che, durante lo scorso Lucca Comics & Games, Panini Comics ha annunciato di aver acquistato i diritti del manga facendo uscire il primo

Quando decidono infine di provare a scappare vengono però subito scoperti e Mikaela, nella speranza di dare a Yuichiro una possibilità di fuga, si sacrifica permettendogli di scappare.


Yuichiro si ritrova quindi di nuovo nel mondo esterno, all’apparenza completamente distrutto e privo di vita. Non è così: viene infatti trovato dai membri della Compagnia demoniaca della luna, un’organizzazione fondata da altri esseri umani sopravvissuti con l’obiettivo di abbattere i vampiri. Animato da una grande sete di vendetta si unisce a loro, cominciando ad allenarsi per poter diventare, da adulto, un effettivo membro della compagnia. La crescita di Yuichiro è ben evidente nel corso della storia: da ragazzo completamente isolato con il puntino della vendetta riuscirà, grazie a un gruppo di amici

In questo mese di maggio 2016 uscirà l’OAV ‘Owari no Seraph: Kyuuketsuki Shahar’. Ambientato prima delle vicenda della seconda serie, vede la compagnia impegnata a salvare una ragazza di nome Riko da un vampiro misterioso, Shahar, di cui non si conosce il motivo che lo ha spinto a questo rapimento considerando che si rifiuta di bere Il personaggio di Mikaela è quello il sangue della ragazza. più particolare: sopravvissuto all’attacco dei vampiri dopo la Ancora non sono stati forniti tentata fuga è stato trasformato ulteriori dettagli ma se Owari no egli stesso in un vampiro. Si ritrova Seraph vi è piaciuto, non potete quindi alleato in battaglia del fare a meno di guardare il nuovo nemico che odia ma vede questa OAV in uscita questo mese! come una possibilità per riuscire a ritrovare l’amico Yuichiro. che troverà nella compagnia, a maturare e a combattere non più individualmente ma facendo forza sul gioco di squadra. Nonostante questo, in una guerra che vede contrapposti umani e vampiri, Yuichiro scoprirà che non tutti gli umani rimasti sembrano veramente intenzionati a proteggere la popolazione.

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Speciale [spe·cià·le/] a cura di Diego Rosato

Nel momento in cui scrivo questo articolo, ancora non se ne conosce l’esito, ma, quando voi lo leggerete, la decima edizione del Premio Galileo per la divulgazione scientifica sarà concluso. Ricordate? Ne avevo già parlato l’anno scorso. Quest’anno i cinque finalisti erano: • Umberto Bottazzini con “Numeri. Raccontare la matematica” - Il Mulino • Dario Bressanini e Beatrice Mautino con “Contro Natura. Dagli OGM al “bio”, falsi allarmi e verità nascoste del cibo che portiamo in tavola” - Rizzoli Editore • Paolo Gallina con “L’anima delle macchine. Tecnodestino, dipendenza tecnologica e uomo virtuale” - Edizioni Dedalo • Till Roenneberg con “Che ora fai? Vita quotidiana, cronotipi e jet lag sociale” EdizioniDedalo • Lucia Votano con “Il fantasma dell’Universo. Che cos’è il neutrino” - Carrocci Editore-Città della scienza. 30


Non ho ancora letto questi volumi, ma sono abbastanza curioso di leggere l’ultimo, sarà perché inStar Trek prima o poi i neutrini saltano fuori o perché pochi anni fa per un breve periodo si sospettava che fossero proprio loro i fantomatici tachioni, ammessi dalla Teoria della Relatività, seppure mai osservati, e in grado di viaggiare più velocemente della luce

(e quindi all’indietro nel tempo). O forse è solo che mi piace la fisica. Del resto ne sono successe di cose negli ultimi tempi, eppure molte ancora ne abbiamo da scoprire. Così, se da un lato c’è chi immagina Albert Einstein fare surf sulle onde gravitazionali, dall’altro non sappiamo ancora nulla della materia oscura e di molti altri fenomeni. Non so se anche per voi è così, ma io

sono fermamente convinto che sia la curiosità a tenermi invita e, non avendo tempo ed energia per dedicarmi a uno studio serio di tutto ciò che mi affascina,non posso che essere contento che ci siano dei bravi scienziati che, per amore della cultura (e un ritorno personale in denaro e fama), spendono del tempo per raccontarci come funziona questo strano universo che ci ospita.

Neutrini, materia oscura e altre cose strane. 31


L’ARTICOLO [lettere]

a cura di Claudio Turetta

Nota: Questo articolo è stato scritto nei giorni precedenti alla scoperta della scomparsa di Nicholas Javed, che ho avuto l’opportunità di conoscere. Questo articolo per me, non vuole essere un epitaffio, ma la testimonianza che la fotografia, comunque, porta anche a conoscere persone straordinarie, che in qualche modo, segnano il nostro cammino.

qui sulla nostra panchina. Barbara di contro mi propone di venire ad uno dei vari workshop, quello di Nicholas Javed, che organizzano e poter fare un reportage della giornata. Accetto entusiasta con la speranza di confrontarmi con quella mi aspettavo fosse una realtà differente dal solito

anche modo di conoscere nuove persone, parlare di fotografia in maniera costruttiva e sperimentare liberamente (quando non è impegnato con gli shooting). Il tempo passa, ed una malinconia mi avvolge, capendo che presto la giornata sarebbe finita ed avrei salutato le persone cui ho avuto di passare la giornata. Il giorno successivo, si sarebbe approcciato con la post-produzione delle foto sotto la supervisione di Nicholas. Io non ho partecipato ma sicuramente è stata un’altra piacevole giornata.

Cosa mi rimane della giornata? Una splendida esperienza passata con persone fantastiche e diverse sono La giornata si svolge in una ancora in contatto perché è sempre splendida Location, Villa Rosa, che un piacere parlare di fotografia con si trova sull’Appia Antica, usata per altre persone, competenti e preparate Da qualche tempo a questa parte mi cerimonie (in genere matrimoni). ed anche molto appasionate. sentivo in crisi fotografica, ovvero non riuscivo a capire cosa volessi fare Dopo un debriefing veloce in cui ci Inoltre è come se invece di effettivamente a livello fotografico si presenta tra i partecipanti, dove ci accontentarsi di andare in bigiotteria se rimanere un semplice fotografo sono persone che vengono dal nord, e si cerca di fare bella figura con della domenica, oppure impegnarmi dal centro e dal sud e persino dalla un pensiero vistoso, si entra in una un pò di più in qualche cosa di più Danimarca. gioielleria e si ottiene la massima creativo. qualità, cosa che manca al giorno L’organizzazione prevede a turno, d’oggi. Navigando sui vari social trovavo sessioni singole da 5 minuti circa, proposte noiose e ripetitive, ad un certo punto mi imbatto in una serie in cui l’allievo si trova a scattare con Ringrazio vivamente Barbara Marin di fotografi cui inizio ad apprezzare la modella, sotto la supervisione di e Daniele Fusco per l’opportunità Nicholas. che mi hanno concesso e spero di lo stile e la creatività. rivederli presto. Scopro che molti di questi autori pubblicano per una rivista online, La modella in questione, è la modella internazionale Valentina Feula, Facebook chiamata “Imaginarium”. molto nota nell’ambiente e che ha Imaginarium è un web-magazine Nel frattempo, per chi non deve Tumblr che si occupa di fotografia, in cui la scattare, c’è la possibilità di fare due componente sognante è l’ingrediente chiacchere per conoscersi, oppure Sito web scattare con un’altra modella, portata principale. Ma non solo. per l’evento Tiffany. Contatto Barbara Marin, uno dei due amministratori assieme a Il tempo scorre via in maniera molto Daniele Fusco, per poter concordare piacevole, durante la quale, oltre alla un’intervista e parlare della pagina possibilità di scattare belle foto, c’è 32


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L’ARTICOLO [Campanari]

A cura di Daniele Campanari

“[..] l’Isis è, in primo luogo, un fenomeno culturale, e i fenomeni culturali non si distruggono con le bombe”. Questa è la fotografia della battaglia: da una parte ci sono i cattivi, dall’altra i buoni. Se chiedessimo a un bambino in quale squadra vuole giocare, direbbe la più forte. Se glielo chiedessimo di nuovo, stavolta avvertendolo che la squadra più forte è quella dei cattivi, direbbe che vuole giocare con loro. L’Isis è così: accoglie chi vuole vincere facendogli credere che vincerà. Alessandro

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Orsini, autore di “Isis – I terroristi più fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli”, si espone già a partire dal titolo che non ammette equivoci, ma domande. La prima: perché i terroristi sono i più fortunati del mondo? La seconda: perché qualcosa è stato fatto per favorirli? Per rispondere bisogna sfogliare la margherita saltando il giochino del “questo sì, questo no”; quindi sfogliarla e basta. Orsini, allora, ha preso in mano questa margherita, l’ha vista in tutti i suoi lati, l’ha portata in

battaglia, ha fatto sfidare con dati e storie il gruppo più oscuro e temuto e il resto del mondo. A partire dalla famosa disgrazia delle Torri gemelle, quando nel 2001 morirono 2974 persone in seguito al dirottamento di due aerei che si schiantarono proprio sui due grattacieli. Successivamente gli Stati Uniti, guidati alla Casa Bianca da George Bush, organizzarono l’attacco contro il capo della banda nemica Bin Laden. Da qui comincia la caccia al tiranno che ha esposto a favore del pubblico più teste che cuori. Da qui odio e distruzione diventeranno pane quotidiano. Da qui, allora, una questione interessante, così sintetizzata, che dice che i terroristi attaccano solo se attaccati. È il caso dell’America, protagonista dei bombardamenti già prima dell’11 settembre. Ora, senza parlare di casi e statistiche (presenti nel libro), spieghiamo che l’Italia non ha (ancora) subìto nessun attacco, ma solo intimidazioni, perché di fatto non ha mai attaccato i terroristi. Poi si arriva in trincea, dove c’è l’amore. Che c’entra, si direbbe, l’amore? L’amore non è una roba per cuori deboli. I cuori deboli, se messi davanti all’amore, muiono ogni giorno. E Orsini dice: i terroristi sono diventati terroristi perché non avevano amore. Dove? Nelle case, prima di tutto. I terroristi sono figli di genitori divorziati, sono figli di genitori adottivi, fratelli di un fratello ucciso dall’Occidente e, quindi, vendicativi. Ma non per nascita,


terroristi non si nasce perché “Se ciò è vero, dobbiamo accettare il fatto drammatico e impressionante che anche i nostri figli potrebbero essere terroristi”. Lo accettiamo e Orsini racconta le storie dei kamikaze esplosi tra la gente in nome di Allah: “Se i fratelli Kouachi fossero vissuti in uno dei quartieri più ricchi di Roma, circondati dall’amore dei genitori, avrebbero avuto una vita completamente diversa e, magari, starebbero scrivendo queste pagine al mio posto”. Storie di giovani rubati alla vita, convinti che la squadra del terrorismo fosse imbattibile. Storie che i telegiornali non ci hanno raccontato, storie che non ci avevano detto così drammatiche. Storie, quindi, di “terroristi fatti in casa”. Questo lo sappiamo. Infatti gli attentatori di Charlie Hebdo, gli attentatori del Bataclan di Parigi erano ragazzi cresciuti proprio in Europa. Da qui nasceva un percorso fatto di cambiamenti, a partire dal nome, rivolti all’aggregazione con

una religione che dà tanta vita quanta ne toglie. Perché, anche in questo Orsini è chiaro, l’Isis è accogliente, vive in un posto meraviglioso paragonabile al Paese dei giocattoli e attraverso la pubblicità riesce a ottenere un numero sempre crescente di adepti. Così il giovane senza amore viene convinto a esplodere vicino al nemico. Ossia l’Occidente, l’infedele: un uomo libero . ALESSANDRO ORSINI: Alessandro Orsini è Direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Research Affiliate al MIT di Boston, docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS, editorialista del quotidiano “il Messaggero”, docente di Sociolog y alla Loyola University Chicago (Rome Center). I suoi studi sul terrorismo, tradotti nelle principali lingue europee e in persiano, sono apparsi sulle maggiori riviste scientifiche internazionali specializzate in studi sul terrorismo classificate in Fascia A dall’Anvur. I suoi studi sono stati riportati sul sito del Governo Italiano e sul sito del MIT. Raymond Boudon ha definito “importanti” i suoi studi, di cui ha chiesto la traduzione al direttore della rivista francese “Commentaire”, Jean-Claude Casanova. Ha partecipato a oltre ottanta dirette televisive su Rai Uno, Rai Tre, LA7, Mediaset TgCom24 e Sky News.

ISIS

, RAGAZZI IN CERCA DI AMORE 35


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Attualità

[in-ter-vì-sta]

a cura di Francesca Cerutti

A guardarlo attraverso lo schermo del computer Piero Balzoni sembra un tipo bizzarro. Non dico esteticamente, perché così è proprio una persona normale, ma per effetto di questa proiezione che porta dritti alle aragoste. Si chiama Come uccidere le aragoste il romanzo d’esordio dello scrittore romano. Un romanzo che mi dice che Roma non è carina. Bizzarro, sembra.

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F u n d r a i s i n g / c r owd f u n d i n g , raccolta fondi: se una delle tre parole ti perseguita almeno una volta al giorno o una alla settimana, se non hai ancora capito che cosa indichino realmente queste parole: sei nel posto giusto e tra poche righe scoprirai il perché, o almeno ti darò qualche indizio! Facciamo qualche passo indietro. In questi ultimi anni sono sempre di più le organizzazioni non profit, le associazioni e le fondazioni che hanno bisogno di raccogliere fondi per sostenere le proprie attività. Vuoi i tagli che arrivano dal servizio pubblico, vuoi la maggiore richiesta di aiuto che si sta rivolgendo verso quella parte di terzo settore che si occupa di sociale, ecco che molte di loro si rivolgono a dei fundraiser per pianificare e strutturare la propria raccolta fondi.

questa nobile e affascinante arte e soprattutto formarvi su questi argomenti. Sono per tutti i gusti e per tutti i livelli, si intrecciano con il marketing, la comunicazione, l’economia e sono tenuti in molti casi da professionisti che lavorano nel settore e che ogni giorno si ritrovano a dover studiare strategie per raccogliere fondi per le più disparate organizzazioni. Si passa dai livello accademico del Master in Fundraising dell’Università di Bologna (che si tiene nella sede di Forlì), della durata di un anno, fino ai corsi in formato settimana o weekend. E infine c’è lui: il Festival del Fundraising che è il punto di riferimento che tutti i fundraiser italiani hanno, quel momento dell’anno durante il quale ci si incontra, ci si racconta e si partecipa a delle sessioni formative, una full immersion dove ci sono relatori da tutto il mondo che raccontano le loro strategie di fundraising: successi e soprattutto insuccessi, perché si impara davvero tanto anche da quelli.

Fundraiser, cioè persone che fanno raccolta fondi, donne e uomini che fanno un lavoro di strategia, analisi, marketing, comunicazione. Un lavoro che non ti permette di stare fermo a guardare, ma che Quest’anno il Festival del richiede conoscenza, preparazione Fundraising è tornato ancora e un grande senso etico. una volta nella splendida location dell’Hotel Parchi del Garda, dall’11 Vista l’ampia richiesta di fundraiser al 13 maggio. o di persone specializzate nel settore, sono nati in questi anni Scegliere quali sessioni seguire molti corsi di formazione che vi è stato difficilissimo, avrei tanto insegnano come approcciarvi a voluto essere come Hermione

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Granger e avere a disposizione una giratempo. Quest’anno è iniziato un po’ sottotono, con una plenaria iniziale di grandi nomi, ma poco emozionante rispetto allo scorso anno, ma fortunatamente la prima sessione che ho scelto mi ha dato la spinta giusta per vivere il festival alla grande. Ho seguito “Avrei voluto pensarci io”, capitanata da Francesco Ambrogetti, una sessione non formativa, ma colma di idee, fundraiser che raccontavano idee fantastiche che gli avevano fatto cambiare il modo di fare fundraising, di approcciarsi a questo mondo. Poi ci sono state numerose sessioni sul digital, perché la raccolta fondi da qualche anno guarda a questo mondo dal quale ancora si raccoglie poco, ma che inizia a dare buoni frutti, anche se molti fundraiser sostengono che la carta, e quindi le lettere inviate tramite posta, non morirà mai. Tra una sessione e l’alta non sono poi mancate le chiacchiere tra fundraiser, perché al festival la formazione continua, anche quando la sera rientri in camera e parli con i tuoi compagni di stanza e dici quante belle idee ti sono venute, cerchi di capire cosa hanno carpito loro dalle sessioni dove tu non sei riuscito ad andare e in pochi istanti sono le 3 del mattino e di lì a quattro ore la tua sveglia


suonerà. Una cosa che non manca mai al Festival è il divertimento! Una sera è sempre dedicata infatti a una festa a tema, quest’anno siamo andati nel Far West e l’hotel si è riempito di fundraiser in jeans, stivali e camicia quadrettata. Perché i fundraiser possono sembrare dei freddi amministrativi, ma in realtà sono persone molto creative che adorano passare il tempo insieme! L’ultimo giorno poi è stato quello delle lacrime, grazie alla plenaria finale con Alberto Cairo e Kumi Naidoo, che hanno regalato delle emozioni uniche a tutta la platea. Kumi Naidoo, International Executive Director di Greenpeace, un uomo che ci ha ricordato l’importanza della disobbedienza nel momento in cui si persegue un bene comune, un uomo cresciuto sulle orme di Nelson Mandela, un uomo che ha fatto suo il motto “I have a dream” di Martin Luter King.

cambiamento, grazie alla loro voglia di vivere, di riscatto ha accettato di creare insieme una squadra di basket in carrozzina che è volata fino in Giappone per scontrarsi con le squadre di Cina, Australia, Corea del Sud e Giappone. Perché la voglia di vivere è più forte di qualsiasi dolore. “Le hanno perse tutte” ha detto Alberto, ma volete mettere cosa significa essere lì a giocare?

rinfrescarti le idee e confrontarti con i colleghi di tutta Italia.

Perché fare fundrasing ti permette di migliorare il mondo in cui vivi, ma restando sempre fortemente radicato a terra: prima di tutto concretezza e pian piano i sogni si realizzano. Piano piano si ottengono i cambiamenti, bisogna crederci e applicare le giuste strategie con umiltà e perseveranza. E se a questo punto vi state Il Festival in questi anni è cresciuto, chiedendo se tutto questo si può così come è cresciuto il Fundraising fare anche con la cultura, beh, la in Italia, e, anno dopo anno, grazie risposta è sì, si può fare! ai feedback dei partecipanti e allo staff che lo organizza, che per saperne di più: vai al sito posso assicurare è sempre sul pezzo, viene dato spazio ai nuovi strumenti di raccolta fondi. Partecipare al Festival del Fundraising è un investimento importante se vuoi iniziare a lavorare in questo mondo e se già ci lavori è fondamentale per

Se gli occhi iniziavano a diventare lucidi, le lacrime hanno iniziato a scendere nel momento in cui ha preso la parola Alberto Cairo che, con estrema umiltà e semplicità, ha raccontato quello che fa ogni giorno da più di 20 anni a Kabul. In mezzo alla guerra lavora con chi ha perso gli arti, li riabilita, ridona loro la dignità di esseri umani. Perché non sono disabili, ma persone che hanno voglia di riscattarsi. Alberto Cairo ha creduto in loro, in quelle persone che hanno perso anche entrambe le gambe a causa delle mine antiuomo, ha creduto in loro e loro hanno creduto in lui. Sono riusciti a spronarlo, lui, un uomo poco favorevole al

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Poesia

[po·e·sì·a/] a cura di Simone di Biasio

«O fuoriuscire rientrando», una comunità. Per molti aspetti, le aggiungo ancora più scontato. neuroscienze vogliono contenere dentro Eppure lui mi segue: l’individuo – nel suo cervello – la

«For forcludere».

propensione politica che fa umani gli Ops, ignoranza: forclusione, «in umani». psicanalisi, termine introdotto da J. Lacan (1901-1981) per indicare la cancellazione definitiva di un evento dalla memoria psichica, fino al punto da divenire causa di malattie psicotiche».

“At-tensione” alla poesia (di Pacioni), è un passaggio no-look

Capite come discutere di poesia con Marco Pacioni, autore de “Il bollettino dei mari alla radio” (Aguaplano, 2015) ma anche di “Neuroviventi” (Mimesis, 2016), sia affare assai piacevole. Il primo è un libro di poesia e ce ne occupiamo, il secondo un saggio cui non possiamo non far cenno nel quale a suo modo il verso, l’arte di comporre un verso, di generarlo è intimamente legata.

O ancora: le neuroscienze vorrebbero pensare l’uomo senza il suo contesto sociale. Cosa c’entra la neuroscienza con la poesia? Per l’io, per l’eco di quell’io che non finisce mai, per l’ego smisurato dell’io che rimbomba.

«Non credo molto autorialmente all’io. Credo che “animale politico” significhi prima di tutto noi e tu. Ho delle parole per così dire “proibite” in poesia: “io” e “come” comparativo». Nei versi si legge chiaramente che

“nell’ amnesia dello sgolo piomba il suicida a rimproverare il pericolo che poesia è fatta per andare non per restare “Il bollettino dei mari alla radio”, dove «In economia, in biologia (biopolitica) disperata allucinazione il Mediterraneo è nome con più terra che e in tante altre cose, l’io è il primo paradiso artificiale” mare fattore dell’accumulazione che vorrebbe (sogno di Baudelaire/in sogno). sbarrare l’impulso o l’emozione «Spero le mie risposte siano adeguate pensante degli umani (in certa misura Tanto che il libro di Pacioni non alle domande. Vado fuori tema spesso». anche degli animali) che è quella è soltanto suo, è una specie di Banalmente rispondo: «Bello indicata da Aristotele come politica. animale poetico, quasi un sogno: andare fuori tema!». Per Aristotele prima che individuo le fotografie sono di Alessandro «Bello anche rientrare (in tema)». e famiglia, l’umano è abitante di Celani (anche alcune poesie), certi 41


testi appartengono ad altri autori ancora. E poi un poeta che rinuncia al “come” è come un animale assai raro. Pardon, è un animale assai raro. La similitudine si fa analogia, riduzione, immedesimazione, è già dentro. O dietro.

«Ti girerai sempre andando avanti Orfeo e angelo della storia». Che cos’è, allora, questa poesia? Spiega Pacioni: «Lo stare tra due movimenti. Orfeo mi interessa soprattutto per il gesto di voltarsi e non tanto per dove quel gesto approda e cosa ciò possa significare. Mi interessa il doppio movimento del corpo che va verso una direzione, ma ne guarda anche un’altra. Vedo questo stesso movimento in stasi, questa “at-tensione” di Orfeo nell’angelo della storia di Benjamin». Chissà se il peta ammiri o reputi poesia l’ultimo passaggio no-look di Ronaldo, se il calcio possa dirsi gesto politico (guardando) sempre altrove. Di certo guarda fisso quando c’è da fissare (questo libro è un piano sequenza nutrito «molto di prosa filosofica e musica (soprattutto barocca e noise), fotografia, cinema, arte»): “anziano camicia a righe maniche al gomito 42

Pacioni non si sottrae: «Ricordo moschettone al passante me seduto in una cucina con rifà i tavoli del bar quasi invisibile vorrebbe esserlo davvero mio nonno mentre preparava il caffè di mattino presto e lo strano finge la pensione ritmo della voce che dà le notizie d’ammazzare il tempo dei mari ai naviganti (sentiamo lo che sia lì per caso scarto in versi: anche tu ti neghi ai suoi occhi «di mattino presto per evitarvi/ in una cucina che gli sguardi una cuccuma di fortuna traboccante sul balenino di vergogna” fornello Questo camminare in avanti il bollettino dei mari alla radio con la coda dell’occhio pronta a che riporta al sopore voltarsi somiglia proprio a una la vertigine del corpo». migrazione. Una voce che sembrava uscisse da un congegno meccanico e che “Un magrebino s’è assorto mesto però ha la strana capacità – così ma non pensa al bambinello a me pare – di rendere umana guarda i trucioli di legno sparsi proprio la macchina. Il mare è che mimano il suo deserto poi, secondo me, una dimensione e i muri ocra dal sole arsi eminentemente politica in un sta un attimo paese che, come l’Italia, ha riprende lo zaino paradossalmente sviluppato con lo ringhiotte il mattino il mare un rapporto conflittuale, e per le vie del centro non pacificato». riconfuso agli altri non è più che un gest” Voglio svelare un segreto: a Roma ringhiotte pare un ringhio, un c’è il mare. verso animalesco. Il libro diventa naturalmente una riflessione “La tastiera sdentata sull’attualità. Fuori dai versi dei sampietrini roventi Pacioni mi confida qualcosa di durissima Roma tremendamente vero: «Mi ha ogni tua città d’infanzia colpito molto il recente film di Rosi, slogata di giunture “Fuoco ammare”. I miei “a capo” discinta di crepe sono a metà tra le suggestioni del eterna cava cantiere ritmo del bollettino ai naviganti (…) il boato sfuma e una “poétique du blanc” che tra le statue algide e penitenti recepisce la lezione ondeggiante e oltre i ponti il colosso e il vuoto massimo frangente del “Medi-terraneo”. scema inanellandosi al raccordo Mi viene sempre da riflettere e oltre dove la città sciama”. sul fatto che anche nel nome di questo mare è ancora troppo Non sentite le orde infrangersi protagonista la terra». Il mare, sui sampietrini? Il verbo sciamare i ricordi: chi non ne conserva? torna spesso, come tornano gli


sciami. Quello dell’avviso ai naviganti, il brusìo bianco, lo sciame di gente, lo sciame di voci, dove «intanto ti consumi d’opportunità sogni i sogni vai a oltranza e imprendi te stesso nella giungla del mercato ti imbarchi e navighi a vista». Non è una semplice critica, badate bene: dall’uomo animale politico, poetante qui siamo all’uomo delle risorse umane: già, ma quali risorse? Le risorse finiscono, e la fame? «Siate più affamati di quello che già siete finora è stata solo una lunga rincorsa gli esperti di risorse umane danno il meglio con parole a strascico sui corpi» e «a fine già terminata a riinizio sempre in forse all’intanto all’incanto tu muori ma fa curriculum». Mettetevi comodi, siamo per giungere a destinazione: «l’alba ha spento i neon». Anche questo verso sarebbe stato uno splendido titolo: qui lo rubo a conclusione.


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Little Readers [Piccole letture/ori]

Little Readers è la rubrica dedicata ai nostri piccoli lettori ma, a bene vedere, non solo a loro! Scopriamo le novità più interessanti del momento per leggere insieme a mamma e papà. Consigli di lettura pronti all’uso e per soddisfare tutti i gusti e tutte le età!

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Palla Rossa e Palla Blu, Maicol e Così per Sport di Andrea Valente e L’isola dei conigli di Zita Dazzi, Mirco, BaBAO, Bao Publishing, Ignazio Fulghesu, Lapis Edizioni, Coccole Books, 128 pagg, 10 euro 240 pagg, 18 euro 208 pagg, 10 euro Palla Rossa e Pala Blu sono amici per la pelle. Fareste meglio a non dire a Palla Rossa che Palla Blu non è proprio tondo come lui, perché si arrabbierebbe moltissimo. In fondo, si sa, l’amicizia arrotonda tutto. Il sorprendente libro per l’infanzia di Maicol e Mirco è un oggetto delizioso e coloratissimo, che parlerà dritto al cuore dei bambini che lo leggeranno, anche di quelli grandi! BaBAO è la collana dedicata ai più piccoli di Bao Publishing, Palla Rossa e Palla Blu è una delle prime uscite. A proposito la casa editrice è in cerca di autori, Young Writers, siete avvertiti! Età di lettura: 1-4 anni

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Com’è nato il gioco del calcio? E il rugby? Perché le Olimpiadi si chiamano così? Una carrellata di 24 racconti tra cronaca, leggenda e fantasia arricchiti da interessanti pillole di curiosità. Con il suo stile fresco e leggero, Andrea Valente racconta ai ragazzi le storie di atleti notissimi e di altri quasi sconosciuti, passa in rassegna gli aneddoti e le vicende che hanno fatto la storia degli sport: da quelli più popolari a quelli più insoliti, dagli sport di squadra a quelli individuali, dall’Antica Grecia ai giorni nostri. Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi 2016, Lapis Edizioni, arriva in libreria con un libro da leggere tutti insieme! Per tutta la famiglia

Una piccola isola, una banda di bambini senza paura che vive un’estate all’insegna di fantastiche avventure, una casa disabitata... o forse no! L’isola dei conigli è un luogo immaginario, ma tanto simile a quelli dove si incrociano le rotte dei profughi di questi anni, lo scoglio in mezzo al Mediterraneo dove si svolge questa storia, dove tra fantasia e realtà si incrociano le avventure di un gruppo di bambini, la loro scuola, la vecchia maestra che parte e il destino di un popolo senza patria, che fugge dalla guerra. Età di lettura: 9 anni


Nino di Isol, Logos edizioni, 60 pagg, Che figura! di Cecilia Campironi, Quodibet, 64 pagg, 12 euro 16,50 euro Un giorno come tanti, in un quartiere come tanti, accade qualcosa che interrompe l’ordinario susseguirsi delle giornate: un neonato cade letteralmente dal cielo. “Prendetelo, prima che cada!” grida la madre. “Ce l’ho! Ce l’ho!” si agita il padre. Questo nuovo volume illustrato firmato da Isol racconta dell’arrivo di un nuovo bambino e di come questo evento trasformi la vita quotidiana di tutti quelli che lo circondano. Si tratta di un essere alieno, in viaggio da un posto lontano e sconosciuto; sarà necessario un lungo processo di adattamento del bambino al mondo… e del mondo al bambino. Per tutta la famiglia

Metafora, metonimia, palindromo... sono solo alcune delle figure retoriche che arricchiscono la nostra lingua e che servono a capire e a raccontare la realtà. Tutti noi le usiamo, in modo naturale e spesso senza rendercene conto. “Che figura!” le trasforma in personaggi strambi e divertenti: dal Signor Litote che ormai ha il torcicollo a forza di fare no con la testa, a Miss Enfasi che sembra vivere a teatro, fino a mago Ossimoro, che si rinfresca col fuoco e si scalda col ghiaccio.

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