di paesaggi
Raffaele Peretto e Sandra Bedetti
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di paesaggi
Atlante aerofotografico del Polesine a cura di
In copertina tracce della centuriazione e di canali di rotta nella campagna di Villadose
Atlante aerofotografico del Polesine
Raffaele Peretto e Sandra Bedetti
di paesaggi
Atlante aerofotografico del Polesine a cura di
Raffaele Peretto e Sandra Bedetti
Enti promotori:
Provincia di Rovigo C P S S A E
CPSSAE
Centro Polesano di Studi Storici Archeologici Etnografici
Sistema Museale Provinciale Polesine
Con il sostegno di:
Con il contributo di:
Con il patrocinio di:
Comune di Rovigo
Provincia di Rovigo
Area Servizi alla Persona Servizio Cultura Coordinamento amministrativo: Carla Elisa Bernecoli, Daniele Panella, Chiara Tosini
Coordinamento tecnico: Luisa Cattozzo - Servizio SIT
Testi: Nicola Albertin, Michele Baldo, Sandra Bedetti, Luisa Cattozzo, Paolo Mozzi, Raffaele Peretto, Silvia Piovan Collaborazioni: Accademia dei Concordi - Rovigo Biblioteca Comunale - Adria Aeroclub Rovigo “Luciano Baldi” Gruppo Archeologico di Villadose Gruppo Archeologico Trecentano Claudio Balista, Sandro Carraro, Luciano Chiereghin, Armando De Guio, Maurizio Harari, Enrico Maragno, Marcello Melloni, Carlo Palazzi, Alessandra Papuzzi, Luciano Pigaiani, Alessandro Spiandorello, Pierluigi Tozzi, Mihran Tchaprassian, Alessandro Vegnuti, Emiliano Verza, Nereo Visentin, Luca Zennaro, Enrico Zerbinati Si ringraziano per le attività connesse alla promozione e divulgazione le sezioni locali del CPSSAE: Amici dei Musei - Rovigo Gruppo Archeologico Adriese “F. A. Bocchi” Gruppo Eridano di Ficarolo
ed inoltre Associazione “Renzo Barbujani” Onlus - Rovigo Accendere Associazione Culturale - Castelnovo Bariano
Referenze fotografiche: Regione del Veneto - Unità di Progetto Sistema Informativo Territoriale e Cartografia Provincia di Rovigo - Servizio SIT Consorzio di Bonifica Adige Po Museo dei Grandi Fiumi CPSSAE
Assessorato alla Cultura e Teatro
Le foto per le quali non è riportato l’autore o la fonte sono di Raffaele Peretto
Con la collaborazione di:
Grafica: Fancy grafica - Rovigo
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL VENETO
Stampa: Tipografia Arte Stampa - Urbana (Pd)
Finito di stampare nel mese di Giugno 2013
La Regione del Veneto è stata a fianco e ha seguito nel tempo il paziente lavoro che l’Amministrazione della Provincia
di Rovigo ha svolto nel corso degli anni per far emergere il volto del suo territorio attraverso il tessuto idrografico, archeologico e ambientale oltre che attraverso le numerose collezioni conservate nelle sale dei suoi musei. In
quest’ottica venne pensato, con il nostro partenariato, il “Sistema Provinciale Museale Polesine”, diventato oggi per
molti un modello di rete sia tra diverse realtà espositive sia in relazione alle testimonianze architettoniche diffuse.
Un impegno costante, reso possibile anche grazie al supporto tanto della comunità locale quanto di studiosi ed esperti
che afferiscono principalmente al Centro Polesano Studi Storici Archeologici ed Etnografici (CPSSAE), ha dunque
portato a individuare nel racconto del territorio una missione istituzionale che ha inteso emancipare questa zona da
una visione sommessa, quasi marginale rispetto ai grandi centri di attrazione turistica. Il tema dell’acqua, così
importante per questa terra e, insieme, così saturo di tristi ricordi, è diventato elemento di aggregazione comune
per raccogliere documenti che testimoniano tanto le morfologie naturali quanto i segni dell’uomo lasciati nel
paesaggio fin dall’età del Bronzo. La geomorfologia - al cui studio si sono dedicati da molti anni, tramite l’attenta
raccolta della documentazione grafica e fotografica, il CPSSAE e il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo - rappresenta,
quindi, una sorta di codice genetico di questo territorio che va giustamente preservato e valorizzato perché sia
riconosciuto come proprio dalla comunità. In quest’ottica la Regione ha voluto essere accanto alla Provincia di Rovigo
sostenendo questo progetto che ha avuto l’obiettivo di raccogliere, ordinare e archiviare materiale documentario
relativo a tematismi diversi legati al rapporto acqua e territorio per poi giungere ad una mostra itinerante, nei diversi
musei aderenti al Sistema, e alla pubblicazione di questo Atlante aerofotografico che ha lo scopo non solo di far conoscere quell’intenso lavoro di ricerca ma anche di aiutare enti pubblici e privati a salvaguardare le significative
testimonianze ambientali e antropiche dell’antico paesaggio tipico del territorio compreso tra Adige e Po. Attraverso
la mostra si è voluto che una ricerca così tecnica per sua natura uscisse dalla ristretta nicchia degli specialisti e
incontrasse un pubblico più ampio con l’obiettivo di far comprendere la complessità dell’evoluzione nel tempo di un territorio affascinante per storia e arte, ricco di riferimenti suggestivi alla mitologia, crocevia di antichi flussi
mercantili, eppure così fragile nella sua struttura ambientale. L’opera editoriale realizzata in partenariato con la
Regione del Veneto e con altri soggetti pubblici ed istituti culturali, si è posta come un modello di divulgazione di
dati scientifici al grande pubblico, attraverso anche l’utilizzo di nuove tecnologie nello studio delle foto aeree,
nell’elaborazione dei tematismi e nella predisposizione di supporti informatici per un’organizzazione dei dati e per
la divulgazione delle conoscenze. Ma la cooperazione che si è verificata con i comuni della provincia, con le università, con le soprintendenze, con le associazioni locali ha proposto altresì un modello di coinvolgimento di diverse realtà
pubbliche e private nell’attuazione del progetto, con lo scopo di sperimentare una modalità esemplare del ‘fare rete’
utile per attività di ricerca future. Per tale motivo non possiamo che auspicare un’ampia diffusione di questo Atlante
aerofotografico del Polesine, il quale presenta lo studio e l’interpretazione di foto aeree zenitali e di altre eseguite
con programmati voli a bassa quota, condotti a partire dagli anni ’80 del secolo scorso che documentano morfologie naturali e segni sepolti di antichi paesaggi come corsi d’acqua, tracciati di strade, maglie di centuriazione. Tale
pubblicazione sarà strumento di studio, di lavoro ma anche di valorizzazione della memoria di un territorio ancor oggi così peculiare.
On. Marino Zorzato
Vicepresidente e Assessore alla Cultura Regione del Veneto
Il Polesine visto dall’alto sa mostrare segni legati alla sua storia, sono segni della naturale evoluzione del territorio
lasciati da fiumi scomparsi, da acque di periodiche rotte, da sabbie di antiche dune costiere, ad essi si affiancano,
connettendosi a volte tra loro, i segni voluti dall’uomo, in particolare le prime bonifiche agrarie e le imponenti strade segnate dai Romani.
Questo volume, attraverso sorprendenti e suggestive visioni aeree, raccoglie pagine significative della storia polesana.
Sono pagine che, integrandosi con le conoscenze archeologiche, giungono a mostrarci anche le trame di paesaggi sepolti abitati fin da quattromila anni fa e dove l’uomo seppe sempre convivere con un ambiente, per quanto debole
nei suoi equilibri, particolarmente favorevole ai traffici commerciali e allo sfruttamento agricolo del suolo.
La pubblicazione Trasparenze di paesaggi rappresenta il coronamento di un’idea progettuale pensata tempo fa da Raffaele Peretto. Solo di recente fu proposta dal CPSSAE all’Amministrazione Provinciale di Rovigo che subito la
condivise ed appoggiò, giungendo a garantirne il sostegno economico tramite il contributo della Regione del Veneto.
La Provincia di Rovigo ha, inoltre, offerto un valido supporto tecnico-scientifico all’iniziativa attraverso un’apposita convezione sottoscritta dall’Ufficio Provinciale SIT e dallo stesso CPSSAE, rivolta ad una costruttiva collaborazione
nella raccolta, nel riordino e nella selezione di documentazioni per l’elaborazione dell’Atlante aerofotografico.
L’opera editoriale, per quanto basata su dati scientifici, ha un taglio particolarmente didattico e divulgativo, aprendosi
al vasto pubblico con lo scopo primo di far conoscere quanto il contributo offerto dalla fotografia aerea sia stato determinante nel farci conoscere, se non addirittura mostrarci in trasparenza, la più verosimile immagine del
Polesine antico, rispetto all’opinione, purtroppo ancora radicata, di terra legata ad un passato prevalentemente
paludoso ed inospitale. Ed è questo il motivo che vede il Sistema Museale Provinciale tra i sostenitori di questa
iniziativa, in quanto l’Atlante per diversi ambiti è stato concepito anche quale utile supporto alle attività dei musei e delle raccolte provinciali ad indirizzo archeologico, storico, ambientale ad anche etnografico, se si valuta il
particolare ruolo rivestito dal territorio nello sfruttamento agricolo del suolo, fin da epoche remote, come ben ci documentano le sorprendenti visioni dall’alto.
Il volume Trasparenze di paesaggi è affiancato dall’omonima mostra itinerante, che gode del contributo della Cassa
di Risparmio del Veneto. Essa si articolata seguendo l’impostazione e i propositi dell’Atlante ed è stata già ospitata
presso alcune sedi comunali della Provincia di Rovigo, riscuotendo significativi consensi. Con il prossimo autunno,
secondo un programma in fase di elaborazione, sarà disponibile nell’ambito delle attività scolastiche.
E’ auspicabile, inoltre, che la ricca documentazione, raccolta in anni di mirate ricerche e che trova finalmente una adeguata divulgazione nell’Atlante, possa indirizzare gli Enti locali verso attente scelte, nell’ambito delle pianificazioni
territoriali, rivolte alla tutela a alla conservazione di un patrimonio sepolto che la nostra fertile terra polesana ancora
conserva con viva memoria. Laura Negri
Assessore alla Cultura Provincia di Rovigo
Giorgio Grassia
Assessore Sistema Informativo
Provincia di Rovigo
L’Atlante aerofotografico del Polesine è il frutto di un’ampia ricerca condotta dagli anni ‘80, basata su foto aeree
zenitali e su altre eseguite con voli a bassa quota sul nostro territorio polesano.
Questo progetto che vede protagonista nel tempo il CPSSAE, Centro Polesano Studi Storici Archeologici ed Etnografici,
con i grandi traguardi della costituzione del Museo Civico delle Civiltà in Polesine, divenuto poi Museo dei Grandi Fiumi, in collaborazione con il sistema museale provinciale, è stato curato da Raffaele Peretto, per anni Direttore del
Museo dei Grandi Fiumi e da Sandra Bedetti. Esso è un contributo fondamentale alla conoscenza dell’antico paesaggio
tipico del territorio compreso tra Adige e Po.
È singolare come la sistemazione delle sezioni all’interno del Museo dei Grandi Fiumi dell’età del Bronzo, del Ferro, dell’età Romana e del Medioevo, proposte ai visitatori, sia in stretto rapporto con le visioni dall’alto che questa indagine
ci offre, anzi la loro naturale conseguenza. Da una parte, attraverso i reperti archeologici, testimoni della cultura
materiale, abbiamo la ricostruzione della maniera di vivere, di pensare, di interpretare la realtà delle nostre genti
etrusco-padane, dei coloni romani e dei bonificatori rinascimentali e dall’altra, dall’alto, grazie a queste foto aeree, la
capacità di organizzare il territorio e di convivere nel delicato rapporto uomo-fiume dei nostri antenati.
Ancora una volta si sottolinea la partecipazione costante, continuativa e preziosa della gente del nostro territorio ai
movimenti socio-culturali, agli interessi economici, sorretta da uno spirito di avventura e da un indole di grande curiosità intellettuale.
In questa operazione di riscrittura del nostro passato che progetti come questo Atlante ci invitano a fare, ne usciamo
ancora una volta orgogliosi di avere partecipato attivamente all’evoluzione dell’uomo e al cammino della nostra civiltà.
Questo Atlante fornisce una catalogazione e archiviazione delle tracce sepolte; sarà prezioso per gli studiosi e sarà nel contempo uno strumento accattivante di divulgazione degli elementi peculiari del nostro paesaggio, fruibile anche
per i non addetti ai lavori.
Ringrazio tutti i Realizzatori di questo significativo progetto culturale, il nostro patrimonio di conoscenze si è arricchito, pronto a rendere memoria del nostro passato sottraendolo all’usura del tempo.
Bruno Piva
Sindaco di Rovigo
La Cassa di Risparmio del Veneto è fiera di aver contribuito alla pubblicazione di questo Atlante aerofotografico del
Polesine. Si tratta di uno strumento di divulgazione di importanti studi sulle morfologie naturali e sulla storia del
Polesine. Grazie alla tecnica aerofotografica questi studi hanno fornito nuove conoscenze, fondamentali per ricostruire
l’evoluzione nel tempo di un ecosistema unico, preservarne l’equilibrio precario a causa della sua intrinseca fragilità
dopo avere ripercorso la storia degli insediamenti umani attraverso i segni lasciati dai nostri antenati attraverso i secoli.
È importante che queste conoscenze non restino patrimonio esclusivo degli studiosi ma siano messe a disposizione di
un pubblico più vasto e contribuiscano a rafforzare in tutti l’amore e il rispetto per il proprio territorio.
La presenza di Cassa di Risparmio del Veneto in Polesine affonda le proprie radici lontano nel tempo. Esattamente
nella prima metà dell’Ottocento, poiché deriva dall’unione tra Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che trae origine
dalla Cassa di Risparmio di Rovigo e dalla Cassa di Risparmio di Padova, sorte entrambe nel 1822, e la rete regionale
Intesa Sanpaolo, il cui nucleo storico fa riferimento alla Banca Cattolica Vicentina, fondata nel 1892.
Il ruolo della Cassa, nei suoi quasi due secoli di vita, è sempre stato quello di essere l’istituzione di riferimento nel
panorama economico e produttivo del territorio, non solo nelle città di tradizionale insediamento ma anche nelle altre
province venete riuscendo a coniugare competenze e risorse finanziarie pur mantenendo il proprio ruolo di polo di
aggregazione sociale e culturale.
La Cassa di Risparmio del Veneto continua e conferma una tradizione che la vede vicina alle istituzioni e realtà locali
con il suo impegno nella cura e nella valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico, artistico e culturale quale indiscusso segnale di un senso di responsabilità morale e civile verso il suo territorio e i suoi abitanti.
Giovanni Costa
Presidente della Cassa di Risparmio del Veneto
Il Po dall’Isola di Ariano
“
”
...circa ripam flumini Padi et litora maris Hadriani...
Vitruvio, De Architectura, II, IX, 14
Indice Una terra fertile di memorie
Raffaele Peretto
11
Le visioni dall’alto
Michele Baldo e Raffaele Peretto
18
La carta geomorfologica
Sandra Bedetti e Raffaele Peretto
Introduzione
I dossi fluviali
Il microrilievo
Le sette morfologie territoriali
Raffaele Peretto e Silvia Piovan
Luisa Cattozzo Sandra Bedetti e Raffaele Peretto
AREA 1
Valle del Tartaro
Michele Baldo e Raffaele Peretto
AREA 3
Idrografie padane
Raffaele Peretto
AREA 2
AREA 4
Adige e antico Po Disegni agrari
Lungo i dossi fluviali, dentro la pianura Le migliorie fondiarie
AREA 5
Antiche selve
AREA 6
Valli di Adria
AREA 7
Lungo la Via per Gavello
Nuovo Delta
Bibliografia Autori
Michele Baldo e Raffaele Peretto
Raffaele Peretto Silvia Piovan e Paolo Mozzi Raffaele Peretto e Silvia Piovan Raffaele Peretto Nicola Albertin e Raffaele Peretto Sandra Bedetti Raffaele Peretto
22
24
26 29 33 47
67
79
90
92
99
114
119
143 158
162
“
In alcuni dei suoi caratteri fondamentali,
il nostro paesaggio rurale, già si sa, risale a epoche assai remote.
Ma per interpretare i rari documenti che ci permettono di
penetrare quella genesi nebulosa, per porre correttamente i
problemi, per averne anche solo l’idea, si è dovuta soddisfare una
prima condizione: osservare, analizzare, il paesaggio di oggi. Esso solo, infatti, dava la prospettiva d’insieme da cui era
indispensabile partire. Non che possa trattarsi, certo, avendo
definito una volta per tutte questa immagine, di sovrapporla tale e quale su ognuna delle fasi del passato successivamente incontrate,
risalendole una dopo l’altra.
Qui come altrove, è un cambiamento che lo storico vuol cogliere.
”
Ma nella pellicola che prende in esame, solo l’ultimo fotogramma è
intatto. Per ricostruire i tratti sfocati degli altri, è stato necessario
anzitutto svolgere la bobina in senso inverso a quello della ‘ripresa’.
Marc Bloch, Apologia della storia o Mestiere di storico, Einaudi, Torino, 1993.
Titolo originale: Apologie pour l’histoire ou Métier d’Historien, Armand Colin éditeur, Paris, 1993. Il volume è la versione curata dal figlio dell’autore, Etienne, dal lavoro edito postumo per la prima volta nel 1949.
Una terra fertile di memorie
dell’IGM di un’area compresa tra Adria e la strada statale Romea. Attraverso un’elaborazione grafica sono riportate
alcune tracce essenziali di paleoalvei a nord della città e i
cordoni delle antiche dune costiere, oltre alle ubicazioni di
ritrovamenti archeologici nell’area urbana e in località
Raffaele Peretto
Campelli.
Il ritorno al passato
La prima foto aerea con tracce di segni sepolti impressi
dall’uomo nelle terre dell’antico Polesine fu pubblicata nel
1968 da mio padre Rodolfo in Padusa, rivista del Centro
Polesano di Studi Storici, Archeologici ed Etnografici
(CPSSAE). Dall’analisi di alcune foto, donate al CPSSAE
dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e relative a un
volo
eseguito
nel
1966
sopra
alcune
aree
mediopolesane, egli notava la presenza a nord di Villadose
‘di un probabile tracciato di una grande via romana’,
ipotizzandone il legame con una centuriazione.
Ricostruzione dell’antica situazione geo-topografica del territorio di Adria. (Da G. Schmiedt, 1970, tav. LVII)
Emerge il quadro di una città significativa per il suo
passato ma sostanzialmente isolata da un contesto tale da
giustificare la sua eccellente valenza commerciale nella protostoria e il ruolo di municipium in epoca romana. Una
visione paleoambientale, questa, che rispecchiava le ridotte
conoscenze archeologiche della terra polesana, facendo
prevalere tra gli studiosi una scarsa considerazione in merito a presenze insediative nell’antichità, in un territorio
ritenuto inospitale per le sue caratteristiche ambientali.
Alcuni appassionati di storia locale, nell’intento di ribaltare
La foto aerea pubblicata in Padusa (IV, 1968, n.1) con gli evidenti segni del tracciato stradale e delle divisioni
agrarie della centuriazione nei pressi di Villadose.
quella radicata idea di un Polesine poco idoneo
all’insediamento, per la presenza di ampie aree paludose, fondarono nel 1965 il CPSSAE e avviarono attività di
ricerca di campagna, per far luce su un passato in gran
parte sconosciuto. Bisognava rivolgere attenzione anche
Questa comunicazione non suscitò interesse presso gli
all’entroterra della fiorente città di Adria, fin dal Settecento
per un richiamo, una quindicina d’anni dopo, di Giovanni
tracciate nel 1939 da Alessio De Bon ne Il Polesine
studiosi di archeologia e topografia antica, eccezion fatta
Uggeri nell’esaminare la viabilità in epoca romana
oggetto di studi e ricerche, seguendo le linee fondamentali
nell’antico impero, testo fondamentale per la conoscenza
nell’antico delta padano.
delle terre tra Adige e Po, dove erano state presentate
territorio polesano figura nell’imponente opera editoriale
relazione tra le evidenze archeologiche e il paesaggio
Nessun cenno ad interventi antropici operati in antico nel
Atlante Aerofotografico delle sedi umane in Italia di Giulio Schmiedt, articolata in tre tomi e rivolta all’esame
delle maggiori aree archeologiche. Una scheda nella
seconda parte, edita nel 1970, illustra il fotopiano 1955
indagini innovative per l’epoca, basate sull’imprescindibile antico.
Bisognava, in conclusione, giungere a delineare un panorama
più
dettagliato
delle
testimonianze
archeologiche del territorio rispetto a quello definito ‘molto 11
Trasparenze di paesaggi
Paleoalvei e tracciati stradali romani riportati da A. De Bon nella carta del territorio tra Ferrara e Padova (1939 ca.). Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo
scarso’ e ‘scientificamente irrilevante’ dal mondo
della Camera di Commercio di Rovigo. Difficoltà
accademico.
economiche e problemi di gestione, in particolare quello
articolato lavoro di schedatura e raccolta dati coordinato
l’Amministrazione Comunale di Rovigo ad istituire nel
Negli stessi anni si andava anche consolidando un
da Luciano Bosio che, in qualità di docente di Topografia
Antica presso l’Università di Padova, affidava agli studenti
della
sede
destinata
alla
demolizione,
portarono
dicembre 1978 il Museo Civico delle Civiltà in Polesine nei
locali dell’ex monastero olivetano di San Bartolomeo,
del suo corso tesi rivolte alla stesura di carte archeologiche
liberati da poco dall’utilizzo di casa di ricovero per anziani.
dell’I.G.M. si spinse ben presto verso l’Adige e il Polesine,
Comune di Rovigo che nel 1980 riproponeva alcuni spazi
di aree del Veneto. Il mosaico delle tavolette topografiche
delineando le premesse per il consistente lavoro di Enrico
L’eredità museale del CPSSAE veniva così lasciata al
espositivi. Solo nel 2001, a seguito dei lavori di restauro
Zerbinati che nel 1982 portò alla pubblicazione del Foglio
del complesso monastico iniziati nel 1990, si giungeva ad
d’Italia.
La precaria situazione in cui inizialmente si trovò ad
64-Rovigo, inserito nell’Edizione Archeologica della Carta
avviare l’allestimento del nuovo Museo dei Grandi Fiumi.
I volontari del CPSSAE ottennero risultati incoraggianti
operare il museo rodigino, sia per il degrado della sede, sia
saggi di scavo, il più significativo dei quali portò alla
campo, indirizzata soprattutto allo studio geomorfologico
Frattesina. Il materiale raccolto in sei anni di ricognizioni,
rafforzarsi
dalla loro attività di ricerca, giungendo ad avviare mirati
scoperta dell’abitato dell’età del Bronzo finale di
per la carenza dell’organico, non rallentò la ricerca sul
e dell’antica topografia del territorio. Andò anche a una
costruttiva
collaborazione
con
la
permise l’apertura del Museo Archeologico nel 1971, quale
competente Soprintendenza Archeologica e con le azioni
di Susa di Viale Regina Margherita, messi a disposizione
esempio è rappresentato dalle due mostre allestite nel 1986
sede staccata dell’Accademia dei Concordi, nei locali ex Val
12
del Museo Archeologico Nazionale di Adria. Un felice
Una terra fertile di memorie
Schema paleoambientale del territorio
tra Rovigo ed Adria. (Da R. Peretto, 1986, tav.
fuori testo)
presso i musei di Adria e Rovigo, accompagnate da un
oltre
archeologiche e paleoambientali, nel quale veniva
ricognizioni di superficie incrementarono sensibilmente i
acquisite in venti anni di studi e ricerche. Oltre ai siti
interesse alle testimonianze più antiche della storia
Mariconda, di Frattesina, di Villamarzana, si presentava
Bronzo a Precona, a Trecenta, a Zanforlina, a Larda, a
unico
catalogo,
L’antico
Polesine.
Testimonianze
presentato un particolare quadro delle conoscenze
dell’età del Bronzo di Canàr e dei suoi dintorni, di
quanto emerso negli scavi di recente condotti ad Adria, San
Basilio,
Corte
Cavanella.
Contestualmente
veniva
esaminata anche la topografia antica del Polesine
influenzata da vicende idrografiche e arricchita nel 1984 dalle scoperte di centuriazioni e di lunghi rettifili di
tracciati stradali impostati dai Romani, le cui tracce erano
emerse come trasparenze dall’analisi di fotografie aeree.
a
segnalare
tempestivamente
ritrovamenti
archeologici durante lavori di sterro, con le loro autorizzate
dati sul popolamento nell’antichità. Limitando l’ambito di polesana, vengono così scoperti nuovi siti dell’età del
Narde, seconda necropoli di Frattesina. Recentemente a Campestrin presso Grignano è stato indagato un villaggio
protostorico con evidenti prove di officine per la lavorazione dell’ambra.
Dopo la prima parziale schedatura dei siti archeologici curata da Zerbinati nel 1982, il censimento delle antiche
presenze insediative viene esteso nel 1989 a tutto il
Il volume L’antico Polesine rappresentò certamente il
Polesine con il progetto Atria e in seguito aggiornato nel
stesso tempo fu ulteriore punto di partenza per
(Archeos), elaborata da Sandra Bedetti, giungendo alla
significativo coronamento di fruttuose ricerche ma nello
intraprenderne altre. L’anno dopo a Balone, presso
Grignano Polesine, venne indagata una necropoli etruscopadana del V sec. a.C. e si individuarono coeve
testimonianze abitative a Gavello e a San Cassiano, quest’ultima località in seguito interessata da scavi.
Importanti furono i risultati di attive ricerche condotte ad Adria e nei suoi dintorni ad ulteriore conferma di centro
2000 nella Catalogazione informatica dei siti archeologici schedatura di 1257 siti.
I palinsesti del suolo
Se la ricerca da terra ha delineato in questi ultimi cinquanta anni una più verosimile immagine dell’antico
Polesine, sono state le fotografie aeree ed anche
egemone nell’antico delta padano. Per oltre dieci anni
programmati voli a bassa quota a lasciare intravedere sotto
conoscenze anche verso l’epoca altomedievale. Si
sepolti. Solo le visioni dall’alto, infatti, consentono di
indagini in località di Ficarolo e Gaiba hanno allargato le
intensificò l’attività di associazioni di volontariato che,
l’attuale campagna suggestive trame legate a paesaggi
coordinare elementi che da terra paiono isolati, di leggerli
13
Trasparenze di paesaggi
e riunirli in categorie sia geografiche che storiche. Il colore
dell’antico territorio polesano e ribadì allo stesso tempo la
coltivazioni, evidenziano segni dell’archeologia di paesaggi
intervenire anche in regioni difficili e dai deboli equilibri
e le varie tonalità del suolo agricolo, arato o interessato da
caratterizzati, in particolare, dalle tormentate vicende
particolare capacità degli agrimensori romani di naturali, operando con accorgimenti e moduli esterni ai
idrografiche e da antiche bonifiche del suolo.
canoni tradizionali. La scoperta di quanto ancora riesce a
l’aerofotografia, sempre più supportata da metodologie
trovò immediati positivi consensi presso alcuni ambiti
Un connubio oggi essenziale lega la ricerca sul campo con
sofisticate. L’esperienza per la terra polesana ha una singolare storia, piuttosto recente rispetto ad altri casi
nazionali ed europei, ma significativa e nello stesso tempo pionieristica.
È nella primavera del 1984 che prende finalmente vita
quell’auspicato approfondimento suggerito da mio padre
Rodolfo con l’individuazione del rettifilo stradale nelle
custodire la campagna delle antiche terre di Adria non accademici; in particolare non convincevano l’anomala
larghezza del decumano massimo della centuriazione,
l’atipicità della larghezza delle sue maglie quadrate,
l’estensione della pertica fino a lambire l’attuale laguna
veneta presso Chioggia.
Tutto però concordava in pieno con quanto, ad insaputa
reciproca, da qualche tempo stava rilevando Pierluigi Tozzi
terre di Villadose. Ma per rimuovere dall’oblio quella foto
del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di
l’insistenza ed anche la caparbietà di Camillo Corrain che,
del 1987, dedicato al contributo dell’aerofotografia alla
riteneva essenziale stendere a più mani elaborati scritti
Pianura Padana, Tozzi prende in esame le terre delle Valli
aerea (erano passati sedici anni) ci sono voluti lo stimolo,
coinvolti Enrico Zerbinati, Luciano Alberti e lo scrivente,
rivolti all’analisi del territorio tra Bassa Padovana e
Polesine nell’antichità, sulla base di significative evidenze
topografiche sepolte, emergenti in foto aeree zenitali
eseguite dall’Impresa Luigi Rossi di Brescia nel 1983.
Fu allora che andai a rispolverare le foto aeree del CPSSAE. Le assemblai ricomponendo una ristretta area a nord di
Villadose alla scala 1:5000 circa. Subito si delinearono
parallelamente e ortogonalmente i limiti ben definiti di
maglie di una centuriazione e all’interno di esse altre
lineazioni, viottoli e fossati, disposti a formare fitti sistemi di reticoli; alcuni segni, inoltre, con direzione nord-sud
Pavia. Nel volume Memoria della Terra, storia dell’uomo
conoscenza della topografia antica di alcune aree della Grandi Veronesi e quelle di Adria. L’eccellente
documentazione fotografica riguarda voli della Compagnia
Generale di Riprese Aeree di Parma (CGR) eseguiti per conto dell’Enel nel 1975 e 1977 e voli dell’IGM riferiti ad anni diversi. Lo studioso lascia scritto: ‘L’utilizzazione
comparata e integrata della documentazione aerofotografica
complessiva sul Polesine rivela un numero grandissimo di
elementi del passato, che si prestano a una lettura e a una interpretazione sistematica del territorio e non trovano
esempi paragonabili in Italia, ma in terra d’Africa’. Nella
piena condivisione dell’affermazione, non risulta fuori
sembravano appartenere ad un più antico intervento
luogo sostenere che per la terra polesana in molte
moduli unitari, si staccavano dall’orientamento del più
annuali, la fotografia aerea ha dato e ancora riesce a dare
territoriale, altri, pur risultando in relazione a ridotti
evidente disegno agrario della pertica.
Ad una prima e sorprendente elaborazione grafica,
favorevoli situazioni temporali, siano esse stagionali o il massimo della sua potenzialità.
Per disporre di una maggiore documentazione, Tozzi,
ottenuta ricalcando su acetato le trasparenze del mosaico
anche con Maurizio Harari, sorvolò in più occasioni con un
fotogrammi del volo CGR (1970) alla scala 1:10.000,
anomalie evidenti nel suolo delle aree interessate dalla
della carta tecnica quotata del Polesine. Il volo risultava
I miei voli furono quasi esclusivamente effettuati in
delle foto aeree, hanno fatto seguito meticolosi esami di
acquisito dai locali Consorzi di Bonifica per l’elaborazione
essere particolarmente utile all’individuazione dei segni
sepolti per le particolari condizioni favorevoli del suolo
piccolo aereo da turismo l’asta del Po, fotografando le ricerca.
deltaplano a motore. Fu il 20 agosto 1987, durante la
campagna di scavo della necropoli etrusco-padana di
agrario al momento delle riprese aerofotografiche, eseguite
Balone, quando costretto dalla ripetuta insistenza di Nereo
La restituzione dei segni individuati su tavolette IGM ha
archeologico, per la prima volta mi alzai da terra con il suo
in periodo estivo.
permesso di ricomporre interventi territoriali operati in
epoca romana. La centuriazione, gli altri disegni agrari
Visentin, proprietario del podere interessato dallo scavo
semplice mezzo ad osservare trame di paesaggi sepolti. Si
decollò dalla Superstrada Transpolesana non ancora
intorno ad Adria e i chiari percorsi stradali legati alla stessa
collaudata e aperta al traffico: l’amico pilota voleva farmi
Zerbinati e pubblicati in più occasioni a partire dal 1984.
campi coltivati a soia. La visione dall’alto, sostanzialmente
città, furono oggetto di studio ed analisi con l’amico Enrico
La presentazione dei lavori rivalutò in pieno l’immagine 14
notare i segni di un disegno agrario che emergeva nei
libera da ostacoli, spaziava sulle terre tra Grignano, Borsea
Una terra fertile di memorie
e Arquà Polesine, lasciando intravedere sorprendenti
Le visioni dall’alto portarono a promuovere indagini
del tutto invisibili nelle foto aeree zenitali al tempo
Medio Polesine” (in seguito esteso alle Valle Grandi
dopo per eseguire le riprese fotografiche ma i segni già non
Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova.
favorevoli condizioni di luce ma anche la progressiva
inglese condusse ricognizioni di superficie nei luoghi intorno
trasparenze di antiche suddivisioni della campagna, quasi esaminate. Si ritornò in perlustrazione un paio di giorni si mostravano marcati come in precedenza: le meno
maturazione della soia avevano tolto parte dell’incidenza
dei limiti agresti sepolti sui riscontri cromatici della stessa coltura. In
concomitanza
con
le
indagini
dettagliate sul terreno: significativo risultò il “Progetto Alto Veronesi), coordinato da Armando De Guio per conto del
Attraverso un approccio interdisciplinare, un’èquipe italo-
a San Pietro Polesine (Castelnovo Bariano), significativi per
località di interesse archeologico di età del Bronzo e romana,
offrendo contributi pienamente inquadrabili nelle moderne
specificatamente archeologiche condotte per
lo
più
dalla
competente
Soprintendenza, grazie ai sensibili
sostegni finanziari erogati dalla Regione
del Veneto, il Museo rodigino concentrò le
ricerche
per
approfondire
le
conoscenze del quadro paleoambientale
che si stava delineando, attraverso
ricognizioni di campagna e l’esame di
foto aeree eseguite in anni e periodi
diversi, in modo da disporre di maggiori
elementi possibili. In più occasioni, inoltre, con il supporto logistico anche
dell’Aeroclub Rovigo di Sant’Apollinare, furono effettuate perlustrazioni aeree a
bassa
quota
nei
luoghi
risultati
significativi, al fine di consentire visioni
dall’alto nei momenti voluti, quando, per condizioni climatiche, ambientali, di
luminosità, di copertura vegetale del suolo agricolo, si presentavano le
situazioni più idonee ed efficaci per la
lettura di quanto la campagna sa ancora restituire a testimonianza della sua
storia.
Vennero potenziate anche da alcuni studiosi
indagini
di
carattere
geomorfologico sia per inquadrarle
nell’ambito di un ridotto contesto
archeologico, sia per esaminare in ampie visioni gli sviluppi evolutivi e
l’antica topografia di vaste aree. Ai
primi studi rivolti al Polesine e alle aree
limitrofe di Antonio Veggiani e Gian Battista Castiglioni seguirono a più
riprese contributi di Marco Bondesan, di Claudio Balista, di Renzo Ferri, di
Mauro Calzolari, di Camillo Corrain, di
Limite agreste della divisione agraria di epoca romana evidenziato dalla
recentemente di Silvia Piovan.
Foto aerea obliqua, 1997
Luciano Alberti, di chi scrive e
differente crescita della coltivazione a frumento nella campagna di Grignano.
15
Trasparenze di paesaggi
metodologie di analisi del territorio nell’antichità e delle
sequenze
diacroniche
che
l’hanno
portato
alla
configurazione attuale. Di particolare rilievo è stata inoltre
l’azione del Gruppo Archeologico di Villadose (GAV) e di
alcuni appassionati locali. I volontari del GAV hanno
indagato a partire dal 1988, sistematicamente per ogni anno da ottobre a marzo secondo definiti programmi, parte del
territorio interessato dalla centuriazione ed estese aree dei
comuni di Polesella, Pontecchio Polesine, Guarda Veneta, Rovigo, Crespino, Gavello, giungendo alla mappatura di
numerosi siti archeologici, per la maggiore di epoca romana, ma anche ben rappresentati dalle testimonianze insediative etrusco-padane.
Nell’ultimo decennio sofisticate tecnologie informatiche e
moderni strumenti di telerilevamento offrono più complete
e chiare risposte all’indagine aero-fotogrammetrica nella definizione e nell’interpretazione dei segni superstiti nel
complesso palinsesto del suolo agrario. Ne sono un esempio
i contributi derivati dall’esame dell’area tra Fratta Polesine
e Villamarzana che ha restituito evidenze stratificate dell’età
del Bronzo e di epoca romana a cura di Michele Baldo,
Andrea Betto e Armando De Guio nell’ambito della sua tesi di Laurea del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova e “lo studio da telerilevamento mirato” applicato nel recente “Progetto Via Annia” che per l’aspetto geomorfologico e paleoambientale è stato sviluppato dal
Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova con il coordinamento di Paolo Mozzi.
Il consistente patrimonio di testimonianze e di conoscenze
trova in questa pubblicazione una prima sintetica raccolta, estesa a tutto il territorio polesano, anche se particolari
approfondimenti sono rivolti solo alle aree dove più attive
sono state le ricerche, sia sotto l’aspetto archeologico che
paleoambientale. È auspicabile che l’Atlante rappresenti il
primo passo verso la catalogazione e l’archiviazione di quelle tracce sepolte sempre più a rischio, recentemente
anche già strappate alla memoria della terra, e nello stesso
tempo verso l’approfondimento delle conoscenze sulla
storia del Polesine e sulla sua identità di terra governata e
modellata dalle acque e dall’uomo. Questa opera editoriale
è da intendere, inoltre, nel potenziale sviluppo verso la
realizzazione di un organico centro di documentazione
dell’archeologia del paesaggio: una banca dati delle
testimonianze legate ai tempi del territorio e alle rispettive
fasi di antropizzazione, un archivio consultabile a vari
livelli, tale da fornire indicazioni alle locali amministrazioni
nella definizioni di piani territoriali in merito alle
peculiarità morfologiche, paleoambientali, archeologiche, storiche, paesaggistiche, con il fine di prevenire
irrimediabili danni e distruzioni nei confronti di quella
memoria che il fertile sottosuolo riesce ancora a custodire. 16
Una terra fertile di memorie
Canali di rotta e limiti della centuriazione nella campagna ad est di Sarzano. Foto aerea obliqua, 1990 17
Le visioni dall’alto Michele Baldo e Raffaele Peretto
La fotografia aerea, oltre a mostrare la reale configurazione topografica dell’area ripresa, può lasciare intravedere anche
elementi della storia del territorio in visioni organiche d’insieme. Infatti, se viste dall’alto, morfologie, tracce e segni
sepolti, legati alla naturale evoluzione ambientale e agli interventi dell’uomo, acquistano una dimensione particolare e continuativa nello sviluppo areale.
Segni della natura
Sono le varie tonalità dei colori del suolo agrario e delle
sue colture a riflettere la presenza di paleoalvei,
esondazioni fluviali e rotte, in quanto i sedimenti
prevalentemente sabbiosi depositati dalle attività fluviali
sono più chiari e perdono più rapidamente il contenuto
di umidità rispetto a quelli limoso-argillosi circostanti,
che appaiono più scuri. Anche le variazioni di colore
della vegetazione agricola mostrano la presenza dei
sedimenti sabbiosi. Questi rallentano la crescita delle
colture e ne accelerano la maturazione, evidenziando
così la distribuzione di morfologie sepolte. Per i
paleoalvei e i canali di rotta, inoltre, la fascia chiara sabbiosa che li contraddistingue è percorsa nell’interno da una traccia curvilinea scura, corrispondente alle ultime fasi di drenaggio del corso d’acqua.
Tracce di un ramo scomparso del Po di Adria nella campagna
di Fasana a nord di Adria. Foto aerea obliqua, 1990
La sezione di un fossato mostra la stratigrafia di un antico canale di rotta. Foto 1989
Canali di rotta ad est di Sarzano. Foto aerea © Blom CGR-Parma, 1977
18
Introduzione
Segni dell’uomo La presenza di percorsi stradali e di ripartizioni agrarie scomparse sono spesso individuabili da lineazioni scure
corrispondenti al riempimento dei fossati di questi
antichi interventi territoriali ad opera di sedimenti
alluvionali ricchi di sostanze organiche. Un ruolo
importante assume il periodo dell’anno in cui è stata
eseguita la foto aerea, come pure il grado di umidità del
suolo, l’inclinazione dei raggi solari, la presenza o meno
di colture. In ogni caso è opportuno disporre per la stessa zona di più foto, eseguite in annate e stagioni diverse, al fine di consentire una più dettagliata ricostruzione delle
strutture sepolte, in quanto non sempre individuabili con le occasionali prospezioni aeree.
I marcati fossati del decumano massimo della centuriazione
romana di Adria in campi coltivati a soia. Foto aerea obliqua, 1990
Tracce di fossati della centuriazione nei pressi di Villadose evidenziati dalla precoce maturazione della soia e dalla sezione
di una scolina. Foto 1990
19
L’infrarosso Tra i vari supporti analizzati le immagini zenitali
La luce infrarossa viene assorbita dall’acqua, producendo
informativo, rendendo visibili elementi assenti nelle riprese
intensamente riflessa da alcune sostanze di origine
all’infrarosso hanno espresso un elevato potenziale
tonalità molto scure, tendenti al nero, mentre è
tradizionali, in quanto non percepibili dall’occhio umano.
organica, come la clorofilla contenuta nelle foglie,
della luce visibile e presenta caratteristiche molto peculiari
piante apparentemente dello stesso colore, ma in condizioni
L’infrarosso ha una banda di frequenza inferiore a quella
che la rendono adatta a varie applicazioni scientifiche. Nella fotografia aerea essa è in grado di penetrare la foschia e la nebbia leggera in misura maggiore rispetto alla luce visibile
e viene riflessa dagli oggetti in modo diverso da quello
permettendo di registrare anomalie vegetazionali anche tra
o in fasi di sviluppo lievemente diverse, potenzialmente a
causa di elementi archeologici presenti nel sottosuolo in cui
sono radicate.
abituale.
Tracce di divisioni agrarie di epoca romana sopra il villaggio di Frattesina. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
20
Introduzione
Particolari ingranditi di foto
aeree del territorio nord-est di Arquà Polesine. L’infrarosso
marca i segni di antichi
interventi antropici e di canali di rotta.
Immagine TerraItalyTM -
© Blom CGR 2006-2007
21
I dossi fluviali Raffaele Peretto e Silvia Piovan
Nelle fasi di portata idrica normale, il fiume tende
progressivamente a ridurre il suo alveo per il deposito di materiali sabbiosi che la normale energia della corrente non riesce a trasportare. Nella bassa pianura, quando un corso
d’acqua tracima in modo diffuso su lunghi tratti delle sue
sponde, le acque di esondazione trasportano sedimenti al
di fuori dell’alveo che vanno a disperdersi nella piana circostante. I sedimenti più grossolani, prevalentemente
sabbiosi, si depositano immediatamente a lato del canale
attivo, dove l’energia di trasporto delle acque è superiore, mentre quelli più fini (limi e argille) vengono lasciati dalla fase finale dell’esondazione, in posizione distale rispetto al canale attivo.
Il ripetersi di questo processo di sedimentazione, porta
alla formazione di argini naturali che, col passare del
tempo e in condizioni sedimentarie adatte, tenderanno a
crescere verticalmente. In caso di avulsione, ovvero di cambio di percorso del fiume, il canale residuale, relativo
all’ultima fase di attività del corso primitivo, s’interra completamente.
A testimonianza del fiume estinto resta riconoscibile la sua morfologia dossiva.
Nella pagina accanto, tre esempi di morfologie dossive
fluviali. Dall’alto il paleoalveo del Po di Adria ad Arquà
Polesine (1987), l’Adigetto in località Albara di Sant’Apollinare (1985), il paleoalveo di un ramo dell’Adige a Granzette di Rovigo (1994).
22
23
La carta geomorfologica Sandra Bedetti e Raffaele Peretto
Il Polesine, come tutte le contermini terre dei bassi corsi del Po e dell’Adige, si configura in una piana alluvionale
acque disalveate. Anche per questo caso sul ventaglio di
esondazione sorsero i centri rivieraschi del Po, dell’Adige,
limitata e attraversata da rilevati argini artificiali dei suoi
del Tartaro-Canalbianco. I rilievi più evidenti sono
apparentemente piatto, con spazi liberi che consentono di
molto lontano, erano distribuite in sistemi e cordoni
corsi d’acqua. Per il resto il paesaggio si presenta allargare lo sguardo fino all’orizzonte. In realtà anche solo
percorrendo strade secondarie dall’andamento tortuoso,
possiamo
renderci
conto
di
seguire
morfologie
leggermente rilevate rispetto al piano campagna
circostante, corrispondenti a dossi di paleoalvei. Sugli
stessi sono pure sorti in epoca medievale buona parte dei
centri abitati, una esigenza questa dettata dal fatto che la fascia dossiva fluviale garantiva una certa sicurezza dalle frequenti alluvioni. Altre morfologie rilevate sono dovute
alle rotte formatesi per il deposito in prossimità dell’argine dei sedimenti più grossolani (sabbie) della torbida delle
1
2
rappresentati dalle dune costiere che, in un passato non nell’area deltizia padana, a testimonianza dell’evoluzione
degli antichi litorali fin da epoche protostoriche. Oggi le
“dune fossili” sono limitatamente ridotte ad alcuni relitti superstiti alle incontrastate azioni di sbancamento con il loro utilizzo a cave di sabbia.
Attraverso la rappresentazione grafica degli elementi
caratterizzanti l’aspetto fisico e morfologico di un territorio si giunge alla elaborazione della carta geomorfologica, che costituisce una indispensabile base per lo studio della sua storia ed evoluzione.
4 5
3 2
Particolare della Carta Geomorfologica della Pianura Padana, scala 1:250.000, M.U.R.S.T., coord. G.B. Castiglioni, allestimento e stampa S.E.L.C.A., Firenze, 1997 (rielaborata)
24
2
4
Introduzione
I fiumi scomparsi
Sulla base di dati geomorfologici e archeologici risalgono
Altri paleoalvei che rivestono particolare interesse per il
diramazioni del Po e del Tartaro in territorio polesano,
Tartaro ripresero in passato il corso del Po di Adria e
almeno a fasi del secondo millennio a.C. le tracce di antiche
mentre sono da attribuire al VI-V sec. a.C. paleoalvei
meridionali dell’Adige che in epoca protostorica sviluppava il corso principale attraverso Montagnana ed Este.
territorio sono la Pestrina e l’Adigetto. Le idrografie del
quello della Pestrina, prima di assumere il nome di
Castagnaro e in seguito di Canalbianco.
Il ramo padano più settentrionale, denominato Po di
Adria, scorreva trasversalmente per l’attuale Polesine da Castelmassa e sfociava in mare in corrispondenza di Fornaci, tra Loreo e Porto Viro. Il fiume si biforcava a sud
di Rovigo per dirigersi, attraverso Sarzano, Mardimago, San Martino di Venezze, verso la Laguna di Chioggia (Po di Rovigo) dove un’unica foce accoglieva anche le acque
dell’Adige di Este.
1 Tartaro 2 Po di Adria 3 Po di Rovigo 4 Adigetto 5 Pestrina
Forme e depositi fluviali
Tratti di pianura alluvionale distinti secondo la natura dei sedimenti superficiali prevalentemente: a) ghiaiosi
b) sabbiosi
c) limosi ed argillosi
torba
Traccia di corso fluviale estinto, a livello della pianura o leggermente incassato: a) ben conservata
b) mal conservata
Tracce diffuse di corsi d'acqua a canali intrecciati, estinti
Sito di importante deviazione fluviale (età, eventualmente anno)
Dosso fluviale particolarmente pronunciato (altezza > 2m, pendenza longitudinale <1 ‰)
Altri dossi fluviali (meno pronunciati, o a forte pendenza longitudinale)
Canale di esondazione
ventaglio di esondazione
gorgo
area depressa in pianura alluvionale antica conca lacustre prosciugata
Forme e depositi litoranei e lagunari
Depositi sabbiosi di ambiente prevalentemente litoraneo
Cordone litoraneo sabbioso semplice (recente ed antico) a) rilevato sulle aree circostanti
b) non rilevato e/o parzialmente sepolto
cordone litoraneo sabbioso, complesso o largo
25
Il microrilievo Luisa Cattozzo
La carta del microrilievo, basata sul modello digitale del
terreno (DEM), disegna il territorio interpolando punti
quotati della stessa scala di valore, evidenziando le
morfologie rilevate costituite da attuali argini artificiali dei fiumi e da fasce dossive dei paleoalvei. Queste ultime
sembrano scemare nella parte più orientale, a est di Adria, dove tutto il territorio si trova prevalentemente ad un livello inferiore a quello di medio mare. In realtà anche
nell’area del Delta tali elementi, seppur in forme meno
accentuate, sono ben presenti, oltre ai cordoni di antiche dune costiere.
La carta del microrilievo per il territorio polesano è frutto
dell’integrazione di dati forniti dalla Regione Veneto, elaborati con la collaborazione scientifica di Armando De
Guio (Università di Padova) e del Servizio SIT della Provincia di Rovigo. Sulla carta del microrilievo sono stati sovrapposti i principali paleoalvei.
25 m
Modello digitale del terreno (DTM)
Elaborazione con passo di 5 metri dei punti quotati della Carta
Tecnica Regionale del Veneto.
A cura del Servizio Sistema Informatico Territoriale della
-5m
Provincia di Rovigo.
Lusia Badia Polesine
Lendinara
Giacciano con Baruchella
Villanova del Bergantino Melara Canda Castelnovo Bariano
Trecenta
S.Bellino
Fratta Polesin
Castelguglielmo
Castelmassa Bagnolo di Po
Ceneselli Calto
Pincara Salara
Fiesso Umbertiano Ficarolo
Gaiba
Stienta Occhiobello
Principale idrografia attuale Paleoidrografia
La carta riporta i principali paleoalvei morfologicamente
individuabili nella Provincia di Rovigo. 26
Introduzione
N
S.Martino di Venezze
Pettorazza Grimani
Rosolina Villadose ROVIGO Loreo Adria
l Ghebbo
ne
Ceregnano
Costa di Rovigo
Pontecchio Polesine
Villamarzana
Porto Viro
Gavello Corbola
Arquà Polesine
Taglio di Po
Bosaro Papozze
Frassinelle Polesine
Crespino
Villanova Marchesana
Guarda Veneta Polesella
Ariano nel Polesine
Porto Tolle
Canaro
27
28
Le sette morfologie territoriali Sandra Bedetti e Raffaele Peretto
Valle del Tartaro AREA 1.
Adige e antico Po AREA 2.
Disegni agrari AREA 4.
Valli di Adria AREA 6.
Nuovo Delta AREA 7.
Antiche selve AREA 5.
Idrografie padane AREA 3.
La particolare configurazione territoriale del Polesine,
canali di rotta. Il Canalbianco divide quest’area dalle terre
delineata dai corsi del Po e dell’Adige e solcata nel mezzo dal
della bonifica estense e delle due Selve (Veneta e
differenti per caratteristiche morfologiche e paleoambientali.
diramazioni fluviali legate alla presenza di testimonianze
Tartaro-Canalbianco, permette la definizione di 7 aree
Partendo dalla propaggine meridionale delle Valli Grandi
Ferrarese) che racchiudono interessanti tracce di dell’età del Bronzo, di genti etrusco-padane, di coloni
Veronesi dove convergono diramazioni atesine e padane,
romani e di bonificatori rinascimentali, che hanno
a meridione dell’attuale corso dell’Adige, seguendone le
terre dell’antica Atria note dalla cartografia storica come
condizionando lo sviluppo idrografico del Tartaro, si passa
sfruttato la vocazione agricola del territorio. Si giunge alle
antiche tracce nel fiume Adigetto, oggi imbrigliato nel
“Valli d’Adria, Cavarzere e Loreo”, bonificate solo a metà
centri storici. Verso il limite meridionale dell’area il
pianificazione voluta dagli agrimensori romani intorno
paleoalveo, lungo il quale si svilupparono importanti legame idrico Tartaro-Po di Adria vede la sua ultima espressione nel corso del Canalbianco. A sud le vicende
Ottocento, che rivelano nella foto aerea la sorprendente alla città, in stretta relazione con due importanti vie
consolari. A est emergono con chiarezza gli elementi
idrografiche, che in epoca medievale hanno portato alla
peculiari dell’antico paesaggio lagunare, il Delta descritto
complessità del deflusso delle acque verso i principali
antropici di varie epoche. Il Taglio eseguito dai veneziani
definizione del corso attuale del Po, mostrano la
drenaggi, che oggi rivestono essenzialmente il ruolo di
da Plinio il Vecchio con le testimonianze dei segni
nel 1604 presso Porto Viro ha generato un nuovo Delta,
collettori di bonifica agraria. Tra Rovigo e Adria emergono
un ambiente particolarmente suggestivo, interessato da
romana, condizionata nell’orientamento dalla diramazione
espressione del Polesine e delle sue rinnovate storie di
i segni del grande disegno agrario della centuriazione
più settentrionale dell’antico Po, passante per Sarzano,
che, tra l’altro, lascia suggestivi segni ancora marcati di
ampi interventi di bonifica, che costituisce la più recente acque, di terre, di genti.
29
Trasparenze di paesaggi
Adige e antico Po AREA 2.
Valle del Tartaro AREA 1.
Idrografie padane AREA 3.
Ortofoto del Polesine
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
30
Le sette morfologie territoriali
Disegni agrari AREA 4.
Nuovo Delta AREA 7.
Antiche selve AREA 5.
Valli di Adria AREA 6.
31
“
Due strade da Ostiglia...
vengono a traversare l’argine Paradello,
confine di nostra provincia col Mantovano,
mettendo capo poco dopo a Melara,
quindi seguendo l’argine-strada del Po
siamo a Bergantino.
Il territorio di questi due comuni si chiama
”
dalle loro Bonificazioni, e vien chiuso al nord,
dopo un breve tratto, dal Tartaro, confine delle Valli Veronesi.
Squallido per gran parte,
ove fiancheggia questo fiume,
seminato di pascoli e canneti. Francesco Antonio Bocchi, 1879
32
Valle del Tartaro
AREA 1.
Michele Baldo e Raffaele Peretto
Il fiume Po solca il limite meridionale del Polesine
marcato paleoalveo del Po di Adria. Un secondo percorso
A nord la situazione è diversificata a seconda delle zone,
Per questo paleoalveo è accertata la sua attività durante la
segnando il confine con le province di Mantova e Ferrara.
del Tartaro è ricostruibile poco a nord di quello attuale.
l’area più occidentale è limitata dal Tartaro, un fiume di
seconda età del Ferro.
un corso artificiale, che a Canda prende il nome di
racchiude significative fasi evolutive del grande fiume
risorgiva dell’alta pianura veronese oggi caratterizzato da Canalbianco. In epoche antiche il deflusso delle sue acque
Anche l’area rivierasca del Po da Melara a Ficarolo prima di definire il corso attuale. Sul finire del secondo
era ostacolato dalle fasce dossive di diramazioni padane e
millennio a.C. il ramo settentrionale padano, denominato
Il Tartaro lega gli sviluppi del suo corso con alcuni
di Melara, databile all’età del Bronzo finale. Il suo
in seguito interessati da indagini stratigrafiche e da mirate
sorsero, limitandoci al territorio in esame, i centri di
atesine, provocando tortuose divagazioni e impaludamenti. significativi siti archeologici scoperti a partire dal 1978 ed ricerche di superficie. La più antica diramazione
riconosciuta del Tartaro è identificabile nella confluenza in territorio di Castelnovo Bariano di paleoidrografie
provenienti dalle Valli Grandi Veronesi. Durante la fase
Po di Adria, scorreva nei pressi del villaggio di Mariconda paleoalveo è riconoscibile in una fascia dossiva su cui Castelmassa, Ceneselli, Sariano, Trecenta. Presso quest’ultimo abitato sono state portate alla luce
testimonianze di un villaggio del Bronzo finale. Tra VIII e
VII secolo a.C., una rotta in corrispondenza di Sermide
formativa, tra il Bronzo antico e il Bronzo medio, il corso
deviò il corso padano, originando il Po di Ferrara ed anche
di Canàr, mentre sui suoi apparati paleofluviali sorsero
Fu, comunque, il Tartaro, già affluente del ramo padano
d’acqua determinò l’alluvionamento del villaggio arginato
successivamente gli insediamenti dell’età del Bronzo recente di Canova e Marola. Più ad oriente le tracce del percorso fluviale si articolano attraverso Baruchella e
Giacciano per immettersi, nei pressi di Trecenta, nel
diramazioni secondarie come la Pestrina di Salara-Runzi. abbandonato, a continuare l’attività dello stesso corso
d’acqua. A partire dall’Altomedioevo ulteriori rotte a Ficarolo crearono le premesse verso l’attuale percorso fluviale.
Valle del Tartaro AREA 1.
33
Trasparenze di paesaggi
L’ortofoto comprende il territorio
rivierasco del Po da Melara a
Ficarolo. Il limite nord è segnato dal
Tartaro e dall’Adige fino a Badia
Polesine.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
34
Valle del Tartaro
AREA 1.
Badia B
Giacciano con Baruchella Bergantino Melara
Can Castelnovo Bariano
Trecenta
Castelmassa
Bagn di Po
Ceneselli Calto
Salara
Ficarolo
Gaiba
Nella carta si possono notare le fasce
dossive di paleoalvei del Tartaro, dell’Adige e del Po di Adria che
interessano l’area.
35
Trasparenze di paesaggi
La foto mostra parte del territorio rivierasco del Po tra Bergantino e il corso rettificato e canalizzato del Tartaro, a destra e a sinistra del quale si notano gli sviluppi di sue antiche divagazioni, legate ai siti archeologici di Canàr e Canova, presso San Pietro Polesine, al centro della foto sul dosso di uno di questi paleoalvei. Poco a nord del Tartaro si nota il villaggio arginato di Fabbrica dei Soci. Foto Rossi srl-Brescia, 1983
Nella carta è raffigurato il territorio prima delle bonifiche agrarie. Particolare della Corographia dello Stato di Ferrara con le vicine parti delli altri Stati che lo circondano di G. Aleotti (a stampa, Ferrara 1603).
Accademia dei Concordi di Rovigo, Biblioteca
36
Valle del Tartaro
AREA 1.
Particolare ingrandito dell’area di Canova: si nota il
contorno dell’argine del villaggio protostorico. (Da TozziHarari, 1990). Foto © Blom CGR-Parma 1983
Il paleoalveo del Tartaro a San Pietro Polesine:
immediatamente a sud del paese c’è il villaggio protostorico Antiche diramazioni del Tartaro in località Fabbrica Nuova ad ovest di Baruchella.
di Canova; poco a nord-ovest è stato individuato quello di Canàr.
Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
Foto aerea obliqua, 1988
Il disegno su carta di A. Penna, datato 1676 mostra le bonifiche di
buona parte della Transpadana
Ferrarese avviate agli inizi del XVII
sec. dal Marchese Enzio Bentivoglio. Gli
interventi
agrari
furono
condizionati dalle morfologie di paleoalvei e canali di rotta, i cui dossi
imposero
precise
scelte
nella
progettazione dei collettori per il drenaggio delle acque. Biblioteca Comunale di Forlì
37
Trasparenze di paesaggi
La fotografia aerea ha permesso di rilevare a nord del Tartaro, in area veronese, la fitta rete di una centuriazione romana
attraversata da una strada che da Torretta Veneta, dopo la biforcazione, con un tronco puntava a nord, con l’altro ad est. La via è probabilmente la “Emilia Altinate” che da Bologna si portava ad Altino. Rilievo ed elaborazione grafica di Michele Baldo.
Dettaglio del villaggio arginato di fabbrica dei Soci (età del
Bronzo Recente) in territorio veronese. Foto Rossi srl-Brescia, 1983
38
Dettaglio all’infrarosso della via romana e di limiti centuriali a nord di Torretta Veneta. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
Valle del Tartaro
AREA 1.
Foto © Blom CGR-Parma, 1970
Foto © Blom CGR-Parma, 1975
Foto Rossi srl-Brescia, 1983
In località Azzolina del Gorgo, di poco a occidente di Baruchella, la foto aerea del 1975 (tratta da P.Tozzi e
M.Harari 1990) mostra un’anomalia riconducibile alle
tracce di un villaggio arginato. Il confronto con altre foto
aeree, eseguite in anni diversi, rafforza l’esigenza di programmare mirate ricerche sul terreno in relazione
anche ad altri segni naturali ed antropici riscontrabili nell’area.
Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
39
Chiunsano La località di Chiunsano (Gaiba) è stata interessata dal
1992 al 2000 da ricerche archeologiche che hanno portato
all’individuazione di una villa rustica romana con successive fasi insediative in epoca altomedievale.
Foto aerea obliqua, 1993
Tracce di rotte e di ripartizioni agrarie sepolte in località Olmo di Ficarolo. Foto aerea obliqua, 1993
40
Particolare di un rettilineo stradale in località Convento. Foto aerea obliqua, 1993
Valle del Tartaro
AREA 1.
Dalle foto aeree emergono, nelle terre tra Ficarolo e Stienta, tracce di antiche divisioni agrarie che allo stato attuale delle
conoscenze, potrebbero riferirsi all’età romana. Ciò troverebbe conferma dal fatto che il lato della maglia quadrata rilevata
misura circa 700 m per lato (corrispondente ai canoni di 20 actus delle maglie centuriali) e che nell’area oggetto
dell’indagine sono stati accertati siti archeologici della stessa epoca (quello di Chiunsano è indicato con l’asterisco). Rilievo
ed elaborazione grafica di Michele Baldo in collaborazione con Carlo Palazzi e Luciano Pigaiani.
Particolare ingrandito della foto
all’infrarosso di località Trento a Ficarolo.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
41
Sequenze di rotte
Particolare di una grande rotta a nord di Castelmassa. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
La marcata ansa del Po a Ficarolo
richiama la deviazione del corso che
in epoca medievale si sviluppava nell’area emiliana, convogliando le
sue acque in mare con il principale
ramo del Volano.
Molto probabilmente furono eventi progressivi e non un’unica grande
rotta a portare verso lo sviluppo del corso attuale (vedi oltre area 3).
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
42
Valle del Tartaro
AREA 1.
L’area rivierasca del Po in corrispondenza di Calto; il paese di Fellonica è sulla sponda opposta del fiume in territorio mantovano. La morfologia fossile del Po di Adria è riscontrabile nella fascia segnata da percorsi stradali, limiti agresti e
fossati impostati in corrispondenza dei due argini. Sul dosso fluviale nel Medioevo sorsero diversi centri abitati, tra i quali Ceneselli, visibile nella porzione superiore della fotografia aerea. Foto Rossi srl-Brescia, 1983
Distribuzione di sedimenti sabbiosi
da parte di una rotta del Po tra Ficarolo e Gaiba.
Foto aerea obliqua, 1993
43
Gorghi di Trecenta Come per altri casi registrati nel territorio, i gorghi sono
movimento turbolento e vorticoso dell’acqua può formare
specchi d’acqua la cui origine è collegata a processi erosivi
queste
dell’espandersi delle acque disalveate contro ostacoli,
L’acqua che affiora nei gorghi di Trecenta è quella della
di tipo idrodinamico per l’effetto di onde di piena e
quali dossi fluviali o dune. A seguito dell’impatto il
depressioni
per
l’asporto
di
sedimenti
prevalentemente sabbiosi dalla morfologia dossiva.
falda dei depositi sabbiosi del Po di Adria.
I gorghi ad ovest di Trecenta sono suggestivi specchi d’acqua distribuiti lungo un tratto del paleoalveo padano. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
Il gorgo Magarino e il gorgo della Sposa presso Trecenta. Foto Luisa Cattozzo, 2013 44
AREA 1.
Valle del Tartaro
Convergenze di acque
Trecenta sorge sul dosso del Po di
Adria, lungo il Tartaro rettificato, verso il quale converge la Fossa Maestra, un altro canale, proveniente
dall’area meridionale delle Valli Grandi
Veronesi
e
impostato
parzialmente sul Castagnaro, antica
diramazione
dell’Adige.
Per
la
confluenza nel Tartaro, il nome
Castagnaro in passato fu attribuito a
tutto il resto del fiume, sostituito in
seguito con quello di Canalbianco. Nella
fotografia
aerea
sono
riconoscibili i segni superstiti del
paesaggio fluviale, caratterizzato in tempi diversi dalla convergenza di tre distinti corsi d’acqua. Sono evidenti tratti arginali del Tartaro e
del Castagnaro prima degli interventi di canalizzazione delle acque; ma
soprattutto emerge la morfologia del
meandro del ramo protostorico
padano, marcata dalle strade e dallo sviluppo urbano di Trecenta.
Foto © Blom CGR-Parma, 1970
45
“
Tutto questo territorio
fra Canalbianco ed Adige,
sopra ambo le sponde dell’Adigetto,
come in più felici condizioni del suolo,
vede men di tutti acque stagnanti,
”
è più d’ogni altro gremito di luoghi abitati,
ed in complesso il migliore della provincia. Francesco Antonio Bocchi, 1879
46
Adige e antico Po
AREA 2.
Michele Baldo e Raffaele Peretto
Il territorio lungo l’Adige tra Badia Polesine e Rovigo
le tracce insediative protostoriche anche i segni,
chiare paleoidrografie legate agli sviluppi del fiume prima
stratificati dal paesaggio palustre medievale e dalle
fonti classiche, che nelle epoche protostorica e romana
della Frattesina. Questo significativo intervento, assieme
restituisce, attraverso la geomorfologia e l’aerofotografia, della sua regimazione nel corso attuale. Dall’Athesis delle
riconducibili al periodo romano, di disegni agrari, bonifiche avviate nel XV secolo nelle terre del “retratto”
passava per Este, si svilupparono nel tempo diramazioni
ad altri, tra cui il retratto delle Valli di Lendinara, quello di
dosso in epoca medievale sorsero diversi centri abitati, come
nuova concezione rinascimentale applicata all’economia
meridionali tra cui l’Adigetto, quel flumen Vetus sul cui Badia Polesine, Lendinara, Rovigo. Altri scoli dell’attuale
bonifica agraria, come il Ceresolo, ma anche percorsi viari
articolati tra le località di Villafora, Saguedo, Cavazzana,
Vespara-Presciane, rappresenta un chiaro esempio della agraria del territorio.
L’interesse paleoambientale dell’area si estende anche
nelle terre a sud di Rovigo, tra Grignano, Borsea, Arquà,
Lusia, Granzette ricalcano ulteriori diramazioni atesine.
una ridotta zona delimitata da fasce dossive di paleoalvei.
Tartaro-Po di Adria vede la sua ultima espressione nel
località Balone di una necropoli etrusco-padana ed hanno
Verso il limite meridionale dell’area, l’antico legame idrico
Canalbianco. La diramazione padana rivestì qui un ruolo
primario in attività commerciali nella tarda età del Bronzo,
ben documentata dai risultati emersi nelle ricerche
archeologiche e paleoambientali condotte, a partire dal
1967, nei villaggi di Frattesina, Villamarzana e in quello di Campestrin, presso Grignano, scoperto nel 2008.
Recentemente, moderne tecnologie informatiche applicate
all’aerofotogrammetria hanno permesso di rilevare sopra
Le ricerche si svilupparono a seguito della scoperta in permesso di identificare tracce di un diffuso popolamento
durante il V secolo a.C., distribuito essenzialmente lungo un ridotto canale, il cui percorso è stato rilevato attraverso
ripetute ricognizioni aeree. Le visioni dall’alto risultavano determinanti, inoltre, per individuare chiaramente anche
in questi luoghi i limiti agresti di una ripartizione agraria di epoca romana contenuta all’interno dell’area racchiusa dalle morfologie fossili di fiumi.
Adige e antico Po AREA 2.
47
Trasparenze di paesaggi
L’ortofoto comprende il territorio
delimitato a nord dall’Adige, tra
Badia Polesine e Rovigo, e a sud dal
Canalbianco da Trecenta fino a
Bosaro. L’area è interessata da
antiche diramazioni atesine e dal Po
di Adria. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
48
Adige e antico Po
Lusia Badia Polesine
Lendinara ROVIGO
Villanova del Ghebbo Costa di Rovigo Canda
nta
S.Bellino Fratta Polesine
Castelguglielmo
Po P Po
Villamarzana
Arquà Polesine
Bosaro
Bagnolo B l di Po Frassinelle F Polesine
Pincara
alara
Ficarolo
AREA 2.
Gua Ven Polesella
Fiesso Umbertiano Gaiba
Stienta Canaro Occhiobello
Le tracce di antiche idrografie
presenti nell’area hanno avuto un
ruolo fondamentale per lo sviluppo di importanti centri abitati.
49
Le città e il flumen vetus Le città, ma anche le frazioni e le borgate, sorte sul dosso
il suo primario ruolo a vantaggio dell’attuale corso
insediativo gli argini dell’antico corso d’acqua. Tra il
come Adigetto. Oggi è un ridotto canale a controllo idrico,
dell’Adigetto marcano nei segni delle vie e nello sviluppo Trecento e il Quattrocento il fiume ridusse sensibilmente
dell’Adige, tanto che solo a partire dal XVI sec. è ricordato imbrigliato nel suo paleoalveo.
La città di Badia Polesine sorse sulla diramazione tra Adige e Adigetto. Ad oriente del centro abitato sono riconoscibili
morfologie legate ad altre antiche diramazioni atesine. Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
Foto aerea di Lendinara; a sud-ovest un paleoalveo si collega con il dosso dell’Adigetto. Foto Rossi srl-Brescia, 1983 50
Adige e antico Po
AREA 2.
Particolare della Topografia del Polesine di Rovigo di Marchetti e Milanovich (a stampa, Venezia 1786). Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo
Nella bella, dettagliata e precisa carta sono riconoscibili alcuni paleoalvei, il Po di Adria in particolare che a Fratta è tagliato dallo Scortico. Quest’ultimo è un canale trasversale che consentiva, almeno fin dal Medioevo, il collegamento della navigazione fluviale dall’Adige, attraverso l’Adigetto, al Canalbianco e da questo, tramite la Fossa di Polesella, al Po.
L’Adigetto nei pressi di Costa.
All’interno del marcato dosso fluviale
si snoda il ridotto corso d’acqua
mantenuto attivo da sistemi di
regimazione idraulica. Foto aerea obliqua, 1989
51
Rovigo incrocio di fiumi Per Rovigo furono due le morfologie che condizionarono
siano sorti lungo l’Adigetto, l’impianto della città murata
la scelta insediativa e lo sviluppo successivo della città. In
è in relazione all’andamento del dosso padano. Sia per
il paleoalveo della diramazione più settentrionale del Po
distribuzione delle vie cittadine i segni degli argini e delle
questo luogo, infatti, il corso d’acqua atesino passa sopra di Adria. Per quanto il castello e il primo nucleo di Rovigo
Foto aerea, Regione Veneto, 1983
52
l’Adigetto che per il Po sono ancora individuabili nella
ultime fasi di attività dei due paleoalvei.
Adige e antico Po
AREA 2.
Gli scassi del terreno per il garage di via Brunetti a Rovigo presso La Rotonda (marzo 1994) e per il sottopasso di via
Forlanini a sud della città (luglio 2004) hanno messo in luce le sequenze stratigrafiche sabbiose del paleoalveo padano
più settentrionale.
L’Adigetto a Rovigo in due fotografie di fine Ottocento riportate in cartoline. Il
corso d’acqua attraversava la città fino al 1937; limitatamente al tratto urbano, fu
deviato ad ovest e interrato per la realizzazione del Corso del Popolo.
53
Il Po di Adria tra Fratta e Villamarzana Frattesina
Il villaggio di Frattesina era ubicato in prossimità della sponda dell’antico ramo del Po di Adria, lungo un dosso
trovare una sua continuità areale e temporale in Gognano
e Villamarzana, località poste più ad est, lungo lo stesso
ad esso adiacente. L’abitato si estendeva per una
antico ramo padano. Lo sviluppo del villaggio di
interessato dalle vicende dell’insediamento raggiunge
l’inizio dell’età del Ferro e rappresenta la progressiva
superficie di oltre venti ettari e la potenza dello strato
anche 2 metri di profondità. Questo conferma, unitamente
alle numerose attività artigianali registrate, un’alta densità
di popolamento e un’organizzazione sociale che richiedeva distinzioni di mansioni ben definite.
La ricca documentazione raccolta e la specializzazione
della produzione confermano, senza dubbi, che parte dei
materiali, usciti dalle officine di Frattesina, fosse destinata all’esportazione, nell’ambito di una fiorente attività
commerciale connessa alla via dell’ambra tra nord Europa e area egea.
Il complesso archeologico di Frattesina, comprensivo anche
delle due necropoli di Fondo Zanotto e Narde, si sviluppa
tra XII e IX secolo a.C., con due principali fasi insediative,
intervallate da fenomeni alluvionali particolarmente
marcati verso la fine del X secolo a.C. Il villaggio sembra
Villamarzana si inquadra tra la fine del Bronzo finale e
scomparsa dell’insieme di villaggi medio-polesani (IX sec.
a.C.) legata, con molta probabilità, sia ai mutamenti
idrografici, sia al formarsi delle prime realtà urbane
dell’Italia centro-settentrionale. Il nucleo di Villamarzana
è esteso per una fascia di circa 2 chilometri. Il sistema
insediativo, inoltre, potrebbe collegarsi con il ritrovamento
occasionale di due tombe a cremazione nei pressi della
Chiesa di Frassinelle. La collocazione dei siti archeologici da Frattesina a Villamarzana a Frassinelle, nell’ambito
dell’antica configurazione del paesaggio, si prospetta
pertanto di rilevante interesse se vista quale strategica
distribuzione insediativa lungo arterie fluviali che
consentivano collegamenti commerciali dal litorale verso
l’entroterra e le aree lombarda ed emiliana.
Aree dei principali rinvenimenti archeologici nei comuni di Fratta Polesine (rosso) e Villamarzana (blu) (da A. Consonni, 2008 rielaborata) Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
54
Adige e antico Po
AREA 2.
La foto dal deltaplano pone in risalto, nel terreno più scuro, la presenza dell’abitato di Frattesina attraversato da un grande fossato. Foto aerea obliqua, 1990
I rilievi sovrapposti all’ortofoto mostrano la ripartizione agraria romana, rappresentata con linee rosse orientate in senso NO-
SE, che intersecano le tracce in bianco riferibili all’insediamento
protostorico; in verde il Po di Adria. Rielaborazioni grafiche da A. De Guio, M. Baldo, A. Betto et al., 2009. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
Particolare ingrandito della foto aerea con le anomalie individuate nell’area della necropoli di Fondo Zanotto.
55
Trasparenze di paesaggi
L’ortofoto all’infrarosso accentua la
visione di varie anomalie del suolo, riflesso degli elementi archeologici, evidenziando
lineazioni
sepolte
nell’area dell’abitato di Frattesina.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
Un limite della divisione agraria romana ripreso da foto aerea obliqua
nel 1993. 56
Adige e antico Po
AREA 2.
L’area tra Fratta Polesine e Rovigo è particolarmente ricca di testimonianze archeologiche e anomalie aerofotografiche. In verde sono evidenziate le principali paleoidrografie, in rosso i segmenti riferibili a ripartizioni agrarie di epoca romana
individuate attraverso la fotointerpretazione e in blu ulteriori tracce telerilevate riferibili a varie epoche. Rilievo ed elaborazione grafica di Michele Baldo.
Lo scasso del terreno effettuato nel settembre 1983 a Gognano per il sovrappasso sullo Scolo Valdentro della S.S.
Transpolesana ha messo in evidenza le stratigrafie sabbiose dell’antico ramo padano.
57
Trasparenze di paesaggi
Sul paleoalveo del Po di Adria si sviluppò il centro storico di Fratta Polesine, mentre la più recente espansione urbana è
esterna alla morfologia dossiva. Il percorso dell’antico fiume, attraversato dalla S.S. Transpolesana, è messo in evidenza dalle due strade, impostate sugli argini, dirette a Gognano e Villamarzana.
Foto aeree oblique, 1990
Arquà Polesine richiama nel toponimo la brusca ansa del paleoalveo padano. Nella foto aerea obliqua (1992) emerge
l’area subcircolare del castello circondata dal fossato. 58
Adige e antico Po
Nelle terre di Balone
AREA 2.
In località Balone, nel margine meridionale del territorio
comunale di Rovigo e al centro di un’area racchiusa da
marcati paleoalvei del Po e del Tartaro, durante i lavori di costruzione della Superstrada Transpolesana nel 1985 fu
scoperta una necropoli ad inumazione etrusco-padana, in seguito interessata da scavi archeologici. La necropoli e i diversi affioramenti di materiali riferibili a coevi nuclei
insediativi attestano un diffuso popolamento dell’area nel
V secolo a.C. configurando, per le conoscenze in nostro
possesso, il limite occidentale della chora di Adria. Si
registra, inoltre, una stretta relazione delle tracce
archeologiche con un ridotto corso d’acqua, individuato
per un tratto di circa 5 km e caratterizzato da argini
artificiali che limitano la sua pressoché costante larghezza intorno ai 20 m. Questi interventi di controllo e di
regimazione idraulica rispondono al particolare ruolo
assunto da genti etrusche nell’organizzazione delle terre di
Adria attraverso lo sfruttamento delle risorse agricole e i
collegamenti fluviali interni.
Schema della ripartizione agraria di epoca romana (da R. Peretto 1987)
Tra i numerosi segni rilevati da foto aeree all’infrarosso si distinguono, nel contesto di una specifica categoria, quelli
riconducibili ad un antico disegno agrario (in rosso) che si inquadra all’interno dell’area limitata ad ovest e a nord dal dosso del Po di Adria e a sud da morfologie fluviali sulle quali si sviluppa il corso attuale del Canalbianco. Sono stati
riportati anche i limiti dell’antica divisione agraria, oggi coperti dall’area commerciale. Rilievo ed elaborazione grafica di Michele Baldo in collaborazione con Raffaele Peretto. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
59
Trasparenze di paesaggi
Il paleocanale di Balone (doppia linea
verde) è rilevabile prevalentemente nelle
riprese aeree oblique per l’evidenza degli
argini artificiali. Lungo il suo corso, già in parte cancellato da sviluppi edilizi, sono
stati individuati diversi affioramenti, indicati con l’asterisco, di testimonianze archeologiche del V sec. a.C.
Foto aeree oblique eseguite tra il 1988 e il 1992
60
Trasparenze di paesaggi
I segni della bonifica di epoca romana
sono stati rilevati da voli in deltaplano
eseguiti negli anni 1987-95.
62
Adige e antico Po
AREA 2.
63
Trasparenze di paesaggi
Un canale di rotta del Po di Adria in direzione Borsea. 64
Adige e antico Po
AREA 2.
Tracce di antiche rotte nelle
terre a nord-est di Arquà
Polesine.
Foto aeree oblique eseguite tra il 1987 e il 1992
Presso Cornè si nota una struttura di incerta
attribuzione di forma approssimativamente rettangolare
che sembrerebbe circondata da un fossato della stessa
forma delimitante una superficie di circa un ettaro. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
65
“
Terre a cavaliere del Poazzo. Passato l’argine del Sabato,
il territorio che resta sino a Fossa Polesella
è distinto in due sezioni dal Poazzo,
a destra del quale l’argine di Po
conduce ad Occhiobello e S. M. Maddalena...
”
A sinistra del Poazzo in più prospere condizioni
stanno le terre di Fiesso con Ospedaletto,
Pincara e Frassinelle;
perchè sole della Traspadana ferrarese che vengono a scolare in Canalbianco
al di sotto di Fossa Polesella. Francesco Antonio Bocchi, 1879
66
AREA 3.
Idrografie padane Raffaele Peretto
Il territorio ad oriente di Ficarolo, tra Canalbianco e Po
anche per interventi dell’uomo, andò configurandosi nel
di antiche diramazioni padane, alcune delle quali in
ad un lento declino.
fino alla Fossa di Polesella, si caratterizza per la presenza relazione alla definizione del corso attuale del grande
fiume. A nord il paleoalveo della Pestrina di Salara-Runzi-
corso principale a svantaggio del Po di Ferrara, destinato In questo complesso quadro paleoambientale la fotografia
aerea evidenzia tracce di rotte e un reticolo di vie d’acqua
San Donato è legato a testimonianze archeologiche di
secondarie verso i drenaggi principali che oggi rivestono
diramazioni padane, identificabili nelle “vestige della
Alcune
Umbertiano e Frassinelle. Resta superstite il canale
affiorano anche tracce di un abitato dell’età del Bronzo
epoca romana, di poco a meridione altre secondarie
Fossa detta Barzaiga”, interessano le campagne di Fiesso irriguo del Poazzo, imbrigliato nel dosso di quel Padus
Vetus citato in documenti medievali. Queste ultime
idrografie potrebbero correlarsi alle fasi di instabilità
climatica tra V e VII secolo, e rappresentare le premesse
per lo sviluppo del nuovo corso del Po, la cui origine,
essenzialmente il ruolo di collettori di bonifica. località
dell’area
richiamano
ritrovamenti
archeologici databili all’epoca romana, a Precona, recente e a Frassinelle lavori di scavo, presso la chiesa parrocchiale, nel 1965 portarono alla luce tracce di
necropoli del Bronzo finale che potrebbero essere in
relazione con il vicino complesso protostorico di
Frattesina-Villamarzana. Il territorio più meridionale
secondo una consolidata tradizione, si colloca nella metà
dell’area è però particolarmente carente di testimonianze
Dati geomorfologici ed elementi storici tendono, invece,
sistematiche ricerche, sia per essere stato interessato da
del XII Sec., a seguito della cosiddetta “rotta di Ficarolo”. ad anticipare l’impostazione del nuovo alveo all’epoca altomedievale,
attraverso
lo
sviluppo
di
alcune
diramazioni secondarie e la riattivazione di un
preesistente canale di rotta, che nei secoli successivi, forse
Idrografie padane
archeologiche, sia per non essere stato indagato con numerose rotte e alluvioni del Po, che hanno depositato
consistenti sedimenti alluvionali sopra gli eventuali antichi insediamenti.
AREA 3.
67
Trasparenze di paesaggi
L’ortofoto comprende il territorio a sud del Canalbianco da Bagnolo di
Po a Bosaro; il limite meridionale è
rappresento dal corso del Po da
Gaiba a Polesella.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
68
Idrografie padane
Lusia Badia Polesine
Lendinara ROVIGO
Villanova del Ghebbo Costa di Rovigo Canda
a
S.Bellino S Fratta Polesine
Castelguglielmo
Pont Pole
Villamarzana V
Arquà Polesine
Bosaro
Bagnolo di Po Frassinelle Polesine
Pincara
ara
carolo
AREA 3.
Guard Veneta Polesella
Fiesso Umbertiano Gaiba
Stienta Canaro Occhiobello
La paleoidrografia si caratterizza per
la presenza di numerose diramazioni padane e tracce di canali di rotta.
69
Trasparenze di paesaggi
Bagnolo di Po
Corà
Runzi
L’evidente paleoalveo della Pestrina attraversa le località Corà, Runzi, Precona, San Donato. A nord, sul Po di Adria, si
sviluppa il centro di Bagnolo di Po. In alto a destra il Canalbianco, che a Pincara riprende il corso della stessa Pestrina verso Adria. Foto Rossi srl-Brescia, 1983
70
Idrografie padane
AREA 3.
Precona
San Donato
71
Trasparenze di paesaggi
Il particolare della Tavoletta IGM Stienta in cui sono riportate da Alessio De Bon (1939 ca) alcune località archeologiche
e annotazioni; è evidenziato il paleoalveo ‘Pistrina’. Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo
La Pestrina a San Donato è in connessione con la località archeologica di età romana. Foto aerea obliqua, 1988 72
Idrografie padane
AREA 3.
Il paleoalveo della Pestrina ad oriente di Precona. Foto aerea obliqua, 1988
Nell’ortofoto all’infrarosso, a sud della Pestrina presso Runzi, sono visibili spezzoni di allineamenti paralleli riconducibili ad una strada. L’ipotetico percorso è diretto all’area archeologica distribuita sul dosso padano e interessata da una necropoli e da una villa rustica di epoca romana indagate nel 1987. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
73
Trasparenze di paesaggi
Su un paleoalveo di origine padana, riferibile al fiume Barzaga, citato in antichi documenti, si sviluppa il centro di Fiesso Umbertiano con la sua propaggine verso Ospitaletto. Di poco a meridione, nella campagna si snoda il Poazzo, corso d’acqua che nel Medioevo correva da Ficarolo a Polesella.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
74
Idrografie padane
AREA 3.
Nella foto aerea Frassinelle è ubicata lungo il Canalbianco, rettificato per renderlo navigabile intorno al 1960. Al centro della stessa è la frazione di Chiesa, sorta su tracce di antiche rotte sepolte sotto la bonifica agraria rinascimentale. Dal
Po, a Raccano e Polesella, partono le tracce della Fossa Salvadega e della Fossa Polesella, in passato collegamenti
trasversali tra le acque dello stesso fiume e quelle del Canalbianco. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
Il territorio lungo il Canalbianco tra Pizzon di Fratta Polesine e Frassinelle. Sono evidenti nel terreno le tracce chiare dei depositi sabbiosi delle rotte. Foto Rossi srl-Brescia, 1983
75
Trasparenze di paesaggi
Particolare della Corografia del
Ducato di Ferrara di C. Baruffaldi (a stampa, Ferrara 1782).
Proprietà privata
Il Poazzo e altri tratti di paleoalvei fino a Castelguglielmo costituirono dal 1484 al 1796 il confine tra il Polesine di Rovigo, sotto il dominio veneziano, e la Transpadana Ferrarese, che, estendendosi anche nell’area orientale fino a Melara, era sotto il governo degli Estensi ed in seguito, dal 1598, dello Stato della Chiesa.
76
Idrografie padane
AREA 3.
77
“
Il territorio da Rovigo alla Strada Salvadega, tra l’Adige e l’Adigetto,
è tutto occupato dalla parte inferiore dell’antico Retratto di S. Giustina,
nonché dal Consorzio Bresega
”
in tempi recenti staccato da quello...
Da Rovigo stesso il tratto chiuso tra Adigetto e Canalbianco
presenta assai varietà.
Sull’Adigetto, a destra, è l’antico Retratto di S. Stefano,
la villa di Canale, il Retratto Polesine con Villadose, tutte parti della Campagna Vecchia. Francesco Antonio Bocchi, 1879
78
AREA 4.
Disegni agrari Raffaele Peretto
Tra Rovigo e Adria il suolo agrario rivela nelle visioni dall’alto un numero grandissimo di elementi naturali ed
e Padova. Questo percorso viario corrisponde al
Decumanus Maximus, mentre non ci sono elementi tali da
antropici, che, insieme ai dati delle indagini di campagna,
individuare il Cardus Maximus. Le centurie formano dei
insediative, giungendo a delineare, per alcuni aspetti, le
delle maglie la fotografia aerea riesce ad evidenziare
paesaggio. L’area tra i corsi dell’Adige e del Canalbianco fu
questi ultimi si riconnettono con molta probabilità alla
consentono di correlare tra loro morfologie e tracce
sequenze temporali succedutesi nelle trasformazioni del interessata da una centuriazione che si estendeva fino ai
margini della laguna veneta. Questa rilevante opera agraria
è orientata secondo l’andamento delle paleodiramazioni più settentrionali del sistema deltizio padano per rispondere
alle esigenze imposte dalla pendenza del suolo verso il basso
quadrati con il lato di 27 actus (circa 960 m). All’interno
un’articolata distribuzione di viottoli e soprattutto fossati;
sistemazione agraria dei fondi per garantire un efficace
drenaggio del suolo. La pertica registra un vero e proprio
apice nell’organizzazione insediativa nella prima metà del
I sec. d.C. e sembra perdurare, almeno per alcune tracce,
fino al IV sec. La fotografia aerea, inoltre, qui ci mostra il
strutturale, corrispondente alla cintura mediana della
paesaggio agrario a cui legare le numerose testimonianze
dell’Adigetto da Buso fino a Fasana, anche se con
superficie del Gruppo Archeologico di Villadose. La ricca
superficie centuriata. In tale ambito territoriale il corso
del suo popolamento, individuate dalle ricognizioni di
morfologie diverse dalle attuali, sembrerebbe ricalcare
documentazione conferma la particolare organizzazione
drenavano le acque superficiali dalle fasce dossive delle due
e le capacità tecniche degli agrimensores nell’intervenire
l’antico collettore della pertica, verso il quale i terreni diramazioni padane. Il disegno agrario romano, costituito
da decumani con orientamento nord-50°est e da cardini con orientamento nord-40° ovest, ha una estensione
stimata in oltre 200 kmq ed è chiaramente impostato su un largo tracciato stradale (30-34 m con i fossati laterali) che
da Buso raggiunge, dopo un percorso rettilineo di circa 24
km, la località Monsole, al confine tra le province di Venezia
territoriale voluta dai Romani nell’ager della città di Adria
in un ambiente dai deboli equilibri e difficilmente
controllabile. In epoca altomedievale la progressiva
impostazione
del
corso
attuale
dell’Adige
portò
all’impaludamento dell’area che, a partire dalla metà del
Cinquecento, fu interessata da ulteriori interventi di
bonifica, con i Consorzi di Santa Giustina e Bresega e della
Campagna Vecchia di Santo Stefano.
Disegni agrari AREA 4.
79
Trasparenze di paesaggi
L’ortofoto comprende il territorio fra l’Adige e il Canalbianco da Rovigo
fino ad Adria.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
80
esine
Disegni agrari
S.Martino di Venezze
AREA 4.
Pettorazza Grimani
Villadose ROVIGO VIGO Adria Ceregnano
Gavello G
Pontecchio Polesine
Corbola Bosaro Papozze Crespino C
Villanova Marchesana
Guarda Veneta
Ariano n Polesine
Polesella
La
stessa
area
con
tracce
di
paleoalvei tra i quali emergono le
diramazioni più settentrionali del Po
e l’Adigetto.
81
Trasparenze di paesaggi
Nella foto aerea, pubblicata in più occasioni da P. Tozzi, i chiari tracciati delle centurie si sovrappongono ai canali
di rotta originatesi da esondazioni della diramazione
padana Sarzano-Mardimago. Si nota la particolare
larghezza del decumano massimo (circa m. 30) rispetto
agli altri limiti centuriali. Foto © Blom CGR-Parma, 1977
Schema della ricostruzione della centuriazione di Adria. Sono evidenziati paleoalvei e antichi canali di rotta e la
distribuzione delle centurie con la definizione dei
decumani e dei cardini secondo lo schema adottato dagli agrimensori romani. (Da R. Peretto - E. Zerbinati, 1987)
82
Disegni agrari
AREA 4.
Dettaglio di alcuni canali di rotta ad est di Sarzano.
Foto © Blom CGR-Parma, 1977
Elementi rilevati dalle foto aeree del
CPSSAE (volo 1966) nell’area a nord di
Villadose: 1) paleoalvei; 2) decumano
massimo e limiti agresti della centuriazione; 3) suddivisioni di età incerta; 4) idrografia attuale. (Da R. Peretto, 1986)
1
2
3
4 83
Trasparenze di paesaggi
Nel particolare della foto aerea in località Corte Barbariga sono visibili le ridotte parcellazioni agrarie all’interno di una centuria. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
84
Disegni agrari
AREA 4.
Utilizzando un deltaplano a motore tra gli anni 1987 e 2000 furono eseguite mirate ricognizioni aeree nei periodi più
favorevoli, tali da evidenziare maggiormente le anomalie del suolo agrario legate alla storia del territorio. Nella foto
panoramica l’attuale bonifica agraria si sovrappone in sequenza stratigrafica al paesaggio della centuriazione romana e
a quello più antico di esondazioni fluviali.
Particolari della centuriazione evidenti nei campi coltivati a soia.
85
Trasparenze di paesaggi
L’imponente rettifilo del decumano massimo nei pressi di Villadose in riprese aeree oblique e nel particolare ingrandito
della foto aerea zenitale.
86
Disegni agrari
AREA 4.
Foto © Blom CGR-Parma, 1977
87
I tempi del territorio La
fotografia
aerea,
l’indagine
geomorfologica, la ricerca archeologica hanno insieme concorso a delineare le
fasi salienti della storia antica del
Polesine e dove gli studi sono stati
supportati da dettagliate indagini di
campagna è stato possibile correlare
tra loro elementi morfologici e tracce
insediative, riuscendo a scandire con
buona approssimazione le complesse
sequenze ambientali che si sono
succedute nell’area indagata. Un esempio significativo è offerto dai
risultati
emersi
dalle
ricerche
condotte nel territorio interessato
dalla centuriazione dell’agro di Adria.
Foto aerea presso Beverare di San Martino di Venezze. I segmenti
chiari corrispondono al riempimento
di fossati della centuriazione ad
opera di esondazioni dell’Adige in epoca medievale.
Foto © Blom CGR-Parma, 1970
88
Disegni agrari
AREA 4.
A Beverare di San Martino di Venezze interventi di miglioria fondiaria, attraverso l’asportazione del livello superficiale
arativo, nel 1999 hanno messo in esposizione substrati alluvionali interessati dall’incisione delle suddivisioni agrarie
della centuriazione. Nelle foto sono evidenti le fosse maggiori orientate secondo la direzione dei cardini, le canalette minori ortogonali alle prime e altri fossati con orientamento del tutto indipendente.
89
Lungo i dossi fluviali, dentro la pianura Silvia Piovan e Paolo Mozzi
Il territorio della Pianura Padano-Atesina compreso tra Rovigo e Adria è caratterizzato dalla presenza di una fitta rete di dossi fluviali attribuibili ai sistemi idrografici del
Po e dell’Adige, illustrati nello schema geomorfologico e
visualizzati nella veduta a volo d’uccello del modello digitale del terreno (DTM).
Schema geomorfologico della Pianura Padano-Atesina a nord-est di Rovigo dove vengono riportati i principali dossi
fluviali e strutture antropiche (modificato da Piovan et al., 2012).
Veduta a volo d’uccello del DTM della Pianura Padano-Atesina. Elaborazione grafica di Silvia Piovan e Francesco
Ferrarese. 90
Disegni agrari
AREA 4.
Vengono riportate due sezioni stratigrafiche del dosso
a.C., incidendo appunto lo strato torboso e ricoprendolo
sulla base di correlazioni effettuate tra carotaggi manuali
archeologica continua dall’età del Bronzo finale fino all’età
fluviale del “ramo più settentrionale del Po” elaborate
eseguiti in località Saline di San Martino di Venezze. I tracciati delle due sezioni sono segnati nello schema geomorfologico della pagina a lato.
Il corpo sabbioso di canale (in giallo) incide uno strato di
con i depositi di argine naturale. Una stratigrafia Romana (B e C) sembra inoltre appoggiarsi su tali depositi
di argine naturale (indicati con A) nella sezione
stratigrafica di Saline 2. Questo proverebbe come, durante
il Bronzo finale, il paleoalveo del ramo più settentrionale del Po non fosse più in fase di attiva deposizione
torba spesso circa 1 m collocato tra -2 e -3 m s.l.m. in
(modificato da Piovan et al., 2010).
posizione stratigrafica, con quello tra -3 e -4 m s.l.m. nella
della sezione “Saline 1”.
Sezione 1 e presumibilmente correlabile, per la sua
sezione Saline 2. Radiodatazioni al
14
C su campioni
prelevati rispettivamente al letto e al tetto di questo strato
torboso hanno dato un’età di 3381-2621 a.C. e 3030-2288
a.C. Quest’ultima datazione proverebbe che il canale si è
impostato durante la seconda metà del terzo millennio
La sezione “Saline 2” è stata effettuata circa 300 m a nord A, B e C indicano rispettivamente la posizione dei depositi di argine naturale (vedi foto) e dei resti archeologici
dell’età del Bronzo finale e di età Romana (modificato da Piovan et al., 2010).
Sezione stratigrafica “Saline 1”
Sabbie medie Sabbie fini
Sabbie limose - alternanza
Limo sabbioso, limo e limo argilloso Argille e argille limose
Limi e argille organiche Torba
Sezione stratigrafica “Saline 2” 91
Le migliorie fondiarie Raffaele Peretto e Silvia Piovan
Questa foto aerea è chiara espressione degli sviluppi idrografici che si sono succeduti nel territorio intorno a Ca’ Emo di Adria. L’area cerchiata in giallo segna il dosso di Fasanara.
Foto Rossi srl-Brescia, 1983
Soprattutto in epoche recenti i relitti fluviali sono spesso oggetto di escavazioni per cave di sabbia o migliorie
esso si ricongiunge in località Ponte Ramalto, dopo aver
attraversato la campagna di Fasanara, da cui prende il
fondiarie atte a livellare la superficie topografica. Tali
nome. Le fotografie aeree oblique della pagina a lato,
trasformazione del paesaggio con la perdita di particolari
rispettivamente nel 1990, prima delle migliorie fondiarie,
interventi
purtroppo
comportano
una
profonda
memorie geomorfologiche, tipiche di piane alluvionali. A titolo di esempio, viene esaminato il dosso prodotto
dall’attività fluviale del paleoalveo di Fasanara. Il dosso si
stacca da quello dell’Adigetto attuale presso Ca’ Emo e ad
mostrano le tracce del paleoalveo come apparivano
e durante gli scavi in atto al momento della ripresa aerea del 2007. La presenza dell’edificio rurale localizzato
all’apice del dosso di Fasanara ne ha preservato una piccola porzione.
A lato, in basso, la sezione stratigrafica di Ramalto dove si può notare l’architettura stratigrafica dei dossi di Fasanara, dell’Adigetto attuale, di Ca’ Matte ed il suo rapporto con la morfologia di superficie. Sullo sfondo, modello digitale del
terreno in veduta a volo d’uccello della Pianura Padano Atesina ad est di Villadose. Elaborazione grafica di Silvia Piovan
e Francesco Ferrarese (modificato da Piovan e Mozzi, 2011). 92
Disegni agrari
AREA 4.
Foto aerea obliqua R. Peretto, 1990
Foto S. Piovan, 2008
Foto aerea obliqua A. Ninfo, 2007 (Progetto Arcus Via Annia)
93
Trasparenze di paesaggi
Particolare del Polesino di Rovigo di G.A. Magini (a stampa, Bologna, 1630). Accademia dei Concordi di Rovigo, Biblioteca.
Nella rappresentazione cartografica, tratta da un disegno cinquecentesco, le Valli di S. Giustina, non ancora interessate
dalla bonifica, richiamano elementi del paesaggio sepolto che sono evidenti anche nella foto aerea (aree contornate in
giallo). In particolare il canale con direzione Buso-Pettorazza, all’interno di un’area palustre, formatasi in epoca medievale,
sembra coincidere con il decumano massimo della centuriazione: i suoi fossati laterali avrebbero avuto il ruolo, anche in
epoca rinascimentale, di scolare le acque superficiali che si espandevano in alcuni stagni laterali, riportati nella carta e riscontrabili nella foto aerea.
94
Disegni agrari
AREA 4.
Foto Rossi srl-Brescia, 1983
95
Trasparenze di paesaggi
L’abitato di Ceregnano è sul dosso del Po di Adria, riconoscibile nella distribuzione di sedimenti sabbiosi chiari lungo la
strada che porta a Lama. Nell’antica morfologia fluviale, che rappresentava il limite meridionale della centuriazione,
probabilmente in età romana si incanalavano le acque del Tartaro. Poco a sud scorre il Canalbianco, la cui rettifica taglia le tracce interrate del primitivo corso.
Foto © Blom CGR-Parma, 1970
96
Disegni agrari
AREA 4.
L’area tra Adigetto e Po nel particolare della Topografia del Polesine di Rovigo di Marchetti e Milanovich (a stampa, Venezia 1786). Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo
La cartografia storica rappresenta un utile supporto per ricostruire le fasi di trasformazioni territoriali, verificatesi negli
ultimi secoli e in diversi casi documenta configurazioni paesaggistiche che perdurarono a lungo prima delle più recenti
bonifiche del suolo. Dall’esame della carta riprodotta si può individuare il corso del paleoalveo padano per Ceregnano, Pezzoli e i “Luoghi sotto Adria”. Più a sud del “Canal Bianco” e del “Condotto delle Frassinelle” il territorio di Gavello risulta interessato da ristagni d’acqua. È riportato anche il confine con il “Ferrarese” a cui appartenevano le terre
rivierasche del Po di Crespino, Canalnovo, Villanova, Papozze.
97
“ 98
”
...i fondi vi pigliano il nome di Quarti e Presa di Pontecchio, Selva S. Apollinare, Selva Veneta e Ferrarese,
in parte paludosi, e più lo è la Selva di Gavello...
Francesco Antonio Bocchi, 1879
AREA 5.
Antiche selve Raffaele Peretto
Nel settore occidentale dell’area si impone, per il marcato
massimo splendore di Adria. Assieme a quanto documentato
una tra le prime razionali bonifiche operate dagli Estensi;
particolare, gli scavi condotti nell’abitato di San Cassiano,
modulo delle maglie, il disegno agrario quattrocentesco di più ad oriente è la perduta toponomastica a richiamare
intorno a Balone, queste ulteriori testimonianze e, in
stanno ad attestare un organizzato sistema insediativo da
antiche aree boschive nei confini territoriali tra il Polesine
parte di genti etrusco-padane nell’entroterra di Adria, tanto
Anche per questa parte del Polesine le intense ricerche,
della chora greca. Agricoltura e allevamento costituivano
di Rovigo e il Polesine di Ferrara.
avviate nel 1986, hanno concorso ad ampliare sensibilmente
da configurarvi l’area della sua fertile campagna, sul modello infatti le risorse per garantire l’economia commerciale della
le conoscenze del territorio nell’antichità, soprattutto per
vicina città portuale.
tra XVII e XVI sec. a.C., le testimonianze del villaggio di
consentito anche di accertare la presenza di una strada
periodi protostorici. Si riferiscono all’età del Bronzo medio, Zanforlina di Pontecchio Polesine; risalgono al Bronzo
recente (XIII sec. a.C.) quelle individuate nel territorio
comunale di Gavello tra le località Colombina e Larda,
La foto aerea, suffragata dalle indagini di campagna, ha romana, già oggetto in passato di ricerche. Il suo percorso
è stato definito con precisione in più tratti attraverso la Tenuta Dossi di Gavello e Ca’ Garzoni in direzione di
dove indagini stratigrafiche, condotte a più riprese tra
Adria. Forse proveniva dall’area emiliana e potrebbe
piuttosto diffusa in relazione ad un nucleo principale
del territorio. Anche se il suo tracciato mostra varianti e
1998 e 2008, dimostrano una distribuzione insediativa
risalire al II sec. a.C., durante la fase di romanizzazione
arginato.
adattamenti per superare le complessità di un territorio a
affioramenti di materiali etrusco-padani distribuiti in nuclei
tracce di siti archeologici coevi, mentre i segni sepolti di
Gavello, inquadrabili tra VI e V sec. a.C., nel periodo di
di incerta datazione.
Legati a ridotte paleoidrografie risultano essere diversi nelle terre di San Cassiano di Crespino e dei Dossi di
drenaggio difficoltoso, lungo la via numerose sono le
divisioni agrarie sono alquanto limitati nella superficie e
Antiche selve AREA 5.
99
Trasparenze di paesaggi
L’area è limitata dal Canalbianco e
dal Po ed è compresa tra le terre di
Pontecchio-Guarda Veneta e Gavello-
Villanova Marchesana.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
100
sine
Antiche selve
S.Martino di Venezze
AREA 5.
Pettorazza Grimani
V Villadose ROVIGO Adria A Ceregnano
Pontecchio Polesine
Gavello Corbola C
Bosaro saro Papozze Crespino
Villanova Marchesana
Guarda Veneta
Ariano ne Polesine
Polesella
La stessa area con le morfologie di
scomparsi corsi d’acqua.
101
Tra Prese e Consorzi
Il documento cartografico è copia tratta da M.F. Turrini, 1941
“Queste possesione, ch’è belletissime, era dil
Duca, nunc di la nostra Signoria...” così Marin
convenzioni con i proprietari terrieri e il diretto
coinvolgimento dei governi confinanti, giungendo
Sanudo descrive nel 1483 l’ordinato reticolo agrario delle
all’istituzione di diversi e piccoli consorzi che, per
Serenissima fino al Po, da Guarda a Polesella. Anche per
furono soggetti a necessarie unioni. Il Consorzio di
terre di Pontecchio, passate sotto il governo della
provvedere ad organici e comuni interventi, in seguito
questa parte del Polesine, dopo varie vicende belliche,
Pontecchio due Selve ed Aggregati fu incorporato nel 1941
Venezia e Ferrara. Oltre alla Transpadana Ferrarese,
Canalbianco e Po di Levante, cessando “la sua
intorno al 1530 si giunse ad una stabilità dei confini tra
dal Consorzio per la Bonificazione Polesana a destra di
restarono sotto il dominio degli Estensi le terre di
plurisecolare gloriosa e attiva autonomia”. Nel 1895,
parte dell’Isola di Ariano. L’opera di bonifica intrapresa a
Frassinella, presero avvio a destra del Canalbianco i lavori
Crespino con San Cassiano, quelle di Papozze, Corbola e
Pontecchio continuò per il resto dell’area attraverso 102
riprendendo in parte lo Scolo Pignatin, detto anche di scavo del Collettore Padano.
Antiche selve
AREA 5.
Questo territorio è destinato a subire
una trasformazione. Il paesaggio sarà alterato, in futuro, dal taglio di
un’autostrada e dai conseguenti,
rapidi
sviluppi
di
alternative all’agricoltura.
economie
La campagna di Fenil del Turco in
passato denominata Selva Veneta. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
103
Trasparenze di paesaggi
Il suolo conserva evidenti segni di rotte nella campagna di Pontecchio Polesine e Guarda Veneta interessata dalla bonifica estense completata nel 1474. Foto Rossi srl-Brescia, 1983
104
Antiche selve
AREA 5.
La differente maturazione della soia mostra le tracce di un canale di rotta nei pressi di Pontecchio.
A Pontecchio si nota un manufatto di
pianta quadrata nel cortile di Villa
Grimani-Borile, secondo la tradizione
costruita sui ruderi di un castello.
Uno scavo condotto nel novembre
1998 ha messo in luce le fondamenta di una torre medievale.
Foto aeree oblique, Gruppo Archeologico di Villadose, 1997
105
Trasparenze di paesaggi
L’esame di diverse fotografie aeree del territorio compreso tra Pontecchio e Fenil del Turco ha permesso di rilevare vari
spezzoni di divisioni agrarie che, legandosi tra loro per parallelismo e ortogonalità, sono riconducibili all’epoca romana.
Questa ipotesi potrebbe essere avvalorata anche dalle testimonianze archeologiche dello stesso periodo individuate
nell’area in questione. Rilievo ed elaborazione grafica di Nicola Albertin e Michele Baldo, in collaborazione con Luciano Chiereghin.
L’area intorno a località Olmo con le evidenti
tracce
di
esondazioni
fluviali. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
106
Antiche selve
AREA 5.
Antiche ripartizioni agrarie e divagazioni fluviali in località Olmo presso Pontecchio Polesine. Foto aeree oblique, 1990/1992
107
Nella Chora di Adria Oltre alle testimonianze provenienti dall’area di Balone,
In località Campagnola di San Cassiano sono state
anche altre località attestano frequentazioni etrusco-padane
condotte campagne di scavo nel periodo 1994-2003,
documenti d’archivio, avvenuti in passato a Borsea, nei
l’area interessata da abitazioni etrusche con tracce di
ad occidente di Adria. Si tratta sia di recuperi, segnalati in dintorni di Pontecchio, a Cantone di Crespino, a Gavello, sia di individuazioni degli ultimi anni a seguito di organizzate
ricognizioni di superficie a Fenil del Turco, intorno a San
Cassiano, nella tenuta Dossi di Gavello, a Cicese.
L’area di San Cassiano è interessata da antiche rotte. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
108
dirette da Maurizio Harari. È stata parzialmente indagata
fondazioni in conci di trachite e delle pavimentazioni. Come per Balone, anche in questo caso l’insediamento
risulta in stretta relazione con un ridotto corso d’acqua.
Antiche selve
AREA 5.
La prima aratura dopo una miglioria fondiaria nel fondo Campagnola di San Cassiano ha reso evidenti segni di antichi interventi antropici nei pressi dell’area interessata dallo scavo di un’abitazione etrusco-padana (VI-V sec. a.C.). Foto aerea
obliqua, 1988
109
Trasparenze di paesaggi
Visioni panoramiche del sito archeologico di San Cassiano: sono evidenti tracce di un ridotto canale probabilmente in
relazione con la struttura insediativa. Foto aeree oblique, 2004
110
Antiche selve
AREA 5.
Diverse località della Tenuta Dossi di
Gavello hanno restituito significative
testimonianze di presenze etrusche. La foto aerea mostra un antico corso
d’acqua lungo il quale affiorano
testimonianze abitative del V sec. a.C.
Foto aerea obliqua, 1997
Il Canalbianco e il Collettore Padano
tra Magnolina e Baricetta: i due corsi
artificiali ricalcano antiche morfologie fluviali. Foto aerea obliqua, 1997
111
Il villaggio arginato di Larda Il territorio sud-orientale di Gavello conserva significative
i lavori per la messa in opera di un metanodotto, hanno
Bronzo recente (XIII sec. a.C.), distribuite tra le località
un raggio di oltre 2 chilometri intorno ad un villaggio
tracce di frequentazione da parte dell’uomo nell’età del
Colombina e Larda. Ricerche di superficie e indagini stratigrafiche, condotte tra il 1998 e il 2008 anche durante
confermato una diffusa attività insediativa, distribuita per
arginato e rivolta allo sfruttamento delle risorse ambientali
attraverso l’agricoltura, l’allevamento, la caccia e la pesca.
Nella foto aerea obliqua, eseguita nel 1997, sono visibili un paleoalveo, sul quale si sviluppa la strada secondaria, e
un’anomalia ellittica (misura massima 65 m ca.) corrispondente ad un fossato artificiale in relazione al villaggio di Larda.
I sedimenti superficiali, sconvolti da spianamenti intorno al 1990, inglobano anche laterizi di epoca romana. 112
Antiche selve
AREA 5.
Foto aerea a sud-est di Gavello. Si notano chiaramente le fasce sabbiose di esondazioni fluviali. Al centro della fotografia
è ubicato il sito di Larda. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
113
Lungo la Via per Gavello Nicola Albertin e Raffaele Peretto
Lo scavo di un fossato a Ca’ Garzoni
di Adria ha sezionato la strada romana che presenta una copertura di conci di trachite, come attestato
anche in altri tratti del suo percorso.
Lo strato scuro di limi torbosi, attribuibili
all’epoca
medievale,
evidenzia la morfologia rilevata su
cui fu impostata la via. Foto 1997
Il percorso della via ad est di Gavello, in località le Are verso Adria, che si
nota nello sfondo. Foto aeree oblique, 1990
La diramazione più a nord della
stessa strada attraversa la campagna presso Case Bondesan di Gavello. Foto aeree oblique, 1990
114
Antiche selve
AREA 5.
Il territorio tra Gavello e Adria. Sono riportati i limiti di scomparse ripartizioni agrarie e, con la doppia linea rossa, i tratti
stradali riconducibili alla Via per Gavello. Rilievo ed elaborazione grafica di Nicola Albertin in collaborazione con Luciano Chiereghin.
Anche per la parte orientale dell’area le fotografie aeree
hanno permesso l’individuazione di segni attestanti
antiche
ripartizioni
agrarie
del
suolo,
che,
per
l’orientamento variabile dei fossati e dei viottoli, sono
riconducibili a più interventi territoriali di ridotte
estensioni, con molta probabilità eseguiti in tempi diversi. A tale riguardo non è da escludere l’attribuzione di alcune
opere agrarie ad epoche precedenti la romanizzazione, considerando le non trascurabili testimonianze etruscopadane accertate sia nei dintorni di San Cassiano, sia nelle
terre di Gavello. Altri fossati sepolti sembrerebbero in
connessione con la Via di Gavello, che con le sue varianti,
diramazioni,
adattamenti
conferma
un
territorio
difficilmente controllabile e tendenzialmente paludoso.
115
Trasparenze di paesaggi
Tratti del percorso stradale della via romana nelle località Dossi e Saline di Gavello. Foto aeree oblique, 1992/1993
116
Antiche selve
AREA 5.
Tracce di limiti agresti rilevati dalle fotografie aeree nell’area a sud-ovest di Gavello nelle località Selva, Campanaro,
Frontiera, Pascolon. Rilievo ed elaborazione grafica di Nicola Albertin in collaborazione con Luciano Chiereghin.
Particolare ingrandito dell’infrarosso dell’area in località Frontiera in cui si notano i limiti di divisioni agrarie sepolte. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
117
“
Da Villadose parte un argine,
fiancheggiante a destra lo scolo Valdentro, che a Ca’ Tron giunge a Ramalto,
ove assume questo nome;
passato il quale
trovansi le valli del Lipáro e dell’Omomorto, divise dalla Villa di Fasana,
”
quindi la Valle Campelli,
la Valle Brusà e l’altre terre
delle fecondissime Valli d’Adria
scolate dalla machina idrofora, infine il fondo Forcarigoli
e la Punta Stramazzo.
Francesco Antonio Bocchi, 1879
118
AREA 6.
Valli di Adria Sandra Bedetti
Il territorio attorno alla città di Adria è caratterizzato da
greca Strabone, sottolinea la particolare ricchezza di fiumi
e dell’Adige alternate ad ampie aree di ristagno delle
variazioni di marea, molte aree tendevano ad impaludarsi,
fasce dossive legate alla presenza degli antichi corsi del Po
e lagune delle terre abitate dai Veneti, dove a causa delle
acque, documentate nella cartografia storica con il nome
tanto che alcune città sembravano vere e proprie isole.
si stendevano vaste proprietà fondiarie difficili da coltivare
presenza di canali sfruttati per la navigazione interna e per
di ‘Valli d’Adria, Cavarzere e Loreo’. Qui nei secoli scorsi
Pone in risalto la maggiore salubrità di Adria, grazie alla
a causa della persistenza di aree paludose per lunghi
collegare la città con il mare. Oggi sono numerose le
idrovore, avvenuta alla fine del XIX sec., trasformò il
correlate alla complessa trama a maglie regolari impressa
periodi dell’anno. Soltanto l’introduzione delle macchine
paesaggio tipico delle zone umide, in terreni utili allo
sfruttamento agricolo. Un’analisi delle fonti storiche e delle
testimonianze
archeologiche
prospetta
testimonianze archeologiche di questo felice passato, nei terreni agricoli, che traspare nelle foto aeree. Nelle
campagne intorno ad Adria emergono segni di varie
una
ripartizioni agrarie minori, che richiederebbero ulteriori
sfruttare le vie d’acqua per traffici commerciali, attrasse
dell’antica città. Questi segni, talvolta collegati a tracciati
situazione diversa in epoca antica, quando la possibilità di
studi per comprenderne la connessione con le vicende
Greci ed Etruschi nell’area dell’antico Delta. Come in uno
stradali, provano lo sfruttamento del terreno su vasta scala
tratti essenziali un’area compresa tra fiume e mare con al
secolo d.C., in seguito a scelte strategiche e a eventi
la fecondità della sua terra e del bestiame, merce preziosa
fluviali si sovrapposero al paesaggio antico lasciando
spot pubblicitario, Ecateo di Mileto delinea con alcuni
centro la città che vi aveva dato il nome: Adria. Esalta poi
per le città della Grecia del VI e V sec. a.C. bisognose di
fondamentali materie prime tra le quali vi erano senz’altro
i prodotti agricoli. Nel I sec. a.C. il geografo di cultura
avviato dal II secolo a.C. e destinato all’abbandono dal II
climatici sfavorevoli. Nei secoli successivi divagazioni tracce di una storia complessa e a volte drammatica di uomini, di acque e di terre.
Valli di Adria AREA 6.
119
Trasparenze di paesaggi
L’ortofoto comprende il territorio tra
Adria e l’Isola di Ariano fino a San Basilio. Il limite settentrionale è segnato dal corso dell’Adige.
Secondo le fonti antiche tutta l’area
corrisponde alla parte settentrionale del Delta di epoca romana, pertinente
alla città di Adria. Immagine TerraItalyTM -
120
© Blom CGR 2006-2007
Valli di Adria
AREA 6.
Pettorazza Grimani
Rosolina
Loreo Adria
Porto Viro Corbola
Taglio di Po
Papozze Villanova Marchesana
P
Ariano nel Polesine
L’idrografia dell’area ripercorre le
diramazioni fluviali dell’antico Delta.
121
Trasparenze di paesaggi
Il territorio a nord di Adria evidenzia la
sovrapposizione complessa avvenuta dalle epoche antiche fino ad oggi di
interventi umani ed eventi naturali succedutisi
nel
tempo.
L’attuale
suddivisione dei campi si scosta di poco nell’orientamento da un disegno
agrario antico al quale si collegano due
tracciati viari riconosciuti come le vie
Annia e Popillia.
Foto Rossi srl-Brescia, 1983
Polesine di Rovigo di S. Astolfi, 1733 (disegnata).
Accademia dei Concordi di Rovigo, Biblioteca
122
Valli di Adria
AREA 6.
A nord-est appare particolarmente suggestiva
la
successione
di
fenomeni di rotta con deposito di
sabbie sopra le antiche ripartizioni
agrarie.
Zuanne
Disegno
Campanella, delle
valli
16-11-1700.
“Albarello”,
“Molara”, “Campo di Smerga le
piante”, “Valle di Santa Maria”, i beni
“La Bissa” e “Zirardina”.
Adria, Archivio Comunale Antico, b. 837b/20
123
Trasparenze di paesaggi
Tracciati delle vie Annia e Popillia visibili a nord di Adria:
il primo compare in località Tiro a Segno con
orientamento all’inizio a nord-ovest, per proseguire con
orientamento a nord fino a incontrare il naviglio Adigetto.
L’altro tracciato è evidente in un tratto a est della strada
Adria - Cavarzere, da località Canareggio prosegue in direzione nord fino a località Ca’ Albrizzi in comune di Cavarzere.
Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
La via Annia a nord di località Tiro a segno. Foto aerea obliqua, 1990
124
Valli di Adria
AREA 6.
La foto scattata dalla Royal Air Force durante la II guerra
mondiale e il volo del 1977 illustrano un disegno agrario a nord del naviglio Adigetto. L’immagine del ‘44 evidenzia linee molto più marcate rispetto a quella più recente.
Foto RAF, 1944
Foto © Blom CGR-Parma, 1977
125
Trasparenze di paesaggi
Rilievo del disegno agrario a nord di Adria: i cardini distano tra di loro 8 actus, mentre risulta meno chiara la distanza tra i decumani. Le doppie linee in viola indicano i tracciati delle vie Annia e Popillia (scala 1:25000). Elaborazione grafica
di Sandra Bedetti. 126
Valli di Adria
AREA 6.
Lo stesso disegno agrario è visibile a
nord-ovest della città di Adria in
prossimità di località Orticelli.
Volo Centri Storici Regione del Veneto 1987/88 CGR Parma
Presso Fasana i segni del disegno agrario incrociano una diramazione
fluviale ancora attiva nel XVIII sec. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
127
Terre di Atria
Foto Rossi srl-Brescia, 1983
Il centro urbano di Adria è delimitato a sud dalla
diramazione del Canalbianco impostata negli anni ‘30 del
secolo scorso in un’area interessata da un’estesa necropoli
etrusca e romana. Poco più a nord si trovava l’antica Atria,
che occupava un’area ridotta nella parte meridionale del
centro urbano attuale, corrispondente al rione della Tomba.
Durante il Medioevo la città si estese a nord del
Canalbianco, creando le premesse per la formazione
caratteristica del centro storico, suddiviso nei tre rioni di
Castello, Isola e Tomba, chiaramente visibile nella cartografia storica. Fino alla metà del XX secolo, quando
venne chiusa la diramazione meridionale del Canalbianco,
diversi canali minori attraversavano la città, segno di una
Disegno della città di Adria, XVIII sec. Adria, Archivio Comunale Antico, b. 837a/57
128
rete idrografica più complessa dell’attuale, le cui tracce sono visibili da foto aeree nelle zone rurali limitrofe, dove sono
percepibili anche antichi disegni agrari presenti a sud-ovest
in località Ca’ Garzoni e a sud-est presso via Spolverin.
Valli di Adria
AREA 6.
Segni di un tracciato diretto verso la zona meridionale della città posto tra Fienile Bettola e località Spolverin, interpretato come l’ingresso da sud della via Popillia. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
Dettaglio della stessa area. Foto aerea obliqua, 1990
129
Trasparenze di paesaggi
Disegno agrario a est e sud-est di
località Spolverin impostato in epoca romana in prossimità della via
Popillia.
Foto © Blom CGR-Parma, 1970
Le tracce della ripartizione agraria nei pressi di Bottrighe. Foto aerea obliqua, 1990
Durante gli scavi della necropoli di via Spolverin, nel 1990, sono emerse
sotto lo strato arativo le tracce delle
canalette del disegno agrario di
epoca romana.
Ricostruzione del disegno agrario a
sud est di Adria in località Spolverin.
(Da S. Bonomi, R. Peretto, K. Tamassia, 1993)
130
Valli di Adria
AREA 6.
A sud-ovest del centro di Adria varie
sono le testimonianze di presenze
insediative scoperte in passato in modo spesso casuale e probabilmente
connesse alla via per Gavello. Anche
se le indagini non permettono di ricostruire un quadro definito, si può
affermare l’importanza anche di
quest’area
connessa
al
centro
dell’antica Atria. Significativo in tal
senso pare un disegno agrario visibile a sud della località di Ca’ Garzoni. Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
Ricostruzione del disegno agrario a sud di Ca’ Garzoni e del tracciato stradale per Gavello. Rilievo ed elaborazione grafica di Nicola Albertin.
131
Trasparenze di paesaggi
Le sponde dello scolo Vallon Dossolo evidenziano la
sezione delle scoline dell’antico disegno agrario. Foto 1991
In località La Rotta presso Bellombra si notano nella foto
aerea tracce di un disegno agrario. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
Dettaglio del disegno agrario in località la Rotta. Foto aerea obliqua virata in bianco e nero, 1992
132
Valli di Adria
Septem Maria Este
AREA 6.
Monselice
Philistina
Cavarzere ROVIGO Rovigo
Adria
Fossiones Corte Cavanella
Carbonaria
San Basilio
Volane - Olane Copparo Ferrara
Schema del Delta in epoca romana con la denominazione delle foci descritte da Plinio il Vecchio.
Varie sono le descrizioni dell’apparato deltizio tramandate
Sagis Caprasia Vatrenus - Eridanus - Spineticus
della fossa Philistina, un ramo particolarmente ricco
dalla letteratura greca e latina, tra queste la più articolata
d’acqua sul quale si era intervenuto con opere di
unisce alla descrizione degli aspetti naturali alcune notizie
si trovava Adria, città collegata al mare tramite la
intorno ad Adria e ricorda gli interventi di canalizzazione
ramo del Po, già attivo durante l’età del Bronzo; più a nord
risulta essere quella delineata da Plinio il Vecchio che
storiche. Egli sottolinea la ricchezza d’acque delle lagune
attuati da Etruschi e Romani, per sfruttare al meglio le
canalizzazione. Ai margini di questa ampia area lagunare
Carbonaria, un corso d’acqua impostato su un antico
vi erano le Fossiones e Philistina quest’ultima chiamata
caratteristiche peculiari di un’ampia fascia costiera
anche Tartaro. Da questa descrizione si comprende come
viene data al canale Flavio, scavato dagli Etruschi per
dell’attuale comprendendo l’area più settentrionale del
compresa tra Altino e Ravenna. Particolare importanza
collegare le tre foci della diramazione spinetica con le
lagune Adriane dette anche Sette Mari. Viene ricordata la foce del Volane, da ubicare nell’area di San Basilio, e
quelle più settentrionali, che permettevano il deflusso
il territorio pertinente alla città di Adria fosse più ampio Delta dalla città fino alla costa segnata dagli antichi centri
di Hatriani e Fossis, corrispondenti a San Basilio di
Ariano nel Polesine e Corte Cavanella di Loreo, citati nella
Tabula Peutingeriana.
133
Trasparenze di paesaggi
L’isola di Ariano generata dalla sinuosa diramazione del Po di Goro all’altezza di Corbola ha una lunga storia legata all’antico porto di San Basilio. Il centro ricco di testimonianze etrusche e romane si trovava presso la linea di costa, ancora
oggi percepibile nei residui di cordoni di dune posti in prossimità degli antichi insediamenti. Tracciati stradali e canali
interni collegavano l’area con altri centri costieri e con Adria, come si può notare in alcuni tratti di un percorso riferibile alla via Popillia.
Volo RAF 1944
134
Valli di Adria
AREA 6.
Tracciato stradale tra località Tombe
a nord-est di Ariano nel Polesine e
Garzara di Corbola riferibile al tratto
della via Popillia che da San Basilio conduceva ad Adria. Foto Rossi srl-Brescia, 1983
Come riportato nella foto del 1987, in località Le Tombe,
emergevano ancora in vari tratti frammenti di pietrisco
riferibili al selciato stradale.
Lo stesso tratto stradale era stato ipotizzato da Alessio De
Bon come ‘striscia di pietrisco’ sulla base di ricognizioni a terra. I rilievi sono stati da lui annotati nella tavoletta IGM intorno al 1938.
Museo Grandi Fiumi, Rovigo
135
Trasparenze di paesaggi
Il percorso della via Popillia in località Le Tombe a nord-ovest di
San Basilio.
Foto aerea obliqua, 1990
136
Valli di Adria
AREA 6.
Topografia del Polesine di Rovigo di D. Marchetti e A. Milanovich 1786. Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo Nel particolare della carta è indicato il toponimo Ariano Vecchio.
Dettaglio di una struttura arginata
nell’area corrispondente ad Ariano
Vecchio.
Volo GAI 1955
137
Monti di sabbia
Dall’osservazione di varie foto aeree dell’area del Delta emerge la disposizione a ventaglio con orientamento
nord-sud di cordoni di dune generati dall’azione eolica con
il trasporto e il deposito di sabbie in prossimità del litorale. Essi testimoniano l’evoluzione dell’area deltizia dall’epoca
antica fino ad oggi, evidenziando gli spostamenti avvenuti
nel tempo della linea di costa. La percezione di queste
morfologie era marcata fino agli anni ‘70 del secolo scorso
quando si presentavano come aree rilevate dal suolo
distinte con tipici toponimi come ‘motte’, ‘monti’, ‘montoni’, ‘tombe’, successivamente furono in gran parte
distrutti per l’utilizzo in ambito edilizio delle loro sabbie. Nelle foto aeree essi segnano come nervature il territorio nell’Isola di Ariano da Rivà fino a località Ca’ Zen di Taglio
di Po, dove la diramazione del Po scavata con il Taglio di Porto Viro, taglia questa sequenza che poi riprende a nord,
aprendosi a ventaglio in località Donada. Meno evidenti
sono i segni presso Loreo e Rosolina, a causa di un intervento distruttivo più marcato da parte dell’uomo.
138
Visione suggestiva dei cordoni di dune nell’isola di Ariano. Volo GAI 1955
Cordoni di dune a Rosolina in foto del 1974.
Valli di Adria
AREA 6.
Gli sviluppi di cordoni dunosi sono
evidenti a nord dell’Adige tra San Pietro di Cavarzere e Cavanella
d’Adige. Le morfologie testimoniano
la presenza di una foce fluviale in epoca protostorica.
Foto Rossi srl-Brescia, 1983
Tracce di un antico corso fluviale a Corte Cavanella di
Loreo lungo il quale è attestato l’insediamento romano e tardoantico di Fossis citato nella Tabula Peutingeriana. Foto a sinistra: Rossi srl-Brescia, 1983
Sotto: Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
139
Trasparenze di paesaggi
Riproduzione su carta del Disegno del Retratto di Loreo 1589 che evidenzia il cordone di dune fossili di epoca preromana. Adria, Archivio Comunale Antico, b. 837a/27
Lungo il canale di Loreo in corrispondenza di Tornova si notano tracce di dune costiere di epoca protostorica connesse ad una foce fluviale.
Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo,
© Blom CGR-Parma
140
Valli di Adria
“ Foto 1985
...
AREA 6.
”
monti de sabia verso Rosolina, bave de vento salso de marina, ... (da Monti de sabia di Gino Piva, 1930)
Le foto documentano gli scassi di dune, intensificatisi a partire dagli anni ‘70, attorno a Rosolina.
Foto di Roberto Bottari 1981
141
“
Estese valli salse, come quelle denominate Restelli e Compagni,
Val Foccia a sinistra del Po di Tolle e del ramo Pila; le valli Farsetti, Papadopoli e Soranzo a sinistra del Po di Gnocca;
interminabili canneti e vaste risaie occupano anche questa doppia isola,
cui pure non mancano ridenti campagne, specialmente a S. Nicolò,
a Tolle e presso le foci di Gnocca.
”
Banchi di sabbia di pochissima elevazione scorgonsi nel lido,
che in nessuna parte dell’estuario padano tende tanto a dilatarsi,
invadendo il mare, quanto all’interrito seno della Tofana,
poco a sinistra di Bocca Sette, sino alla Pialassa de’ Scardovari poco a ponente della Foce di Tolle. Francesco Antonio Bocchi, 1879
142
Nuovo Delta
AREA 7.
Raffaele Peretto
Il Taglio di Porto Viro
Hoggi alle ore 19, con il favor del Signor Dio, si ha dato
l’acqua al nuovo taglio, la quale vi è entrata per
cinquanta e più aperture che si sono fatte nel medesimo
nord, che minacciava l’insabbiamento della bocca lagunare
di Brondolo, con danni anche alle foci dell’Adige e del
Brenta. Altra preoccupazione non secondaria per Venezia
tempo all’argine, et dopo haver fatto un poco d’empito,
fu l’avvio di un progetto da parte degli Estensi, ripreso in
dell’alveo, et continuò il suo corso come fa tuttavia
uno scalo portuale a Mesola, nella Sacca di Goro,
in spatio d’un hora in circa si parizò con l’altra acqua
placidissimamente.
Così scriveva il 16 settembre 1604 al Senato della
Serenissima il Provveditore Alvise Zorzi, annunciando il riuscito intervento volto a ripiegare più a sud le acque e le
seguito dallo Stato della Chiesa, rivolto alla realizzazione di chiaramente in concorrenza con l’attività marittimo-
commerciale della stessa Serenissima Repubblica.
Il taglio, effettuato tra il 1600 e il 1604, portò le acque del
Po delle Fornaci a defluire, attraverso lo scavo di un
canale di circa 7 km, da Porto Viro alla Sacca di Goro.
torbide del Po Grande di Venezia. La grande opera
L’impegnativa opera idraulica determinò ben presto gli
tempo caldeggiata dalla popolazione locale per i continui
per oltre un secolo di continui interventi per garantire il
diramazioni padane di Tramontana, Levante e Scirocco
comunque, configurandosi in un altro apparato deltizio,
idraulica, ricordata come Taglio di Porto Viro, veniva da problemi derivanti dalla difficoltà di drenaggio delle tre
sviluppatesi a partire dal Medioevo con il progressivo incremento idrico del Po di Ficarolo. La scelta di intervenire
da parte della Repubblica Veneta andò però maturando in quanto preoccupata dall’espandersi del Delta padano verso
auspicati disagi ambientali all’area ferrarese, ma necessitò
normale flusso delle acque nel nuovo corso che andava, lontano dal minacciare la laguna veneta. La crescita fu
particolarmente rapida fino all’Ottocento in una continua evoluzione ambientale di terre ed acque, tra equilibri fragili ed incerti.
Nuovo Delta AREA 7.
L’area
deltizio
comprende polesano
il
ad
dell’antica strada Romea.
territorio oriente
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
144
Nuovo Delta
Rosolina
P
o
Porto Tolle
XXX
La stessa area con i principali
paleoalvei
145
Trasparenze di paesaggi
La configurazione del Delta al tempo del Taglio di Porto Viro, segnato in giallo. Elaborazione grafica di Sandra Bedetti. © 2007 Microsoft Corp. © Harris Corp, Earthstar Geographics LLC.
Dal Medioevo e per tutto il XVI secolo il Po sviluppò alla
complessità dell’imposta evoluzione fluviale, portò ad un
Levante e Scirocco che, a seguito del Taglio di Porto Viro,
Già dopo qualche decennio dal Taglio si registrarono
foce un delta lobato con le tre diramazioni di Tramontana, ridussero sensibilmente la loro attività. Oggi solo il Po di
Levante, attraverso il mirato controllo delle acque,
continua la sua azione idrica come proseguimento del
Canalbianco. La deviazione del Po, attraverso la
146
radicale e rapido cambiamento della geografia del Delta. sensibili sviluppi territoriali verso il mare, con incrementi
annui ben superiori rispetto a quelli registrati in secoli precedenti.
Nuovo Delta
AREA 7.
Particolare della Corographia dello
Stato di Ferrara con le vicine parti
delli altri Stati che lo circondano di G. Aleotti (a stampa, Ferrara 1603).
Accademia dei Concordi di Rovigo, Biblioteca.
Nella carta è raffigurato il territorio
deltizio padano prima del Taglio di Porto Viro.
Il Delta del Po nel particolare del Polesine di
Rovigo di A. Zatta (a stampa, Venezia 1782). Proprietà privata
Verso la fine del Settecento, il Po portava le
sue acque al mare attraverso diramazioni
denominate Maestra, al tempo il corso
principale, Tolle, Camello, Scoetta, Gnocca,
Donzellina. Il Po di Goro o di Ariano scorreva in area Ferrarese, al cui territorio apparteneva anche parte dell’Isola di Ariano.
L’AVANZAMENTO DEL DELTA DEL PO dal 1604 al 1791 ANNI
1604-1627 1628-1669 1670-1681 1682-1791
AVANZAMENTO IN METRI
8190 5700 2900 8980
MEDIA ANNUALE
355 136 242 82
In poco meno di 200 anni dal Taglio di Porto
Viro il Delta avanzò di circa 26 km, con un
incremento medio annuo stimato in circa 138 m.
(Dati rielaborati da M. Tchaprassian, 2004)
147
Simbiosi di terre e acque Il più giovane paesaggio d’Italia sfuma dai reticoli regolari
nel mare. Ancora oggi sono le variabili energie dei fiumi,
canneti, bonelli e dedali di canali; valli, lagune e sacche;
anche se controllati e irrigiditi dall’uomo.
di recenti bonifiche tra diramazioni fluviali e golene; scanni e deboli dune nell’esile linea di sabbia che lo porta
del mare, del vento a governare equilibri piuttosto fragili
Particolare della Topografia del Polesine di Rovigo di Marchetti e Milanovich (a stampa, Venezia 1786). Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo
La dettagliata cartografia, ricca di indicazioni toponomastiche e ambientali, riporta note sui principali interventi operati sui fiumi dai Veneziani a partire dal XVII sec. La cartografia storica si affianca alla fotografia aerea nella ricostruzione
dell’evoluzione del nuovo Delta: la più recente espressione del Polesine e delle sue rinnovate storie di acque, di terre, di uomini.
148
Nuovo Delta
AREA 7.
Volo GAI 1954
149
Trasparenze di paesaggi
A destra la foce dell’Adige.
Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
Sotto il Delta tra Adige e Po di Venezia. Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
150
Nuovo Delta
AREA 7.
Dal confronto delle fotografie aeree si nota la progressiva espansione della bonifica agraria in aree precedentemente vallive.
Volo 1999 reven Veneto Centrale e Provincia di Rovigo, © Blom CGR-Parma
Il Po di Tramontana ad est di
Rosolina interratosi a seguito del Taglio di Porto Viro. Le sue tracce
sono ancora evidenti nelle trame di recenti bonifiche e tra le valli di
Caleri. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
151
Trasparenze di paesaggi
L’area meridionale del Delta. Volo GAI, 1954
La Sacca di Scardovari, che andò configurandosi nella prima metà dell’Ottocento, è contornata da valli, oggi completamente bonificate come risulta nella ripresa aerea della pagina accanto.
152
Nuovo Delta
AREA 7.
Le diramazioni del Po delle Tolle alla foce, nei pressi di Scardovari, che dà il nome all’attigua Sacca, razionalmente
sfruttata per attività ittiche. Ad occidente sono i rami del Po della Donzella (detto anche Po di Gnocca) e del Po di Goro.
Immagine TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
153
Trasparenze di paesaggi
Il Po di Maistra, ramo più
senescente e suggestivo, si stacca
dal corso principale a Ca’ Venièr di Porto Tolle. A destra del Po di Venezia è allineato lungo l’argine
il centro di Ca’ Tiepolo. Immagine
TerraItalyTM - © Blom CGR 2006-2007
Il Po di Maistra articola i suoi
meandri tra i relitti di valli e le
geometrie di terre strappate
all’acqua; un paesaggio questo che richiama le trame sepolte
di quello bonificato dai Romani
a nord-est di Adria, lungo le vie
consolari.
Immagine TerraItalyTM -
© Blom CGR 2006-2007
154
Nuovo Delta
AREA 7.
La Bocca del Po della Pila, la principale delle diramazioni deltizie. Foto © Blom CGR-Parma, 1970
155
Trasparenze di paesaggi
Nella campagna di San Cassiano
156
Le trasparenze di antichi paesaggi si mostrano ancora evidenti nella campagna, ma sono sempre più a rischio per svariati utilizzi del suolo. Scassi per il prelievo di sabbia, migliorie fondiarie, lottizzazioni, aree commerciali ed artigianali, discariche, percorsi stradali strappano progressivamente e definitivamente queste pagine di storia del paesaggio. Il più delle volte non vengono eseguiti studi preliminari o controlli durante le fasi dei lavori in corso d’opera, almeno per documentare quanto si va cancellando. 157
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Autori Raffaele Peretto
Nato a Fenil del Turco presso Rovigo, è laureato in Scienze Geologiche.
È stato insegnante nella Scuola pubblica e in seguito ha diretto, fin dalla sua istituzione, il Museo Civico delle
Civiltà in Polesine di Rovigo, poi denominato Museo dei Grandi Fiumi. Ha cessato tale servizio nel 2007.
In collaborazione con la Soprintendenza per i Beni
Archeologici del Veneto ha eseguito, per conto del Museo
rodigino, scavi in alcune località del Medio-Alto Polesine: in particolare la necropoli etrusco-padana di Balone
presso Rovigo, l’abitato del Bronzo recente di Larda
(Gavello) e quello del Bronzo medio di Zanforlina
È Presidente dal 2008 del Centro Polesano di Studi
(Pontecchio Polesine).
nominato, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Grandi Fiumi, nella restaurata sede del Monastero
Storici, Archeologici ed Etnografici e dal 2011 è stato
Dal 1999 ha diretto il nuovo allestimento del Museo dei
Ispettore Onorario per la città di Rovigo; è inoltre socio
Olivetano di San Bartolomeo, per le sezioni riguardanti
Il suo interesse per la storia antica del Polesine prese avvio
contribuito anche alla progettazione della sezione
ordinario dell’Accademia dei Concordi di Rovigo.
nel 1966, partecipando a ricerche archeologiche curate dal
CPSSAE, tra le quali spicca la scoperta dell’abitato protostorico di Frattesina (1967).
La sua attività è rivolta prevalentemente allo studio
paleoambientale
del
territorio
polesano
e
all’individuazione, attraverso l’analisi di foto aeree, di
interventi territoriali operati in epoche antiche quali centuriazioni, ripartizioni agrarie, percorsi stradali. Tra
gli anni 1987 e 2002, ha eseguito programmate
ricognizioni aeree a bassa quota, documentando in
numerose riprese fotografiche, significative tracce antropiche e naturali dell’antico territorio polesano.
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l’età del Bronzo, l’età del Ferro e l’età Romana. Ha riguardante il Rinascimento, in fase di attuazione.
In qualità di relatore ha partecipato a convegni ed incontri
ed ha prodotto scritti e pubblicazioni di carattere
scientifico e didattico riguardanti le conoscenze storiche
ed ambientali del territorio polesano. Figura come
correlatore in tesi di laurea presso le Università di Padova e Ferrara.
Sandra Bedetti
Adriese, è laureata in Lettere Moderne con una tesi in
Ha realizzato ricostruzioni e disegni di aree archeologiche
Adria anteriori al Mille.
Sagittaria (VE) e Padova.
Archeologia Cristiana sulle Testimonianze Cristiane ad
Ha frequentato un Master in Archeologia organizzato
dall’Università degli studi di Venezia.
Svolge attività professionale collaborando con enti pubblici e privati in attività di ricerca e nell’allestimento
di Adria, San Basilio di Ariano nel Polesine, Concordia Ha firmato e curato pubblicazioni a carattere divulgativo relative al territorio polesano, con particolare riguardo al
periodo medievale; ha realizzato cartografie tecnicoscientifiche a corredo di articoli e monografie.
di spazi museali. Il suo interesse è rivolto in particolare
Ha partecipato in qualità di relatore a convegni,
Dal 2008 è Segretaria del CPSSAE e componente della
istituti scolastici.
alla storia e all’archeologia di Adria e del Polesine. redazione della rivista PADUSA.
conferenze, corsi di formazione e attività didattiche presso
Nel 2012 è stata nominata dal Ministero per i Beni e le
Attività Culturali Ispettore Onorario per il territorio del
medio e basso Polesine; è socio ordinario dell’Accademia dei Concordi di Rovigo.
Ha collaborato con il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo
alle attività di scavo a Larda di Gavello e a Saline di San Martino di Venezze ed è stata curatore scientifico della sezione “Medioevo” (III -XV sec d.C.).
Ha elaborato la carta digitale delle zone archeologiche di
Concordia Sagittaria (VE) per conto della Soprintendenza per
i Beni Archeologici del Veneto e, nell’ambito del programma
europeo Ecos-Ouverture, ha realizzato la carta archeologica
della Provincia di Rovigo su supporto informatico.
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di paesaggi
Raffaele Peretto e Sandra Bedetti
esec Cover AtlanteTrasparenzePaesaggi 2013_542x336 17/06/13 10:36 Pagina 1
di paesaggi
Atlante aerofotografico del Polesine a cura di
In copertina tracce della centuriazione e di canali di rotta nella campagna di Villadose
Atlante aerofotografico del Polesine
Raffaele Peretto e Sandra Bedetti