Claudia Giraudo tra Assisi e Torino
Claudia Giraudo t Qui: . “Fonte celeste - La Luna”, olio su tela, 50x70 cm, 2013
Pagina a lato: . Momenti delle inaugurazioni . “Fantarcheologia”, olio su tela, 50x50 cm, 2013
A cura di Sergio Ravagnan
ra Assisi e Torino Due tappe importanti che hanno segnato il percorso artistico della pittrice torinese nel 2013
L’
artista torinese ha raccolto grande consenso di pubblico e critica quest’anno, dopo la mostra “Effemeridi” svoltasi a giugno presso la Galleria Le Logge del Comune di Assisi e la doppia personale “Claudia Giraudo e Marc Davet” presso la Galleria Davico di Torino in settembre.
S e volessimo cercare nelle ope-
re di Claudia Giraudo i segni stilistici ed espressivi chiarificatori della sua poetica dovremmo porre l’attenzione su alcuni elementi
tratti dal quotidiano con chiari rimandi a un mondo parallelo dove dominano l’interpretazione dei simboli e la dimensione surreale. Dalla realtà ci arrivano animali,
fili e cerchi, e ancora copricapo scenografici che vengono utilizzati dalla pittrice con attenta consapevolezza e con raffinate ed efficaci capacità tecniche. Per entrare nel suo mondo interiore/spirituale è necessario munirsi di chiavi di lettura, di riferimenti culturali e di capacità interpretative. Solo in questo modo scopriamo il variegato accumulo di conoscenze e di pensieri filosofici, psicologici e letterari che arricchiscono e connotano il percorso creativo della Giraudo, che vive l’arte e la interpreta in maniera personalissima e intensamente coinvolgente. Allora due sono i piani di lettura che ci offrono i suoi quadri, il primo più immediato fatto di emozioni e di intrecci sensoriali, il
Dall’alto a sinistra: . “Dott. Jacopo Amphibius”, olio su tela, 70x50 cm, 2012 . “Arlecchino in volo”, olio su tela, 100x100 cm, 2012 . Claudia Giraudo
secondo più impegnativo e profondo perché coinvolge il pensiero speculativo e la ricerca dei messaggi che la pittrice elargisce e dissemina nelle sue opere in attesa di chi li coglierà e li svelerà. Alla domanda che la Giraudo si pone sul senso della pittura ai nostri tempi, quando tutto sembra già esplorato e detto, rispondono le sue stesse opere che cercano e realizzano una necessità atavica di esprimere l’insondabile e chiarire l’urgenza interiore di lasciare/tracciare segni che colgano anche l’atto di sintesi soggettiva. [...] Ai personaggi delle sue tele affida messaggi, pensieri e sogni che mettono in contatto il mondo interiore con quello esterno; sono essi i portavoce delle continue interferenze fra i dualismi, anima/corpo, realtà/ sogno, che segnano e determinano l’esistenza umana. [...] E’ un indagare/soffermarsi quasi
ai limiti dell’ossessione su queste figure in evoluzione, nell’attimo prima delle scelte, ancor prima della stessa probabile corruzione che potrà toccare quei volti e quegli sguardi. Ma la presenza dei daimon-animali, sempre in stretta rispondenza con i personaggi umani ritratti, possono diventare numi tutelari, guide sagge che indirizzino l’animo verso la propria specifica vocazione, per realizzare il proprio progetto di vita in questo mondo e in questo unico viaggio concessoci. I riferimenti alla psicologia detta archetipica, il cui maestro è James Hillman, sono chiari rivelatori di un pensiero che scandaglia l’anima e ne cerca l’essenza. Allora il daimon lo potremmo chiamare anche vocazione, carattere, destino che ogni essere umano è chiamato a realizzare pienamente. [...] Senza usare alcun segno rivela-
tore di tempo e di luoghi, tutto è sospeso, decontestualizzato, un immaginario fumo di seppia confonde le idee di chi guarda e tutto è voluto dalla mano e dal pensiero dell’artista che desidera portarci in un mondo fuori dal tempo.[...] Maria Stella Rossi