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APOSTOLATO
PERCHÉ SONO CATECHISTA?
P. Riccardo Garzari, L.C. Responsabile “Formare apostoli Italia”
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Guardati indietro e chiediti: perché ho deciso di diventare catechista? Ogni tanto è importante riguardare le proprie motivazioni, i “perché” abbiamo intrapreso una certa strada piuttosto che un’altra, il “perché” abbiamo fatto una scelta importante nella nostra vita… tra questi c’è il perché sei qui a leggere questo articolo. Sì, perché se stai leggendo questo articolo, in questa rivista, vuol dire che sei o vorresti essere catechista. E se leggi, vuol dire che vuoi saperne di più, speri di “scovare” dei segreti per svolgere al meglio questo ruolo all’interno della Chiesa. Se scoprirai segreti non lo so, ma, di sicuro, insieme cominceremo a prendere più coscienza di questo mondo.
Se ci hai pensato almeno qualche attimo, sicuramente avrai ricordato il momento del tuo sì iniziale.
La chiamata iniziale: “Mi è stato chiesto dal parroco”
Di solito Dio non si manifesta personalmente, ma si manifesta attraverso le vicende della vita quotidiana. Quindi, se sei stata invitata dal parroco, o da qualche sua collaboratrice, sia suora o altre catechiste, ad essere catechista, sei passata per la via normale in cui Dio si rende presente in mezzo a noi: tramite la Sua Chiesa. È vero che c’è chi si sente chiamato direttamente a voler prestare questo servizio, ma il più delle volte la richiesta ci viene fatta da persone concrete. Che deve fare il parroco per poter portare avanti le attività parrocchiali, quando le chiese, come ben vediamo, nel corso degli anni si svuotano? Semplice: da sempre, cerca, tra le persone che frequentano ancora, qualche aiuto. Con quale criterio? Spesso, il solo criterio della disponibilità di tempo e della buona volontà. E così, tu, o qualcuna delle altre catechiste della tua parrocchia, vi siete trovate lanciate e immerse in un mondo che non conoscevate se non dall’esterno.
La prima sensazione che molte persone hanno sentito è stato quasi un obbligo di dover ricambiare il bene ricevuto da lui e dalla comunità, senza capire fino in fondo cos’è il catechismo.
Altre invece, hanno interpretato questo invito come chiamata ad amare e donarsi per i bambini. Chi, ancora, ha subito intuito a possibilità di prestare un servizio alla comunità.
Le motivazioni cambiano nel tempo: cresce l’amore per Gesù
Anche se per molte catechiste indubbiamente Gesù è già chiaro nell’orizzonte del loro servizio, il desiderio di far conoscere Gesù ai bambini con semplicità e gioia cresce col tempo. Da catechiste si diventa catechizzate. Questo succede perché prima di essere dei formatori di altri, ci rendiamo conto che dobbiamo essere formati noi stessi.
È lo stesso che è capitato ai tempi di Gesù: due ragazzi, Giovanni e Andrea stavano seduti ad ascoltare le parole di un grande profeta dell’epoca, chiamato Giovanni Battista. A un certo punto, egli indicò Gesù che passava: “È lui che toglie il peccato del mondo” disse con la sua voce possente. Essi ascoltarono la voce del loro “parroco” dell’epoca, si alzarono, cominciarono a seguire Gesù, senza sapere né chi fosse veramente, né dove fosse diretto.
Ed ecco che Gesù si fermò, li guardò dritti negli occhi e fece loro la grande domanda che fece trasformare la loro vita da cercatori di qualcosa a discepoli: “Che cercate?”. È la stessa grande domanda che Gesù fa ad ogni cristiano, e, in modo specifico, a ogni catechista. Che cercate… quando fate catechismo?
E i due giovani, confusi e inesperti risposero con l’unica cosa che veramente avevano nel cuore: “Maestro, dove abiti?”. La loro risposta è una domanda, la domanda di chi vuole conoscere meglio. La domanda di chi ha cominciato a mettersi in cammino, in ricerca, anche se non sa bene di cosa. “Venite e vedete” rispose Gesù. Non si può spiegare l’esperienza di Gesù, va sperimentata in prima persona.
E così, anche tu, dall’invito iniziale del parroco, sei passata a seguire la chiamata di Gesù. È il cammino che deve fare ogni cristiano. Da piccoli siamo stati battezzati, ma senza alcuna coscienza della Grazia che abbiamo ricevuto. Per quello ci hanno catechizzato, ma forse non abbiamo avuto la consapevolezza ancora del Dono ricevuto. È solo quando cominciamo a seguire Gesù consapevolmente che scopriamo la Sua grandezza. Prima di essere apostoli, cioè inviati a portare la Sua Parola, dobbiamo diventare discepoli, cioè coloro che la la Sua Parola la ricevono in prima persona.
LE PIETRE MILIARI DI NET
TESTIMONI, NON MAESTRI
Monica Siorpaes Gandin Formatrice NET
Quando si viene chiamati a fare i catechisti in parrocchia subito si pensa se si sarà all’altezza di questo incarico, se si è abbastanza preparati. Poi si spera nella formazione parrocchiale o diocesana, che però difficilmente soddisfa le necessità dei catechisti. Questi ultimi dal lato loro tendono a perdere dopo poco l’entusiasmo e disertano la formazione proposta. Si viene quindi istruiti dagli altri catechisti e si entra nello schema di preparazione degli anni precedenti, seguendo i libri guida o le schede già preparate. Qualcuno approfondisce per conto proprio, a modo suo, come meglio crede.
Dopo qualche anno, chi persevera, ha più o meno capito cosa viene richiesto e diventa un bravo catechista-insegnante. Perché, di fatto, per quanto si cerchi di destrutturarlo il catechismo rimane sempre una materia da spiegare. In un certo senso il catechista dà brevi nozioni su Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, i sacramenti, la preghiera, etc.
Ma come prepararsi perché la religione cattolica non diventi una materia scolastica, ma piuttosto un incontro con la persona che ti cambierà la vita? E come poi poterla trasmettere? Prima di tutto leggere la Bibbia per conoscere i fatti, leggere il catechismo della chiesa cattolica per conoscere la dottrina, leggere vite di santi per conoscere la fede vissuta. Partecipare a incontri e approfondimenti su argomenti che aiutino a comprendere meglio alcuni temi che ci sembrano poco comprensibili. Vita sacramentale, con questo intendo partecipazione alla santa messa, sacramento della riconciliazione con regolarità, preghiera personale quotidiana.
Poi, come aiuto per trasmettere in modo appropriato ai bambini, oltre a fare riferimento alla propria esperienza informarsi dei metodi più adatti per avvicinare i bambini e coinvolgerli. Un po’ di pedagogia. Non è molto diverso da quello che si farebbe per qualunque altro argomento ci venisse richiesto di insegnare, e consiglio vivamente di non trascurare nessuna di queste cose.
Ma questa non è ancora l’essenza di cosa significhi essere catechisti. Secondo sant’Agostino: “Il sapere non passa dal maestro all’allievo, come se quest’ultimo apprendesse ciò che prima
Predicate “ sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole. San Francesco ” d’Assisi
ignorava; la verità è già presente in qualche modo nell’anima del discepolo come in quella del maestro e la parola del docente ha solo il compito di renderla esplicita. … Colui che insegna deve provare gioia, è così che l’insegnamento sarà efficace. Il docente deve ripetersi, usare parole piane, immagini semplici e soprattutto ha l’obbligo di abbassarsi al livello del discente, come Gesù si abbassò al livelli degli uomini. In questo modo il maestro realizza se stesso nell’amore con cui si adegua al discente, amore che costituisce la spinta necessaria ad avviare l’educando alla conquista del sapere.” Provate, allora a ricordare perché pregate. Provate a ricordare perché siete cattolici. La fede cattolica non va trasmessa per semplice studio, ma per testimonianza. Io testimonio che Dio c’è e l’ho incontrato. Io vi racconto che la mia vita non è più la stessa da quel momento. Preparando un incontro di catechismo ho bisogno di mettermi davanti al Signore perché siano sue le parole e non mie. Lo Spirito Santo ci rivela le scritture e solo così noi possiamo pienamente capirle nella verità, altrimenti è una materia di studio e non una parola di vita. La parola del Signore è viva e tocca la vita di ogni uomo. Il catechista può essere lo strumento che porta la Parola. Con il battesimo il cristiano è inserito nella vita di Cristo, e questa non è un’immagine, ma una verità. Il battezzato vive la sua vita in Cristo e nel tempo, se la asseconda, ne diventa sempre più parte fino a poter dire insieme a san Paolo: “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me.” La preghiera e i sacramenti permettono all’amore di Dio, allo Spirito Santo di rimanere in noi e di dare molto frutto. L’amare i bambini che ci sono affidati al catechismo con questo Amore renderà i loro cuori disponibili ad accogliere e far crescere il dono dell’amicizia con Gesù. Questo fa di un catechista, non un maestro ma un testimone, questo dà il frutto. Essere catechista.
RICORDA CHE:
- I bambini non ricorderanno quello che dite ma ricorderanno quello che fate. - Nessuno trasmette quello che non ha. - Dio non sceglie persone capaci, ma rende capaci chi sceglie.
COSA AIUTA:
• fate realmente conto sull’azione dello Spirito Santo: questa non è superstizione, ma fede; • coerenza nella relazione con i bambini, le parole che diciamo siano accompagnate da atteggiamenti autentici; • pazienza e perseveranza.
COSA NON AIUTA:
• viaggiare da soli e non considerarsi una comunità, senza desiderio di crescere insieme; • giudicare e parlare male dei genitori, degli altri catechisti, del parroco, dei bambini.
IDEE & MATERIALI
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Il Vangelo della domenica a fumetti: come utilizzarlo
La rivista mensile Domenica NET propone ogni mese i Vangeli delle domeniche a fumetti, corredati da una spiegazione con esempi e un linguaggio a misura di bambino.
Le illustrazioni, con uno stile cartoon molto vicino ai bambini, cercano di essere fedeli a ciò che viene descritto nei Vangeli e anche ai dettagli dei tempi in cui sono narrate le vicende, soprattutto riguardo al vestiario e alle ambientazioni. Le pagine dedicate al Vangelo a fumetti si configurano come un vero e proprio “messalino”. Le fasce laterali e il colore di sfondo delle pagine, aiuteranno a orientarsi nel periodo liturgico (verde per il tempo ordinario, viola per Avvento e Quaresima, giallo o rosso per le solennità).
Il Vangelo a fumetti può essere utilizzato al catechismo come complemento alla catechesi dell’anno e legame alla liturgia, o può essere portato a Messa dai bambini per seguire meglio la Parola di Dio! La breve spiegazione, dai contenuti catechetici e dottrinali, sviluppa in maniera semplice e chiara il concetto principale del Vangelo, con l’ausilio di esempi concreti presi dalla quotidianità dei bambini di oggi.
La spiegazione più essere di tre tipi: • catechetica spiegando un argomento di catechesi a partire dal brano del Vangelo • meditativa partendo dal una frase della da Gesù sviluppandola • esistenziale con l’ausilio di test e di parti che il bambino deve compilare, legati alle esperienze della sua vita quotidiana.
Missioni e curiosità per una formazione ancora più completa
Non c’è fede senza opere. Per questo, per formare nei più piccoli una coscienza di apostoli e missionari, Domenica NET propone una “missione” ossia un proposito pratico che i bambini sono chiamati a realizzare da soli, insieme ai propri amici o con l’aiuto degli adulti, genitori o nonni. Un modo semplice ma concreto per “mettere in pratica” quanto imparato. C’è inoltre spazio per la spiegazione di piccole curiosità, legata alla fede o al significato di termini specifici, o alle tradizioni ebraiche e cristiane.
La versione da colorare dei fumetti dei Vangeli è disponibile gratuitamente, previa registrazione, sul sito amicidinet.it
IL PRODOTTO DEL MESE È...
Ideale come lettura formativa e divertente. Grazie a disegni moderni e accattivanti e a semplici spiegazioni, i bambini verranno introdotti alle storie dei santi in maniera avvincente.
Nei libro si racconta la storia di: sant’Antonio di Padova, santa Bakhita, santa Bernadette, san Camillo de Lellis, santa Caterina da Siena, santa Chiara d’Assisi, santo Curato d’Ars, san Damiano di Molokai, san Daniele Comboni, san Domenico Savio, santa Edith Stein, santa Elena, Santa Elisabetta d’Ungheria, san Filippo Neri, san Francesco d’Assisi, san Francesco di Paola, san Giovanni Battista De La Salle, san Giovanni Evangelista, san Giovanni Paolo II, san Giovanni XXIII, san Giuseppe, san Giuseppe da Copertino, san Josè Sanchez del Rio, san Juan Diego, san Luigi Re, santa Luisa di Marillac, san Marcellino Champagnat, santa Margherita Maria Alacoque, san Martino di Porres, san Massimiliano Maria Kolbe, san Nicola di Bari, san Patrizio, san Pietro, san Pio da Pietralcina, Santa Rosa da Lima, santa Teresa di Calcutta, santa Teresa di Liseaux, san Tommaso d’Aquino, san Tommaso Moro.
SCHEDA TECNICA Formato A5, rilegato in brossura 90 pagine
Prezzo: 8,00 € Sconti quantità: > dalle 5 alle 10 copie 7 € > dalle 11 alle 15 copie 6 € > dalle 16 copie 5,50 €
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Ogni mese sul mensile Domenica NET vengono proposte rubriche e materiale per aiutare i bambini a conoscere e a vivere le virtù attraverso le storie della Banda di NET, le catechesi a fumetti dell’Ispettore Spark, le vite dei santi, test e molto altro!
FORMAZIONE SPIRITUALE
DIEGO ZANFORLIN
Teologo e Formatore NET
LA PRUDENZA: L’ARTE DI DECIDERE
Sin dal nostro primo catechismo abbiamo imparato che la prudenza è una delle quattro virtù cardinali assieme alla giustizia, alla fortezza e alla temperanza. Questa collocazione ce ne dichiara senza dubbio l’importanza, tuttavia spesso, non riusciamo a definirla bene.
In effetti, si parla di prudenza spesso e volentieri in vari ambiti; primo fra tutti, in famiglia. Quante volte abbiamo sentito i nostri genitori dirci “sii prudente!”? Con queste parole, normalmente, ci si voleva dire “stai attento!”.
Questa è l’accezione del significato di prudenza che ci salta per prima alla mente, ma in realtà questa è solo una parte di ciò che la prudenza è.
Se ne vogliamo trovare qualche traccia nel Vangelo, in realtà potremmo dire che la prudenza è un po’ dappertutto. Alcuni brani significativi possono essere l’amministratore infedele (Lc 16, 1-9), la parabola delle dieci vergini (Mt 25, 1-13) oppure la seguente parabola dei talenti (Mt 25, 14-30). Nel nostro caso, vorrei invece, parlare della prudenza partendo dall’episodio di Marta e Maria (Lc 10, 38-42). Ripassiamolo insieme:
38 Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39 Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40 Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42 ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (testo CEI 2008).
Nel brano troviamo una Marta alle prese con l’attenzione per gli ospiti. Quanti di noi non hanno simpatizzato per Marta almeno una volta? Eppure, Gesù elogia “l’oziosa” Maria: che rabbia! Sono consapevole che sulle prime Gesù ci lascia di stucco, ma poi con un po’ di sforzo ci adeguiamo al Maestro che vuole insegnarci qualcosa. Ma cosa c’entra tutto questo con la prudenza?
Nonostante tutti noi, come detto, pensiamo alla prudenza come all’arte di stare in guardia e attenti alle insidie e ai pericoli, il fine proprio della prudenza è invece quello di farci decidere bene. La prudenza non è l’arte della fuga, ma della scelta.
OTTOBRE NOVEMBRE 2020
Sin dai tempi di Aristotele, la virtù della prudenza veniva divisa in parti integrali e potenziali. Era un modo per comprenderla e applicarla. San Tommaso e la Scolastica ne riprendono i contenuti e la sviluppano alla luce della Rivelazione. Non spetta a noi entrare nei dettagli, ma alcuni aspetti vale la pena recuperarli.
La prudenza guarda al passato, al presente edal futuro in vista di un risultato. Rispettivamente la prudenza ci aiuta a far memoria del passato per applicare quelle esperienze in modo da prevedere un esito futuro. Il consiglio dei nostri genitori, “stai attento”, non è sbagliato, ma è solo una parte della prudenza chiamata circospezione. In altre parole, saper valutare la situazione presente prevedendone le conseguenze.
Ma allora, cos’è la prudenza? È una virtù pratica che ha il compito scegliere i mezzi giusti per un fine. L’atto proprio della prudenza è il comando, cioè, dopo aver valutato la situazione ci dice cosa scegliere per il nostro bene. È per questo che, tra le virtù, ha un ruolo di coordinamento poiché offre alle altre i giusti obiettivi. Per esempio, vogliamo essere giusti, forti e moderati, ma: Come? Quando? In che misura? Queste risposte spettano alla Prudenza.
Tornando a Marta e Maria, vediamo che la capacità di valutazione di Maria è stata superiore a quella di Marta. Non che servire gli ospiti non fosse giusto, ma Marta aveva perso di vista il fine principale, che era quello di stare con Cristo. Maria, invece, l’aveva compreso e per questo ha scelto di ascoltare. Entrambe le cose erano buone e giuste, ma solo una era migliore. Inoltre, la prudenza ha bisogno del consiglio dei saggi per poter crescere e perfezionarsi e: quale miglior consiglio se non quello che viene dall’ascolto del Maestro?
In un certo senso, possiamo dire che Marta, con la sua prudenza ha fatto un doppio centro. Per noi, rimane l’insegnamento di non conformarci con una paralizzante prudenza umana, ma di apprendere quella divina che è anche capace di assumere dei rischi e ci viene donata dall’ascolto di Cristo. Che tutto questo sia fatto senza affanno, molte volte le nostre scelte saranno allo stile di Marta, ma sostenuti dalle virtù teologali e dai doni dello Spirito Santo, a poco a poco sapremo scegliere anche noi la cosa migliore come Maria.
IL PROGRAMMA DELLE VIRTÙ 2020-2021
Da questo numero inizia un nuovissimo ciclo articolato su quattro anni. A partire dalle quattro virtù cardinali, NET proporrà, sulle pagine di Domenica NET per i bambini e su quelle di Essere catechisti per i loro formatori, un percorso di conoscenza e pratica di queste virtù e quelle a loro legate.
Le virtù di quest’anno pastorale:
Ottobre-Novembre PRUDENZA Dicembre-Gennaio GRATITUDINE Febbraio-Marzo UMILTÀ Aprile-Maggio PAZIENZA
FORMAZIONE APOSTOLICA
MONICA SIORPAES GANDIN
Formatrice NET
LE MISSIONI
Ricorda che…
La missione è qualcosa che aiuterà il bambino a collegare fede/religione alla vita reale. Va proposta con entusiasmo e serietà; devono prendere un impegno, perché da questo dipende anche la trasformazione della società. Il mondo sarà un posto migliore se tutti si ameranno gli uni gli altri come Cristo ha fatto con noi. Gli alti ideali aiutano anche bambini così piccoli. Si aiutano così i bambini a formare una coscienza retta, a fare piccoli sacrifici, a chiedere aiuto a Gesù per ogni cosa, a mettere in pratica la vita cristiana. Aiuterà anche i catechisti e i genitori che ancora non hanno visto la differenza tra una materia scolastica, un corso e il catechismo. La nostra fede è sempre collegata con la nostra vita quotidiana. I bambini devono sapere che non dovranno aspettare di essere adulti per poter fare qualcosa, ma già da subito possono essere santi e seguendo Cristo possono cambiare il mondo.
Missione personale 5/7 anni
Far preparare ai bambini dei bollini adesivi di colore rosso e altri di colore verde. Alla fine della giornata, quando il bambino ricorda quello che ha fatto, attaccherà il bollino rosso a quegli oggetti che hanno portato guai o fatto perdere tempo, attaccherà invece un bollino verde a quello che è stato utile. In breve tempo imparerà a fare scelte che lo aiuteranno a diventare migliore.
Missione personale 8/11 anni
Preparare alcuni bigliettini autoadesivi o postit e attaccarli su alcuni oggetti, che per il bambino sono importanti. Per esempio: cellulare, computer, bicicletta, libri di scuola o libri di lettura, giochi di società e giocattoli, oggetti per l’attività sportiva, corona del rosario, etc. Sui biglietti dovrà esserci scritto: “Questo dove mi porta?”. Il bambino imparerà in breve tempo a scegliere con “prudenza” le sue attività e a riflettere sull’importanza da dare a ciascuna di esse.
Missione d’equipe 5/7 anni
Organizzare nel giorno di Ognissanti una pesca del santo patrono. Far preparare ai bambini delle ceste contenenti figurine di santi. Al termine della Messa di domenica 1 novembre giorno di Ognissanti, i bambini all’uscita dalla Messa, inviteranno le persone a pescare il proprio santo patrono. La missione avrà il compito di aiutare le persone a ricordarsi che la santità non è impossibile, ma è per tutti: basta vivere le virtù!
Missione d’equipe 8/11 anni
Di comune accordo con il parroco, dopo una delle Messe della domenica, coinvolgere i bambini nella sanificazione della Chiesa. Si tratta di un impegno concreto che responsabilizza i bambini e aiuta a vedere le conseguenze di un gesto buono: mi interesso degli altri, essendo prudente.
OTTOBRE NOVEMBRE 2020
DINAMICA FORMATIVA
Far costruire ai bambini una casetta con il materiale che vogliono. L’importante è che sia tridimensionale, non disegnata. Possono usare il cartone, il das, la plastilina, oggetti di riciclo presenti in casa, qualsiasi cosa. Non svelare altro ma dare solo questo “compito” per l’incontro successivo.
Durante l’incontro successivo i bambini dovranno portare la casetta che hanno costruito. A questo punto, raccontare loro la fiaba de I tre porcellini di cui proponiamo qui di seguito il testo:
C’erano una volta tre porcellini, che vivevano nella casa della loro mamma. Un giorno questa li prese da parte e disse loro: “Siete troppo grandi per restare in questa casa. Andate, e costruitevi la vostra. Ma attenti a non fare mai entrare il lupo!” E così, i porcellini andarono per il mondo e si costruirono tre casette.
Il porcellino più piccolo usò la paglia, così impiegò poco tempo e fatica. Il porcellino medio recuperò della legna e dopo una giornata di duro lavoro aveva costruito una bella casetta con assi e travi.
Infine, il porcellino più grande, costruì la sua casa con pietra e mattoni, lavorando come un matto per finirla prima dell’arrivo del lupo.
Un giorno, il lupo arrivò alla casetta di paglia. “Porcellino, fammi entrare!” disse il lupo. Ma il porcellino piccolo non aprì la porta. Così il lupo, seccato, con un soffio fece volar via la paglia e divorò il porcellino in un sol boccone.
Il giorno dopo andò alla casetta di legno. “Porcellino, fammi entrare!” disse il lupo. Ma il porcellino medio non aprì la porta. Così il lupo, seccato, con i suoi artigli si aprì un varco nel legno e divorò il porcellino in un sol boccone.
Il giorno successivo andò alla casetta di pietra e mattoni. “Porcellino, fammi entrare!” disse il lupo. Ma il porcellino grande non aprì la porta. Così, il lupo, seccato, soffiò e usò i suoi artigli ma niente da fare, la casa era troppo robusta. Infine, provò a calarsi dal camino, ma finì dritto sul fuoco e morì arrostito.
I tre porcellini è una delle fiabe più classiche, da sempre raccontate ai bambini. Si tratta di una storia che ha molti risvolti pedagogici legati alla prudenza. Insegna infatti a fare le cose con prudenza cioè per bene e senza fretta cosìche quando arriva il lupo (cioè il male) in una casa costruita di mattoni, non può avere la meglio.
I tre porcellini è una favola della tradizione europea. Compare per la prima volta nella raccolta Nursery Rhymes and Nursery Tales (1843), pubblicata da J. O. Halliwell-Phillips. Più recentemente, nel 1890 compare in English Fairy Tales, un testo di Joseph Jacobs. La fiaba de “I tre porcellini” uscì a metà dell’Ottocento (l’ultimo paragrafo della pagina racconta la storia di questa storia), in un mondo di contadini che lentamente abbandonavano la loro terra per andare a lavorare nelle fabbriche. Nell’originale si percepisce questa fiducia nel progresso, nella tecnologia (sassi e mattoni) che può difenderci dalle forze malvagie della natura.
COSTRUIAMO SPARK: LA COSCIENZA!
Emanuele Marras Ludotecario
Obiettivo del laboratorio
Imparare a costruire la marionetta del personaggio NET di Spark che rappresenta la coscienza. È giallo come una saetta e una scintilla che si accende per indicarci la via del bene. La marionetta potrebbe servire per animare delle catechesi basate sui fumetti proposti su Domenica NET e sui sussidi della collana “I Sacramenti”.
Materiali necessari
• 2 bottiglie di plastica vuote • 1 colla stick • 1 colla vinilica • Forbici • Pennarelli • Scotch • Cartoncini bianco, nero, giallo e rosso
Tempo di realizzazione
20 minuti
1. Tagliare le due bottiglie in modo da avere solo la parte del collo.
2. Con il cartoncino giallo realizzare la veste della forma di Spark.
3. Con il cartoncino rosso realizzare la bocca di Spark con la circonferenza dei due pezzi di bottiglia.
4. Legare le due parti con dello scotch in modo da far “parlare la bottiglia”.
T-SHIRT “VOGLIO UNA VITA DA SANTO”
Per fare della santità uno stile di vita!
GIOCO “LE CARTE DEI SANTI”
Per giocare a “memory” o per pescare il proprio santo patrono!
VIRTUALE È REALE
ALLA SCOPERTA DEL MONDO DIGITALE
Jacopo Masiero Digital media educator
Tra marzo e maggio, nel periodo in cui l’Italia era bloccata a causa del lockdown, anche coloro che inizialmente erano diffidenti hanno dovuto sperimentare il complesso mondo della rete. Scuola, lavoro, vita sociale e perfino le celebrazioni liturgiche hanno trovato spazio esclusivamente negli ambienti digitali. Nel comunicare attraverso la rete, tutti abbiamo sperimentato diverse difficoltà sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista comunicativo. La connessione poco stabile, le videochiamate che surriscaldavano i pc, l’imbarazzo nel vedersi in monitor, la difficoltà di esprimersi e di farsi capire senza la comunicazione non verbale, fatta di gesti e espressioni facciali. Potremmo continuare la lista con molte altre criticità. Forse per la prima volta abbiamo vissuto in un ambiente, quello digitale, che fino a prima eravamo abituati a vivere solo nei momenti di svago e divertimento. Molto probabilmente anche i più esperti si sono ritrovati impreparati. Nonostante le varie difficoltà e problematicità, l’esperienza del lockdown ci ha fatto comprendere che il mondo della rete, il cosiddetto virtuale, non è così lontano dal mondo reale. Con questo non intendo sostenere che la comunicazione in presenza abbia le stesse caratteristiche di una comunicazione mediata da uno strumento, ma se non altro è da considerarsi una comunicazione “reale”. Pensate a coloro che negli ultimi mesi hanno lavorato in smart working, ai ragazzi che hanno proseguito le lezioni su Google Meet, oppure agli studenti universitari che si sono laureati su Zoom; in tutti questi casi si può affermare che i lavo
ratori hanno continuato le proprie mansioni, i ragazzi hanno concluso l’anno e che i laureandi hanno conseguito il tanto atteso traguardo. Se vogliamo acquisire delle competenze per diventare cittadini mediali in grado di utilizzare con una certa abilità gli strumenti offerti dalla rete, dobbiamo anzitutto comprendere quanto afferma il primo punto del Manifesto della comunicazione non ostile, ovvero che “virtuale è reale”. Per molto tempo, all’incirca fino a dieci anni fa, il mondo reale e il mondo virtuale erano due mondi completamente diversi che non avevano nulla in comune. Ancora in televisione tante volte si sente la comparazione tra reale e virtuale ma è arrivato il momento di abbandonare questa visione ormai desueta. Infatti, da quando si sono affermati i social network qualcosa è cambiato, abbiamo iniziato ad accedere alla rete non più solo per cercare informazioni ma, anche noi, abbiamo iniziato a inserire in rete dei contenuti e delle informazioni. Questi contenuti spesso riguardavano noi stessi, i nostri interessi e i nostri amici. Se ci pensate, lo facciamo tutt’ora quando condividiamo qualcosa su un social network. Per esempio, non a caso, ogni volta che apriamo Facebook, nello spazio del post ci viene chiesto “A che cosa stai pensando?”. Lo stesso discorso vale per WhatsApp, anche WhatsApp è a tutti gli effetti un social network. Certo, si contraddistingue per un servizio di messaggistica istantanea, ma possiede alcune caratteristiche molto simili alle altre piattaforme. È il caso delle immagini che vengono pubblicate come “stato” e che sono visibili agli altri utenti solo per ventiquattro ore. Quello che pubblichiamo in rete perciò dovrebbe rappresentare ciò che siamo nella vita di tutti i giorni: un catechista è un catechista anche online! Virtuale è quindi reale poiché davanti allo schermo del computer, del tablet o dello smartphone ci siamo noi… siamo noi che digitiamo le parole e decidiamo cosa condividere con gli altri utenti, utenti che… sono persone reali! A questo proposito è interessate soffermarsi sul significato del termine “digitale”. Infatti in latino, digitus, significa “dito” mentre nella sua transizione alla lingua inglesa diventa digit, ovvero cifra. È interessante costatare che entrambi i significati sono inerenti al mondo del digitale (non virtuale) che viviamo oggi. È proprio grazie al tocco delle dita è proprio grazie al tocco delle dita che possiamo entrare nel mondo digitale. Al contempo tutto il materiale digitale rispetto all’analogico funziona grazie a una successione di cifre “0, 1”, comunemente conosciute con il nome di codice binario. Abituiamoci perché si parla e si parlerà sempre di più di digitale! È arrivato il momento di valorizzare il mondo della rete, di apprezzare gli strumenti e le potenzialità che esso ci offre. Per far questo è sicuramente importante acquisire delle competenze, non solo di tipo tecnico, ma soprattutto di tipo culturale. La cultura della comunicazione in questi anni è cambiata in modo molto rapido e, come abbiamo capito, non possiamo restare inermi. Siamo tutti chiamati ad abitare, in modo consapevole e maturo, l’ambiente digitale. Come ogni ambiente ha le sue regole, le sue caratteristiche e anche degli aspetti potenzialmente problematici ma siamo chiamati, non solo ad abitare questo ambiente, ma anche a dare un esempio riguardo ad un uso consapevole. Questa nuova rubrica, Catechisti digitali, ha proprio l’obiettivo di accompagnarvi in un viaggio per scoprire alcuni segreti relativi al mondo della rete ma soprattutto per attivare un pensiero critico in merito alle opportunità offerte dal digitale.
La comunicazione mediata da uno strumento digitale è una comunicazione reale La rete non è solo un ambiente pericoloso ma è anche una risorsa importante Sono consapevole di ogni contenuto che pubblico e/o condivido online L’ambiente digitale ha delle regole e delle caratteristiche Virtuale è reale: dico o scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona Dietro allo schermo dello smartphone non ci sono semplicemente degli utenti ma c’è il nostro prossimo. Checklist Essere catechisti 29
LO SCAFFALE
APOSTOLATO SOCIAL
W la fede: il sacerdote influencer che evangelizza la rete
Don Alberto Ravagnani è un sacerdote di soli 26 anni della Diocesi di Milano che durante il periodo di quarantena dovuto al lockdown della scorsa primavera ha iniziato a pubblicare una serie di video sui suoi canali social. Con un linguaggio veramente giovane e contemporaneo, è uno dei pochi che riesce a parlare ai ragazzi di Gesù e di tutti gli argomenti più “ostici” riguardanti la fede.
Segui don Alberto
Don Alberto
Ravagnani alberto_rava
ON DEMAND
“La mia Jungla”: con Giovanni Scifoni per riflettere e divertirsi sulla famiglia di oggi
Dopo averci fatto conoscere i santi da una prospettiva diversa, Giovanni Scifoni torna con una nuova serie, questa volta sulla piattaforma gratuita RaiPlay. “La mia Jungla” ha per protagonista Giovanni e la sua famiglia. Dieci episodi sulla convivenza forzata, lo smart working e altri piccoli temi delle famiglie di oggi. Protagonista insieme alla moglie e ai tre figli.
Disponibile su RaiPlay
LIBRI
L’arte di guarire: l’emorroissa e il sentiero della vita sana
Nuovo libro di don Fabio Rosini, il sacerdote romano ideatore dei percorsi “I Dieci Comandamenti” e “I Sette Segni”. L’autore propone un cammino di guarigione della vita interiore e affettiva. La guida è una donna malata di duemila anni fa, l’emorroissa, che si incontra nel capitolo quinto del Vangelo di Marco, e della quale si analizza il processo di guarigione paradigmatico e simbolico. Un viaggio suddiviso in tre tappe - diagnosi, guarigione e vita sana duratura - in cui si procede sulla base di domande utili, da farsi al cospetto di Chi ci vuole bene, per lasciare che Lui doni pian piano le risposte.
Edizioni San Paolo, 2020
PER RIPARTIRE AL MEGLIO! PER RIPARTIRE AL MEGLIO! DIARIO DEL CATECHISTA
Uno strumento unico che ti aiuterà in questo nuovo anno pastorale. Uno spazio per organizzare meglio la tua missione di evangelizzazione con note formative, schede per