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PRIMO PIANO
MILANO
TRA I GRATTACIELI DI CITYLIFE
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Con la consegna del Curvo CMB ha concluso i lavori nel quartiere che ridisegna lo skyline di Milano. Ne abbiamo parliamo con il direttore tecnico Marco Beccati
A cura di Francesca Martinelli
PIAZZA ICONICA A sinistra l'ex polo urbano della Fiera di Milano
AREA LIBERATA L'area di CityLife, il nuovo quartiere di Milano, si estende per 366mila mq
Era il 2013 quando CMB si è confrontata per la prima volta con il committente CityLife SpA per realizzare la Torre Generali, progettata da Zaha Hadid: da allora sono passati sette anni, due grattacieli, per Generali e PwC e un avveniristico shopping village. All’inizio di ottobre è stata consegnata la terza Torre PwC, e in quell’occasione abbiamo potuto parlare in maniera più ampia del progetto di riqualificazione urbana dell’area con l’ingegner Marco Beccati, direttore tecnico di CityLife. Un concept che allinea la città di Milano alle principali capitali europee per il design delle strutture e la sostenibilità globale dell’intervento.
La torre PwC conclude gli edifici alti che circondano la piazza iconica del progetto CityLife: ci può raccontare la genesi di un progetto così ambizioso e innovativo in Italia? Quali saranno le evoluzioni previste nei prossimi anni?
CityLife è uno dei maggiori progetti privati di trasformazione urbana in corso in Europa e copre una superficie complessiva di circa 366mila mq: è il nuovo quartiere di Milano in via di realizzazione nell’area prima occupata dallo storico polo urbano della Fiera. Con il trasferimento di gran parte del quartiere fieristico a Rho-Pero, l'area liberata di circa 255mila mq è stata oggetto di una gara indetta nel 2003 da Fondazione Fiera Milano che ha visto la partecipazione dei principali operatori internazionali e dei più noti architetti su scala mondiale. Nel luglio 2004 il processo di valutazione ha aggiudicato l’area a CityLife, con un progetto che porta la firma di grandi architetti quali Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind. Nel dicembre 2005 il Comune di Milano ha approvato definitivamente il Piano Integrato di Intervento con alcune modifiche e ampliamenti significativi del progetto, che è passato da 255mila mq dell’area di trasformazione di gara ai 366mila mq, che comprendono la sistemazione di spazi adiacenti.
LA TORRE PWC Progettata dall’architetto statunitense Daniel Libeskind
TORRI
L’opera di Libeskind ultimata nonostante il lockdown
Si è conclusa nei tempi previsti, e prima dell’epidemia da Covid-19, la Torre PwC a Milano. L’opera ha rappresentato un grande sforzo da parte di CMB e del suo staff, che è stato in grado di recuperare i mesi di chiusura per il lockdown, pur mantenendo altissima l’attenzione alla salute e alla sicurezza del personale in cantiere.
Oggi la Torre PwC, progettata dall’architetto statunitense Daniel Libeskind, svetta su Piazza delle Tre Torri sovrastando l’area con il suo movimento concavo, che evoca una cupola rinascimentale. Si accede al piano terra del grattacielo attraverso una hall di ingresso di elevata rappresentanza e a tripla altezza, raggiungibile sia dallo Shopping District, che dall’uscita della metropolitana M5 come dal livello superiore della nuova piazza urbana. Gli uffici occupano i piani dal primo al ventottesimo. Il piano ventisettesimo ospita un ambiente su due livelli e una sala conferenze a doppia altezza, oltre a un ristorante dalla vista di estremo impatto. Il core centrale, occupato da otto ascensori suddivisi in due blocchi distinti, corpi scale e bagni, garantisce la massima flessibilità per l’utilizzo degli spazi anche in presenza di più conduttori. La parte sommitale della torre è caratterizzata da un volume vetrato, chiamato “corona”, le cui linee geometriche completano l’andamento sferico alla base del concept: dal punto di vista funzionale, nasconde i volumi delle torri evaporative, gli ingombri degli extracorsa degli ascensori e dei montacarichi e il sistema di accesso e manutenzione della facciata.
Quanto è importante oggi il coinvolgimento di architetti e designer di fama internazionale in un progetto di questo tipo?
Progetti come quello di CityLife non possono esimersi dall’avere grandi architetti all’interno del team di sviluppo. Il grande architetto, di fama internazionale, porta visibilità e una quota di innovazione che deriva dalla sua formazione e dall’approccio culturale, fondamentale per l’estetica e il valore del progetto.
Lo sviluppo di un rinnovamento urbanistico come quello di CityLife deve avere uno sguardo che vada oltre la singola progettazione di un grattacielo o di edilizia abitativa. Deve immaginare il futuro di una porzione di città: disegnare nuovi modi di abitare, nei quali possano convivere eleganti direzionali, famiglie, parchi urbani e spazi commerciali. Inoltre, occorre avere una visione filologica del contesto urbanistico in cui lo sviluppo edilizio viene realizzato: in modo che questo sia innovativo per il futuro che lo aspetta, ma allo stesso tempo rispettoso di quello che è stato.
A quali bisogni degli abitanti di Milano risponde un quartiere come CityLife? Quanto è importante la sostenibilità ambientale in un progetto di riqualificazione urbana?
CityLife è un quartiere a emissioni zero, interamente pedonale e con un grande polmone verde che occupa oltre metà della superficie. Si tratta della più grande zona car-free a Milano e una delle maggiori in Europa.
CARTA D’IDENTITÀ
Una curva verso il cielo di Milano
Una torre vetrata dai grandi numeri che ha mobilitato migliaia di maestranze
30
PIANI
FUORI TERRA 175
METRI
D'ALTEZZA 20
PILASTRI
PERIMETRALI
50.000 mc DI CALCESTRUZZO 60.000 kg DI BULLONERIA PARI AL PESO DI DUE TIR
600TONNELLATE DI ACCIAIO PER LA “CORONA”, STRUTTURA SOMMITALE
36.000 mq DI SUPERFICI VETRATE 2.250
MAESTRANZE
IMPIEGATE
40
PERSONE
DI CMB
IL QUARTIERE CITYLIFE
VISIONE FILOLOGICA Un nuovo contesto urbanistico innovativo per il futuro e rispettoso del passato
EMISSIONI ZERO Interamente pedonale con un grande polmone verde, è la più grande zona carfree a Milano e una delle maggiori in Europa
TERMOREGOLAZIONE Utilizzo del termovalorizzatore A2A di Figino che attua il recupero energetico a partire dai rifiuti e pannelli fotovoltaici in copertura alle strutture
FENOMENI TORSIONALI Peculiarità strutturali quasi uniche nel contesto italiano
Il profilo ecologico del quartiere è fortemente innalzato dal grande parco pubblico di 168mila mq: il terzo per dimensioni del centro di Milano. Il parco pubblico è progettato dallo studio Gustafson Porter, vincitore del concorso internazionale indetto nel 2010, congiuntamente con il Comune di Milano, e al quale hanno partecipato otto studi internazionali su 70 candidati tra i migliori paesaggisti al mondo. Il progetto intitolato un “Parco tra le montagne e la pianura” prevede una varietà di paesaggi che rispecchiano i panorami tipici lombardi. Si può considerare uno dei più importanti parchi urbani realizzati negli ultimi anni nel mondo per dimensioni e centralità e avrà importanti valenze ecologiche, oltre a dotare Milano di un’area di grande qualità per il tempo libero.
Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, CityLife ha elaborato l’intero progetto intorno all’obiettivo di non produrre calore tramite combustione all’interno dell’area e di impiegare quanto possibile l’acqua di falda per l’alimentazione degli impianti di riscaldamento e condizionamento all’interno delle residenze. Per le torri e gli impianti di acqua sanitaria è stato scelto di rifornirsi dal termovalorizzatore A2A di Figino, dove si attua il recupero energetico di calore pulito a partire dai rifiuti, grazie a impianti con elevate prestazioni e con innovativi sistemi di depurazione dei fumi. Pannelli fotovoltaici sono poi collocati in copertura alle residenze, alle torri e sullo Shopping district CityLife.
CMB ha realizzato Torre Generali, lo shopping district e Torre PwC: quali sono gli elementi maggiormente caratterizzanti di questi grattacieli?
I due grattacieli realizzati da CMB, hanno la peculiarità strutturale di essere tra loro quasi unici nel contesto italiano dei pochi grattacieli costruiti. In particolare, la Torre Generali è una struttura che ha una torsione generata dalla rotazione dei vari solai: questo fenomeno si osserva in particolare nei primi venti, venticinque piani della torre. Questa rotazione porta delle tensioni che si trasmettono in cascata ai solai sottostanti e ovviamente al nucleo centrale, fino ad annullarsi sul solaio del piano terra. La Torre PwC ha invece la caratteristica di avere i solai che traslano rispetto al nucleo centrale. Questo comporta una eccentricità variabile a seconda dei piani in cui ci troviamo: in sostanza il nucleo e i solai stessi riprendono questi sforzi orizzontali che vengono generati da una forza creata dalla traslazione del solaio lungo l’asse mediano del nucleo.
Quando si costruiscono edifici così complessi si devono prevedere anche gli assestamenti delle strutture: per la Torre PwC si è parlato di alcuni centimetri di scostamento e poi il loro ribilanciamento in fase di costruzione. Può descrivere come si gestisce questo processo?
Quando ci si trova in presenza di solai che hanno posizioni variabili in relazione all’altezza in cui si trovano, e che generano sforzi non solo dovuti al peso proprio, ma anche a questi fenomeni torsionali e di traslazione, occorre prevedere nel corso della realizzazione dei margini di assestamento della struttura; in parte dovuti al ritiro del calcestruzzo, ma principalmente alla variabilità dei carichi e quindi delle deformate a cui i solai sono sottoposti. Pertanto, gli elementi di interfaccia con i cementi armati devono avere dei margini di tolleranza tali da assorbire le deformate: ad esempio, le staffe di ancoraggio delle facciate al solaio devono essere in grado di sopportare le diverse quote a cui i moduli di facciata vengono ancorati e di recuperare il movimento traslatorio del solaio stesso.
Una giornata intera nell’area CityLife: come consiglierebbe di trascorrere 12 ore a spasso per il quartiere?
Bella domanda! Noi, che abbiamo familiarità con l’ambiente, spesso sottovalutiamo dove ci troviamo. Ipotizzando di arrivare per la prima volta a CityLife, dedicherei del tempo a cercare gli angoli più suggestivi, dai quali osservare e scattare fotografie ai vari fabbricati. È importante valutare anche la posizione del sole. Ad esempio, al tramonto e all’alba i tre grattacieli si specchiano l’uno nell’altro creando delle suggestioni uniche nel loro genere, riflettendo colori e immagini. Il resto del tempo, con un buon libro (non di Scienza delle costruzioni) a godermi la pace del parco.
Caffè CMB
— La pausa ispiratrice
Lungo, corto, dolce o amaro: la pausa caffè arriva sempre e dà spazio a piacevoli divagazioni e curiose scoperte.
A cura di Francesca Martinelli
Giuseppe Esposito
Direttore di cantiere
Com’è il tuo caffè?
Corto, intenso, dolce e cremoso.
Di questi tempi è azzardato darsi degli obiettivi. Professionalmente sarei molto soddisfatto di portare a casa, assieme allo staff di Ginevra, il contratto definitivo con l’ONU.
Io personalmente amo tantissimo il mio divano, che piova o meno. Quindi consiglio un buon libro o un buon film.
Team SmartWork o Team Ufficio?
Team Ufficio senza “se” e senza “ma”.
La pausa caffè è momento di relax e di solito “stacco” per quei cinque minuti, però proprio davanti ad una macchinetta del caffè ricevetti una notizia professionale, che poi ha cambiato il corso della mia carriera.
Con quale collega fai la tua “pausa caffè”?
Sono fortunato perché posso dire che tutti i giorni faccio queste pause con il collega ideale, ma mi mancano le pause con Alessandro Zuccoli e con un collega che mi accolse in CMB 20 anni fa a Viareggio e che oggi ci guarda da lassù.
Luana Branchini
Segretaria
Com’è il tuo caffè?
Il mio caffè è lungo e amaro, di solito in compagnia.
No, nessun obiettivo. La vita deve riprendere come prima, con la mascherina e tutti gli accorgimenti, ma esattamente come prima. Andrò al cinema, alle mostre, a teatro, in palestra…
In casa ci siamo rimasti tutti per troppo tempo. Se al mattino piove rimango a letto un po’ di più, mi piace dormire. Al pomeriggio vado al cinema, poi la pizza della domenica!
Team SmartWork o Team Ufficio?
Non riesco a rispondere a questa domanda, perché non posso fare confronti: non ho mai fatto smartworking.
Idee nemmeno una, ma decisioni tante. Lo scambio di opinioni e i consigli durante la pausa caffè mi hanno fatto prendere tante decisioni.
Con quale collega fai la “pausa caffè”?
Con i miei colleghi pensionati. La vera pausa caffè la facevo con loro.
Roberta Lorusso
Assistente al Responsabile di Commessa
Com’è il tuo caffè?
Non bevo caffè. Mi attira tantissimo il profumo, ma non sono mai riuscita a berne uno, troppo amaro...
Credo quello della maggior parte degli italiani: iscriversi in palestra dopo i bagordi estivi!
Giocando a Twister, risate assicurate! Soprattutto se sei priva di equilibrio come me e hai dei nipoti piccoli che ti prendono in giro per questo.
Team SmartWork o Team Ufficio?
Di getto direi Team Ufficio, perché preferisco l’interazione di persona con i colleghi. Ma lo smartworking è uno strumento essenziale per conciliare i nostri frenetici ritmi lavorativi con le esigenze personali.
Ai tempi dell’università, quando con la mia compagna di corso Lucia decidemmo di svolgere la tesi di laurea in Spagna.
Con quale collega fai la “pausa caffè”?
Con il Caffa, al secolo Fabrizio Cafarelli.
Sebastiano Fuccio
Pianificazione & Controllo
Com’è il tuo caffè?
Lo prendo raramente.
Visto che viaggio spesso… riuscire a superare indenne questo periodo.
Vedere un film di Alberto Sordi come “Tutti a casa” o “Una vita difficile”.
Team SmartWork o Team Ufficio?
Sicuramente Team Ufficio.
Cosa cucinarmi per la sera: Cacio e pepe o Amatriciana?
Con quale collega fai la “pausa caffè”?
Non ho preferenze, mi trovo bene con tutti.