Artigianato& PMI Oggi - Dicembre 2013

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Artigianato Oggi & PMI è consultabile e scaricabile dal sito cnafrosinone.it Plurisettimanale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa - Associazione Provinciale di Frosinone Edizione: CNA Frosinone - Aut. Trib. Frosinone n° 126 del 30/11/77 - Iscrizione al registro nazionale della stampa n° 2684 Poste Italiane Spa – Sped. in abb. postale D.L. 353 (convertito in Legge del 27/2/2004) art. 1 comma 1 – DCB Frosinone - Redazione via Mària, 51 - 03100 Frosinone Direttore Responsabile: Amedeo Di Sora - Progetto Grafico Loreto Pantano

N°29 DICEMBRE 2013

Eletto il nuovo presidente CNA Nazionale

Daniele

Governo?

Vaccarino Daniele Vaccarino è il 12esimo presidente della CNA.

...time out!

Imprenditore metalmeccanico, Vaccarino è nato nel 1952. Figlio d’arte, il papà era un artigiano metalmeccanico, dal 1987 è amministratore della Carmec srl. Presidente della CNA di Torino, è stato vice-presidente della Camera di Commercio del capoluogo piemontese. Vaccarino è stato eletto al termine di una fase congressuale che si è svolta in tutta Italia. I delegati/elettori, circa 300, che hanno indicato, a voto segreto, il dodicesimo presidente della CNA, sono stati legittimati da circa 9mila imprenditori che, a loro volta, sono stati delegati dai circa 40mila imprenditori che hanno partecipato alle assemblee svolte in tutta Italia. Daniele Vaccarino ha ottenuto il 69% dei voti. Valter Tamburini ha ottenuto il 30%. Le schede bianche sono state l’1%. Il nuovo presidente della CNA pratica sci, trekking, motociclismo e calcetto. Appassionato di viaggi e di conoscenza dei popoli, Vaccarino ha partecipato a numerose iniziative umanitarie in Africa. Ha anche contribuito a realizzare una scuola di ceramica in Israele, dove studiano insieme giovani israeliani e palestinesi. L'elezione di Daniele Vaccarino è avvenuta nella serata di giovedì 12 dicembre, al termine della prima giornata dei lavori dell'Assemblea Nazionale elettiva della CNA.


in questo numero

Eletta la nuova governance della CNA Nazionale Il 12 e 13 dicembre si è composta la nuova governance della CNA Nazionale. A guidare l'associazione per i prossimi quattro anni sarà un team di nove persone. Infatti, oltre al Presidente il piemontese Daniele Vaccarino, imprenditore a Torino, e al Segretario Generale Sergio Silvestrini, nella due giorni romana i 293 grandi elettori componenti l'assemblea nazionale hanno votato, all'unanimità, la nuova Presidenza e la nuova Direzione.

Speciale Assemblea Elettiva CNA Nazionale Eletto il nuovo presidente CNA

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Eletta la nuova governance della CNA Nazionale

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L’intervista di Daniele Vaccarino al Corriere della Sera

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La relazione del presidente uscente Ivan Malavasi all’Assemblea Nazionale

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Sergio Silvestrini - Segretario Generale

Manifattura Italiana il marchio per la promozione del 100% fatto in Italia promosso da FederModa pag.10 Accesso al Credito successo per il seminario organizzato da CNA e BNL

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Meccatronico standard professionale e formativo

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Seminario Gratuito L’Ateneo del Bartending “Open stage per bartending”

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Istantanee dalla rete

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La Presidenza Nazionale è composta dal marchigiano Giorgio Aguzzi imprenditore a Pesaro, dal lombardo Fausto Cacciatori imprenditore a Cremona, dall'emiliano Mauro Cassani imprenditore a Ravenna, dal toscano Andrea Di Benedetto imprenditore a Pisa, dalla laziale Maria Fermanelli imprenditrice a Roma, dall'emiliano Luigi Mai imprenditore a Modena, dal siciliano Giuseppe Montalbano imprenditore ad Agrigento, dal campano Giuseppe Oliviero imprenditore a Napoli. La Direzione Nazionale di CNA è composta da 31 Presidenti territoriali, 10 Presidenti regionali, 6 di altre rappresentanze e 32 imprenditrici. A questi si aggiungono come membri di diritto gli stessi componenti la Presidenza Nazionale, i presidenti di Unione, i presidenti dei Raggruppamenti di Interesse, il presidente di CNA Pensionati. Dall'assemblea elettiva nazionale CNA esce con una Direzione molto rinnovata e in tutto sono ben 36 le donne che ne fanno parte.


“Green economy e made in Italy per il rilancio degli artigiani” In neo eletto PRESIDENTE CNA NAZIONALE - Daniele Vaccarino

Restituire l'orgoglio di essere artigiani. È questo il primo obiettivo che si pone Daniele Vaccarino, nuovo presidente di CNA, eletto durante l'ultima assemblea nazionale. Non dobbiamo rassegnarci al declino -ribadisce il neopresidente-. Nessuno nega che la situazione sia difficile, ai limiti dell'insostenibilità, ma c’è ancora margine per crescere. Esistono almeno due percorsi di risalita: puntare sulla green economy che potrebbe rilanciare un volano di crescita fondamentale come l'edilizia; e poi bisogna ridare slancio al made in italy. Che non significa solo export ma sistema paese: per sedurre i mercati emergenti bisogna tenere in piedi anche il mercato nazionale, non si puo vivere in eterno di sole esportazioni. I consumi non possono continuare a deprimersi, altrimenti la recessione sarà più forte di qualsiasi altro messaggio e anche l'immagine del made in Italy finirà per appannarsi. I numeri dicono che in questo 2013 sono sparite 93 imprese al giorno. Negli ultimi cinque anni sono stati persi 200 mila posti di lavoro. Numeri da bollettino di guerra in attesa di un 2014 che si preannuncia in ripresa.

Per la verità noi questa ripresa non l'avvertiamo - avvisa Vaccarino - i nostri Indicatori parlano di un primo semestre di grande sofferenza. Però è vero che per artigiani e piccole imprese gli effetti della crisi arrivano sempre un po' sfalsati: la recessione l'abbiamo sentita un po' dopo, la ripresa l’avvertiremo probabilmente nel 2015. Ma il rimbalzo non arriva dal nulla, serviranno misure straordinarie e un cambio di passo. Gli artigiani si svegliano ogni giorno con un incubo: non riuscire più a pagare le tasse. La pressione fiscale ha raggiunto picchi intollerabili e infatti, paradossalmente, cala il gettito. Non può essere questa la strada della ripresa. Tutti capiamo che le casse dello Stato hanno bisogno di ossigeno, ma non è soffocando le imprese che lo si ottiene. Altra nota dolente è l'accesso al credito: nel terzo trimestre del 2013 solo il 10 per cento delle imprese artigiane ha chiesto un prestito agli istituti d" credito (due anni fa era il doppio) e di questi soltanto il 20 per cento ha ottenuto il finanziamento. Ormai non partiamo più di gelata osserva il presidente di CNA - la situazione si è stabilizzata, l'acces-

so al credito è difficile e le aziende si stanno abituando a farne a meno. Per questo servono forme alternative di finanziamento: le imprese si stanno aprendo al capitale esterno. Fondi di investimento e private equity non rappresentano una soluzione per le nostre aziende troppo piccole. E poi ci sono anche i mini bond, un nuovo percorso che va ancora sperimentato sul campo ma che può rappresentare un'ulteriore alternativa di finanziamento. Per utilizzare al meglio questi strumenti però bisogna costruire un sistema adatto anche alle piccole imprese altrimenti ci ritroveremo, come in passato, con sistemi che si rivolgono a poche migliaia di imprese senza fare davvero la differenza. Abbiamo diverse proposte per il futuro e ci auguriamo di poterci controntare con il governo per far sentire gli umori e i suggerimenti della base imprenditoriale italiana, quella che, dati alla mano, continua a rappresentare il motore del paese. E riemerge l'orgoglio di appartenenza.

Intervista pubblicata sul Corriere della Sera il 18/12/2013 a cura di Isidoro Trovato

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Assemblea Elettiva Roma 12 dicembre 2013

ASSEMBLEA NAZIONALE CNA Roma, 12 Dicembre 2013 Relazione del Presidente Nazionale CNA uscente IVAN MALAVASI Signori Ministri, Autorità, gentili ospiti, care amiche, cari amici, porgo a tutti il mio benvenuto all’Assemblea della CNA. Ringrazio i Presidenti, i Segretari e i Direttori di Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, con i quali condividiamo il percorso di R.E TE. Imprese Italia di cui ho l’onore di essere Presidente portavoce per il semestre in corso. Siamo insieme impegnati a rafforzarne l’azione, consapevoli che le modalità della rappresentanza debbano evolversi per rimanere in sintonia con le mutevoli esigenze delle piccole imprese e dell’impresa diffusa. Ma ringrazio soprattutto voi care amiche, cari amici. Come sapete, questo è il mio ultimo discorso da Presidente della CNA. Inutile nascondere la mia grande emozione. Un’emozione che si mescola ai tanti ricordi di questi dieci anni, dieci anni di storia personale, di storia della nostra Associazione, di storia del Paese. Alla soddisfazione per i risultati conseguiti, al rammarico per quanto avrei voluto fare senza riuscirci. In questi dieci anni, ho sentito vicina una grande organizzazione di persone, di professionalità, di competenze. Sono stati dieci anni densi, faticosi, in cui mi sono stati compagni il senso di responsabilità nei confronti delle imprese e l’onore di rappresentarle. L’impresa, del resto, da sempre è l’orizzonte della mia azione. È il mio mondo! Proprio per questo, oggi, che è giorno di bilanci, non posso non vedere la frustrazione, lo sconforto e il malessere che lo Artigianato & PMI Oggi 4

attraversano. Come non posso non vedere la profonda crisi che percorre l’Italia. Una crisi morale che alimenta e diffonde risentimento, sdegno, particolarismi e che corrode le forze del nostro Paese e ne mina la fiducia! Affievolisce la convinzione che lavorando insieme si possa costruire un futuro migliore. Dà spazio a forme di protesta facilmente strumentalizzabili e difficilmente controllabili, dove la rabbia rischia di compromettere le regole della convivenza civile. Avverto acuto lo smarrimento di fronte alla debolezza delle nostre istituzioni, diventate fragili quando, invece, servirebbero forti, autorevoli e credibili, vicine ai cittadini, argine alle velleità e agli estremismi. Custodi della speranza. Vi è una splendida frase di Sant’Agostino che rappresenta bene il mio pensiero e, credo, quello di molti di voi. “La speranza – dice Sant’Agostino - ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per le cose come sono e il coraggio per cambiarle.” Senza coraggio la speranza muore, rimane lamento davanti alle cose che vanno male. Il coraggio va dunque nutrito come un figlio, con desiderio e passione, perché possa scuotere il Paese dall’inerzia a cui, troppo spesso, tende. Questo vale per tutti a partire da noi. Le rappresentanze degli interessi devono trovare nuove sensibilità, nuovi modelli organizzativi per


rispondere e adattarsi efficacemente alle mutate condizioni dell’economia e della società. In questi dieci anni la CNA ha cercato di farlo. Col massimo impegno, ha intrapreso un percorso di profonda trasformazione interna per provare di dare risposta alle istanze del territorio e migliorare la diffusione e la qualità dei servizi agli associati. Ma non solo! Credo di potere ragionevolmente affermare che la CNA, nell’ultimo decennio, ha rafforzato anche la sua credibilità come soggetto di rappresentanza degli interessi e la sua capacità di interlocuzione e proposta. Certamente, pur se molto è stato fatto, tanto ancora resta da fare. Tuttavia, non è stato così per tutti. In questi anni non tutti coloro che dovevano cambiare hanno cambiato e non tutti coloro che dovevano assumere scelte coraggiose lo hanno fatto. Da ormai troppo tempo il nostro il Paese sembra essere senza guida, incerto su dove andare. Incapace di elaborare una visione del proprio futuro e di orientare ad essa le scelte, in modo strategico e coerente. Incapace di trasmettere fiducia alle nuove generazioni. Ma per le imprese l’incertezza e la sfiducia sono un grave pericolo, soprattutto quando stanno compiendo quella che definirei una vera e propria traversata nel deserto; quando il mondo è scosso da processi di grande trasformazione e alle economie nazionali è richiesto di adattarsi e competere in condizioni sempre più complesse e difficili. Si è detto che l’ultimo decennio è stato “il decennio perduto” dell’economia italiana! Se guardo indietro al 2002, quando ho iniziato il mio impegno con voi, non posso non ricordare le grandi speranze che animavano il Paese che, da poco entrato nell’Euro, si accingeva ad affrontare la sfida dell’integrazione monetaria che avrebbe dovuto garantire una rinnovata e duratura fase di crescita economica. Su questa speranza e su un Paese impreparato si è abbattuta la crisi del 2008. Il bilancio complessivo si misura con tre numeri pesantissimi: il PIL ha perso il 9%, la produzione della manifattura il 25% e le costruzioni il 38%. Il nostro sistema produttivo negli ultimi cinque anni si è contratto di un quarto! Cari amici, con questo non voglio dire che la scelta di aderire all’Unione monetaria sia stata un errore. Ma è stato sicuramente un errore fermare il cammino dell’integrazione europea alla sola Unione monetaria e non andare avanti nella costruzione di un’Europa politica. Un’Europa che pone solo vincoli e limitazioni agli Stati membri, quando una grave e persistente recessione genera costi economici e sociali così elevati, finisce con lo smarrire le ragioni profonde e le idealità che hanno portato tanti popoli a intraprendere un percorso comune. Ragioni che possono rivivere solo nello slancio ideale verso la costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Non credo ci siano alternative. O si va in questa direzione o i rischi di un’involuzione sono forti e del tutto evidenti. Vorrei ricordare a tal proposito qualche dato. Dal 2008 i consumi si sono ridotti del 7,4%, la disoccupazione è raddoppiata arrivando a superare il 12% e 1 milione e 700mila famiglie, circa il 7% del totale, versa in condizioni di povertà. Sono dati allarmanti che si aggiungono all’accresciuto divario tra Mezzogiorno e resto del Paese e che richiedono una svolta radicale sia a livello europeo sia a livello nazionale.

Assemblea Elettiva Roma 12 dicembre 2013 - Ivan Malavasi

Il semestre di Presidenza europea, che l’Italia guiderà da luglio prossimo, potrà e dovrà essere l’occasione per mettere fine a questa lunga stagione di solo rigore e di austerità e rafforzare quei segnali di ripresa dell’economia, che ci dicono essere in atto e che però ancora non riusciamo a scorgere. E’ chiaro che la soluzione ai gravi problemi del Paese non può venire solo dall’Europa. Siamo consapevoli che la crisi si è innestata ed è stata aggravata da un insieme di condizioni interne di fragilità. Condizioni che hanno a che fare con l’inefficienza della nostra amministrazione pubblica, con le rigidità del mercato del lavoro, con l’enormità del nostro debito e le caratteristiche della spesa pubblica, con le carenze delle infrastrutture e le lentezze della giustizia civile. Condizioni che non sono state adeguatamente affrontate e che vanno rapidamente modificate per tornare ad essere un Paese competitivo nel mondo, uscendo da quella situazione in bilico tra declino e rinascita. Servono scelte nette e coraggiose. Del resto, non dobbiamo dimenticare che siamo ancora il quinto Paese manifatturiero nel mondo e il secondo in Europa, nonché leader mondiale nell’attivo commerciale con l’estero per 1.000 dei 5.000 prodotti scambiati sulla Terra. Ma allo stesso tempo non dimentichiamo che nell’economia globale competono e vincono i sistemi paese, vincono le imprese che si connettono, che fanno rete. Vincono i paesi che accompagnano le proprie imprese all’estero; i paesi che attraggono imprese dall’estero. I paesi che offrono servizi, che aiutano innovazione e ricerca, che promuovono modelli di sviluppo nuovi che individuano nella sostenibilità e nella green economy la via da seguire.I paesi che non consentono alla criminalità di appropriarsi dell’economia e della vita dei cittadini.

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Alcuni momenti dell’Assemble con in alto a sx il nostro Presidente Giovanni Proia insieme a Lorenzo Tagliavanti Direttore CNA Roma

Vincono, in una parola, i paesi che sanno creare un contesto favorevole allo sviluppo e sanno dare certezza e trasparenza al rapporto tra Stato, cittadini e imprese. Le imprese piccole e medie hanno fatto, da sole, più di quello che potevano fare! Hanno ripensato il proprio modello produttivo ed organizzativo, si sono aperte all’export e adattate alle modifiche della domanda. Ricordo che, nel biennio successivo al crollo del 2009, proprio le imprese esportatrici più piccole sono state le prime a recuperare i livelli pre-crisi e, oggi, realizzano il 55% delle esportazioni manifatturiere. Il nostro valore aggiunto è dato dalla combinazione di qualità, stile e cultura che fanno grande il Made in Italy; troppo spesso imitato e contraffatto, ma difficilmente replicabile. Non tutte le nostre imprese, però, hanno potuto seguire il percorso internazionale. A soffrire sono soprattutto quegli artigiani che, per la natura della loro attività, rimangono legati al mercato interno e quelle imprese colpite dalla disarticolazione delle filiere produttive. Rispetto alle tante imprese che hanno cessato l’attività, due sono i dati in positiva controtendenza: le imprese femminili, che nel 2013 sono aumentate di 5.000 unità, e le imprese gestite da imprenditori immigrati il cui contributo alla nostra economia è in continua ascesa. Il dato complessivo, tuttavia, mostra che il numero delle imprese artigiane è tornato indietro di dieci anni: oggi sono poco più di 1 milione e 400mila. Il saldo tra le chiusure e le aperture rispetto al 2008 registra un calo di 83mila unità che corrispondono a circa 220mila posti di lavoro persi. E al nostro grido di allarme nessuno ha risposto! Eppure si tratta di un numero enorme: come se nel panorama produttivo nazionale fossero scomparse insieme l’Eni, la Fiat e

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le Ferrovie delle Stato! E tutto questo è avvenuto nel più totale silenzio e nella disattenzione della politica; come se quelle imprese e i suoi lavoratori fossero invisibili! Cari amici, non è solo questione di numeri: rischiano di scomparire distretti e filiere che hanno fatto la storia del nostro sistema produttivo. Noi non vogliamo rassegnarci a questo destino. Sappiamo bene quale sia la malattia di questi anni ed anche quale sia la cura e quanta disciplina e volontà siano necessarie per uscire da queste difficoltà. E’ proprio il nostro saper fare, costruito in secoli di intelligenza e cultura, unito all’impronta innovativa delle nuove generazioni, la chiave che può invertire la rotta: esiste un mercato potenziale enorme che solo la felice fusione tra tradizione e modernità può soddisfare. Questo è possibile garantendo un ambiente sociale ricco di capitale umano, di servizi, di beni comuni, infrastrutture materiali e immateriali come la banda larga, in grado di sostenere le imprese e le nuove forme di artigianato digitale che si stanno affacciando nelle nostre economie. Ma il nostro non può e non deve essere uno sforzo solitario. Vogliamo, come italiani, giocare in una squadra. Vorremmo vedere che lo Stato agisca come l’allenatore di questa squadra, aiutandoci a crescere e a vincere. E invece vediamo aumentare il costo del lavoro, la pressione fiscale, gli oneri della bolletta energetica e il peso della burocrazia. E, mentre vediamo altri paesi investire in capacità e competenze, nel nostro gli investimenti in formazione, innovazione e sviluppo languono e nella lotta agli sprechi e nell’adozione delle attese riforme non si va oltre gli annunci. C’è un fare sul serio e c’è, purtroppo, un far credere: non possiamo più permettercelo!


mondo globale richiede un’azione amministrativa incisiva, efficiente ed efficace; richiede responsabilità univoche e un coordinamento che non può essere garantito da burocrazie frammentate, costose e attente solo a riprodurre se stesse. Insomma, cari amici quello che tutti noi constatiamo giorno per giorno è che purtroppo, troppe volte, alle promesse non seguono decisioni chiare, univoche e concrete. Mi riferisco, per fare un esempio a noi vicino, alle disposizioni per il pagamento dei debitidella Pubblica Amministrazione: non sono ancora stati saldati tutti i debiti pregressi, che già se ne aggiungono di nuovi, riproducendo una situazione che speravamo di aver definitivamente superato! E’ un atto che a lungo andare rimette in discussione il legame che unisce il cittadino allo Stato, dando vigore a forme ingovernabili di risentimento sociale. Non è mai tollerabile che lo Stato non paghi le imprese, ma ancor di più oggi che, a migliaia, chiudono per mancanza di liquidità! Allo stesso modo non è più tollerabile una semplificazione fatta solo a parole. Dietro una semplificazione ci sono dieci complicazioni! Dietro un provvedimento teso a ridurre il peso della burocrazia ne ritrovo due che la complicano! E anche quando l’amministrazione riconosce i propri errori, come nel caso del Sistri, non si riesce ad andare oltre il mero disconoscimento della paternità del provvedimento sbagliato! Dopo venti anni che facciamo semplificazioni, i costi e le complicazioni per avviare e gestire un’impresa restano così elevati da scoraggiare anche i più audaci. Iavan Malavasi nel corso della relazione

Ai cambiamenti realizzati dalle imprese lo Stato e la politica non hanno saputo rispondere in modo adeguato. Non hanno saputo rispondere con una legge elettorale in grado di restituire agli elettori la possibilità di scegliere da chi essere rappresentati e consentire governi stabili. Stento a comprendere come per tanti anni i Governi e i Parlamenti, che si sono succeduti, siano potuti rimanere sordi alle tante richieste del Paese. In tal senso, la Corte Costituzionale che si fa supplente della politica con la pronuncia sul cosiddetto “porcellum”, è un segno che ogni livello di guardia è stato superato! Governo e Parlamento si affrettino dunque ad approvare, con un atto di responsabilità, una nuova legge elettorale in sintonia con le esigenze di governabilità del Paese. Oramai il tempo è scaduto! La politica non ha saputo neanche ridisegnare l’architettura istituzionale del Paese per ridurre veramente i troppi livelli di governo, superare l’attuale bicameralismo che ha ormai perso le sue ragioni d’essere, ridurre il numero dei parlamentari, ridurre i costi della politica e ricucire, così, le fibre del rapporto tra cittadini e Stato e restituire credibilità alle istituzioni. Signori Ministri, Signori parlamentari, i cittadini e le imprese sono confusi. Non si vede un disegno organico teso a riorganizzare, una volta e per tutte, le Regioni, eliminare le Province, così come le comunità montane e le migliaia di costose agenzie promosse dai governi locali. Sono necessarie più efficienza e meno costi! La complessità del

E non va certo meglio se parliamo della spending review. Dov’è quella discontinuità promessa alla imprese che avrebbe riqualificato la spesa pubblica ed eliminato sprechi e inefficienze? Noi continuiamo a ritenere che ciò sia possibile a cominciare dal taglio selettivo delle spese per i consumi intermedi, senza che ciò pregiudichi qualità e quantità dei servizi pubblici. C’è una spesa buona, che arricchisce cittadini ed imprese per la qualità dei beni comuni e dei servizi che offre, che deve essere salvaguardata. E c’è una spesa cattiva, che induce assistenzialismo, rendite, spreco e, qualche volta, corruzione e malaffare. Noi non possiamo più tollerala! Occorre il coraggio e l’audacia di scelte strategiche di lungo termine anche se nell’immediato poco popolari. Non ci si può più sottrarre alla necessità di destinare più risorse alla ricerca e all’innovazione, così come alla scuola ed all’università, veri e propri investimentistrategici per la ripresa. Ricordo che tutta la spesa pubblica per investimenti è scesa ininterrottamente a partire dal 2006, penalizzando anche il rinnovamento e l’efficienza del sistema di infrastrutture, ambito in cui l’Italia registra un sensibile ritardo che, peraltro, aggrava il divario tra il Nord e il Sud. La mancanza di infrastrutture adeguate nei settori dell’energia, del trasporto, della viabilità e della logistica, condiziona la vita dei cittadini, penalizza la competitività delle nostre imprese e scarica sulla collettività e sul sistema produttivo costi più gravosi di quanto non lo sarebbero quelli necessari per la realizzazione delle opere stesse. Un esempio, se il nostro Paese, che ha un patrimonio artistico e culturale unico al mondo, disponesse di un sistema di collegamenti più moderno e interconnesso potrebbe intercettare una quota molto più significativa dei flussi turistici mondiali! La dotazione di capitale pubblico è tra i fattori che determinano il potenziale di crescita di un Paese. La riduzione degli investimenti ha prodotto una caduta verticale degli appalti, penalizzando l’intero comparto delle costruzioni, uno dei settori trainanti della nostra economia, oggi in drammatica difficoltà. Inoltre, il tentativo di revisione dei sistemi di qualificazione per gli appalti pubblici favorisce le grandi imprese impoverendo tutte le altre. Gli investimenti pubblici sono indispensabili anche per assicurare quegli interventi di manutenzione del territorio la cui importanza non può essere ricordata solo in occasione dei tragici eventi calamitosi che distruggono vite e storie. Ogni anno assistiamo al dramma di terremoti, inondazioni e frane seguito da giorni di polemiche e promesse che, inesorabilmente, finiscono nel nulla! Abbiamo anche bisogno di una politica industriale degna di questo nome, al pari degli altri paesi europei, per orientare e sostenere l’innovazione e promuovere lo sviluppo del nostro sistema produttivo. Artigianato & PMI Oggi 7


Passaggio di consegne: Ivan Malavasi e Daniele Vaccarino

Servono interventi tesi a contenere i costi di produzione, a incentivare gli investimenti e a favorire la crescita delle imprese. Vanno privilegiati gli strumenti di aiuto stabili e automatici per modificare le decisioni di investimento. E soprattutto abbiamo bisogno di leggi che producano effetti immediati! Cari amici, illustri ospiti, la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese rimane tra la più alte del mondo e, paradossalmente, è aumentata con il persistere della crisi. E’ insostenibile il peso delle imposte che gravano sulle imprese indipendentemente dai risultati dell’attività economica! Non possiamo continuare a pagare tasse su redditi che non abbiamo conseguito! Penso in particolare agli acconti IRES al 102,5%, dei veri e propri finanziamenti alla Stato che sottraggono preziosa liquidità alle imprese! E che dire dell’IRAP e dell’IMU sui capannoni, due imposte incomprensibili perché calcolate sui posti di lavoro e sui luoghi in cui essi vengono creati. Come se creare lavoro e occupazione non fosse uno dei beni più importanti di un Paese ma un pegno da pagare! Ma non basta. Anche adempiere al pagamento delle imposte diventa sempre più complicato ed espone le imprese a un elevato rischio di errore e di sanzioni. La Banca Mondiale stima Artigianato & PMI Oggi 8

che per pagare le tasse ed adempiere agli obblighi connessi occorrano 269 ore l’anno, più che in ogni altro paese industrializzato! E che dire della confusione che regna sull’imposizione comunale sugli immobili, confusione peraltro ancora non risolta. Si è passati dalle TARES alla IUC, passando per TRISE e TUC, con al loro interno TASI e TARI. Le imprese non sono interessate al nome dei tributi ma piuttosto all’ammontare dei tributi. Un ammontare che, a conti fatti, aumenta sempre! Per non parlare poi della responsabilità solidale negli appalti e sub-appalti delle ritenute dei dipendenti, che ritarda l’incasso dei crediti e costa alle imprese circa 1 miliardo di Euro. Misura tanto odiosa quanto inutile! Tutti noi siamo per la lealtà fiscale e riteniamo sia giusto pagare le tasse e pagarle in modo proporzionale al reddito effettivamente realizzato. Chiediamo pertanto che alle imprese più piccole sia consentito di determinare il reddito d’impresa secondo criteri di cassa, come previsto dalla Delega Fiscale non ancora attuata, al pari di tanti altri provvedimenti! Non possiamo immaginare un fisco che non sia capace di contrastare in modo efficace l’evasione e l’elusione ma altresì non possiamo concepire un fisco che non guardi alle imprese

come luogo in cui si produce e si crea ricchezza. E’ giunto il momento di uscire dalla spirale fatta di elevatissima pressione fiscale, elevato numero di controlli, alto tasso di evasione, di abusivismo e lavoro nero! Iniziamo a destinare alla riduzione delle tassazione sul lavoro e imprese le risorse recuperate dalla lotta all’evasione e dalla riduzione della spesa pubblica. Lo abbiamo chiesto al Governo e al Parlamento assieme a tutto il mondo delle imprese. Speriamo vivamente che il nostro appello trovi una accoglimento non di circostanza e che nella Legge di Stabilità venga inserito un vincolo preciso con obiettivi, tempi e quantità! Le imprese hanno bisogno di azioni concrete ed immediate. Hanno bisogno di quelle azioni che, solo in parte, hanno trovato spazio nella Legge di Stabilità. Ed è per questo che rivolgo il mio appello al Parlamento affinché compia scelte forti e coraggiose di contenimento dei costi e di sostegno alla domanda per rilanciare investimenti e consumi, salvaguardando il potere di acquisto delle pensioni. E assicurando adeguate condizioni di welfare per famiglie e pensionati. Le imprese hanno bisogno di ridurre il costo del lavoro, non solo agendo sul cuneo fiscale, ma principalmente adeguando le tariffe INAIL e i contribu-


ti per la malattia INPS alle prestazioni effettivamente erogate. Chiediamo che il saldo positivo generato dalla gestione artigiani non sia più utilizzato per compensare il disavanzo degli altri comparti. Vogliamo che esso venga restituito a chi lo ha generato investendo ingenti somme sulla sicurezza del lavoro. Vorremmo inoltre che i nuovi criteri per l’accesso alla cassa integrazione in deroga non escludano in alcun modo le piccole imprese, le imprese artigiane e tutto il mondo che supporta dall’esterno le loro attività. Anche perché molte delle risorse utilizzate per gli ammortizzatori in deroga provengono dalle stesse imprese: sono prelevate dagli stanziamenti per la diminuzione del costo del lavoro, dalla decontribuzione e dai Fondi interprofessionali per la formazione continua dei lavoratori. E’ sotto gli occhi di tutti la drammaticità della disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40%! Segno inequivocabile di un Paese che soffre! Per i giovani senza lavoro il futuro è solo una parola vuota. Confidiamo molto che il Programma di garanzia per i giovani, associato ad un mercato del lavoro con regole più semplici e di stampo europeo, possa concretamente incidere sulle loro aspettative occupazionali. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, perché il loro futuro è la nostra responsabilità offrendo ai giovani la possibilità di imparare un mestiere all’interno delle nostre imprese durante il periodo di studio. Cari amici permane assai grave la situazione finanziaria delle nostre piccole imprese. Il credito, nel solo mese di ottobre, ha fatto registrare un calo del 4,9% che la stessa Banca d’Italia non ha esitato a definire “storico” per la sua negatività. Artigiani e piccole imprese fanno sempre più fatica ad accedere ai finanziamenti bancari. Alle banche chiediamo più coraggio nei confronti di chi mette in gioco tutto se stesso e quello che possiede. Alla politica chiediamo di rafforzare gli strumenti di garanzia per mitigare gli effetti dell’accresciuto rischio, integrando efficacemente intermediari privati e pubblici. I consorzi fidi, che in questi anni terribili hanno spesso rappresentato l’unico aiuto contro la stretta del credito, vanno sostenuti con un intervento immediato di natura straordinaria di rafforzamento patrimoniale. La soluzione contenuta nel

testo approvato al Senato che utilizza parte di diritti camerali è ancora inadeguata! Dare credito alle nostre imprese significa dare fiducia all’Italia! Siamo consapevoli che per avviare il Paese verso una crescita duratura servono riforme profonde e politiche industriali, sociali ed occupazionali di lungo periodo che garantiscano un sicuro ritorno in termini di competitività e produttività al sistema economico. Il Paese ha davanti un’importante occasione che può costituire un grande volano di crescita, soprattutto per il nostro Mezzogiorno. I fondi strutturali. Nei prossimi sette anni, dal 2014 al 2020, tra fondi comunitari e forme di cofinanziamento nazionale, l’Italia potrà disporre di oltre 110 miliardi di euro che vorremmo fossero destinati a pochi obiettivi veramente strategici. Un uso strategico, efficiente ed efficace dei fondi può consentire al Paese di ritrovarsi nel 2020 con un minore divario territoriale, un sistema produttivo più competitivo, innovativo e internazionalizzato, una maggiore capacità di utilizzo e fruizione del patrimonio culturale e ambientale e una migliore dotazione di infrastrutture materiali e immateriali, di beni e servizicomuni. Sosterremo, come abbiamo fatto sinora, il lavoro che il Ministro Trigilia sta conducendo in collaborazione con le regioni per evitare gli errori del passato e dare alle scelte maggiore strategicità e concentrazione. Dobbiamo agire affinché l’Europa consenta di liberare dai vincoli del patto di stabilità le risorse nazionali legate ai Fondi Strutturali. Una riflessione va fatta, infine, sulla programmazione ancora in corso. In una fase quale quella attuale, non possiamo permetterci di non utilizzare, e al meglio, risorse che possono e debbono rappresentare una spinta verso la fuoriuscita dalla crisi. Così come non possiamo permetterci di mancare l’appuntamento di Expo 2015 che può e deve diventare una vetrina internazionale per il nostro Paese; una occasione straordinaria per favorire il rilancio degli investimenti e della domanda per tutto il territorio nazionale.

Mi avvio a concludere. Tante, dunque, le sfide che il nostro tempo incerto ci pone. … sfide che richiedono l’audacia dello sguardo lontano, la forza che si nutre di passato, la resistenza che si nutre di fiducia nel futuro. Cari amici, care amiche che dire? … vi ringrazio ancora una volta per questo

un Ivan Malavasi visibilmente commosso

decennio per me bellissimo. Un decennio in cui ho appreso molto, a cambiare se è necessario, a percorrere nuove strade, a guardare oltre il presente, oltre gli interessi immediati e di parte …. Di fronte alle difficoltà, allo scoramento, alle delusioni non bisogna arrendersi, ma continuare a sognare. In questo ho tratto ispirazione dalle parole di Nelson Mandela, un uomo la cui vita, la cui azione, le cui idee hanno fatto la storia del novecento …“Un vincitore è soltanto un sognatore che non si è mai arreso”. Dobbiamo continuare a sognare senza arrenderci cari amici e care amiche, fare anche scelte forti che non pensavamo mai di dover fare, traendo energia dalle nostre radici, dalla nostra cultura di impresa, dalla nostra storia migliore, dalla nostra intelligenza, dai nostri saperi che saranno antichi, ma hanno una dirompente modernità. Solo così possiamo consegnare ai nostri figli e al nostro Paese un futuro migliore. Ivan Malavasi

Artigianato & PMI Oggi 9


Accesso al credito,

successo per il seminario organizzato da CNA e BNL

“manifattura italiana”

il marchio per la promozione del 100% fatto in Italia promosso da CNA Federmoda Continua il programma di azioni per la promozione e il sostegno della filiera moda messo in atto da CNA Federmoda, in particolare con il marchio “manifatturaitaliana” CNA Federmoda si concentra sule produzioni interamente fatte in Italia. L’iniziativa è l’evoluzione di un progetto che dal settembre 2010 ha visto CNA Federmoda impegnata nella promozione dell’intera filiera moda italiana sui mercati internazionali e da oggi si trasforma in un marchio che potrà essere utilizzato da quelle imprese che realizzino le loro produzioni interamente in Italia ai sensi della legge 20 novembre 2009, n.166 e che siano in possesso della certificazione di “Ideato e Realizzato in Italia” dal Comitato di Certificazione di Unionfiliere(Organismo di Unioncamere) grazie ad un accordo definito con questo da CNA Federmoda. Nel contesto internazionale il prodotto italiano è estremamente apprezzato e il consumatore evoluto, quello che cerca nella scarpa, nella borsa, nel capo di abbigliamento il valore intrinseco chiede sempre più certezze sull’origine degli stessi, per questo la scelta di riconoscere il marchio “manifattura italiana” a quelle line e che abbiano ottenuto una certificazione da un Organismo che ha una valenza istituzionale essendo incardinato nel sistema delle Camere di Commercio Italiane, certificazione che può essere verificata in qualsiasi istante. Con il lancio di “manifattura italiana” si intende mettere a disposizione delle imprese italiane uno Strumento efficace che garantisce l’origine italiana dei prodotti, uno strumento dotato di un piano comunicazionale adeguato che può contare sulla costante presenza di CNA Federmoda nei principali contesti del sistema moda e sul vasto sistema di relazioni che l’Associazione ha nello scenario internazionale. Le imprese interessate all’utilizzo del marchio possono farne richiesta a CNA Federmoda che trasmetterà alle stesse le indicazioni pratiche per l’ottenimento. Riteniamo questa un’importante occasione per le imprese che producono interamente in Italia di promuovere al meglio questa eccellenza in maniera trasparente e garantita.

Artigianato & PMI Oggi 10

Si è tenuto lo scorso 27 novembre presso la sede della CNA di Frosinone l’evento “Criteri Generali di Accesso al Credito per le PMI” seminario di Educazione Finanziaria EduCare di BNL. BNL Gruppo BNP Paribas, dopo il successo della precedente edizione, ha voluto organizzare un nuovo EduCare Day, giornata dedicata all’educazione finanziaria. Gli eventi organizzati in Italia sono stati 200: 150 nelle maggiori agenzie sul territorio; 50 sono, invece, gli appuntamenti che si sono tenuti presso le sedi delle principali associazioni di categoria del settore dell’industria, del commercio e dell’artigianato, oltre che presso numerosi Confidi locali. All’incontro hanno preso parte il Presidente della CNA di Frosinone Giovanni Proia con il direttore Giovanni Cortina, Il presidente Artigiancoop Cosimo Di Giorgio ed il direttore Giampiero Tomassi unitamente ai relatori BNL dr. Fabrizio Allegritti e dr.ssa Elisa Crispino. Cosimo Di Giorgio - Presidente Artigiancoop Frosinone: In accordo con BNL abbiamo deciso di dedicare l’incontro che si è tenuto presso la CNA di Frosinone ai criteri generali di accesso al credito delle piccole e medie imprese. In particolare sono stati illustrati, ai circa quaranta imprenditori presenti, quali parametri le Banche ritengono prioritari per concedere i finanziamenti alle imprese. Abbiamo volutamente dato alla discussione un taglio pratico, che i convenuti hanno apprezzato, nell’intento di dare risposte concrete alle difficoltà che gli imprenditori si trovano ad affrontare nel momento in cui si rivolgono alle Banche per chiedere credito. In questo periodo di forte crisi economica – prosegue Giampiero Tomassi - le imprese riescono con maggiore difficoltà ad accedere ai finanziamenti bancari. Attraverso la nostra Cooperativa di garanzia diamo consulenza alle imprese e soprattutto offriamo una garanzia del 50% che il più delle volte risulta decisiva per la concessione della linea di credito richiesta. Le imprese interessate ai nostri servizi possono contattare i nostri uffici. Tel.0775.82281 – E-mail: tomassi@cnafrosinone.it

Cosimo Di Giorgio (presidente Artigiancoop Frosinone, Fabrizio Allegretti (BNL - Responsabile Computing Frosinone e Latina), Giovanni Proia (presidente CNA Frosinone, Giovanni Cortina (direttore CNA Frosinone)


CNA E LE IMPRESE VALORE D’INSIEME

SERVIZI

s Rappresentanza degli interessi di Artigiani e PMI s Prestiti agevolati e consulenza finanziaria s Assistenza su contributi a fondo perduto s Consulenza aziendale s Sicurezza, Ambiente, Qualità s Igiene degli alimenti s Assistenza alla nascita di nuove imprese s Patronato EPASA s Convenzioni Commerciali ServiziPiù s Informazione e Formazione s Pratiche Auto Tel. 0775/82281 info@cnafrosinone.it

FROSINONE – Sede Provinciale Via Mària, 51 Tel. 0775/82281 - info@cnafrosinone.it

CASSINO Via Bellini (angolo C.so della Repubblica) Tel. 0776/24748 - cassino@cnafrosinone.it

ANAGNI Loc. Osteria della Fontana via Bassano 103 Tel. 0775/772162 - anagni@cnafrosinone.it

SORA Via Giuseppe Ferri, 17 Tel. 0776/831952 - sora@cnafrosinone.it

www.cnafrosinone.it Artigianato & PMI Oggi 11


Foto ricordo della giornata

MECCATRONICO. Standard professionale e formativo Il 28 novembre si è tenuta la Conferenza Stato-Regioni, così come previsto dalla legge, nel corso della quale le Regioni dovevano chiedere il parere della CNA e delle altre associazioni di categoria sulla prima bozza di documento da loro elaborata per quel che riguarda gli “standard professionale e formativo del MECCATRONICO”. La Conferenza Stato-Regioni ha recepito in toto due questioni poste dalla CNA e dalle associazioni di categoria con lo scopo di semplificare al massimo il passaggio dalle precedenti categorie di meccanico/motorista ed elettrauto verso quella unificata del meccatronico. Sin dal primo momento l’attenzione della CNA si è rivolta a tutte le imprese già operanti nel mercato dell’autoriparazione, che da molti anni manutengono e riparano veicoli che - per loro caratteristiche tecniche già richiedevano competenze “meccatroniche”, vale a dire competenze integrate di meccanica ed elettronica.

Artigianato & PMI Oggi 12

Il risultato della riunione del 28 novembre scorso chiarisce, senza ombra di dubbio, che : s #OME PREVISTO DALLA CIRCOLARE DEL -INISTERO DELLO 3VILUPPO Economico n. 3659 del 11 marzo 2013, per i responsabili tecnici delle imprese attive nei settori di meccanica-motoristica o di elettrauto, che hanno operato per tre anni negli ultimi cinque anche su determinate componenti del veicolo che sono a “cavallo” tra meccanica-motoristica ed elettrauto e che possono documentare tale circostanza, è possibile richiedere l’iscrizione alla Camera di Commercio per la nuova sezione della meccatronica, senza la necessità di frequentare corsi integrativi. Ciò sancisce nei fatti quella sorta di “automatismo” nel passaggio al meccatronico per quelli che già lavorano, che da sempre abbiamo chiesto, anche in virtù della importante circolare del MSE citata (anch’essa voluta da noi e costruita insieme al MSE) e che noi abbiamo chiesto di integrare nel documento elaborato dalla Conferenza Stato-Regioni. s )L NUMERO DI ORE MINIMO NECESSARIO CHE DEVONO EFFETTUARE I responsabili tecnici già in attività e che non rientrano nella casistica precedente (caso che a nostro avviso risulta abbastanza raro e pertanto quasi “teorico”). Per tale figura è previsto un corso di 40 ore ad integrazione delle competenze mancanti (elettroniche per il meccanico e viceversa). Tale monte ore può ridursi ulteriormente nel caso si possano documentare i corsi già effettuati ed inerenti le conoscenze/competenze in questione. Per ulteriori approfondimenti le imprese associate alla CNA di Frosinone possono richiedere il documento integrale redatto dalla Conferenza Stato – Regioni (documentazione@cnafrosinone.it)


CNA FROSINONE L’ATENEO DEL BARTENDING, SEMINARIO

20

G E N N A IO 2014

GRATUITO

BAR RISTORAZIONE Seminario gratuito “Open Stage per Bartending: appuntamento di orientamento e aggiornamento dedicato a gestori ed operatori del settore food & beverage� 20 gennaio 2014 CNA Frosinone .

L’Ateneo del Bartending, ha organizzato per il 20 gennaio 2014 dalle ore 15,00 presso la CNA di Frosinone – Via MĂ ria 51 l'evento: “Open Stage per Bartending: appuntamento di orientamento e aggiornamento dedicato a gestori ed operatori del settore food & beverageâ€? Davide Rossi – Responsabile CNA Alimentare: per il terzo anno consecutivo, in collaborazione con l’Ateneo del Bartending-Planet One Frosinone , abbiamo deciso di organizzare un Open Stage rivolto alle imprese del settore food & beverage come: bar, ristoranti, pub, pizzerie ecc. Quest’anno ci poniamo un duplice obiettivo: offrire un’occasione di formazione professionale per le imprese che giĂ operano, consapevoli che si tratta di un settore in continuo cambiamento e nel quale la clientela è alla ricerca di servizi di qualitĂ sempre piĂš elevata. L’incontro è altresĂŹ rivolto a chi si appresta ad aprire un’attivitĂ nel settore food & beverage e vuole capire quali competenze occorrono e quali scelte compiere per avere successo. Come CNA di Frosinone stiamo investendo molto sulla formazione, nella convinzione che la conoscenza possa portare le imprese a trovare risposte adeguate per combattere la crisi. Nel caso delle imprese del comparto alimentare spesso bastano piccoli accorgimenti, senza che vengano investite grosse somme, per erogare servizi di maggiore qualitĂ che soddisfino ii propri clienti e ne portino di nuovi.

Programma dell’evento

20 gennaio 2014 ore 15,00 CNA di Frosinone Via MĂ ria, 51 Il Bartending di stile americano è la base piĂš importante per iniziare una nuova vita professionale. Ottimo anche per coloro senza esperienza nel settore. s #ONOSCENZA DEI 0RODOTTI s &ARE UN "UON $RINK s 3ERVIRE CON 2APIDITĂŒ s )NTRATTENERE ED INTERAGIRE CON IL CLIENTE L’evento è a numero chiuso e riservato alle imprese associate o che decideranno di associarsi gratuitamente alla CNA in occasione dell’evento. Per i privati la partecipazione è gratuita. Informazioni e prenotazioni: CNA Frosinone: 0775/82281 – formazione@cnafrosinone.it Ateneo del Bartending: Valentina Pernaselci – valentina.pernaselci@planetone.it

3920382080

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Artigianato & PMI Oggi 13


Istantanee dalla Rete

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PER LE

IMPRESE

Essere Soci ha i suoi Vantaggi!

Accesso al credito

&

4%

ARTIGIANCASSA

prestito alle imprese al

CNA ed Artigiancassa (gruppo BNL BNP Paribas) hanno stipulato una convenzione che prevede prestiti alle imprese a breve termine ad un tasso del 4% per un massimo di 60 mesi.

Chiama subito e prendi un appuntamento con il personale CNA presso le sedi territoriali Frosinone – Via Mària, 51 info@cnafrosinone.it Tel. 0775/82281

Cassino – Via Bellini cassino@cnafrosinone.it Tel. 0776/24748

Anagni – Località Osteria della Fontana anagni@cnafrosinone.it Tel. 0775/772162

Sora – Via G. Ferri, 17 sora@cnafrosinone.it Tel. 0776/831952

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Istantanee dalla Rete

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Natale 2014

Buon con l’Augurio di un produttivo società cooperativa di garanzia

www.artigiancoop.com

Dalla CNA prestiti agevolati e consulenza finanziaria per la tua impresa La CNA nella convinzione che il credito rappresenta per l’impresa uno strumento essenziale per programmare e perseguire i propri obiettivi di crescita, per sostenere adeguatamente politiche di investimento o per far fronte ad esigenze finanziarie derivanti dall’attività di gestione, mette a disposizione dei propri associati i seguenti strumenti: - Pianificazione finanziaria;

Questi gli Istituti di Credito convenzionati con Artigiancoop

- Prestazioni di garanzia fino al 50%; - Credito agevolato e convenzionato; - Mutui Artigiancassa; - Finanziamento scorte; - Contributi a fondo perduto; - Leasing strumentale ed immobiliare; - Assistenza e finanziamenti antiusura con garanzia fino al 90%; - Consulenza per partecipare a bandi di emanazione regionale e statale; - Consulenza per programmi non legati a bandi di concorso, ma la cui presentazione è effettuabile "a sportello".

società cooperativa di garanzia

www.artigiancoop.com

Artigianato & PMI Oggi 17


loreto@pantano.eu

giovanni, davide, vanessa, angela, antonella, lorenzo, luigi, andrea, giovanni, costanzo, antonia, alessia, antonio, grazia, giampiero, antonella, federico, sabrina, laura, il presidente giovanni proia insieme a tutti i membri della presidenza


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