Rivista Prèmiaty Marzo e Aprile

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N. 13 - MARZO-APRILE 2014

L A R I V I S TA D I C U C I N A , B E N E S S E R E , T E M P O L I B E R O E C A S A

1,00 EURO

menu di Pasqua

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NUMERO 13 - MARZO-APRILE 2014

MONDO DONNA Mani perfette

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SCUOLA DI CUCINA Polpette e biscotti VIAGGIO IN ITALIA Bologna segreta


SOMMARIO

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AGENDA

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FONDAZIONE VERONESI La “faccia da fumatore”

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IN CUCINA CON MARCO BIANCHI

A TAVOLA

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I FRESCHISSIMI

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VERDURA DI STAGIONE Carote, dal cuore della terra

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FRUTTA DI STAGIONE Giallo limone

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MENU DI STAGIONE Il pranzo di Pasqua

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RICETTA GOURMET

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STREET FOOD Le panelle e le crocché di Aurelio

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DEGUSTANDO Scamorza, il formaggio che fila

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OCCHIO AL PRODOTTO Mondo latte

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LE MIE SPEZIE Seconda puntata

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I NOSTRI PRODOTTI

RICETTA DELLA TRADIZIONE Da ieri... a oggi

RICETTA VEGETARIANA

RICETTE -ISSIME Facilissima, velocissima, leggerissima

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SCUOLA DI CUCINA SALATA Polpette

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SCUOLA DI CUCINA DOLCE Biscotti

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DA BERE La doppia anima della Barbera

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GALATEO I piatti in tavola

IN VIAGGIO

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VIAGGIO IN ITALIA I segreti di Bologna

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VIAGGIO NEL MONDO Sidney, un sogno... a testa in giù!

RUBRICHE

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MONDO JUNIOR Sviluppa il suo talento

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MONDO DONNA Mani e unghie in primo piano

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PET CARE Gravidanza e gatti: pericolo toxoplasmosi?

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HOME CARE Il ferro da stiro perfetto

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VERDE L’orto sul balcone

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FAI DA TE La cornice di primavera

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POSTA DEL LETTORE

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Indice delle ricette

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Ricetta di copertina

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La “faccia da fumatore” a cura della Redazione Scientifica della Fondazione Veronesi www.fondazioneveronesi.it

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l fumo fa male, e si sa. Ma su un certo pubblico di fumatori, giovani e/o donne, può avere un maggior effetto dissuadente la notizia che il fumo imbruttisce. Un po’, volendo, si sapeva e su qualche pacchetto di sigarette, dall’altro lato di “Il fumo uccide”, c’è scritto che il tabacco danneggia la pelle del viso. Ma adesso i ricercatori sono arrivati a definire la classica smoker’s face: la “faccia da fumatore”. Com’è? Bella no. Sia nei maschi che nelle femmine. Ma per le donne in particolare, in quanto più sensibili all’estetica, si sottolinea che le fumatrici non solo a 50 anni hanno molte più rughe delle loro coetanee non tabagiste, ma che già prima dei 30 la differenza può essere evidente. Se ancora non si vede, è solo questione di tempo, incalzano impietosi (e preoccupati) i ricercatori:

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ci vogliono 10 anni per poter notare quella che dermatologicamente è stata descritta come smoker’s face, ma i segni compaiono poco alla volta. Dipendono perfino dai gesti che si fanno per fumare le sigarette: il movimento di aspirazione delle labbra accentua le rughette cosiddette “codice a barre” intorno alle labbra, l’irritazione degli occhi provoca frequenti strizzate dell’orbicolare che favoriscono la formazione di rughe perioculari chiamate “zampe di gallina”. Ma vediamola in dettaglio questa “faccia da fumatore”: si presenta con la comparsa di rughe accentuate intorno alla zona degli occhi, alle labbra e sulle guance che diventano atrofiche e lasse. Il fumo quindi determina la perdita di elasticità della cute del volto, che diventa cedevole e secca, ruvida e poco compatta, con un colorito partico-


lare e disuguale, su un viso innaturalmente pallido. Inoltre è frequente la comparsa di borse sotto le palpebre. Il fumo, dunque, disidrata e spegne il colorito della pelle perché le tossine, contenute e prodotte dal fumo di tabacco, creano una vasocostrizione della rete capillare del derma; si riduce inoltre l’apporto di ossigeno si tessuti a causa del monossido di carbonio prodotto dal fumo. Diminuiscono le scorte di vitamina A, un fattore di protezione, e aumentano i radicali liberi, responsabili della degenerazione precoce, ottenendo il rallentamento dei processi rigenerativi e cicatriziali. Si parla tanto di fiale e creme al collagene per migliorare la pelle del volto ma, fumando, non si tiene conto del fatto che il tabacco incrementa la produzione di enzimi che distruggono il collagene. Poi la nicotina provoca macchie antiestetiche sui denti, oltre che su dita e unghie. Si può rimediare? In gran parte sì, se non si è tabagisti di lunghissimo corso. Ma la prima mossa è, per l’appunto, smettere di fumare. E i vantaggi non si limiteranno certo alla pelle del viso.

Un viso “rifiorito” Se si decide di smettere di fumare, quali sono i reali benefici oltre al lento rifiorire del viso? Le prime 48 ore sono già sufficienti per percepire immediatamente una sensazione di benessere, anche se il fumatore, specialmente quello più accanito, potrà vivere una vera e propria crisi di astinenza che ha come conseguenze irritabilità, voglia irrefrenabile di fumare, aumento dell’appetito e difficoltà a dormire. Sintomi che si manifestano velocemente, dopo poche ore dalla sospensione dal fumo, raggiungono la massima intensità nei giorni successivi e, generalmente, durano circa 4 settimane. A questo si aggiunga la dipendenza psicologica, variabile da individuo a individuo, che spesso peggiora divenendo una sensazione di malessere fisico. Ma, se si persiste, ecco i guadagni in salute: • Dopo 20 minuti La pressione arteriosa e il battito cardiaco tornano a livello normale. • Dopo 8 ore Il livello di ossigeno nel sangue torna a livello normale. • Dopo 24 ore Diminuisce il rischio di infarto. • Dopo 48 ore La percezione di odori e sapori è molto più forte. • Dopo 3 mesi Migliorano respirazione e circolazione sanguigna. • Dopo 6 mesi Tosse, mancanza di fiato e senso di stanchezza diminuiscono notevolmente. • Dopo 1 anno Il rischio di insorgenza di malattie coronariche si dimezza. • Dopo 5 anni Il rischio di tumore al polmone diminuisce del 50% e il rischio di ictus torna a livelli normali, pari a un non fumatore. • Dopo 15 anni I rischi di malattie legate al fumo tornano nella norma.

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DI STAGIONE LIMONI di Lucia Carletti

GIALLO LIMONE Non solo succo. Del limone amiamo anche la scorza, preziosissima in cucina. Versatile e dal gusto e profumo inconfondibili, questo frutto possiede moltissime qualità, tutte da scoprire e apprezzare

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a il colore del sole e un profumo che lo farebbe riconoscere fra mille altri frutti. Il limone conquista però anche per il suo succo: un sapore aspro che dà un tocco inconfondibile ai piatti che lo prevedono e che molto spesso diventa un fantastico alleato in cucina per un’infinità di piccole (ma preziosissime) preparazioni. Una volta scoperti i tanti utilizzi del limone non saprete più farne a meno.

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DI STAGIONE LIMONI

Limoncino (o Limoncello) step 1 Lavate 4 limoni non trattati e 12 foglie di limone non trattate e asciugate bene. step 2 Con un coltellino sbucciate i frutti, prelevando solo la parte gialla della scorza. Tagliate le bucce a striscioline e mettetele in un vaso a chiusura ermetica con le foglie di limone. step 3 Coprite foglie e scorze con 1/2 litro di alcol a 90° e lasciatele macerare per 12 giorni. Trascorso il tempo indicato preparate lo sciroppo facendo bollire per 5 minuti 1/2 kg di zucchero in 1/2 litro d’acqua, mescolando di continuo. Versatelo freddo nel vaso con il preparato, chiudete ermeticamente e fate riposare per 1 settimana al buio, ricordando di scuotere il recipiente di tanto in tanto.

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UN FRUTTO TUTTO… IGP Insieme all’arancia, il limone è l’agrume più noto e coltivato. Tutti conosciamo il suo aspetto esteriore: la sua forma varia da sferica a oblunga, spesso ha una protuberanza appuntita all’estremità opposta del picciolo e la sua buccia rugosa si presenta più o meno sottile. Tantissime le tipologie in commercio, che si suddividono soprattutto in base alla stagione di raccolta: i cosiddetti invernali o primofiore (maturano da ottobre), i bianchetti (si raccolgono a marzo e sono meno pregiati) e i verdelli (estivi, devono il loro nome al colore verde della buccia).

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L’Italia è senza dubbio uno dei maggiori produttori di agrumi, limoni inclusi. A garantire la bontà dei limoni italiani vi è il marchio Igp del quale possono fregiarsi ben sei varietà: - limone Costa d’Amalfi Igp (detto anche “sfusato amalfitano”), con una buccia spessa che nasconde una polpa tenera e succosa, quasi priva di semi, esalta ogni tipo di piatto; - limone Femminiello del Gargano Igp, con polpa succosa quasi priva di semi e una scorza tenera e sottile, è ideale per liquori e marmellate; - limone Interdonato Messina Igp, con buccia a grana fine e sapore delicato e poco acidulo,


DA BERE BARBERA di Vittorio Barbieri

LA DOPPIA ANIMA DELLA BARBERA Da vino rustico per il consumo casalingo quotidiano a grande vino da invecchiamento, anzi... a tutti e due contemporaneamente. La versatilitĂ dello storico vitigno piemontese, tra i piĂš noti e diffusi in Italia, nelle diverse interpretazioni e nelle tante declinazioni territoriali


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itigno dalle origini antichissime, viene menzionato ufficialmente per la prima volta nel 1798 quando compare nell’elenco dei vitigni coltivati in Piemonte compilato dal Conte Nuvolone. In generale si fa risalire l’origine del vitigno al Piemonte e al Monferrato in particolare, al punto che alcuni studiosi ottocenteschi, riferendosi alla barbera, parlavano di vitis vinifera monferratensis. Nella “Ampelografia della Provincia di Alessandria” del 1873 si legge: “...vitigno conosciutissimo ed una delle basi principali dei vini dell’Astigiano e del basso Monferrato, dove è indigeno e da lunghissimo tempo coltivato”. Negli anni seguenti si diffonde rapidamente grazie ai suoi caratteri di rusticità e resistenza, notevole vigoria vegetativa, elevata fertilità e costante produttività che spingono molti viticoltori a piantarlo in grandi quantità. Per questo, insieme al sangiovese e al montepulciano, è attualmente tra i tre vitigni a bacca nera più coltivati in Italia, diffuso in oltre trenta province dello stivale. In Piemonte, soprattutto nel sud della regione (Langhe, Monferrato e Tortonese), trova la sua patria d’elezione e costituisce circa il 35% dei vigneti (è il vitigno “rosso” più diffuso in regione). Il vino che si ottiene è da sempre considerato il classico rosso da pasto, spiccio e un po’ rustico, soprattutto dai piemontesi e da molti lombardi, ma trent’anni fa sono state scoperte le reali e

Parliamo di sesso Non si discute solo di sesso degli angeli, ma anche di sesso dei vini. Secondo l’uso popolare piemontese si dice LA Barbera, anche se a volte si opta per l’uso maschile o femminile a seconda che si stia parlando del vitigno (IL) o del vino (LA). Curioso ciò che scrive il giornalista e scrittore modenese Paolo Monelli, il “ghiottone errante”, che dopo aver definito la Barbera come uno dei pochi vini femminili, la (lo?) descrive così: “...è il fante dei vini piemontesi (il fante è il soldato a piedi, che combatte a piedi, la Fanteria è la regina delle battaglie), pista pauta e scaccianebbie, burbero, tutto vino, nel colore scuro, nelle macchie che fa sulla tovaglia, nell’afrore che dà al fiato, nel profumo forte...”. Per il piemontese Mario Soldati e per Giovanni Pascoli (“...purpurea barbera...”) è femminile, invece Giosuè Carducci pare indeciso (una volta la definisce “generosa barbera”, un’altra dice che il Barbera “è troppo duro” per pranzare con una gentil donna) mentre per Gianni Brera, Giovanni Arpino ed Emilio De Marchi (uno degli inventori del romanzo noir italiano) è maschile. Noi preferiamo rispettare la tradizione dei luoghi di produzione originari e quindi, piemontesemente, diciamo: LA Barbera!

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VIAGGIO IN ITALIA di Gilda Ciaruffoli

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I segreti di Bologna Antiche vie d’acqua e rifugi bellici scavano gallerie come fossero una ragnatela nel ventre della città turrita. Oltre alle note bellezze architettoniche, qualche metro sotto terra, scorre una città diversa

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era una volta un uomo valoroso. Si chiamava Fero e arrivava dall’Oriente con la moglie Aposa. Si insediò per primo lungo un torrente nel quale, tempo dopo, la sua compagna bagnandosi venne travolta da una piena e morì. La triste vicenda l’ha tramandata per noi Plinio il Vecchio, ma ancora oggi è possibile percorrere le sponde del torrente che, in memoria di quel tragico amore, porta da secoli il nome

di Aposa. Siamo nel cuore di Bologna. Chiunque l’abbia visitata almeno una volta però sa bene che il suo centro non è attraversato da alcun fiume. Per seguirne il corso è necessario scendere sotto terra. Più precisamente, calarsi in un passaggio “segreto” in Piazza Minghetti, punto d’accesso al condotto sotterraneo dell’unico corso d’acqua naturale di Bologna, lungo circa 7500 metri. Scendendo pochi incerti gradini ci si inoltra in un

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VIAGGIO IN ITALIA

In fondo al mar (ma sui colli!) “Nella gran sala sotterranea erano, un tempo, giochi d’acqua deliziosi, alimentati dagli acquedotti che portavano l’acqua raccolta con gallerie sotto il colle attiguo”. Nonostante dei giochi d’acqua sia rimasta solo testimonianza scritta, quel che ci resta da vedere nella Grotta del Ninfeo, sala ipogea naturale di villa Guastavillani, è sufficiente per intuire la grandiosità dello spettacolo che fu.

Fuori dai soliti itinerari È un gioiello forse poco noto ai non bolognesi, ma passeggiando per i suoi portici (sì, anche qui la fanno da padroni) si respira un’atmosfera misteriosa e malinconica che sarebbe un peccato perdersi in occasione di una gita a Bologna. Siamo alla Certosa, il cimitero monumentale cittadino, uno dei più antichi d’Europa, aperto nel 1801. Un breve tragitto in autobus fin fuori le mura vi permetterà di immergervi in un museo a cielo aperto tra opere d’arte Neoclassiche e Liberty, rari dipinti funerari, il cimitero ebraico e quello acattolico. In questa zona, durante gli scavi di fine ’800, è stata anche scoperta una necropoli etrusca, i cui reperti sono oggi conservati presso il Museo Civico Archeologico della città.

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La stanza si apre su un lato di una sontuosa struttura del XVI secolo, per realizzare la quale fu addirittura spianata la sommità del colle di Barbiano, sul quale si erge. Le sue pareti sono ricoperte da vere conchiglie che adornano eleganti motivi marini: uno spettacolo stupefacente. Per accedere a questa meraviglia è necessario prenotare una visita con l’Associazione Amici delle vie d’Acqua.

cammino quasi in penombra, spesso a filo d’acqua, con la città che si muove proprio sopra le nostre teste. In pochi minuti si arriva sotto le Due Torri: emozionante scoprire che questi colossi e tutto il traffico che attorno a loro si snoda, si reggono sullo scheletro di un antico ponte romano, le cui tracce sono ancora ben visibili. Un’avventura questa nella quale, per ovvi motivi di sicurezza, non è possibile lanciarsi da soli. Necessaria infatti è la guida dei volontari dell’Associazione culturale Amici delle vie d’Acqua e dei Sotterranei di Bologna, grazie ai quali si scopre una città molto diversa da quella che crediamo di conoscere: una città d’acqua, disegnata un tempo da una rete di canali oggi perlopiù coperti, che si facevano largo tra i palazzi a cielo aperto, con porti, ponti e ruote di mulini, cartiere, tintorie...


MONDO JUNIOR di Elisa Mazzola, psicologa e psicoterapeuta

Sviluppa il suo talento Ogni bambino ha un potenziale da sviluppare. Ecco che cosa c’è da sapere per aiutarlo a capire le sue inclinazioni e valorizzarle

utti i bambini hanno un talento da sviluppare che si attiva grazie alle stimolazioni che ricevono dai contesti di crescita in cui vivono (famiglia, scuola, amici, contesto socio-culturale, ecc.). Ma che cosa si intende per talento? Il talento è una predisposizione particolare e innata che può manifestarsi in una o più aree di vita del bambino. Coloro che riescono a svilupparne uno particolare mostrano nell’esecuzione del compito un livello di impegno e di creatività che permette di conseguire risultati migliori se confrontati con quelli ottenuti da bambini di pari età ed esperienza. Il genitore è il primo coinvolto in questo processo, deve sapere che cosa fare e non fare per scoprire le vere inclinazioni del figlio ed evitare di sovraccaricarlo di aspettative – non sue –, con il risultato di frustrarlo e di renderlo infelice.

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COME AIUTARE IL BAMBINO A SVILUPPARE IL SUO POTENZIALE Cosa fare • prestate attenzione sia al vostro stile genitoriale, sia ai tratti della personalità del bambino; • concentratevi sugli aspetti positivi del suo comportamento e permettetegli di avere tempo libero a disposizione; • siate con lui sia autorevoli che permissivi: la disciplina non deve consistere solo in divieti e le regole devono essere poche, ragionevoli e applicate coerentemente; • il bambino deve avere responsabilità adeguate alla sua natura e alla sua età; • fate in modo che l’ambiente in cui vive sia ricco di materiali e di opportunità di esplorazione: la creatività richiede un ambiente che la nutra e l’aiuti a esprimersi;

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• evitategli situazioni di stress: il bambino deve stare bene fisicamente ed essere rilassato, deve imparare a gestire gli impegni senza esserne sopraffatto e deve poter contare su modelli positivi; • permettetegli anche momenti di regressione, di solitudine e di pensiero divergente: il bambino deve essere aiutato a pensare criticamente, a risolvere problemi e a dotarsi di abilità di studio; • non temete di usare i normali problemi familiari e gli eventuali conflitti per aiutarlo a strutturare la propria abilità di pensiero; • rendete l’apprendimento divertente: impegnarsi sempre e non divertirsi mai, infatti, non aiuta nessuno.

I bambini superdotati, come riconoscerli Ci sono bambini che nascono con abilità superiori alla media. Come riconoscerli? Ecco le caratteristiche spia: pone domande, è estremamente curioso, è coinvolto mentalmente e fisicamente, ha idee strane e bizzarre, bighellona, ma nelle prove riesce bene, discute i dettagli, elabora, è al di là del gruppo, manifesta pareri e sentimenti molto forti, conosce già, diventa competente dopo 1 o 2 ripetizioni, costruisce astrazioni, preferisce gli adulti, trae inferenze, dà inizio a progetti, è appassionato, disegna cose nuove, ama imparare, manipola le informazioni, è un inventore, ha un’ottima memoria, gode della complessità, è un acuto osservatore, è estremamente autocritico.

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