Rivista Prèmiaty Settembre -Ottobre

Page 1

N. 16 - SETTEMBRE-OTTOBRE 2014

L A R I V I S TA D I C U C I N A , B E N E S S E R E , T E M P O L I B E R O E C A S A

VIAGGI

IN

Il frutto della salute

MAGG O

IO

MELA

filo le enta r inte d

8 004348 134085

Tutto il buono dell’autunno

1,00 EURO

NUMERO 16- SETTEMBRE-OTTOBRE 2014

Amsterdam, all’ombra dei mulini a vento


SOMMARIO

10

19

38

14

24

58

6

AGENDA

8

FONDAZIONE VERONESI Il movimento è salute

10

IN CUCINA CON MARCO BIANCHI

A TAVOLA

13

I FRESCHISSIMI

14

VERDURA DI STAGIONE Porro, gusto rotondo e delicato

4

19

FRUTTA DI STAGIONE Mela, il frutto della salute

24

PIATTO DI STAGIONE Funghi, profumo di bosco

32

RICETTA GOURMET

34

RICETTA DELLA TRADIZIONE Da ieri... a oggi

36

RICETTA VEGETARIANA

37

RICETTE -ISSIME Facilissima, velocissima, leggerissima

38

STREET FOOD Focaccia barese, metafora dell’uguaglianza

40

DEGUSTANDO Fontina D.O.P., un formaggio d’alpeggio

44

OCCHIO AL PRODOTTO Seitan e tempeh: una scelta 100% vegetale

48

I NOSTRI PRODOTTI


62

76

89

68

84

92

50

GUIDA PRATICA Cuocere le verdure

54

SCUOLA DI CUCINA SALATA Cannelloni

58

SCUOLA DI CUCINA DOLCE Crumble

62

DA BERE Uno, cento, mille Nero d’Avola

67

GALATEO Tovaglia e centrotavola

IN VIAGGIO

68

VIAGGIO IN ITALIA San Vito Lo Capo ed Egadi, l’ultimo tuffo dell’anno

76

VIAGGIO NEL MONDO Amsterdam, all’ombra dei mulini a vento

RUBRICHE

82

MONDO JUNIOR Bulli senza pupe

84

MONDO DONNA Se il tempo lascia il segno...

86

PET CARE L’educazione del cucciolo

89

HOME CARE Come scegliere l’aspirapolvere

92

VERDE Viole, timide ma belle

94

FAI DA TE A tutto tappo

97

Indice delle ricette

98

Ricetta di copertina

5


Si apre la stagione dei funghi, classici intramontabili delle tavole autunnali. Scopriteli insieme a noi e poi mettetevi ai fornelli. Stupirete con i piatti del nostro menu, semplici con tocchi gourmand

PROFUMO DI BOSCO

24


PIATTO DI STAGIONE di Monica Nastrucci

T

ra i regali dell’autunno i funghi la fanno da padrone. Dal re del bosco, il porcino, agli esili chiodini, dai colorati finferli ai candidi champignon, tutti con le loro caratteristiche di sapori e profumi si prestano a mille interpretazioni in cucina trasformando ogni piatto in un capolavoro di gusto. A cominciare dalle ricette che vi proponiamo. Prima però vi diamo qualche consiglio prezioso per arrivare con successo alla prova in tavola. QUANDO CUCINATE I FUNGHI RICORDATE… • Cucinate e consumate i funghi appena raccolti o acquistati entro due o tre giorni. • Non sottoponeteli a lunghe cotture, salvo le specie che contengono principi tossici e le specie a consistenza fibrosa, per cui è necessaria anche una sbollentatura. • Non cuocete mai i funghi in pentole in rame, alluminio o ferro. • Se li cuocete alla griglia incideteli in più punti per permettere al calore di penetrare all’interno; i funghi più spessi devono essere tagliati a fette. • Se cucinate insieme diverse varietà mantenete interi i più piccoli e tagliate gli altri in modo da creare un insieme omogeneo per la cottura. • Evitate di utilizzare in cottura la cipolla perché smorza il sapore del fungo. PULIZIA E CONSERVAZIONE La pulizia va effettuata il prima possibile. Raschiate la superficie della testa e del gambo con un coltellino a lama liscia per eliminare i residui di terra, poi passateli con un telo umido. Se avete poco tempo a disposizione, potete anche lavarli velocemente in acqua acidulata con il succo di limone (così non anneriscono), ma non lasciateli in ammollo perché assorbirebbero troppa acqua. Quindi separate la testa del fungo dal gambo ruotando entrambi in direzioni opposte. Controllate la parte bianca che si trova all’interno del fungo: anche questa andrebbe raschiata perché spesso contiene residui terrosi. Per conservarli nel tempo i funghi possono essere congelati o essiccati. Alcuni, per esempio i porcini, vanno congelati crudi, dopo averli puliti; la maggior parte, invece, deve essere scottata e poi riposta in freezer in sacchetti di plastica trasparente. Per l’essiccazione, invece, un volta puliti si tagliano a fettine e si stendono su assi di legno o su una griglia, ricordando di girarli di tanto in tanto: il sole e l’aria li faranno seccare. Poi conservateli in sacchetti di tela, di carta o in vasi ermetici.

Attenzione ai parassiti I funghi freschi e colti di persona (è d’obbligo farli controllare ai micologi messi a disposizione sul territorio dalla Sanità) potrebbero essere infestati da parassiti. Per eliminarli procedete in questo modo: stendete dei fogli da giornale in un ambiente fresco e umido e appoggiatevi, a gambo in su, i funghi parassitati. I parassiti sono soliti risalire il gambo infastiditi anche dall’odore della carta di giornale. Vi ritroverete così gli sgraditi ospiti sulla base del gambo che potete comodamente raschiare via.

25


PIATTO DI STAGIONE

Buoni da mangiare

Mazza di tamburo Si trova in estate e in autunno. Ha sapore di nocciola. Si consuma solo il cappello.

Prataiolo Cresce nei prati dall’estate all’autunno. Ha colore dal bianco al rossobruno e sapore gradevole.

Chiodino Cresce in gruppi ai piedi degli alberi. Da preferire i cappelli in quanto il gambo risulta più fibroso e acidulo.

Porcino Ne esistono ben 4 varietà. Il più pregiato è quello di Borgotaro (Pr), l’unico ad avere l’Igp.

Champignon Molto diffuso, cresce tutto l’anno in cattività. Ha sapore dolce, più forte negli esemplari maturi.

26

Finferlo Ha carne spessa dal sapore dolce e gradevole. Cresce dall’estate all’autunno.

Ovulo Da non confondere con quello velenoso che ha il cappello rosso. È uno dei più apprezzati per la bontà delle sue carni.

Pioppino Si trova dall’inizio della primavera alla fine dell’autunno. È consigliabile usare solo il cappello perché il gambo è molto fibroso.


E adesso... cuciniamo!

27


schiacciatina ai funghi x 4 | facile | PREPARAZIONE 30 minuti | COTTURA 30 minuti | VINO Trento Metodo Classico 200 g di farina bianca “00”, 5 g di lievito di birra, 80 ml d’acqua, 5 g di sale, 250 g di funghi misti (porcini, chiodini, finferli), 4 cucchiai di olio d’oliva ev, 1 spicchio d’aglio, 1 mazzetto di erbe aromatiche (timo e maggiorana), sale 1. Impastate la farina con il lievito sciolto in poca acqua, unite il sale e acqua quanto basta a ottenere un panetto morbido ed elastico. Lasciate lievitare coperto in luogo tiepido per 20 minuti. Spezzate la lievitazione impastando velocemente e formate una palla. Fate lievitare ancora 2 ore. 2. Pulite i funghi. Scaldate metà dell’olio in una padella, unite l’aglio e i funghi. Cuocete per

5 minuti a fuoco vivo e salate a fine cottura. 3. Stendete l’impasto sottile con l’aiuto del mattarello e rivestitevi una teglia oliata; spennellate d’olio la superficie della pasta e cuocete in forno a 150°C per 20 minuti. 4. Distribuitevi i funghi, condite con l’olio rimasto e le erbe aromatiche tritate. Infornate nuovamente per 5 minuti.

insalata di champignon, radicchio, uva e pecorino x 4 | media | PREPARAZIONE 20 minuti | COTTURA 20 minuti | VINO Verdicchio di Matelica 200 g di champignon bianchi, 250 g di radicchio rosso e verde, 1 grappolo di uva bianca, 120 g di pecorino dolce, gherigli di noce, 4 cucchiai di olio d’oliva extravergine, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 1/2 limone, sale e pepe 1. Lavate velocemente gli champignon oppure rimuovete la pelle esterna della superficie, quindi passateli con un panno di cotone umido. Affettateli sottili e conditeli con il succo del limone, 2 cucchiai d’olio, sale, pepe e prezzemolo. Spezzettate le noci.

2. Lavate e spezzettate il radicchio, riunitelo in una ciotola e conditelo con olio e sale. Sgranate l’uva e tagliate a metà i chicchi più grossi. Affettate il pecorino. 3. Riunite gli ingredienti in una insalatiera e mescolate delicatamente.

omelette con finferli e fontina x 4 | media | PREPARAZIONE 20 minuti | COTTURA 20 minuti | VINO Greco di Tufo 8 uova, 100 ml di latte, 30 g di parmigiano, 400 g di finferli, 250 g di fontina, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, olio d’oliva extravergine, 1 spicchio d’aglio, noce moscata, 1 rametto di timo, 1 rametto di maggiorana, sale e pepe 1. Pulite i funghi, tagliateli grossolanamente e soffriggeteli in padella con 2 cucchiai d’olio, il prezzemolo tritato e lo spicchio d’aglio schiacciato per 10 minuti; salate e pepate.

28

2. Tagliate la fontina a dadini. In una terrina sbattete leggermente le uova con il latte e il parmigiano grattugiato, salate e insaporite con la noce moscata. 3. In una padella antiaderente spennellata di olio mettete 1/4 del composto e cuocete con il coperchio finché dal lato della padella l’omelette risulterà ben cotta. 4. Mettete 1/4 dei funghi al centro, alcuni dadini di fontina e foglioline di timo o maggiorana. Ripiegatela in due e fatela scivolare su una teglia ricoperta da carta da forno. Formate le altre omelette con gli ingredienti rimasti e disponetele sulla stessa teglia. Infornatele a 180°C per 5-6 minuti e servite.


DA BERE NERO D’AVOLA di Vittorio Barbieri

UNO, CENTO, MILLE NERO D’AVOLA Da vino trendy appiattito su uno stile produttivo uniforme, a raffinata forma d’espressione delle tante facce dell’enologia siciliana, il Nero d’Avola è oggi tra i simboli della rinascita vitivinicola isolana

C’

è stato un periodo, fino a cinque-sei anni fa, in cui non c’era (wine)bar che non proponesse almeno un Nero d’Avola in mescita. Era il vino più trendy del momento. Non troppo costoso, né complicato da bere, anzi, immediato, morbido e fruttato. Poi la tendenza è andata lentamente scemando, la Nero d’Avola-mania si è via via affievolita, permettendo di riscoprire le tante sfumature del vitigno, i suoi diversi timbri che, in base ai differenti territori di coltivazione, possono rivelarsi sia in vini facili di immediatezza fruttata e di rassicurante morbidezza, sia in prodotti più complessi e freschi

62

d’acidità, più intriganti e ricchi di sfumature. Negli ultimi anni è quindi iniziata una nuova fase in cui il Nero d’Avola sta trovando una diversa percezione presso i consumatori e ritrovando una più corretta collocazione produttiva e commerciale. LE ORIGINI Il vitigno Nero d’Avola in realtà si chiama... calabrese, nome assunto nel XIX secolo e tuttora in auge (con questo nome è registrato nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite) anche se meno conosciuto. Già nel 1596 il celebre filosofo, medico e scrittore Andrea Bacci, noto per i suoi trattati sul


I mille nomi del Nero d’Avola

Interno della cantina Maggio Vini (Vittoria)

Calabrese è l’italianizzazione di calaulisi o calavrisi, termine dialettale siciliano che significa “uva (cioè cala, la forma dialettale di calea o caleu, sinonimi di racina, ovvero uva) di Avola”, o “venuta da Avola” (aulisi significa aula, cioè Avola). Da Avola il vitigno si è poi diffuso a Noto e a Pachino e da lì a tutta la regione. Ha molti sinonimi: calabrese d’Avola, calabrese nero, calabrese pizzutello, calabrese dolce, niureddu calavrisi. E già nel XIX secolo i vini da esso provenienti erano molto richiesti dai commercianti francesi che li usavano per dare colore, nerbo e struttura a molti vini d’Oltralpe, anche se gli stessi commercianti trovavano più semplice commercializzarli come vini di provenienza calabrese, perché all’epoca i vini prodotti in questa regione godevano di maggiore fama.

vino, ne parla riferendosi a vini prodotti nell’agro di Catania, mentre Cupani a fine ’600, nella sua opera Hortus Catholicus, parla di calavrisi, ma dovranno trascorrere oltre due secoli prima che il vitigno venga associato alla località di Avola, vicino a Siracusa. Fino a pochi decenni fa era tra i vitigni meridionali da taglio più esportati, in genere via mare dal porto di Marzamemi, per irrobustire i vini del centro-nord Italia (Piemonte e Toscana) e della Francia, dove veniva chiamato le vin médicine, ma ora sono in tanti a vinificarlo in purezza, sia per produrre vini freschi e fruttati, sia per produrre vini da invecchiamento, in una riscoperta che lo ha trasformato nella bandiera dell’enologia siciliana. LA DIFFUSIONE Adatto ai climi caldi, è diffuso in quasi tutta la Sicilia dove è il vitigno a bacca scura più coltivato (copre circa il 16% della superficie vitata complessiva equivalente a 16.000 ettari, solo 2.000 dei quali a denominazione di origine), ma trova una seppur minima diffusione in Calabria e, addirittura, in California e in Australia. In quest’ultima nazione può vantare una certa diffusione nella zona della McLaren Vale, dove oggi viene coltivato da una trentina di aziende. Il territorio nel quale il Nero d’Avola affonda le proprie radici coincide con l’attuale comune di

63


I vigneti della Tenuta Suor Marchesa a Riesi, di Duca di Salaparuta

Reinventare un vitigno

Avola, in provincia di Siracusa, con testimonianze della sua presenza che risalgono al XV secolo. In particolare, tale territorio si avvantaggia di un clima mite anche d’inverno, dovuto in parte alla morfologia dei Monti Iblei, che fanno da scudo contro i freddi venti di tramontana e di maestrale. Il territorio in cui si produce il Nero d’Avola si è poi esteso alle vicine città di Noto, Rosolini, Pachino, Ispica e Vittoria, areale di terreni calcarei, venti di grecale, impianti ad alberello e vini strutturati e sapidi, fino a interessare le zone della provincia di Caltanissetta come Riesi e Butera (dalla quale proviene il mitico Duca Enrico) e la Sicilia occidentale con Alcamo e la provincia di Trapani. Allevato tipicamente ad alberello, ma anche a Guyot e cordone speronato, il nero d’Avola entra in numerose denominazioni siciliane, dove è presente in purezza o assemblato insieme ad altre uve, come: Alcamo, Eloro (anche con la sottozona Pachino), Riesi, Menfi, Sciacca, Monreale, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice, Contea di Sclafani, Delia Nivolelli, Contessa Entellina, Faro e Marsala. La zona più vocata per il Nero d’Avola è comunque considerata l’area a sud-est della Sicilia e in generale il comprensorio di quello che probabilmente è il più antico e tradizionale tra gli uvaggi: il Cerasuolo di Vittoria Docg, ricavato da Nero d’Avola e Frappato, prodotto sulla costa meridionale della Sicilia fra Ragusa e Gela.

64

All’inizio degli anni ‘80 (è del 1982 la prima vendemmia, che uscirà nel 1984), dunque molto prima dell’esplosione della moda del Nero d’Avola, l’azienda Duca di Salaparuta crede nelle potenzialità del vitigno, ricavandone un elegante e austero vino da invecchiamento (all’epoca il primo e unico ottenuto esclusivamente da questo vitigno) da vigne ad alberello coltivate nelle terre argillose dell’entroterra del golfo di Gela: nasce così il Duca Enrico. Chi era il Duca Enrico? Nel 1824 Giuseppe Alliata, Principe di Villafranca oltre che Duca di Salaparuta, inizia a produrre vino dalle uve della sua Tenuta di Casteldaccia (dove ancora ha sede la Duca di Salaparuta) e dando il via all’azienda che, due generazioni dopo, vede l’ingresso in azienda del nipote Enrico, a cui appunto viene in seguito dedicato il Duca Enrico. Affinato per circa 18 mesi in botti di rovere, è da tempo considerato uno dei grandi classici del vino italiano, oltre che punto di svolta per la fama e la considerazione del vitigno.

I vigneti Maggio Vini a Vittoria


DA BERE NERO D’AVOLA

Ma quali sono a grandi linee le caratteristiche dei vini a base Nero d’Avola? Pur nelle differenze da territorio a territorio, solitamente non manca mai un gradevole colore rosso rubino, con profumi che spaziano da sentori floreali e di bacche rosse e nere, di ciliegia, mora, prugna, fino a spingersi a sensazioni speziate e balsamiche soprattutto nelle versioni affinate in botti di legno. Negli esempi migliori emerge poi un carattere gustativo elegante, fresco e sapido, potente e fine al tempo stesso. Ma, lo ripetiamo, la continua e recente maggiore caratterizzazione di questi vini, non può non passare dall’espressione delle numerose differenze territoriali, un tempo soffocate e taciute, oggi per fortuna sempre più presenti e capaci di restituire l’essenza multiforme di un vitigno e di un’isola così affascinanti.

A tavola Va servito a 15-16°C nel caso di versioni giovani e a 17-18°C in presenza di versioni più ambiziose e impegnative. Le tipologie più semplici sono da provare con peperoni ripieni di carne, con una caponata alle melanzane oppure con maccheroni al ragù di pancetta di suino nero o con una semplice pasta e fagioli, ma sono adatte anche a carni bianche e rosse grigliate, o ad alcuni pesci alla griglia, per esempio il tonno. Le versioni più importanti reggono, esaltandosi, carni rosse in preparazioni a lunga cottura come brasati di manzo, capretto al forno, agnello aggrassato e maialino nero dei Nebrodi al forno. Per chi invece preferisce i formaggi, meglio stare su prodotti a pasta dura e semidura mediamente stagionati, come un buon caciocavallo, una provola o un ragusano.


i g g Via

VIAGGIO NEL MONDO di Gilda Ciaruffoli

All'ombra dei mulini a vento

Ogni stagione è quella giusta per visitare Amsterdam, città delle libertà e dell’accoglienza. Gentile e vivace, si lascia passeggiare, magari in sella a una bici. E ammirare, grazie alle sue architetture originali e ai suoi tanti musei. Galleggiando senza pensieri su mille canali, in un labirinto di ponti, stradine e bellezza 76


In apertura, i celebri mulini a vento olandesi. Ad Amsterdam se ne possono ammirare ancora otto. Qui un tipico scorcio del Centrum

C

ultura, divertimento, opportunità. Sono questi i petali che schiudendosi ci aprono le porte di Amsterdam: capitale dei tulipani, dei canali, dei mulini a vento. Cuore di questa cosmopolita metropoli, Jordaan, ex quartiere operaio che racchiude la quintessenza dello spirito cittadino, celebrato a metà settembre con il Jordaan Festival. Protagonista è la musica folk olandese, della quale la zona è culla, ma ai concerti fanno da corollario mercatini ed esibizioni di ogni sorta in un’esplosione di allegria tutta da vivere. Salite in cima alla Westertoren, seicentesca torre alta 85 metri: il colpo d’occhio sulle casette basse, fitte fitte, le stradine, i ponticelli e i tipici cortili interni fioriti è emozionante. Infilatevi quindi in un brown cafés, storici caffè cittadini, o in uno dei tanti moderni localini che affollano il quartiere e assaggiate un piatto di aringhe crude, nella più tipica tradizione locale. Passeggiando, notate le antiche targhe in pietra che segnalavano un tempo la presenza di botteghe artigiane. Al civico 184 della Rozengracht, una di queste ricorda Rembrandt, che qui visse e dipinse negli ultimi anni della sua vita (il filosofo Cartesio lo si poteva invece trovare al 6 di Westermarkt). Simbolo del quartiere è la Noorderkerk, chiesa all’interno della quale vengono spesso organizzati concerti di musica classica. Prima di lasciare Jordaan, recatevi al 263 del canale Prinsengracht e visitate la casa di Anne Frank. Un’esperienza che lascia il segno.

77


Fiori a filo d’acqua È stato inaugurato nel 1862 il mercato dei fiori più famoso al mondo. La sua peculiarità? Oltre all’infinito arcobaleno di colori e all’enorme varietà di prodotti, il fatto che la merce viene esposta su barconi galleggianti. Il Bloemenmarkt, che si svolge lungo il canale Singel, è un paradiso per gli amanti della natura aperto tutto l’anno dalle 9 alle 17.

Un dedalo di liquido Jordaan è parte integrante del Centrum, la zona più famosa della città, disegnata da una ragnatela di canali, Patrimonio dell’Unesco. Passeggiare – magari in bicicletta! – per le sue strade è quanto di più rilassante si possa immaginare. Un’atmosfera unica alla quale contribuiscono le architetture tipiche della città, palazzi a misura d’uomo disegnati secondo lo stile della Amsterdamse School, tutti mattoncini a vista e vetrate dipinte. E ancora i romantici ponti – 1200 in tutto – il più antico dei quali è il Torensluis (1648); o i mulini a vento: in zona trovate il De Gooyer, datato 1725, uno degli otto che si possono ancora ammirare in città. Il Centrum ospita anche una vivace Chinatown, nonché De Wallen, la famosa zona a luci rosse, e innumerevoli teatri, sale per concerti e musei. Per inciso: non esiste capitale al mondo che vanti la stessa concentrazione di musei che possiamo trovare ad Amsterdam. Oltre ai grandi classici – come il Rijksmuseum, il più grande dei Paesi Bassi, e il celeberrimo Museo Van Gogh – vale la pena visitare strutture meno note ma che riservano inaspettate sorprese come la deliziosa

78

Amsterdam a tavola La sua tradizione di città portuale e commerciale e il suo passato coloniale si riflettono nel carattere internazionale dell’offerta gastronomica. La cucina olandese doc non possiede, infatti, molti piatti tipici. Troverete zuppe sostanziose (da provare la erwtensoep a base di piselli e arricchita da salsiccia, carote, cipolla, sedano e pancetta, servita con pane di segale e bacon), gustose polpette di manzo (gehaktabal) oppure lo stamppot o hutspot, purè di patate con verdure quali crauti, indivia, carote e cipolle, e particolari omelette, pannekoeken. Il pesce principe è l’aringa, che viene servita anche cruda, come affettato in un panino o accompagnata da cipolle, mentre l’ingrediente che la fa da padrone è la patata. Se volete provare la vera specialità locale ordinatele oorlog, con salsa alle arachidi, maionese e cipolla bianca tritata. Numerosi i formaggi: dal Gouda all’aglio fino al cremoso Skeapsrond di latte di pecora. Tra i dolci sono da provare le appeltart (gustose torte di mela), le siropwaffels (cialde farcite con sciroppo di zucchero) e i poffertijes (piccole frittelle tonde).


Cosa fare a Amsterdam in un week end? • Ascoltare gli artisti di strada in piazza Dam • Fare un giro per i canali in battello • Visitare il Museo Van Gogh • Toccare con mano la storia a casa di Anne Frank • Perdersi tra i vicoli del Jordaan • Immergersi nel verde del Vondelpark • “Trasgredire” nel quartiere a luci rosse • Trascorrere una serata in Leidseplein • Fare acquisti nei mercatini • Sorprendersi della bellezza dell’aeroporto Schiphol

Amsterdam da mangiare • Hap-Hmm! La vera “cucina della nonna olandese” a prezzi modici. Si cena da 7.50 € Helmersstraat, 33 - www.hap-hmm.nl • Moeders Tutte donne: in cucina, in sala e... alle pareti, tappezzate di foto di mamme (le moeders dell’insegna). Prezzo medio: 20 € Rozengracht, 251- www.moeders.com • Greetje Cucina casalinga in omaggio alla mamma del proprietario (la signora Greetje). Prezzo medio: 30 € Peperstraat, 23 - www.restaurantgreetje.nl • D’Vijff Vlieghen Ambiente raffinato. Alle pareti incisioni realizzate da Rembrandt. Prezzo medio menù degustazione: 50 € Spuistraat, 294-302 - www.thefiveflies.com

Un altro punto di vista Inevitabile lasciarsi tentare da un tour dei canali in battello. E non crediate si tratti del solito specchietto per le allodole: l’esperienza è davvero emozionante, e regala un punto di vista diverso sulla città. In linea di massima un giro dura mezz’ora, con partenza da vari punti della città. Tante le alternative, non solo relative ai diversi itinerari, ma anche a pacchetti che prevedono percorsi notturni con cena a lume di candela, la possibilità di noleggiare un intero traghetto e così via.

79



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.