graphics storytelling

Page 1

Due fatti, distruzione degli abitati e diaspora, diaspora vissuta nel vuoto della rinuncia ad un presente subito remoto e nel vuoto ancor più vasto dell’incognito. Il trauma nasce fra questi due vuoti, imprendibile, incurabile, a meno di distacco e apparenza. Se non è speranza, lasciare tutto com’è è almeno un’ipotesi, per ricominciare esattamente da lì, da quelle rovine che dicono chi siamo oggi e quanto siamo cambiati. Un

negativo

punto di riferimento. Una ipotesi alimentata dalla esitazione dell’ultimo sguardo prima della rinuncia e della partenza definitiva. Non lasciando al tempo il compito di cancellare l’accaduto e al suolo di riprendersi ciò che gli è stato sottratto con la sabbia, il legno, la pietra, lo scavo e il conferimento, il progetto lavora sulle ferite nell’insediamento e nei territori immediatamente contigui, calcandole su piani verticali (le pareti

degli edifici) e orizzontali (crepe e deformazioni della terra ancora evidenti). Questi segni cercano di ‘mettere in scena’ il rischio come antidoto all’ignoranza, all’apatia e alla rimozione. In questo scenario si riscoprono le sapienze del luogo e si propongono piccole e grandi azioni, che guardano alla comunità e alle sue risorse, ma anche al mondo e alle sue indefinite opportunità.

positivo

Auletta nel mondo, oltre la diaspora e i sospetti

contesto di progetto

1

diaspore

2

ferite urbane

3

ferite territoriali

pivot

4

si amicus fert, fere. si noli ferre, finge


Auletta, comune del Cilento (Campania), coordinate 40°33’40’’ N – 15°25’28’’ E, 2440 abitanti di cui 1239 donne, sorge su di un colle a destra del fiume Tanagro, nel vallo di Diano, in una gola fra i Monti della Maddalena e gli Alburni. Fa parte del Parco del Cilento e del Vallo di Diano. Superficie 35.62 Kmq. Densità 68.5 abitanti/Kmq. Altitudine 281 metri s.l.m.

rilocalizzazione dei residenti in città

emigrazione dei residenti nelle aree circostanti

emigrazione in europa

La diaspora non è una semplice fuga, ma uno sforzo compiuto per ricreare, rinascere, ricostruire, ritrovare un luogo in cui stare. Non si limita ad essere un movimento forzato dall’evento, una scomparsa ‘collettiva’. E’, invece, un ‘progetto di distanza’ che si legittima nel tempo con la ricomposizione di vite proseguite altrove, in cui gli

1

diaspore

elementi di continuità convivono con quelli di rottura. Molte diaspore, quindi: movimenti dentro la città, nei territori contigui, in altre regioni, in Europa o nel mondo. Anche molti esiti che racconti e itinerari (significativi quelli proposti da Irpinia nel mondo) restituiscono come ‘differenza’, ma che non ibridano. Restano in una

‘nuvola’ che passa curiosa e che ’rientra’ leggera. Ma le diaspore potrebbero avere un posto per produrre una divertente e creativa comunità che, nell’inevitabile ‘diverso’, segnala, ricondivide, menziona, ama, si propone con figure inedite, fa networking, è utile. Una doppia comunità, forse: locale e globale.

emigrazione nel mondo


segni nelle facciate

ricostruzione

segni sul suolo

Una comunità con due dispositivi consente di rileggere la geografia dei danni su mappe dei segni prima e dopo, sulla valutazione del danno, degli interventi e della ricostruzione. Qui il racconto dei recuperi (in solitudine, in cooperazione e qualche volta a dispetto di

tossiche logiche d’aiuto) si materializza nelle forme e nelle tecniche dei manufatti, in protesi, in segni a terra cancellati e risistemati, ferite ancora aperte. E’ un repertorio ricco di oggetti: abitazioni, botteghe, edifici pubblici, infrastrutture, repertorio che

2

ferite urbane

conferma come il sisma ‘non faccia sconti’, ma selezioni i fortunati con diversi trattamenti, scelte di ricostruzione, aiuti e incentivi. Anche le risposte al sisma producono disuguaglianze, le principali nei costi della ricostruzione. Inevitabili?

ferite aperte


segni nelle strade

edifici agricoli

Sono meno evidenti i segni del sisma nei luoghi non costruiti, ma ci sono. E la loro scoperta contestualizza l’insediamento, offre una specifico layer di paesaggio: strade o semplici percorsi rurali

deformati, case coloniche e annessi rustici danneggiati, diversioni di acque di superficie e sotterranee, variazioni geomorfologie e pedologiche. Della catastrofe cosa resta nel paesaggio e

come si aggiorna il suo ruolo di ‘filtro’ per accogliere le azioni umane, anche le piĂš leggere e contemplative?

acque di superficie e sotterranee

suolo

3

ferite territoriali


Sistema aperto di relazioni, il Museo offre un insieme di opzioni (o moduli) che, nella loro autonomia, producono spunti di relazione. In prima approssimazione i moduli costitutivi sono i seguenti:

mostrare

M1 popolazioni e generazioni M2 vivibilitĂ di territorio e cittĂ

ricordare

M3 rigenerazione M4 luoghi e percorsi. M5 internet forum: M5a Irpinia nel mondo

M6 eventi

M5b reti dell’emergenza

M7 manifestazioni a scadenza regolare

riconnettere

M8 formazione e imprenditorialitĂ M8a scuola di formazione M8b cantiere scuola M8c micro-parco tecnologico

pivot

4

metabolizzare


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.