relazione

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Laboratorio co/Auletta. Relazione descrittiva.

Indice 1. Abstract e parole chiave

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2. Premessa. Da dove siamo partiti e perché

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3. Descrizione dell’idea

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4. Obiettivi

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5. Assi di intervento e azioni

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6. Reti e dispositivi

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7. Valutazione / indicatori

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8. Modello di coinvolgimento del gruppo

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Allegato . Lettere di adesione

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1. Abstract e parole chiave Epicentro Auletta. In che modo mettere Auletta al centro? La rimessa al centro di Auletta passa per un agire su più fronti, indipendenti ma strettamente legati e che concorrono tutti a dare sostanza a un nuovo fulcro. Auletta riproposta come centralità non in maniera astratta e velleitaria, ma attraverso un lavoro minuto e reale di riposizionamento all’interno del territorio. Auletta come centralità di marginalità, di luoghi che sono fuori dai grandi circuiti turistici, ma che proprio per questo costituiscono delle miniere di paesaggi che non ci si aspetta, di storie sospese, di sapienza locale, di gente accogliente. In che modo? Attraverso un modello di gestione che riparte dai margini e propone Auletta come _centralità di marginalità _centralità di sviluppo _centralità di socialità/ospitalità Il progetto propone una serie di azioni composte in un reticolo e tenute insieme da un unico riferimento amministrativo e gestionale: il laboratorio co/Auletta. Il laboratorio è un soggetto ibrido e a geometria variabile fatto di istituzioni, gruppi e singoli cittadini, attorno al quale si catalizzano le persone, le idee, le informazioni e i progetti. Le azioni seguite e promosse dal laboratorio si articolano su quattro linee di intervento (assi): _ il laboratorio per il turismo - sviluppo e adattamento di un modello di bed&breakfast diffuso che sfrutta le abitazioni private sottoutilizzate a seguito dell’emigrazione giovanile; _ il laboratorio per l’accoglienza - sviluppo e adattamento di un modello di accoglienza di profughi sostenuto da azioni per l’inserimento lavorativo; _ il laboratorio per la cultura - inserimento di Auletta in circuiti culturali e costruzione di occasioni legate a diverse forme di espressione artistica e culturale; _ il laboratorio per il tempo - costituzione di una banca del tempo che coinvolga sia gli abitanti che tutti coloro che sono di passaggio, siano essi turisti, addetti alla cultura, profughi. Tutti gli ambiti hanno tra loro delle relazioni molto strette che compongono la rete sulla quale si regge l’idea della valorizzazione, riqualificazione e trasformazione di Auletta.

epicentro Auletta

centralità di marginalità sviluppo ospitalità

laboratorio per il turismo per l’accoglienza per la cultura per il tempo

Parole chiave CENTRALITA’ Epicentro culturale, civile, artistico. Centralità di marginalità.

centralità

LEGGEREZZA Piccolo è possibile. Modelli flessibili che cambiano nel tempo con l’evolversi dei soggetti coinvolti (modelli di trasporto, modelli di accoglienza, modelli di mutuo aiuto, ecc.)

leggerezza

ACCOGLIENZA Declinata in diverse forme (turismo, abitazione temporanea) e con diversi destinatari

accoglienza

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2. Premessa. Da dove siamo partiti e perché La storia di Auletta, il suo passato mitico e sontuoso, il suo presente difficile ma potenziale e progettuale ci suggeriscono l’idea da cui nasce questa proposta: il territorio come risorsa, la valorizzazione del patrimonio collettivo che gli insediamenti in stato di abbandono costituiscono. Quello dell’abbandono è un fenomeno che coinvolge tutta l’Italia: 2831 sono i paesi a rischio di desertificazione (dati Cresme, 2007), al nord e al sud, un patrimonio da non perdere. Il territorio viene quindi interpretato come potenziale motore di nascite e soprattutto di ri-nascite, per questo occorre rintracciare il potenziale, quel potenziale di risorsa capace di dare permanenza. Sono tre gli elementi che costituiscono la premessa all’idea progettuale e che derivano da altrettanti fenomeni che caratterizzano - a nostro avviso - la storia passata e il presente di Auletta. Il primo: l’abbandono - e, insieme, l’invecchiamento di chi resta. Significa il rischio di perdere un patrimonio - storico, culturale, del sapere locale, ambientale, etc. - che è risorsa e bene collettivo, che chiede di rinascere e non di essere museificato. Il secondo: il terremoto. Evento che distrugge, anch’esso richiede il ricordo ma non la fossilizzazione, non l’archeologia del vissuto. Entrambi chiedono memoria: del sapere, delle tradizioni, delle catastrofi. Una memoria che qui si vuole dinamica, non fossile, che guarda al futuro, che diventa identità collettiva, motore dell’agire comune verso lo sviluppo locale, a partire dalla mobilitazione dei potenziali che esistono nel territorio, che vanno riconosciuti. Un territorio marginale - è questo il terzo elemento, che è insieme svantaggio e risorsa. Ripartire dai margini, dai territori a rischio di abbandono, considerarli risorsa preziosa di contro a chi continua a costruire e a consumare suolo. Ripartire da ciò che c’è già per rispondere ai nuovi bisogni in modo innovativo e a partire dalle intelligenze locali e collettive. Il locale riconosce le proprie risorse e da lì costruisce il proprio futuro. A questi tre fenomeni (abbandono/invecchiamento; terremoto; marginalità) si rivolgono le proposte del progetto, interventi possibili che si articolano a partire dalla nozione di una nuova, diversa centralità: ‐ centralità di marginalità: recupero e valorizzazione del patrimonio sia ambientale sia culturale-sociale; ‐ centralità di sviluppo: recupero dinamico del ricordo, resilienza come capacità di andare avanti, persistere e usare gli eventi negativi come opportunità (la risorsa del Parco a ruderi); ‐ centralità di socialità/ospitalità: accoglienza come risorsa di un territorio che appare marginale ma che ha in realtà un potenziale di sviluppo sociale/turistico.

dare permanenza

dare permanenza

abbandono / invecchiamento abbandono / terremoto invecchiamento

margini

terremoto margini

la marginalità come la marginalità come risorsa risorsa

3. Descrizione dell’idea Riace non offriva niente, meno di niente. Sempre di più partivano1.

La nostra è una storia di incontri, abbiamo avuto a che fare con moltissimi popoli, siamo il frutto di incroci che ci rendono persone disponibili ad accogliere l’altro a non alzare barriere [...] Insieme alle case ci sono le persone capaci di lavorare per un “villaggio rurale” che riproponga valori come l’ospitalità. Valori fondamentali per le comunità calabresi insieme agli antichi mestieri artigianali2

Chiara Sasso e Giovanni Maiolo, “Trasite, favorite. Grandi storie di piccoli paesi. Riace e gli altri.” Edizione Carta / Intra Moenia, 2009, p. 22. 1

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L’idea nasce da una storia, o meglio da più storie, da “grandi storie di piccoli paesi”, i comuni dell’accoglienza. Riace è il più famoso, ma prima e insieme ce ne sono stati altri (per esempio Badolato e Caulonia) nella Locride e in altre parti del meridione. L’abbandono è il problema, la risorsa è diventare centro (del margine), la risposta è l’accoglienza, intesa come ospitalità fisica, accoglienza di domande, inclusione dell’altro, accettazione della memoria, protezione delle attività e delle conoscenze locali.

i comuni dell’accoglienza

Ospitalità per l’altro, lo straniero, il turista, il viaggiatore, per chi passa da Auletta o chi ci viene appositamente: bisogni diversi, diverse risposte che ad Auletta si possono trovare, costruite secondo la logica della cooperazione e dell’integrazione. È questo il ruolo del laboratorio co/Auletta, accogliere le domande e provare a darvi risposta mettendo in rete le persone, rafforzando i rapporti di fiducia tra le genti e con il territorio, immaginando soluzioni a problemi anche pratici, concreti, quotidiani (come ci arrivo, ad Auletta?). Un’ospitalità leggera e dinamica, costruita e basata sullo scambio: di saperi, materiali e immateriali, di tempo, di attenzione. L’accoglienza è la risposta, ma come si declina? E, soprattutto, qual è la domanda? Va immaginata, va costruita, va cercata vicino e lontano.

domande e risposte

Per questo c’è il laboratorio co/Auletta, soggetto gestionale a geometria variabile3, soggetto fisico a base territoriale composto da tante persone - associazioni del territorio, rappresentanti delle istituzioni locali, cittadini singoli, più uno staff di “tecnici”, persone di diversa professionalità che hanno il compito di fare da tramite tra i diversi punti di vista, i diversi livelli decisionali (incluso quello sovralocale), i diversi bisogni, e di provare a costruire una visione comune, risposte concrete e realizzabili. Il lavoro del laboratorio si caratterizza per: _presenza territoriale: stare sul territorio significa entrare concretamente nei processi di sviluppo, seguire la loro evoluzione passo per passo. I cambiamenti richiedono tempo e dedizione se si vuole che siano duraturi. _comunicazione sociale: facilitazione, con strumenti tradizionali e innovativi, diretti e indiretti, dello scambio di informazioni tra istituzioni e cittadini / società civile, che spesso non riescono a comunicare perché mancano modi e spazi adatti all’ascolto, o perché usano linguaggi differenti. _attivazione e sviluppo di reti: attività di networking, per mettere a sistema i soggetti e le risorse presenti sul territorio, per valorizzare le progettualità esistenti e per farne emergere di nuove.

presenza territoriale

Le domande possibili da costruire e cercare: chi cerca ad Auletta ristoro e ospitalità mentre sta esplorando il territorio, tra antichi borghi e aree protette; chi viene ad Auletta perché qui c’è un festival di film che ne vale la pena; chi viene ad Auletta perché il suo film sarà proiettato e allora andiamo a mettere il naso in questa terra sconosciuta; chi cerca ad Auletta una casa, per oggi e magari anche per domani, perché una casa non ce l’ha più, o è troppo lontana ed è difficile tornarci; chi vorrebbe che Auletta non diventasse un paese fantasma, un museo della memoria di un passato non troppo clemente; chi vorrebbe che non si perdessero le capacità locali, i mestieri di un tempo e quelli di oggi; chi ha tempo da perdere e vorrebbe metterlo a disposizione degli altri.

comunicazione sociale sviluppo di reti

tra ieri e oggi guardando al domani

Ivi, p. 28. La sua natura giuridica andrà ovviamente costruita in sede di progettazione definitiva, concordata con i soggetti e gli attori locali. 2 3

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Ecco perché il laboratorio co/Auletta si compone del laboratorio per il turismo, laboratorio per l’accoglienza, laboratorio per la cultura, laboratorio per il tempo. In ciascuno e tra tutti si prova a costruire le risposte. Alla base di tutto c’è, sempre, la partecipazione delle persone, quelle che ad Auletta sono rimaste, e quelle che vi sono arrivate da poco e che qui hanno iniziato a costruire la propria casa. Senza le conoscenze dirette della comunità, sarebbe stata un’iniziativa come tante, senza anima. È stata un’occasione di riscatto sociale: a un certo punto hanno visto trasformarsi, con una dignità nuova, i fattori culturali legati al mondo contadino che per molto tempo erano stati sinonimo di emarginazione e arretratezza culturale. A Riace è stato possibile costruire un ponte tra antiche pratiche e i giovani che volevano conoscerle4. Il laboratorio è anche un luogo fisico, trova sede ad Auletta ed è il nodo delle reti che da qui si snodano. È qui che si costruiscono le domande e si immaginano le risposte. Auletta come epicentro, quindi. Al centro di un percorso tra luoghi - fisici e immaginari - della marginalità, dove marginalità è intesa in senso pro-positivo, potenziale, dinamico, duttile, modificabile a nuove idee e nuovi progetti. Nodo di reti diffuse materiali e immateriali: la rete dell’accoglienza, quella dei comuni solidali, delle banche del tempo, dei festival culturali. Così Auletta si fa conoscere, per le sue qualità e le sue virtù.

il laboratorio è anche un luogo (fisico)

4. Obiettivi E' un febbraio antico, le persone si danno una mano, i paesi si arrangiano da soli. La politica sotto la neve ridiventa servizio e sta nella domanda al vicino: di cosa hai bisogno?5 La declinazione del laboratorio co/Auletta in quattro assi d’azione principali, distinti ma pensati in stretta relazione tra loro, è la proposta per provare immaginare risposte praticabili agli obiettivi specifici del progetto, a loro volta distinti ma correlati. La residenzialità temporanea - dei turisti, dei visitatori, dei viaggiatori, dei migranti - a breve e medio periodo è posta, nel progetto, in stretta relazione con la residenzialità permanente - di chi ad Auletta abita già da tempo e di chi invece ha deciso da poco di stabilirvisi. Il tema dell’accoglienza è definito per mettere in connessione chi c’era già e chi c’è da oggi in poi. Di questo si occuperanno il laboratorio per il turismo e quello per l’accoglienza.

residenzialità temporanea e permanente

Attorno a questi due temi principali si articola un sistema di servizi, anch’esso leggero e flessibile e costruito intorno alla logica dello scambio - di tempo. I servizi sono qui intesi nel senso più ampio del termine, sganciati da quella logica del welfare per cui “si aspetta la risposta dall’alto”. E intanto? Intanto ci si rivolge al vicino di casa, o a quello che abita di fronte a noi, o alla signora che incrociamo ogni mattina dal panettiere che fa la sarta... di questo si occuperà il laboratorio per il tempo. C’è poi, infine, il laboratorio per la cultura, che si occuperà di potenziare e incrementare la fruizione del territorio di Auletta, nelle sue diverse scale, da parte di chi ci abita, di chi ci lavora, di chi lo attraversa. 4 5

Sasso e Maiolo, 2009, p. 33. Erri De Luca.

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Le ricadute locali sul territorio (nelle sue diverse scale) si vogliono positive e determinate da diversi fattori: attrattività turistica e rilancio dell’economia locale attraverso la valorizzazione dei saperi e dei prodotti locali; ripopolamento del borgo; ri-attivazione dinamica del Parco a ruderi; rivitalizzazione dei mestieri e dell’artigianato locale; mutualità tra vicini (di casa, di paese). Attraverso la messa in rete e i dispositivi di comunicazione si promuove un modello innovativo di marketing territoriale, in grado di attivare processi di valorizzazione del territorio e delle sue risorse. I modelli di abitabilità temporanea e permanente e soprattutto il tema dell’accoglienza sono in grado di innescare meccanismi virtuosi di ri-nascita, materiale e immateriale, e di promuovere un modello alternativo di sviluppo (a quello del consumo di suolo, del progresso economico, dello spreco delle risorse) più sostenibile e più equo. Altrove è successo, con successo.

marketing territoriale innovativo + modello di sviluppo alternativo

meccanismi di rinascita

5. Assi di intervento e azioni Cos’è il laboratorio co/Auletta? È una forma giuridica atipica che nasce da una partnership fra: Comune, realtà del privato sociale, cittadini in gruppo o singoli. È uno spazio comune, simbolico e generativo che si pone come un bene per il paese e il suo intorno. È inizialmente seguito (nella fase di start up) da un’équipe costituita da professionalità specifiche. È spazio di aggregazione, informazione, incubazione di progetti, punto di riferimento per abitanti, turisti, migranti. Tiene insieme immagini, idee, desideri, bisogni, costruzione e manutenzione di beni comuni, possibilità di coinvolgimento degli attori territoriali. Sostiene infrastrutture immateriali: partecipazione attiva alla vita della comunità, potenziamento del tessuto associativo, aumento delle occasioni di aggregazione e di incontro/scambio fra abitanti e fra abitanti/ospiti. Crea collegamenti fra persone e soggetti e costituisce occasione di collaborazione diretta fra cittadini e pubblica amministrazione. E' perciò un luogo di progettazione e di elaborazione di idee che promuove e organizza azioni per la valorizzazione delle risorse sociali e culturali del territorio. Svolge consulenza tecnica per la promozione delle opportunità del territorio attraverso servizi di informazione, di orientamento e di supporto per migliorare la sua capacità di attirare risorse pubbliche e private. Tiene insieme, segue, sostiene e promuove le azioni dei singoli assi di intervento che sono: asse 1. il laboratorio per il turismo In questo asse si propone un sistema di accoglienza diffusa, realizzata costituendo una rete di bed&breakfast gestita centralmente, a sua volta inserita in una più ampia rete a base territoriale composta dai soggetti locali che condividono la filosofia del progetto (ristoratori, associazioni, commercianti, ecc.). L’accoglienza turistica è qui intesa in modo leggero (non implica interventi edilizi pesanti, può adattarsi a diversi modelli abitativi) e non fisso (chi aderisce può scegliere dei periodi dell’anno nei quali non aprire la propria casa, o aprirla per parti). L’emigrazione (fenomeno molto vivo, soprattutto fra i giovani) e i numeri demografici poco incoraggianti restituiscono l’immagine di un sottoutilizzo di molti spazi abitativi, alcuni completamente vuoti, altri utilizzati solo in parte. Usare la stanza del figlio che abita al nord può essere un’occasione, da tanti punti di vista. È un’occasione doppia per i proprietari: di microimprenditoria (indipendente dalla condizione sociale o dal grado di scolarizzazione) e di 6

accoglienza informazione incubazione

B&B diffuso


contatto e scambio con un mondo esterno e proveniente da altrove. È un’occasione unica per i turisti che hanno modo di venire a stretto contatto con il luogo e le sue storie vissute. Il progetto vuole in particolare rispondere a una crescente esigenza di familiarità che si ha quando ci si sposta in un posto nuovo, al desiderio di “sentirsi a casa”, di assaporare l’aria del luogo. La gestione centrale della rete di B&B permette anche che l’adesione alla rete sia flessibile, variabile nel tempo. Può essere il caso di donne i cui figli si trovano all’estero, magari per motivi di studio, per un periodo limitato (sei mesi, un anno) e che possono così sfruttare l’opportunità di una stanza vuota e altrimenti inutilizzata. Il laboratorio per il turismo offre anche altro. Una rete di B&B con una gestione centrale, inserita nella rete più ampia dei soggetti culturali, sociali e commerciali del laboratorio co/Auletta, mette a disposizione di chi arriva opportunità che vanno al di là di un semplice letto in cui dormire: per esempio mangiare in un posto tipico fuori dai circuiti, fare una visita guidata da un anziano del paese, poter affittare per un giorno una bicicletta (bike sharing), ecc. Ma non solo: l’idea è quella che i frequentatori dei B&B abbiano a disposizione iniziative comuni, per esempio un film nel B&B che mette a disposizione il soggiorno, una cena in uno dei ristoranti della rete, uno spazio gioco dove lasciare i bambini, un passaggio in macchina offerto da un cittadino di Auletta. asse 2. il laboratorio per l’accoglienza Il modello di accoglienza integrata e diffusa dei rifugiati richiedenti asilo in Italia è nato attorno all’esperienza di Badolato6 in Calabria nel 1996 ed diventato un vero e proprio modello anche a livello internazionale grazie al progetto di Riace7. La solidarietà e l’accoglienza dei nuovi cittadini che fuggono da contesti di guerra, persecuzione e miseria diventa - come nel caso di Riace un’occasione di riscatto sociale ed economico, soprattutto per molti comuni del sud Italia che vivono il dramma dell’abbandono e dello spopolamento. Il laboratorio per l’accoglienza intende sviluppare le potenzialità legate alla partecipazione al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPARR) che è costituito dalla rete degli enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di "accoglienza integrata" che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico8. L’accoglienza dei nuovi cittadini e richiedenti asilo nell’ambito del programma SPARR anche ad Auletta potrebbe essere sostenuta a partire dal recupero di situazioni abitative in stato di abbandono (nel Parco a ruderi, ma non solo) tramite la stipula di contratti di comodato d’uso con i proprietari o con il loro eredi e dalla creazione di una micro-economia legata all’apertura di botteghe artigianali e di attività connesse allo sviluppo di un turismo “leggero” e sostenibile. Tali

costruire relazioni

un sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati

recuperare per accogliere

Sull’esperienza di Badolato si veda: Francesca Viscone: "Le porte del silenzio" - Edizione La Mongolfiera; AAVV “I volti dell’integrazione. Il ruolo delle comunità locali, dei cittadini e dei mass media nei processi di inclusione dei rifugiati in Italia”. 7 Sull’esperienza di Riace si veda il già citato libro di Chiara Sasso e Giovanni Maiolo “Trasite, favorite. Grandi storie di piccoli paesi. Riace e gli altri.”. Edizione Carta / Intra Moenia http://www.comunivirtuosi.org/index.php?option=com_content&view=article&id=852:le-strade-di-riace-rc&catid=29: nuovi-stili-di-vita&Itemid=552 Sulla popolarità dell’esperienza di Riace si veda l’esperienza del regista Win Wenders nella realizzazione del film “Il Volo”: http://www.unhcr.it/news/dir/22/view/758/wim-wenders-racconta-riace-75800.html 8 Vedi sito: http://www.serviziocentrale.it/?SPRAR&i=2&s=2 6

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azioni vedono come beneficiari diretti i profughi richiedenti asilo ma hanno anche l’effetto di generare ricadute positive sull’economia e sul benessere della comunità locale di Auletta. La presenza di famiglie con bambini in età scolare fra i nuovi cittadini può inoltre diventare un prezioso supporto per il sistema scolastico locale che spesso per l’esiguità di iscritti rischia di perdere le proprie priorità di autonomia. asse 3. il laboratorio per la cultura Il laboratorio per la cultura intende sostenere l’avvio e la messa in rete di un soggetto associativo capace di avviare iniziative culturali secondo il modello e lo spirito della Rete del Caffè Sospeso9 che si rivolge in particolare a quegli eventi culturali che ritengono in questo momento centrali i temi quali: l’incontro con l’Altro, l’accoglienza, l’immigrazione, le buone pratiche, i temi ambientali, i temi sociali, il recupero della memoria storica. La Rete raccoglie a oggi 7 festival di cinema e cultura italiani che offrono un canale autonomo di diffusione del documentario e di condivisione delle arti in genere (letteratura, musica, teatro), dando vita a strumenti in grado di coinvolgere territori su temi di forte contenuto sociale e nuove prassi ambientali. La produzione culturale nell’accezione delle realtà che aderiscono alla Rete del Caffè Sospeso diventa una sorta di azione di sviluppo di comunità in cui le specificità e la marginalità (l’essere terra di confine o di periferia) del contesto territoriale diventano una risorsa e un elemento di empowerment sociale. Il cinema e le arti diventano uno strumento di espressione e autopromozione della comunità locale che, entrando in rete con altre esperienze simili, attiva preziose sinergie e sviluppa una concreta azione di marketing territoriale. In questo senso il documentario diventa un’occasione privilegiata di espressione artistica, di rielaborazione della realtà e di costruzione di una nuova identità culturale della popolazione fondata sui temi del recupero della memoria e della difesa dell’ambiente. Il modello “Rete del Caffè Sospeso” è anche un esempio di produzione culturale sobria ma attenta alla qualità dei contenuti proposti e soprattutto capace di sostenere e veicolare la creatività giovanile e la nuova progettualità in campo artistico. asse 4. il laboratorio per il tempo La banca del tempo si basa sul principio per cui scambi quello che sai fare con tutto quello che vuoi imparare. Il concetto alla base è la valorizzazione delle capacità e dei saperi, delle tradizioni e delle culture, senza attribuire loro un valore di mercato, ma recuperando un rapporto sociale alla pari basato sulla relazione di reciprocità e di solidarietà. L’unica unità di quantificazione è il tempo impiegato e ciascuno può valorizzare quello che sa fare. Il laboratorio per il tempo deriva da qui. I suoi obiettivi, in particolare, sono: ‐ sostenere concretamente la conciliazione tempi di vita e di lavoro; ‐ offrire un supporto a chi ha bisogno di forme di assistenza anche leggera ma non ha mezzi; ‐ favorire gli scambi fra tutti i soggetti che gravitano sulla centralità di Auletta per diverse ragioni (abitanti, immigrati, turisti, operatori culturali) costituendo un circolo virtuoso; ‐ organizzare momenti e spazi di incontro, di comunicazione, di scambio intergenerazionale e interculturale; ‐ contribuire al superamento di condizioni di isolamento, solitudine, emarginazione culturale e sociale. ‐

le scuole tornano vive

contenuto sociale e nuove prassi ambientali

una produzione culturale sobria

lo scambio di tempo

il valore non monetario dei saperi e delle capacità

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http://caffesospeso.wordpress.com/principi/

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In questo caso il supporto del laboratorio per il tempo viene declinato in base ai bisogni cui si rivolge. Nel caso dei turisti per esempio, in cambio della preparazione di una cena tipica della loro cucina potrebbero, potranno essere accompagnati in auto da un abitante del paese per un giro nelle aree limitrofe. Nel caso dei migranti, in cambio di qualche lavoro artigianale potrebbero ricevere lezioni di italiano. Nel caso degli abitanti, in cambio della riparazione di un rubinetto, potrebbero ricevere un aiuto nell’utilizzo del computer, o semplicemente un po’ di compagnia davanti a una tazza di caffè. Si tratta solo di piccoli esempi che spiegano come il laboratorio per il tempo, tramite il recupero della tradizione del mutuo aiuto tipica dei rapporti di buon vicinato, possa innescare una rete di buone pratiche e un processo virtuoso di miglioramento della qualità della vita.

6. Reti e dispositivi Il ruolo delle reti e dei dispositivi di comunicazione è fondamentale per la riuscita del progetto, per parlare di Auletta e far parlare di Auletta. Le azioni di networking e di comunicazione sociale rientrano tra le principali attività del laboratorio e nello specifico si articolano in:

comunicazione materiale e immateriale

1. inserimento di Auletta in diverse reti che hanno in comune i valori quali la cooperazione, l’equità sociale, la sostenibilità, lo sviluppo locale. Tra queste abbiamo in particolare individuato: la Rete del caffé sospeso - rete di festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso; la Rete dei comuni solidali - comuni della terra per il mondo (di cui fa parte Riace); La Rete delle banche del tempo. 2. contatti e scambi con altri soggetti che condividono le stesse finalità: agenzie di sviluppo locale (p.e. Agenzia del borghi solidali), Associazione Turismo Solidale, Città Futura, Epicentro Belice,ecc. L’interazione con questi soggetti avviene anche attraverso l’organizzazione concreta di scambi, gemellaggi, viaggi di solidarietà, etc. 3. elaborazione di strumenti di comunicazione: immagine coordinata del laboratorio (progetto grafico di claim + logo), all’interno del quale trovano declinazione tutte le azioni/ambiti, in modo che sia riconoscibile e immediatamente individuabile l’identità del progetto; elaborazione di strumenti tradizionali ad hoc per singoli eventi (locandine, cartoline, manifesti); campagne di comunicazione virali (non tradizionali, di sensibilizzazione sociale, per esempio: un fotoromanzo con gli abitanti sulla storia del terremoto, un calendario dei B&B leggeri, una campagna di post-it per lo scambio di tempo sui muri della città); diffusione a mezzo internet con sito dedicato e social network, per esempio attraverso la creazione di un hub wireless diffuso nel centro storico.

Auletta in rete Auletta in reti

identità del progetto comunicazione virale comunicazione sociale

7. Valutazione / indicatori Le ricadute sul territorio del modello proposto potranno essere analizzate attraverso indicatori che tengano conto di diversi parametri, ovvero: il tempo - breve, medio e lungo periodo; la scala parco a ruderi, Auletta, territorio; la sostenibilità - sociale, economica, ambientale. L’aspetto fondamentale per la valutazione del progetto riguarda proprio la sua sostenibilità sociale, economica, ambientale. Il riferimento per la definizione del metodo valutativo deriva da strumenti consolidati, quali la valutazione ambientale strategica e il social impact assessment che vengono ripresi - seppur in modo semplificato, data la leggerezza del progetto. Essi definiscono

il tempo la scala la sostenibilità

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la filosofia generale del processo di valutazione: lo si vuole aperto, partecipato, trasparente, costruito insieme e per gli attori coinvolti (direttamente e indirettamente). Gli indicatori elaborati serviranno per una valutazione ex ante, in itinere ed ex post. Potrebbero essere articolati come segue: _valutazione degli impatti socio-economici valorizzazione del patrimonio naturale e culturale potenziamento dell’ambiente economico capacità organizzativa del territorio qualità e innovazione nelle produzioni locali capacità di attrazione e visibilità del territorio andamento demografico tasso di invecchiamento immigrati residenti immigrati occupati reddito pro capite creazione di nuove imprese e mantenimento delle imprese esistenti (distinte in profit e non profit, e per settori) sostegno alla cooperazione creazioni di reti tra i territori rurali pari opportunità (donne / giovani): mantenimento e incremento occupazione; aggiornamento e qualificazione della forza lavoro; miglioramento della cultura d’impresa (profit e non profit)

valutazione condivisa, trasparente, partecipata

_valutazione degli impatti ambientali qualità dell’aria qualità dell’acqua consumo di suolo salvaguardia, tutela, valorizzazione del paesaggio naturale, urbano e rurale riduzione dei rifiuti, incremento della raccolta differenziata incremento della biodiversità miglioramento della salute umana riduzione dell’inquinamento acustico

A questi saranno poi affiancati indicatori specifici di progetto, definiti in base a quella che sarà la reale articolazione della proposta (quindi durante il workshop e nelle fasi esecutive, insieme agli attori e agli stakeholder locali). Si tratta di indicatori che verranno impiegati in itinere ed ex post. A titolo esemplificativo, e riprendendo gli obiettivi della proposta qui presentata, gli indicatori potrebbero essere volti a misurare quanto il progetto è in grado di: ‐ incrementare e potenziare la capacità di accoglienza del territorio; ‐ potenziare il sistema associativo locale/la cultura della mutualità e della cooperazione; ‐ incrementare l’attrattività del territorio; ‐ innovare, integrare e qualificare il sistema produttivo locale; ‐ valorizzare e rendere fruibile in modo integrato il patrimonio locale (abitativo, naturale, culturale); ‐ organizzare una comunicazione integrata, per dare visibilità al territorio e alle sue risorse; ‐ fornire supporto all’organizzazione e alla promozione dello sviluppo locale.

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A questo quadro va aggiunto l’aspetto relativo all’auto-valutazione che il laboratorio co/Auletta farà del proprio operato. A tal fine si potranno impiegare gli strumenti del bilancio sociale e del bilancio ambientale, che si ritengono particolarmente adeguati per un progetto di questo tipo (l’ effettiva applicabilità andrà comunque verificata in sede di progettazione definitiva). Entrambi analizzano e restituiscono gli impatti sociali, ambientali ed economici dell’azione di un’organizzazione (in questo caso non profit) in una prospettiva etica di sostenibilità e di giustizia sociale. Infine, per quanto riguarda la sostenibilità complessiva del progetto, l’obiettivo ultimo è quello di implementare un modello che sarà sperimentale nel primo periodo ma che si vuole destinato a diventare pratica consueta di gestione del territorio, un modello decisionale che nel tempo mette radici, diventa parte integrante del know how dei tecnici, degli amministratori e di tutte le persone che lavorano per un futuro di Auletta.

auto-valutazione

auto-sostenibilità

8. Modello di coinvolgimento del gruppo Il gruppo di lavoro (vd. par. 9) è composto da persone con diversa formazione che da tempo collaborano e che si occupano, da diversi punti di vista, dei temi dell’abitare contemporaneo, della vivibilità delle città grandi e piccole, dell’integrazione tra vecchi e nuovi cittadini, della cooperazione tra nord e sud (dell’Italia e del mondo). Si tratta di un gruppo a geometria variabile, in cui le competenze di ciascuno vengono impiegate in modo integrato e non predeterminato, in base a quella che sarà l’effettiva articolazione del progetto e adattandosi alle esigenze che man mano si definiranno. Flessibilità e duttilità caratterizzano da sempre il suo modo di lavorare. Tra le competenze specifiche del gruppo vi sono, in particolare: ‐ il ruolo di interfaccia e facilitazione tra diversi soggetti - enti pubblici, e società civile, più o meno organizzata - attraverso l’assistenza tecnica volta all’implementazione delle azioni progettuali (quelle già definite e quelle che si formeranno in itinere) e attraverso l’accompagnamento e il supporto alla progettualità della comunità locale; ‐ il supporto alla costruzione di reti e di rapporti di scambio e connessione a livello locale e sovralocale; ‐ il lavoro sul territorio, attraverso un presidio continuo che accompagna tutto il percorso di implementazione dei progetti.

gruppo eterogeneo

diverse competenze interessi comuni geometria variabile

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