Impresa Verde
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AZIENDA MULTIFUNZIONALE: DOVE POSSONO ACCADERE GLI INFORTUNI Definizione di azienda multifunzionale
L’azienda agricola multifunzionale è l’azienda che oltre ad assolvere la propria funzione di produzione di beni primari, cibo e fibre, è in grado di fornire servizi secondari utili alla collettività, trasforma le proprie produzioni, vende direttamente i propri prodotti trasformati, ma è anche quella che svolge attività didattiche, cura e mantiene il verde pubblico, riqualifica l’ambiente, gestisce le aree venatorie e la forestazione, eleva il potenziale turistico di una determinata area e contribuisce allo sviluppo rurale del territorio. Nel presente elaborato verranno tratteggiati alcuni aspetti sulla sicurezza sui luoghi di lavoro per le attività di trasformazione delle produzioni aziendali, per la vendita, ed eventualmente per la loro somministrazione sul posto. Prevalentemente queste attività vengono svolte in ambienti chiusi con l’utilizzazione di specifici macchinari, di coadiuvanti tecnologici, di composti chimici di varia natura, utilizzati ai fini igienico – sanitari, ecc. Prima di iniziare la trattazione si reputa necessario esporre le seguenti premesse: • Tutte le macchine e le attrezzature che vengono utilizzate nelle operazioni di trasformazione ecc, devono essere marcate “CE” e dotate di libretto delle istruzioni, che deve essere conosciuto dall’operatore; • L’operatore deve: 1. disporre e conoscere le schede tecniche di sicurezza dei prodotti chimici impiegati; 2. essere formato, informato e addestrato nell’esecuzioni delle operazioni in cui è coinvolto; 3. deve porsi al lavoro quando è in buono stato psico-fisico accertato dal Medico Competente tramite idonea sorveglianza sanitaria; 4. deve disporre di presidi sanitari di primo soccorso verificandone periodicamente il contenuto e integrarlo in caso di necessità. Inoltre deve disporre di strumenti atti a comunicare immediatamente l’emergenza; 5. deve avere la possibilità di utilizzare adeguati estintori verificati semestralmente da ditte autorizzate. I principali rischi cui l’operatore può andare incontro possono essere suddivisi in tre grandi categorie: a) rischi di natura infortunistica o rischi per la sicurezza dovuti a strutture, macchine, impianti elettrici, sostanze pericolose, incendi-esplosioni; b) rischi di natura igienico-ambientale o rischi per la salute dovuti ad agenti chimici, fisici, biologici; c) rischi di tipo cosiddetto trasversale o rischi per la sicurezza e la salute dovuti a organizzazione del lavoro, psicologici, ergonomici, condizioni di lavoro difficili. Nel presente elaborato verranno trattati alcuni aspetti sulla sicurezza sui luoghi di lavoro che possono interessare più di un’attività di lavorazione, trasformazione ecc. delle produzioni in sede aziendale. Essi saranno, cenni sui locali di lavorazione, in particolar modo i pavimenti, il rischio elettrico, la cottura degli alimenti, il rischio chimico per lo sviluppo di alcune sostanze chimiche durante le fasi di lavorazione, l’uso di alcune sostanze chimiche come coadiuvanti tecnologici.
LOCALI DI LAVORAZIONE
Il testo unico (TU) n 81/2008, all. IV si occupa nel dettaglio, dei requisiti dei luoghi di lavoro che devono essere stabili, corrispondenti al tipo d’impiego e alle caratteristiche ambientali. Fa inoltre una specifica precisazione per i luoghi di lavoro destinati a deposito che devono avere, su una parete o in altro punto ben visibile la chiara indicazione del carico massimo dei solai, espresso in chilogrammi per metro quadrato di superifice, che deve essere obbligatoriamente rispettato. I locali,devono: • essere ben difesi dagli agenti atmosferici e provvisti di un isolamento termico e acustico sufficiente, tenuto conto del tipo di impresa e dell’attività fisica dei lavoratori; • avere aperture sufficienti per un rapido ricambio d’aria; • essere ben asciutti e ben difesi dall’umidità; • essere sufficientemente illuminati; • essere dotati di idonea segnaletica di sicurezza; • avere, se del caso, adeguate uscite di emergenza e vie di esodo di piano permanentemente fruibili. Degli aspetti specifici dei locali, in questo eleborato si pone l’attenzione sui pavimenti che devono essere: ð fissi; 1 1
ð stabili e antisdrucciolevoli; ð senza protuberanze e cavità o piani inclinati pericolosi. Nei locali su cui vengono versati liquidi i pavimenti devono avere una superficie unita ed impermeabile e pendenza sufficiente per avviare rapidamente i liquidi verso i punti di raccolta e scarico. Quando il pavimento si mantiene bagnato deve essere munito in permanenza di palchetti o di graticciato, se i lavoratori non sono forniti di idonee calzature impermeabili. Le parti di pavimento contornanti i forni di qualsiasi specie devono essere costruiti di materiali incombustibili. Sono, tuttavia, ammessi pavimenti di legno duro e stagionato, previa idoneo trattamento superficiale, nei casi in cui in relazione al tipo di forno ed alle condizioni di impianto, non costituiscono pericolo. I pavimenti dei locali destinati alla lavorazione, alla manipolazione, all’utilizzazione ed alla conservazione di materie infiammabili, esplodenti, corrosive o infettanti, devono essere in condizioni tali da consentire una facile e completa asportazione delle materie pericolose o nocive, che possano eventualmente depositarsi. I pavimenti degli ambienti di lavoro e dei luoghi destinati al passaggio non devono presentare buche o sporgenze pericolose e devono essere in condizioni tali da rendere sicuro il movimento ed il transito delle persone e dei mezzi di trasporto. I pavimenti ed i passaggi non devono essere ingombrati da materiali che ostacolano la normale circolazione. Quando per evidenti ragioni tecniche non si possono completamente eliminare dalle zone di transito, gli ostacoli fissi o mobili che costituiscono un pericolo per i lavoratori, devono essere adeguatamente segnalati. Le aperture esistenti nel pavimento dei luoghi di lavoro o di passaggio, devono essere provviste di solide coperture antiscivolo o di parapetti normali, atti ad impedire la caduta di persone. Se nei pavimenti ci sono punti pericolosi, ad es. gradini, devono essere rivestiti con strisce antiscivolo o protezioni simili, nonché adeguatamente segnalati con appositi segnali di ostacolo e di pericolo.
PAVIMENTI DEI LUOGHI DI LAVORO ALL’APERTO
I pavimenti dei luoghi di lavoro all’aperto devono essere allestiti in modo da ridurre al minimo il rischio di scivolamenti e cadute. RISCHI PER I LAVORATORI LEGATI AI PAVIMENTI I rischi per i lavoratori legati ai pavimenti rientrano in due categorie: ► Scivolamento: accade quando il coefficiente di aderenza tra la persona e il pavimento diminuisce improvvisamente e le gambe cominciano a muoversi più velocemente rispetto alla parte alta del corpo. ► Inciampo: avviene quando il piede rimane bloccato davanti a un oggetto mentre la parte alta del corpo prosegue nello spostamento in avanti a causa della forza d’inerzia. Il rischio da caduta o scivolamento in piano è molto frequente e i danni statisticamente più ricorrenti sono la contusione o la distorsione alle mani e ai piedi. Incidenti anche di grande entità si possono verificare durante il lavaggio dei pavimenti specialmente quando si effettuano lavaggi di fondo e si usano prodotti che tendono a formare schiuma.
Azioni preventive di contrasto degli scivolamenti e dell’inciampo
Fra le azioni preventive da prendere in considerazione vi sono: Tipo di pavimento. Realizzare pavimenti antisdrucciolo e con pendenza sufficiente tale da consentire il rapido allontanamento di eventuali liquidi. Ordine. L’ambiente di lavoro deve essere mantenuto pulito e ordinato, e sul pavimento e sui percorsi di accesso non ci devono essere ostacoli. Deve essere rimossa regolarmente l’immondizia per non farla accumulare. Tutte le aree di lavoro e di servizio devono essere sgombre. Pulizia e manutenzione. La pulizia e la manutenzione devono essere regolari. Gli ingressi ai locali devono essere sempre puliti e controllati per evitare scivolamenti, sia all’esterno che all’interno, almeno con l’uso di un tappeto antisporco che ha effetti positivi nel limitare che l’umidità e la sporcizia entrino all’interno dei locali con conseguente aumento del rischio di scivolare. Fuoriuscite accidentale di liquidi. Pulire immediatamente ed in modo adegauto la zona interessata. Usare cartellonistica di avvertimento nel punto in cui il pavimento è bagnato e allestire percorsi alternativi. Ostacoli. Eliminare qualsiasi ostacolo e se ciò non è possibile usare opportune barriere e/o segnali di avvertimento. Cavi d’intralcio. Collocare i macchinari in modo che i cavi non attraversino i percorsi pedonabili. Usare delle protezioni adeguate per fissare saldamente i cavi alle superfici. Illuminazione. Assicurarsi che l’illuminazione sia buona e molto efficace e che il funzionamento e la posizione delle luci sia tale da garantire che tutto il pavimento sia illuminato uniformemente. L’illuminazione deve permettere a chiunque di percorrere l’edificio in condizioni di sicurezza. Nel caso di luoghi di lavoro all’aperto è necessario anche un’adeguata illuminazione esterna.
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Calzature. I lavoratori devono indossare calzature adatte al loro ambiente di lavoro. Tenere presente il tipo di lavoro, la superficie del pavimento, le condizioni normali del pavimento e le proprietà antisdrucciolevoli delle suole. Modalità di camminamento degli operatori. Camminare adagio ed evitare di correre.
RISCHIO ELETTRICO
Il rischio elettrico è collegato all’impianto elettrico fisso o temporaneo e all’uso di macchine elettriche. I datori di lavoro e i lavoratori autonomi devono prendere le misure necessarie affinche' siano eliminati o ridotti al minimo i rischi di natura elettrica ed in particolare, da quelli derivanti da: a) Contatto elettrico diretto. Quando si entra in contatto con una parte dell’impianto sotto tensione. b) Contatto elettrico indiretto. Contatto accidentale con parti in tensione o con macchinari non correttamente isolati o anche per scorretti comportamenti nel loro uso come ad es. maneggiare con le mani umide macchine elettriche. Il contatto indiretto è molto più pericoloso del contatto diretto perché è un evento inatteso e imprevisto. c) Innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratemperature. Si verifica quando si innesca un arco elettrico che è un fenomeno fisico di ionizzazione dell’aria che si avvia a seguito di un corto cincuito con produzione di calore intenso, gas tossici e raggi ultraviolett. E’ un fenomeno molto pericoloso in quanto provoca il raggiungimento di altissime temperature in grado di fondere anche materiali molto resistenti e in grado di avviare l’innesco dell’incendio. e) Fulminazione diretta ed indiretta. g) Altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili. Sinteticamente le conseguenze derivanti da incidenti di natura elettrica sono: ð Nel corpo umano: a. Elettrocuzione o folgorazione, dovuta al passaggio di corrente nel corpo umano, per contatto diretto o indiretto. b. Fibrillazione ventricolare. La combinazione tra le normali contrazioni del cuore sommate a quelle indotte dalla corrente elettrica genera contrazioni disordinate del muscolo cardiaco. Ciò avviene ad esempio durante la folgorazione. Sull’innesco delle fibrillazioni hanno influenza: ü la distanza percorsa dalla corrente nel corpo; ü la durata. Sono particolarmente pericolose le correnti di durata maggiore del ciclo cardiaco (~ 1s). L’intervento di pronto soccorso tramite respirazione artificiale o massaggio cardiaco può aumentare il tempo limite entro cui intervenire con un defibrillatore. c. Arresto cardiaco. Avviene per valori estremamente alti della corrente. d. Arresto della respirazione. Provocato dalla contrazione dei muscoli responsabili della respirazione e dalla modifica del funzionamento dei centri nervosi che regolano la respirazione. Il soggetto colpito perde conoscenza e se non si interviene in maniera efficace entro 3-4 minuti, l’infortunato va in asfissia con conseguenti lesioni a livello celebrale. e. Ustioni. Se il valore della corrente che attraversa l’organismo è molto alto, diventano preponderanti gli effetti termici che dipendono dall’intensità della corrente e dalla sua durata. Le ustioni più gravi si hanno sulla pelle, poiché: - la densità di corrente è maggiore nei punti di ingresso e uscita dal corpo; - la pelle presenta una resistività maggiore rispetto ai tessuti interni. Le ustioni possono anche essere dovute alla scarica o da temperature eccessive prodotte da apparecchi elettrici. f. Tetanizzazione. La tetanizzazione consiste in una contrazione dei muscoli innescata dal passaggio di corrente elettrica attraverso le fibre nervose del corpo umano. Se la frequenza degli stimoli supera un valore critico il muscolo è portato alla contrazione completa e rimane in questa posizione finchè non cessano gli stimoli. E’ a causa di questa paralisi muscolare che quando si afferra un cavo accidentalmente in tensione con il palmo della mano non ci si riesce più a staccare. g. Danni indiretti. I danni indiretti spesso sono causati da una scarica elettrica che avviene quando vi è il passaggio di cariche da un oggetto a terra, attraverso il corpo umano. In genere l’intensità delle scariche elettriche non provoca lesioni letali, ma gli effetti possono essere percepiti perché viene superata la soglia di dolore. Il pericolo maggiore di infortunio è legato agli urti o cadute per esecuzioni da parte dell’operatore di movimenti repentini e improvvisi. ð Nell’ambiente. a) Incendio. Dovuto alla contemporanea presenza di materiale infiammabile e fenomeni elettrici (archi, scintille, punti caldi superficiali) atti a innescare l’incendio.
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b) Esplosione. Dovuta alla contemporanea coesistenza di atmosfera pericolosa (presenza di sostanze gassose, vapori e polveri potenzialmente esplosivi, ecc.) e fenomeni elettrici atti ad innescare l’esplosione.
Prevenzione o contenimento del rischio elettrico
§ Tutti i materiali, i macchinari, le apparecchiature, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere progettati, realizzati e costruiti a regola d'arte secondo specifiche norme tecniche. Non è ammesso il “fai da te”. § La messa in esercizio degli impianti elettrici non può avvenire prima della sua messa a terra e della verifica eseguita dall'installatore che rilascia la dichiarazione di conformita' ai sensi della normativa vigente. La dichiarazione di conformita' equivale a tutti gli effetti all’omologazione dell'impianto. L'ISPESL effettua a campione la prima verifica sulla conformita' alla normativa vigente degli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche ed i dispositivi di messa a terra degli impianti elettrici e trasmette le relative risultanze all'ASUR Regionale competente o ARPAM. § Il datore di lavoro deve effettuare regolari manutenzioni dell'impianto, nonche' far sottoporre lo stesso a verifica periodica ogni cinque anni, ad esclusione di quelli installati in cantieri, in locali adibiti ad uso medico e negli ambienti a maggior rischio, in caso di attività in cui è previsto il certificato di prevenzione incendi (CPI), per i quali la periodicita' e' biennale. La verifica può essere eseguita tramite l’Arpam o soggetti abilitati che rilasciano i verbali di verifica; § Controllare che l’impianto elettrico sia a norma e che siano stati effettuati interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. § Controllare che gli utensili siano a norma e che i cavi di alimentazione delle apparecchiature siano integri. § Non usare apparecchiature il cui cavo di alimentazione abbia conduttori non adeguatamente protetti. § Disinserire sempre l’alimentazione elettrica prima di eseguire qualsiasi operazione su macchine e attrezzi che potrebbero essere sotto tensione. § Inserire e/o disinserire le spine dalle prese con le apparecchiature spente. Nel disinserire le spine non tirare mai i cavi elettrici perché si rischia di staccare il cavo dalla spina stessa. § Non sovraccaricare le prese di corrente che potrebbero surriscaldarsi e provocare corto circuito. Se vengono utilizzate più spine in una presa di corrente (prese multiple, triple, ciabatte, ecc.) verificare che la potenza complessiva degli apparecchi collegati sia inferiore a quella massima che può sopportare le prese di partenza, altrimenti si rischia un surriscaladamento, con pericolo di fusione e di incendio. Generalmente è bene collegare ad ogni presa un apparacchio. § Usare solo cavi in buono stato, spine idonee ed apparecchi dotati del marchio “CE”. § Evitare il più possibile l’uso di prolunghe volanti, se ciò è indispensabile assicurarsi che siano coperti da apposite protezioni. § Non calpestare conduttori elettrici e non avvicinarli a fonti di calore o di umidità. § Non pulire attrezzature spruzzando o sciacquando con acqua a meno che non sia appropriato vedendo le istruzioni d’uso. L’acqua è un ottimo conduttore di elettricità e amplifica notevolmente gli effetti di un possibile infortunio da corrente elettrica. § Tutte le macchine elettriche devono essere controllate periodicamente da personale qualificato. Il controllo dovrà riguardare tutte le parti elettriche esposte (fili, interruttori, spine, messa a terra, coperture, ecc.) a seconda del tipo di macchina. § La macchina deve essere utilizzata esclusivamente da personale istruito all’uso e per gli scopi previsti dal costruttore. § La protezione dai contatti diretti si attua attraverso la segregazione delle parti elettriche in tensione (es. isolanti dei cavi), oppure attraverso distanziatori meccanici che impediscono l’avvicinamento alle parti in tensione. § La protezione dai contatti indiretti, si attua essenzialmente mediante accorgimenti impiantistici, come: a) La messa a terra delle apparecchiature metalliche. b) La protezione differenziale costituita da particolari dispositivi (i cosiddetti “salvavita” che interrompono le correnti di dispersione delle reti elettriche a valori molto bassi (es. 0,03 A.). La funzionalità di tali apparecchiature deve essere periodicamente verificata agendo sull’apposito tasto “T” di prova, dopo aver spento prima tutte le apparecchiature ad esso collegate. c) L’uso di apparecchiature definite a doppio isolamento, in cui l’involucro che isola la parte elettrica è costituito da due strati protettivi di cui quello esterno è sempre in materiale non conduttivo. § La protezione da arco elettrico e dall’incendio elettrico è fondamentalmente basata sulla corretta realizzazione dell’impianto elettrico in base alle norme di buona tecnica.
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Gestione delle emergenze
In caso di infortunio da corrente elettrica occorre: ü Interrompere l’alimentazione elettrica dai quadri elettrici, preferibilmente con il dorso della mano, o dal cavo di alimentazione se questo è integro. ü Se c’è la necessità di intervenire sulla persona, usare assolutamente guanti o altri oggetti isolanti, facendo molta attenzione a non toccarlo con le mani nude altrimenti si riceve dall’infortunato la corrente elettrica. ü In caso di incendio non versare mai acqua sull’apparecchiatura o sull’alimentazione. Se possibile staccare il quadro elettrico e utilizzare adeguati estintori (non tutti gli estintori sono adeguati all’uso per apparecchi in tensione).
RISCHI PER I LAVORATORI NELLA COTTURA DEGLI ALIMENTI
Molte attività di trasformazione delle produzioni agricole (somministrazione di alimenti, produzione di formaggi, confetture, ecc.) necessitano dell’utilizzazione nel processo produttivo di fonti di calore prodotto dalla combustione di gas naturali. I rischi per gli operatori nell’uso del calore possono essere sinteticamente riassunti: ð Ustioni per contatto con parti calde di impianti; ð Ustioni per contatto con liquidi ad alta temperatura (es. oli); ð Incendio per presenza di fiamme libere; ð Esplosione legata alla presenza di gas (es. bombole GPL, ecc.); ð Lesioni agli occhi provocate da schizzi di liquidi caldi; ð Esposizione a vapore acqueo, aerosol all’apertura di lavastoviglie, coperchi, forni, ecc.; ð Dispersione nell’ambiente di gas utilizzati come combustibile; ð Altri rischi generici.
Prevenzione o contenimento dei rischi di ustione dovuti al contatto con parti calde degli impianti
ü Uso di guanti protettivi anticalore, maniglie e prese per isolare il calore; ü Uso di vassoi o di carrelli per servire alimenti liquidi o piatti bollenti o per trasportare utensili caldi; ü Coibentazione delle parti calde delle tubazioni e delle attrezzature con cui i lavoratori possono venire a contatto e, laddove ciò non sia tecnicamente possibile, usare cartelli indicatori adeguati; ü Segnalazione e comunicazione della presenza di recipienti caldi se posti lontano dai piani di cottura o se vengono passati ad altri operatori; ü Verifica frequente che la coibentazione delle parti calde di tubazioni e attrezzature non sia danneggiata.
Prevenzione o contenimento dei rischi di ustioni dovuti al contatto con liquidi ad alta temperatura
ü Riempimento dei recipienti di liquidi caldi non oltre i 2/3 della loro capacità totale; ü Se possibile usare idonee pompe per il travaso di liquidi caldi; ü Conoscenza del comportamento dell’olio riscaldato: a. Non versare assolutamente acqua o altro liquido nell’olio bollente. Esso diventa istantaneamente vapore che può esplodere violentemente e disperdere olio bollente in tutte le direzioni; b. Aggiungere il cibo nell’olio bollente con molta cautela e con l’ausilio di attrezzatura idonea (es. pinze). Se l’olio è troppo caldo o se ci sono delle sacche di umidità nel cibo preparato, l’olio si vaporizza e si spande ovunque; c. Tenere presente che l’olio impiega alcuni minuti per raggiungere la temperatura di cottura ma necessita molto più tempo per raffreddare. ü Indossare occhiali trasparenti con lenti antigraffio ed antiurto, o copri occhiale universale se il lavoratore indossa occhiali da vista; ü Aprire lateralmente i coperchi delle pentole in ebollizione per evitare di entrare in contatto con il vapore bollente che sale verso l’alto dalla pentola; ü Tenere i manici dei tegami o pentole rivolti verso l’interno dei fornelli e non verso i bordi esterni per evitare urti e sversamenti accidentali sul pavimento o su parti del corpo; ü Controllare periodicamente e mantenere efficienti i termostati e le valvole di sovrapressione degli ebollitori a pressione; ü Utilizzare lo sportello del forno a vapore come protezione dall’uscita del vapore caldo.
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ü Corretto uso dei forni a microonde che, nonostante possono sembrare innocui, possono essere fonte di danni per l’operatore specialmente se, per qualche ragione, parti del corpo entrano all’interno del forno quando è in funzione. Per prevenire tutto ciò all’apertura del forno esistono dei meccanismi di spegnimento, pertanto essi vanno periodicamente verificati per controllare il loro funzionamento. Deve essere periodicamente verificata l’efficienza dello sportello e delle guarnizioni per evitare che le radiazioni possano entrare in contatto con gli operatori.
Prevenzione o contenimento dei rischi correlati all’uso di apparecchiature a gas di alimentazione dei fuochi
o Controllare che l’impianto di distribuzione del gas sia realizzato in conformità alle norme UNI-CIG e nel rispetto delle norme di prevenzione incendi DM 12/04/1996; o Utilizzare bruciatori di qualsiasi tipo dotati individualmente di termo valvole per l’interruzione del flusso di gas nell’eventualità di spegnimento della fiamma; o Mantenere l’efficacia delle aperture di areazione, sia quelle per consentire il passaggio dell’aria (comburente necessario per la corretta combustione) che per consentire l’eventuale evacuazione dei gas prodotti dalla combustione e da perdite dei bruciatori o tubazioni. La superficie minima di aerazione prevista in cm2 è pari a 10 volte la potenza in Kw complessiva dei focolari installati. Per gli impianti alimentati a GPL 1/3 della superficie di aerazione dovrà essere realizzata a filo pavimento. E’ proibito porre impianti di cottura che utilizzano GPL nei piani interrati; o Chiusura con apposite valvole di intercettazione esterne delle alimentazioni del gas alle apparecchiature nei periodi in cui i locali non sono presidiati; o Utilizzo di maschera per vapori, gas, aerosol di natura organica; o Predisposizione del certificato di prevenzione incendi per le attività previste nel DPR n. 151/2011.
RISCHIO CHIMICO
Il rischio chimico è dovuto agli effetti di agenti chimici presenti sul luogo di lavoro o come risultato di ogni attivita' lavorativa che comporti la presenza di agenti chimici. Nei laboratori vengono utilizzati prodotti chimici: § Per le operazioni di pulizia e sanificazione di ambienti, attrezzature, utensili, come sono i detergenti, i disinfettanti, gli sgrassanti, i disincrostanti. Il criterio di valutazione di questo tipo di rischio è collegato alle caratteristiche dei prodotti usati; § Coadiuvanti tecnologici. Inoltre durante il processo di trasformazione si possono formare sostanze chimiche pericolose per l’operatore.
Prodotti per la pulizia, sanificazione, ecc.
L’esposizione a queste sostanze chimiche e ai possibili effetti dannosi sono in relazione ad un gran numero di fattori, e in particolare alla: ð pericolosità del prodotto utilizzato; ð durata e frequenza dell’utilizzo; ð modalità di utilizzo; ð quantità in uso; ð modalità di stoccaggio. I rischi sono di contatto con la cute, con gli occhi, per inspirazione e per ingestione, per quanto riguarda i seguenti prodotti: Ø Disincrostanti: sono generalmente corrosivi e se entrano in contatto con la pelle, con gli occhi, o vengono inalati i loro vapori possono provocare ustioni di media o grave entità; Ø Detergenti: possono essere irritanti per l’operatore che dovrebbero scomparire all’allontanamento dal prodotto; Ø Disinfettanti: possono essere irritanti e i loro vapori possono essere infiammabili, fino alcuni ad arrivare a essere potenzialmente esplosivi.
Prevenzione o contenimento dei rischi correlati all’uso di prodotti per la pulizia
Valutare il rischio specifico e mettere a punto un piano per eliminare o ridurre al minimo i rischi e informare il personale. Nella valutazione del rischio devono essere prese in considerazione in particolare: a) Le proprietà pericolose dell’agente chimico per l’operatore e per l’ambiente; b) Le informazioni sulla salute e sulla sicurezza comunicate dal responsabile dell'immissione sul mercato;
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c) Il livello, il modo, la durata dell’esposizione e il fattore di gravità; d) Le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti tenuto conto della quantita' delle sostanze e dei preparati che li contengono o li possono generare; e) I valori limite di esposizione professionale o i valori limite; f) Gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare; g) Le conclusioni, se disponibili, da eventuali azioni di sorveglianza sanitaria gia' intraprese. Nel caso di attivita' lavorative che comportano l'esposizione a piu' agenti chimici pericolosi, i rischi sono valutati in base al rischio che comporta la combinazione di tutti i suddetti agenti chimici. I rischi per l’operatore possono essere eliminati o ridotti al minimo mediante: a) La progettazione e organizzazione di adeguati sistemi di lavorazione; b) L’utilizzazione di attrezzature che limitano il contatto dell’operatore con i prodotti chimici; c) La riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o potrebbero essere interessati all’uso di prodotti chimici; d) La riduzione al minimo della durata e dell'intensita' dell'esposizione; f) La riduzione al minimo della quantita' di agenti presenti sul luogo di lavoro in funzione delle necessita' della lavorazione; g) L’applicazione di metodi di lavoro che garantiscono la sicurezza nella manipolazione, nell'immagazzinamento e nel trasporto sul luogo di lavoro di agenti chimici pericolosi nonche' dei rifiuti che contengono detti agenti chimici. h) Il controllo che l’operatore sia a conoscenza di ciò che è riportato sull’etichetta apposta dal produttore sulla confezione e/o sulla scheda tecnica di sicurezza del prodotto dove possono essere rilevate informazioni in materia igienico-sanitaria e di sicurezza per il corretto utilizzo del prodotto. La scheda di norma comprende l’indicazione della sostanza attiva, del preparato, l’identificazione dei pericoli, gli interventi di primo soccorso, misure antincendio, provvedimenti da intraprendere in caso di dispersione accidentale, manipolazione ed immagazzinamento, protezione del personale e controllo dell’esposizione, le proprietà fisiche e chimiche del prodotto, la sua stabilità e reattività, le informazioni tossicologiche, le informazioni ecologiche, le procedure di smaltimento, le informazioni sul trasporto e sulla normativa di riferimento, l’identificazione del produttore e altre informazioni ritenute utili dal fabbricante. i) Il controllo che i detersivi, detergenti ecc. siano mantenuti in contenitori diversi, per forma o descrizione, da quelli per alimenti. I contenitori con detergenti e detersivi devono essere contrassegnati da simboli che permettano a tutti gli utilizzatori di comprenderne la pericolosità. l) L’utilizzazione dei Dispositivi di Protezione individuale durante l’uso di detersivi, detergenti, disincrostanti, ecc. pericolosi, quali mascherine od occhiali di sicurezza, ove possibile maschere protettive per evitare inalazioni, guanti di protezione, grembiule di gomma e stivali di sicurezza.
RISCHI PER LO SVILUPPO DI SOSTANZE CHIMICHE PROVENIENTI DAL PROCESSO DI PRODUZIONE E/O PER L’USO DI COADIUVANTI TECNOLOGICI
In alcuni processi produttivi è prevista l’utilizzazione di composti chimici come coadiuvanti tecnologici o, durante i processi di trasformazione, si vengono a creare composti chimici che possono essere pericolosi per la salute dei lavoratori. L’esempio classico è la produzione del vino dove durante la fase di fermentazione si ha la formazione di anidride carbonica e spesso viene utilizzata anidride solforosa come coadiuvante tecnologico. Di seguito vengono tratteggiati alcuni aspetti di sicurezza relativamente ai due gas sopra indicati.
Anidride carbonica
Nel vino l'anidride carbonica (CO2) si sviluppa in modo naturale come conseguenza dei diversi processi di fermentazione. Essa può accumularsi nell'ambiente con conseguente diminuzione dell'ossigeno presente nell'aria ed, avendo una densità maggiore dell'aria, tende ad accumularsi in basso. Questo rischio è reale nelle situazioni in cui i tini di fermentazione sono posizionati all'interno dei locali della cantina e sono scarsamente ventilati. Per il lavoratore il rischio da esposizione ad anidride carbonica è subdolo in quanto essa è un gas incolore e inodore e pertanto non percettibile dagli organi di senso dell’uomo.
Rischi per gli operatori
Un lavoratore che svolge la sua attività in un ambiente con un’ elevata concentrazione di anidride carbonica è soggetto a svenimento e a morte per asfissia per effetto della riduzione di ossigeno nell'aria. Lo svenimento dell’operatore aggrava in maniera significativa la situazione di pericolo perché, cadendo a terra, si trova a livello del pavimento che è lo strato dell’atmosfera dove è più alta la concentrazione di anidride carbonica. Esposizioni di breve durata a livelli di concentrazione di CO2 inferiori al 2% (2000 ppm) per una
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persona in salute, non sono state associate ad effetti dannosi, mentre a concentrazioni più elevate si manifestano effetti sulla funzione respiratoria e sul sistema nervoso centrale. L'inalazione di anidride carbonica ad una concentrazione del 5% provoca difficoltà respiratorie (dispnea), tachicardia, sudorazione, mal di testa, vertigini, disorientamento, visione distorta, ecc.; a lungo termine si possono verificare alterazioni del metabolismo acido-base e della funzione respiratoria e vascolare. Inoltre la presenza di anidride carbonica può aumentare il rischio di cadute dall'alto che può avvenire sia verso il vuoto con conseguenti lesioni traumatiche, sia nel tino pieno, con il rischio di annegamento nel mosto.
Prevenzione o contenimento dei rischi correlati all’anidride carbonica
Per prevenire i rischi correlati alla presenza di anidride carbonica, è opportuno: a. Che all'interno dei locali siano installati rilevatori di CO2 posizionati nei punti significativi delle zone a rischio, in quanto il gas è inodore; b. Aerare in maniera significativa i locali di fermentazione; c. Controllare lo stato dei rivelatori di CO2 prima di entrare nei locali; d. Installare sistemi di aspirazione automatici con le bocchette di aspirazione a livello del pavimento; e. Preferibilmente non operare in solitudine quando c’è il rischio della presenza di anidride carbonica e la persona che è presente deve essere dotata di Dispositivi di Protezione Individuale.
Anidride solforosa
L’anidride solforosa è un gas frequentemente utilizzato in enologia, è più pesante dell'aria e pertanto tende ad accumularsi verso il basso.
Rischi per l’operatore nell’uso dell’anidride solforosa
L'anidride solforosa è così classificata: T (tossico), R23 (tossico per inalazione – fattore di gravità medio), C (corrosivo), R34 (provoca ustioni – fattore di gravità medio). E' irritante di grado moderatamente elevato. L'azione irritante è dovuta alla sua trasformazione in acido a contatto con l'ambiente umido delle mucose oculari, nasali e della pelle per poi arrivare all'apparato respiratorio provocando bronco-costrizione, con sintomi asmatiformi per esposizioni elevate e/o prolungate.
Prevenzione o contenimento dei rischi correlati all’uso dell’anidride solforosa allo stato gassoso
• Prima di iniziare le operazioni di utilizzazione dell’anidride solforosa allo stato gassoso occorre verificare il buono stato delle tubazioni utilizzate per il travaso, dei rubinetti della bombola e del recipiente di utilizazione; • Gli operatori devono indossare adeguati Dispositivi di Protezione Individuali, quali maschera facciale con filtro specifico per SO2 (tipo A3) per la protezione delle vie respiratorie e degli occhi, guanti, grembiuli e calzature resistenti alla corrosione; • E' opportuno che nell’ambiente di lavoro ci sia la disponibilità di una doccia di emergenza dotata di lavaocchi, che possa essere immediatamente utilizzata in caso di contaminazione con il prodotto pericoloso; • L'addetto all'operazione dovrebbe essere sorvegliato a debita distanza da un altro lavoratore indossando anch'egli i Dispositivi di Protezione Individuali in modo da poter intervenire immediatamente in caso di emergenza; • Se l’anidride solforosa viene utilizzata all’interno di locali questi devono essere dotati di idonei sistemi di aerazione, posizionando gli estrattori d'aria, possibilmente nelle parti basse delle pareti.
Elaborato realizzato nell’ambito del progetto di informazione n° 10406/2013, - PSR- Marche, Misura 1.1.1. Sottomisura lettera b) – lettera c), cherealizzato prevede la nell’ambito partecipazione della Comunità Europea. Elaborato del progetto di Economica informazione n° 10406/2013, - PSR-Marche, Misura 1.1.1. Si ringrazia la ditta SIR.TE.CO.s.r.l., – Sforzacosta – Macerata, per la supervisione tecnica di quanto sopra. Sottomisura lettera b) - lettera via c), Pannaggi,13 che prevede la partecipazione della Comunità Economica Europea. Si ringrazia la ditta SIR.TE.CO.s.r.l., via Pannaggi,13 - Sforzacosta - Macerata, per la supervisione tecnica di quanto sopra.
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