Nuova Pac: più verde

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UNIONE EUROPEA

REGIONE MARCHE

PSR MARCHE 2007-2013

NUOVA PAC: PIU’ VERDE Per la nuova riforma della Pac oggi ancora in discussione, chiamata Europa 2000, nell’ottobre 2010 era già stato presentato un documento contenente le sue linee guida. Nell’ottobre 2011, la Commissione Europea ha reso noto il testo ufficiale che, per effetto della “codecisione” introdotta con il Trattato di Lisbona,

dovrà essere ora, per la prima, discusso e approvato anche dal

Parlamento europeo. Le ampie premesse evidenziano intenti condivisibili tra i quali quelli di favorire lo sviluppo della competitività delle produzioni agricole, di affrontare le crescenti preoccupazioni in materia di sicurezza dell’approvvigionamento sia nella UE che su scala mondiale, di semplificare le procedure e di ridurre gli oneri amministrativi dei beneficiari, di mirare ad una crescita definita intelligente e sostenibile. Ma, nelle successive parti, laddove si precisano le linee concrete di attuazione dei principi enunciati, non viene dato coerente ed adeguato seguito alla dichiarata consapevolezza del mutato scenario internazionale. Si propone invece una revisione di alcuni criteri già in atto, mantenendo sostanzialmente le stesse logiche attuali, manifestatamente sensibili ad istanze ambientalistiche e chiaramente mirate a scoraggiare chi intendesse continuare a svolgere solo attività produttive. Si vorrebbero apprezzare gli obiettivi e gli strumenti proposti, ma ci si sente invece spinti a riflettere se le funzioni prioritarie dell’agricoltura siano quelle produttive di materia prima o quelle relative alla tutela ambientale. E’ evidente che entrambi sono irrinunciabili, però in un equilibrio razionale. Siamo tutti consapevoli che, per la nostra sopravvivenza fisica, è indispensabile nutrirsi e respirare. Nessuno può permettersi di dimenticare che queste due vitali esigenze vengano entrambe soddisfatte grazie alla presenza delle piante, unica fonte di ogni nostro cibo, anche se di origine animale, e preziosa sorgente dell’ossigeno indispensabile per l’equilibrio atmosferico. Il compito di gestire, tutelare e mantenere razionalmente attive queste preziose risorse rinnovabili dalla biosfera è stato sempre svolto in primo luogo dagli agricoltori che sono i più diretti interessati a conservare e perpetuarne la fruibilità. Ci si auspica che venga realizzata una riforma della Pac forte, con approcci diversi da quelli del passato dove la competitività economica e la sostenibilità ambientale non siano in conflitto tra loro.


ELABORAZIONE DELLA NUOVA PAC Purtroppo, l’attuale elaborazione della Pac si sta svolgendo in un periodo di grave crisi economica, finanziaria, politica e morale che ha già provocato effetti destabilizzanti ed un diffuso scoraggiamento nel mondo dell’agricoltura. L’architettura giuridica della nuova Pac rimane quella attuale con due pilastri,tre strumenti e due fondi. PAC

1° PILASTRO

2° PILASTRO

Pagamenti diretti

Sostegno allo svilupo

Interventi di mercato

rurale

(Ocm unica) Feasr Feoga

Il primo pilastro comprende gli interventi di mercato e il regime di pagamenti diretti agli agricoltori. Il secondo pilastro promuove lo sviluppo rurale. Anche per il periodo 2014-2020 il finanziamento della Pac, sarà assicurato da due fondi:  Il Feoga = fondo europeo agricolo di garanzia,  Il Feasr = fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. La politica di sviluppo conserva i tre obbiettivi strategici di lungo periodo:  economico,  ambientale,  sociale che consistono nel contribuire alla competitività dell’agricoltura, alla gestione sostenibile delle risorse naturali, all’azione per il clima e allo sviluppo equilibrato delle zone rurali. LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE FINANZIARIE SUI DUE PILASTRI ANNI

I

II

TOTALE

% II

PILSTRO

PILASTRO

2013

€ 43.515,00

€ 13.890,00

€ 57.405,00

24%

2014

€ 42.244,00

€ 13.618,00

€ 55.862,00

24%

2015

€ 41.623,00

€ 13.351,00

€ 54.974,00

24%

2016

€ 41.029,00

€ 13.089,00

€ 54.118,00

24%

2017

€ 40.420,00

€ 12.832,00

€ 52.252,00

24%

2018

€ 39.618,00

€ 12.581,00

€ 52.199,00

24%

2019

€ 38.831,00

€ 12.334,00

€ 51.165,00

24%

2020

€ 38.060,00

€ 12.092,00

€ 50.152,00

24%

PILASTRO

Milioni di euro e a prezzi costanti 2011


In linea con la strategia Europea 2020, i tre obiettivi generali del sostegno allo sviluppo rurale per il periodo 2014-2020 si traducono più concretamente nelle seguenti sei priorità: 1. Promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali, 2. Potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la redditività delle aziende agricole; 3. Incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo; 4. Preservare, ripristinare, e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalle foreste; 5. Incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resilienti al clima nel settore agro-alimentare e forestale; 6. Promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali Queste priorità stanno alla base della programmazione del Psr 2014-2020. Le priorità annunciano una maggiore enfasi ad alcuni temi principali, quali:  Ambiente,  Cambiamento climatico,  Innovazione. Con questi temi si ritorna a dare importanza alla trasmissione delle conoscenze e delle innovazioni nel settore agricolo per aumentarne la competitività, tanto necessaria in questo periodo di recessione economica. Un’altra novità è la presenza degli strumenti di gestione del rischio: assicurazioni agevolate e fondi di mutualizzazione, all’interno del Psr, che attualmente sono posizionati nell’ambito dell’articolo 68. LA RIFORMULAZIONE DEI PAGAMENTI DIRETTI IN SEI COMPONENTI PAGAMENTI

OPZIONI PER GLI STATI

DISTRIBUZIONE

MEMBRI

PLAFOND (%)

Pagamento base

Obbligatorio

43‐70%

Pagamento addizionale

Obbligatorio

30%

“ Verde”per clima e ambiente(greening)

CONDIZIONI

Condizionalità base 1. Diversificazione delle colture, 2. Mantenimento prati

e

pascoli

permanenti 3. Destinazione

del

7% delle superficie ad aree ecologiche.


Pagamento addizionale

Facoltativo

Max 5%

Natura 2000

Obbligatorio

Max 2%

Età ≤40

Obbligatorio

Max 10%

Piccolo agricoltore

Facoltativo

Max 10%

Specifici tipi di agricoltura

in aree con limitazioni naturali Pagamento addizionale per i giovani agricoltori Pagamento semplificato per i piccoli agricoltori Pagamenti accoppiati

in

difficoltà

e

con

particolare importanza per ragioni economiche, sociali e/o ambientali

TITOLI Dal 1° gennaio 2014 i titoli storici basati sul livello del sostegno ricevuto dagli agricoltori in passato saranno progressivamente azzerati per lasciare il posto ai nuovi titoli uniformi. Rispetto all’obiettivo dell’abbandono dei titoli storici, gli stati membri hanno la possibilità di adottare una deroga parziale. Per evitare forti perturbazioni nel reddito degli agricoltori, il passaggio dai titoli storici ai titoli uniformi potrà essere realizzato gradualmente. Infatti, gli stati membri potranno adottare un periodo transitorio dal 2014 al 2018, durante il quale i pagamenti diretti saranno costituiti da un mix di vecchi titoli storici e di nuovi titoli uniformi.

Il pagamento di base I titoli all’aiuto relativi al pagamento base saranno assegnati agli agricoltori a seguito della presentazione della Domanda Unica il 15 maggio 2014. Il numero dei titoli assegnati corrisponderà al numero di ettari ammissibili indicati nella Domanda Unica. Questa informazione procedurale era molto attesa dagli agricoltori, infatti ora è chiaro che l’assegnazione dei titoli avverrà in relazione ai terreni posseduti dal beneficiario al 15 maggio 2014, il che consente di sbloccare il mercato degli affitti per i prossimi due anni ( 2012-2013), in quanto essi saranno ininfluenti ai fini della nuova Pac. Un’altra norma importante riguarda i due requisiti richiesti agli agricoltori per ricevere i pagamenti, che sono:  Essere nella condizione di agricoltore attivo,  Avere attivato, nel 2011, almeno un titolo all’aiuto in base al regime di pagamento unico attualmente in vigore.


Il secondo requisito è molto importante, perché, un agricoltore che non abbia presentato la Domanda Unica nel 2011, non potrà accedere all’assegnazione dei titoli della nuova Pac.

IL COLTIVATORE ATTIVO Un’importante novità della proposta di regolamento prevede che l’erogazione dei pagamenti diretti sia limitata agli agricoltori che soddisfano i requisiti di “ agricoltore attivo”. In effetti, nella proposta sono definiti gli “ agricoltori non attivi”, che come tali saranno esclusi dal sostegno della Pac, e, come recita la proposta, questi sono le persone fisiche o giuridiche, o i gruppi di persone fisiche o giuridiche, che si trovano in una delle due seguenti condizioni:  L’importo annuo dei pagamenti diretti percepiti è inferiore al 5% dei redditi totali ottenuti da attività non agricole nell’anno fiscale più recente,  Le superficie agricole detenute sono principalmente a pascolo e se su di esse non viene svolta un’attività minima stabilita dagli stati membri. Questa norma non si applica agli agricoltori che hanno ricevuto meno di 5.000,00 euro di pagamenti diretti nell’anno precedente che dunque, sono automaticamente considerati agricoltori attivi. La suddetta definizione è scarsamente selettiva, e dunque insoddisfacente per diverse ragioni. Innanzitutto desta perplessità la franchigia dei 5.000,00 euro di pagamenti diretti, specie in Italia, dove gli agricoltori sotto tale soglia sono ben l’88,5%della platea dei beneficiari. La proposta della Commissione individua, pertanto, la figura dell’imprenditore attivo in base ai finanziamenti che già prende e non per quello che fa e per come lo fa e ciò, oltre ad essere iniquo, è inaccettabile per i cittadini.

E’ agricoltore attivo, per Coldiretti, destinatario principale delle risorse comunitarie, quello professionale, che lavora e vive di agricoltura, che, altrimenti, sarebbe spinto all’abbandono dalla riduzione del sostegno al reddito.

TETTI AZIENDALI Un’altra novità proposta dalla Commissione è quella di imporre dei tetti all’ammontare assoluto dei pagamenti percepiti da un singolo beneficiario, per contribuire a migliorare la distribuzione degli aiuti diretti che, sia pure in misura differenziata da Paese a paese, vede una piccola percentuale di aziende catturare una percentuale di aiuti estremamente consistente. Si tratta di una vecchia idea che già fu proposta dieci anni fa, ai tempi della riforma Fischler, ma che fu messa da parte, salvo poi essere solo in parte applicata con il regime di modulazione. Più precisamente, il regolamento propone che gli importi complessivi dei pagamenti diretti concessi a ciascun beneficiario vengano ridotti secondo le percentuali riportare nella seguente tabella:


RIDUZIONE

Da (euro)

A (euro)

‐20%

150.000,00

200.000,00

‐40%

200.000,00

250.000,00

‐70%

250.000,00

300.000,00

‐100%

≥300.000,00

====

PAGAMENTO SEMPLIFICATO PER I PICCOLI AGRICOLTORI Gli agricoltori in possesso di titoli all’aiuto assegnati nel 2014 potranno chiedere, entro il 15 ottobre dello stesso anno, di partecipare al regime semplificato per i piccoli agricoltori, che dà diritto a un pagamento annuale forfettario sostitutivo di tutti i pagamenti diretti. Chi non entrerà nel regime dei piccoli agricoltori entro il 2014, o chi si ritirerà da esso dopo il 2014, non potrà più accedervi in una fase successiva, ma continuerà a beneficiare delle altre tipologie di pagamenti diretti.

LA REGIONALIZZAZIONE La scelta di effettuare la ridistribuzione nazionale o regionale dovrà essere adottata entro il 1° agosto 2013, ma fin da ora si preannuncia molto dibattuta e contrastata, in quanto da essa l’Italia ne esce penalizzata, anche se in misura minore di quanto ci si poteva aspettare. La regionalizzazione in Italia sarà sicuramente oggetto di un vivace dibattito, ma sarà inevitabile che si andrà verso quella soluzione. La regionalizzazione prevede una distribuzione omogenea del sostegno e probabilmente ne semplifica la gestione, elimina le rendite storiche, non impatta negativamente sul mercato fondiario, incentiva la competitività e non crea barriere all’insediamento dei giovani agricoltori. Il pagamento regionalizzato e uniforme, inoltre, eliminando ogni riferimento al tipo di produzione effettuata, è più compatibile con le regole del mercato mondiale. Più in generale, il pagamento uniforme come sostegno dato in cambio dei servizi resi con la condizionalità, per un livello minimo di presidio di tutto il territorio rurale e per il mantenimento della superficie agricola in buone condizioni agronomiche, a vantaggio del paesaggio e dell’equilibrio idrogeologico e a tutela della biodiversità.

LA DISTRIBUZIONE DEI PAGAMENTI DIRETTI IN ITALIA.

La media nazionale dei pagamenti diretti al 2013 è pari a circa € 320,00 ad ettaro. La distribuzione regionale dei pagamenti diretti mostra differenze notevoli tra Regione e Regione. Nella tabella successiva verrà riportato, in forma molto indicativa e per quello che si conosce fino ad ora, il valore medio del titolo/ad ettaro nella Regione Marche:


Regione

Marche

Importi pagamenti

SAU

Pagamenti diretti

Diretti 2013

Censimento 2010

Per ettaro

152.344.950

473.064,00

€ 322,00

ALCUNE CRITICITA’ DELLA RIFORMA PAC Il capitolo delle criticità, comunque, viene aperto con una notizia favorevole, che è questa: il sostegno comunitario dato dalla Pac all’agricoltura ci sarà ancora: è un fatto che due o tre anni fa non era considerato scontato, anzi si era diffusa la notizia che “ la Pac sarebbe finita nel 2013” o che, comunque, le risorse per la Pac sarebbero state drasticamente ridotte. Il 12 ottobre 2011 la Commissione Europea ha presentato le proposte di regolamento per la Politica Agricola Comune (Pac) per il periodo 2014-2020. Coldiretti sta lavorando per scongiurare e per superare le criticità della riforma così come è stata proposta, infatti sta lavorando per scongiurare il taglio di 1,4 miliardi di euro all’agricoltura italiana e superare le troppe contraddizioni nella proposta di riforma della politica agricola presentata dalla Commissione Europea. Infatti Coldiretti è impegnata in una serie di incontri con i principali protagonisti del negoziato e nella ricerca di alleanze in Europa nella convinzione che la riforma della Politica agricola comune deve rappresentare l’occasione per una forte legittimazione della spesa verso l’agricoltura, per risolvere i problemi strutturali, di volatilità dei prezzi e del ridotto potere negoziale del produttore agricolo lungo la filiera. L’Italia si è impegnata di più verso un modello agricolo capace di rispondere alle aspettative dei cittadini consumatori in termini di sicurezza, qualità, biodiversità, occupati e ricchezza prodotta per ettaro e si ritrova paradossalmente ad essere quello più penalizzato. Bisogna superare le criticità che riguardano, in particolare, l’insostenibile taglio delle risorse disponibili, l’applicazione del “ greening” e la definizione di coltivatore attivo.

UNA PAC PIU’ “ VERDE” IL GREENING Il provvedimento, che va sotto il nome di greening, prevede di sottrarre alle aziende agricole un preciso 7% della loro superficie coltivata, non per lasciarla incolta temporaneamente ( come nel setaside), bensì con il presumibile intento di mantenerla come area verde permanente. Ciò potrà forse favorire la fauna selvatica ed i cacciatori, ma è difficile pensare che un tale provvedimento possa essere adottato per ridurre l’effetto serra, in base alle differenze, nella variabile capacità di assorbimento della CO2 , tra il verde di una flora locale spontanea e quello delle piante coltivate. L’eventuale, presunto vantaggio sarebbe comunque pagato a caro prezzo, soltanto dagli agricoltori, decurtando l’intera produzione agricola europea.


Inoltre, la riduzione della superficie coltivata causerà, sia pure in misure diverse, un ulteriore trasferimento di addetti all’agricoltura verso attività più inquinanti. Anche la proposta di destinare il 30% delle risorse al greening ( rinverdimento) per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere perché esclude la maggior delle colture virtuose in termini di sostenibilità del territorio e di cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana come olivo, vite e alberi da frutta, che sono, tra le altre cose, la base della dieta mediterranea. Analoghe perplessità suscita l’imposizione ad ogni azienda di coltivare contemporaneamente almeno tre seminativi diversi. Difficili da comprendere le possibili motivazioni. Una medesima pluralità di colture, anche se ugualmente ripetuta in tante aziende, non porta certo all’arricchimento della biodiversità genetica, ma potrebbe solo offrire un presunto e soggettivo apprezzamento del paesaggio agricolo da parte di chi lo preferisce frastagliato. Non sembra comunque preoccupare la certezza che questi criteri comporteranno un aumento dei costi di produzione. In questo modo, concedendo finanziamenti solo a chi accetti condizioni vincolanti, si va oltre i limiti di una programmazione e in realtà si attua una forma concreta di pianificazione, sia pure indiretta. Continuano così ad emergere velleitarie suggestioni pianificatrici, che la storia ha già più volte sperimentato e giudicato. Anche la Corte dei Conti dell’Unione Europea all’inizio del mese aprile 2012 ha espresso il proprio parere sul testo della nuova Pac formulando importanti rilievi, tra i quali l’eccessiva complessità del quadro normativo proposto e la necessità di rimanere più aderenti agli obiettivi riguardanti l’aumento della produttività agricola, nonché l’incremento del reddito di coloro che lavorano nell’agricoltura. Comunque, tenendo conto del budget disponibile, si può stimare che questo pagamento, cioè il greening, possa attestarsi sui 90-100 €/Ha con delle differenze tra regioni nell’ipotesi di applicazione della nuova Pac a livello regionale. Gli agricoltori hanno diritto al pagamento ecologico se percepiscono il pagamento base e se rispettano sui loro ettari ammissibili tre pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente: A- Diversificazione delle colture, B- Mantenimento dei prati pascoli, C- Presenza del 7% di aree di interesse ecologico. Le pratiche sopra descritte devono essere rispettate congiuntamente, eccetto in presenza di prati permanenti. A- Diversificazioni delle colture: quando le superficie a seminativo presenti in azienda superano i 3 ettari, gli agricoltori dovranno prevedere almeno tre tipi di colture, ognuna delle quali non potrà superare il 70% della superficie a seminativo e dovrà interessare almeno il 5% della stessa superficie a seminativo. La diversificazione si applica solamente alle colture a seminativo, non si applica alle colture permanenti legnose e ai prati pascoli permanenti. La diversificazione è un concetto diverso dalla rotazione colturale. La diversificazione prevede


la presenza contemporanea di tre colture nell’azienda, non di rotazione o avvicendamento colturale. B- Mantenimento dei prati permanenti: gli agricoltori dovranno mantenere le superficie adibite a prati e pascoli permanenti. Praticamente le superficie a prati e pascoli permanenti non possono essere trasformate in seminativi e viceversa, infatti ci sono limiti nella trasformazione dei seminativi a prati e pascoli permanenti, oltre il 5% delle loro superficie di riferimento. Le superficie di riferimento a prato permanente sono quelle indicate nella domanda unica del 15 maggio 2014. C- Aree di interesse ecologico: gli agricoltori dovranno dedicare almeno il 7% della loro superficie agricola per scopi ecologici, escluse le aree usate per i prati permanenti, quindi il vincolo vale sia per i seminativi che per le colture permanenti legnose. Sono considerati terreni a scopi ecologici i terreni a riposo, le terrazze, gli elementi caratteristici del paesaggio, le fasce tampone, le superficie oggetto di imboschimenti nell’ambito dei Psr. Questa misura può essere molto penalizzante, come già detto, per le aziende agricole, infatti se si accerta che un beneficiario non rispetta gli impegni del greening, l’ammontare del pagamento ecologico e del pagamento base è revocato totalmente o in parte.

IL COLTIVATORE ATTIVO Niente più soldi agli agricoltori da salotto che non sono attivi nel lavoro in campagna. La proposta della Commissione individua la figura dell’imprenditore attivo in base ai finanziamenti che già prende e non per quello che fa e per come lo fa e ciò, oltre ad essere iniquo, è inaccettabile per i cittadini. E’ agricoltore attivo, destinatario principale delle risorse comunitarie, quello professionale, che lavora e vive di agricoltura, che, altrimenti, sarebbe spinto all’abbandono dell’attività a seguito della riduzione del sostegno al reddito. Per finire si tiene a precisare che l’iter del regolamento comunitario, relativo al nuovo regime dei pagamenti diretti, è ancora lungo e soggetto a profonde modificazioni.

Piano di sviluppo rurale 2007-2013Misura: 1.1.1. b- Azione nel campo della formazione professionale e dell’informazione. Sottomisura: b) Attività informativa nel settore agricolo forestale con la partecipazione comunitaria- Domanda n. 4591/2010


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