Gestione dei boschi e delle foreste
Opuscolo realizzato nell’ambito del progetto di informazione n° 18446/2016 – PSR Marche 2014/2020 - MO1.2.A Azioni informative relative al miglioramento economico delle aziende agricole e forestali - FA 2A. BANDO: Sottomisura 1.2. - “Operazione A- Azioni informative relative al miglioramento economico delle aziende agricole e forestali”, con il sostegno del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). Immagine di copertina: Foresta di Faggio nei Monti Sibillini (Fonte: Carlo Urbinati 2008) 2
Indice 1. I BOSCHI DELLE MARCHE……………………………………….5 1.1 Superfici e tipologie boschive………………………………………..5 1.2 Forme di governo e proprietà……………………………………….5 2. FORME DI GOVERNO: LA FUSTAIA…………………………...6 2.1 Un bosco semi-naturale……………………………………………...6 2.2 il turno………………………………………………………………...6 2.3 I trattamenti e i tagli della fustaia…………………………………..6 3. FORME DI GOVERNO: IL CEDUO………………………………7 3.1 Polloni e ceppaie……………………………………………………...7 3.2 Le matricine…………………………………………………………..7 3.3 I trattamenti del bosco ceduo………………………………………..8 3. 4 La conversione a fustaia…………………………………………….9 4. VIABILITÁ, ESBOSCO E SICUREZZA…………………………10 4.1 La viabilità forestale………………………………………………..10 4.2 L’esbosco e le sue tipologie…………………………………………10 4.3 La sicurezza in bosco……………………………………………….11 5. VINCOLI, NORMATIVE E FINANZIAMENTI………………..12 5.1 Le normative principali…………………………………………….12 5.2 I siti Natura 2000 e le aree protette………………………………..12 5.3 Il PSR e i finanziamenti comunitari……………………………….13 6. LA MULTIFUNZIONALITÁ DEL BOSCO……………………..14 7. LA GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE…………………..15 7.1 Definizione…………………………………………………………..15 7.2 La certificazione forestale………………………………………….16 8. IL RUOLO DEL DOTTORE FORESTALE………………………17 9. BIBLIOGRAFIA…………………………………………………….18 3
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1. I BOSCHI DELLE MARCHE
1.1 Superfici e tipologie boschive Secondo i dati dell’ Inventario Forestale Regionale (IFR) e dell’Inventario Forestale Nazionale e dei Serbatoi di Carbonio (INFC) le foreste occupano circa il 30% della superficie della Regione Marche, mentre nella provincia di Macerata la copertura forestale è di circa il 26%, presente nelle aree montane e delle dorsali preappenninica e appenninica. L’aspetto compositivo dei boschi regionali è caratterizzato in prevalenza da querceti di Roverella e orno–ostrieti, seguiti da cerrete e faggete che complessivamente costituiscono il 70% della superficie forestale, mentre il restante 30% è formato da castagneti, rimboschimenti di conifere, formazioni ripariali, boschi di latifoglie miste, robinieti e boschi di nuova formazione.
1.2 Forme di governo e proprietà I boschi delle Marche sono principalmente gestiti a ceduo (66%) e a fustaia (25% di cui 11% sono rimboschimenti di conifere ed il resto sono in prevalenza fustaie transitorie) sono presenti anche formazioni boscate in evoluzione naturale (circa 11%) per inaccessibilità o all’interno di aree protette. Il 74% dei boschi è di proprietà privata, il 13% di proprietà collettiva (Comunanze e Università Agrarie) e il 12% è di proprietà pubblica, diviso tra il demanio regionale (7%) e i comuni (5%).
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2. FORME DI GOVERNO: LA FUSTAIA 2.1 Un bosco semi-naturale La fustaia viene considerata la forma di gestione che simula le condizioni e le perturbazioni di un bosco naturale, la rinnovazione avviene per seme o attraverso disseminazione e germinazione naturale, oppure con semine artificiale e trapianti in bosco. 2.1 Il turno Per turno si intende l’intervallo di tempo tra un taglio boschivo e il successivo, cambia a seconda della forma di governo e della tipologia del bosco. Il ciclo di utilizzazione è medio lungo, abbiamo turni minimi compresi tra 60 e 100 anni, La produzione garantisce assortimenti di pregio e legname da opera e si adatta sia a conifere che latifoglie. 2.3 I trattamenti e i tagli nella fustaia Nella fustaia si elencano tre tipi di trattamento:
Taglio raso, l’asportazione immediata di tutta la massa legnosa a scadenza del turno, nelle Marche l turno minimo è di 70 anni, il taglio raso è ammesso solo per superfici inferiori a 0,5 ha.
Tagli successivi, l’asportazione degli alberi viene distribuita in diversi tagli nei 20-30 anni dalla scadenza del turno, nelle Marche il turno minimo è di 50 anni per i castagneti e i robinieti, 90 anni per le altre specie.
Taglio saltuario, poco applicato in appennino, l’asportazione è molto ridotta, nelle Marche non oltre il 20% della massa in piedi, non ha un turno ma un periodo di curazione, che deve essere minimo di 12 anni. 6
3. FORME DI GOVERNO: IL CEDUO
3.1 Polloni e ceppaie Il governo a ceduo si basa fondamentalmente su una rinnovazione agamica, poiché vengono fatti sviluppare i polloni, i ricacci generati da gemme dormienti che si attivano dopo il taglio dell’albero. Questa forma di governo è esclusiva per le latifoglie e i prodotti principali sono legna da ardere, carbonella e chips di legno e i turni variano a seconda della specie ma sono comunque brevi, di circa 10-40 anni.
3.2 Le matricine In un bosco ceduo non troviamo solo ceppaie che sviluppano polloni, dopo ogni turno vengono rilasciate le cosiddette matricine, individui di età media, preferibilmente nati da seme, che hanno lo scopo di sostituire progressivamente le ceppaie esaurite, rinnovare il sistema forestale e produrre
Figura 1: Breve schema di governo a ceduo.
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3.3 I trattamenti del bosco ceduo Nei cedui il taglio raso dei polloni è consentito fino a 6 ha di superficie accorpata, i principali tipi di trattamento si distinguono in:
Ceduo semplice, solo per specie a rapido accrescimento, nelle Marche i turni minimi sono di 12 anni per il castagno e 10 per robinia, pioppi, salici e noccioli, vengono tagliati tutti i polloni e si rilasciano almeno 50 polloni/ha come allievi.
Ceduo matricinato, i turni regionali minimi sono di 20 anni per le querce, gli aceri, i carpini, i frassini e altre latifoglie mentre è di 24 anni per il faggio. Le norme prevedono un rilascio da 50 a 180 matricine/ha, mediamente dovrebbero essere 100 matricine/ha di cui 5 individui ogni ettaro devono essere lasciati a invecchiamento indefinito.
Ceduo a sterzo, molto raro in Appennino, richiede notevole esperienza operativa, poiché vengono tagliati solo i polloni più grandi e diradati i più piccoli in un periodo di curazione minimo di 8 anni per le Marche.
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È importante che il numero di matricine non sia mai eccessivo alle prescrizioni e indicazioni, poiché può portare a una scelta di individui non adeguati, generando perdita nella struttura, schianti, impoverimento della biodiversità e della fertilità del ceduo.
3.4 La conversione a fustaia Un bosco ceduo può essere convertito in una fustaia mentre le normative forestali nazionali e regionali proibiscono trasformare una fustaia in un ceduo. Nella Regione Marche la conversione deve essere avviata per tutti i cedui con polloni di età superiori ai 40 anni per il faggio e 30 anni per le altre latifoglie, oppure se il numero di matricine è superiore a 300 per ettaro. Il metodo più utilizzato è il taglio d’avviamento, una serie di diradamenti eseguiti ogni 15-25 anni, in cui vengono rilasciate moltissime matricine e una copertura delle chiome elevata per ridurre i polloni e le ceppaie. Raggiunta un’adeguata maturità (90 anni circa) si attua un taglio di rinnovazione per consentire lo sviluppo di piante da seme della nuova generazione.
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4.VIABILITÀ. ESBOSCO E SICUREZZA
4.1 La viabilità forestale La viabilità nelle foreste è fondamentale per la gestione e l’uso della risorsa bosco, soprattutto in ambito montano una buona rete stradale è essenziale per l’accesso di operatori e macchine, non solo per il taglio ma anche per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi e la vigilanza. La rete stradale forestale è costituita da sentieri, mulattiere, piste e strade forestali, piazzole di scambio e di manovra e nelle vicinanze della viabilità principale le piazzole di deposito, strutture che influenzano e determinano le tipologie di esbosco di legname.
4.2 L’esbosco e le sue tipologie L’esbosco, in base alla pendenza del sito, al tipo e al valore dell’assortimento tagliato, può essere dei seguenti tipi:
Avvallamento con canalette, facendo scivolare il materiale a valle per gravità;
Esbosco a strascico con trattore e verricello;
Esbosco con trattore con rimorchio o con gabbie;
Gru a cavo, teleferiche in cui i tronchi vengono spostati o a valle o a monte tramite un carrello scorrevole;
Esbosco con animali, in particolare muli e cavalli, sia a carico che a strascico. Sono impieghi tradizionali apprezzati all’interno di aree protette e parchi nazionali. 10
4.3 La sicurezza in bosco Le attività forestali sono estremamente pericolose perché si sommano le condizioni ambientali e numerosi rischi derivanti dall’utilizzo delle attrezzature. Si stima che circa il 40% degli infortuni sono causati dal danno di fusti, tronchi e rami, il 30% da tagli praticati dalla motosega e altri utensili, il 20% è dovuta a cadute e il restante 10% è legato all’uso dei trattori. Il lavoro dell’operatore forestale è considerato a buona ragione uno dei lavori più gravosi e pericolosi pertanto la sicurezza in bosco deve essere tassativamente presente e ben organizzata, adottando tecniche di lavoro adeguate e dispositivi di sicurezza necessari.
Figura 2: Dispositivi di sicurezza individuali (Urbinati 2016) 11
5. VINCOLI, NORMATIVE E FINANZIAMENTI 5.1 Le normative principali Tutti i boschi regionali sono sottoposti ai seguenti vincoli:
Vincolo idrogeologico: derivante dal RD 3267/1923, norma che prevede Prescrizioni di massima e di polizia forestale (PMPF) che regolano le utilizzazioni forestali e le altre operazioni colturali,
Vincolo paesaggistico: DL n.42/2004 “Codice dei beni colturali e del paesaggio”. Tuttavia un intervento selvicolturale, come un’operazione di taglio, se autorizzata dall’Ente Competente (Unioni montane o Regione Marche) è esente dall’autorizzazione paesaggistica in quanto ordinaria attività agro-silvo pastorale, quindi fanno riferimento le autorizzazioni e le regole delle PMPF.
5.2 I siti Natura 2000 e le aree protette Nel caso il bosco all’interno di un sito Natura 2000 o in un’area naturale protetta oltre ai suddetti vincoli bisogna sottostare alle valutazioni paesaggistiche e ambientali degli enti competenti ( Regione Marche, Provincie, Unioni Montane Parchi). Oltre il 25% della superficie boscata regionale si trova all’interno di aree protette (Parchi Nazionali, regionali e riserve naturali) e siti Natura 2000 (SIC e ZPS).
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5.3 Il PSR e i finanziamenti comunitari Tuttavia non esistono solamente vincoli e regolamenti riguardo le foreste, ma anche opportunità di investimenti e aiuti alle aziende forestali, principalmente grazie al PSR. Il PSR, Piano di Sviluppo Rurale, è lo strumento di programmazione comunitaria basato sul fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). I fondi FEASR si aggiungono ai fondi nazionali e regionali con l’obiettivo di sostenere e finanziare gli interventi nel settore agricolo e forestale e accrescere lo sviluppo delle aree rurali. All’interno del PSR la Misura 8 comprende tutti i fondi per gli investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste, ed è suddivisa nelle seguenti sotto misure:
8.1: sostegno alla forestazione e all’imboschimento
8.2: sostegno all’impianto e mantenimento dei sistemi agroforestali
8.3: sostegno alla prevenzione contro gli incendi boschivi
8.5: sostegno agli investimenti per accrescere la resilienza e il pregio ambientale degli ecosistemi
8.6: sostegno agli investimenti in tecnologie silvicole e nella trasformazione, mobilitazione e commercializzazione dei prodotti delle foreste.
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6. LA MULTIFUNZIONALITÀ DEL BOSCO
Oggigiorno l’uomo non vede nelle foreste solamente una risorsa di legname, ma un sistema più complesso capace di dare più servizi e possedere diverse funzioni:
Produttiva: legname da opera, biomassa energetica, prodotti non legnosi (funghi, frutta, oli essenziali, selvaggina)
Protettiva: protegge i versanti dall’erosione, frane, valanghe e smottamenti
Ecologica: assorbe i gas serra, depura l’aria, l’acqua e il suolo, mantiene e conserva la flora e la fauna selvatica, garantendo un elevato livello di biodiversità
Ricreativa: il bosco è una meta turistica, un luogo di attività sportive (escursioni, passeggiate, mountain bike, parchi avventura), un sito di storia e cultura (boschi storici, alberi monumentali).
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7. LA GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE
7.1 Definizione Per Gestione Forestale Sostenibile si intende la gestione e l’uso delle foreste e delle aree destinate al bosco con modalità e intensità tali da garantire la loro biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità per svolgere ora e in futuro rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale tali da non determinare danni ad altri ecosistemi (MCPFE 2007 e FAO 2009).
Figura 3: Esempio del ciclo virtuoso e rinnovabile dell’utilizzo delle foreste e della risorsa legno. La gestione forestale sostenibile ha lo scopo di formare filiere a economia circolare, dove lo spreco di risorse non esiste. 15
Una foresta viene gestita in modo sostenibile se (PEFC 2009):
La quantità di legname tagliato non è mai superiore alla quantità che verrà prodotta dalla foresta;
Dopo il taglio, gli alberi saranno aiutati a rinascere naturalmente oppure ripiantati
Vengono tutelati gli habitat per piante e animali selvatici e tutte quelle funzioni di protezione che normalmente la foresta svolge nei confronti del clima, del suolo e dell’acqua;
Sono rispettati i diritti e il benessere dei lavoratori, delle popolazioni locali e dei proprietari forestali
Viene incoraggiato lo sviluppo locale perché da esso dipende il benessere e la sopravvivenza del bosco stesso.
7.2 La certificazione forestale Se una foresta raggiunge questi standard può ambire a ottenere una certificazione forestale, un marchio che consente al consumatore di riconoscere quell’azienda come una parte di una filiera ecologica e sostenibile, migliorando i rapporti tra produttore e consumatore e costituendo uno strumento di marketing efficace per l’azienda.
Figura 4: Loghi PEFC e FSC, i principali certificatori forestali (Urbinati 2008) 16
8. IL RUOLO DEL DOTTORE FORESTALE
Il dottore o tecnico forestale è la figura professionale alla quale ogni azienda forestale o ente che voglia occuparsi di gestione dl bosco deve fare riferimento, in quanto possiede le conoscenze botaniche, ecologiche, selvicolturali, idrauliche ed economiche per esaltare le funzioni di una foresta. Il tecnico forestale diventa essenziale e necessario nei principali atti della gestione:
Nella pianificazione, individua le fasi e le modalità più adatte su come definire il piano di gestione, sulla tipologia di intervento, la forma di governo da mantenere o da convertire;
Nelle operazioni di taglio, definisce le tecniche migliori a seconda del tipo di bosco e di governo;
Nei boschi cedui è fondamentale nella scelta e il rilascio delle matricine, è il solo con le specifiche competenze per determinare gli individui più adeguati e stabili, non solo il numero minimo da rilasciare;
Nei cantieri forestali controlla la qualità dei lavori di sicurezza;
Aiuta il proprietario forestale a comprendere le norme, i vincoli e la burocrazia legata alla gestione forestale.
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9. BIBLIOGRAFIA
Foreste in Forma di Carlo Urbinati, UniversitĂ Politecnica delle Marche, 2008.
Lavorare in bosco nelle Marche, indirizzi e applicazioni di selvicoltura e cantieristica forestale, di Carlo Urbinati, UniversitĂ Politecnica delle Marche e Regione Marche, 2016.
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