UNIONE EUROPEA
REGIONE MARCHE
PSR MARCHE 2007-2013
Aspetti igienico-sanitari in ambito della produzione delle uova La politica sulla sicurezza alimentare dell’Unione Europea nel 2002 ha avuto un impulso notevole con l’emanazione del Reg. (CE) n° 178 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002 che “stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare”. Il regolamento introduce il principio che la sicurezza alimentare è un obiettivo a cui concorrono tutti i componenti della filiera produttiva e pertanto anche l’azienda agricola in quanto produttrice di prodotti alimentari che entrano direttamente, o dopo manipolazioni, nella catena alimentare umana. Tra i microrganismi pericolosi per la salute umana sono da annoverare le Salmonelle che sono i batteri più comunemente isolati in caso di infezioni trasmesse dagli alimenti. I dati diffusi dall’Autorità Europa per la Sicurezza Alimentare (EFSA) mostrano che nel 2008 ci sono stati 131.468 casi di salmonellosi umana confermata nei 27 Paesi membri dell’U.E. (26,4 casi su 100.000 abitanti) con differente distribuzione nei singoli Stati membri. In Italia si contano circa 20 decessi all’anno dovuti a salmonellosi, generalmente in fasce d’età superiore ai 55 anni. Le salmonelle sono state segnalate per la prima volta nel 1886 ad opera del dott Daniel Salmon e si ritiene che siano presenti in natura con più di 2000 varianti (definiti sierotipi) e si distinguono in due grandi raggruppamenti: salmonelle adattate all’ospite che sono in grado di infettare determinati gruppi di ospiti come la forma tifoide, in cui l’uomo rappresenta l’unico serbatoio del microrganismo; salmonelle non adatte all’ospite, che sono i ceppi più frequentemente diffusi nell’uomo e nelle specie animali in grado di infettare sia l’uomo, sia gli animali come polli, tacchini, maiali, bovini, fagiano, pavone, faraona, cani, gatti, animali selvatici come uccelli, rettili, anfibi; rettili domestici (es. iguane e tartarughe d’acqua) ecc. Tra gli animali i carnivori sono poco ricettivi. Le Salmonelle maggiormente riscontrate sono le Salmonelle Enteriche, le principali delle quali sono la Salmonella enterica sierotipo Enteredis e la Salmonella enterica sierotipo Typhimurium (chiamate anche salmonelle minori) , che sono forme non tifoidi, ma responsabili di forme cliniche che provocano principalmente gastroenteriti e sono classificate come salmonelle zoonotiche perché interessano l’uomo e l’animale. La Salmonella enterica sierotipo Typhimurium (chiamata anche Salmonella Typhimurium o in forma abbreviata S.Typhimurium) provoca negli esseri umani malattie che normalmente non sono fatali. La Salmonella enterica sierotipo Enteritidis (anche chiamato Salmonella Enteritidis o in forma abbreviata S. Enteritidis) negli ultimi anni è diventata la causa più comune di intossicazione alimentare. Le principali infezione per l’uomo avvengono per via oro-fecale, per assunzione di prodotti animali contaminati: “carne, latte e in principale modo uova e ovoprodotti se non adeguatamente cotti o pastorizzati”, nonché dall’ambiente come ad es. può avvenire tramite l’uso di acqua non potabile. Inoltre qualsiasi alimento manipolato da persone infette (che potrebbero anche non manifestare sintomatologia clinica “portatori sani”) può rappresentare fonte di infezione. Il cibo contaminato con salmonella non presenta generalmente alterazioni delle caratteristiche organolettiche (colore, odore, sapore, consistenza). I sintomi con cui un’infezione di salmonella si manifesta sull’uomo sono: diarrea, vomito, dolori addominali, nausea, mal di testa e febbre che possono comparire da 12 a 72 ore dopo il contagio. I sintomi possono durare per 4-7 giorni e nella maggior parte dei casi si ha la guarigione senza ricovero ospedaliero anche se in alcuni soggetti ,soprattutto debilitati, possono portare anche al decesso. SALMONELLE NEGLI ALLEVAMENTI DI POLLI La Salmonella Enteritidis infetta con molta facilità gli allevamenti di polli e la diffusione da gallina a gallina avviene con estrema facilità e in modo molto rapido. Quando decine o centinaia di polli vivono a stretto contatto, vengono uccisi e trasformati nello stesso ambiente, se non vengono adottate strategie molto rigorose, una infezione di Salmonella può diffondersi rapidamente in tutta l’intera catena alimentare, fino a raggiungere l’uomo anche a notevole distanza. Il ciclo di diffusione delle salmonelle è molto complesso e comprende un rilevante intreccio di passaggi tra animali, ambiente e uomo. In assenza d’interventi di pulizia e disinfezione nei vari settori: allevamento, incubatoi, macello,
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mangimificio, la salmonella si riadatta e la contaminazione può diventare persistente. Ciò è dovuto alla naturale resistenza del batterio nell’ambiente: un allevamento vuoto che era contaminato, presenta ancora salmonelle vive dopo un anno. L’infezione del pulcino di un giorno d’età per via diretta è il vero punto chiave per spiegare la forma sistematica e cronica nell’adulto, anche da sierotipi patogeni aspecifici. Il pulcino alla nascita, infatti, per l’efficienza ancora parziale del sistema immunitario e per la mancanza di flora competitiva a livello intestinale, nel giro di 24 ore trasmette ai sani l’infezione anche a distanza per mezzo delle feci, della bocca e per inalazione. I pulcini infettati per via diretta o ai primi giorni di vita, in alta percentuale possono diventare immunotolleranti e portare la salmonella senza mostrarne i segni fino alla maturità sessuale. In questo stadio si ritiene, per fattori ormonali, o in altri periodi per cause stressanti, (spostamenti, muta, introduzione di nuovi soggetti) la gallina riprende ad eliminare le salmonelle e a produrre uova contaminate. SALMONELLE E PRODUZIONE DI UOVA La Salmonella Enteritidis è il sierotipo predominante nelle uova la cui infezione può avvenire per contaminazione: esterna del guscio che può verificarsi dopo l’ovodeposizione a causa della presenza nell’ambiente e nell’area di deposizione di microorganismi contaminanti, (es. contaminazione fecale). Le salmonelle si trovano sulla superficie del guscio e possono penetrare nell’uovo a seguito di microlesioni del guscio stesso o attraverso i pori che permettono gli scambi gassosi fra l’esterno e l’interno. La penetrazione delle salmonelle nelle uova è facilitata dalla presenza di umidità sulla superficie delle uova stesse, che modifica la tensione superficiale; colonizzazione nel tratto riproduttivo: la contaminazione delle uova viene associata alla presenza di Salmonella Enteritidis nell’ovidotto e nella cloaca. La salmonella durante lo sviluppo dell’uovo nell’interno dell’apparato riproduttore delle galline migra verso il tuorlo e una volta penetrata, può crescere in maniera molto veloce senza alterarne il colore, l’odore e la consistenza delle uova contaminate. Considerata l’ampia diffusione sull’ambiente, la facilità di diffusione, l’alta capacità epidemiologica delle salmonelle, la Commissione Europea ha stabilito la necessità di sviluppare programmi di contenimento e di riduzione da raggiungere tramite specifici piani di controllo. Il controllo della presenza di Salmonelle negli allevamenti di polli dovrebbe essere un impegno di tutti gli imprenditori per garantire l’igienicità delle produzioni e ciò può avvenire attraverso l’adozione di misure di: biosicurezza sugli allevamenti; utilizzazione di mangimi non contaminati; allevamento degli animali in condizioni non o poco stressanti; effettuazione di un programma di analisi sistematico della presenza di salmonella. AMBIENTE DI ALLEVAMENTO L’ambiente di allevamento delle galline ovaiole è di fondamentale importanza per evitare e/o limitare l’istaurarsi di infezioni che possono essere pericolose per l’uomo. Pertanto agli ambienti di allevamento va posta particolare attenzione intervenendo immediatamente per risanare una situazione anomala. Se l’allevamento avviene in locali chiusi occorre porre particolare attenzione ai pavimenti e ai muri provvedendo immediatamente ad eliminare tutte quelle situazioni che potrebbero favorire l’istaurarsi e lo sviluppo di microrganismi, come ed es. il sedimentarsi delle polveri e presenza di ristagni di umidità , l’entrata di animali infestanti ecc. così come occorre porre particolare attenzione alle attrezzature che possono essere ricettacolo e via di entrata e diffusione di pericolosi agenti biologici. MISURE DI BIOSICUREZZA Per biosicurezza si intende una serie di procedure applicate in allevamento per mantenere o migliorare la stabilità sanitaria attraverso la prevenzione dell’ingresso di patologie e il controllo della circolazione di quelle presenti in azienda. La biosicurezza si suddivide in: a) esterna che ha come obiettivo l’adozione di misure per prevenire l’introduzione in allevamento di una nuova malattia; b) interna comprende gli accorgimenti da attuare per ridurre o eliminare le patologie esistenti proteggendo la salute e il benessere degli animali. Gli allevatori dovranno scegliere ed adottare le strategie ritenute più valide per: 2
limitare il più possibile l’ingresso ad estranei nell’allevamento; utilizzare di materiale monouso o materiale lavabile e disinfettabile per l’imballaggio e trasporto delle uova. I punti critici per le uova sono sicuramente i cartoni che dovrebbero essere mai riutilizzati, se non di materiale disinfettabile; mettere in atto strategie capaci di impedire la presenza di animali infestanti nell’allevamento; evitare la presenza di animali da compagnia; adottare da parte del personale dell’allevamento di vestiario protettivo e stivali disinfettati.
CONTENIMENTO DI ANIMALI INFESTANTI 1. Volatili I volatili in particolare i piccioni e i colombi possono costituire un problema igienico-sanitario non indifferente negli allevamenti. I luoghi dove trovano riparo e le zone infiltrate della presenza di sostanza organica (tetti, muri ecc.), si possono popolare di agenti patogeni e parassiti derivanti dagli escrementi e dai resti dei volatili. Per la prevenzione occorre ricordare che i patogeni possono raggiungere l’uomo e gli animali allevati tramite: Contatto diretto con feci di animali; Contatto diretto con animali ammalati o loro carcasse; Inalazione delle polveri contenenti feci di animali malati. Strategie di difesa: Per limitare il rischio di contaminazione occorre prevedere misure capaci di evitare l’entrata dei volatili nell’allevamento e nei depositi dei mangimi, apponendovi principalmente barriere fisiche. 2. Mammiferi e insetti Le categorie di animali più importanti sono: 2.1. Topi e ratti (roditori) I ratti e i topi sono i mammiferi che possono colonizzare ogni tipo di ambiente, possono inquinarlo, soprattutto con i loro escrementi e spesso sono dannosi perché possono: 2.1.1 – essere veicoli di malattie, quali “Salmonelle, Alfa epizootica, listeriosi, Vermicosi e molte altre malattie; 2.1.2 - danneggiare le strutture aziendali, come cavi elettrici, tubature di gomma e plastica; 2.1.3 - causare aumenti degli scarti degli alimenti che devono essere eliminati perché contaminati; 2.1.4 - essere la causa della presenza di farine animali nei mangimi e nelle derrate alimentari (vietato per legge). La presenza di roditori deve essere particolarmente monitorata nella consapevolezza che la presenza di un solo esemplare spesso è indice di una popolazione. 2.2. Insetti volanti e striscianti: Tra gli insetti quelli che frequentano maggiormente un allevamento sono le mosche, le formiche, le blatte, i coleotteri, nonché il pidocchio pollino. Anche loro a volte sono stati associati alle Salmonelle. PULIZIA E DISINFEZIONE DEGLI ALLEVAMENTI La procedura più consona da seguire viene di seguito schematizzata: 1. – Rimuovere gli attrezzi mobili e tutto il materiale organico; 2. – Asportare meccanicamente lo sporco grossolano (con l’ausilio di scopa, raschiatori, spazzoloni, aspiratori ……….); 3. – se possibile effettuare lavaggi a caldo e detersione con sgrassatori (eventualmente anche disinfettanti) 4. – risciacquare con acqua, meglio se calda; 5. – se necessario procedere alla disinfezione dopo aver fatto asciugare le superfici utilizzando attentamente i disinfettanti secondo la diluizione e le modalità di impiego prescritte dal produttore; 6. – prima di introdurre gli animali è buona norma aspettare che le superfici siano asciutte; 7. – utilizzare i prodotti nel rispetto delle norme espresse in etichetta; 8. – asportare frequentemente la lettiera se presente in allevamento;
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9. – effettuare frequenti operazione di asportazione di polveri nell’allevamento. La procedura di pulizia e disinfezione dei ricoveri dovrebbe essere preferibilmente eseguita in assenza di animali. OBIETTIVI DELLA PULIZIA-DISINFEZIONE a. – Diminuzione del numero di organismi e rischio di malattie; b. – prevenzione delle malattie; c. – massimizzazione dei risultati tecnici; d. – creazione di un ambiente di lavoro più gradevole. IGIENE DEI MANGIMI I mangimi contaminati da salmonelle sono stati riconosciuti come fonte frequente d’infezione degli allevamenti pertanto occorre seguire rigorose norme igieniche e di biosicurezza. Quindi pulizia dei locali, riduzione delle polveri, stoccaggio igienico del mangime, pulizia dei mezzi di trasporto, sono operazioni importanti per il contenimento del rischio salmonelle. GESTIONE DEI NIDI I nidi a disposizione delle galline devono essere posizionati ad un livello superiore della lettiera per evitare che gli stessi possano essere facilmente contaminati. Essi vanno soggetti ad accurato monitoraggio per verificare il loro grado di imbrattamento con le feci; in tal caso la lettiera deve essere immediatamente sostituita per preservare l’uovo da inquinamento ambientale. ALLEVAMENTO DI GALLINE OVAIOLE La legislazione nazionale suddivide gli allevatori di galline per la produzione di uova in due grandi categorie: a. allevatori con meno di 250 galline in allevamento; b. conduttori di allevamenti con più di 250 galline in produzione. La prima categoria di allevatori non sono obbligati a predisporre un piano di autocontrollo aziendale per il contenimento della presenza di salmonelle nei propri allevamenti, purché non commerciali. Gli allevatori appartenenti alla seconda categoria obbligatoriamente devono predisporre un piano di autocontrollo aziendale e sono soggetti ai controlli ufficiali da parte del Servizio Veternario delle ASUR competenti per territorio. PIANO DI AUTOCONTROLLO AZIENDALE PER IL CONTROLLO DELLE SALMONELLE L’allevatore di galline ovaiole con allevamenti di consistenza superiore ai 250 capi è obbligato a predisporre un piano di autocontrollo che almeno deve: contenere i dati anagrafici dell’azienda; indicare un veterinario responsabile dell’autocontrollo; descrivere le strutture di allevamento e dell’organizzazione manageriale di allevamento delle galline; prevedere misure di biosicurezza; disporre di informazioni riguardanti i mangimi; predisporre il piano di campionamento per la ricerca delle Salmonelle; scelta di laboratori accreditati che eseguono le analisi utilizzando metodi ufficiali; definire le strategie di gestione delle eventuali positività della presenza di salmonella. Il piano di autocontrollo aziendale deve essere presentato al Servizio Veterinario competente per territorio il quale provvede alla sua approvazione ed una copia deve essere conservata presso l’allevamento. Misure da attuare nel piano di autocontrollo L’allevamento di galline ovaiole viene periodicamente sottoposto ad autocontrollo per la presenza di Salmonella Enteritidis e Typhimurium secondo quanto di seguito indicato: 1) – Pulcini di un giorno all’arrivo in allevamento; 2) – gruppi di pollastre due settimane prima dell’entrata in deposizione; 3) – gruppi di ovaiole adulte almeno ogni 15 settimane a partire da quando gli animali hanno un’età di 22-26 settimane. Il piano di autocontrollo prevede il prelievo di materiale fecale seguendo la seguente procedura: 4
a. – prelievo di due gruppi di feci: a.1 – nei gruppi di animali allevati in gabbia campioni di feci fresche di 150 grammi l’uno, dopo avere fatto azionare il sistema di rimozione della pollina per qualche minuto. Nel caso in cui non siano presenti sistemi di rimozione della pollina devono essere prelevati almeno due campioni di feci fresche, ognuno di 150 grammi presi da 60 posti diversi nelle fosse di deiezione al di sotto delle gabbie e analizzati singolarmente; a.2 – nei gruppi allevati a terra: a.2.1. - le feci devono essere prelevate utilizzando almeno due paia di soprascarpe per gruppo e comunque in numero tale da garantire la rappresentatività di tutta la superficie calpestabile della superficie di allevamento. Devono essere utilizzate soprascarpe realizzate con materiale sufficientemente assorbente, umidificate prima dell’uso con soluzione fisiologica oppure acqua peptonata o sterile, in ogni caso non contenente antimicrobici o disinfettanti; a.2.2. -prelievo di campioni tramite camminamento per garantire la rappresentatività della superficie di allevamento; a.2.3. - rimozione delle soprascarpe con la massima attenzione per non disperdere il materiale raccolto; b. – consegna dei campioni al laboratorio di analisi. Comunicazione dei dati relativi ai campionamenti effettuati Tutti i campionamenti effettuati nell’allevamento verranno comunicati al Servizio dell’ASUR competente per territorio utilizzando apposita modulistica.
Veterinario
MISURE ATTUATE IN CASO DI RISCONTRO DELLA PRESENZA DI SALMONELLE A - Riscontro di Salmonelle diverse da Enteritidis e Typhimurium Qualora i responsi analitici rilevino la presenza di salmonelle diverse da S.Enteritidis e Typhimurim, l’allevatore deve darne immediata comunicazione al Servizio veterinario per territorio, e devono essere applicate misure sanitarie al fine di evitare, o limitare, la diffusione del batterio e avviare un’accurata indagine epidemiologica. B - Riscontro positivo di Salmonella Enteritidis e/o Typhimurim Qualora i responsi analitici effettuati in autocontrollo evidenzino la presenza in allevamento di Salmonella Enteritidis o S. Typhimurium il titolare dell’allevamento provvederà a darne immediata comunicazione al Servizio Veterinario il quale dichiara sospetto l’allevamento, lo pone in vincolo sanitario e preleva nel più breve tempo possibile un nuovo campione per la conferma ufficiale. Gli animali risultati positivi ai test di controllo ufficiali per S. Enteritidis o S. Typhimurium verranno: 1) abbattuti e successivamente distrutti, oppure possono essere destinati alla macellazione mettendo in atto misure finalizzate ad evitare il rischio di diffusione di salmonelle; 2) macellati in vincolo sanitario in strutture indicate dall’ASUR e la carne trattata termicamente a meno di specifiche deroghe. I gruppi di galline ovaiole positive al test per la presenza della salmonella e che producono uova destinate alla pastorizzazione possono essere allevati fino a fine ciclo. Le uova devono essere considerate della categoria “B”, ai sensi del Regolamento (CE) n. 589/2008, e sono identificate come indicato dallo stesso Regolamento. Inoltre esse non possono entrare in centri di imballaggio a meno deroghe del Servizio veterinario competente. Indagine epidemiologica Il Servizio veterinario, in collaborazione con l’allevatore e con il veterinario aziendale avvia un’indagine epidemiologica fin dal primo isolamento di Salmonelle, per : determinare le possibili origini e vie di diffusione della malattia; indagare se sul territorio sono stati infettati altri allevamenti; verificare l’idoneità delle misure di biosicurezza adottate; raccogliere informazioni relative ad eventuali: 1. vaccinazioni; 2. trattamenti terapeutici effettuati negli ultimi quindici giorni.
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Disinfezione degli ambienti Gli allevamenti presso i quali è stata rilevata la presenza di S. Enteritidis e/o S. Typhimurium devono essere sottoposti ad un’accurata disinfezione e disinfestazione, con controllo dell’avvenuta decontaminazione da effettuarsi almeno 10 giorni prima dell’immissione dei nuovi gruppi. Vaccinazioni La vaccinazione per il controllo delle salmonelle zoonotiche non è obbligatoria ma consentita con l’eccezione dell’uso di vaccini vivi non distinguibili dai ceppi di campo. La vaccinazione è obbligatoria per gli animali utilizzati per ripopolare un allevamento in cui era stata riscontrata la presenza di salmonelle. Antimicrobici L’uso di antibiotici per il controllo delle salmonelle nelle ovaiole è vietato, salvo deroghe da parte dell’Autorità Competente. BENESSERE DELLE GALLINE OVAIOLE IN ALLEVAMENTO La salubrità di un allevamento e la salute delle ovaiole sono legate anche al benessere degli animali nell’ambito delle varie forme di allevamento e alla conduzione manageriale dello stesso. Le galline ovaiole possono essere allevate secondo quattro metodi di allevamento definiti nel regolamento (CE) n. 1274/91 e successive modifiche e contrassegnati nel codice aziendale con i numeri: a. “3” allevamento in gabbie; b. “2” allevamento a terra (dentro capannoni, libere di razzolare, però sempre al chiuso); c. “0” allevamento biologico; d. “1” allevamento all’aperto. Per ognuno delle forme di allevamento il legislatore ha stabilito precise norme da rispettare e in questa sede si farà un accenno all’allevamento di galline ovaiole con sistemi alternativi: 1. – a terra; 2. - all’aperto. Il legislatore ha effettuato una differenziazione degli allevamenti in rapporto alla loro consistenza. Pertanto tutti gli allevatori devono adottare misure che valgono per qualsiasi allevamento e sommare a queste altre misure specifiche per gli allevamenti con consistenza di animali superiori a 350 capi. Norme sul benessere delle galline ovaiole con consistenza inferiore ai 350 capi Le norme in oggetto sono quelle previste dal Decreto Legislativo n. 146 del 26 marzo 2001 che vengono di seguito sinteticamente riportate: 1) Gli animali devono essere accuditi da un numero sufficiente di addetti aventi adeguate capacità, conoscenze e competenze professionali; 2) Gli animali tenuti in sistemi di allevamento, il cui benessere richieda un’assistenza frequente dell’uomo, sono ispezionati almeno una volta al giorno; 3) Per consentire un’ispezione completa in qualsiasi momento deve essere disponibile un’adeguata illuminazione fissa o mobile; 4) Gli animali malati o feriti devono essere immediatamente curati. Ove necessario devono essere isolati in appositi locali e se necessario disporre di lettiere asciutte e confortevoli; 5) In azienda deve essere presente un registro dei trattamenti terapeutici effettuati nel rispetto delle specifiche disposizioni di legge; 6) Le mortalità devono essere denunciate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 320 dell’8 febbraio 1954; 7) Gli animali devono avere la possibilità di movimento secondo le loro esigenze per evitare inutili sofferenze o lesioni; 8) I materiali utilizzati per la costruzione degli allevamenti e delle attrezzature e, tutti quelli con i quali gli animali possono venire a contatto, non devono essere nocivi e devono essere accuratamente puliti e disinfettati; 9) La circolazione dell’aria, la quantità di polvere, la temperatura, l’umidità relativa dell’aria e le concentrazioni di gas devono essere mantenute entro limiti non dannosi per gli animali; 10) Gli animali custoditi nei fabbricati non devono essere mantenuti costantemente al buoi o esposti ad illuminazione artificiale senza un adeguato periodo di riposo; 6
11) Gli animali allevati fuori dei fabbricati devono disporre, in funzione delle necessità e delle possibilità, di un riparo adeguato alle intemperie, dai predatori e da rischi per la salute; 12) Ogni impianto automatico o meccanico indispensabile per la salute e il benessere degli animali deve essere ispezionato almeno una volta al giorno, in caso di guasto riparato immediatamente e se ciò non è possibile intraprendere adeguate misure risolutive del problema; 13) Se la salute ed il benessere degli animali dipendono da un impianto di ventilazione occorre disporre di un sistema di allarme che segnali il mancato funzionamento e la disponibilità di un impianto di ventilazione sostitutivo; 14) Agli animali devono essere forniti alimenti e acqua sani e sufficienti e somministrati in modo da non causare sofferenze o lesioni; 15) Tutti gli animali devono avere accesso agli alimenti ad intervalli adeguati alle loro necessità fisiologiche; 16) Tutte le attrezzature di somministrazione di alimenti e di acqua devono essere capaci di non consentire o ridurre al minimo le possibilità di contaminazioni; 17) Nessuna sostanza, ad eccezione di quelle somministrate a fini terapeutici o profilattici o in vista di trattamenti zootecnici, deve essere somministrata, almeno che studi scientifici o l’esperienza, non abbiano dimostrato l’innocuità per la salute e benessere degli animali; 18) Non verranno tagliate le ali alle galline se non per fini terapeutico e sotto controllo del medico veterinario dell’azienda; 19) Il taglio del becco deve essere effettuato nei primi giorni di vita con l’uso di apposite apparecchiature che riducano al minimo le sofferenze degli animali e sotto il controllo del medico veterinario; 20) Il livello sonoro dell’allevamento dovrà essere ridotto al minimo possibile e si dovrà evitare rumori di fondo o improvvisi. Norme sul benessere delle galline ovaiole da rispettare negli allevamenti con consistenza superiore a 350 capi. Per gli allevamenti con consistenza superiore a 350 capi oltre al rispetto di quanto sopra occorre adottare le seguenti misure: 1. L’illuminazione sia naturale che artificiale deve essere sufficiente per consentire alle galline di vedersi e di essere viste chiaramente, di guardarsi intorno e di muoversi normalmente. Dopo i primi giorni di adattamento, al fine di evitare problemi di salute e di comportamento, deve seguire un ciclo di 24 ore comprensivo di un periodo di oscurità sufficiente e ininterrotto, a titolo indicativo pari a circa un terzo della giornata, per consentire alle galline di riposarsi ed evitare problemi quali immunodepressione e anomalie oculari. In concomitanza con la diminuzione della luce deve essere rispettato un periodo di penombra di durata sufficiente per consentire alle galline di sistemarsi senza confusione o ferite. 2. I sistemi di allevamento devono essere concepiti in modo da evitare che le galline possano scappare; 3. Al fine di prevenire plumofagia e cannibalismo è consentito il taglio del becco a condizione che sia effettuata da personale qualificato e su pulcini di età inferiore a dieci giorni destinati alla deposizione di uova sotto la responsabilità del veterinario. 4. le galline ovaiole devono disporre di: 4.1. - mangiatoie lineari che offrono almeno 10 cm di lunghezza o di mangiatoie circolari che offrono almeno 4 cm di lunghezza per gallina ovaiola; 4.2. - abbeveratoi continui che offrono 2,5 cm di lunghezza o abbeveratoi circolari che offrono 1 cm di lunghezza per gallina ovaiola. Inoltre, in caso di utilizzazione di abbeveratoi a tettarella o a coppetta gli animali devono disporre di una tettarella o di una coppetta per ogni 10 galline ovaiole e, nel caso di abbeveratoi a raccordo, ciascuna gallina ovaiola deve poter raggiungere almeno due tettarelle o due coppette; 5. le mangiatoie e gli abbeveratoi sono ripartiti in modo da permettere a tutte le galline ovaiole un accesso uniforme; 6. le galline ovaiole devono disporre di almeno un nido ogni 7 capi . Se vengono utilizzati nidi di gruppo essi devono avere una superficie di almeno un metro quadrato per un massimo di 120 galline ovaiole;
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i nidi sono realizzati in materiale non pericoloso per le galline ed inoltre non verrà utilizzata rete metallica o plastificata; 8. le galline devono disporre di posatoi privi di bordi aguzzi e che offrono uno spazio di almeno 15 cm per capo. Devono essere posti nella zona di allevamento scoperta dalla lettiera, la distanza orizzontale tra posatoi non deve essere inferiore ai 30 cm e quella fra i posatoi e le pareti non inferiore a 20 cm; 9. gli animali devono disporre di una superficie di lettiera di almeno 250 cm quadrati per gallina ovaiola; 10. la lettiera deve occupare almeno un terzo della superficie al suolo; 11. la lettiera sarà composta da materiale friabile ed in grado di soddisfare le esigenze etologiche degli animali; 12. il pavimento dell’allevamento deve sostenere adeguatamente ciascuna delle unghie anteriori di ciascuna zampa della gallina; 13. la densità di allevamento delle galline non deve essere superiore a 9 galline ovaiole per metro quadrato di zona utilizzabile; 14. Nei sistemi di allevamento che consentono alle galline ovaiole di muoversi liberamente fra diversi livelli: 14.1. – il numero massimo di livelli sovrapposti deve essere pari a 4; 14.2. – l’altezza libera minima fra i vari livelli deve essere di 45 cm.; 15. i livelli devono essere installati in modo da impedire alle deiezioni di cadere sui livelli inferiori; 16. Se le galline ovaiole dispongono di un passaggio che consente loro di uscire all’aperto: 16.1. – le aperture devono dare direttamente accesso allo spazio all’aperto; 16.2. – avere un’altezza minima di 35 cm, una larghezza di 40 cm ed essere distribuite su tutta la lunghezza dell’edificio; per ogni 1000 galline ovaiole deve essere comunque disponibile un’apertura totale di 2 m; 17. gli spazi all’aperto devono: 17.1. – avere una superficie adeguata alla densità di galline ovaiole allevate e alla natura del suolo al fine di prevenire qualsiasi contaminazione; 17.2 – provvisti di riparo dalle intemperie e dai predatori e di abbeveratoi appropriati. Allevamento delle galline ovaiole all’aperto 1. Le galline devono avere la possibilità di accesso continuo durante il giorno all’esterno dell’allevamento; 2. lo spazio all'aperto dove hanno accesso le galline sono coperti prevalentemente di vegetazione e non vengono usate per usi diversi dall’orto, bosco pascolo, se autorizzati dalle competenti autorità; 3. le galline ovaiole allevate all’aperto devono avere una densità massima non superiore a 2.500 capi per ettaro di terreno disponibile, oppure una gallina per 4 m2 in qualsiasi momento. Tuttavia, ove siano disponibili 10 m2 per gallina e si pratichi la rotazione cosicché alle galline sia consentito l’accesso a tutto il recinto durante l’intero ciclo di vita del branco, ciascun recinto utilizzato deve garantire in ogni momento almeno 2,5 m2 per gallina; 4. gli spazi all’aperto non si devono estendere oltre un raggio di 150 m dall’apertura più vicina all’edificio; può essere ammessa una distanza maggiore, fino a 350 m di raggio purché vi sia un numero sufficiente di ripari e di abbeveratoi, regolarmente distribuiti nell’intero spazio all’aperto, con una densità di almeno quattro ripari per ettaro. 5. il terreno dovrà essere periodicamente controllato per valutare il grado di presenza di feci e provvedere eventualmente ad una sua periodica pulizia per evitare che gli escrementi possano essere fonte di inquinamento e di veicolo di Salmonelle.
Elaborato realizzato nell’ambito del progetto di informazione nel settore agricole e forestale - n° 4590/2010 – Bando PSR Misura 1.1.1. b)c) dal titolo “Condizionalità e pacchetto igiene: valorizzazione delle produzioni nelle zone interne del maceratese” che prevede la partecipazione comunitaria. La bibliografia è presso la Federazione Provinciale Coldiretti Macerata
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