Rumori e vibrazioni

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COLDIRETTI MACERATA

UNIONE EUROPEA

REGIONE MARCHE

PSR MARCHE 2007-2013

MACCHINE E ATTREZZATURE AGRICOLE: RISCHIO VIBRAZIONI E RUMORI Nelle aziende agricole, l’impatto delle vibrazioni e del rumore sugli addetti sono spesso sottovalutati e, per la loro pericolosità, e anche alla luce della recente evoluzione normativa, necessitano di una maggiore attenzione da parte dei datori di lavoro e degli operatori.

RISCHIO VIBRAZIONI

La valutazione dell’influenza delle vibrazioni sull’operatore richiede un approccio complesso in quanto il loro effetto sull’uomo è multiplo perché possono essere contemporaneamente interessati, in maniera diversa, molti organi del corpo, con differenti livelli di soglia e con diversi effetti dannosi. Quando parliamo della valutazione del rischio da vibrazioni ci si riferisce a due tipologie : a) – vibrazioni trasmesse al corpo intero; intese come le vibrazioni meccaniche che comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgie e traumi del rachide (art. 200 – capo III – D.Lgs n° 81/2008); b) – vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio; intese come vibrazioni meccaniche che comportano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare disturbi vascolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari (art. 200 – capo III – D.lgs n° 81/2008). Per valutare il rischio delle vibrazioni sul corpo dell’operatore occorre principalmente prendere in considerazione quattro parametri: a. L’INTENSITA’: si determina quasi sempre in termini di accelerazione (m/s 2) e fornisce un’idea di quanto ampio è lo scuotimento; b. LA FREQUENZA: indica quante oscillazioni del corpo che vibra avvengono in 1 secondo. Questo tipo di oscillazioni possono essere utilmente classificate in tre categorie: • A bassissima frequenza che generalmente interessano il corpo intero. Si tratta di un movimento oscillatorio ellittico del capo, che porta a disturbi quali: vertigini, sonnolenza, sudorazione fredda e, soprattutto nausea, nonché il disturbo cosiddetto “mal dei trasporti” (es. mal di mare, mal d’auto, ecc). Gli effetti di tipo acuto scompaiono entro breve tempo dalla fine del moto vibratorio; • A bassa frequenza, interessano il corpo intero e sono prodotte da superfici vibranti delle macchine. Sono le più diffuse e dannose nel settore delle macchine agricole. Provocano danni osteo-articolari, contribuiscono all’insorgenza di problemi all’apparato digerente e circolatorio, disturbi neuropsichici, ecc. • A frequenza medio-alta sono prodotte da utensili e attrezzature (anche motorizzate) spesso ad uso manuale. I danni possono essere sia di tipo acuto, che di tipo cronico. c. L’ASSE DI PERCEZIONE: sulle macchine agricole si avvertono in particolare le oscillazione verticali dovute all’impatto degli organi di propulsione con le asperità del terreno; d. TEMPO DI ESPOSIZIONE: tanto più lungo è il tempo di esposizione dell’operatore, tanto più gravi e duraturi saranno gli effetti negativi sul corpo umano. Le sorgenti di vibrazioni sulle macchine e sugli attrezzi agricoli dipendono dal tipo di macchina e dalla composizione del cantiere di lavoro. Sui trattori e, sulle macchine agricole semoventi, le principali sorgenti di vibrazioni ad alta frequenza sono il motore e il cambio, Le suddette categorie di macchine generano anche vibrazioni a bassa frequenza principalmente generate dalle sollecitazioni a cui i mezzi sono sottoposti che dipendono dalla velocità di lavoro a dal tipo di terreno. Terreni duri generano vibrazioni di intensità più elevata rispetto a terreni soffici e uniformi. Sulle grandi macchine operatici semoventi (es. mietitrebbiatrici, raccoglitrici, ecc), oltre alle vibrazioni sopra illustrate, si generano vibrazioni legate al movimento degli organi operatori (rotori, battitori, ecc), che spesso hanno influenza significativa sulle vibrazioni totali cui l’operatore è sottoposto.

VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO

La valutazione delle vibrazioni trasmesse al corpo intero è molto complessa in quanto sono molteplici i fattori di natura fisica, fisiologica e psicofisica, quali ad es. intensità, frequenza, direzione delle vibrazioni incidenti, costituzione corporea, postura, suscettibilità individuale. 1


Studi specifici sulla trasmissione delle vibrazioni a corpo intero hanno segnalato la loro importanza sull’aumento dei rischi di insorgenza di disturbi a carico: - Del rachide lombare (lombalgie, lombo sciatalgie). Alterazioni degenerative della colonna vertebrale (spondiloartrosi, spondilosi, osteocondrosi intervertebrale), discopatie e ernie discali lombali, e/o lombosacrali ecc., che risultano più frequenti con l’aumentare della durata e dell’intensità dell’esposizione. - Della zona cervico-brachiale. Risposta muscolare della regione collo – spalla. Diversi fattori ergonomici sono sospettati di essere all’origine di questi disturbi, quali i movimenti di rotazione e torsione del capo, i movimenti ripetitivi del sistema mano-braccio-spalla per azionare i comandi delle macchine e l’esposizione a vibrazioni meccaniche. - Dell’apparato gastroenterico. Alcune ricerche hanno dimostrato che l’esposizione acuta a vibrazioni meccaniche può indurre un aumento dell’attività gastro-intestinale, gastriti e ulcera peptica. - Del sistema venoso periferico. Nella letteratura scientifica viene suggerita un’associazione tra esposizione a vibrazioni e rischio di insorgenza di emorroidi e varici venose degli arti inferiori; - Dell’apparato riproduttivo femminile. - Del sistema cocleo-vestibolare dell’orecchio. Una prolungata esposizione a vibrazione meccanica sembra poter aggravare l’ipoacusia provocata dal rumore.

VIBRAZIONI TRASMESSE AL SISTEMA MANO-BRACCIO

Le vibrazioni al sistema mano-braccio, frequentemente sono generate da utensili portatili e/o da manufatti impugnati e lavorati su macchinario fisso. A titolo indicativo, gli utensili il cui impiego abituale nell’attività agricola può comportare rischi apprezzabili di esposizione a vibrazioni del sistema manobraccio, sono: “motoseghe, decespugliatori, mole circolari portatili, tagliaerba, trapani, motocoltivatori, scuotitore per la raccolta delle olive, ecc.”. Nella fattispecie le vibrazioni sono generate dal motore, ma in misura prevalente, dall’impatto dell’organo operante sull’oggetto lavorato (es. i denti della catena della motosega, filo del decespugliatore, ecc.). Tali vibrazioni sono per la maggior parte ad alta frequenza e la gravità del disturbo è in relazione anche al modo con cui l’operatore conduce il mezzo. Le sollecitazioni meccaniche derivanti da attrezzature di lavoro vibranti, giungono al corpo umano attraverso le mani, che trasmettono le sollecitazioni all’avambraccio, al braccio ad alle spalle (sistema mano-braccio), arrivando fino alla testa, principalmente per le componenti a più bassa frequenza. L’esposizione a vibrazioni mano-braccio è associata ad un aumentato rischio di insorgenza di lesioni vascolari, neurologiche e muscolo – scheletrico. La componente vascolare si manifesta con la comparsa di un vasospasmo dei capillari che si mostra con un intenso pallore delle dita (il cosiddetto “dito bianco”), con il danneggiamento del senso del tatto e della percezione del caldo e del freddo. Tale situazione può diventare cronica nel tempo e può essere innescata anche con la semplice esposizione della mano a basse temperature (aria e acqua fredda), pertanto anche in assenza di vibrazioni. Il disturbo può avanzare fino ad interessare tutte le dita della mano, provocando situazioni di sofferenza della pelle, dei tessuti sottocutanei e la comparsa di fitte di dolore. La componente nervosa periferica si manifesta inizialmente con torpore e formicolii (parestesi) delle dita fino ad arrivare alla perdita di sensibilità e a difficoltà di esecuzione di movimenti fini, nonché alla riduzione della forza prensile e perdita della destrezza manuale. Il sistema muscolo-scheletrico è interessato dalla trasmissione delle vibrazioni dovute dall’azione della muscolatura e quindi dalla forza con cui l’operatore stringe o spinge l’attrezzatura vibrante. I disturbi più frequenti si manifestano a livello delle articolazioni, dei tendini e dei legamenti del polso, gomiti e spalla. Tali disturbi possono essere aggravati se si effettuano movimenti ripetuti e dalla postura di lavoro assunta dell’arto superiore. La sindrome da vibrazioni ha molteplici cause: a. Alti livelli di vibrazione; b. Forza esercitata dall’operatore sul macchinario o l’utensile; c. Periodo di lavoro troppo lungo; d. Ambiente di lavoro.

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Normativa di riferimento

Per diminuire o limitare i rischi degli operatori il legislatore italiano ha emanato il D.lgs. n° 81 del 9/4/2008, che prende in considerazione: a) l’esposizione giornaliera dell’operatore alle vibrazioni definendole come: • vibrazioni trasmesse al corpo intero A(8): [m/s2]: valore mediato nel tempo, ponderato, delle accelerazioni misurate per una giornata lavorativa nominale di 8 ore; • vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio A(8): [m/s2]: valore mediato nel tempo, ponderato in frequenza, delle accelerazioni misurate per una giornata lavorativa nominale di 8 ore. b) valore di azione: valore oltre il quale si ha l’obbligo di attuare misure di tutela dei lavoratori; c) valore limite: valore oltre il quale l’esposizione è vietata. I valori limite di esposizione giornaliera e i valori limite d’azione giornaliera sono indicati al Capo III, art. 201, del D.lgs n° 81/2008 di seguito riportati: a) Vibrazioni trasmesse al corpo intero LIMITE DI ESPOSIZIONE Valore giornaliero normalizzato m/s2 (valore limite) - Periodo di riferimento di 8 ore 1,0 A (8) - Per periodi brevi 1,5

VALORE D’AZIONE Valore d’azione giornaliera normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore A (8)

b) Vibrazioni trasmesse al sistema mano – braccio LIMITE DI ESPOSIZIONE Valore VALORE D’AZIONE giornaliero normalizzato m/s2 (valore limite) - Periodo di riferimento di 8 ore 5,0 Valore d’azione giornaliera normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore A (8) A (8) - Per periodi brevi 20

Valore m/s2 0,5

Valore m/s2 2,5

In ambedue i casi, nella situazioni di variabilità del livello di esposizione giornaliero, va considerato il livello giornaliero massimo ricorrente.

Cosa fare

Per eliminare o limitare i rischi sulla salute di un operatore occorre mettere in atto strategie capaci di limitare gli effetti negativi delle vibrazioni sul corpo umano. Il percorso logico che occorre seguire è il seguente: a. Individuazione dei lavoratori esposti al rischio; b. Individuazione delle macchine e degli utensili utilizzati; c. Individuare gli ambienti e le condizioni di lavoro; d. Individuazione, per ogni lavoratore, del tempo di esposizione giornaliero rappresentativo del periodo di maggiore esposizione in relazione alle mansioni svolte; e. Valutazione del rischio. Per valutare se le vibrazioni possono provocare danni, è necessario conoscerne l’intensità e la frequenza, in un determinato asse di percezione e di tempo di esposizione dell’operatore interessato. La valutazione del rischio di vibrazioni trasmesse ad un operatore può essere eseguita: 1. – Utilizzando dati tecnici inerenti le vibrazioni reperibili dalle banche dati dell’ISPESL, delle regioni e dalle informazioni fornite dalle ditte costruttrici. Il limite dell’uso di tali dati è che non sono sempre perfettamente aderenti alla realtà operativa specifica, pertanto la valutazione del rischio è meno precisa e puntuale della rilevazione diretta. 2. - Effettuando azioni dirette di campo con: a. l’identificazione delle fasi lavorative che comportano l’esposizione a vibrazioni e valutazione dei tempi di esposizione effettiva a vibrazioni associate a ciascuna fase; b. l’acquisizione di dati sulla tipologia di macchinari e utensili che espongono a vibrazioni e relative modalità di impiego; c. l’esame delle condizioni operative ove siano percepite le vibrazioni di maggiore entità da parte degli operatori, come: la temperatura, l’umidità dell’ambiente, il sovraccarico biomeccanico degli arti superiori e del rachide, ecc.; 3


d. lo studio dei fattori che possono influenzare maggiormente l’esposizione a vibrazioni ed incrementarne i potenziali effetti dannosi, quali velocità di avanzamento, la tipologia di terreno, lo stato di manutenzione delle attrezzature, la tipologia dei sedili, la vetustà del macchinario, le posture assunte dal guidatore durante la guida, ulteriori fattori di rischio per la colonna vertebrale cui è esposto il lavoratore (es. movimentazione manuale di carichi), ecc. e. la determinazione del livello di esposizione giornaliero normalizzato al periodo di riferimento di otto ore A(8) per singolo operatore con l’indicazione delle relative classi di rischio. Dalla valutazione del rischio scaturisce un valore numerico che obbliga, il datore di lavoro, o il singolo operatore, ad effettuare, o meno, interventi mirati, come di seguito sinteticamente riportato: Vibrazioni trasmesse a corpo intero Classe di rischio Valore (m/s2) ≤ 0,5 Valore d’azione giornaliera normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore. Valore limite di esposizione > 0,5 / = 1,0 giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore A(8) Es. valore medio indicativo delle vibrazioni emesse da cingolata 1,58 m/s2 Fino a 1,5 Valore limite di esposizione per periodi brevi .> 1,0 Valore limite di esposizione giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore A(8) .> 1,5 Valore limite di esposizione per periodi brevi

Obblighi Nessun obbligo di intervento Attivazione di misure di tutela degli operatori volte a ridurre al minimo l’esposizione. una trattrice gommata: 1,15 – 1,20 m/s 2 e Attivazione di misure di tutela degli operatori volte a ridurre al minimo l’esposizione. Esposizione vietata e adozione immediata di misure per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limiti. Esposizione vietata e adozione immediata di misure per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limiti.

Vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio Classe di rischio Valore (m/s2) Obblighi ≤ 2,5 Nessun obbligo di intervento Valore d’azione giornaliera normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore. > 2,5 / = 5,0 Attivazione di misure di tutela degli operatori Valore limite di esposizione volte a ridurre al minimo l’esposizione. giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore A(8) Es. valore medio indicativo delle vibrazioni emesse da una motosega: 10,6 m/s 2 , decespugliatore: 4,6 m/s2 - motozappatrice: 9,00 m/s2 Fino a 20 Attivazione di misure di tutela degli operatori Valore limite di esposizione per volte a ridurre al minimo l’esposizione. periodi brevi .> 5,0 Esposizione vietata e adozione immediata Valore limite di esposizione di misure per riportare l’esposizione al di giornaliero normalizzato a un sotto dei valori limiti. periodo di riferimento di 8 ore A(8) .> 20 Esposizione vietata e adozione immediata Valore limite di esposizione per di misure per riportare l’esposizione al di periodi brevi sotto dei valori limiti. In caso di necessità, il datore di lavoro deve intraprendere azioni dirette di salvaguardia della salute dei lavoratori, sinteticamente di seguito indicate: a) - Programmare con personale competente il controllo periodico della valutazione dei rischi; b) - Privilegiare l’acquisto o migliorare le macchine e le attrezzature che espongono gli operatori ad un minore livello di vibrazioni. Nella fattispecie, fermo restando che nella stragrande maggioranza delle macchine agricole semoventi, non è ancora possibile inserire un vero e proprio sistema di sospensioni (per le macchine gommate gli unici organi deputati alla funzione di ammortizzatori sono i pneumatici), il datore di lavoro o l’operatore, deve: 1. se non presente, installare sedili con sistema di sospensione, che può essere di tipo meccanico, idraulico o pneumatico, in grado di intervenire 4


abbastanza efficacemente alle basse frequenze. Importante è utilizzare sedili con regolazione del dispositivo di sospensione perché l’effetto di attenuazione della vibrazioni è influenzato in maniera sensibile dalla massa corporea dell’operatore; 2. acquistare macchine motrici con cabina di guida “isolata” dal corpo macchina. Ciò viene ottenuto dal costruttore: Interponendo tasselli anti vibrazioni (silent-bocks), quasi sempre costituiti da distanziali in gomma ad alta densità, es;

Con sospensioni di tipo idraulico o pneumatico; 3. se è possibile, acquistare macchine dotate di sistemi di sospensioni del corpo macchina, rispetto agli organi di propulsione; 4. scegliere macchine e utensili in base al lavoro che si deve eseguire perché azionare una macchina o un utensile in modo inadeguato, costringe l’operatore ad esercitare una maggiore forza e probabilmente per un periodo più lungo, esponendolo a maggiori livelli di rischio; 5. eseguire periodicamente e scrupolosamente interventi di manutenzione. Gli interventi di manutenzione hanno lo scopo di mantenere in efficienza le macchine e gli utensili diminuendo i rischi per l’operatore entro parametri di sicurezza. Gli interventi di manutenzione devono essere eseguiti seguendo scrupolosamente le indicazione presenti nel libretto di istruzione e manutenzione della ditta produttrice. c) - Se necessario modificare i metodi e le modalità di lavoro. In alcuni casi le vibrazioni possono essere ridotte o persino eliminate adottando adeguati metodi di lavoro, di postura, di spazi e di tecniche di lavoro. d) - Limitare la durata dell’esposizione, attraverso la predisposizione di turni consentendo sufficienti periodi di recupero funzionale. e) - Mantenere caldi il corpo e in particolare le mani. Il freddo e l’umidità sono una delle cause dell’apparizione dei sintomi da vibrazioni, è quindi necessario non sottovalutare questo aspetto e tenere il corpo e le mani caldi e asciutti. f). - Impugnare correttamente l’attrezzatura: una presa forte e decisa rende elevato l’assorbimento di vibrazioni perché la trasmissione avviene in modo diretto, mentre con una presa “lassa” si innescano dannosi fenomeni di risonanza del complesso mano-braccio. g).-Indossare adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI) come: 1. abiti da lavoro che tenga caldo il corpo; 2. guanti “anti-vibrazioni” certificati che possono ridurre le vibrazioni emesse da macchine o utensili. Pur non presentando generalmente livelli di protezione elevati che possono andare, a secondo del tipo di macchina e di lavoro, ad un’attenuazione delle vibrazioni tra il 10 e il 60%, essi sono comunque utili per evitare l’effetto di amplificazione delle vibrazioni trasmesse alla mano, generalmente riscontrabile per i normali guanti da lavoro. I guanti anti-vibrazioni inglobano un gel che dovrebbe smorzare la trasmissione delle vibrazioni tra l’attrezzo e la mano; 3. utilizzare scarpe anti-vibrazioni (per vibrazioni a corpo intero). h) – Evitare il tabacismo e l’assunzione di alcol se si è esposti a vibrazioni mano-braccio, perché il fumo ha un effetto vasocostrittore e l’alcol la riduzione della circolazione nelle zone di articolazione della mano, del polso, del gomito e della spalla, che sono le zone più sollecitate dalle vibrazioni mano-braccio. i) – Evitare pasti abbondanti e di lenta digestione perché la digestione faticosa apporta un notevole afflusso di sangue allo stomaco, con riduzione della circolazione alle articolazioni sottoposte a vibrazioni. l) - Attivare iniziative di formazione, informazione e addestramento degli operatori. m) - Programmare attività di sorveglianza sanitaria periodica da concordare con il medico competente.

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RISCHIO: RUMORE CONSEGUENZE DEL RUMORE SULL’ORGANISMO UMANO

L’esposizione prolungata ai rumori può comportare una perdita permanente dell’udito (ipoacusia) e una serie di altri disturbi, come: Alterazione ad altri organi o funzioni (sistema cardio-circolatorio, sistema nervoso e neurovegetativo, apparato digerente); Diminuzione di concentrazione; Stress, con conseguenti esiti negativi sulla salute (es. ipertensione, depressione); Difficoltà dovute a comunicazione e segnalazioni acustiche rese più difficili dal rumore, con perdita di percezione dei segnali, anche di avvertimento o di emergenza. Il rumore può interagire con altri pericoli come l’uso di sostanze “ototossiche”, ad esempio, sostanze diluenti (Acqua ragia, Combustibili, Toluene, Etil-benzene, ecc), aumentando il generale livello di rischio di ipoacusia per i lavoratori. L’EFFETTO NEGATIVO PIÙ MACROSCOPICO DEL RUMORE È LA DIMINUZIONE O LA PERDITA DELL’UDITO CHE NON È CURABILE, MA PUÒ ESSERE PREVENUTA.

INDICAZIONI TECNICHE

Il D.Lgs n° 81/2008 – Capo II, titolo VIII detta disposizioni contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro e definisce: Pressione acustica di picco (ppeak): il valore massimo della pressione acustica istantanea ponderata in frequenza “C”; Livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX, 8h): [dB (A) riferito a 20 \muPa]: il valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di 8 ore (A), definito dalla norme internazionale ISO 1999: 1990 punto 3.6. Si riferisce a tutti i rumori sul lavoro, incluso il rumore impulsivo; Livello di esposizione settimanale al rumore (LEX, w): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana nominale di cinque giornate lavorative di 8 ore, definito dalla norma internazionale ISO 1999: punto 3.6, nota 2. I valori limite di esposizione e i valori di azione indicati nel D.Lgs n° 81/2008 art n° 189 – Capo II – Titolo VIII, sono di seguito riportati: Riferimento Esposizione Pressione acustica di picco P (ppeak) giornaliera (LEX, 8 h) Valori limite di esposizione 87 dB (A) = 200 Pa (=140 dB(C) riferito a 20 \muPa) Valori inferiori di azione 85 dB(A) = 140 Pa (=137 dB(C) riferito a 20 \muPa) Valori inferiori di azione 80 dB(A) = 112 Pa (=135 dB(C) riferito a 20 \muPa) Laddove a causa delle caratteristiche intrinseche dell’attività lavorativa l’esposizione giornaliera al rumore varia significativamente, da una giornata di lavoro all’altra, è possibile sostituire, ai fini dell’applicazione dei valori limite di esposizione e dei valori di azione, il livello di esposizione giornaliera al rumore con il livello di esposizione settimanale a condizione che: a) Il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un controllo idoneo, non ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A); b) Siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività. Nel caso di variabilità del livello di esposizione settimanale va considerato il livello settimanale massimo ricorrente. Per il rischio rumore, le classi di rischio e gli obblighi sono: Classi di rischio Obbligo conseguente/provvedimenti da attuare Livello sonoro di Il rischio è considerato accettabile, comunque è necessario disporre dei dispositivi di protezione individuale (DPI); avere una sufficiente formazione esposizione settimanale inferiore o e informare, formare e addestrare i collaboratori; effettuare una uguale a 80 dB (A) valutazione strumentale delle macchine e attrezzi; informare il medico (valore di azione) competente sui risultati della valutazione del rischio.

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Classi di rischio Obbligo conseguente/provvedimenti da attuare Livello sonoro di Effettuare i rilievi dei livelli di esposizione con metodi e apparecchiature idonee; redigere un rapporto di valutazione del rumore (esposizione al esposizione settimanale oltre 80 rumore dell’operatore); informare i lavoratori sui rischi derivanti dB(A) e inferiore a 85 dall’esposizione al rumore; utilizzare idonei dispositivi di protezione dB individuali dell’udito; sottoporsi e sottoporre i lavoratori a controlli medici su richiesta del lavoratore o su consiglio del medico competente quando ne confermi l’opportunità. Livello sonoro di Uso obbligatorio dei dispositivi di protezione dell’udito (DPI) ; visita obbligatoria del medico competente superato il valore superiore di azione; esposizione settimanale uguale o adeguata formazione e informazione sull’uso delle attrezzature di lavoro; superiore a 85 dB(A) e riduzione del rumore attraverso la minor durata e intensità; l’esposizione a inferiore o al massimo livelli di esposizione sonora superiori a 85 dB può avvenire per brevi periodi (es. qualche ora settimanale o pochi minuti al giorno), utilizzando a 87 dB adeguati dispositivi di protezione individuale. Livello di esposizione Per esposizione al valore limite (dB 87), fermo restando l’obbligo di non sonora settimanale superamento di tale valore, il datore di lavoro deve individuare le cause dell’eccessiva esposizione e adottare misure immediate per riportare tale oltre gli 87 dB valore al di sotto del valore (87 dB), adottando alternative misure di prevenzione e di protezione rispetto al punto precedente. Ai fini della verifica del rispetto dei valori limite di esposizione, il datore di lavoro, tiene in considerazione l’attenuazione prodotta dai DPI uditivi indossati.

NOTA BENE: Piccole differenze di valori di esposizione al rumore settimanale può portare a grandi differenze di pressione sull’orecchio e di conseguenza a elevati rischi di sordità. La scala dei decibel non è lineare, per cui non si possono sommare i livelli sonori in modo aritmetico ma occorre ricorrere ai logaritmi; ad es.: 80 dB + 80 dB = 83 dB. 3 dB in più equivale al raddoppio della potenza sonora. Cosa fare

Per ridurre i probabili effetti negativi del rumore sui lavoratori occorre attivare azioni di gestione attive, attraverso un processo logico che comprende fasi operative che possono essere così sintetizzate: a. Individuazione dei lavoratori esposti al rischio; b. Individuazione delle macchine e degli utensili utilizzati; c. Individuazione degli ambienti e delle condizioni di lavoro; d. Individuazione della contemporaneità di diverse fasi di lavoro e di diversi tipi di lavoro eseguiti nello stesso ambiente; e. Individuazione, per ogni lavoratore, del tempo di esposizione giornaliero rappresentativo del periodo di maggiore esposizione in relazione alle mansioni svolte; f. Valutazione del rischio, che contempla i seguenti aspetti: Il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a rumore impulsivo; I “valori limite di esposizione” e i “valori di azione” di cui all’art. 189; Tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza e i minori; Per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra rumore , vibrazioni e sostanze ototossiche; Tutti gli effetti indiretti sulla salute risultanti da interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il rischio di infortuni; Informazioni e conoscenze tecniche, ivi comprese: a. le informazioni fornite dai costruttori delle attrezzature; b. l’esistenza di attrezzature idonee per ridurre l’emissione del rumore; c. il prolungamento del periodo di esposizione al rumore ; d. le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria e quelle disponibili nella letteratura scientifica; e. la disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito. Misurazione diretta dell’intensità del rumore tramite appositi fonometri; es. g. La dove è possibile eliminare la fonte di produzione del rumore, mentre dove ciò non fosse possibile intervenire con: La modifica del processo; 7


l’utilizzo di macchine con emissione inferiore di rumore; L’adozione di misure per evitare forti rumori da impatto; l’installazione di silenziatori La realizzazione di interventi di manutenzione preventiva delle macchine, secondo le indicazioni fornite dal costruttore; L’introduzioni di smorzatori di rumore o isolamento delle parti soggette a vibrazioni; L’isolamento delle procedure rumorose e la limitazione dell’accesso alle zone rumorose; L’interruzione del percorso del rumore aereo attraverso l’impiego di recinzioni e barriere insonorizzanti; L’utilizzo di materiale fonoassorbenti per ridurre il suono riflesso; Es

L’organizzazione del lavoro in modo da limitare il tempo di esposizione; L’utilizzo di dispositivi di protezione individuale dell’udito, che per essere pienamente efficaci devono essere utilizzati con continuità per tutta la durata dell’esposizione al rumore. I DPI devono riportare: il produttore o marchio commerciale, la denominazione del modello, il numero della norma, l’anno di produzione, il certificato di conformità CE. Esempi di dispositivi di protezione individuali Cuffie: Esse possono essere u lizzate per un livello di protezione acus ca a seconda della loro capacità di insonorizzazione.

Tappi auricolari dell’uso.

e tappi auricolari da modellare prima

di protezione: Oltre al padiglione auricolare vengono prot del capo. La trasmissione del suono a averso l’aria dalla dell’orecchio dovrebbe essere diminuita.

anche altre p essenziali ossea del cranio all’interno

Indumen di protezione dal rumore. Per livelli di rumore molto el è necessario indossare idonei indumen perché l’esposizione degli organi interni all’azione del suono può generare nausea, malessere generale, perdita di equilibrio ecc..

Utilizzazione di apposita segnaletica Es. Cartello da apporre nei luoghi con livelli di rumore superiore a 85 dB

Generico

Valutazione periodica della situazione aziendale; h. Attivare iniziative di formazione, di informazione e addestramento degli operatori; i. Programmare attività di sorveglianza sanitaria periodica, su richiesta dell’operatore e quando il medico competente ne conferma l’opportunità. Elaborato deldel progetto di informazione n° 10367/2013, - PSR-- Marche, Misura Misura 1.1.1. 1.1.1. Elaboratorealizzato realizzatonell’ambito nell’ambito progetto di informazione n° 10367/2013, PSR-Marche, _ Sottomisura lettera b) – lettera c), che prevede la partecipazione della Comunità Economica Europea. Sottomisura lettera b) lettera c), che prevede la partecipazione della Comunità Economica Europea. Si ringrazia la ditta SIR.TE.CO.s.r.l., via Pannaggi,13 - Sforzacosta - Macerata, per la supervisione tecnica di quanto sopra. Si ringrazia la ditta SIR.TE.CO. Via Pannaggi n. 13 – Sforzacosta - Macerata per la supervisione tecnica di quanto sopra.

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