Communication Agency Int. srl Anno XXII - N. 11-12/2016 Sped. in A.P. 45% Art. 2 Comma 20 Lett. B Legge 23/12/96 N. 662 - Filiale di Milano Prezzo di copertina E 2,00
CATENE ALBERGHIERE IN ITALIA LA NUOVA ERA DEL LUXURY TRAVEL
Andrea Di Maso Consorzio Seaman
ITALIA, UN BRAND CHE VALE ORO
ASSO VINCENTE
PARMA: EVENTI E SOGGIORNI A CINQUE SENSI
DORINA BIANCHI: FACCIAMO TURISMO, FAREMO IL BENE DELL’ITALIA
TOP QUALITY AL SERVIZIO DELL’OSPITALITÀ: CONSORZIO RE.ALE OUTSOURCING
TINKS LABS. IL MONDO A PORTATA DI “HANDY”
INDICE INSERZIONISTI
Allegrini S.p.A. - Grassobbio (Bg)
BIT 2017 - Rho (Mi) Blastness srl - La Spezia
Compagnie Des Hotels
CWT Meetings & Events - Milano
Fidenza Village
Fiera di Vicenza - Vicenza
Grand Hotel De La Minerve (Rm)
Green Park Hotel Pamphili - Roma
Hhonors Hilton Worldwide
Presidente: Andrea Delfini
Direttore: Piero Donato
Senior Director CWT Meetings & Events Italy: Armando Mastrapasqua
tel. 035 4242111 www.allegriniamenities.com
pag. 84
www.bit.fieramilano.it
II cop
tel. 0187 599737 www.blastness.com
pag. 115
Tel. 0577 73 511 www.compagniedeshotels.com
pag. 70
tel. 055 09491111 www.cwt-meetings-events.it
pag. 11
Corporate Sales Representative: Rossana Iezza tel. 340 4790193 www.fidenzavillage.com
pag. 83
Convention Centre Manager: Massimiliano Malgioglio
tel. 0444 969935 www.fieradivicenza.it
pag. 129
Sales&Marketing Director: Elena Zavagli Ricciardelli
tel. 06 695201 www.grandhoteldelaminerve.com
pag. 9
Direttore: Marco Migliaccio
tel. 06 661028 www.hotelpamphili.com
pag. 65
tel. 02 69833000 meetings.hilton.com
IV cop
tel. 035 606251-265 www.nwglobalvending.com
III cop
Sales Office Italy:
N&W Global Vending Spa (marchio NECTA) / Vendite Horeca Italia - Valbrembo (Bg) Nero Hotel Group - La Spezia
Amministratore delegato: Gianluca Giglio
www.nerohotels.com
pag. 127
Palazzo Montemartini (Rm)
Direttore Generale: Giuseppe Marchese
tel. 06 45661 www.palazzomontemartini.com
pag. 57
tel. 02 48844854 www.pedersoli.com
pag. 7
tel. 06 54537382 www.sheratonrome.com/meetings
pag. 91
tel. 02 49545102 www.hotel.sky.it
pag. 3
tel. 00351 210312700 www.visitlisboa.com
pag. 39
tel. 0925 998180 www.roccofortehotels.com
pag. 5
tel. 0832 452447 www.vestashotels.it
pag. 107
Pedersoli - Assago (Mi)
Sheraton Roma Hotel & Conference Center (Rm)
Titolare: Martino Pedersoli
Director of Group Sales: Franca Faccini
Sky TV
Turismo de Lisboa Visitors & Convention Bureau - Lisbona Verdura Resort - Sciacca (Ag)
Vestas Hotels & Resorts - Lecce
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General Manager: Marco Truffelli
Digital Marketing: Carola Ammirabile
Set on 230 hectares, Verdura Resort is a place with a true sense of space. It’s a place where your room will seem woven subtly into the landscape, with uninterrupted views of the sea from your private balcony or terrace. There are three Kyle Phillips golf courses, a 60-metre infinity pool, 6 clay tennis courts, a 4,000 m2 spa, 2 km private beach, four restaurants, five bars, 7 meeting rooms and much more. Complimentary clubs for kids and teens available, 24hour babysitting, an array of family and sport activities. Located on the south-west coast of Sicily, next to the seaside town of Sciacca, the Resort is perfectly positioned for exploring the island.
Immerso in una tenuta di 230 ettari, Verdura Resort è un luogo in cui il tempo sembra fermarsi per permettere agli ospiti di godere a pieno i suoi immensi spazi. Le ampie camere diventano parte integrante del paesaggio, offrendo ininterrotte viste fronte mare da balconi e terrazze private. Tre campi da Golf disegnati da Kyle Phillips, una piscina infinity da 60 metri, sei campi da tennis, una Spa da 4000 m², 2 km di spiaggia privata, quattro ristoranti, cinque bar, sette sale meeting e molto altro. Kids e Teen Club gratuiti, servizio baby-sitting 24 ore, un ricco programma di attività per le famiglie e dedicate allo sport. Posizionato sulla costa sud-orientale della Sicilia, vicino alla città di Sciacca, il Resort è punto di partenza preferenziale per andare alla scoperta dell’isola.
Verdura Resort S.S. 115 Km 131 - 92019 Sciacca (AG) Tel. +39 0925 998180 - Fax +39 0925 998183 E-mail: reservations.verdura@roccofortehotels.com
Cari lettori, Le due facce del turismo che meritano una riflessione approfondita. Quest’anno abbiamo risultati eccezionali. Raggiungiamo il massimo storico degli stranieri, avvicinandoci a quota 60 milioni. Gli italiani sono finalmente tornati a viaggiare e soprattutto hanno riscoperto l’Italia, la patria della bellezza, non dimentichiamolo mai. In tutti i musei gli ingressi crescono a doppia cifra. A Pompei contano di raggiungere e superare la quota dei tre milioni di ingressi. Gli investimenti nel settore turistico sono in netta crescita, si prevede almeno un miliardo di euro solo nel 2016, per realizzare alberghi e strutture di alta qualità, recuperi di dimore storiche o nuovi sviluppi sul mare o in montagna. La bilancia dei flussi finanziari alimentati dal turismo è largamente attiva. E contribuisce significativamente a far crescere la ricchezza del Paese. Siamo tornati al centro della scena. Cultura e turismo sono cardini dell’azione del Governo e punti chiave della strategia di sviluppo economico, in stretta connessione con la promozione del made in Italy nel mondo. È partito un grande progetto globale di promozione del comparto eno-gastronomico attraverso la mobilitazione dei grandi chef italiani nel mondo e
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da ciò si attendono ulteriori flussi turistici verso l’Italia oltre alla promozione dei prodotti food. I marchi della moda e del design sono tra i più graditi e ricercati. Qual è allora l’altra faccia? Perché dobbiamo preoccuparcene se lo scenario è largamente positivo? Ebbene l’altra faccia si chiama abusivismo. Non saremo mai un sistema ricettivo evoluto senza regole. Il dilagare delle affittanze turistiche senza alcun controllo certo non fa bene al Paese. Fanno bene i top manager delle aziende e i vertici delle associazioni a puntare il dito. La sharing economy ha potenzialità straordinarie ma servono principi chiari a difesa di tutti. Prima di tutto della qualità dell’offerta. Vengono in mente i rischi delle facili avventure imprenditoriali che spesso si rivelano improduttive. E, peggio, appannano l’immagine. Ecco dovremmo evitare proprio questo. Siamo un Paese di grandi alberghi di lusso, con tradizioni e standard elevatissimi. Abbiamo una rete ricettiva capillare e molto ampia. L’offerta italiana deve essere trasparente, di alta qualità e deve essere all’insegna della trasparenza e dell’equità. Dimostriamo di saper vincere anche questa battaglia.
Mario Mancini
www.pedersoli.com
Attrazione Profonda MILANO • GENOVA • TORINO • VENEZIA • FIRENZE • ROMA • NAPOLI • COSTA SMERALDA • COSTA AZZURRA • GINEVRA • FRANCOFORTE • BERLINO
SOMMARIO
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Indirizzi
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Cari lettori
HOTEL&FINANZA
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Notizie su valori, espansioni, management alberghiero
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Parma e Food Valley, capitali italiane della cucina stellata
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Il Labirinto della Masone
COVER STORY
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Consorzio Seaman. Asso Vincente
L’INCHIESTA
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Catene alberghiere in Italia Tutti i modi di dire Incentive
SCENARI DEL TURISMO
44 48 52 58 62 64 66 68
Strategie e risorse per il turismo italiano
La ristorazione al Labirinto
SELECTED BY MM
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Grand Hotel de la Ville
LAGO D’INVERNO
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Aqualux Spa&Suite Bardolino
Federalberghi dichiara guerra agli “abusivi” La nuova era del Luxury Travel Italia, un brand che vale oro Facciamo turismo, faremo il bene dell’Italia A Bit 2017 riflettori più che mai sul MICE Firenze Fiera Hilton Worldwide 2017
FOCUS PARMA
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Eventi e soggiorni a cinque sensi Food Valley Travel&Leisure. Artigiani del viaggio esperienziale
LE NUOVE FRONTIERE DEL MARKETING
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Viaggiare 3.0
START UP
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Un nuovo modello di imprenditoria smart nell’ospitalità
RISORSA UOMO
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Lavoro e stress: parola d’ordine digital detox Vampiri energetici in ufficio
LA PAROLA AL FORMATORE
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Generazioni bruciate davanti a un pc
UNA METAFORA PER CRESCERE
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Motivazione, una dolce bugia
GRAND HOTEL DE LA MINERVE, UN GIOIELLO INCASTONATO NEL CUORE DI ROMA. Il Grand Hotel de la Minerve, cinque stelle lusso, è ospitato in un magnifico palazzo seicentesco, nel centro storico di Roma di fronte al Pantheon ed a pochi passi da Piazza Navona, Fontana di Trevi e Piazza di Spagna. L’Hotel, completamente rinnovato per meglio soddisfare le sofisticate e moderne esigenze della clientela, ha conservato nelle sue linee nobili ed eleganti l’atmosfera di una “casa” aristocratica. 135 lussuose camere tra Classic, Superior, Deluxe, Grand Deluxe, Junior Suites e Suites. Location ideale anche per realizzare i vostri importanti incontri di lavoro, briefing, cene e pranzi aziendali. Dispone di un'ampia e raffinata sala in grado di accogliere fino a 120 persone in un'unica soluzione ed altre 4 salette per piccoli meeting da 10 fino a 25 persone. Il ristorante “Minerva Roof Garden” aperto tutto l’anno per pranzi e cene, è un vero fiore all’occhiello di gourmandise e seduce i propri ospiti con una vista mozzafiato su Roma. Grand Hotel de la Minerve, l’accoglienza di un lusso senza tempo.
Piazza della Minerva, 69 00186 Roma Tel. 06 695201 - Fax 06 6794165 Email: info@grandhoteldelaminerve.com www.grandhoteldelaminerve.com www.minervaroofgarden.it
SOMMARIO
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Tink Labs. Il mondo a portata di “handy” SchönhuberFranchi
TREND
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Va’ dove ti porta il Food Wine Tourism
FINANCE CONFIDENTIAL
NUOVI FORMAT
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Equity Crowdfunding, un supporto finanziario per imprenditori innovativi
Barefooting. I luoghi dove praticarlo
TOP MICE&BLEISURE DESTINATION IL PARERE DEL LEGALE
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Soggiorni esperenziali ai Castelli Romani
Quattrozampe senza confini
TOP BLEISURE HOSPITALITY
108 110 112
Alexander Museum Palace Hotel Hilton Sorrento Palace Roscioli Hotels
LE VIE DELL’INCENTIVE
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116
Meraviglie di Washington
Villa Barbarich Hotel
TOP QUALITY AL SERVIZIO DELL’OSPITALITÀ
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Cantina di Santadi Culti Milano Consorzio Re.Ale Outsourcing Geminiano Cozzi Venezia1765
ICON
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Il calzolaio dei re
HOSPITALITY NEWS
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Notizie dal mondo dei viaggi e dell’ospitalità
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Indirizzi
LA CREATIVITÀ CHE SOGNI & I RISULTATI CHE VUOI
PERCHÉ I VOSTRI EVENTI RAGGIUNGANO GLI OBIETTIVI DESIDERATI. CWT Meetings & Events affianca le aziende offrendo creatività e affidabilità a ogni nuovo progetto. Lavoriamo tutti insieme per raggiungere un unico fine: l’assoluta armonia delle soluzioni prodotte. Assicurati che il tuo prossimo evento sia un successo vero, con risultati misurabili.
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© 2016 CWT
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OSPITALITÀ
QUANDO I PUNTI DI RIFERIMENTO VACILLANO HOTEL TRANSACTION
SEMPRE PIÙ LUSSO A MILANO SCENARI
EMOZIONI E QUALITÀ DELL’OSPITALITÀ: COSA CONTA DI PIÙ?
ITALIAN HOTEL MONITOR Primi dieci mesi di segno positivo per gli alberghi italiani, si consolida la ripresa dell’occupazione e crescono i prezzi
CREARE UN RISTORANTE D’HOTEL ECONOMICAMENTE VINCENTE Accantonate le due/tre stelle Michelin che fanno da calamita, ma raramente danno marginalità all’hotel, l’informalità sembra essere il fil rouge che sancisce il successo di un ristorante commerciale all’interno di un albergo, specie se quest’ultimo è indipendente. Ma per far sì che il ristorante sia vissuto come luogo di aggregazione simpatica, ci vogliono anche fascino e giusta atmosfera
RIQUALIFICARE UN VECCHIO ALBERGO SENZA SPRECARE Tutti, oggi, sono concordi: sul fronte dell’ospitalità è necessario un robusto ringiovanimento delle strutture ricettive. Ma quali interventi i proprietari dei vecchi alberghi devono ritenere essenziali e quali invece considerare superflui? I pareri sono spesso divaricanti...
Editoriale di Aureliano Bonini*
Quando i punti di riferimento vacillano i viene frequentemente richiesto di dare pareri e fare previsioni economico-finanziarie collegate al valore di alberghi e resort. Lo facciamo cercando di essere più precisi e attenti possibile, per non sbagliare. Ma fare previsioni affidabili alla luce degli attuali avvenimenti internazionali richiede tanta esperienza e sebbene si possieda un lungo cannocchiale talvolta non è sufficiente. Per anni, ad esempio, abbiamo enfatizzato il ruolo delle catene alberghiere, esaltato gli standard, la qualità dell’alloggio e... gli hotel del Morgans Group. Prima del 2007 raccomandavamo agli albergatori “andate a New York a studiare i piccoli boutique hotel che fanno soldi a palate”. Perché nella Grande Mela c’erano 3 piccoli hotel, l’Hudson, il Morgans e il Royalton, che marciavano abitualmente tra il 95% e il 99% di room occupancy a prezzi altissimi. Uno spettacolo per gli albergatori italiani, che potevano attingere idee anche dal Delano di Miami, dal quale noi (e non solo noi) ricavammo l’insegnamento – ora popolare anche in Italia – della presentazione dei letti bianchi senza copriletto coordinato con le tende. Ma allora – direte voi – le OTA o non esistevano o non funzionavano. Era tutto diverso, per calamitare i turisti ci volevano qualità dell’ospitalità, atmosfere speciali e bravura dei manager. Allora quegli hotel valevano due milioni di euro a camera. Attualmente il gruppo Morgans, con alberghi a New York, Miami, Las Vegas, Los Angeles, Londra, Istanbul e Doha, è in vendita: un portafoglio di 20 alberghi che sta per passare di mano (SBE Entertainment Group è l’acquirente e dovrebbe chiudere il deal entro la fine dell’anno) per circa 800 milioni di dollari. Il mito dei favolosi alberghi Morgans sembra dunque svanito e non per ragioni manageriali, ma per problemi finanziari. La finanza ha perso negli ultimi anni interesse per gli immobili alberghieri il cui valore non cresce più al ritmo del 10 percento all’anno. La finanza non è interessata ai risultati netti di gestione perché semplicemente non bastano per retribuire i fondi che non investono mai per meno dell’11% di incremento annuale del capitale investito. Cosa fanno invece gli speculatori immobiliari italiani? Per ora stanno fermi e il valore degli alberghi, di-
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*Aureliano Bonini è esperto di organizzazione alberghiera e hotel management, ha insegnato alle facoltà di Economia dell’Università di Perugia, di Rimini e alla Luiss di Roma. Dal 2007 è Lecturer di European Food&Beverage alla Hotel School della Cornell University di Ithaca, N.Y. (USA). Trademark Italia opera nel settore dal 1982 con un portafoglio attuale di 250 alberghi.
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pendendo dai risultati di gestione (senza rivalutazione immobiliare), non cresce. Conclusione italiana: ci vuole una “spintarella” e magari l’idea di conversione dell’immobile con dei format più speculativi come i condohotel. Potrebbe funzionare, anche se non ovunque. Eppure un grande investitore in Italia ce l’avremmo. Statuto (al netto delle ultime poco rassicuranti notizie legate al caso Danieli di Venezia) possiede i migliori hotel a 5 stelle di Milano (e non solo) e rappresenta un modello di ospitalità da cui c’è molto da imparare. Peccato che tutti i suoi investimenti, come quelli di altri fondi (italiani o stranieri), siano orientati sugli alti livelli dell’ospitalità, (5 stelle e 5 stelle lusso). Purtroppo però quello che serve davvero in questo Paese sarebbe un rinnovamento della classe midscale, i tre stelle che rappresentano oltre la metà dell’offerta alberghiera nazionale e la cui riqualificazione (almeno di parte di loro) cambierebbe davvero il volto ospitale del nostro Paese. Concludendo: il mercato delle compravendite è tuttora incagliato, le banche hanno i “magazzini” pieni di alberghi che non pagano più le rate ipotecarie e ci sono decine di hotel che nessuno vuole acquisire sebbene le condizioni siano più che buone. In attesa che il ciclo riparta, le ultime notizie indicano un 2016 positivo con buoni guadagni (costi-ricavi) per le gestioni dirette degli albergatori proprietari. A livello europeo una nota società di studi e revisioni afferma che il settore alberghiero nel breve termine vedrà crescere il proprio fatturato del 7% mentre il GOP (la differenza costi-ricavi) non crescerà più di un punto percentuale a causa delle piatte tariffe medie giornaliere. Nei maggiori capoluoghi italiani la crescita del RevPAR 2016 si aggira invece sul 3-4%. L’occasione è buona per ribadire che l’incertezza del clima politico - dicono gli esperti - consiglia la massima prudenza finanziaria: meglio rimanere alla finestra in attesa di vere occasioni anziché di convenienti acquisizioni.
Valutare, acquistare e vendere un hotel Master Meeting offre ai suoi lettori un nuovo servizio di consulenza e assistenza rivolto a chi desidera valutare, acquistare o vendere il suo albergo. Contattate la redazione di Master Meeting (tel. 02862327) e sarete richiamati il più rapidamente possibile dai nostri consulenti.
HOTEL TRANSACTION
HNA acquisisce il 25% del capitale di Hilton on si arrestano gli investimenti cinesi nelle attività alberghiere occidentali. L’ultimo importante colpo è stato messo a segno negli Stati Uniti da HNA Group che ha acquisito circa il 25% di Hilton Worldwide Holdings da Blackstone Group per circa 6,5 miliardi di dollari. Con questa transazione che dovrebbe chiudersi nel primo trimestre del 2017, Blackstone riduce la sua partecipazione in
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Hilton al 21% facendo diventare HNA il maggiore azionista della catena alberghiera. Dopo le acquisizioni di Carlson Hotels (proprietario del brand Radisson SAS e della maggioranza di Rezidor Hotel Group) e del 30% di NH Hotels, il colosso cinese dell’aviazione e del traffico mercantile fa un ulteriore passo avanti nella conquista di una posizione di rilievo nel panorama dell’hotellerie mondiale.
Grazie a questo accordo HNA deterrà anche una partecipazione del 25% in Hotel Park & Resorts, il programmato spin-off immobiliare di Hilton e Hilton Grand Vacations. HNA (società madre di Hainan Airlines) dispone ora di 90 miliardi di dollari di asset, produce quasi 30 miliardi di fatturato annuo con una forza lavoro internazionale di quasi 200.000 dipendenti tra Nord America, Europa e Asia.
Rallentano gli investimenti allentamento in vista per gli investimenti alberghieri. I proprietari degli immobili stanno ancora comprando e vendendo alberghi, ma non investono in nuovi esercizi. Questo è quanto è emerso dal Lodging Industry Investment Council dove si è discusso dello stato dell’arte del settore alberghiero nel 2016. Le quotazioni degli immobili (valori per camera) sono praticamente simili a quelle del 2015 ma è diminuita la velocità delle transazioni. Un rallentamento che condiziona anche il ritmo dei negoziati. Ogni semestre che passa il valore degli alberghi si contrae del 10% (prima della crisi cresceva invece del 10 %). Accade quindi che trattando con acquirenti prudenti e senza fretta i proprietari degli hotel perdano ogni anno importanti quote di valore. Dal mercato si evince anche che la lentezza delle trattative è maggiore quando chi compra è quotato in Borsa. Il primo fattore condizionante per una trattativa è rappresentato da clausole rigide e dall’assenza di sentiment (entusiasmo) nella transazione. Se non si fa ricorso al dinamismo cercando di chiudere l’affare in tempi rapidi, si alza il rischio che il negoziato perda di valore. Un secondo, ma non meno importante, problema è rappresentato dal fatto che i valori immobiliari sono così bassi (nella maggior parte dei casi) da sconsigliare i proprietari-venditori a ridurre ulteriormente il valore per camera. Oggi ovunque nel mondo funziona così e allora bisogna fare i conti con i prezzi che scendono, anche se qualche eccezione gli investitori la fanno. Per farla deve però esserci il mito, quel mito che serve per una eventuale e parziale conversione in condhotel di lusso. Terzo problema: oggi chi compra non si accontenta della classica valutazione a reddito. Ieri un albergo che riusciva a dimostrare un profitto operativo (GOP) del 25% si vendeva come minimo moltiplicando per 15 il reddito lordo annuale. Oggi non basta moltiplicare per 10. L’hotel vale sul mercato molto meno per-
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ché gli investitori cercano la rendita, non vogliono la gestione e neppure vogliono affrontare i rischi di un contratto di management. Gli investitori internazionali ci sono ma sono a caccia di investimenti speculativi, di acquisizioni rapide e veloci che facciano girare in fretta il capitale (Milano, Roma, Firenze e Venezia sono le piazze che interessano). Quarto problema: con l’inflazione vicina allo zero i valori immobiliari non crescono più. E quel che è più grave, nessuno immagina che l’albergo possa rientrare tra i beni rifugio. In positivo appare chiaro che sul mercato c’è un sacco di liquidità che però viene spostata solo per acquisti strategici e speculativi nelle principali location nazionali ed internazionali, nei mercati che crescono davvero. Anche secondo i componenti del Council of Lodging Investment gli acquirenti puntano a contrarre i prezzi di vendita mentre i venditori tentennano e sostanzialmente perdono soldi. Ma il mondo è grande, i viaggiatori aumentano (sia business che leisure) e ovviamente non tutto è fermo. Le eccezioni e il dinamismo delle compravendite riguardano i primi 10 mercati del mondo: New York, Los Angeles, Miami, Londra, Amsterdam, Milano, Roma, Parigi, Francoforte e Hong Kong.
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Il rapporto tra padri e figli influisce sugli aspetti economici e finanziari a stima è realistica: 7 hotel italiani su 10 appartengono a piccole e grandi famiglie. Dunque il rapporto tra padri anziani e figli giovani contribuisce a determinare il valore aziendale e immobiliare dell’hotel. Il passaggio dell’albergo da una generazione all’altra è una fase estremamente delicata perché mette a confronto modi di vedere, idee ed interpretazioni differenti della clientela attuale e di prospettiva. Ecco perché è importante presidiare questo processo che deve avvenire nel modo più indolore e meno conflit-
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tuale possibile. Il passaggio cruciale è quello tecnologico insieme al cambiamento dei nuovi canali distributivi per promozione, comunicazione e commercializzazione. Sono passaggi che se tra genitori e figli non c’è accordo possono diventare conflittuali con i giovani eredi che tenderanno a rivoluzionare la politica aziendale puntando a fare cose nuove e comunque diverse da quelle dei padri, spingendoli a fare un significativo passo indietro. In ogni caso il processo di ricambio generazionale si configura certamente come una fa-
Sempre più lusso a Milano l capoluogo lombardo continua ad essere un potente attrattore per gli investimenti alberghieri di segmento upper upscale. Entro il 2018 aprirà infatti in corso Monforte (a due passi da piazza San Babila) un nuovissimo boutique hotel a marchio Indigo, brand di fascia alta del gruppo InterContinental, già presente in Italia con l’hotel St. George di Roma. Dalla completa ristrutturazione di uno storico palazzo milanese scaturirà un hotel con 55 camere, ristorante, corte interna e centro fitness. Con questa operazione InterContinental Hotel Group si assicura una prestigiosa location per gli otto alberghi con proprio marchio nella città milanese.
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se di rischio per la diversità di vedute e di interpretazione del mercato, ma può rappresentare anche un’occasione di cambiamento e miglioramento per l’impresa. Da diverse analisi emerge infatti che i “successori” diventano driver di innovazione nell’impresa poiché si prestano maggiormente ad interpretare i cambiamenti del mercato che i senior non sono in grado o non vogliono cogliere. Per fare in modo che tale passaggio sia non solo “dolce” ma anche un’opportunità, occorre che: • la fase di transizione sia il più breve possibile; • ci sia a monte, prima della consegna dell’albergo ai figli, una pianificazione del percorso da fare; • il successore, lo junior, sia adeguatamente formato e preparato; • i problemi famigliari siano il più possibile gestiti da consanguinei (senza interventi di nuore, generi, cugini, nipoti ed estranei); • ci sia rispetto per il modello gestionale (se di successo) che ha portato l’azienda al punto in cui si trova; • non vengano posti limiti all’innovazione intergenerazionale... purché questa non sia tutta centrata solamente su tecnologia, web e OTA. E speriamo che le nuove generazioni capiscano in fretta (laddove non è avvenuto) che è ancora il prodotto con i suoi comfort, la sua ospitalità, la sua accoglienza a fare la differenza.
SCENARI
Brexit: gli hotel di Londra perdono fatturato e margine operativo a Brexit si sta rivelando un’arma a doppio taglio per gli hotel della capitale inglese. Se infatti il numero dei pernottamenti è in continua crescita grazie ai turisti leisure attratti da una maggiore convenienza della sterlina (svalutatasi rispetto alle principali valute internazionali), al contrario i fatturati alberghieri calano a causa della contrazione dei viaggi d’affari e delle trasferte aziendali. Secondo gli ultimi dati Hotstats, l’ADR (Average Daily Rate) degli alberghi londinesi ha registrato un calo del 2,5% negli ultimi 3 mesi. Stando agli analisti questo trend potrebbe aggravarsi
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se le grandi banche internazionali dovessero decidere di mettere in pratica la loro minaccia di lasciare Londra entro il prossimo anno. A fronte di questo occorre segnalare però che le richieste per eventi sono aumentate del 41% tra giugno e settembre grazie proprio al calo della sterlina. Secondo London & Partners, il convention bureau della città, tutto questo interesse è chiaramente legato alla nuova accessibilità economica di Londra che attrae meeting e convention da ogni parte del mondo. Tutti vogliono cogliere l’attimo, perché domani, in effetti, chissà.
Emozioni e qualità dell’ospitalità: cosa conta di più? a circa 3 anni ascoltiamo assessori, direttori di enti pubblici ed eminenti esperti del Ministro Franceschini dichiarare che il turismo è cambiato. Che i viaggiatori si spostano sempre di più spinti e attratti dalle emozioni, dalle percezioni, dalle sensazioni. Tutto questo per non ammettere che in realtà alla base di tutto ci sta l’ospitalità, un’ospitalità che nel nostro Paese non brilla, che è invecchiata e non si riqualifica (in molti casi perché non ci riesce). È un’Italia che loro non capiscono e per questo ricorrono a fumetti sociologici per poi comporre l’ennesimo piano strategico distante dalla realtà e dal mercato turistico. Veniamo all’ospitalità, vero cuore dell’offerta turistica nazionale... patrimonio culturale e ambientale a parte. Circa trentamila alberghi datati si contendono i milioni di turisti che arrivano in Italia. Arrivano di “caduta”, di default, con o senza ENIT, perché come dimostrano i dati degli ultimi anni, anche in presenza di un ENIT congelato, il turismo nel nostro Paese ha continuato a crescere, attraendo sempre più viaggiatori internazionali. Di questo dato il Ministro non sa o non vuole sapere, eppure ENIT si rende conto che il prodotto ospitale è deteriorato e preferisce rifugiarsi su emozioni-percezioni e sulle relative strategie digitali anziché occuparsi di prodotto. Cosa sta facendo infatti l’Italia sul fronte della riqualificazione della sua (vecchia) offerta alberghiera? Assolutamente nulla. Federalberghi, che per sua natura deve difendere la categoria, non ci pensa nemmeno a sbandierare le debolezze dei propri associati. Anzi, per evitare di dire che l’Italia ha assoluta necessità riqualificazione e soprattutto di una nuova classificazione, punta apertamente il dito contro Airbnb, brandendolo come lo spauracchio dell’italico malessere turistico. D’altra parte, senza sapere neppure che il 50% almeno dei cosiddetti tu-
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risti sono viaggiatori d’affari, il Ministro del turismo (anzi dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) ama inseguire quel segmento generazionale tanto di moda chiamato millennials. Sono i nati dopo il 1985 che in Europa (al contrario degli Stati Uniti dove non raramente sono già manager in qualche importante azienda) viaggiano ancora con lo zaino, comprano solo low cost e alloggiano negli ostelli, quasi mai in alberghi a 4 stelle. Impossi-
bile spiegarlo agli attuali protagonisti dell’establishment romano che punta a comunicare proprio con chi l’ospitalità alberghiera la evita. Chi afferma che la comunità turistica è tutta connessa e collegata, e che quello che conta sono i contratti con Google, Booking ed Expedia ha una vision parziale del mercato. Il turismo supererà anche questa fase, ma se Roma continuerà così, la strada sarà sempre più dura!
Riqualificare un vecchio albergo senza sprecare upposto che gli albergatori piccoli e medi possano partecipare ai bandi POR FESR resi disponibili da molte Regioni, visto che questi bandi prevedono incentivi “a fondo perduto” per la ristrutturazione, ritorniamo sul tema della riqualificazione e ringiovanimento degli hotel italiani. Tutti oramai concordano che sul fronte dell’ospitalità è necessario un robusto ringiovanimento delle strutture ricettive. Gli storici proprietari di un vecchio albergo così come quelli che acquisiscono una nuova attività strutturalmente “datata” devono studiare con attenzione quali interventi sono essenziali e quali sono da considerare superflui. E qui i pareri sono spesso divaricanti: c’è chi insiste sulle nuove tecnologie, chi sugli arredi della hall e degli spazi comuni, altri ancora sulle camere. A volte sarebbe più conveniente abbattere un vecchio hotel, in altri casi ciò che vecchio o per meglio dire “vintage” è preferibile al nuovo. Il consiglio è quello di studiare, confrontarsi e chiedere pareri esperti a chi se ne intende per poi decidere. A livello internazionale – dice STR Global – la maggior parte degli alberghi che hanno cessato di operare avevano tra i 40 e 50 anni, più o
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meno l’età che hanno gli alberghi della costa adriatica, dove si concentra il 70% del turismo balneare stagionale italiano. In Europa gli alberghi che hanno più di 40 anni sono alla fine della loro vita finanziaria, ma garantiscono un reddito al gestore, ragione per cui non sono facilmente alienabili. Il gestore non rinuncia al reddito prodotto che considera perpetuo e quindi ascolta le eventuali offerte ma senza una reale intenzione di vendere. Meglio puntare sui proprietari-gestori di hotel alle prese con quell’ormai improrogabile aggiornamento tecnologico nei confronti del quale molti senior manager non simpatizzano, per cui è più probabile che siano disposti a cedere e vendere. Entrando nello specifico della ristrutturazione, può essere utile programmare una riqualificazione intelligente e sensibile, un “revamping” che genera quel fascino che gli alberghi nuovi non avranno mai. Per evitare che l’hotel appaia vecchio e obsoleto in un contesto di alberghi di recente costruzione possono bastare 80/90mila euro a camera. Se si vuole invece riqualificarne solo le camere senza intervenire sulla struttura possono bastare 50mila euro per camera... ma anche 15mila se si 11-12 2016
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volesse intervenire in economia. Non è la stessa cosa invece se si vuole fare un rebranding. Ad esempio chi si concentra sulle aspettative dei giovani e sulle modeste aspettative di alloggio dei millennials rischia di sottovalutare i valori immobiliari di hotel che hanno una storia e che spesso, nelle città capoluogo, sono superiori a quelli delle costruzioni post 1980. Un albergo con 50-70 anni di vita ha una storia e spesso un valore, anche per questo il rinnovamento negli hotel datati risulta più complesso e faticoso. Spesso conviene quindi realizzarlo “a rate” chiudendo l’albergo per periodi molto più brevi di quelli richiesti da una demolizione e ricostruzione totale. Solo per fare un esempio: due-tre anni di chiusura distruggono il portafoglio clienti e possono cancellare un hotel dal mercato. Accertato quindi che gli alberghi
signore: cipria, creme, collane di perle, nuova acconciatura, etc. Il maquillage dura qualche anno, poi si deve ricominciare. Le difficoltà che frequentemente abbiamo incontrato nelle ristrutturazioni riguardano i bagni piccoli, che nei vecchi alberghi sono una sorta di standard così come i corridoi stretti e l’insonorizzazione debole. Con nuove tinte, nuovi colori, nuovi arredi, nuovi letti e qualche altro “trucco” è possibile riportare i vecchi alberghi allo splendore di un tempo e a tassi di occupazione soddisfacenti. I nuovi materiali disponibili sul mercato rendono facili gli aggiornamenti delle lobby, degli spazi pubblici e delle camere. Quindi rendere più bella e piacevole la “vecchia signora” è possibile. La priorità di ogni riqualificazione è rappresentata dalle camere, perché sono le unità alloggio il cuore
Boutique hotel: il Sagamore Pendry di Baltimora (USA)
storici generano emozioni che i nuovi difficilmente riescono a trasmettere vale la pena di studiare e comparare le due opzioni: • la prima è quella di trasformare il vecchio albergo in un boutique hotel, cosa improbabile per gli edifici nuovi. Il Sagamore Pendry Hotel (nella foto) è un esempio di cosa significa ringiovanire un hotel molto, molto vecchio che provoca la fantasia dei viaggiatori e facilita il “pricing”; • l’altra è quella di “truccare” l’albergo come si fa per le vecchie
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dell’albergo, la fonte principale di reddito e customer satisfaction. E la “vecchia signora” va ritoccata nelle sue parti più intime: nel bagno. Termoarredo cromato, ampio box doccia in cristallo temperato e rubinetti nuovi e brillanti, biancheria generosa, courtesy service di qualità e una funzionale illuminazione (almeno 200 watt). La priorità attuale per chi ha superato i 50 anni di vita è ineludibile: progettare un ritorno agli investimenti necessari alla ricostruzione e/o riqualificazione, studiando però
quali sono le cose che i clienti amano, le cose per le quali l’ospite è disposto a pagare di più, le cose che generano “reputazione” e passaparola positivo. Tra queste ovviamente c’è il servizio (gesti gentili, sorrisi, freschezza, flessibilità) parzialmente sottovalutato negli ultimi tempi. Leggiamo ancora sui siti degli hotel italiani avvisi micidiali su orario di arrivo e di partenza che si applicano solo quando il tasso di occupazione delle camere si avvicina al 90%, un traguardo che in pochi raggiungono. Servizio e ospitalità sono prioritari, meglio dunque evitare messaggi e atteggiamenti spigolosi e antipatici. È tutto valore aggiunto anche per gli eventuali compratori. Il servizio eccellente rende finanziariamente interessante l’albergo perché il piccolo investitore lo pesa economicamente. Molti giovani architetti, condizionati dal mood delle nuove tendenze social, sostengono che per catturare i clienti che appartengono alle giovani generazioni è superfluo pensare alle camere. Più importante per loro sono i servizi di lobby, di bar e gli spazi di entertainment dove socializzare. Pensano che le nuove generazioni di viaggiatori possano dormire anche in camere anonime dotate di bagni piccoli. Ma si sbagliano. Possiamo affermare con certezza che ovunque nel mondo è il comfort delle camere la chiave essenziale per la soddisfazione dei viaggiatori: per i giovani fuori casa per lavoro, così come per i baby boomers in vacanza. Agli albergatori più incerti e dubbiosi, che delle chiacchiere di marketing non si fidano, Trademark Italia suggerisce di partire dalla riqualificazione delle camere per creare un albergo di successo, tornando ad investire anche sulle risorse umane e quindi sul servizio.
IL BORSINO DELLE CATENE Starwood Hotels & Resorts Worldwide (NYSE)
Accor Hotels (Bourse de Paris) E36,00
$79
35,50
78
35,00
77
34,50
76
34,00
75
33,50 33,00
74
32,50
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6 set
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3 ott
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7 nov
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InterContinental Hotels Group (NYSE)
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3 ott
10 ott
17 ott
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31 ott
7 nov
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$24,50
43
24,00
42
23,50
41
23,00
40
22,50
39
22,00
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3 ott
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7 nov
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Choice Hotels International (NYSE)
2016
$54
49
53
48
52
47
51
46
50
45
49
44
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3 ott
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3 ott
10 ott
17 ott
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7 nov
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Hyatt Hotels (NYSE)
$50
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Hilton Worldwide (NYSE)
$44
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31 ott
7 nov
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Morgans Hotel Group (Nasdaq)
2016
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6 set
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Millennium & Copthorne (London Stock Exchange)
2,30 2,25 2,20 2,15 2,10 2,05 2,00 1,95 1,90 1,80
ÂŁ460 450 440 430 420 410
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5 set
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NH Hoteles (Bolsa Madrid)
30 ago
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3 ott
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17 ott
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31 ott
7 nov
14 nov
7 nov
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MeliĂĄ Hotels International (Bolsa Madrid)
E4,40
E11,60
4,30
11,40
4,20
11,20
4,10 11,00
4,00 3,90
10,80
3,80
10,60
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Italian Hotel Monitor© Primi dieci mesi di segno positivo per gli alberghi italiani, si consolida la ripresa dell’occupazione e crescono i prezzi opo oltre 3/4 dell’anno, il quadro elaborato dall’Italian Hotel Monitor relativamente agli alberghi di 45 città capoluogo conferma il consolidamento della ripresa turistica in atto in numerose destinazioni italiane. Tra gennaio e ottobre 2016 l’indice di occupazione camere degli alberghi italiani cresce di 1,1 punti rispetto al 2015, il prezzo medio camera (Average Daily Rate) del +0,3% con una tariffa media superiore ai 114 euro (114,59 euro). L’incremento complessivo (il dato
D
medio nazionale si attesta al 69,4%) evidenzia un’ampia diffusione della crescita, con la Room Occupancy (R.O.) in salita in ben 38 capoluoghi di provincia sui 45 monitorati. A trainare la ripresa sono in particolare Catania (+4,5 punti rispetto al 2015), Udine (+4,4), Genova (+3,3), Napoli (+3,2) e Bologna (+3,1). Sono ben 6 invece le città in cui viene superato il “muro” del 70% di occupazione camere: Firenze con il 76,2%, Roma (74,8%), Milano (72,6%), Venezia (71,9%), Napoli (71,3%) e Genova (70,2%). So-
Compravendite - novembre 2016 HOTEL IN VENDITA Categoria
Camere
Location
5 stelle
68
Roma
4 stelle
100
Rimini
4 stelle
130
Giulianova
4 stelle
100
Bari
4 stelle
66
Verona
4 stelle
38
Madonna di Campiglio
4 stelle
50
Riccione
4 stelle
54
Milano (Stazione Centrale)
3 stelle
42
Salice Terme (PV)
3 stelle
30
Rimini - Viserbella
HOTEL IN LOCAZIONE 4 stelle
50
Ruvo di Puglia
4 stelle
90
Venezia - Mestre
4 stelle
60
Firenze
3 stelle
56
Riviera Romagnola
Ottima opportunità per chi vuole investire nel settore Nell’alta Maremma Toscana, tra Siena e Follonica, è in vendita una Locanda di charme (20 camere), dislocata su 1200 mq con vista panoramica, arredata con manufatti di pregio, impianti tecnici recenti, cucina con attrezzature da ristorante di alto livello, 500 mq di annessi da recuperare, 60 ettari di terreno di cui 45 boschivi, 15 tra seminativi, foraggi e giardini, 550 piante di ulivo e 150 piante da frutto. Info: tel. 02862327; elena.genitoni@communicationagency.it
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no 20 le città che superano lo sbarramento del 60% di R.O., notoriamente emblematico di solidità gestionale. I dati dell’Italian Hotel Monitor evidenziano dunque un positivo andamento del mercato alberghiero in gran parte del territorio nazionale, con solamente 3 città al di sotto del 50% di tasso di occupazione. Segno tendenziale positivo anche per il prezzo medio che supera i 114 euro (114,59 euro). In fatto di ADR (Average Daily Rate) da segnalare gli aumenti registrati nei primi 10 mesi dell’anno a Firenze (+3,8%), Como (+3,6%), Genova e Cagliari (+3,1%), Napoli e Palermo (+3,0%). In diminuzione invece l’ADR di Milano che nel confronto con il 2015, anno di EXPO, si riduce di ben 5,7 punti percentuali. Venezia si conferma la città con la tariffa media più alta (156,41 euro), seguita da Milano (135,69 euro), Firenze (131,18 euro), Roma (121,46 euro), Como (116,49 euro) e Torino (110,25 euro). Abbinando i due indicatori, si nota chiaramente come le città con la migliore performance alberghiera nei primi 10 mesi del 2016 siano Udine, Genova, Napoli, Bologna e Torino. Guardando al dettaglio dei segmenti alberghieri, da sottolineare la costante crescita degli hotel di segmento luxury che fanno registrare +0,4 punti di occupazione camere e +2,3% di prezzo medio di vendita. Chi vuole confrontarsi a proposito di andamento dei ricavi in tempo di crisi e/o di ripresa o vuole semplicemente effettuare una riflessione approfondita su costi, redditività e tendenze con basi scientifiche, Trademark Italia è a vostra disposizione tutti i giorni, 16 su 24 ore. Tel. 0541.56111 mail: info@trademarkitalia.com
REPORT ITALIAN HOTEL MONITOR - GEN-AGO 2016 Occupazione e Prezzo per Città Città
+ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +
TORINO GENOVA MILANO COMO BRESCIA BERGAMO PARMA REGGIO EMILIA MODENA TRENTO BOLZANO VENEZIA VERONA VICENZA PADOVA TREVISO UDINE TRIESTE FERRARA BOLOGNA RAVENNA RIMINI REP. SAN MARINO FIRENZE PISA SIENA ANCONA PESARO PERUGIA ROMA VITERBO LATINA RIETI PESCARA NAPOLI BARI FOGGIA TARANTO POTENZA REGGIO CALABRIA PALERMO MESSINA CATANIA CAGLIARI SASSARI TOTALE ITALIA
Zoom sulle città Top Ten
Occupazione % Camere Gen-Ott Gen-Ott Var 2016 2015 16/15
64,6 70,2 72,6 65,2 51,3 68,4 60,4 54,4 55,6 57,3 64,9 71,9 63,0 57,7 63,0 59,8 62,3 64,6 56,6 63,7 63,7 67,1 58,2 76,2 66,8 68,5 62,0 62,6 52,9 74,8 51,9 53,1 48,9 58,0 71,3 61,2 43,9 55,2 46,3 52,9 65,1 57,8 66,8 61,3 57,4 69,4
61,8 66,9 73,1 64,9 48,6 67,2 61,8 52,5 53,0 56,1 63,6 71,5 62,8 55,5 63,0 58,5 57,9 62,5 54,8 60,6 62,8 66,3 59,3 76,4 65,9 68,1 60,2 62,1 52,2 73,8 50,7 50,5 50,8 55,6 68,1 58,4 44,6 53,2 46,1 51,3 63,4 56,2 62,3 60,1 55,5 68,3
+2,8 +3,3 -0,5 +0,3 +2,7 +1,2 -1,4 +1,9 +2,6 +1,2 +1,3 +0,4 +0,2 +2,2 +0,0 +1,3 +4,4 +2,1 +1,8 +3,1 +0,9 +0,8 -1,1 -0,2 +0,9 +0,4 +1,8 +0,5 +0,7 +1,0 +1,2 +2,6 -1,9 +2,4 +3,2 +2,8 -0,7 +2,0 +0,2 +1,6 +1,7 +1,6 +4,5 +1,2 +1,9 +1,1
Gen-Ott 2016
110,25 103,03 135,69 116,49 85,16 90,47 89,61 83,62 86,47 85,20 86,03 156,41 95,49 84,28 87,44 85,31 89,66 89,87 89,58 98,87 85,51 89,68 84,95 131,18 88,11 97,69 85,80 83,24 86,87 121,46 84,31 83,75 82,99 86,22 103,08 88,29 83,33 82,86 81,25 83,17 93,86 83,69 88,03 87,55 84,23 114,59
Prezzo Medio Gen-Ott Var 2015 16/15
107,68 99,96 143,96 112,45 85,68 90,74 87,77 83,37 84,95 86,72 85,71 154,81 95,08 84,57 85,28 84,77 87,16 89,45 90,10 96,47 85,63 88,03 86,57 126,39 87,90 97,96 84,63 84,02 87,60 119,99 83,77 83,65 82,60 86,30 100,07 87,41 82,53 82,67 80,89 83,43 91,14 83,55 91,41 84,93 84,04 114,22
+2,4% +3,1% -5,7% +3,6% -0,6% -0,3% +2,1% +0,3% +1,8% -1,8% +0,4% +1,0% +0,4% -0,3% +2,5% +0,6% +2,9% +0,5% -0,6% +2,5% -0,1% +1,9% -1,9% +3,8% +0,2% -0,3% +1,4% -0,9% -0,8% +1,2% +0,6% +0,1% +0,5% -0,1% +3,0% +1,0% +1,0% +0,2% +0,4% -0,3% +3,0% +0,2% -3,7% +3,1% +0,2% +0,3%
Occupazione % Camere Luxury Upscale Midscale
Città
VENEZIA MILANO FIRENZE ROMA TORINO NAPOLI GENOVA BOLOGNA VERONA BARI TOTALE ITALIA
Città
68,8 68,8 67,7 69,4 69,0
Luxury
VENEZIA MILANO FIRENZE ROMA TORINO NAPOLI GENOVA BOLOGNA VERONA BARI TOTALE ITALIA
446,05 344,79 395,45 329,79 364,22
71,9 72,6 76,2 74,8 64,6 71,3 70,2 63,7 63,0 61,2 69,4
69,5 70,7 71,8 73,5 59,9 67,1 66,2 62,9 63,4 58,1 65,2
Prezzo Medio Upscale Midscale
156,41 135,69 131,18 121,46 110,25 103,08 103,03 98,87 95,49 88,29 114,59
92,92 71,72 60,39 67,29 55,99 55,75 53,96 65,72 58,07 55,07 58,27
Occupazione e Prezzo per Tipologia Tipologia
Luxury Upscale Midscale
Tipologia
Luxury Upscale Midscale
Gen-Ott 2016
Occupazione Camere Gen-Ott Var 2015 16/15
69,0 69,4 65,2
Gen-Ott 2016
364,22 114,59 58,27
68,6 68,3 64,3
+0,4 +1,1 +0,9
Prezzo medio Gen-Ott Var 2015 16/15
356,10 114,22 58,34
Fonte: Italian Hotel Monitor - Trademark Italia
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+2,3% +0,3% -0,1%
INVESTMENT&MARKETING
Creare un ristorante d’hotel economicamente vincente reare un ristorante di successo anche economico all’interno di un albergo richiede coraggio e immaginazione di marketing. La ristorazione, terrore dei manager d’albergo, è certamente una sfida che per essere vinta richiede che albergatore e ristoratore (se non sono la stessa persona) abbiano una visione condivisa del progetto. Ne hanno parlato recentemente albergatori e ristoratori di alberghi famosi in occasione di un meeting tenutosi a Londra, concentrando l’attenzione soprattutto sui ristoranti degli hotel indipendenti e non di catena. Accantonate per il momento le due/tre stelle Michelin che fanno da calamita, ma raramente danno marginalità all’hotel, l’informalità sembra essere il fil rouge che sancisce il successo di un ristorante commerciale all’interno di un albergo. In particolare, negli hotel indipendenti, la ristorazione fa la differenza tra full service e limited service dove essere un hotel full service vale commercialmente e finanziariamente di più. L’essere casual e friendly dovrebbe anche semplificare l’organizzazione del ristorante che deve anche essere autentico nella sua proposta gastronomica. Poi ci vogliono fascino e giusta atmosfera
C
per attrarre gli opportuni segmenti di clientela. Occorre tenere conto infatti che il ristorante deve diventare una risorsa per l’hotel, un fattore attrattivo in grado di generare occupazione e far crescere le tariffe medie giornaliere, quindi deve essere frequentato dagli alloggiati (più che dai clienti passanti), vissuto, gestito e amato come driver strategico, come luogo di aggregazione simpatica, perché solo così può incrementare il profitto dell’hotel. Non è facilissimo regalare un’espe-
rienza ristorativa piacevole ai propri ospiti, sia in termini di food che di ambiente e servizio. Gli ospiti viaggiando cercano sempre più qualcosa di “straordinario”, magari una pizza non banale o un piatto tipico e caratteristico che aggiunga identità alla tappa del loro itinerario o alla loro sosta per affari. Niente ristorante allora se non siete sicuri di regalare una piacevole esperienza ai vostri clienti e un locale nel quale è possibile assaggiare piatti cari alla comunità locale.
Linee di design per il futuro, quando il design diventa finanza on ce ne vogliano i progettisti e gli architetti ma questi sono punti di vista emersi da recenti incontri a porte chiuse tra investitori e designer che stanno affrontando il lungo periodo di crisi. Ascoltandoli, Master Meeting può trasmettere consigli utili per riqualificare gli alberghi senza spendere troppo e per i giovani architetti questo significa trovare maggiori committenti.
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Da questi incontri abbiamo potuto raccogliere questioni essenziali che piacciono a quegli albergatori che amano prima di tutto il risparmio, ma ugualmente vogliono assicurare una buona, moderna e funzionale ospitalità ai loro ospiti. La cosa appare difficile ma proviamo a sintetizzarla e descriverla per punti: 1. gli architetti e gli arredatori presenti a quel recente Forum citavano questa priorità: lavorare insieme ai
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fornitori industriali e ai produttori evitando i rappresentanti, i venditori, i promoter, i concessionari e gli artigiani. È importante evitare le commissioni commerciali (circa 20%) e isolare i “colleghi troppo creativi” che pur non avendo esperienza alberghiera di classe internazionale puntano a sedurre l’albergatore imponendo schemi e modelli estetici sperimentali (colori forti, equipaggiamenti stravaganti, stratagemmi tecnologici, etc.); un invito “alla modestia progettuale” che punta a ridurre gli eccessi e ad assicurare alla proprietà un’oculatezza delle spese di ringiovanimento e mira in sostanza a fare felici i clienti senza impressionarli con cose originali, inutili e mai viste prima; la recessione è un invito alla parsimonia. Guai a chi spende soldi superflui in tessuti, tendaggi, corian e marmo. Il progettista deve essere molto più consapevole di dove sta l’impatto positivo per gli ospiti di un hotel. Archiviato il minimalismo che ha costi iperbolici, deve puntare a fare cose che lascino l’ospite a bocca aperta (a basso costo) per generare quell’effetto wow che lo fa partire soddisfatto e quindi ritornare; fare molta attenzione ad arredare gli hotel con cose originali, folkloristiche, tipiche del posto per dare un sapore locale a un hotel. Giusto che l’architetto locale ami il suo territorio e aderisca alla provinciale poetica del chilometro zero e dell’artigianato locale, ma il rischio di produrre un effetto kitsch è altissimo e potrebbe non piacere al cliente. L’equilibrio e il gusto facilitano la scelta di mobili dal sapore territoriale e di opere d’arte a buon mercato, ma “localizzare” non aggiunge purtroppo valore all’investimento; c’è una cosa che costa e squilibra i budget: la sostenibilità. Quando si ha a che fare con i temi legati all’ambiente e alla green economy, i preventivi lievitano. Qualcuno afferma che nel tempo le soluzioni green ed ecosostenibili daranno grandi risultati, nell’immediato non si può dimenticare che elementi come l’aria condizionata, l’acqua abbondante, tanta luce e biancheria bianchissima hanno un rilievo essenziale per l’ospitalità e sono pochi i viaggiatori pronti a privarsene davvero; priorità il design della camera. Si può eliminare la scrivania e piazzare una televisione da 50” agganciata al muro o al soffitto, ma poi una scrivania serve e bisogna metterla da qualche parte, magari al posto di uno dei due comodini. Serve un posto per na-
scondere il frigobar, un comodo ripiano collegato con prese elettriche e cavi telefonici, perché è lì che la maggior parte delle persone si siede per leggere e scrivere mail; la scrivania ci vuole! 7. la tendenza principale è molto chiara. Parlando di nuovi comfort gli archistar dedicano al bagno lo stesso spazio occupato dalla camera. Gli architetti giovani non ancora, ma l’elemento che tutti i viaggiatori d’albergo amano di più è proprio il bagno. Diversi team di architettura alberghiera ammettono che “nessuno di noi spreca tempo nello studio dei bagni e nell’aumento della loro dimensione perché i costi del bagno sono già più pesanti di quelli della stanza”. 8. grande sollievo per gli albergatori viene dal trend internazionale per il quale le camere possono essere ora più piccole. Persino Hilton ha deciso nel suo progetto alberghiero TRU di costruire camere più piccole, dai classici 27 metri quadrati a 22 metri quadrati magari destinando quei 5 metri alla dimensione del bagno. Che dire agli albergatori che sulle coste italiane dispongono mediamente di camere doppie da 14 metri bagno compreso? 9. ultimo ma non meno importante. Serve ancora perdere tempo a disegnare mobili, sedie, divani, testate
del letto, controsoffitti e lampadari? Ora ci sono prodotti industriali eccellenti per qualità, funzionalità e design che si possono mixare e piacere agli ospiti. Si fanno economie formidabili acquistando prodotti seriali e ben fatti. Il segreto per evitare sprechi: al primo posto di un buon progetto alberghiero c’è il lavoro di squadra. La squadra impedisce i pasticci, perché la squadra non sogna e spesso blocca le fantasie dei designer più ambiziosi. Ecco perché un buon architetto non lavora da solo, porta con sé dei buoni fornitori che non riconoscono “stecche” a due cifre ai committenti e che consegnano in tempo equipaggiamenti ed arredi per la gioia e la convenienza della proprietà e... dei viaggiatori. 11-12 2016
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TREND
Mercato alberghiero col vento in poppa di transazioni già concluse alla fine del terzo trimestre di quest’anno, prevediamo che il volume degli investimenti nel settore alberghiero supererà, proprio nel 2016 la soglia di 1 miliardo di euro, dopo i 795 milioni del 2015, confermando il trend di continua crescita degli ultimi 3 anni».
urante il recente evento “Italian Hotel Investment Day” l’appuntamento dedicato agli stakeholder del settore alberghiero, unico nel suo genere in Italia, organizzato da EY, società che opera nei servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, con il patrocinio di AICA (Associazione Italiana Confindustria Alberghi) e di IATH (International Academy of Tourism and Hospitality), sono stati presentati i dati sugli investimenti alberghieri in Italia e un focus in particolare sui risultati delle analisi sul mercato di Milano e Roma. L’anno 2015 ha dimostrato come l’Italia sia una destinazione unica al mondo, con oltre 390 milioni di presenze alberghiere, di cui circa la metà di turisti internazionali, dico la survey. In aggiunta a questo è però il dato sul volume delle transazioni nel mercato immobiliare alberghiero dello stesso 2015 a essere ancora più interessante: sono stati 795 i milioni di euro di valore totale investito, che hanno riportato il mercato ai valori del 2012, dopo due anni di recessione. Ma c’è di più, come ha spiegato Marco Zalamena, Head of Hospitality di EY: «Il mercato alberghiero italiano grazie ai numeri fondamentali in crescita e ai risultati postivi degli ultimi anni, sta veramente sempre di più catalizzando l’interesse degli investitori. Ecco perché, con 770 milioni di euro
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Milano e Roma in prima linea Altro dato molto importante poi è che il trend del prossimo futuro per gli investimenti è anch’esso positivo: dalla ricerca EY emerge, infatti, il forte interesse di operatori alberghieri alla continua ricerca di opportunità per stabilirsi nei principali mercati italiani quali Roma, Milano, Firenze e Venezia, come dimostrato dalle numerose nuove aperture previste nei prossimi anni. Sempre l’analisi ha spiegato che, con oltre 1.000 nuove camere in cantiere nei prossimi due anni, Milano è una delle destinazioni più gettonate da investitori e operatori alberghieri anche se già a fine 2015 il capoluogo lombardo poteva contare su 472 strutture per un totale di 28mila camere. Con riferimento alle performance, il mercato milanese nel 2015 ha raggiunto ottimi risultati: l’effetto Expo ha infatti fatto registrare un incremento delle presenze alberghiere del 14% su base annua rispetto al 2014. Nel 2016 si prevede un assestamento
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Tab. 1. Investimenti nel mercato immobiliare in Italia: 2011-2016 (al terzo trimestre) 1.000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0
Tutta l’Italia è nel mirino Conferme sul trend positivo che ha caratterizzato il mercato turistico immobiliare italiano nell’ultimo periodo sono arrivate anche da Bergamo, dove a fine settembre scorso è andata in scena l’ultima tappa del Tourism Investment 2016, unico evento, in Italia, dedicato solamente al mondo del real estate turistico. Nella kermesse infatti è stato riconfermato che il forte interesse degli investitori, sia italiani che internazionali, verso il mercato alberghiero italiano non è diretto solo alle grandi città, ma anche alle destinazioni di resort come Sardegna, Puglia e Trentino.
Catene tricolori sugli scudi
2011
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Fonte: Italian Hotel Investment Day
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delle performance alberghiere, ma su livelli in crescita rispetto ai traguardi raggiunti nel 2014. Per quanto riguarda l’altrettanto importante mercato alberghiero, quello di Roma, anche nel 2016 si è visto che esso continua ad attrarre investitori, come dimostrato dalla vendita dell’Adrovandi Palace e dell’Hotel d’Inghilterra. Non solo, però: più in generale si prevede che il mercato alberghiero capitolino consoliderà la propria crescita grazie al miglioramento dell’economia nazionale e al costante aumento della domanda internazionale. Il 2015 si conferma infine essere stato un anno positivo anche per la Capitale quanto a performance turistica: con oltre 26 milioni di presenze, Roma è ancora la città italiana più visitata, con un incremento delle presenze alberghiere del 3% rispetto al 2014: la crescita è stata garantita soprattutto dall’aumento degli arrivi dall’estero che attualmente corrispondono al 72% degli arrivi totali.
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■ Single Asset ■ Portfolio
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E proprio durante il Tourism Investment 2016 di Bergamo un’altra conferma dell’interesse generale a investire in Italia è arrivata dalla ricerca “Italian Hotel Groups”, realizzata e presentata da Pkf hotelexperts. Nato con l’obiettivo di map-
pare i gruppi alberghieri italiani, considerati una vera spina dorsale dell’imprenditoria alberghiera, lo studio ha cercato di capire come essi si presentano, come investono e come performano per tracciare un preciso identikit di chi fa realmente muovere il mercato. La ricerca, presentata e discussa da alcuni tra i maggiori player del settore (AccorHotels, Atahotels, AllegroItalia Hotels & Resorts, Best Western Hotels & Resorts, Choice Hotels Europe, Hnh, Melià Hotels International, Piazza di Spagna View, Planetaria Hotels, Starhotels, TH Resorts, Town House), è stata anche il punto di partenza di un osservatorio sul futuro del settore ricettivo italiano. Nello specifico, l’analisi si è concentrata sulle strategie dei gruppi alberghieri italiani: termine questo con il quale i ricercatori hanno voluto indicare le aziende italiane con almeno due strutture di proprietà o in gestione e 100 camere. Risultato? Oggi si contano oltre 600 gruppi alberghieri italiani e soprattutto si evidenzia la tendenza della maggior parte di questi ultimi ad affiliarsi a catene internazionali e a brand, o attraverso contratti di franchising o, seppur in modo meno diffuso, tramite contratti di management. Il confronto tra i principali player del settore quindi ha portato ad evidenziare un mercato dell’hôtellerie italiana in costante movimento, nel quale avanzano proprio i gruppi alberghieri nazionali che, dal 2010, hanno raddoppiato la loro quota di mercato, passando dal 10 al 20%.
Un mercato vivace e in crescita La crescita del settore è segnalata anche da Scenari Immobiliari, istituto indipendente di studi e ricerche, che ha recentemente pubblicato il suo “Rapporto sul Mercato Immobiliare Alberghiero”: la stima per fine anno è di un fatturato ancora in crescita, per un ammontare pari a 2,4 miliardi di euro e con una variazione attesa di +14,3%, rispetto al 2015. E già si prevedono aumenti anche nel 2017. Motivi? Il ragionamento è ampio. Si parte dal fatto che il turismo internazionale in Italia nel 2016 ha vissuto un an-
Tab. 2. Volumi di investimento immobiliare in Italia nel 2015
7,90%
12,90%
15,40% ■ Retail
63,20%
■ Office ■ Hotel ■ Logistic
Fonte: Italian Hotel Investment Day
no positivo, favorito dal mutato quadro delle preferenze nelle destinazioni geografiche e dall’effetto Expo che ha avuto ricadute positive anche sul mercato immobiliare alberghiero, creando un circuito virtuoso di maggiore fiducia nel comparto. E le buone performance turistiche hanno avuto ricadute positive sull’intera filiera del sistema ricettivo. Così si scopre che il fatturato del mercato immobiliare alberghiero italiano nel 2015 è arrivato a quota 2,1 miliardi di euro, registrando una variazione rispetto al 2014 di più di 10,5%. Si tratta dell’incremento più significativo degli ultimi sei anni. Le catene internazionali hanno importanti piani di crescita in Italia e anche gli operatori nazionali sono tornati attivi sul mercato, con strategie di sviluppo. La vivacità del mercato si mantiene elevata nel 2016 con prospettive di crescita anche per i prossimi mesi. Lo studio spiega, inoltre, che il par-
co alberghiero italiano si è rinnovato nell’ultimo anno con 23 strutture, per un totale complessivo di 2.447 camere, principalmente sul segmento alto di servizio, a quattro e a cinque stelle. Risulta significativa la quota di nuove aperture, 11 in totale (999 camere), delle quali 4 alberghi a cinque stelle (per 388 stanze in totale). L’andamento del mercato immobiliare alberghiero italiano, in confronto alla media europea, è più attrattivo grazie a un insieme di fattori che lo contraddistinguono e lo caratterizzano, quali l’interesse delle catene per il settore del lusso e per quello economy, ricchezza di immobili da valorizzare, elevata presenza di trophy asset e, più in generale, ampie potenzialità di sviluppo. È importante sottolineare inoltre che la crescita del mercato non riguarda più solo Milano e Roma, ma si allarga ad altre aree significative come Venezia, Firenze, Torino. D.D.
C’è l’Italia nei piani di Oetker Collection-Masterpiece Hotels Le prossime aperture della catena alberghiera di lusso sono in Brasile e negli Usa, ma Oetker Collection-Masterpiece Hotels, catena alberghiera internazionale di lusso, è molto interessata anche al Belpaese. Come dichiarato da Jean-Pierre Soutric, senior vice-president sales & marketing: «La prossima apertura nella primavera del 2017 sarà il Palacio Tangarà a San Paolo del Brasile e per i primi mesi del 2018 ci apprestiamo a realizzare l’operazione New York. Nelle mire della catena c’è però anche l’Italia, un mercato dove vogliamo essere presenti, ma a modo nostro, con un masterpiece hotel, un albergo di valore eccezionale come gli altri dieci della nostra collezione tra Francia, Germania, Marocco, Gran Bretagna, Caraibi e Seychelles. Contatti in realtà ci sono stati, ma preferiamo procedere con calma, perché vogliamo sicuramente trovare un albergo secondo i nostri standard». Poiché però entro il 2020 il gruppo conta di arrivare ad almeno 15 strutture di lusso, tra queste si può pensare che ce ne sarà anche una italiana. 11-12 2016
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Breaking news
to e non freddi messaggi (o strumenti) che indicano una scarsa empatia da parte di chi li trasmette.
Eccesso di tecnologia: spesa superflua o irrinunciabile?
Il grado di influenza dei messaggi sulla clientela
Sono davvero necessarie le tecnologie in hotel visto che spesso rischiano di complicare il soggiorno del cliente? Si arriva in camera e bisogna inserire la scheda nella tasca del risparmio energetico. E qui comanda la domotica che non consente di avere il caldo e il freddo che ogni singolo cliente desidera, perché lo decide la reception. Per comandare e regolare le luci c’è poi un tablet che bisogna utilizzare anche per chiudere le tende oscuranti, per sollecitare la consegna del bagaglio, per ordinare il breakfast o un semplice sandwich. E se un cliente non è un “nativo digitale” quando arriva il momento di partire (supponiamo che si fermi 12 notti) esiste l’elevato rischio che ancora non abbia imparato ad utilizzare il famigerato tablet. Tutte queste cose si potrebbero fare con grande semplicità manualmente e con il minimo sforzo... come una volta! È quindi così fondamentale avere una presenza tecnologica così invadente nel proprio hotel? A chi giova la domotica? E la tecnologia migliora davvero l’esperienza di soggiorno dei viaggiatori? Noi viaggiatori sappiamo che per imparare a utilizzare il tablet ci servono mediamente tre/quattro di minuti e che per capire a quale segno corrisponde la lampada sul comodino ne servono altri due. Che male ci sarebbe se ci fosse l’interruttore e la chiusura delle tende oscuranti fosse manuale? Troppo spesso le nuove tecnologie digitali sono complicate e costose e non suscitano reazioni positive da parte degli ospiti, soprattutto se si tratta di baby boomers. Sintesi estrema, le persone educate che in camera trovano un tablet per gestire il proprio riposo a pagamento, che ricevono messaggi digitali sintetizzati, che devono darsi da fare per risparmiare energia elettrica, non vengono messi a loro agio. Nove su dieci di loro si aspettano atteggiamenti ospitali e comfort tradizionali, un contatto personalizza-
Secondo LMA (Larry Mogelonsky, il guru canadese dell’ospitalità) ci sono differenti format di comunicazione che vanno gestiti in ordine di importanza anche adesso che tutto sembra passare attraverso la rete e gli operatori sembrano muti. Internet a parte – dice Mogelonsky – se vuoi l’attenzione del cliente punta sulle interazione ravvicinate, personali, intime perché sono influenti sulla decisione (o la scelta) del cliente. È sconsigliabile nel settore dell’ospitalità utilizzare messaggi abbreviati da telefono mobile, messaggi che palesemente trasmettono la tua fretta al cliente. L’ospitalità è luogo di buona educazione e bisogna evitare comunicazioni collettive e impersonali. È sbagliato parlare senza guardare in faccia l’ospite, è sbagliato mandare messaggi che non siano cartacei e consegnati a mano, soprattutto è sbagliato mettere avvertenze, divieti e restrizioni sui siti web. A qualche millennial questo può anche piacere, ma nove volte su dieci è sbagliato, dannoso, antipatico. Guai quindi a tagliare le conclusioni e i saluti nelle lettere o ad esprimere fretta nelle comunicazioni, scritte e verbali. Questa, secondo LMA, la gerarchia delle comunicazioni, dalle più influenti sul ricevente (le prime) alle insignificanti e antipatiche (le ultime): 1. messaggi one-to-one, vis à vis, ravvicinati fino a toccarsi 2. incontri e riunioni di gruppo 3. un appunto o una nota scritta a mano 4. un messaggio personalizzato (con il cognome) 5. una telefonata senza rumori di sottofondo 6. una lettera personale stampata su carta 7. una telefonata sul cellulare con sottofondo rumoroso 8. una mail personalizzata diretta (nome o cognome) 9. una mail collettiva inviata a un gruppo di più interlocutori 10. i messaggi meno influenti sulla
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clientela sono quelli trasmessi utilizzando i social media come Linkedin o Facebook o peggio ancora twitter È evidente che dal sei in poi state comunicando male!
Le Olimpiadi giovano agli hotel? Le Olimpiadi di Rio de Janeiro hanno avuto sugli hotel della metropoli brasiliana un effetto molto positivo, più incisivo di quanto era avvenuto a Londra e Pechino rispettivamente nel 2012 e nel 2008. Secondo i dati di STR gli hotel di Rio de Janeiro hanno fatto registrare un aumento del 278,6% del RevPAR nel mese di agosto combinato con una crescita del 26,6% dell’occupazione e del 199,2% del prezzo medio giornaliero (che ha superato i 250 euro). In confronto, Pechino ha visto un aumento del 184,2% del RevPAR durante le Olimpiadi del 2008, e Londra ha sperimentato un aumento del RevPAR “solamente” del 44,4% durante il mese olimpico. Le Olimpiadi brasiliane hanno evidentemente attratto molti più turisti di quelle londinesi e cinesi, basti pensare che le prenotazioni sui voli per Rio sono aumentate del 220%, con l’Italia al quarto posto tra le nazioni europee di partenza, dietro a Francia, Spagna e Germania. Appare dunque indiscutibile l’“effetto Olimpico”: il numero delle prenotazioni di voli dall’Europa verso il Brasile è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente, i prezzi e le performance alberghiere si sono impennati a tutto vantaggio dell’economia locale. Grazie alle Olimpiadi (e prima per i Mondiali di Calcio) sono stati ristrutturati e riqualificati numerosi hotel, molti altri sono stati costruiti ex novo contribuendo allo sviluppo dell’offerta turistica: 38 nuovi alberghi in più per ulteriori 10mila camere circa e una crescita del 33,4% della disponibilità complessiva. E proprio l’ospitalità degli hotel di Rio in un sondaggio condotto dal Ministro del Turismo ha ottenuto il miglior punteggio, ricevendo il 98,7% di voti favorevoli tra i turisti stranieri e il 92% di quelli brasiliani. La corsa agli investimenti alberghieri in Brasile non si è però arre-
stata con le Olimpiadi, secondo Lodging Econometrics in Brasile ci sono 407 alberghi in fase di sviluppo per circa 71.000 camere mentre solo a Rio de Janeiro sono in via di sviluppo 41 alberghi (8.235 camere). Trenta di questi (con 6.515 camere) sono già in costruzione mentre altri due (con 400 camere totali) inizieranno i lavori nel 2017. L’impulso delle Olimpiadi sta cambiando l’industria alberghiera della metropoli carioca.
Nuove aperture in Europa: il mercato segna una crescita del 14,9% A ottobre, il mercato alberghiero europeo ha registrato complessivamente 1007 progetti nuovi per un totale di 153206 camere in costruzione, pari a un aumento del 14,9% rispetto a ottobre del 2015. A rivelarlo è il report di STR in cui non sono incluse le trattative ancora in fase di definizione. Solo nel mese di ottobre, in Europa sono stati firmati 442 progetti per 66787 camere numeri che attestano un aumento del 21,6% rispetto allo scorso. A riportare il maggior numero di camere in costruzione è stata la città di Londra con 6217 camere in 36 alberghi, seguita da altri tre mercati chiave con oltre 2000 camere in costruzione: Mosca (4012 camere in 17 alberghi); Istanbul, (3596 camere in 20 alberghi); e Berlino, (2779 camere in nove alberghi).
Il W Hotel Algarve aprirà nel 2018 in Portogallo W Hotels Worldwide, oggi parte di Marriott International (NASDAQ: MAR), ha annunciato l’apertura del W Algarve nel 2018, sulla splendida costa portoghese di Algarve. Sviluppato in collaborazione con Nozul Algarve, S.A., l’hotel è il terzo W ad aprire in Europa, marchio che identifica resort di charme situati in località di particolare suggestione e caratterizzati da una filosofia dell’accoglienza dinamica e frizzante. «Questo paradiso di fronte al mare è lo sfondo ideale per il marchio W», ha dichiarato Anthony Ingham, Global Brand Leader di W Hotels Worldwide. «Situato su una delle coste più belle del mondo il W Al-
garve incarna alla perfezione i valori del brand W: bellezza mozzafiato, audacia e brio». Situato su un 250.000 metri quadrati di fronte al mare, W Algarve è un buen retiro dove assaporare un’autentica life experience sul territorio, grazie anche a un ricco programma di eventi esclusivi, firmati W, nel mondo della moda, della musica e del design. L’hotel offrirà 134 camere eleganti e suite, tra cui due Extreme WOW Suite, una reinterpretazione del marchio W della Suite Presidenziale. Gli ospiti e gli abitanti potranno rilassarsi in una delle tre fantastiche spiagge private di W Algarve, sorseggiare un cocktail in piscina o rilassarsi nell’avveniristica spa. E ci sarà an-
che la possibilità di praticare tennis, fitness e yoga all’aperto.
Le mete top dell’inverno Secondo il report realizzato da Sojern, “Q3 Global Travel Insights” che analizza i trend di fine anno dei viaggiatori europei, le mete preferite per il lungo raggio sono state quest’anno Bangkok, Dubai, Miami e Bali. Mentre Barcellona, Palma di Maiorca e Madrid restano in testa per i viaggi a corto raggio. La ricerca evidenzia inoltre, un incremento delle prenotazioni nei giorni a ridosso o successivi al Natale, ovvero 22, 23 e 26 dicembre. Sabato è risultato il giorno preferito per le partenze sia a corto che lungo raggio.
Ota Ota fortissimamente Ota Le OTA sono sempre più forti, troppo. Nel 2015 le prime 4 Online Travel Agency mondiali hanno speso 3,5 miliardi di dollari nel marketing e nella pubblicità. Una cifra che fa capire come un hotel indipendente non ha alcuna chance di competere con quel tipo di potere di marketing sui canali online. Un piccolo albergatore può investire nelle relazioni con le OTA e spendere soldi sui siti di metaricerca, punti di partenza per potenziali nuovi ospiti, per attirare l’attenzione dei turisti alla ricerca di ospitalità, per intercettare i curiosi che girano sul web alla ricerca di un hotel che non paga le esagerate commissioni delle OTA. Pagare per fare retargeting e per campagne attraverso le OTA sembra essere l’ideale per gli hotel indipendenti, perché ormai è sulle OTA che i viaggiatori, business o leisure stanno progressivamente andando. Pagare per un posizionamento su Tripadvisor in Italia non ha un costo proibitivo e il focus è quello di gestire con diligenza recensioni positive e i reclami degli ospiti. Negli Stati Uniti essere in posizione chiave su TripAdvisor costa circa 1.000 dollari al mese, un sacco di soldi per un piccolo albergo di 50 camere, magari stagionale. Ogni hotel - secondo i maggiori esperti del mondo - dovrebbe dotarsi di un’agenzia di comunicazione che si occupi professionalmente di social media per dare informazioni su quello che sta succedendo sia in albergo che sul mercato dei turisti. Molti albergatori hanno capito l’importanza della comunicazione via mail per fare direct marketing che non è affatto una strategia vecchia perché rende parecchio a chi la usa con attenzione. Un piccolo albergo indipendente ha il dovere di lavorare con il proprio portafoglio clienti, perché quelli sono suoi, gli altri appartengono alla OTA. Con 50 camere e una vita di buona gestione l’albergatore potrebbe disporre di un database di 15.000 mail di ospiti, un numero di indirizzi più che sufficiente per promuovere l’hotel nei periodi di bassa stagione o chiudere i buchi quando serve. È più facile trovare un cliente ideale tra i nostri ospiti passati che tra quelli delle OTA. In alternativa i piccoli albergatori – prima di rinunciare alla gestione – possono fare “old style marketing” e cercare turisti viaggiando, visitando i gestori delle agenzie migliori che poi sono quelle che si trovano sul corso o sulla via principale delle grandi città europee*. Se non ci provano il loro destino economico è nero. * TTG Londra: open to all travel agents in the UK and Ireland, the TTG Top 50 Travel Agencies 2017, in association with Kuoni, is the ULTIMATE search for the best high street stores and travel agencies.
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COVER STORY
Asso vincente Grazie all’esperto in comunicazione Andrea Di Maso, il Consorzio Seaman rafforza la propria brand reputation nell’offerta dei servizi alberghieri e si apre a nuove sfide nel settore degli happening
✒Cristina Chiarotti
L’intero staff del Consorzio
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Declinare la comunicazione. Ecco, in due semplici parole, il cuore dell’idea di Andrea Di Maso, dall’estate scorsa, consulente di marketing e comunicazione del Gruppo Seaman. A lui il compito di riorganizzare l’immagine del Consorzio e di ampliarne le relazioni istituzionali, grazie a un lavoro di squadra, quotidiano e capillare in ogni aspetto delle scelte operative dell’azienda.
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Ma quali sono state le prime decisioni di marketing e quali le strategie future? «Sono convinto da sempre dell’importanza di saper comunicare nel modo giusto le proprie potenzialità al mercato», racconta Andrea Di Maso, «Il cosiddetto “packaging”, quando ben confezionato, vale il 50% del successo di un’iniziativa, ovviamente da supportare con contenuti concreti. Un valore aggiunto che ha tro-
COVER STORY Andrea Di Maso, consulente marketing e comunicazione del gruppo Seaman
vato sempre conferma della sua importanza nella mia esperienza lavorativa. L’incontro con il Consorzio, in particolare con lo staff operativo e dirigenziale, è stato da subito molto positivo, ma è stata altresì evidente la necessità immediata di un nuovo spirito di impresa».
Un global service affidabile Il Consorzio Seaman è una realtà dedicata ai servizi alberghieri sempre in crescita e dinamicamente competitiva sul territorio nazionale. Con un portfolio di circa 20 società consorziate in continuo aumento e quasi mille dipendenti in pianta stabile presso le strutture seguite, l’azienda ha in poco tempo raccolto i frutti di una sapiente miscela di proposte e servizi estre-
Chi è
Imprenditore, scrittore, produttore discografico. Andrea Di Maso, classe 1973, è un’anima estremamente versatile. Nel 2000 ha fondato la Segnalet, azienda di primaria importanza nel settore della Comunicazione. La serietà e l’impegno profusi sempre ai massimi livelli gli hanno permesso, in questi anni, di ricevere importanti riconoscimenti: il Premio come “Miglior talento imprenditoriale Under 35, anno 2008” conferitogli dalla Provincia di Roma; la benemerenza di “Commendatore” (massima onorificenza del Principato di Monaco) in tema di solidarietà, nel 2010, dal Principe Alberto di Monaco e la nomina di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” nell’anno 2011. Ma è imparando che «la vera sfida è con noi stessi» che Andrea Di Maso ha avuto successo: «non ho mai smesso di imparare e tutte le volte che ho imparato ho fatto qualcosa di importante per me e per gli altri». Scrittore per Gangemi e produttore discografico con la sua Fragola Records, Di Maso è impegnato anche nel sociale organizzando ogni anno il Festival del Cuore, un evento benefico che sta crescendo sempre di più e che permette di devolvere fondi per attività concrete e mirate. Tra le sue passioni anche lo street food, che con il suo brand “Panino Italia” lo ha visto ambasciatore nel mondo del panino gourmet made in Italy.
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Alcuni allestimenti realizzati da Seaman per MIA Mercato Internazionale dell’Audiovisivo e per un convegno presso St. Regis Hotel
mamente personalizzati. L’esperienza del Gruppo, negli anni, si è diversificata, diffondendosi capillarmente e crescendo nella sistematica organizzazione di servizi nel settore pubblico, come ministeri, strutture sanitarie, aeroporti, sia con attività di facchinaggio e logistica, che con pulizie, housekeeping e ristrutturazioni immobiliari. Oggi Seaman si propone come un partner affidabile e competitivo, un global service “chiavi in mano” di qualità per servizi a 360 gradi: dalla proposta tecnologica, con impianti d’avanguardia completamente automatizzati e personalizzabili, all’allestimento e alla spettacolarizzazione di ogni tipologia di evento anche all’interno di strutture alberghiere, dalla ristrutturazione degli ambienti con progettazione layout e consulenza fino alla realizzazione finale. A tutto questo si aggiunge l’affiancamento di gestione attraverso il monitoraggio di tutte le attività di outsourcing con soluzioni integrate ed ecosostenibili.
Una nuova strategia di comunicazione «Nel momento in cui il Gruppo ha consolidato la sua presenza sul mercato, ampliando il ventaglio delle proposte», continua Di Maso, «si è avvertita una forte necessità di personalizzare brand communication e brand strategy. Il mio compito sarà quello di riorganizzare una strategia di comunicazione condivisa e vincente, in modo da renderla l’asso nella manica di Seaman. Una strategia che sia in grado di distinguere il Consorzio dalla
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concorrenza, dandogli la possibilità di ottimizzare costantemente la propria offerta e di riposizionarsi adeguatamente sul mercato. Sono molti gli strumenti da utilizzare, dai layout dei messaggi promozionali diretti alla valorizzazione degli eventi organizzati in sinergia con il cliente, alla scelta oculata degli allestimenti, fino alla condivisione sui maggiori social di riferimento. Il web è una risorsa di comunicazione potente, ma è importante conoscerne le strategie per avere un ritorno di immagine positivo. Fondamentale è il lavoro di squadra, saper utilizzare al meglio tutte le energie dello staff perché è su quest’ultimo che si costruiscono un’organizzazione efficiente e un servizio ineccepibile». Grazie al suo consolidato know-how tecnologico e professionale, Consorzio Seaman è oggi capace di porsi come interlocutore unico e risolutore di ogni incombenza del committente in ciascuna fase
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operativa: da quella amministrativa (bandi e procedure di gare, assunzioni e contabilità, contatti con i fornitori ecc.) a quella di realizzazione (progettazione spazi eventi, risorse tecnologiche e grafiche, impianti audio, giochi visivi, ecc.), sempre in sinergia con il cliente. Gli eventi, in particolare, sono un asset su cui il Gruppo punta molto: «abbiamo avuto l’opportunità di organizzare diversi tipi di eventi, spaziando da eventi business ad eventi charity fino ad eventi sportivi con diverse federazioni», racconta Emanuela Castellucci, responsabile eventi del consorzio.
Un rapporto stretto tra azienda e clienti La fidelizzazione del cliente e un’assistenza a 360 gradi sono i punti di forza del Consorzio Seaman. La mission dell’azienda è infatti ottimizzare le risorse in stretta sintonia con la gestione interna, limitando
i costi e proponendo facilities per la revisione di ogni tipologia di struttura, verso una idea più competitiva di management aziendale, all’insegna dell’ecosostenibilità, monitorando le sacche di emergenza in tempo reale e introducendo best practices che valorizzino tutte le risorse. «Credo che la comunicazione sia il punto di partenza e di arrivo per ogni cosa, la carta vincente che può fare la differenza. Devo molto alle iniziative che ho intrapreso per comunicare e promuovere ciò che facciamo e per creare un rapporto sempre più stretto tra l’azienda e i clienti», conclude Di Maso. Grazie alla dinamicità, versatilità e intraprendenza di Di Maso, oggi Consorzio Seaman può contare su una consulenza mirata e organica, in grado di dare nuovo slancio ad un’azienda che, per quanto sia già forte, non può dimenticare, nell’era del “global marketing”, l’importanza della comunicazione visiva e del lavoro di squadra. ■
Ogni evento viene pianificato nei dettagli in collaborazione con l’ufficio del personale
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L’INCHIESTA
Catene alberghiere in Italia Si dice che nel nostro Paese i gruppi non rappresentino più del 4%. Ma una recente ricerca rivoluziona le percentuali, raccogliendo numeri e informazioni che sfuggono ai tradizionali osservatori. Il quadro che ne emerge cambia, e non di poco, le carte in tavola.
✒Zaira Savoni ri e le fonti dalle quali questi numeri sono stati raccolti: non solo gli alberghi di proprietà, ma anche quelli in gestione, non solo grandi gruppi, ma anche piccole catene nostrane, non solo hotel che si raccolgono sotto il cappello di un brand, ma anche alberghi che, afferenti a uno stesso operatore, mantengono una identità autonoma. Ecco che il panorama dell’hotellerie del nostro Paese si delinea come meno parcellizzato e più strutturato. L’orgoglioso rifiuto della standardizzazione, tutto italiano, si concilia così, senza contraddizione, con un’evoluzione del mercato verso criteri di gestione, comunicazione e marketing più adeguati alla globalizzazione del turismo. La splendida Galleria Vittorio Emanuele II di Milano rivive grazie ai Town House Hotels, la catena italiana con hotel di lusso a Milano e Torino. © Barbara Ainis
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Fare i conti non è mai facile. Ed evitare i rischi di strumentalizzazione lo è ancor meno. Ma un fatto è certo: esistono numeri che sfuggono alle ricerche tradizionali, numeri che in Italia non vengono raccolti ancora in modo organico e che possono cambiare la prospettiva del mercato o almeno la sua percezione. Il nostro Paese è, infatti, noto per essere in fondo alla classifica europea in quanto a penetrazione delle catene alberghiere. Si parla di un 4,1% sul totale degli alberghi, contro il 40% del Regno Unito, il 28% della Spagna, il 23% della Francia e l’11% della Germania (fonte: Hotel Chains in Italy 2016, Horwath HTL in collaborazione con Confindustria Alberghi e RES-STR Global). Ma queste percentuali, che comunque cambiano molto se si considera il numero di camere anziché il numero di hotel (14% in Italia secondo la stessa fonte), sono stravolte dalla più recente ricerca Italian Hotel Groups, presentata in anteprima lo scorso 30 settembre a Bergamo, all’interno di Tourism Investment, evento dedicato agli investimenti immobiliari nel turismo, e realizzata in collaborazione con PKF Hotelexperts. Ecco che dal marginale 4% si passa a oltre il 15%. E non si tratta (solo) di una diversa interpretazione dei dati. A cambiare sono proprio i nume-
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I nuovi numeri Anche in Italia tra i maggiori gruppi alberghieri svettano i grandi nomi internazionali: Best Western, AccorHotels, NH, Starwood, IHG. Ma nella Top Ten per numero di hotel e stanze compaiono anche catene tutte italiane, da Valtur a Starhotels e Blu Hotels. Ancora più spazio ottengono gli italiani quando si misura la presenza dei brand, nel qual caso compaiono Blu Serena e Aeroviaggi. Altri importanti operatori made in Italy portano il nome di UNA Hotels, Atahotels, TH Resorts, Parc Hotels, Aurum, Delphinia, Town House, ma anche quelli forse meno noti di Chincherini Holidays, VOI, Apogia, ITI, Piazza di Spagna, Alliance Alberghi, HNH, Lo.An, Sunflower. La ricerca di Tourism Investment e PKF ha rintracciato 774 hotel di gruppi italiani, con 82.500 camere e una media di 107 camere per albergo. Alcuni di questi gruppi non escono con il proprio brand, magari affiliandosi a marchi noti, ma rappresentano numeri e interessi importanti, nella maggior parte dei casi concentrati per area geografica. Gli hotel dei gruppi italiani sono per il 71% 4 stelle, 10% 5 stelle e 16% 3 stelle. In controtendenza con le difficoltà del settore turistico degli ultimi anni, la maggior parte dei
L’INCHIESTA
gruppi alberghieri italiani ha di fatto accresciuto la propria offerta, in termini di numero di camere, tra il 2010 e il 2016. Più in generale, il Lazio è la regione con la maggiore presenza di hotel di gruppi alberghieri, nazionali o internazionali, con 244 hotel e 32.128 camere. Seguono la Lombardia, 223 alberghi e oltre 30mila camere, il Veneto, 218 hotel e 23.878 camere. Quanto alle tipologie di contratto, la formula del franchising è la più frequente (47% del totale), in particolare in Emilia Romagna (65%), Sicilia (57%), Lazio (56%) e Veneto (53%). Altre formule sono il lease agreement (16%), la gestione alberghiera (12%), l’affiliazione (solo l’1%), oltre agli hotel di proprietà (20%).
Parola d’ordine: aggregazione «A Berlino [ITB ndr.]noi italiani ci sentiamo sempre un po’ tapini ma siamo noi stessi che abbiamo reso questa situazione possibile”, ha affermato con ironia Giovanna Manzi, CEO di Best Western Italia, in occasione della presentazione della ricerca, commentando il divario tra Italia e Europa in termini di penetrazione delle catene alberghiere. «Come è successo? Perché fatichiamo a dare i dati. Non tutto ciò che conta si deve contare, sono d’accordo, ma questo vale solo quando ormai hai contato tutto. Solo dopo possiamo passare all’intangibile. Così facendo, invece, non abbiamo costruito la necessaria visibilità internazionale. I dati sono importantissimi per essere considerati all’estero. Non si devono comunicare e condividere solo i numeri che conoscono tutti, ma anche i dettagli». Proprio la ritrosia a condividere e a collaborare per timore della concorrenza è alla base di quella risorsa di dati e informazioni che, non disponibile fino ad oggi, ha contribuito con la sua assenza a limitare e condizionare la percezione dell’affidabilità internazionale del nostro mercato del turismo. E quindi, prima di arrabbiarsi per l’affermarsi sempre più deciso dell’ospitalità in sharing, vedi Air bnb, al posto di fare la lotta al proprio vicino restando immobili, la raccomandazione è sempre la stessa: collaborare, condividere e fare aggregazione. «I tempi stanno cambiando», ha affermato perentoriamente Magda Antonioli, Professore associato di Economia e Coordinatore del MET (Master in Economia del
Turismo) presso l’Università Bocconi. «I fondi stranieri vorrebbero investire su realtà italiane, ma cercano fatturati e livelli di crescita, dati del personale, livelli medi di salari. Il piccolo in questo fa più difficoltà. Il management sta acquisendo sempre più importanza. Nel nostro Paese ci sono ancora possibilità fuori dai grandi gruppi. Ma si deve fare aggregazione». L’obiettivo è chiaro a Renzo Iorio, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Accor Italia: «La vera scommessa di perennità? L’utile ovviamente, però anche la capacità di stare attaccato al cliente. Credo debba essere la vera nostra ossessione. Ci si concentra su politiche di pricing, invece di concentrarsi sulle fette di mercato da conquistare veramente. Credo molto nell’importanza di focalizzarsi sul cliente e nella massimizzazione del valore». «Lasciatemi riflettere come se fossi affetta da maculopatia, guardando solo avanti e non di lato», ha concluso con sagace ironia Magda Antonioli. «Non abbiamo un’unica ricetta ma ne abbiamo diverse. Sappiamo bene che nel nostro Paese le difficoltà sono molte. Chi è che affronta meglio il cambiamento? Chi è più furbo – certamente – chi si improvvisa – va bene – ma soprattutto chi è conscio del problema, chi ha la managerialità per affrontarlo ed è pronto a cooperare. Terreno è sempre più complicato ma sono molte le motivazioni per il cambiamento. Bisogna poter interpretare, capire cosa succede. È un momento di svolta importante per il turismo italiano. Restiamo tutti sul mercato, ma ci restiamo in modo approssimativo. Stiamo perdendo occasioni. Il brand è solo uno dei trucchi: l’importante è collaborare, fare rete. Le possibilità di interscambio ci sono, il potenziale è ancora molto importante. Il tempo è abbastanza maturo».
L’Hotel d’Inghilterra a Roma è una delle new entries di Starhotels
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La parola ai gruppi italiani AtaHotels, Fabrizio Gaggio
«Atahotels SpA appartiene a UnipolSai S.p.A. che, dopo l’acquisizione di FondiariaSai nel 2013 e la relativa annessione del portafoglio di Atahotels, ha deciso di fare un ulteriore passo avanti, impegnandosi non solo nella gestione degli asset ma anche nella gestione degli alberghi, quest’ultima sotto il marchio Atahotels. Il prossimo progetto di integrazione con Una Hotels, iniziato dal Gruppo lo scorso anno vedrà un riposizionamento del portafoglio alberghiero. Grazie ai trend di mercato positivi e alle strategie in atto, ci sono i presupposti per fare molto bene». Sotto, Capotaormina. A destra, Principi di Piemonte. Fabrizio Gaggio direttore generale Atahotels
Starhotels, Enzo Casati
«Il gruppo presenta una situazione solida, con la proprietà degli immobili abbinata alla gestione, chiarezza strategica e visione ad almeno 5 anni. Il nostro obiettivo è quello di allineare il gruppo e il management, con profilo internazionale, per raggiungere pochi obiettivi importanti, chiari e definiti. A partire dal 1° luglio sono entrati nel gruppo cinque nuovi hotel, uno a Londra – il The FranSopra, Helvetia & Bristol, Firenze. A sin., Grand Hotel Continental, Siena. Enzo Casati direttore generale Starhotels
klin, boutique hotel nel cuore di Knightsbridge disegnato da Anouska Hempel – e quattro in Italia – l’Hotel d’Inghilterra a Roma, l’Helvetia & Bristol di Firenze, il Grand Hotel Continental di Siena e l’Hotel Villa Michelangelo di Vicenza –, tutti importanti e prestigiosi, dando già ottimi risultati».
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L’INCHIESTA ALLEGROITALIA Hotels & Resorts, Piergiorgio Mangialardi
«La nostra è una piccola realtà alberghiera che gestisce 11 hotel in Italia. Siamo cresciuti negli ultimi 5 anni, con hotel e condohotel. La nostra sfida è stata reperire alberghi con situazione di stress e farli funzionare. Non siamo né ricchi, né famosi ma ci rimbocchiamo le maniche. Il nostro management è coinvolto come azionista nella società». Sotto, San Pietro all’Orto, Milano. A destra, Golden Palace, Torino. Piergiorgio Mangialardi presidente Allegroitalia
HNH, Luca Boccato
«La nostra è un’azienda familiare, nata nel 1999. Nel 2006 avevamo quattro alberghi e 200 camere; oggi siamo a 11 alberghi e 1.156 camere. Facciamo pochissima comunicazione sul marchio e non gestiamo neppure il brand, affidandoci in alcuni casi a Best Western. Dei nostri hotel, sette appartengono segmento business e quattro al segmento leisure, dal Midscale al Luxury. Contiamo su una forte centralizzazione di alcune attività. Ai direttori si chiede unicamente di prendersi cura degli ospiti».
A sin., Best Western Plus Tower Hotel Bologna. In basso, Almar Jesolo Resort & Spa. Luca Boccato CEO HNH
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L’INCHIESTA Mira Hotels & Resorts, Daniela Righi
«Il nostro gruppo si posiziona in quella parte che normalmente non viene mappata. Nasciamo nel 2012 oggi abbiamo 3 strutture leisure, con un fatturato di 8 milioni e mezzo. Lavoriamo per centralizzare il più possibile l’organizzazione nella sede sul Lago di Garda, per tenere i numeri sotto controllo. Negli ultimi anni il CRM è stato comunicato al sistema interno. All’interno delle tre strutture abbiamo due linee di prodotto: due hotel 4 stelle e un hotel 5 stelle. Per i 4 stelle puntiamo sulle attività per cercare di offrire avventura per le famiglie. Per i 5 stelle vogliamo presentarci evitando un concetto di lusso troppo austero, cercando di fornire ospitalità a 360 gradi, puntando in particolare su un progetto di benessere olistico». Sotto, Is Arenas, Narbolia, Oristano. A destra, Monzoni, San Pellegrino. Daniela Righi CEO Mira Hotels
Piazza di Spagna View, Mauro Piccini
«La nostra compagnia alberghiera è nata 5 anni fa. Abbiamo 17 hotel di cui un piccolo albergo in Piazza di Spagna da cui tutto è iniziato. Ci troviamo a Roma, in Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Sardegna. Siamo un’azienda nata post crisi, quindi rispetto alle esperienze precedenti abbiamo il vantaggio di partire da zero, senza nessun contratto eccessivamente oneroso precedente e con l’opportunità di interloquire con un mercato diver-
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Sopra, Cala Ponte, Polignano. A destra, Selene, Pomezia. Mauro Piccini presidente Piazza di Spagna View
so, più disposto a captare il valore. Lavoriamo su contratto d’affitto d’azienda. La nostra compagnia deve stare in piedi indipendentemente da altri settori e abbiamo i requisiti per crescere».
L’INCHIESTA Planetaria Hotels, Damiano De Crescenzo
«Il nostro è un piccolo gruppo alberghiero nato a metà degli anni Novanta: nove alberghi, con circa 630 camere. Si tratta di hotel di città e borghi antichi. Siamo un gruppo giovane, con strutture tutte di proprietà: questo naturalmente ha un significato sulla gestione. Il gruppo fa capo ad una famiglia di industriali e ha avuto uno sviluppo abbastanza rapido: la metà degli hotel sono stati acquisiti, ristrutturati e aperti negli ultimi 5 anni. Non abbiamo una insegna di gruppo. Ogni albergo punta sul proprio nome-brand caratterizzandosi individualmente. Pagando anche qualche conseguenza commerciale, ma siamo abbastanza liberi. Collaboriamo con altri marchi con ragioni ben precise su queste scelte: Best Western, Relais & Chateaux, World hotels. I grandi gruppi possono essere più competitivi sui costi di organizzazione, ma l’albergo di proprietà permette di guardare al medio lungo termine in quanto a redditività».
Sopra, Grand Hotel Savoia, Genova. A sin., Villa Appiani, Milano. Damiano De Crescenzo direttore generale Planetaria Hotels
TH Resorts, Giorgio Palmucci
«La storia del gruppo è cominciata 40 anni fa da un rifugio alpino e un gruppo di amici neo laureati. In questi 40 anni siamo diventati una società di gestione solo leisure, con prodotto destinato alle famiglie: montagna estiva-invernale (in estate gestiamo tra l’altro strutture Club Med) e mare (gestiamo anche i Villaggi Touring). Nel 2010 abbiamo creato un tour operator per TH Resorts vendendo su tutti i canali di distribuzione e puntando a una maggiore internazionalizzazione della clientela. Lavoriamo con contratti d’affitto perché difficilmente viene accettato il contratto di management, soprattutto nel mondo leisure. Oggi abbiamo un fatturato intorno ai 50 milioni, con l’obiettivo di arrivare a 80-100 milioni di euro per coprire i rischi stagionali».
Sopra, Planibel, La Thuile. A destra, Green Park Resort, Versilia. Giorgio Palmucci amministratore delegato TH Resorts
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L’INCHIESTA Falkensteiner Hotels, Stefania Amodeo
«Il gruppo nasce 50 anni fa da una struttura familiare e oggi conta 32 hotel a 4 e 5 stelle in sei Paesi europei. In Italia, oltre alle strutture in Alto Adige abbiamo un 5 stelle a Jesolo, un 5 stelle family in Sardegna e un 4 stelle sul Lago di Garda. I segmenti sono Wellness, Familiy, City e Premium. Il gruppo si sta muovendo verso nuovi progetti in Italia e all’estero, consolidando i mercati esistenti nell’area sud orientale dell’Europa, secondo una crescita programmata».
A sin. Lido Ehrenburgerhof Alto Adige. Sotto, Capo Boi, Piscadeddus, Cagliari. Stefania Amodeo marketing manager Italy
Town House Hotels, Guido Castellini
«L’albergo Seven Stars Galleria dal 2007 a oggi è passato da boutique hotel ad una grande realtà complessa, di oltre 10.000 metri quadri nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, che comprende due hotel (TownHouse Galleria e TownHouse Duomo), Ottagono Lounge Area con Oyster Bar, una esclusiva pizzeria I Dodici Gatti, la Terrazza Duomo 21 ed il Ristorante Museo Pavarotti, con l’esclusiva HighLine Galleria, la passeggiata sui tetti della Galleria. Da poco an-
La vista dal Town House Duomo (in alto) e dal Town House Galleria (in basso). Guido Castellini amministratore Town House Hotels
che Felix Lo Basso Restaurant e il ristorante Altezza Duomo. Il Brand TownHouse ha in gestione vari alberghi a Milano, uno a Torino e il borgo di Montegridolfo con Relais Palazzo Viviani. Stiamo approcciando il mercato dei boutique hotel: Roma, Milano, altre destinazioni sia city che Leisure, con hotel da 30 a 50-60 camere con formula b&b, con minore impatto della ristorazione».
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Tutti i modi di dire Incentive Stimolo per le vendite e strumento prezioso di condivisione dei valori del Brand, il viaggio premio torna ad essere al centro delle strategie aziendali. Ma secondo i nuovi dettami del turismo esperienziale e del Bleisure
✒Aura Marcelli I viaggi di incentivazione sono stati tra quelli che maggiormente hanno sofferto della crisi globale. Budget tagliati e rigide politiche di saving avevano inferto un duro colpo al comparto facendo immaginare un futuro modesto, fatto di meno viaggi, più brevi e con attività meno onerose. Ma come veloce è stata la caduta, così pure veloce si sta presentando la risalita a livello mondiale: oggi incentivare con i viaggi è tornato con decisione ad essere uno dei principali must delle strategie aziendali; i viaggi incentive sono addirittura mediamente più lunghi di prima e puntano a coinvolgere e stimolare i partecipanti con esperienze sempre più indi-
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menticabili e tailor made, sapientemente alternate a momenti di relax e disintossicazione dallo stress. Forza vendita, clienti, dipendenti, management. A seconda del target, del profilo dei partecipanti e del budget a disposizione, cambiano, naturalmente, le soluzioni, le attività e le destinazioni. Ma, in generale, l’incentive travel oggi deve rispondere in primo luogo alle esigenze mutate dei viaggiatori (specialmente se si parla di Millennials). Per ottenere risultati tangibili e misurabili (incentivazione delle vendite, consolidamento del gruppo di lavoro, fidelizzazione della clientela) bando dunque all’offerta di
L’INCHIESTA © BARBARA AINIS
Incentive Digital Detox
La tendenza Bleisure è senz’altro attraente, ma è bene non confondere la sana e proficua commistione di elementi lavorativi e privati, che consente e consentirà alle persone di lavorare in modo più gradevole e trovare più occasioni di relax, con una squilibrata intromissione della sfera privata in quella lavorativa e viceversa. Questo rischio si veicola attraverso i nostri smartphone, che ci seguono ovunque e ci tengono sempre connessi, distraendoci costantemente dalle nostre attività, professionali o personali che siano. «Ogni 180 secondi veniamo interrotti sul posto di lavoro dalle distrazioni digitali; controlliamo lo smartphone dalle 150 volte alle 220 volte al giorno; impieghiamo 24 minuti a riprendere il focus dopo una distrazione 2 ore al giorno per recuperare il tempo delle distrazioni digitali», ci sottolinea Alessio Carciofi, consulente e formatore nel campo del marketing turistico innovativo, fondatore di Your Digital Detox e autore del libro di prossima pubblicazione “Digital Detox: come aumentare il focus e la produttività nell’era delle distrazioni digitali”. «Tutte queste digital distraction tolgono attenzione, producendo minore energia e danneggiando i progetti di vita professionale e personale. Per recuperare un equilibrio tra digitale e vita reale è fondamentale l’elemento del viaggio». Ecco dunque che anche il viaggio d’incentivazione può trasformarsi in un’occasione di disintossicazione da un eccessivo e malsano uso della tecnologia. Nascono i primi eventi incentive Digital Detox (proposti da Gattinoni in collaborazione con la metodologia Digital Felix di Alessio Carciofi) non già per buttare via lo smartphone, ma per ritrovare consapevolmente l’equilibrio, disintossicarsi da un eccesso di connessione e recuperare il giusto rapporto tra individuo e digitale.
viaggio standardizzata e largo al turismo esperienziale e alla felice commistione tra business e leisure. Come ci raccontano tre Case History di successo.
L’incentive a tavola - ExplorEat Quando l’incentivazione è diretta a un numero elevato di clienti o dipendenti non
può, ovviamente, muovere un budget individuale eccessivo. Ma questo non esclude in nessun modo la possibilità di coinvolgere, stimolare, arricchire e, quindi, fidelizzare i partecipanti. Una positiva dimostrazione di ciò deriva dall’esperienza di una start up dal nome accattivante: ExplorEat. «A meno di non poter spendere molto, regalare un soggiorno è diventato un po’ complesso», ci ha spiegato Cesare Capedri, Partner e Chief marketing officer della giovane piattaforma online di turismo esperienziale gastronomico, che a luglio 2016 ha terminato la fase di test. «Il più delle volte al momento della prenotazione si trova il prezzo minore rispetto a quello pagato all’atto dell’acquisto, con
L’interesse sempre maggiore verso il viaggio esperienziale apre nuovi scenari all’incentive. Tutto per renderlo indimenticabile
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disappunto dell’azienda e del viaggiatore. Inoltre oggi il soggiorno uno se lo sceglie quando vuole e dove vuole. Quello che le gift card di ExplorEat permettono di regalare non è un soggiorno, ma un’esperienza legata a un viaggio, lontano da casa o nella propria città. Si tratta in particolare di esperienze enogastronomiche che difficilmente si trovano nel web e che difficilmente si possono prenotare con conferma immediata, se non sul nostro sito. In ogni caso l’importante è poter vivere un’esperienza locale e non da turista, per visitare con occhi nuovi destinazioni anche già conosciute». Tra le tante proposte: il piacere unico di scoprire Firenze dall’alto delle sue più belle terrazze private, mentre ci si delizia con un esclusivo aperitivo al tramonto; la soddisfazione di andare per tartufi in compagnia di un vero tartufaio, con tanto di cane; oppure la curiosità di un corso di streetfood ad Agrigento, per imparare a fare alla perfezione arancini e panelle. «Ogni offerta permette di costruire la propria esperienza tailor made. La gift card (che non scade mai) offre un credito che rimane e può essere utilizzato, anche parzialmente, quando si vuole. Quello che vedi è solo con disponibilità online». Ad oggi le visite al sito di ExplorEat (in italiano e in inglese) sono al 70% attribuibili ad un pubblico straniero, francese, spagnolo e olandese in particolare. Mentre all’estero la visita guidata con un local friend è una esperienza molto ricercata,
Dario Campagna, Presidente UCAV. Il settore dei ricambi auto è da sempre molto sensibile ai viaggi di incentivazione
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in Italia si ha ancora una certa prevenzione nei confronti della “guida”, spesso intesa come limitante. Il pubblico italiano, per il momento, è più interessato a tour senza accompagnatore, che offrano la possibilità di sperimentare esperienze gastronomiche e turistiche uniche. Tra le prime aziende che hanno utilizzato le gift card di ExplorEat c’è Playstation, che ha realizzato una campagna per 3-4 milioni di utenti regalando a seconda delle vendite un credito da utilizzare sul sito. La campagna ha avuto un ottimo successo, misurabile grazie al sistema di raccolta dati e utilizzo (qualitativi e quantitativi) del sito.
Incentivare le vendite dei ricambi auto - UCAV Un settore in particolare nel quale il viaggio premio è uno strumento molto utilizzato e molto efficace è proprio quello dei ricambi auto. «Storicamente il settore si presta all’incentivazione: i nostri clienti, autofficine e carrozzerie, apprezzano particolarmente questo tipo di premio e noi continuiamo a utilizzarlo con successo per incentivare le vendite», ci ha detto Dario Campagna, Presidente UCAV, Consorzio distribuzione ricambi. «Il nostro consorzio, nato per contrastare il monopolio dei ricambisti, fornisce ai concessionari soci il servizio logistico e, con un software apposito, incassa per ordine e conto degli stessi. Nel 2004 con l’introduzione del concorso a premi si sono ot-
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tenuti risultati inaspettati di fidelizzazione oltre che di aggregazione grazie ai viaggi. Così nel 2013 abbiamo deciso di proseguire con un nuovo progetto di incentivazione, UCAV in Tour: su un totale di 500 aziende affiliate (clienti) ne vengono premiate 28, organizzando due viaggi all’anno con classifiche semestrali di 14 vincitori. Il premio è per due persone per azienda ed è totalmente all inclusive. Ma nello stesso periodo abbiamo lavorato per trovare incentivazioni aggiuntive che potessero tenere vivo il mercato: il nostro Travel passport prevedeva varie tipologie di premio, che davano la possibilità di viaggiare in due al prezzo di uno, per un periodo 12 mesi dall’emissione e senza limitazione. Per questo concorso erano stati individuati circa 50 clienti che nel secondo semestre 2012 avevano sviluppato un fatturato di E 560.000: a loro è stato assegnato un obiettivo per il secondo semestre 2013. Tutto ciò ha portato a un incremento totale del fatturato del 14%». Anche in questo settore, però, le esigenze di viaggio sono mutate. E così anche l’incentivazione, declinata al turismo esperienziale. «Nel 2016 stiamo conducendo un test con cofanetti personalizzati di ExplorEat,un tipo di incentivazione già adottata dai concessionari del gruppo Volkswagen nell’anno 2015, con una redemption del 68%», ha continuato Campagna. “Per quanto riguarda Ucav Ricambi il test è ancora in corso e sta ottenendo buoni risultati. Prevede due periodi; primo e secondo semestre. Si sono individuati ottimi clienti da fidelizzare ulteriormente e clienti con buone potenzialità, ma spesso rivolti al ricambio equivalente. Il 90% ha già raggiunto l’obiettivo di fatturato dato per il primo semestre e stanno continuando a mantenere ottime performance che li porteranno a raggiungere il risultato finale».
Fare business sulla spiaggia Club Med La tendenza alla commistione tra lavoro e piacere si fa sempre più forte e indissolu-
bile. In un viaggio di lavoro trovano spazio attività e momenti di relax e scoperta, ma è sempre più Bleisure anche la vacanza tradizionale, durante la quale restiamo comunque connessi e coinvolti con il lavoro. «E allora perché non fare business in vacanza?», ci domanda Daniele Rutigliano, Direttore vendite per l’Italia di Club Med, divisione business. «Anche i resort di destinazione essenzialmente vacanziera, come sono le strutture di Club Med, possono essere luoghi perfetti per fare eventi grandi e piccoli, meeting business di 20-30 persone e incentive studiati per creare un’esperienza memorabile, magari solo di pochi giorni, concentrati intorno al weekend, in formula all inclusive per permettere all’azienda di tenere sotto controllo il budget». Questo tipo di incentivazione è destinata a importanti business partner e a dipendenti top. Per questo target la tendenza è proprio quella di rifuggire dal puro business e stimolare al massimo la condivisione e la creazione del gruppo, in un’ottica di marketing tribale. «I luoghi del Club Med (70 destinazioni in tutto il mondo, sempre più spostate verso l’alta gamma) stimolano questo tipo di relazioni proprio perché non sono “ingessati”. La bellezza di quello che ti circonda non distoglie l’attenzione, come si credeva fino a poco tempo fa, ma aiuta, invece, l’astrazione e il pensiero fuori dalla scatola. L’organizzazione meno rigida, ma sempre efficiente sull’aspetto tecnico, stimola l’empatia, l’ascolto, il rispetto, la convivialità, la confidenza». Club Med nasce come prodotto leisure, ma il turismo business oggi rappresenta una quota del 20% del fatturato. In Italia la crescita 2016 sul 2015 è stata a doppia cifra e il settore Meeting and Events e intenzionato a investire ulteriormente. ■
Daniele Rutigliano, Direttore vendite per l’Italia di Club Med. Il confine tra lavoro e vacanza è sempre più sottile. Meglio approfittarne facendo business nei luoghi più affascinanti del pianeta
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Strategie e Risorse per il Turismo Italiano
Rivoluzione digitale, adeguamento della rete infrastrutturale, marketing innovativo, riduzione degli oneri burocratici e fiscali. Sono alcuni dei punti fermi del Piano di rilancio di un settore, oggi, in profonda trasformazione
✒Tiziana Conte Le premesse per il rilancio del turismo ci sono tutte – dal Piano Strategico del Turismo 2017-2022 al rinnovato Enit; dalla promozione del Paese Italia riportata allo Stato e non più devoluta in mille rivoli alle Regioni, con la riforma costituzionale, alla situazione geopolitica che ci favorisce sui flussi internazionali – ma servono risorse e strategie di sviluppo condivise con gli attori della filiera. Di questo si è Dorina Bianchi: «L’obiettivo del PST è accrescere il ruolo dell’Italia nel mercato turistico globale attraverso un’azione integrata e territoriale con tutti gli stakeholders del settore e le Regioni per promuovere il brand Italia»
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parlato a Roma, al convegno dell’Osservatorio Parlamentare per il Turismo e Federturismo Confindustria al quale ha partecipato, tra gli altri, anche il sottosegretario ai Beni e Attività culturali e del Turismo, Dorina Bianchi. Il comparto del turismo che vale 171 miliardi di euro (11,8% del PIL) e dà lavoro a 3,1 milioni di persone, nel 2015 ha segnato un +3% di arrivi e promette un ulteriore 3% nei prossimi tre anni. Dall’estero invece gli arrivi sono saliti al 4% con spesa in aumento del 5% nel 2015. A snocciolare i dati l’On. Ignazio Abrignani, presidente dell’Osservatorio Parlamentare per il Turismo, aprendo i lavori del convegno che si è svolto al Senato. Il turismo si conferma quindi un asset fondamentale per il nostro Paese che «deve continuare ad accreditarsi a livello globale ed europeo come destinazione d’eccellenza», ha precisato Abrignani. Per quanto concerne le risorse da destinare
SCENARI DEL TURISMO
allo sviluppo del turismo italiano, un passo avanti è il decreto fiscale con un emendamento che consentirà di digitalizzare interamente, dal 1° gennaio 2018, il tax free shopping in Italia, con l’estensione a tutti gli aeroporti del sistema O.T.E.L.L.O., consentendo così una netta riduzione delle frodi Iva. e un maggior gettito per lo Stato anche grazie alla “shopping experience” dei turisti internazionali, senza più code per ottenere il visto doganale per il rimborso Iva. «La prossima riforma costituzionale vede realizzarsi un obiettivo dell’Osservatorio: la promozione del Paese Italia riportata allo Stato e non più devoluta in mille rivoli alle Regioni».
Piano Strategico ai nastri di partenza Se anche i numeri del turismo sono positivi (spesa media pro-capite giornaliera 107 euro e permanenza media a turista salita a 3,5 giorni) si può fare di più. Ed è quanto ci si aspetta dal “Piano Strategico del Turismo 2017-2020” che, come ha spiegato Francesco Palumbo, direttore generale del Turismo al MIBACT, «con i suoi quattro obiettivi strategici (Territorio e Patrimonio, Competitività e Lavoro, Tu-
rista al centro, Integrazione e interoperabilità), sei piani d’azione e 52 linee d’intervento, dieci linee per ogni anno, porterà il Belpaese ad acquisire una nuova leadership fondata su sostenibilità, innovazione e competitività». Rivoluzione digitale, adeguamento della rete infrastrutturale, marketing innovativo, riduzione degli oneri burocratici e fiscali. Sono alcuni dei punti fermi del Piano che mette al centro il turismo in termini di crescita economica. Il tutto dovrà allinearsi a un settore in profonda trasformazione, dove la sharing economy già contribuisce per il 15% al mercato turistico, i prodotti personalizzati prevalgono su quelli standard (solo un turista straniero su 10 arriva in Italia con un viaggio organizzato) e il web è il luogo dove si decide e si acquista il viaggio (il 68% dei viaggiatori ricerca online luogo e modalità del viaggio). «Anche se stiamo aspettando il passaggio alle Camere, stiamo già lavorando ai sei piani d’azione previsti per il 2017. Li stiamo individuando insieme alle imprese, alle regioni e all’Enit», precisa Palumbo. A proposito di Enit, Guglielmo Epifani, presidente della Commissione Attività produttive, commercio e turismo alla Camera, sottolinea nel suo intervento che «L’Enit è fermo,
Da sinistra: Guglielmo Epifani, presidente della Commissione Attività produttive, commercio e turismo alla Camera e Gianfranco Battisti, presidente di Federturismo
Francesco Palumbo: «Anche se stiamo aspettando il passaggio alle Camere del PST, stiamo già lavorando ai sei piani d’azione previsti per il 2017»
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Qui sopra, Ignazio Abrignani. A destra, dall’alto, Alberto Corti e Italo Candoni. Sotto, da sin, Gugliemo Epifani, Gianfranco Battisti e Fabio Maria Lazzerini
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senza risorse», e che «bisogna metterlo in grado di funzionare, altrimenti tanto valeva liquidarlo e ripartire da zero». E ha aggiunto: «Abbiamo perso un anno e mezzo tra grane per il personale dell’Agenzia, spese e altro ed ora bisogna correre. Il lavoro dell’Enit o lo fa lui o non lo fa nessuno». E lo smentisce Palumbo: «Non è stato perso un anno: abbiamo lavorato sul bilancio e sul personale Enit, abbiamo rinnovato il management dell’Agenzia ed elaborato un Piano strategico». L’Enit è pronto a ripartire subito, è il soggetto che realizza, attraverso la promozione, gli obiettivi del Piano e li porta a meta comune. E non esiste, poi, un problema di budget: in collaborazione con le Regioni si superano di gran lunga i cento milioni a disposizione per la promozione». Gli fa eco il consigliere d’amministrazione Enit, Fabio Maria Lazzerini: «Non siamo mai stati fermi nonostante le difficoltà: abbia-
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mo portato i dirigenti da nove a tre e riallacciato i rapporti con le Regioni; stiamo investendo sul digitale ma con un unico obiettivo: la crescita del fatturato prima del numero dei visitatori e della posizione nelle classifiche».
Associazioni di categoria su criticità e proposte «Il settore del turismo, anche grazie al Piano Strategico, si sta muovendo nella stessa direzione. Concordano i rappresentanti delle Associazioni tra cui Alberto Corti, responsabile turismo di Confcommercio, Gianfranco Battisti, presi-
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dente Federturismo Confindustria, Bernabò Bocca, presidente Federalberghi, pur evidenziando criticità come la marginalità delle imprese del turismo, la destagionalizzazione, i visti e il sommerso: «Quando parliamo dei dati del turismo italiano di cosa parliamo? Delle presenze reali oppure includiamo anche il sommerso?» Si è domandato Bocca che ha denunciato: «C’è un abusivismo nel nostro Paese che noi continuiamo a ignorare: un 20-30% di presenze è irregolare». «Non si tratta solo di evasione fiscale, ma anche di sicurezza. Abbiamo bisogno dell’approvazione dell’emendamento sulla legalità attualmente fermo in Commissione Bilancio». E gli fa eco Gianfranco Battisti, presidente Federturismo Confindustria. «Il nostro settore va disciplinato in questo senso perché, per chi viene dall’estero è un valore, ma abbiamo apprezzato il Piano Strategico per il Turismo che ci ha visto parte attiva». Battisti ha lamentato la carenza di dati certi per programmare e attrarre nuovi flussi, soprattutto verso i centri minori. «La vera barriera è l’assenza di statistiche qualificate», ha ribadito Nardo Filippetti, presidente Astoi che concorda sulla necessità di un turismo de localizzato». Lazzerini ha fatto sapere che «la percezione dell’Italia e la sua reputazione è di gran lunga migliore all’estero che in Italia, secondo ricerche degli ultimi tempi abbiamo un gap negativo di oltre il 16%». E ha assicurato: «nel Piano Strategico guardiamo al fatturato e non alle presenze». Poi promette nuove analisi di mercato e di tenere aperta la porta del dialogo con gli operatori e valutare gli investimenti tenendo anche conto delle loro indicazioni.
Il secondo Rapporto sulla programmazione regionale turistica Nel corso del convegno è stata presentata la 2a Edizione del “Rapporto di Federturismo sulla Programmazione regionale turistica 2016 a cura di Italo Candoni. Una ricerca nata per capire le principali problematiche che frenano la competitività e l’attrattività dei territori attraverso l’analisi dei programmi di sviluppo regionale. «Con la prima ricerca, volevamo capire il livello delle policy regionali e la distribuzione delle risorse», ha spiegato Cando-
ni, Federturismo Veneto, «con questa, il ruolo del turismo cercando di individuare un modello policy e il livello di sostenibilità e abbiamo analizzato l’utilizzo delle risorse comunitarie». Ed è emerso, per esempio, che se il Friuli Venezia Giulia ha un piano turismo a lungo termine che mostra un impegno sulle nicchie, la Campania non ha alcun piano dedicato e promuove i prodotti ancora in una ottica territoriale e non motivazionale. Dal Rapporto risulta, comunque, una maggiore consapevolezza del turismo come impresa e driver di sviluppo, un livello più alto di promozione per temi e maggiore digitalizzazione. «Sarebbe auspicabile che questa presentazione diventasse un appuntamento annuale attraverso il riconoscimento istituzionale del Rapporto, da parte del Mibact», ha dichiarato il Presidente di Federturismo Gianfranco Battisti, che ha detto «riteniamo altrettanto rilevante poter costituire un Osservatorio Fondi UE-SIE per il turismo, per indirizzare meglio e con maggior coerenza impegni e spese anche rispetto alle azioni del Piano Strategico 2016-2022»: A chiudere il Convegno il Sottosegretario al Mibact con delega al turismo Dorina Bianchi «L’obiettivo del Piano Strategico del Turismo è accrescere il ruolo dell’Italia nel mercato turistico globale, aumentando la competitività del sistema turistico nazionale attraverso un’azione integrata e territoriale. A tal fine abbiamo cambiato metodo e abbiamo lavorato come Ministero, in collaborazione con tutti gli stakeholders del settore, in particolare con le Regioni per promuovere il brand Italia». ■
Bernabò Bocca: «C’è un abusivismo nel nostro Paese che noi continuiamo a ignorare: un 20-30% di presenze è irregolare»
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Federalberghi dichiara guerra agli “abusivi” Migliaia di attività per l’ospitalità “illecite” che fanno concorrenza sleale non pagando milioni di euro di tasse, quando potrebbero, invece, fare il bene di tutto il settore del turismo e delle infrastrutture. Per questo la federazione degli albergatori scende in campo con forza...
✒Davide Deponti
Bernabò Bocca. In basso, Francesco Boccia
«Il sommerso nel turismo prosegue indisturbato ed è giunto a livelli talmente di guardia da generare una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero». È stata chiara e senza mezzi termini la denuncia che il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, ha fatto commentando i risultati di un monitoraggio che la stessa federazione ha realizzato con l’ausilio della società Incipit Consulting e ha presentato a Rimini, alla fiera TTG/SIA GUEST/SUN, lo scorso ottobre. Ma ancora più scalpore ha fatto, molto più recentemente, la notizia secondo la quale il Governo avrebbe proposto di regolare le tariffe del colosso di sharing web Airbnb, imponendo ai proprietari che affittano sulla piattaforma una cedolare secca al 21%, ovvero una “tassa” pari a quella che si paga per i “normali” contratti di locazione. A frenare, a stretto giro di posta (elettronica), i rumors era però stato poche ore dopo lo stesso ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi il quale, scrivendo sul suo account Twitter, aveva puntualizzato: “Nessuna nuova tassa in legge di Bilancio, nessuna. Nemmeno Airbnb. Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano #avanti”.
La questione tasse Airbnb accantonata così senza colpo ferire, dunque? A livello di battaglia, da parte di Federalberghi, nemmeno per sogno, ma non sembra volersi arrendere alla fine della “tassa Airbnb” (come era stata subito sopranno-
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Secondo Bernabò Bocca di Federalberghi: l’obiettivo non dev’essere di introdurre nuove tasse, ma di far sì che tutti gli operatori le paghino nella giusta misura e rispettino le regole a tutela dei consumatori, dei lavoratori, della sicurezza e del mercato
minata) nemmeno Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio. L’emendamento per la cedolare secca sugli affitti Airbnb era infatti già stato approvato in Commissione Finanze alla Camera in un’ottica di lotta all’evasione sui ricavi della sharing economy nel settore alloggi. Come riportato da “Investire Oggi”, Boccia ha quindi spiegato che «Gli emendamenti ribattezzati “Airbnb” non riguardano in realtà la multinazionale americana, che continua indisturbata a fare il suo business senza tasse, bensì consentono ai proprietari di casa di poter utilizzare la cedolare secca anche per affitti di breve periodo, i cui introiti sono, solitamente, a nero. La proposta arriva da più gruppi parlamentari, a partire dal Pd, e ne riparleremo nei prossimi giorni in commissione Bilancio». Più nel dettaglio, stando alla proposta firmata dalla deputata Pd Silvia Fregolent, i siti che fanno da intermediari tra proprietari e affittuari opererebbero come sostituto di imposta riscuotendo una cedolare secca al 21% sulla transazione. L’aliquota, inoltre, si applicherebbe a tutte le locazioni di breve periodo compresi i b&b e gli affittacamere, fatta eccezione solo per alberghi veri e propri. Non è mancato poi nemmeno l’intervento del Movimento Cinque Stelle, il
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“Ultim’ora”
cui portavoce Daniele Pesco ha accusato i democratici di accorgersi «solo ora di un problema di emersione del nero nel settore dei soggiorni brevi. Far emergere i redditi da locazioni brevi è possibile anche attraverso una tassazione agevolata e senza quindi soffocare queste forme di sharing economy. Ad esempio abbattendo l’ipotetica aliquota del 21% fino al 10% se si paga entro 60 giorni».
Occhi puntati su Airbnb E ovviamente anche lo stesso Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, non ha mancato di far sapere il pensiero suo e dell’associazione sulla vicenda “tassa”. «Il dibattito che in questi giorni si sta sviluppando in merito alla cosiddetta “tassa Airbnb” – ha spiegato – rischia di distrarre l’attenzione dal bubbone che affligge il mercato turistico italiano, inquinato da centinaia di migliaia di alloggi che operano in completo spregio alla legislazione fiscale e alle altre norme che disciplinano lo svolgimento delle attività ricettive, danneggiando tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro, e sono tanti, che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. Basti considerare che, secondo le stime dell’ultimo “Rapporto sul turismo”, il numero effettivo
È stato dichiarato ammissibile, mentre scriviamo, l’emendamento alla legge di Bilancio proposto da Silvia Fregolent e noto come “norma Airbnb”. Il percorso della proposta proseguirà così il proprio iter, dopo essere stato approvato dalla Commissione Finanze di Montecitorio, in commissione Bilancio. La norma ora prevede l’obbligo di iscriversi in un registro ad hoc per quanti danno in affitto casa per un breve periodo, e quello, per i siti che li mettono in contatto con gli affittuari, di fare da sostituto di imposta, ovvero versare al fisco il dovuto per conto del proprietario dell’appartamento. E confermato che la norma preveda anche che dal primo gennaio 2017 il canone relativo alle locazioni di breve periodo, compresi bed&breakfast e affittacamere, sia soggetto alla cosiddetta cedolare secca, l’imposta in vigore per gli affitti, con un’aliquota al 21%. L’obiettivo è di “favorire la trasparenza nel mercato delle locazioni di breve periodo” e “assicurare il contrasto all’evasione fiscale”. In commissione Bilancio, inoltre, all’emendamento firmato da Silvia Fregolent se ne sono aggiunti altri dal contenuto simile, da parte di Cor (a firma Palese) e di Forza Italia (a firma Giorgetti, De Girolamo e Milanato).
delle presenze turistiche potrebbe essere di oltre un miliardo all’anno, quasi il triplo di quelle rilevate dall’Istat. L’obiettivo non dev’essere insomma quello di introdurre nuove tasse, ma di far sì che tutti gli operatori paghino le tasse nella giusta misura e rispettino le regole poste a tutela dei consumatori, dei lavoratori, della sicurezza pubblica e del mercato. Confidiamo pertanto che si faccia strada la proposta di istituire presso l’Agenzia delle Entrate un registro di coloro che svolgono attività ricettiva in forma non imprenditoriale, prevedendo che i portali debbano comunicare al fisco gli estremi di ogni transazione al fine di assicurare che anche i “furbetti dell’appartamentino” paghino le imposte, applicando le stesse regole previste per i contribuenti onesti che adempiono al proprio dovere quoti-
Silvia Fregolent. Sotto, Daniele Pesco
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Per il portavoce del Movimento Cinque Stelle, far emergere i redditi da locazioni brevi è possibile anche attraverso una tassazione agevolata, ad esempio abbattendo l’ipotetica aliquota del 21% fino al 10% se si paga entro 60 giorni
dianamente». Ma come si è arrivati a tanto? «Abbiamo censito le strutture parallele che vendono camere in rete sui principali portali», ha chiarito Bocca, «e mettiamo questo elenco a disposizione delle amministrazioni nazionali e territoriali, nonché delle autorità investigative competenti, che desiderano fare luce sul fenomeno. Neanche a dirlo, l’esempio eclatante è costituito dal portale Airbnb che, in una giornata di agosto 2016, metteva in vendita in Italia 222.786 strutture (erano 234 nel 2009), con una crescita esponenziale alla quale non fa seguito una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’ISTAT erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 121.984 per una differenza di oltre 100.000 unità)».
Una questione di concorrenza Secondo questa rilevazione di Federalberghi sono le grandi città italiane quelle Il boom degli affitti turistici “illeciti” riguarda soprattutto le grandi città come Milano dove si contano 13200 alloggi e dove il fenomeno è aumentato anche in conseguenza all’onda lunga di Expo 2015
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maggiormente interessate dal fenomeno: primeggia Roma con 23.889 alloggi, seguita da Milano con 13.200, Firenze con 6.715, Venezia con 5.166 e Napoli con 3.040. Volendo analizzare la questione da un punto di vista “qualitativo” poi è indubbio che il boom di affitti turistici che ad esempio riguarda Milano sia nato sull’onda lunga di Expo 2015. Lo spiegano anche le recenti stime pubblicate dalla società internazionale di ricerca Pkf e presentate pochi giorni fa al seminario Rescasa sugli affitti turistici: oggi allora sono in attività circa 15.000 (dato che si avvicina molto a quello di Federalberghi, NDR) appartamenti, il 20% in più del 2015. L’offerta extra-alberghiera, conclude la ricerca, ha superato in sostanza quella degli hotel e sul mercato stanno entrando anche grandi gruppi internazionali. Per quanto riguarda poi la Capitale, spiega il presidente di Federalberghi Roma Giuseppe Roscioli che «Ancora una volta siamo di fronte ad una realtà incon-
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futabile: sono sempre più numerose le strutture ricettive illegali e ciò non fa altro che danneggiare ulteriormente il nostro turismo. Per questo abbiamo fatto un grosso lavoro di monitoraggio, poi messo a disposizione delle Forze dell’Ordine e del Comune per far emergere il nero che, oltre a danneggiare le casse comunali, apre al rischio sulla sicurezza dei cittadini». «Il problema non riguarda certo solo le grandi città comunque», fa eco nuovamente il presidente nazionale Bocca, «poiché ci sono località nel nostro paese nelle quali, nel periodo estivo, sono state rilevate case vacanza abusive in una percentuale del 98,5%. Questo significa semplicemente che il dato rilevabile dalle sole strutture che rispettano trasparenza e regole, non è quello reale. Nessuno vuol negare la possibilità di affittare ai villeggianti una casa per un periodo definito, ma è obbligatorio versare la tassa di soggiorno e dichiarare l’attività in toto. Altrimenti la conseguenza è immediata, ovvero ciò che stiamo vivendo nel nostro paese: milioni di euro che vanno in fumo per mancato pagamento dell’imposta e un grande potenziale perso per le nostre città. È arrivato il momento di intervenire con più forza. Non si può più tollerare che, in un periodo di crisi così forte con le risorse delle casse cittadine ridotte al minimo, si lascino proliferare strutture ricettive in regime di assoluta illegalità».
Quattro falsi miti dello sharing E per non lasciare dubbi sulla portata del fenomeno e sulla realtà delle conclusioni negative che il proliferare dell’abusivismo porta all’industria del turismo, Federalberghi ha anche voluto racchiudere in una sorta di tabella le quattro grandi bugie che contraddistinguono le attività di cosiddetta condivisione o sharing degli alloggi. 1. Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: si tratta invece di attività economiche a tutti gli effetti. Oltre la metà (57,7%) degli annunci sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con i casi limite di nomi di comodo, quali Bettina che gestisce 366 alloggi, Daniel (293) e Simona (260). 2. Non è vero che si tratta di attività
occasionali: la maggior parte (il 79,3%) degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno. 3. Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci (70,2%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno. 4. Non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi nei luoghi dove c’è carenza di offerta: infatti gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, le stesse nelle quali è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.
Attualmente la “norma Airbnb” prevede l’obbligo di iscriversi in un registro ad hoc per quanti danno in affitto casa per un breve periodo, e quello, per i siti che li mettono in contatto con gli affittuari, di fare da sostituto di imposta
Conclusione? La lasciamo ancora a Bocca: «Il consumatore è secondo noi ingannato due volte, in quanto viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato. Senza dimenticare che dal nostro punto di vista di imprese dell’ospitalità si pone con tutta evidenza anche un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale. Certo non si tratta evidentemente di un problema solo italiano, ma l’Italia pur essendo un grande Paese turistico esita a prendersene cura. Molte altre mete turistiche già si sono date da fare: Amsterdam, Barcellona, Berlino, New York, Parigi e tante altre si sono già mossi adeguando le proprie regole. Allora, poiché abbiamo già anche noi in Italia un “Piano strategico del turismo” che afferma a chiare lettere la necessità di definire un quadro normativo e regolamentare che contrasti efficacemente il fenomeno dell’abusivismo, facciamolo al più presto. Passiamo finalmente dalle parole ai fatti». ■ 11-12 2016
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La nuova era del Luxury Travel I viaggi di lusso crescono e continueranno a crescere con un trend migliore del resto del mercato turistico. In un panorama in grande evoluzione, tra nuovi ricchi e un mercato più maturo, ecco tutte le opportunità per i prossimi 10 anni
✒testo e foto di Barbara Ainis Nei prossimi dieci anni il tasso di crescita dei viaggi di lusso oltreconfine si prospetta del 6,2%, quasi di un terzo superiore al resto del mondo dei viaggi
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È successo senza clamore e senza grandi rivoluzioni. Distratti dalla crisi e dalle preoccupazioni della contingenza economica, non ci siamo neanche accorti di essere entrati in una nuova epoca, in una nuova tappa evolutiva del nostro essere sociale. Non stiamo parlando della fantomatica età dell’Acquario, ma della più prosaica nuova era del Luxury Travel, un tempo in cui il concetto di lusso nel viaggio è mutato profondamente, ampliando i propri confini e declinandosi in nuove, svariate sfumature di bisogni e motivazioni. La domanda di lusso è cresciuta, come è noto, trainata dai nuovi ricchi dei Paesi emergenti. I viaggi di lusso hanno fatto registrare tassi di crescita superiori a quelli del settore turistico in generale e continueranno a crescere. Si va verso una sorta di “turismo esclusivo di massa”, una contraddizione in termini sostenuta da un lato dalla crescita di nuove classi abbienti emergenti, dall’altro dalla tendenza del lusso accessibile.
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Oggi il mercato si trova di fronte alla necessità e all’opportunità di uscire da queste contraddizioni, trovando nuove soluzioni per rispondere ai tanti modi di intendere il lusso, alla soggettivizzazione del concetto di Luxury Travel e alle richieste individuali dei viaggiatori che, disposti a spendere cifre importanti (sempre o solo per una volta), vogliono trovare soddisfazione alle loro personalissime esigenze. A far chiarezza in questo nuovo paradigma del viaggio di lusso è intervenuto efficacemente il report Shaping the Future of Luxury Travel, condotto dal Tourism Economics Institute dell’Oxford Economics Group in collaborazione con Amadeus Travel Intelligence.
I numeri del Luxury Travel Il report conferma la tendenza: tra il 2011 e il 2015 il turismo internazionale nel comparto del lusso è cresciuto in maniera
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superiore al resto del settore mostrando un tasso di crescita composto annuale (CAGR) del 4,5% dei viaggi oltre confine rispetto al 4,2% del resto del mondo dei viaggi. In cima alla classifica USA e Canada, che hanno mantenuto, nonostante la contingenza, tassi di crescita importanti e un volume di viaggi superiori al resto del mercato globale, sia sul fronte domestico sia internazionale, soprattutto grazie al comparto del business travel. «In Europa i viaggi domestici in business class fra il 2011 e il 2015 hanno visto un declino, probabilmente dovuto alle misure restrittive dettate dall’austerità degli ultimi anni», ha commentato Francesca Benati, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Amadeus Italia. «Sul lungo raggio, però, la richiesta di voli in business class è comunque rimasta nel tempo costante, nonostante il periodo di recessione economica». «L’Asia ha recentemente sperimentato il più grande aumento delle pre-
notazioni dei voli in business class», ha continuato Francesca Benati, «la motivazione è da individuare nell’impressionante crescita del PIL del continente, nella crescita delle reti aziendali globali e nell’emergere di una nuova classe benestante desiderosa di prenotare viaggi di piacere in business class». In controtendenza la Cina, dove meno persone vogliono essere percepite come ultra-benestanti, scegliendo quindi di non ostentare la loro ricchezza, non certo per mancanza di un mercato del lusso, ma per il contesto di regolamenti molto limitanti, con serrati controlli anti-corruzione. «Il report evidenzia, inoltre, una stabile crescita del 2,8% anno su anno dei viaggi tramite jet privato nell’Europa Occidentale, dovuto alla preferenza accordata da individui con patrimoni estremamente consistenti e da parte di piccoli gruppi organizzati. Quanto all’Italia, in linea con il resto d’Europa, ha confermato un trend positi-
Il lusso oggi non è solo fatto di beni materiali, ma di esperienze assolutamente esclusive
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Il piacere di combinare un viaggio di lavoro con un’esperienza leisure è ormai una realtà sempre più diffusa. Ma il report dell’Oxford Economics Group e di Amadeus ci avverte di una nuova, imminente tendenza: quella di affiancare al viaggio business una lussuosa esperienza leisure. Sebbene siano ancora poche le imprese che prevedono pratiche Bluxury nelle loro policy di viaggio, sembra proprio che nei prossimi anni i top manager potranno essere incentivati efficacemente da queste opportunità. Si tratta di prolungare il proprio viaggio di qualche giorno, magari il weekend, per essere coccolati nel lusso e rilasciare le tensioni lavorative. Anche in questo caso le esperienze esclusive sono al centro: itinerari bespoke, adattabili allo stato d’animo e alle energie post-business travel, per visitare la città in cui si trovano, scoprirne le eccellenze gastronomiche o i preziosi tesori d’arte e cultura.
si di confine nel 2025, come dimostrano i dati forniti da TourismEconomics». Siamo alle porte di una fase di grande polarizzazione, specchio e spettro della società. Saranno sempre più spinti i prodotti ultra-budget: dai lowcost a lungo raggio alle offerte sempre più luxury. Così anche per il mercato lusso dell’hotellerie, forte di una richiesta in continuo aumento da La nuova classe abbiente dei Paesi emergenti traina il trend positivo del settore
vo», ha continuato Francesca Benati. Le prenotazioni di alberghi di alta classe sono cresciute del 7% fra il 2014 e il 2015 a livello mondiale, con Nord America e l’Europa Occidentale che costituiscono attualmente il 64% dei viaggi oltreconfine di business o prima classe, nonostante compongano solamente il 18% della popolazione globale.
Il lusso del futuro Se i dati degli ultimi anni sono positivi per il Luxury Travel, le prospettive a venire lasciano ancora migliori speranze. «Nei prossimi dieci anni il tasso di crescita dei viaggi di lusso oltreconfine si prospetta essere del 6,2%, quasi di un terzo superiore al resto del mondo dei viaggi (4,8%), sintomo della sua progressiva polarizzazione», ha commentato ancora Francesca Benati, CEO di Amadeus Italia. «I viaggi di lunga tratta supereranno quelli fra Pae-
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parte delle classi medie per viaggi verso nuove destinazioni, si prevede un trend in continua crescita, pari al +4% annuo dal 2015 al 2022. Rispetto ai viaggi in business e prima classe di lungo raggio, la predominanza di Europa Occidentale, USA e Canada continuerà fino al 2025. Fra il 2011 e il 2025 il mercato del Luxury Travel dell’AsiaPacific vedrà una crescita
più veloce dell’Europa, benché in decelerazione fino al 2025, coerentemente con le performance economiche di quest’area. Interessanti le prospettive dei BRIC: in Cina il mercato dei viaggi di lusso continuerà a registrare una crescita a due cifre, pari al 12,2%, anche se a un ritmo più lento rispetto al passato; la Russia si riprenderà dalla recessione degli anni 20132015, e sperimenterà un tasso di crescita del 9%, nonostante la dipendenza economica della nazione sui prezzi mondiali del petrolio e il fatto che le sanzioni occidentali rimarranno in vigore fino al 2017; la mancanza di una classe media e la debolezza del Real brasiliano rispetto alle altre valute mondiali determinano una certa lentezza per il Brasile nel veder fiorire il mercato del lusso, fermo al 4,2%; notevole è, infine, il tasso di crescita del mercato del lusso in India, pari al 12,8% e pertanto superiore a qualsiasi altra nazione BRIC. Anche i Paesi del Sud Asiatico mostrano una velocità sostenuta nella crescita futura del comparto, dovuta ad una progressiva mobilità e agli investimenti realizzati nel settore del lusso. Nel Medio Oriente, il Luxury Travel e il settore dei viaggi in generale crescerà a un tasso costante fra il 2015 e il 2025. Il Kuwait, Qatar e UAE vedranno una crescita del settore del
Eccellenza nell'ospitalità ed esclusive occasioni di shopping restano il requisito minimo del viaggio, a cui si devono accompagnare proposte originali e personalizzate
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SCENARI DEL TURISMO Luxury Traveller Tribes Lusso sempre 4% Per coloro i quali il lusso è parte della vita quotidiana, un’accoglienza luxury è solo il requisito minimo di un viaggio. Questa tribù viaggia in prima classe o in jet privato, alloggia solo in hotel di categoria superiore e si affida per l’organizzazione a operatori di fiducia.
Occasioni speciali 20% Per loro il viaggio è un piacere e deve produrre soddisfazione. Sono alla ricerca di esperienze sorprendenti. Utilizzano i punti dei loyalty programme per avere l’upgrade per viaggiare in business, cercano prestigiose esperienze gastronomiche e il relax meritato di un esclusivo trattamento SPA. Sono disposti a rinunciare al comfort in certe fasi del viaggio per vivere esperienze indimenticabili.
Bluxury 31% Il loro viaggio ha come scopo il business, ma hanno l’età e la disponibilità economica per ampliare il viaggio in un’ottica leisure di lusso. Sono manager impegnati in un obiettivo di lavoro, ma si fanno raggiungere dalla famiglia per ottenere il massimo dal loro tempo libero.
Facoltosi senza tempo 24% Non sono in viaggio di lavoro, ma gli impegni lavora-
Il viaggiatore Luxury più esperto cerca esperienze emozionali memorabili, uniche e autentiche
tivi limitano il tempo a disposizione per il viaggio. I loro piani possono cambiare all’ultimo minuto quindi spesso devono prenotare biglietti flexible. Affidano a esperti l’organizzazione del loro viaggio e pagano per la qualità del servizio. Durante il viaggio, però, vogliono essere autonomi e avere garantita la propria privacy, visto che si tratta di una delle poche occasioni per riconnettersi con se stessi e con i familiari.
Opulenza estrema 18% Cercano le esperienze di viaggio più esclusive e glamour. Condividono la loro vacanza luxury sui social media e vogliono mettere in mostra il proprio divertimento e il proprio stile di vita. Sono alla ricerca di consigli da luxury influencer per rendere la propria vacanza ancora più indimenticabile ed esclusiva.
Indipendenti e facoltosi 3% Si concedono viaggi di lusso per coccolarsi o provare qualcosa di nuovo. Viaggiano da soli con un selezionato gruppo di amici e non devono rendere conto se non a se stessi. Possono cercare brand e destinazioni adatti a solo traveller e scegliere attività che li portino a incontrare gente. Cercano un operatore che si occupi del loro viaggio e che li aiuti a fare le scelte migliori e più originali.
4,4%, mentre il mercato del lusso si espanderà del 4,5%.
Non solo beni materiali Il lusso può essere inteso in tanti modi diversi e tutte queste accezioni chiedono al mercato del turismo risposte concrete. Per la nuova classe media dei mercati emergenti il Luxury Travel è essenzialmente l’ottenimento di beni materiali, ma per i mercati più maturi, o, in generale, per i viaggiatori del lusso più esperti, l’interesse è spostato verso le esperienze, queste sì assolutamente esclusive. Si tratta di un trend chiave per comprendere il futuro del Luxury Travel e gli operatori che vorranno attirare i viaggiatori del lusso di domani dovranno necessariamente
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attivarsi per offrire esperienze emozionali memorabili, uniche e autentiche, non disponibili nei canali tradizionali di ricerca (non su Google). In altre parole, la nuova era dei viaggi di lusso si aprirà verso quanto di più incredibile, esclusivo e irripetibile i soldi possano comprare. ■
SCENARI DEL TURISMO
ITALIA
un brand che vale oro
Il Bel Paese resta nella top ten mondiale degli stati migliori, ma non basta: per il futuro bisogna imparare e crescere ancora, sfruttando le infinite risorse turistiche che possediamo
✒Dante Daverio Per lo sviluppo e la promozione del brand Italia occorre più collaborazione tra tra Stato e Regioni: ad esempio, sui canali di promozione digitale, dove è già stato avviato un lavoro comune di integrazione delle politiche promozionali fra Enit e singoli territori
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Reduce da due anni, e in particolare da due estati, roventi, ma in senso positivo, per quanto riguarda la crescita delle presenze turistiche un po’ in tutte le sue destinazioni – sia business che leisure, sia di mare che di città, sia d’arte che di benessere – l’Italia sta sempre di più fortificando il proprio valore come brand sul mercato turistico globale. Lo suggerisce anche la società di ricerca e consulenza internazionale Brand Finance che nel suo report annuale intitolato proprio “Nation Brands” spiega che il “marchio” Italia vale oggi 1.521 miliardi di dollari, il 5% in più rispetto allo scorso anno, e soprattutto racconta che esso si mantiene saldamente al 9° posto nella classifica dei 100 brand-paese a maggiore valore economico, incrementando anche il proprio attributo di forza sul mercato. In particolare, però, spiega la ricerca, quando si parla di brand-paese, forza e valore economico ne sono due indicatori distinti: la forza è misurata su indicatori quali gli investimenti internazionali, l’export, il turismo, le pro-
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fessionalità, la governance politica e di mercato; mentre il valore economico mette insieme forza e prodotto interno lordo (attuale e futuro) ed è quindi un indicatore legato anche alle dimensioni del Paese cui si riferisce. Quanto più elevati sono entrambi, spiegano gli esperti di Brand Finance, tanto maggiore ne è l’impatto positivo sul paese che li detiene in termini di reputazione generale, investimenti esteri, domanda internazionale per i propri prodotti, competitività sui mercati e prosperità complessiva. «Oggi nel nuovo mondo del turismo globale che si sta formando, un aspetto indispensabile è quello di riuscire a creare un brand con una componente qualitativa riconosciuta dal mercato, un prodotto in grado di attrarre anche la clientela estera», ha spiegato lo scorso ottobre durante la fiera TTG Incontri di Rimini il consigliere delegato di Enit, Fabio Lazzerini. «Dobbiamo a questo punto cercare anche noi di essere un attore di peso sull’Italia, che sappia rapportarsi anche con i player esteri che già
SCENARI DEL TURISMO Top 20 Most Valuable Nation Brand
amano il brand Italia. Fino ad oggi probabilmente la frammentazione del settore turistico è stata un valore aggiunto per lo sviluppo maggiore del nostro turismo, ma sono convinto che ci voglia comunque “un soggetto forte” e nazionale che tracci una rotta comune». Non c’è dubbio che per lo sviluppo e la promozione del brand Italia occorra più collaborazione tra pubblico e privato e tra Stato e Regioni, collaborazione che è forse anche già iniziata, ad esempio, sui canali di promozione digitale, dove è avvenuto un lavoro comune di integrazione delle politiche promozionali fra Enit e singoli territori. Questione prioritaria, che necessita dell’intervento politico, resta poi quella dei trasporti, ovvero il problema delle infrastrutture strategiche, delle grandi reti di trasporto e navigazione, dei porti e degli aeroporti di interesse nazionale e internazionale.
Stati Uniti. Il brand Paese in testa alla classifica Dando un’occhiata più da vicino alla classifica si vede come il brand-paese a maggior valore economico sia ancora quello degli Stati Uniti, che si attesta sui 20.574 miliardi di dollari con una crescita del 4%. Un’incognita però pesa sul futuro degli Usa: secondo gli esperti di Brand Finance, infatti, l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump potrebbe trasformare la curva ascendente della reputation americana in discendente in breve tempo. Comunque oggi gli Stati Uniti sono ancora inseguiti al secondo posto del brand Cina, che però ha incrementato rispetto all’anno scorso il proprio valore del 12% arrivando a 7.087 miliardi di dollari, pari a un terzo di quello americano. Una distanza ancora importante. Medaglia di bronzo virtuale per la Germania, il cui brand perde il 7% e viene ora valutato 3.882 miliardi. Giù dal podio troviamo poi un Giappone in grande crescita (+18%) e quindi un Regno Unito, che perde il 2% e vale 2.942 miliardi. Anche in questo caso, secondo Brand Finance, c’è un’incognita: si tratta dell’avvio del negoziato per l’uscita del Paese dall’Unione Europea, evento che anche in questo caso si prevede potrebbe avere un impatto ulteriormente negativo. Chiudono la top ten, insieme all’Italia, Francia, India, Canada e Australia,
1 STATI UNITI
11 OLANDA
2 CINA
12 SVIZZERA
3 GERMANIA
13 SPAGNA
4 GIAPPONE
14 MESSICO
5 REGNO UNITO
15 BRASILE
6 FRANCIA
16 SVEZIA
7 INDIA
17 RUSSIA
8 CANADA
18 INDONESIA
9 ITALIA
19 BELGIO
10 AUSTRALIA
20 POLONIA
Fonte: ricerca “Nation Brands”.
quest’ultima in calo del 7% con un valore di 1.305 miliardi.
I veri valori in campo Analizzando ulteriormente la classifica “Nation Brands”, prima di tornare a occuparci più nel dettaglio di Italia, sono altri i dati particolari da carpire. Ad esempio interessanti sono le valutazioni di Brand Finance sui migliori e peggiori stati performer dell’anno: l’incremento di valore più elevato (+43%) è stato registrato dal Lussemburgo, che sale al 54° posto con 85 miliardi, grazie a una campagna di comunicazione nazionale che ha agito per modificarne la reputazione da “paradiso fi-
Fabio Lazzerini, consigliere delegato di Enit
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Non solo il Paese ma anche le città italiane si distinguono per la loro reputazione internazionale ai primi posti della classifica: la prima è Roma, all’ottavo posto nel mondo (seguita da Venezia, dodicesima, e da Milano, ventunesima)
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scale” a paese affidabile, aperto e dinamico. Secondo best performer è il Pakistan, il cui brand nazionale guadagna il 41% del valore in virtù delle estese riforme economiche intraprese, seguito dall’Ucraina, che sale del 27% più che altro per essere riuscita a mantenersi stabile nonostante la guerra con la Russia. Al contrario, per quanto riguarda i brand-paese in “retrocessione”, spicca la peggiore performance della Giordania, che perde il 35% del suo valore di brand (ora 24 miliardi) a causa della vicinanza con il conflitto siriano che ne mina la sicurezza. Segue il Brasile, al quale le recentissime Olimpiadi non hanno impedito di perdere il 30% del valore di brand a causa della recessione e dell’alto livello di corruzione. In caduta forte è poi anche il brand Turchia, che ha perso il 29% del proprio valore (arrivato ora a 474 miliardi) a causa soprattutto delle misure repressive intraprese da Erdogan all’indomani del fallito colpo di stato. Infine, ultima valutazione fatta nel report è quella legata solamente alla forza di un brand-paese, al netto della sua dimensione economica. In questo caso le valutazioni cambiano completamente e al primo posto sale Singapore, le cui piccole dimensioni (e quindi piccolo Pil) non gli consentono di competere nel campo del
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valore economico. Seguono Hong Kong, Svizzera, Regno Unito, Norvegia, Nuova Zelanda, Lussemburgo, Finlandia, Olanda e Giappone, mentre l’Italia è anche quest’anno fuori dalla top ten della forza. Forse che il buon piazzamento a livello di valore sia dettato più dalle maggiori dimensioni economiche nazionali che non dalle effettive buone performance del Paese?
Un legame stretto con le città Una risposta forse ce la può dare un’altra classifica, quella relativa non al valore del brand-paese ma alla reputazione delle città. Si tratta della graduatoria che è redatta annualmente dal Reputation Institute sulla base della percezione espressa da 22mila consumatori dei paesi del G8 e dell’analisi che l’influenza di tale percezione esercita sulla propensione delle persone a visitare le singole metropoli per turismo o per eventi, a risiedervi, lavorarvi o investirvi. In questo caso sono allora tre le città italiane che quest’anno si distinguono per reputazione internazionale ai primi posti della classifica: si parte con Roma, all’ottavo posto nel mondo, seguita da Venezia, in dodicesima posizione, e quindi da Milano, che sale fino al ventunesimo posto. Va da sé allora che
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come nel caso di un brand nazionale, la reputazione e l’immagine delle quali godono presso l’opinione pubblica internazionale, sono per una città un asset importantissimo che dipende da diversi fattori. In particolare, spiega Reputation Institute, questa opinione si forma nel pubblico tramite tre direttrici principali: la prima è l’esperienza diretta che le persone fanno delle città, visitandole per turismo o per lavoro; la seconda è ciò che le città comunicano di sé, direttamente o attraverso ciò che vi succede; la terza è invece legata agli stereotipi, a ciò che veicolano i media, all’opinione di terzi. Ma per quanto relativa anche a valutazioni di natura soggettiva, la reputazione delle città è solidamente ancorata a fattori concreti, che sono poi gli indicatori sulla base dei quali viene misurata: l’attrattiva oggettiva, cioè la “bellezza” intrinseca dell’ambiente urbano, la qualità della vita, l’offerta di esperienze per chi la visita, il livello di sicurezza, e poi la prosperità economica e l’efficacia dell’amministrazione che la governa. Quale può allora essere a questo punto il legame fra la reputazione delle città e quella del suo brandpaese di riferimento? Probabilmente molto più diretto di quello che si potrebbe pensare, spiegano gli esperti di Reputation Institute: come accade infatti anche alle sue città principali infatti, l’Italia è si ben posizionata in classifica, ma allo stesso modo entrambe (singole città e nazione) non raggiungono le vette di eccellenza (e di classifica) che in astratto meriterebbero.
I grandi eventi arma a doppio taglio Come far crescere, quindi, il brand Italia, aumentando anche quello delle sue città principali? Da molti esperti viene suggerito che il valore e la reputazione di un brand-paese possono essere innalzati nel momento in cui si ospitano grandi eventi a livello globale. «Solitamente i grandi eventi di portata internazionale – suggerisce Claude Zammit Trevisan, Direttore Marketing Malta Tourism Autority Italia – possono valorizzare ampiamente l’immagine di una destinazione. Nel nostro piccolo a Malta per il 2018 abbiamo in calendario un importante evento “Valletta. Capitale europea della cultura”, sul quale
abbiamo capitalizzato il più possibile a livello di immagine e non solo. Grazie anche a un progetto dall’architetto Renzo Piano, l’evento verrà utilizzato come motore per la valorizzazione del territorio. Stiamo già riscontrando un effetto molto positivo dal punto di vista culturale ed economico e speriamo lo stesso avvenga per quello turistico». E tuttavia, sottolinea ancora il Reputation Institute, non sempre i grandi eventi sono sufficienti per migliorare le performance reputazionali delle città e del Paese. Basta prendere ad esempio il caso delle Olimpiadi: quelle del 2012 hanno avuto un impatto positivo sulla reputazione di Londra, mentre dopo i Giochi 2016 la reputazione di Rio è scesa di ben 6 punti, facendo scivolare la città al penultimo posto del ranking di quest’anno. Colpa probabilmente delle mancanze infrastrutturali e organizzative durante l’evento, ma anche della più generale crisi politica, economica e sanitaria del Brasile, che attraverso le Olimpiadi ha avuto una cassa di risonanza planetaria. «Insomma parlando di reputazione sono attrattività turistica (12%), sicurezza (11,5%) e leader rispettati (8,5%) i tre elementi più importanti», spiega Fabio Ventoruzzo, direttore di Reputation Institute in Italia, «da tenere presente. E c’è una relazione molto forte tra la reputazione di una città e quella del brand-paese di appartenenza: l’Italia con Roma, Venezia e ora anche con Milano, cresciuta tantissimo nel post-Expo, ha un patrimonio reputazionale riconosciuto sul quale costruire un “nation branding” capace non solo di attrarre turismo, ma anche investimenti; i quali a loro volta possono dare respiro al Paese anche nella classifica della forza finanziaria». ■
Fabio Ventoruzzo, direttore di Reputation Institute in Italia
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Facciamo turismo, faremo il bene dell’Italia In un’intervista esclusiva il Sottosegretario al Turismo del Governo Dorina Bianchi ci racconta come il congressuale sia un settore cardine per lo sviluppo dell’industria dell’ospitalità, oltre che per l’economia di tutto il Paese Bisogna sfruttare con intelligenza l'immenso patrimonio culturale che abbiamo, a Roma, come in tutta Italia – dice Dorina Bianchi – anche usando nuovi modelli di business. A destra, il Sottosegretario al Turismo Dorina Bianchi a Milano
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«Il turismo congressuale? È una grande risorsa per il Paese perché è un turismo che ha tante potenzialità e peculiarità. Non ultima quella di essere in grado di attirare visitatori “big spender”, come ad esempio proprio quelli russi, e poi favorisce una più ampia destagionalizzazione del business dell’ospitalità. Questione, quest’ultima, vitale per diverse mete italiane molto belle ma ancora purtroppo poco sfruttate durante l’arco dell’anno». È alla presentazione del nuovo ufficio milanese di Visit Russia – il secondo in Italia, dopo quello di Roma, già operativo dalla fine del 2015 – andata in scena alla presenza del viceministro russo per Cultura e Turismo Alla Maninolova, che abbiamo intervistato il Sottosegretario al Turismo del Governo italiano Dorina Bianchi. «In questa sede non posso certo non sottolineare come grazie allo sforzo congiunto dei governi italiano e russo sia-
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mo riusciti a rafforzare ulteriormente il legame economico e turistico tra i due Paesi. Poco più di un mese fa, infatti (il 5
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firmato con gli amici russi, vogliamo promuovere anche un turismo esperienziale fatto non solo di bellezze materiali ma anche di valori intangibili: penso, per esempio, ai nostri artigiani che tramandano da tante generazioni un sapere antico». D.D.
Sul palco della presentazione dell’ufficio turistico milanese di Visit Russia Dorina Bianchi ha parlato anche di meeting industry
Il turismo, un grande “moltiplicatore”
ottobre, NDR), a Roma abbiamo firmato col Ministero del Turismo e della Cultura russo un piano di azioni per gli anni 20172019, pensato per dare una mano agli operatori turistici di Italia e Russia e favorire la crescita dei flussi di viaggio nei due sensi. Anche in quest’ottica il congressuale è per l’Italia un arma molto importante. Aiuta a far crescere le macro destinazioni Mice come Milano e Roma, ma anche quelle più “piccole” come Rimini e Bologna. Senza dimenticare che il turista russo spende e ritorna volentieri se si trova bene. E proprio questa dei potenziali repeaters è una caratteristica che contraddistingue da sempre il congressuale e che vogliamo fare in modo di spingere ancora. Il turista d’affari, grazie alle trasferte di lavoro, scopre talvolta destinazioni e location che gli piacciono talmente da indurlo a ritornare anche con la famiglia. E non c’è dubbio che il bleisure (business + leisure) sia una modalità di fruizione che fa bene all’ospitalità. Un turismo congressuale e un turismo bleisure forti possono dare una spinta alla crescita dell’economia di tutto il Paese. Senza dimenticare che, come sottolinea l’accordo
Approfittando della sua disponibilità, abbiamo chiesto al Sottosegretario Bianchi un parere su come dovrà essere gestita la governance del turismo nel prossimo futuro, in considerazione del fatto che ci troviamo in un momento storico nel quale tanta è la carne “turistica” al fuoco, tante sono le questioni importanti tra cui, per esempio, quella della cosiddetta “tassa Airbnb”. «Sono convinta che questo settore debba rappresentare un’attività economica primaria per gli italiani: non dimentichiamo che il 60% dei lavoratori impiegati nell’industria dell’ospitalità sono donne o giovani. Anche per questo dobbiamo puntare sempre di più sulle valorizzazioni delle nostre risorse professionali. Il turismo è un moltiplicatore. Lo è innanzitutto di ciò che è italiano: chi viene qui in vacanza e scopre quanto gli piace l’italian style cercherà di “comprare” l’italianità anche una volta tornato a casa sua. E poi un moltiplicatore della bellezza della destinazione Italia. Quanto più infatti il nostro Paese si farà bello, piacevole e visitabile, tanto più affascinerà e colpirà il visitatore inducendolo a tornare. A chi opera in questo settore dico “fate turismo sempre di più, continuate a impegnarvi per il futuro del Paese, noi siamo con voi”. E lo stesso discorso lo faccio anche a quei giovani che pensano di partire e di trovare un futuro altrove. Il futuro di tutti noi è qui. Dobbiamo solo imparare a “sfruttare” insieme e con intelligenza l’immenso patrimonio che abbiamo, anche attraverso nuove modelli di business come quello della sharing economy, si veda, per esempio, il caso “Airbnb”. Certo, come sottolineato di recente con forza anche dalle associazioni di categoria degli albergatori, è giusto che simili nuove realtà vengano regolamentate per consentirne una corretta integrazione nel sistema turistico nazionale in modo che non rappresentino un mercato parallelo». 11-12 2016
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A Bit 2017 riflettori più che mai sul MICE Nel nuovo concept previsti un’area dedicata e appuntamenti ad hoc
Il congressuale è un settore in crescita. Lo conferma l’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi (OICE), promosso da Federcongressi&eventi: nel 2015 il numero dei meeting segna una crescita dell’11,5% e quello delle presenze del 15%. Non solo. La quantità di pernottamenti per eventi di più di un giorno registra circa 25 milioni di presenze negli esercizi alberghieri, pari al 9,6% sul totale. Un trend che la nuova Bit, in fieramilanocity dal 2 al 4 aprile 2017, valorizza nel suo nuovo concetto orientato al viaggio esperienziale: al MICE sarà dedicata una delle 4 aree portanti, oltre a Leisure, Luxury e Sport.
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Uno spazio per il business mirato, dove gli espositori incontreranno in maniera più profilata buyer, decisori aziendali e visitatori professionali, anche grazie a un’agenda di incontri prefissati. Ma anche un momento di approfondimento, confronto e scambio su dati, fatti e tendenze grazie al programma di eventi. E proprio con Federcongressi&eventi collaborerà Bit 2017 per unire le due rispettive expertise con l’obiettivo di offrire agli espositori un valore aggiunto anche in termini di know-how oltre che di opportunità commerciali. L’accordo prevede una serie di attività congiunte che spazieranno dall’or-
ganizzazione di eventi ad azioni promozionali e di marketing studiate per incrementare la presenza in manifestazione di professionisti specializzati nel MICE. «La meeting industry italiana sta vivendo un periodo positivo testimoniato sia dell’andamento del mercato sia dalla crescente attenzione da parte delle istituzioni», conferma Mario Buscema, Presidente di Federcongressi&eventi, «la presenza della nostra associazione a BIT 2017 sarà un’occasione di grande rilievo per promuovere la cultura del settore e rimarcare come l’industria dei congressi e degli eventi sia un player decisivo per promuovere la destinazione Italia nei mercati internazionali». Bit 2017 riconferma così la propria leadership di unica manifestazione turistica in Italia con una specializzazione sul MICE, nella prossima edizione resa ancora più efficace dalla nuova formula che prevede una forte focalizzazione sul networking con istituzioni e associazioni di categoria attraverso accordi dedicati, che garantiscono l’apporto di competenze altamente specializzate ai numerosi momenti di aggiornamento professionale e ai buyer. Per informazioni aggiornate su Bit 2017: www.bit.fieramilano.it, @bitmilano, #Bit2017. P.T.
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Firenze Fiera L’ente è soddisfatto dell’anno che si è appena chiuso. Ottimi i risultati raggiunti dal comparto Mice che ha premiato la versatilità e il fascino indiscutibile delle location proposte
100 mila mq di spazi
Firenze Fiera – Congress&Exhibition Center brinda ad un 2016 di grandi successi grazie agli ottimi risultati raggiunti nel comparto Mice. Un anno, quello che si è da poco chiuso, contrassegnato da un calendario ricco di eventi di prestigio internazionale che hanno scelto le location dell’ente Firenze Fiera – Fortezza da Basso, Palazzo dei Congressi e Palazzo degli Affari – per il fascino indiscutibile e la varietà di sale e padiglioni interamente cablati e attrezzati con tecnologie di ultima generazione, in grado di ospitare qualsiasi tipo di evento: congressi, convegni, convention, workshop, seminari, corsi di formazione, mostre, spettacoli, concerti, ecc.
Alessandro Castellano, Presidente di Firenze Fiera
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100.000 metri quadri di eleganza, versatilità e alta tecnologia, questi gli spazi a disposizione, nel cuore vivo di Firenze, una delle città più belle del mondo, meta privilegiata del mondo congressuale e d’affari – risale al 1965 la nascita del primo Centro Internazionale dei Congressi – dove la clientela Mice può piacevolmente abbinare sessioni di lavoro con momenti indimenticabili di svago, relax e cultura, a stretto contatto con i più grandi capolavori dell’arte del Rinascimento. «L’alto indice di gradimento da parte degli organizzatori», dichiara Alessandro Castellano, Presidente di Firenze Fiera, «e le candidature vinte insieme al FCVB per prestigiosi congressi nei prossimi cinque anni, confermano il prestigio di Firenze Fiera e delle nostre strutture, uniche ed esclusive nell’offerta Mice su scala internazionale».
Un quartiere congressuale sempre più friendly e solidale Molto alta è anche l’attenzione all’ambiente e al sociale. A partire da gennaio 2017, per esempio, inizierà il sistema di raccolta differenziata nell’area della Fortezza da Basso – un passo in più nel percorso già avviato di sostenibilità e responsabilità sociale. Non è un caso che anche Firenze Fiera, alla stessa stregua dei grandi poli fieristico-congressuali italiani, abbia deciso di aderire a fianco di Gerist Ricevimenti a Food for Good, il progetto di recupero delle eccedenze alimentari degli eventi promosso da Federcongressi in collaborazione con la onlus
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Banco Alimentare. Al successo dell’iniziativa hanno contribuito anche i PCO degli eventi che non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di mettersi al servizio dei più bisognosi e delle strutture caritatevoli della città contro gli sprechi alimentari.
Un anno da record Il mix fra spazi di grande allure, una dotazione tecnologica all’avanguardia e uno staff con esperienza pluriennale impegnato a soddisfare le attese del cliente e in grado di assisterlo nei vari step organizzativi dell’evento, sono stati i plus di quest’anno di successi a conferma del ruolo strategico e del gradimento di Firenze Fiera come sede privilegiata per congressi nazionali ed internazionali dall’alto valore culturale e scientifico. Prova ne è la 19a edizione del Congresso Heart Failure che alla Fortezza da Basso dal 21 al 24 maggio 2016 ha fatto registrare il record di adesioni con 6.148 partecipanti provenienti da più di 103 paesi. Il congresso è stato organizzato dalla European Society of Cardiology che ha espresso tutto l’apprezzamento per il feedback estremamente positivo registrato da parte della commissione e dei delegati in merito alla bellezza, fascino, funzionalità degli spazi e dei servizi forniti. «Siamo molto soddisfatti dell’esito del Congresso mondiale di WUWHS, World Union of WoundHealing Societies, la Federazione che raggruppa le più importanti associazioni per la cura e la guarigione delle Ferite Difficili», commenta Germana Garrone AD di CCI, a chiusura dell’evento. «Un risultato positivo, che è anche indice di gradimento della location e dell’intera struttura organizzativa da parte degli oltre 4.000 medici, infermieri e studenti sbarcati alla Fortezza da Basso dal 25 al 29 settembre. Grazie anche alla collaborazione con Firenze Fiera, il convegno è stato un successo non solo dal
punto di vista scientifico ma anche per l’impatto che il congresso ha prodotto sulla città. Si stima infatti che la ricaduta economica su Firenze sia di oltre 3 milioni di euro». «In sole due edizioni», ha dichiarato il Professor Pruneti di Giunti Editore - TourismA, «il Salone Internazionale dell’Archeologia, in programma nel 2017 dal 17 al 19 febbraio, si è affermato come il maggiore evento europeo di settore con ospiti illustri quali Alberto Angela e Valerio Massimo Manfredi. Fra le ragioni del successo, la collocazione privilegiata di Firenze nel sistema dell’alta velocità, la funzionalità e la centralità del quartiere congressuale e del Palazzo dei Congressi come sede della manifestazione». Il gioco di squadra fra Firenze Fiera, Firenze Convention & Visitors Bureau, PCO e le principali Istituzioni fiorentine ha dato i suoi frutti come le candidature vinte per prestigiosi eventi Mice, fra i quali l’11th International Symposium on Digital Earth, al Palazzo dei Congressi dal 23 al 27 settembre 2019, per la prima volta in Italia con oltre 1.000 delegati e il Congresso mondiale di Cartografia (ICC 2021) per il quale nel luglio 2021 sbarcheranno alla Fortezza da Basso 1.500 ricercatori da tutto il mondo. S.F.
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Hilton Worldwide 2017 Con Hilton Lake Como e La Bagnaia Golf & Spa Resort Siena, il brand rafforza la sua presenza in Italia grazie a strutture uniche nel suo genere Se nel 2015 Hilton Worldwide ha registrato una crescita annua da record, festeggiando quest’anno la presenza del marchio in 100 paesi, c’è un filo rosso costante che lega questo brand esclusivo alla Destinazione Italia, in dieci anni cresciuto in maniera costante e senza perdere un colpo. Un legame che funziona grazie all’innegabile ricchezza di strutture e paesaggi della penisola italiana, ma anche ad un’analisi attenta delle potenzialità di alcune “chicche” alberghiere meritevoli di un palcoscenico internazionale. È il caso delle due nuove strutture Hilton attese per il 2017.
Hilton Lake Como Il Lago di Como è considerata una delle destinazioni più romantiche al mondo, complice un paesaggio suggestivo tutto da scoprire che si snoda dolcemente tra terra e acqua. Un’atmosfera magica che il gruppo Hilton WorldWide non ha voluto farsi scappare e che ha scelto come sede per il nuovo albergo del brand, Hilton Lake Como, la cui apertura è prevista per l’estate del 2017. Già alla fine del 2014, inizio di questo progetto, I’area development di Hilton Worldwide aveva notato che l’appeal internazionale di Como come destinazione turistica era innegabile, ma a questo mancava un’offerta di brand hotel importanti e di altissima qualità. D’altronde l’industria del turismo è qui in
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Lombardia uno dei motori principali. Inoltre, la domanda per l’organizzazione di meeting ed eventi a Como è in costante aumento. La sfida sarà, quindi, quella di fornire al turismo d’elite della città un’offerta d’ospitalità di alto livello. Hilton Lake Como sorgerà nel centro storico, in un’area di sviluppo multifunzionale, a pochi passi dalla storica Villa Olmo e, grazie alla sua posizione strategica, offrirà agli ospiti un accesso privilegiato alla scoperta del bellissimo paesaggio che circonda la città. Conterà 170 camere e avrà al suo interno una Ballroom di 260mq e spazi meeting versatili e all’avanguardia. La struttura si integrerà armoniosamente nel territorio e avrà una linea moderna con vista su panorami mozzafiato e una scenografica piscina. Tra le camere a disposizione, 21 saranno suite di diverse dimensioni affacciate su suggestivi scorci del Lago. Cinque le meeting rooms previste, da 60 a 260mq, alle quali si aggiungeranno diversi spazi con luce naturale e terrazze a giorno, ideali per cocktail ed eventi privati, tra cui un Rooftop bar & restaurant con vista panoramica sul lago. Gli ospiti avranno a loro disposizione raffinati comfort, come la piscina all’aperto, la spa e un centro fitness, oltre ad una proposta gastronomica variegata, ma sempre attenta alle scelte gourmet più ricercate.
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La Bagnaia Golf & Spa Resort Siena Curio, A Collection by Hilton Curio, A Collection by Hilton è il nuovo marchio lanciato da Hilton Worldwide nel 2014, con l’intento di coinvolgere hotel indipendenti ed iconici desiderosi di amplificare commercialmente e a livello internazionale l’efficacia della propria proposta, affidandosi a un brand storico, leader del mercato, come Hilton. Caratteristiche che calzano a pennello a La Bagnaia Golf & Spa Resort, splendida struttura a 12 chilometri da Siena, da settembre, parte della Curio Collection. Un’alleanza importante per il rilancio del turismo in Toscana, che prevede di potenziare l’incoming dall’estero e di sviluppare un indotto prezioso per tutto il territorio regionale, in particolare di quello senese. La struttura manterrà la propria identità, traendo beneficio, al tempo stesso, dal supporto di Hilton. Bagnaia Golf & Spa Resort è un’oasi di tranquillità circondata da un paesaggio unico, arricchito da affascinanti cittadine medievali. Questa particolare proprietà, un vero e proprio borgo risalente al 1200, si estende su circa 1.100 ettari di terreno e presenta al proprio interno diversi edifici, all’interno dei quali si trovano le came-
re, arredate nello stile e nei colori del territorio. Gioielli nel resort-gioiello sono la straordinaria Buddha Spa con 12 sale per trattamenti e il Royal Golf La Bagnaia da 18 buche, oltre a due ristoranti, due bar, tre piscine e ampi e versatili spazi meeting. La Bagnaia Golf & Spa Resort dispone infatti di un centro congressi moderno e funzionale, ideale per ogni tipo di evento, che si sviluppa sia nella struttura principale di Borgo Bagnaia che nell’ulteriore borgo medievale che dispone di altre 29 camere e di una sala banchetti per 70 persone. Con capienze variabili: dalla sala plenaria sino a 450 persone (modulabile in 2 sale da 200 persone), a 4 sale polifunzionali da 10 a 100 persone, più una sala stampa dedicata. La Bagnaia Golf & Spa Resort è la location ideale anche per matrimoni sino a 250 persone sedute. La struttura, dopo un periodo invernale di riorganizzazione, aprirà sotto il brand Curio, A Collection by Hilton nell’estate 2017. Cristina Chiarotti 11-12 2016
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Due hotel in una città ricca di storia, arte e gusto... PARMA
L’Ospitalità fuori casa compagniedeshotels.com
FOCUS PARMA
Eventi e soggiorni
a cinque sensi Nota per le sue 4 P (Parma, Prosciutto, Parmigiano, Pasta) alle quali, se ne aggiunge un’altra, anche in occasione del bicentenario dell’ingresso in città di Maria Luigia d’Austria, la quinta P di Profumo (la Violetta), la destinazione Parma ha un’identità forte, che la connota tra le mete eccellenti nel mondo del food, ma non solo. Grazie, infatti, a uno straordinario ventaglio di attrattive, di strutture e di servizi di qualità, questo distretto offre sempre – che si tratti di organizzare un evento oppure un soggiorno bleisure – un’appagante travel&Mice experience a cinque sensi. • Gusto: qui si producono capolavori enogastronomici come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, il Culatello di Zibello, il Salame di Felino, la Spalla cotta di San Secondo... Non è un caso che la presenza di importanti realtà produttive nel campo alimentare e di prodotti tipici sia valsa a tutta l’area che va da Parma a Piacenza l’appellativo di “Valle del cibo”. • Udito: è città della musica per eccellenza, terra di Verdi e Toscanini, della Tebaldi e di Bergonzi. Vi si svolgono ogni anno il Festival Verdi, la Stagione Lirica, la stagione concertistica ed altri importanti eventi musicali. • Vista: arte e natura si integrano e gareggiano nel sorprendere lo sguardo. Dai tesori d’arte, Piazza Duomo con il Battistero, il Teatro Farnese e la Galleria Nazionale, il Teatro Regio, alle dolci colline, alle rocce aspre dell’Appennino, alla pianura e alle terre del Po. Un territorio splendido nella sua varietà, punteggiato da castelli, rocche e fortezze. Non stupisce il fatto che l’editore e designer parmigiano Franco Maria Ricci abbia realizzato, ispirato da Jorge Luis Borges, a Fontanellato, in sette ettari di terra, nella pianura padana parmense, il Labirinto più grande del mondo: una stella pulsante racchiusa da geometrie aggrovigliate al verde fitto di canne di bambu, un’architettura mitica che invita a sviluppare anche il sesto senso. • Olfatto: Parma è anche la città del profumo. La famosa Acqua di Parma compie cento anni e il marchio è ormai ambasciatore nel mondo del made in Italy. La Violetta di Parma è una fragranza mitica che accompagna la città fin dai tempi di Maria Luigia. • Tatto: nella vicina Fidenza Village, oggi ancora più grande (24500 metri quadrati), si può vivere una shopping experience all’insegna di un’ospitalità a tutto tondo. La presenza nel territorio di operatori e strutture di qualità garantisce la possibilità di realizzare eventi e soggiorni come autentiche esperienze sensoriali. A seguire, alcune realtà di particolare eccellenza selected by Master Meeting.
FOCUS PARMA
Piazza Duomo
Galleria Nazionale
Cupola Battistero
Quartiere Oltretorrente
Camera di San Paolo
Parco Ducale
Certosa di Parma
Parmigiano Reggiano
© ARCHIVIO COMUNE DI PARMA
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FOCUS PARMA
Parco Ducale
Piazza Garibaldi
Piazza Garibaldi
Teatro Farnese
Palazzo della Pilotta
Teatro Regio Parma
Basilica Santa Maria della Steccata
Teatro Regio Parma interno
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FOCUS PARMA
Food Valley Travel & Leisure
Artigiani del viaggio esperienziale Un’offerta di location e attrattive di grande appeal, all’insegna della personalizzazione e in sinergia con il territorio. È la proposta del tour operator e DMC parmense Food Valley Travel & Leisure Incoming gliori location quali castelli, dimore d’epoca, hotel, agriturismi, strutture inusuali e poco note, oltre che i migliori servizi come guide per visite culturali e artistiche, transfer, hostess, interpreti, e proposte di team building, degustazioni, corsi di cucina».
Alla scoperta dei sapori unici di Parma
“Experience Travel Artisans”. Così si autodefiniscono i professionisti di Food Valley Travel & Leisure, Tour Operator & DMC per Parma, Emilia-Romagna e Italia, fondato da Andrea Aiolfi nel 2004, con l’obiettivo di sviluppare nella destinazione un turismo leisure e Mice consapevole, innovativo e di qualità. «L’esperienza accumulata in questi anni», spiega Aiolfi, «ci ha portato ad una profonda conoscenza del territorio grazie alla quale siamo in grado di offrire le mi-
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Oltre a proporre esperienze focalizzate sull’arte e sulla cultura di Parma e delle altre Città d’Arte del Nord Italia, il Tour Operator si è specializzato nella proposta di iniziative enogastronomiche. Il territorio, sede di diversi presidi Slowfood, è ricco di eccellenze famose in tutto il mondo con i suoi prodotti certificati DOP IGP come Parmigiano-Reggiano, Prosciutto di Parma, Culatello di Zibello, Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e di ReggioEmilia e i suoi vini DOC e DOCG. Punto di forza dell’agenzia è la massima flessibilità «Siamo in grado di personalizzare qualsiasi richiesta anche last minute, grazie anche alla partnership con importanti realtà istituzionali e private della zona come: Unione Città d’Arte Emilia Ro-
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magna, Città d’Arte della Pianura Padana, Parma nel Cuore del Gusto, Comune di Parma, Camera di Commercio di Parma, Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma, Strada del Culatello di Zibello, Strada del Fungo Porcino di Borgotaro, Strada dei Vini e dei Sapori di Reggio-Emilia, Fidenza Village Chic Outlet Shopping, Confesercenti Parma, Consorzio del Parmigiano-Reggiano, Consorzio del Prosciutto di Parma e tanti altri ancora». Dal 2014 la società è capofila dell’Associazione denominata “Via Emilia The Italian Food Route” che, per la prima volta, riunisce diversi tour operator incoming della Regione con l’intento di offrire al visitatore un esperienza di livello qualitativo ancora più elevata su tutto il territorio dell’Emilia-Romagna.
Tanti percorsi, un unico comune denominatore: l’emozione • Food Valley Travel & Leisure Incoming è in grado di arricchire ogni genere di attività aziendale – dal meeting, alla cena di gala, dal congresso all’incentive – proponendo le location più adatte e le iniziative più intriganti. Entrando più nel dettaglio, qui di seguito alcuni esempi di attività che possono essere inserite all’interno di un incentive o nell’eventuale tempo a disposizione pre o post meeting: • Tour e team building con auto d’epoca. Si può scegliere tra oltre 30 veico-
li di interesse storico, dalle spiders alle berline, dalle coupé alla mitica 500, per vivere una vera esperienza nel “passato”. «Nel team building in spider d’epoca», continua Aiolfi, «gli equipaggi sono coinvolti in appassionanti prove di abilità, orientamento e risoluzione di piccoli enigma tematici. Una modalità che responsabilizza i partecipanti in un contesto dinamico e competitivo ma mai pericoloso».
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• Team building & incentive a tema food. Questo format prevede visite interattive ai luoghi di produzione con la possibilità di “adottare”, firmandola, una forma di Parmigiano-Reggiano. • Team building & corsi in cucina da 2 a 250 persone. I partecipanti imparano, divertendosi, a cucinare in location di particolare fascino. Si può scegliere tra dimore storiche, rustiche e modernissime. • Team building a scuola di salumeria. Sempre per una full immersion nel tessuto vivo della produzione locale, c’è anche la possibilità di diventare un esperto di salumi, partecipando alla lavorazione artigianale di alcuni tipici insaccati di Parma, apprendendo le varie tecniche antiche: dalla legatura del Cu-
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latello di Zibello, alla “salatura” delle culatte per finire con la “stuccatura”. • Team building a km 0 in azienda agricola. Qui si impara a fare la pasta, le salsicce, le conserve, i liquori e gli infusi e si raccolgono frutta e verdura nell’orto. • Orienteering enogastronomico. I partecipanti, dopo un briefing in cui vengono spiegati i segreti di questa disciplina, vengono suddivisi in gruppi. L’obiettivo è trovare le “lanterne” (così vengono chiamate in gergo le varie tappe) muniti di mappe e bussola. Presso ogni lanterna ci sarà una sorpresa enogastronomica che dovrà poi essere riportata alla base. Ogni prodotto recuperato andrà poi a costituire l’aperitivo di tutti i partecipanti che si potranno dilettare alla griglia, tra salumi e formaggi tipici, il tutto annaffiato da fresco vino locale. • Team building e attività in vigneto. Si impara a potare, vendemmiare, imbottigliare. E dopo tanta fatica, si brinda! • Test drive in pista e su strade pubbliche. Sono previsti diversi format – a bordo di Ferrari, Lamborghini e Maserati – disponibili per tutti i budget, in combinazione con simulatori e visite ai musei della Motor Valley. • Caccia al tesoro enogastronomico. Disponibile in tutti i centri storici delle città dell’Emilia-Romagna. Un modo divertente e coinvolgente per scoprire segreti e aneddoti di ogni città, partendo dal food. P.T.
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Parma e Food Valley
capitali italiane della cucina stellata Il Teatro Regio di Parma ha fatto da suggestiva cornice alla presentazione della Guida Michelin 2017. Presenti oltre 150 rappresentati dei media internazionali che hanno potuto visitare, con l’occasione, anche le tante eccellenze del territorio
È stata Parma, Città Creativa Unesco della Gastronomia, ad incoronare, lo scorso 15 novembre, gli chef del firmamento culinario italiano contemporaneo. Nella suggestiva cornice del Teatro Regio, al cospetto di più di 150 giornalisti italiani e stranieri dei più importanti media specializzati in food, e alla presenza del Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, dell’Assessore Regionale al Turismo, Andrea Corsini e di Michael Ellis, direttore internazionale delle Guide Michelin, è stata presentata l’edizione 2017 (la 62esima) della Guida Michelin Italia.
È la prima volta che Michelin esce da Milano per questa prestigiosa occasione, e lo ha fatto scegliendo una delle capitali della Food Valley dell’Emilia Romagna. Un’importante occasione di visibilità, non solo per alcuni dei più prestigiosi luoghi del centro storico parmense, ma anche per le eccellenze imprenditoriali che i giornalisti accreditati alla presentazione della Guida hanno avuto l’occasione di visitare nel pomeriggio di martedì (dal Museo Agorà Orsi Coppini allo stabilimento Barilla di Pedrignano, passando per un’azienda del Consorzio del
Prosciutto di Parma). Al rientro, la stampa ha preso parte a un “welcome drink” ambientato nel Teatro Farnese, per poi spostarsi ai Voltoni del Palazzo della Pilotta per la cena di gala. Nei giorni precedenti e successivi alla presentazione vera e propria, trenta giornalisti stranieri (provenienti da Cina, Usa, Australia e da tutta Europa), sono stati coinvolti in una serie di educational tour – promossi da Apt Servizi Emilia Romagna e dal Comune di Parma – alla scoperta della Food e Motor Valley emiliano romagnole che si sviluppano lungo la millenaria Via Emilia. I giornalisti hanno visitato prosciuttifici, caseifici, cantine e acetaie, partecipando a cooking session sulla tipica pasta sfoglia. E non è mancata neppure una tappa in alcuni “templi” della Motor Valley emiliana (come il Museo Enzo Ferrari di Modena, dalla linea avveniristica, e il nuovo Ferruccio Lamborghini Museum di Funo di Argelato, nel modenese). Tra prodotti tipici e motori, hanno infine trovato spazio anche la storia e la cultura dell’Emilia Romagna, con la visita ai centri storici di Parma, Modena, Reggio Emilia, Bologna e Rimini (da cui la Via Emilia ha origine), con i loro straordinari monumenti. P.T.
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Il Labirinto della Masone Uno spettacolare percorso, ispirato ai labirinti romani univiari, che si snoda su sette ettari di verde e che ospita oltre cinquecento opere della collezione d’arte di Franco Maria Ricci. Per perdersi, fantasticare e riflettere Il Labirinto visto dal Belvedere, foto di Yann Monel
Collezione Franco Maria Ricci, Sala della Jaguar. Al centro della sala è esposta la Jaguar E-Type, molto amata da Ricci e resa famosa dal fotografo Ugo Mulas, che lo ritrasse a bordo della macchina in piazza Duomo a Parma. Alle pareti i loghi e le pubblicità disegnate da Ricci nella sua attività di grafico. Foto di Carlo Vannini
Inaugurato a giugno 2015, il Labirinto della Masone è un parco culturale progettato da Franco Maria Ricci, editore, designer, bibliofilo e collezionista, nella sua tenuta di campagna a Fontanellato, nei pressi di Parma, insieme agli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto. Il labirinto è il più grande del mondo, copre sette ettari di terreno, ed è stato realizzato interamente con circa duecentomila piante di bambù di una ventina di specie differenti, da quelle alte pochi centimetri a quelle giganti. Il bambù è una pianta straordinaria, sempreverde, elegante, flessuosa, dotata di grande vigore, come dimostra la rapidità della crescita. La sua vera forza è l’elevata fotosintesi che riduce l’anidride carbonica atmosferica, restituendo ingenti quantità d’ossigeno. Il percorso, lungo tre chilometri, prende spunto dai labirinti romani univiari, ma è arricchito da bivi, piccole trappole, vicoli
ciechi, che lo rendono un luogo in cui inoltrarsi e perdersi, per fantasticare e riflettere.
Arte e natura Il complesso del Labirinto ospita la collezione d’arte di Franco Maria Ricci, che comprende oltre 500 opere fra pitture, sculture e oggetti d’arte, dal ’500 al ’900. Eclettica e curiosa, spazia dalla grande scultura del ’600, a quella neoclassica, da nature morte con teschi a busti e ritratti dell’epoca di Napoleone, dalla pittura romantica e popolare dell’Ottocento all’arte del Novecento. Oltre alla collezione permanente gli spazi ospitano mostre temporanee e una biblioteca. Completano naturalmente questa collezione storica tutti i libri curati da Franco Maria Ricci in cinquant’anni di attività, molti dei quali acquistabili presso l’elegante bookshop.
Venue ideale per eventi aziendali Al centro del labirinto, una piazza di duemila metri quadrati, cuore di un Borgo attivo e pulsante di vita, costituisce il punto di arrivo per i visitatori. Su questa corte centrale, contornata da ampi porticati, si affacciano una cappella di forma piramidale e tre grandi sale che possono ospitare eventi aziendali e privati, oltre a concerti, conferenze, presentazioni di libri. Il Labirinto della Masone è anche elegante e originale, immerso nella campagna parmense, ma facilmente raggiungibile grazie alla vicinanza a due uscite auto-
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stradali (Parma Ovest e Fidenza), ad aeroporti e stazioni e a pochi chilometri di distanza dalla città di Parma, nel cuore di un territorio ricco di arte e cultura e noto per la sua tradizione culinaria. Venue per eventi aziendali di diverso tipo, garantisce la tranquillità necessaria per lavorare al meglio in un contesto unico, sorprendente e raffinato in ogni dettaglio. Il Labirinto della Masone si presenta infatti come un luogo in grado di unire cultura, arte e svago, oltre alla cucina di qualità firmata dallo chef stellato Spigaroli, che gestisce nella caffetteria, il Bistrò e la gastronomia, ma è anche una location perfetta per convegni, convention aziendali, presentazioni e altre occasioni pubbliche formali. Dotato di ampi spazi sia esterni sia interni, che possono essere riservati anche in esclusiva, il Labirinto della Masone è estremamente versatile e garantisce, a chi
desidera organizzare un evento, un’ampia gamma di soluzioni. Le eleganti sale della Corte Centrale, affacciate sulla piazza nel cuore del Labirinto e immerse in una straordinaria atmosfera, sono il luogo ideale per svolgere riunioni e conferenze: consentono di lavorare al meglio in un ambiente che favorisce la concentrazione e la riflessione. Sono provviste di attrezzatura tecnica completa, con videoproiettore, sedute e tavoli per l’allestimento, amplificazione e microfoni, connessione alla rete wi-fi, aria condizionata. Grazie alla raffinatezza delle architetture e agli interni finemente decorati, possono anche essere allestite per aperitivi, pranzi di lavoro, coffee break e cene di gala. Le diverse dimensioni
A sinistra, Corridoio all’interno del labirinto di bambù. La specie usata è il Phyllostachys bissetii. Foto di Massimo Listri. Qui sopra, Collezione Franco Maria Ricci, Sala del Seicento. Tra le opere, Ritratto della Duchessa d’Aiguillon di Philippe de Champaigne (16021674), Busto di Ferdinando II de’ Medici di Giovan Battista Foggini (16521725) e, nella sala seguente, Venere benda gli occhi a Cupido di Luca Cambiaso (1527-1585). Foto di Mauro Davoli
La Corte Centrale in notturna vista dal lato est. Foto di Mauro Davoli
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vagliare le esigenze particolari dei clienti, concordare con loro l’offerta migliore e pianificare e curare nei dettagli l’organizzazione del loro evento.
La ristorazione e il catering
Interno della sala Bodoni
delle tre sale (sala Borges 100 mq, sala Calvino 170 mq, sala Bodoni 250 mq) le rendono inoltre adatte ad eventi di capienza diversa, da 50 a 500 persone. Combinando i diversi spazi, interni ed esterni, è possibile organizzare manifestazioni che spaziano da ristretti consigli d’amministrazione, a open day con più di mille partecipanti. La struttura mette a disposizione degli ospiti un ampio parcheggio, un servizio di trasporto e di accoglienza (su richiesta), un’area spaziosa dove allestire hospitality desk e piccoli stand.
Tante idee per team building e post congress
La piramide vista dai portici del lato ovest. Foto di Mauro Davoli
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Tra le tante opportunità che il Labirinto offre sono presenti per le aziende anche attività di svago, di team building e di formazione. La visita alla Collezione d’Arte e al labirinto di bambù, organizzata in modalità libera o con guida, è un’ottima occasione per trascorre il tempo libero, distogliendo la mente dal lavoro per ammirare dipinti e sculture e concedersi una pausa nel segno della cultura. Il personale interno al Labirinto della Masone è a disposizione di aziende e privati per fornire informazioni,
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I fratelli Spigaroli, chef stellati locali ma ormai celebri in Italia e all’estero, curano la ristorazione al Labirinto della Masone. Negli spazi della corte d’ingresso, accessibili liberamente, sono presenti un Bistrò, una Caffetteria e una Bottega. Il Bistrò, perfetto per una cena di qualità, ma ideale anche per un pranzo veloce, occupa un’intera manica della corte. È dedicato a chi desidera mangiare in maniera raffinata, nel rispetto della tradizione. La base dei menù, aggiornati stagionalmente, è la cucina tipica del Parmense e dell’Italia in generale. La Caffetteria è stata pensata per chi desidera concedersi un momento di riposo durante la visita o fare una colazione o un aperitivo in una splendida cornice. I visitatori possono gustare panini, focacce, torta fritta accompagnata da ottimi salumi, insalate, o anche solo bere tranquillamente un drink, un bicchiere di vino o un caffè. La Bottega mette le migliori produzioni della famiglia Spigaroli a disposizione di chi vuole portare a casa prodotti di qualità tipici del territorio, con la possibilità di fare una degustazione in loco. I fratelli Spigaroli gestiscono anche il servizio di catering per gli eventi interni al Labirinto. La creazione di menù ad hoc, l’accurata scelta delle materie prime, la presenza di una cucina attrezzata nei pressi delle sale dedicate agli eventi e l’eleganza dell’allestimento rendono tutti i momenti conviviali di alta qualità. P.T.
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La ristorazione al Labirinto Tre declinazioni del gusto – il Bistrot, il Caffè e la Bottega – e un unico comune denominatore: la qualità. Garantita dai fratelli Spigaroli
I fratelli Massimo e Luciano Spigaroli, che hanno fatto di Polesine Parmense (PR) un tempio del gusto, gestiscono la ristorazione all’interno del Labirinto della Masone a Fontanellato (PR). Chef stellato dell’Antica Corte Pallavicina e presidente del consorzio del Culatello di Zibello il primo, patron del noto ristorante Al Cavallino Bianco il secondo, hanno ideato 3 declinazioni del gusto – il Bistrot, il Caffè e la Bottega – che guidano i buongustai fra i diversi percorsi gastronomici della tipicità. Il Bistrot del Labirinto è perfetto per una cena di qualità, ma ideale anche per un pranzo veloce, dedicato a chi desidera mangiare in maniera raffinata, nel rispetto della tradizione. La base dei menu è la cucina tipica locale e italiana. Tra le specialità da assaporare, il Culatello di Zibello e i salumi Spigaroli, stagionati nelle storiche cantine di stagionatura dell’Antica Corte Pallavicina, le più antiche attive al mondo. Le materie prime, come frutta e verdure, che regalano piatti d’autore – dagli antipasti, ai primi, ai secondi di carne e di pesce, ai dolci, fino ai menu per i più piccoli – sono coltivate sul territorio, negli orti tra Polesine e Zibello. Nelle produzioni c’è una meticolosa ricerca della qualità e le carni provengono dagli allevamenti di
maiale di razza autoctona, tra cui i maiali neri, un’antica specie recuperata ed introdotta a fine ’700, dai bovini di razza bianca della valle del Po, da oche, polli e anatre, faraone, conigli, piccioni e tacchini, allevati con cura come animali da cortile. Veloce e alla portata di tutti, in particolare del pubblico giovane, la caffetteria è stata pensata per chi desidera concedersi una pausa durante la visita: si possono gustare piatti di qualità accompagnati da un bicchiere di vino o anche solo bere un drink o un caffè. Infine nella Bottega del Labirinto sono in vendita le migliori produzioni dell’azienda agricola Spigaroli, per chi volesse portarsi a casa un prodotto di eccellenza. Tra que-
sti, il Culatello, il salame Strolghino e tutti i salumi prodotti dai fratelli Spigaroli, i formaggi, come il Parmigiano Reggiano, e i vini, che provengono dai profumati vigneti di uva Fortana, Fortanella e Lambrusco della Bassa Parmense. Tra le produzioni vinicole dei fratelli Spigaroli: Fortana del Taro, Tamburen, Rosso del Motto, Strologo, Fior Fiore di Fortana, Carlo Verdi. Gli ampi ed eleganti spazi per la ristorazione del Labirinto della Masone si possono prenotare anche per eventi e cerimonie. P.T.
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Grand Hotel de la Ville Un luogo innovativo, tra business e svago, nel cuore di Parma, ospita questa icona dell’accoglienza emiliana, un cinque stelle dallo stile contemporaneo con centro congressi all’avanguardia
Nel pieno centro di Parma si trova un luogo unico, il Barilla Center, un centro polifunzionale frutto della riqualificazione di un ampio complesso industriale a firma di Renzo Piano. Articolato in galleria commerciale, spazi di intrattenimento, ristoranti e multisala, ospita il Grand Hotel de la Ville. Il progetto architettonico della struttura ricettiva traduce gli elementi stilistici dell’originaria fabbrica in un design contemporaneo e ricercato, per un minimalismo in cui si fondono bellezza e funzionalità. Al suo interno 110 camere, di cui 100 standard, 3 Suite e 7 Junior Suite, pensate per il massimo del benessere, con arredi dalla semplice eleganza e materiali anallergici, un centro congressi fino a 250 posti e un ristorante che offre il meglio della tradizione enogastronomica del territorio.
Il business al centro Nel Centro Congressi dell’hotel, facilmente raggiungibile essendo a
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nesso con free Wi-Fi come tutto il resto dell’hotel.
Tra cucina e weekend di gusto
due passi dal centro storico di Parma e al limite delle restrizioni della zona a traffico limitato, sono stati organizzati congressi, presentazioni, esposizioni, banchetti, manifestazioni e incontri di ogni tipo, fino a 250 partecipanti. Le sue sale prendono i nomi dalle opere di uno dei più illustri rappresentanti della città, Giuseppe Verdi: troviamo Aida, Trovatore, Traviata, Rigoletto, Otello, Falstaff e Nabucco. La sala plenaria, ampio spazio da 200 posti, è dotata di un sistema audio-video all’avanguardia ed è predisposta per videoconferenze. Collegata direttamente a questa una saletta, che può svolgere funzioni di segreteria, accoglienza, guardaroba e sala stampa a supporto dei grandi eventi, mentre le restanti sale offrono spazi che possono variare da 10 a 80 posti. L’intero centro è con-
Uno dei vanti del territorio parmense è l’offerta enogastronomica. Il Grand Hotel de la Ville, con il suo ristorante Parmigianino, propone un’ampia selezione di piatti della tradizione italiana e internazionale, ma anche vegani e vegetariani, per un percorso tra le eccellenze culinarie servite in un locale elegante e raffinato. La cucina e i suoi ingredienti tipici sono di ispirazione anche per le proposte di svago, come i tour gastronomici che permettono di visitare i luoghi della produzione di Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma e Vini dei Colli, oppure scoprire uno dei tanti castelli del Ducato per poi sedersi a tavola per una degustazione all’insegna dei prodotti locali. Giulia Gagliardi
TUTTA LA QUALITÀ DELLA COSMESI MADE IN ITALY IN UNA LINEA CORTESIA PER HOTEL.
LAGO D’INVERNO Archiviate l’idea che il lago d’inverno sia triste. Oggi il lago è uno status symbol, una proposta trendy perché esclusiva e soprattutto a “misura” umana... Vediamo perché. 1. I laghi italiani grandi e piccoli sono costellati di piccoli borghi storici, piccole destinazioni spesso bandiera arancione del Touring che ogni anno vengono frequentate, nella lunga estate italiana, da turisti, i quali, per quanto ben accetti, spesso pongono non pochi problemi (parcheggi, code, prezzi di ristoranti e hotel che vanno alle stelle). Ebbene il tardo autunno e l’inverno restituiscono l’autentico carattere di borghi, musei, hotel e ristoranti, a prezzo decisamente accessibile. 2. Il tardo autunno e l’inverno sono le stagioni delle coccole. Ci si possono riserva-
re soggiorni, brevi o lunghi, per la classica remise en forme o per quei “salus break” nelle medical Spa dove tirarsi anche su il morale (e l’autostima) con qualche trattamento estetico. 3. Per i veri gourmand, i borghi lacustri sono paesi di cuccagna, nei quali alternare pranzi e cene (gourmet experience autentiche, alla scoperta di trattorie o ristoranti stellati dove vengono serviti menu con tartufi, zafferano, zucca, salumi DECO, carciofi, radicchio, castagne, cacciagione, pesce di lago) a vere spedizioni nelle malghe dove acquistare burro e formaggi speciali, o nei frantoi dove si producono DOP e IGT o, ancora, in cantine memorabili che producono vini DOC orgoglio d’Italia. Allora, il Lago d’Inverno vi aspetta!
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Aqualux Spa&Suite Bardolino Un’enclave di comfort, relax e benessere che regala emozioni tutto l’anno
Bardolino, gioiello del Lago di Garda, in inverno, riserva un fascino indicibile. Lungi dall’andare in letargo, come fanno molte altre località lacustri che, passato il tourbillon del turismo estivo, improvvisamente si spopolano, la città resta una destinazione Mice&bleisure viva e appealing, grazie anche alla sua ricca offerta di ristoranti e hotel di pregio, come l’Aqualux Spa&Suite Bardolino.
Corpus sanum in SPA sana Aqualux è un tempio del benessere, all’avanguardia sin dalla progettazione, al
100% “sostenibile”, affidato dalla famiglia Viola, produttrice di squisito olio DOP, alla General Manager Lara Udovini. Si comincia dall’ampiezza della superficie: 1000 metri quadrati studiati per garantire a tutti il proprio spazio vitale. Parafrasando l’antico motto latino di Giovenale, si potrebbe riassumere così la filosofia della nuova ecologia del wellness di AquaSpa: “Corpus sanum in SPA sana!” Una volta entrati e affidatisi allo staff di professionisti, si hanno a disposizione differenti cabine per i trattamenti, idroterapia e fangoterapia, 4 saune, 2 bagni a vapore, una fontana di ghiaccio, un calidarium e un solarium. Nella SPA di Aqualux ci sono anche una Private SPA – per una piacevole esperienza esclusiva a due con romantico massaggio di coppia, una sauna privata e lettini – e un’area riservata esclusivamente alle donne, dotata di sauna divano e bagno al vapore. Naturalmente non possono mancare i beauty partner d’eccezione come i marchi Natura Bissé e Phytomer, due brand di caratura internazionale, sinonimo di eccellenza.
Le camere Sono 107 doppie e 18 suites, bellissime Le Villette,che guardano il Giardino. Spazio-
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se e ben arredate, con tessili nei toni del beige e marrone, tutte hanno satellite TV, Pay TV, Wifi, Minibar e piacevoli amenities. Nelle camere si sta bene in tutte le stagioni, a creare la giusta temperatura e il giusto microclima ci pensa la tecnologia KlimaHotel.
Il Ristorante A fine estate 2016 è stato quasi raddoppiato lo spazio della Sala colazioni per dare nuovo impulso alla banchettistica collegata agli eventi. Molto interessante l’offerta gourmet dei due ristoranti Italian Taste e Drops Food & Wine, ispirata alle eccellenze a km 0. A questi si aggiunge la frizzante area bar Sparkling Lounge che propone raffinati cocktail in un’atmosfera cosmopolita, perfetta per piacevoli momenti di relax. E per chi desidera una pausa di raffinato piacere, la Cigar room con la sua speciale selezione di sigari abbinati a pregiati distillati può essere fonte di non poche soddisfazioni.
Un hotel che piace al Mice Proprio per la sua versatilità, Aqualux Hotel piace agli operatori congressuali e agli event manager, che vi trovano molti plus. La proposta dedicata al mondo MICE è ampia e variegata: 1.200 mq di moderno ed efficiente spazio congressuale, con un foyer, una sale plenaria da 175 persone e tre altre sale di differenti misure per una capacità complessiva di 278 persone. Le sale sono corredate con attrezzature di ultima generazione e da impianti tecnologici d’eccellenza firmati Creston. Lo staff dell’Hotel offre una palette di proposte vivaci e intonate al con-
testo, per il post congress: degustazioni verticali di vini veronesi tra i quali i famosissimi Amarone, Valpolicella, Soave, Bardolino, degustazione di formaggi e salumi DECO, visite a frantoi (tra dicembre e gennaio arriva l’olio DOP del Garda della famiglia Viola, fruttato e delicato) e cantine, dove, passata l’onda del vini novello è un piacere farsi raccontare dai grandi nomi dei viticoltori come Cesari, Masi, Tommasi, Allegrini, Zeni, Zenato fatiche e soddisfazioni. L.S.
Per chi sceglie Aqualux per i propri eventi fino al 21 marzo 2017 Autumn Meeting Package Full Day Euro 45.00 per persona (Iva inclusa) full day; affitto sala (9.00 am/6.00 pm); welcome drink all’arrivo; 2 coffee breaks; business lunch (3 portate); forfait bevande per il lunch comprende : ½ acqua, 1/4 vino a discrezione del Sommelier, caffè. Autumn Long Meeting Half Day Euro 37.00 per persona (Iva inclusa) half day; affitto sala mezza giornata (9.00am/1.00pm or 3.00pm/6.00pm) Aquawellness Touch - Valido fino al 07.01.18* (2 notti) 2 pernottamenti in una elegante camera con prima colazione inclusa; 1 Welcome drink per persona; accesso all’AquaSpa & Wellness che offre un’ampia scelta di saune, bagni turco e un’avvolgente zona relax; accesso all’AquaExperience dove sperimentare le sei piscine dedicate agli adulti con numerosi getti d’acqua, idromassaggi e areo massaggi (durante la stagione invernale sono disponibili 3 piscine interne e 1 esterna); 1 Special Back Massage massaggio rilassante e decontratturante alla schiena che associato al un fango marino dona una sensazione di profondo benessere (40 min.); 1 cena in mezza pensione (bevande escluse); late check out alle 13.00, su disponibilità Welcome drink all’arrivo/prima del meeting offerto dall’Hotel Management – 1 coffee break AM o PM – Business lunch servito (3 portate) Forfait bevande per il lunch comprende : 1/2 acqua, 1/4 vino a discrezione del Sommelier, caffè. Tariffe a partire da 243,00 euro per persona in bassa stagione (tasse e servizi inclusi)tariffe a partire da 297,00 euro per persona in media stagione (tasse e servizi inclusi).
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Viaggiare 3.0 Come cambia il modo di raccontare il viaggio, tra carta stampata e nuovi media
✒testo di Ginevra Bartoli, foto di Barbara Ainis Il racconto di viaggio trova nuovi spazi e nuove forme di espressione. Ma la carta stampata resta il mezzo più credibile per il lettore di alto target
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Chi da decenni, come noi, si occupa di turismo e comunicazione sa bene che il modo di raccontare il viaggio, in tutti i suoi aspetti, business e leisure, trade e consumer, ha subito una vera e propria rivoluzione. Non è facile analizzare e comprendere un cambiamento ancora in atto, ma si tratta di una necessità per giornalisti ed editori che vogliano continuare a rappresentare un punto di riferimento per lettori e partner. Molte testate, in Italia come nel mondo hanno chiuso i battenti, anche riviste storiche che non hanno retto alla concorrenza gratuita di internet, al calo dei lettori e degli inserzionisti. Chi è sopravvissuto ha evidentemente saputo conservare la propria identità, senza però arroccarsi su una sterile difesa del passato: il mondo è cambiato, i media sono cambiati e i lettori pure. Come si può pensare di non dover anche noi essere pronti al cambiamento? Se ne è parlato al No Frills di Bergamo, alla fine dello scorso settembre, in compagnia della relatrice Alessandra Gesuelli, giornalista e scrittrice di viaggio. Quel che ne è emerso è l’im-
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portanza e la necessità di una comprensione profonda dei nuovi modi di parlare di viaggio. Solo così si potrà essere in grado di trovare il modo di valorizzare le propria caratteristiche in questo mutato panorama comunicativo.
Dal sito ai social La distinzione delle ere di Internet – 1.0, 2.0 e 3.0 – è ormai molto familiare a tutti. Ma forse non sempre si pensa al fatto che non si tratta di paradigmi l’uno successivo e alternativo all’altro, ma piuttosto di un progressivo arricchimento dell’offerta del Web secondo criteri comunicativi diversi, che contribuiscono a creare forme parallele di esistenza in Rete, capaci di integrarsi a vicenda. In principio c’era solo il sito. Nei primi anni Duemila il viaggiare 1.0 era rappresentato unicamente dalla trasposizione online delle riviste cartacee: i portali di viaggio, che in alcuni casi si presentavano in aggiunta al cartaceo stesso, in altri casi in alternativa. Poi il passaggio al viaggiare 2.0 è stato segnato dalla comparsa dei blog di viaggio indi-
LE NUOVE FRONTIERE DEL MARKETING
pendenti, i racconti personali di appassionati viaggiatori capaci di creare con il lettore un rapporto di fiducia. Il post ha sostituito nella forma e nei registri linguistici l’articolo, influenzando notevolmente anche la comunicazione 1.0 delle riviste di viaggio online. Da ultimo e più di recente, l’evoluzione social del Web ha portato il viaggiare alla fase 3.0, ossia al racconto per immagini e suggestioni immediate veicolate dai canali social, primi fra tutti Facebook e Instagram, senza neppure l’appoggio dei blog. Ancora una volta la nuova tappa evolutiva del racconto di viaggio in Rete non si è sovrascritta alle precedenti, ma le ha influenzate profondamente, portando la componente social al centro dell’interazione con il lettore.
molare una sua azione, di condivisione, commento e partecipazione, vera unità di misura dell’efficacia della comunicazione in Internet. L’immediatezza della narrazione, possibile e auspicabile sempre sul Web (fondamentale, invece, se si parla di social), determina una nuova centralità data alla persona che racconta, alle esperienze individuali e al divenire degli eventi e del racconto. Si sopperisce a quel che non trova spazio nell’online – l’approfondimento meditato, la lavorazione editoriale e la cura nella post produzione delle immagini – con elementi di fascinazione e di fiction che attraggono l’attenzione (di breve durata) del lettore online e ne stimolano la partecipazione.
La persona al centro
È importante comprendere e adottare i registri narrativi più adeguati alle diverse tipologie di comunicazione online (e al target raggiunto), per evitare di riproporre in modo inefficace modelli di racconto che appartengono ad altri mezzi e ad altri contesti. «Per quanto riguarda le riviste
Quello attuale è uno scenario maturo e articolato, benché ancora in profonda evoluzione, il cui elemento fondante e trasversale è il concetto di engagement: il racconto di viaggio online deve puntare al coinvolgimento del lettore/utente, a sti-
Siti e blog rappresentano l'evoluzione 1.0 e 2.0 del Travel Telling. Le strategie di comunicazione più efficaci combinano queste formule con l'efficacia immediata dei social 3.0
Il target delle riviste on line
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lettori più tradizionalisti che cercano notizie specializzate, soprattutto sul settore lusso», ha commentato Alessandra Gesuelli. «Cercano tranquillità nelle testate cartacee, considerano l’articolo e il reportage come una fonte autorevole dalla quale trarre spunto per l’organizzazione di un viaggio e gli acquisti, soprattutto per i viaggi un po’ più complessi».
Testi originali e di qualità, fotografie professionali e uniche. I reportage della carta stampata sono ancora il mezzo più utile per il riposizionamento di una destinazione e per il cambiamento della percezione da parte dei turisti
online il target di riferimento è quello tra i 35 e i 55 anni, ma anche quello dei Millennials», ha chiarito Alessandra Gesuelli. «In questo caso le notizie devono essere brevi, dare informazioni e presupporre la massima disposizione agli acquisti online. Per Internet 2.0 e 3.0 il target include ancora i 35-55enni ma si sposta più marcatamente su lettori più giovani. Sono i mezzi più efficaci per far passare news originali e curiose, per fare marketing social e brand awarness, molto meno adatti per gli acquisti: la percentuale di conversioni è molto più bassa sia dell’online tradizionale sia della carta stampata».
E la carta stampata? La situazione certo non è semplice, ma c’è ancora spazio per parlare di viaggio anche nell’offline. Le riviste, pur avendo perso presa sul pubblico rispetto a una decina d’anni fa, hanno ancora la propria forza e credibilità specie, ma non solo, nei confronti del target con età compresa tra i 55 e i 65 anni. Questo, se da un lato limita le tirature, garantisce dall’altro un profilo di lettore alto spendente: «Sono i
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Sulla carta, dunque, sopravvivono e funzionano riviste specializzate e capaci di orientarsi su di un settore definito verticalmente. Il reportage di viaggio destinato alla carta stampata è legato a tempi lunghi di realizzazione e pubblicazione, propone un racconto certamente successivo agli eventi, non certo immediato, ma curato e approfondito, con storie originali e notizie per quanto possibile inedite, da consultare e conservare sul lungo periodo. È il mezzo riconosciuto come più efficace per il riposizionamento di una destinazione e per il cambiamento della percezione da parte dei turisti. D’altra parte, l’affermarsi delle nuove forme di comunicazione on line e delle nuove tendenze nel mondo dei viaggi (turismo esperienziale innanzi tutto), determina il fatto che anche il registro narrativo del reportage sulla carta stampata debba cambiare. Sempre più efficace è il racconto che non scende dall’alto, ma che raccoglie le voci dei local insider, o quello che utilizza in pieno gli strumenti dello storytelling, per unire elementi della narrativa di viaggio tradizionale con elementi cari all’esperienza social: il racconto in prima persona, la suggestione personale più che l’informazione pratica. ■
START UP
Un nuovo modello di imprenditoria smart nell’ospitalità Un prefabbricato a pianta esagonale, ecofriendly, da adibire a piccolo hotel di charme, con un investimento modesto e una resa garantita. Ideale per chi cerca un business a conduzione familiare
Oggi, per chi vuole entrare nel business alberghiero, senza sobbarcarsi costi eccessivi e volendo intercettare un trend in continua crescita, che alla tradizionale ospitalità preferisce formule più flessibili e indipendenti come quelle offerte da B&B, c’è un’opportunità intelligente che nasce da un’idea dell’imprenditore Mario Mancini e dell’architetto svizzero Willi Ramstein: l’hotel prefabbricato su pianta
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esagonale. Una scelta architettonica, spiega Ramstein (nella foto), «che si ispira alla perfezione della natura: basti pensare alla forma esagonale del fiocco di neve o a quella dell’alveare, il cosiddetto schema “a nido d’ape” che ha suscitato nel corso dei secoli un misto di ammirazione e di reverenza in filosofi e naturali-
START UP L’ARCHITETTO DEGLI ALBERGHI L’Architetto Willi Ramstein (foto a sin.), nasce a San Gallo nel 1939, si laurea in architettura alla scuola di Ulm nel 1963, e dopo la laurea cura l’ampliamento della scuola progettato da Max Bill. Nel 1964 progetta per la società ALUSUISSE di Zurigo abitazioni sperimentali in alluminio e plastica, costruite a Singen nel 1966. Completata la scuola di Ulm, con Thomas Maldonado, Gino Valle e Herbert Ohl viene incaricato dalla Rinascente di Milano, di progettare la sede di San Siro. Nel 1970 è consulente per la ALCAN di Montreal, planning development building industry. Nel 1974 realizza numerosi progetti di design per la Bayer nell’ambito del ciclo VISIONA. Dopo il 1974 si specializza in tensostrutture e apre lo studio TENSOSPORT e realizza alcune piscine comunali coperte tra cui quelle di Arcore (Milano), Alatri, Paderno Dugnano, Taormina. Dal 1983 si specializza nel campo alberghiero e collabora con il gruppo Sheraton per il quale realizza numerosi Hotel come lo Sheraton Hotel di Catania e il Nicolaus Sheraton di Bari. Nel 1996 ha curato la ristrutturazione dell’hotel Radisson di Berlino, mentre nel 2000 ha curato per Sheraton la ristrutturazione di un edificio trasformato in un hotel Four Points a Roma.
sti. È infatti la forma geometrica che, dato un certo spazio, ottimizza il numero di celle possibili aventi dimensioni adeguate alla funzione. Il nostro hotel rispecchia perfettamente questa realtà: è una struttura che su una minima superficie garantisce una massima resa». Il prefabbricato è realizzato in acciaio e legno, ovviamente il design e i dettagli sono personalizzabili, con un basso impatto sul territorio – è dotato di pannelli solari sul tetto che ne garantiscono l’autonomia energetica – e, qui viene il bello, si monta in una settimana. Il look è elegante e minimale e l’investimento è tutto sommato contenuto: dai 300 ai 400 mila euro. «L’edificio», conti-
nua Ramstein, «conta, al primo piano, dieci camere (14 metri quadrati), con bagno, in legno, separato da una parete in cristallo, raggiungibili da una scala o da un ascensore, che si aprono su una piccola “piazza” centrale. Mentre, al piano terra, si trovano, da un lato, la sala per le prime colazioni, con una mini cucina e una stanza per le pulizie, e dall’altro un parcheggio coperto. «Il modello di business è brevettato», spiega l’architetto «ed è particolarmente indicato per chi desidera investire nell’imprenditoria alberghiera a conduzione familiare, scegliendo magari destinazioni minori, ma molto interessanti per le opportunità artistiche, naturalistiche, sportive ed enogastronomiche offerte dal territorio. Info. williramstein@hotmail.com; tel. 3356702962. P.T.
L’hotel prefabbricato ideato dall’imprenditore Mario Mancini e dall’architetto Willi Ramstein si ispira alla perfezione geometrica dello schema esagonale del nido d’ape, per garantire la massima resa nel minor spazio
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Lavoro e stress: parola d’ordine digital detox Se gli impiegati sono troppo stressati rendono meno e, di conseguenza, i fatturati si abbassano. Ecco perché sempre più aziende investono sul benessere dei propri dipendenti. E cresce l’offerta di soggiorni all’insegna dell’equilibrio psicofisico con tanto di coach, corsi yoga e digital detox
✒Tiziana Conte L’essere multitasking e iperconnessi causa perdita di concentrazione a danno della produttività. Da digital addicted siamo diventati distraction addicted: si lavora con continue interruzioni che comportano perdita di concentrazione e tempo necessario per recuperare. Secondo uno studio della University of California di Irvine, un dipendente viene distratto ogni 180 secondi da notifiche di whatsapp, mail e social che lo costringono a due ore in più al giorno di lavoro per recuperare. Un fenomeno che non può più essere considerato un trend, bensì una patologia con le implicazioni e i conseguenti costi aziendali che provoca. In Italia sono 2 mi-
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lioni i dipendenti a rischio digital burnout, la malattia legata all ansia e allo stress tecnologico. Il 70% degli italiani, al risveglio per prima cosa prende in mano il cellulare, il 63% si addormenta con esso. Sono le percentuali più alte in Europa, dove la media per il risveglio è del 60% e del 55% al momento di andare a dormire (Rapporto Coop 2016).
Il metodo Digital Detox Su come gestire tecnologie, tempi e clienti senza impazzire e diventare Digital Felix, Alessio Carciofi (foto a destra), consulente e formatore nel campo del marketing turistico innovativo, ha scritto tanto;
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nefici personali, interpersonali e lavorativi. «Il comportamento disfunzionale che abbiamo a casa lo portiamo in azienda. Il mio metodo per rendere più produttivo il dipendente lavora sulla consapevolezza, sulla strategia del benessere aziendale (sanare l’ambiente di lavoro) e sul comportamento (con l’ausilio del counselor coach) per capire il disturbo dell’attenzione». A breve la messa online su digitaldetox.it di un portale dedicato al turismo del benessere digitale: «Sarà un punto di riferimento verticale sul benessere delle persone e consigli per le aziende».
Oasi di benessere, il ViVoSa Apulia Resort di Ugento (ex Iberotel), è sede permanente dell'Antistress Academy
Vacanze digital detox. Trend in ascesa
ed è sua l’idea di applicare il metodo Digital Detox al turismo. Di prossima uscita il suo libro “Digital Detox: focus e produttività nell’era delle distrazioni digitali”. «Dobbiamo imparare ad usare i dispositivi digitali nella giusta misura», avverte Alessio che, nel 2015, ha creato Your Digital Detox: realtà improntata sulle strategie di benessere digitale rivolte al business. Ci si può “disintossicare” dall’abuso dell’online con il suo metodo che insegna a gestire la sfera digitale in modo da raggiungere un sano equilibrio e ottenere be-
A sperimentare le tecniche di Alessio Carciofi, il gruppo Gattinoni che le propone durante eventi, incentive e team building ai clienti corporate. Una proficua collaborazione, quella avviata con Carciofi, che prevede una serie di corsi dedicati alle agenzie di viaggio del network Gattinoni Mondo di Vacanze, alle quali ha insegnato un corretto utilizzo professionale dei canali social. Una partnership che si è rivelata positiva al punto che insieme hanno dato vita ad un progetto innovativo, rivolto in particolare alle aziende e al comparto Mice e Business Travel che opererà su due fronti: da un lato sul tema del corretto uso delle tecnologie per aumentare la produttività in azienda, con eventi incentive e di team building rivolti al segmento Mice e Business Travel; dall’altro, sviluppando il segmento delle vacanze detox, trend che le 820 agenzie del network del Gruppo Gattinoni registrano in ascesa.
Al via la Certificazione aziendale antistress Pioniere nell’antistress aziendale è ViVoSa Apulia Resort di Ugento (ex Iberotel), sede permanente dell’Antistress Academy cui fanno riferimento 14 resort cin11-12 2016
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RISORSA UOMO La Technogym, esempio da seguire
Fra le aziende sensibili al benessere psico-fisico dei dipendenti merita di essere citata la Technogym, specializzata nella fornitura di tecnologie, servizi e prodotti di design per il settore Fitness e Wellness. Duemila i dipendenti presso le 14 filiali in Europa, Stati Uniti, Asia, Medio Oriente, Australia e Sud America. I collaboratori di Technogym possono seguire un programma di Corporate Wellness volto al miglioramento del benessere personale, ideato e supervisionato dagli esperti del dipartimento scientifico, che agisce sui tre pilastri fondamentali del wellness: attività fisica, alimentazione corretta e approccio mentale positivo. È pertanto possibile seguire specifici programmi di esercizio, o sportivi, sia individuali che di gruppo, all’interno del grande Wellness Centre che mette a disposizione dei dipendenti oltre 200 attrezzi per l’allenamento. Lo spazio, che si estende una superficie di oltre 3.500 metri quadrati, è fruibile gratuitamente da tutti i dipendenti che possono scegliere se allenarsi la mattina presto, durante la pausa pranzo o a fine giornata di lavoro.
Durante questi momenti i collaboratori hanno a disposizione la consulenza dei personal trainer, oppure possono partecipare anche a lezioni di gruppo come il Tai Chi, il Group Cycling, il Functional Training, oltre ai tornei di basket e beach volley. Sempre nell’ambito del progetto di Corporate Wellness vengono organizzate attività didattiche su temi quali: l’approccio mentale positivo, la corretta alimentazione o il team building, in modo da offrire strumenti ed esperienze utili al miglioramento del proprio stile di vita. Il Technogym Village, inaugurato nel 2012, riflette la visione di Nerio Alessandri, il fondatore e presidente di Technogym, che assieme all’architetto Antonio Citterio ha concettualizzato un luogo in cui si integrano stile di vita, qualità, design e produttività. Si tratta del primo esempio di Wellness Campus al mondo: un centro culturale, un laboratorio di innovazione e un centro di produzione in cui i collaboratori e i visitatori dell’azienda possono sviluppare, promuovere e vivere i vari aspetti del Wellness Lifestyle. Il progetto del Technogym Village è completamente integrato nell’iniziativa Romagna-Wellness Valley promossa da Nerio Alessandri, che mira a creare in Romagna il primo distretto del benessere in Europa, un laboratorio di esperienze per elevare la qualità della vita delle persone e per fare leva sul benessere come opportunità di sviluppo economico per il territorio romagnolo.
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que stelle (dislocati in vari paesi del mondo), che hanno scelto la filosofia dell’antistress. Proprio il Resort di Ugento ha lanciato il nuovo brand Unique Antistress Quality per certificare le aziende che puntano a potenziare il benessere nei luoghi di lavoro dando valore al capitale umano. Il primo corso si è svolto nell’ambito dell’evento Wellbeeing Meeting Point. Con la guida dello psicologo Mirco Turco hanno conseguito il diploma 25 manger in rappresentanza di importanti aziende nazionali e internazionali: «Siamo soddisfatti del successo ottenuto grazie al lavoro di squadra e alla condivisione di questo progetto», ci dice il presidente del 4 stelle, Damiano Reale. I corsi che danno diritto alla certificazione sono svolti a cura dell’Antistress Academy coordinata da Simon Elliott, e dello psicologo Mirco Turco (foto sopra) che insieme al suo team ha messo a punto un sistema che consente, dopo un colloquio iniziale e alcuni test, di misurare il livello dello stress. «Un’offerta nuova in chiave Antistress & Team Building rivolta alle aziende che vogliono adottare comportamenti sani e migliorare la produttività». Ma come funzionano i corsi? «Basta anche un week-end per ritrovare il benessere», ci fa sapere Simon Elliott. «Dopo aver individuato il livello dello stress, sottoponiamo il cliente-paziente ad alcune prove fisiche che servono come test per verificare quanto siano in grado di affrontare le sfide e risolvere i problemi; per stimolare l’energia meridiana della mente e del corpo aggiungiamo 9 esercizi
Simon Elliott e Myra Evans mindfulness coach antistress Academy
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da effettuare in 10 minuti e da accompagnare a frasi precise e ripetute come un mantra». Inoltre, sono previsti seminari, workshop e confronto per gli imprenditori che vogliono migliorare il benessere nei luoghi di lavoro. È importante, infatti, creare ambienti stimolanti e creativi, ma anche prevedere pause di riflessione, di vacanza e di aggiornamento, in luoghi dove potenziare il senso di squadra e stimolare la voglia di fare». Al ViVoSa Apulia Resort il benessere passa anche dal palato. Lo chef del resort, Mario Romano, premio The Shell, e la nutritional coocking consultant, Paola Di Giambattista, hanno messo a punto un menù ricco di cibi sani con contaminazioni vegane, giocando anche con i colori per una benefica stimolazione sensoriale. Essendo un ecoresort, i prodotti sono a chilometro zero. Immerso nel Parco litorale di Ugento, circondato da una pineta lussureggiante e confinante con una lunga spiaggia di dune sabbiose, il resort dona un profondo senso di libertà per gli immensi spazi a disposizione. Un personal trainer ed un coach suggeriscono un programma su misura di rigenerazione fisica e mentale; e non mancano le discipline orientali: il qi gong, che punta al poten-
ziamento dell’energia interna con pratiche di meditazione, concentrazione mentale e controllo della respirazione e ancora il Tai Chi e la boxe cinese, praticata come medicina preventiva. ■
I manager che hanno partecipato al primo corso per la certificazione Unique Antistress Quality. Sotto, l’essere multitasking causa perdita di concentrazione a danno della produttività
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Vampiri energetici in ufficio Ormai il termine è noto, e non solo agli appassionati di esoterismo. Che li si identifichi come Dracula in incognito, pronti a succhiare le energie psichiche, o semplicemente come persone negative, il risultato è sempre lo stesso: ci tolgono l’energia, l’entusiasmo e le forze, spesso proprio in ambito lavorativo. Ma difendersi è possibile. Al di là di superstizioni e banalizzazioni, ecco i consigli per non farsi “vampirizzare”
✒Guadalupe Cuccia Usciamo di casa di umore discreto, cercando di trovare il buono anche nel lunedì mattina, e, appena mettiamo piede in ufficio, un collega risponde al nostro “Buongiorno, come va?” con un diluvio di pessimismo, critiche e giudizi negativi sul mondo, lamentele con una gittata che neanche un proiettile sparato da un cacciabombardiere. Bastano pochi minuti, a volte meno, e ci ritroviamo svuotati, quasi senz’aria, improvvisamente di cattivo umore, così abbattuti e stanchi che ci verrebbe voglia
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di girare i tacchi e tornare a casa. Altre volte a produrre un simile effetto non sono vere azioni, ma piuttosto atti negati, senza ragione apparente: un sorriso, un saluto, la risposta a una domanda, il riconoscimento di un merito, l’attenzione, finanche le più elementari dimostrazioni di rispetto del pensiero e della libertà altrui. Ecco, tutto questo, insieme a molte altre varianti del medesimo atteggiamento, è quello che viene chiamato sempre più spesso e sempre da più persone un attac-
co di vampirismo energetico. A volte a proposito, a volte a sproposito. Ma intanto chiariamo una cosa: non stiamo parlando di demoni più o meno affascinanti che si approfittano di noi prendendo le sembianze del collega di lavoro,ma di normalissime persone il cui atteggiamento, magari in un determinato periodo, si rivela purtroppo “tossico” e produce in noi una profonda prostrazione.
Identikit del ladro di energia Prendiamo a prestito le parole del saggio di Mario Corte Vampiri Energetici. Come riconoscerli, come difendersi (Il Punto d’Incontro Edizioni 2002) «È una creatura che ha bisogno di sottrarre energia agli altri perché non è soddisfatta di sé e ritiene di non avere sufficienti riserve proprie per affrontare adeguatamente le sollecitazioni del mondo che la circonda. [...] Ogni sua azione, ogni sua parola, ogni suo atteggiamento è funzionale a un furto
di energia». Qualunque sia il modo di intendere questa definizione, bisogna evitare un equivoco: non si possono e non si devono considerare vampiri energetici tutti coloro che in una occasione o in un’altra ci danno fastidio, sono invadenti o poco rispettosi. Il rischio di banalizzare e criminalizzare è non solo scorretto verso gli altri, ma anche controproducente per il proprio benessere e le proprie relazioni. Altra questione è quando, invece, questi atteggiamenti da parte di un’altra persona sono continui e prolungati e, soprattutto, quando la nostra reazione di depauperamento energetico e psichico è particolarmente forte ed evidente. In questo caso, sia che siamo propensi a interpretare il mondo in termini energetici, sia che vediamo le cose in modo molto più concreto e materiale, si tratta di una situazione che è bene affrontare e prendere seriamente in considerazione, perché altrimenti può pregiudicare la nostra salu-
La legge “meno energie mentali e psichiche uguale meno resa intellettuale, creativa e fisica” è un assioma che vale per tutti, anche in azienda
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RISORSA UOMO COME CONVIVERCI
Soprattutto in ambito lavorativo non è facile e a volte non è proprio possibile scegliere di prendere le distanze dalle persone che riconosciamo come vampiri energetici. E allora diventa ancora più importante trovare il modo per gestire la nostra relazione con loro. E, forse, smettere di vederli solo nella loro versione succhiaenergie. «Etichettare queste persone come vampiri energetici e aspettarsi da loro un’aggressione ogni volta che li incontriamo non fa che rafforzare questi atteggiamenti: gli altri percepiscono il nostro giudizio, si crea una situazione di attrito che pone in uno stato di chiusura e difesa, potenziando la negatività della relazione», chiosa Terenzio Traisci. «Piuttosto che cercare di eliminare i vampiri energetici, dovremmo cercare di andare verso le persone positive che ci circondano. Il supporto sociale aiuta moltissimo nell’affrontare un’aggressione. Si diventa per osmosi più forti e si riesce a creare relazioni più positive». Forse qualcuno potrà pensare “tanto così non funziona”. Ma in realtà poco importa se “funziona”: se fai una cosa che fa bene a te, non ti deve importare se gli altri ti seguono. E poi gli altri ti seguono.
te, il nostro benessere, ma anche la nostra attività professionale e la nostra produttività sul lavoro. Del resto la legge “meno energie mentali e psichiche uguale meno resa intellettuale, creativa e fisica” è un assioma che vale per tutti.
Le tecniche di difesa Coscientemente nessuno sceglie di farsi depredare, come è ovvio, ma ci sono alcune emozioni che funzionano come porte lasciate aperte dalle quali la nostra energia psichica può facilmente disperdersi, per essere, se ci credete, utilizzata da que-
sti predatori. L’esempio più facile è proprio quello del mancato saluto o della mancata risposta. Non essere riconosciuti come persone, non essere considerati in questo minimo segno di rispetto ci toglie dignità e genera alternativamente o un senso di inferiorità, inadeguatezza e sottomissione (magari se a ignorarci è un superiore o una persona che consideriamo potente) o, al contrario, di rabbia e disprezzo. In entrambi i casi si genera stress, si dà spazio a forme di pensiero persistenti e a preoccupazioni più o meno giustificate, abbassando in questo modo il livello di guardia e diventando così vulnerabili. Questo stato diventa facilmente permanente, innescando un circolo vizioso dal quale la “vittima”, in carenza di ossigeno e lucidità, non riesce ad uscire, e il vampiro trae nuove occasioni per rubare energia. La domanda che molti si fanno è: i vampiri energetici agiscono volontariamente o no? Chi della questione ne ha fatto oggetto di studio afferma che in effetti esistono persone che con intenzione e cognizione di causa approfittano delle debolezze altrui, mentre nella maggior parte dei casi si tratta di un comportamento involontario, almeno a livello cosciente. Ma questa distinzione, in un certo senso, ha poca importanza. Perché ciò su cui possiamo intervenire noi è solo su noi stessi. Come? «Parte sempre tutto da te, dopo che hai sistemato il tuo atteggiamento allora potrai affrontare nel modo corretto queste situazioni», spiega Terenzio Traisci, psicologo del lavoro, ideatore dell’ingegneria del buonumore e dispensatore di preziose pillole di saggezza e sorrisi sui social. «Bisogna essere in qualche modo pronti, in uno stato d’animo positivo che rafforzi in noi la consapevolezza, l’empatia, la freschezza mentale. Queste persone ci sono, ma porsi l’obiettivo di eliminarle e di lottare contro di loro in realtà fa solo disperdere
Quando non è possibile liberarsi da un collega vampiro, allora occorre trovare una modalità per recuperare energia e positività. Per esempio una risata può contribuire a spostare il focus della persona che ci vampirizza su un altro target
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altre energie aumentando quel circolo vizioso che si vorrebbe interrompere. Trovare, invece, degli strumenti – come la risata – per recuperare la propria forza positiva ci mette nella condizione di non do-
DAL CRITICONE ALL’IRACONDO. I 10 PROFILI DEL VAMPIRO ENERGETICO
La Rete pullula di siti che sciorinano consigli su come riconoscere questi vampiri energetici. C’è chi li divide in categorie in base alla tecnica di furto d’energia che mettono in atto: il pessimista, il criticone, il vittimista, l’opportunista, l’egocentrico, l’incoerente, l’arrogante, l’invidioso, il manipolatore e l’iracondo. Più semplicemente tutte queste varianti si possono comprendere in due macro tipologie di persone: quelle sempre negative e quelle sempre pronte ad accendere discussioni interminabili, polemiche sterili e obiezioni inutili. Ma mentre queste accattivanti pagine web si concentrano sul vampiro, da riconoscere per essere combattuto o evitato come la peste, forse un approccio più utile e immediatamente praticabile è quello di concentrarsi sulla “vittima”, ossia su se stessi. Perché il vampiro energetico non può rubare l’energia senza il “consenso” del vampirizzato.
ver lottare né di ritrovarci ad essere passivi, ci aiuta a non inquinare le altre nostre relazioni lavorative e personali e può persino permetterci di guidare in qualche modo la persona che tenta di vampirizzarci, spostandone il focus». Non è facile accettare l’idea di porsi con un atteggiamento di comprensione ed empatia verso chi ci sta facendo (magari deliberatamente) del male. Non è facile se si pensa che l’empatia sia una sorta di benevolenza altruistica. Ma in realtà qui si tratta del più alto e benefico grado di egoismo: si tratta di avere come obiettivo solo il proprio benessere e non l’aver ragione di un torto subito, né il “fare giustizia”. Cosa ci può far star meglio, lavorare meglio, produrre meglio? Interrompere il cortocircuito alimentato da rabbia e frustrazione, umiliazione e prepotenza. E questo di certo non avviene se si vive in un perenne stato di guerra o tensione. La comprensione, al contrario, è quell’atteggiamento che ci permette di non sentirci feriti da un comportamento aggressivo o invadente e rimanerne in qualche modo impermeabili. E se il vampiro di turno stesse vivendo un momento difficile? Se questo fosse il solo modo che conosce per interagire? Poco importa che sia vero o no, che “si meriti” o no la nostra comprensione. Pensarlo fa bene a noi, ci libera dal giogo in cui eravamo rimasti invischiati e ci permette di reagire in modo molto più efficace. ■
Piuttosto che cercare di eliminare i vampiri energetici, si dovrebbe cercare di andare verso le persone positive che si hanno intorno. Il supporto sociale aiuta moltissimo nell’affrontare un’aggressione
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LA PAROLA AL FORMATORE
a cura di Paolo Mazzaglia di Otherwise srl pmz@otherwise.it
Generazioni bruciate
davanti ad un pc Sono giovani, tra i 30 ed i 35 anni. Laureati e masterizzati, vestiti casual ma sempre alla moda o affogati in attillati abiti blu grigi e neri con le cravatte ben strette. Pettinati e tirati come dobermann. A volte li chiamano giovani talenti (a discapito di chi “talento” non è chiamato giusto per mettere in chiaro le differenze da subito). Le aziende li formano, investono. Organizzano ormai solo per loro corsi di formazione, perché i manager, quelli veri, chi li vede più in aula? I manager quelli veri al limite
lare a cui sono cablati anima e corpo. Non se ne separano mai. Appena entrati in aula (a volte ti salutano a volte no) cercano come un naufrago una sedia ed immediatamente aprono il PC. Sono stanchi, a volte polemici ma più spesso rassegnati. Quando proponi delle normali idee per una miglior vita aziendale dicono “bello, ma da noi non si può”. Non è uno scherzo da noi non si può uscire in orario se no ti dicono “oggi fai mezza giornata?”. Non si possono fare slides con
intelligenti e massacrate. Gli hanno insegnato o a tenere la testa bassa o ad essere iper operativi e fare, fare, fare. Pensare è considerato una perdita di tempo. Hanno asciugato i loro sogni i grandi manager che vanno alle business school. Le loro vocazioni ed intenzioni sono relitti incagliati nei fogli excel in cui tengono costantemente immerso lo sguardo. Quando il corso finisce non vanno a casa, tornano in ufficio, in riunione. E quando finalmente si fa una pau-
vanno alla business school se ha il nome di prestigio. Per il resto. E comunque i giovani talenti arrivano ai corsi anche con 30 minuti di ritardo al mattino, come se fosse naturale. Non si scusano. Del resto magari i loro manager (quelli che sanno come si vive) hanno appena indetto una riunione alle 7,30 finita poco fa. Arrivano parlando al cellu-
grandi immagini e poco testo che poi ti dicono “è poco professionale e bisogna far vedere i dati”. Non si può essere propositivi perché ti dicono “prima di parlare in riunione devi aspettare almeno 5 anni”. Non ci si può divertire al lavoro altrimenti “sembra che non sei produttivo”. Sono persone preparate,
sa non pensano a chiacchierare, non pensano a corteggiare le colleghe o i colleghi o semplicemente a bere un caffè. Non si alzano neanche dalle sedie, aprono il PC e via a scrivere e scrivere con lo sguardo fisso al monitor. E invece secondo me l’unica cosa che un ragazzo di 30 anni dovrebbe fissare durante una pausa è l’orizzonte lontano. ■
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a cura di Leonardo Frontani edu@leonardofrontani.com
UNA METAFORA PER CRESCERE
Motivazione, una dolce bugia Mi viene la pelle d’oca quando mi chiamano “motivatore”. L’immagine tutta cinematografica che ne ho è di quegli allenatori alla Denzel Washington, Gene Hackman, Al Pacino, che magicamente riescono a far germogliare il talento sportivo in giovani che a guardarli promettono ben poco. Non è solo un problema mio di inadeguatezza ad interpretare il ruolo del condottiero. Si tratta anche di un enorme sfiducia sulla possibilità di trovare la propria motivazione fuori di sè e grazie ad una sorta di “mago”; piuttosto mi sono abituato in 17 anni di attività, nei quali ho incontrato come partecipanti circa 12.000 persone, a riconoscere che il massimo delle nostre qualità ed energie, lo esprimiamo nel cercare di soddisfare i nostri autentici bisogni. La motivazione, come espressione eccellente dell’energia umana, è frutto di una ricerca ed identificazione di questi bisogni autentici. Ognuno di noi sa, nel suo intimo, quale sia la cosa per cui valga davvero la pena combattere; allo stesso modo, ognuno di noi è costretto a seguire un copione che l’educazione, l’ambiente nel quale ci si muove e le esperienze vissute, hanno scritto, trasformandolo nel libro delle regole. Spesso la demotivazione arriva quando andiamo a combattere giornalmente una guerra che non è la nostra, in risposta ad un copione non completamente frutto delle nostre scelte. I compromessi che abbiamo dovuto necessariamente accettare, sono anche la misura della nostra autentica soddisfazione. Per questo motivo, molti miei colleghi, nei panni del motivatore di turno, offrono ai loro partecipanti l’opportunità di cambiare in meglio affidandosi alla loro Volontà. Questa è una gravissima bugia. La Volontà è solo uno dei 3 pilastri sui quali costruire la nostra soddisfazione e conseguente motivazione nell’agire. Non tutti, con la volontà, posso-
no attivare importanti cambiamenti ed il fallimento è in agguato con gravi effetti depressivi. Prima della volontà occorre avere prospettive e volutamente uso il plurale. Occorre individuare un potente “perché” che ci orienti a scegliere e possibilmente una scelta di possibili direzioni da prendere per soddisfare il nostro Sé autentico. Visione e creatività quindi. Poi, oltre alle prospettive, ci occorrono competenze e non solo specifiche e tecniche, ma soprattutto comportamentali. Infine entra in gioco anche
la volontà ed insieme questi tre fattori sorreggono perfettamente la nostra motivazione. La motivazione è un debole fuoco acceso con un acciarino nel bosco d’inverno. Per alimentarlo occorrono tangibili risultati che in qualche modo confermano che quella sia la strada giusta da percorrere. Pertanto, la prima regola per il cambiamento è porsi obiettivi ragionevoli, raggiungibili “ecologicamente”, cioè in rispetto per il proprio benessere ed equilibrio, per l’individuo che li persegue. ■
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a cura di Andrea G. Moscatelli mag2063@yahoo.it
Equity Crowdfunding
un supporto finanziario per imprenditori innovativi Il crowdfunding, ovvero “investimento collettivo” ha ricevuto uno sviluppo importante con l’avvento delle piattaforme web che facilitano quelle che un tempo erano denominate semplicemente “collette” per piccoli progetti promossi ai fini di iniziative sociali. La raccolta di denaro per il restauro di un bene artistico o la sistemazione di un giardino comunale possono essere due esempi di quello che viene definito civic crowdfunding, dove il risultato finale è la restituzione alla collettività di un bene per la sua fruizione gratuita. Con la recente crisi finanziaria che ha coinvolto le banche, la Banca Centrale Europea ha sottolineato come siano da sostenere iniziative che favoriscano forme di finanziamento da parte di soggetti non bancari, rilanciando sia le operazioni di cartolarizzazioni che l’intervento di finanziarie nel sostenere i progetti innovativi presentati dalle start-up, quali ad esempio le società di venture capital. Alla luce di quanto auspicato in sedi istituzionali il crowdfunding si sta dimostrando la strada più adeguata per dimensioni degli investimenti necessari a lanciare alcune di tali nuove iniziative, essendo una via di mezzo tra il microcredito ed il venture capital. Poiché l’attività di finanziamento alle imprese in Italia è limitata alle banche ed alle società finanziarie iscritte al registro speciale Bankitalia di cui all’art. 106 del TUB, laddove dal finanziamento non ne deriva un interesse, le piattaforme web di crowdfunding godono di una libertà di azione limitata ma efficace che consentono ai partecipanti di godere o dei frutti dell’iniziativa stessa, come ad esempio biglietti di entrata per finanziamento
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opere teatrali (reward crowdfunding), o sempre più diffusamente la partecipazione diretta nel capitale dell’iniziativa (equity crowdfunding). Con l’equity crowdfunding il promotore presenta al gestore della piattaforma web il progetto definendone gli obiettivi ed indicando l’ammontare di denaro che si prefigge di raggiungere contro la consegna agli aderenti di quote di partecipazione nella società di nuova costituzione. In alcuni casi non è previsto il versamento immediato degli importi se non al raggiungimento dell’ammontare richiesto, tuttavia si sta maggiormente diffondendo la formula “a scadenza temporale”con versamento immediato del denaro e quindi la chiusu-
ra alla scadenza dell’offerta con la consuntivazione del denaro raccolto ed il riconoscimento delle relative quote. I gestori delle piattaforme web hanno quali compiti primari la valutazione della validità e sostenibilità dei progetti presentati, l’ inserimento dell’iniziativa nella rete e la gestione per conto del promotore delle adesioni e dei flussi di denaro garantendo contemporaneamente ai sottoscrittori la corretta esecuzione dell’intero processo. È necessario sottolineare come l’attività di analisi e valutazione sia complessa e necessiti di competenze tecniche specializzate, e che quindi la maggior parte dei gestori WEB siano iniziative di società finanziarie specializzate in venture capital o di so-
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cietà di consulenza. Non mancano accordi tra piattaforme di crowdfunding nate per iniziativa politica di sviluppo locale del territorio con le università, che in tal modo compensano l’eventuale mancanza di analisti finanziari nel team di gestione. Siti specializzati a monitorare il fenomeno di crowdfunding segnalano come ad oggi siano operative nel nostro Paese 72 piattaforme WEB e che tra tali soggetti si contino 16 soggetti che operano nel settore dell’equity crowdfunding. Per garantire ai partecipanti alle iniziative di equity il rispetto delle regole è stato demandato alla Consob il controllo sui gestori delle suddette 16 piattaforme che ha istituito il “registro dei gestori di portali ai sensi dell’art. 50-quinquies del d. lgs. 58/98 - sezione ordinaria” e che ne verifica l’attività attivando il suo ispettorato. Le iniziative finanziate con questa forma hanno ovviamente caratteristiche dimensionali limitate, sia
per le somme richieste che non superano il milione di euro ma che mediamente non raggiungono i 200.000 euro di raccolta, sia per la portata limitata dell’iniziativa almeno nella loro prima fase di sviluppo, terminata la quale, è indispensabile rivolgersi ad altre forme di finanziamento quali il venture capital o i finanziamenti tradizionali bancari per sostenere la crescita dell’iniziativa che evidentemente ha evidenziato un successo. I promotori del crowdfunding in sintesi presentano un’idea ed un progetto, offrendo il loro tempo e le loro competenze e chiedendo al popolo del web di sostenerli nell’iniziativa versando importi anche minimi come 100 euro quale partecipazione nella società. Qualora l’iniziativa dovesse avere successo, gli investitori vedranno incrementare il valore della loro partecipazione, parallelamente all’incremento di valore della società, mentre in caso di fallimento dell’iniziativa ed annullamento del
capitale dovranno considerare semplicemente persi i propri versamenti. La distribuzione del rischio di impresa tra un gran numero di partecipanti consente di registrare le eventuali perdite personali senza grandi contraccolpi alla situazione complessiva dei risparmi, sempre che non si esageri nell’acquisto delle quote su una singola iniziativa. In seguito al fallimento in Italia dei portali web di finanziamento denominati peer to peer dove ne è sopravvissuto solo uno anche a causa di una regolamentazione stringente che spesso strozza iniziative consentite nel resto dell’Europa, l’equity crowdfunding appare come lo strumento più indicato per tutti coloro che hanno un’idea da sviluppare ma che trovano difficoltà nel reperire i mezzi finanziari necessari dal sistema bancario, sia perché non hanno garanzie da offrire, sia perché le banche ultimamente non amano più fare il loro lavoro ossia prestare denaro a piccoli giovani sconosciuti, valutandoli un rischio eccessivo. Per quanto riguarda i partecipanti a queste iniziative, curiosando nel web si legge come alcune di queste abbiano avuto un grande successo portando le aziende finanziate a valere milioni di dollari e remunerando più che dignitosamente le persone che, leggendo semplicemente il progetto in rete, ne abbiano intuito la validità e le potenzialità. È il caso di Bragi una società tedesca che produce cuffie per ascoltare la musica senza fili e che raccolse in varie sessioni di crowdfunding e quindi venture capital 3,4 milioni di euro e ad oggi ne fattura oltre 100 all’anno. In sintesi possiamo ritenere che l’equity crowdfunding web possa essere una risposta concreta della volontà popolare, supportata da manager lungimiranti, nel credere all’innovazione e che può consentire a chiunque abbia un’idea valida e la determinazione dell’imprenditore, di imboccare la strada per il successo. ■ 11-12 2016
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a cura dell’avvocato Roberta Borghini disegno di Lorenzo Vinelli
IL PARERE DEL LEGALE
Quattrozampe senza confini Sul vecchio adagio “Il cane è il migliore amico dell’uomo” siamo tutti d’accordo. Al punto che un giudice tutelare di Varese ha stabilito il diritto per i pazienti di ricevere in visita anche i loro cani, sul presupposto che “il sentimento per gli animali ha protezione costituzionale e riconoscimento europeo cosicché deve essere riconosciuto un vero e proprio diritto soggettivo all’animale da com-
pagnia” (decreto del 7 dicembre 2011). Ma per i non vedenti il cane guida è molto di più: rappresenta un indispensabile compagno di libertà, capace di guidare il padrone per strada, di avvertire eventuali pericoli e, in alcuni casi, di proteggere chi accompagna. Alla luce di recenti e dilaganti episodi di “rifiuto” per ciechi con cane guida che bussano alle porte di hotel, con grande risonanza in cronaca, sembra utile tracciare la cornice normativa dedicata ad animali speciali che rappresentano gli “occhi” per il non vedente che accompagnano. Forse non tutti sanno che, da più di quarant’anni, una legge italiana garantisce ovunque senza limitazioni l’ingresso gratuito al cane guida anche dove i cani normalmente non sono ammessi (Legge 14 febbraio 1974, n. 34). Questa legge stabilisce prima di tutto che “Il privo di vista ha diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei suoi viaggi su ogni mezzo di tra-
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sporto pubblico senza dover pagare per l’animale alcun biglietto o sovrattassa”. Ai non vedenti è riconosciuto anche il diritto di accedere a qualunque esercizio aperto al pubblico con il proprio cane: in altre parole, il fido compagno a quattro zampe può soggiornare in al-
bergo, entrare in un ristorante o in spiaggia, salire su un taxi o utilizzare mezzi di trasporto pubblico. Oltretutto, in genere, il cane guida è esonerato dall’obbligo di portare la museruola e di avere al seguito paletta e sacchetto. Pertanto, chi ostacola l’accesso dei cani guida viola la legge e rischia
una multa da 500 a 2500 euro, oltre che una denuncia per discriminazione a persona disabile, ai sensi della legge 1° marzo 2006, n. 67. Anche la normativa fiscale ha previsto che l’acquisto e il mantenimento dei cani guida destinati all’assistenza dei non vedenti siano oneri agevolati. In forza delle norme europee, inoltre, le persone cieche e ipovedenti che si avvalgono dell’aiuto del cane possono avere a fianco il proprio accompagnatore anche durante il viaggio aereo (Regolamento CE n. 1107 del 5 luglio 2006). Stesso discorso per l’auto, dove il cane guida può viaggiare alloggiato sul sedile posteriore insieme al non vedente, in condizioni che oggettivamente non costituiscono pericolo o impedimento per la guida, senza che ciò costituisca in alcun modo violazione dell’art. 169 comma 6 del Codice della Strada, in quanto – per usare le parole della Lettera del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prot. n. 653/2004 del 1° marzo 2004 – “animale domestico di indole particolarmente tranquilla, e come tale adeguata alle incombenze cui esso è appositamente addestrato”. ■
La cronaca non riporta solo storie di discriminazione. Nel novembre 2013, i passeggeri di un volo US Airways Express, di fronte all’ostracismo manifestato dall’equipaggio nei confronti di un non vedente e del suo cane guida, hanno abbandonato compatti il velivolo, impedendo il decollo e provocando la cancellazione del volo. Con ciò dando piena attuazione ad una consapevolezza e sensibilità che in Europa ha trovato consacrazione nel Regolamento CE n. 1107 del 5 luglio 2006, relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo. Sulla scorta di tale Regolamento, dal 26 luglio 2008 i ciechi e gli ipovedenti possono viaggiare sugli aerei assieme al cane guida, che può volare gratis all’interno della UE: bisognerà però avere l’accortezza – avvisa l’Ente Nazionale per L’Aviazione Civile – di darne comunicazione alla compagnia almeno 48 ore prima del volo. L’assistenza dei portatori di handicap negli aeroporti deve essere del tutto gratuita, così come anche l’assistenza a bordo. Va precisato che già diverse compagnie prevedevano questa prassi. Secondo il regolamento Alitalia: “Il trasporto di cani guida per passeggeri non vedenti è gratuito, senza limiti di peso e senza necessità di contenitore. [...] I cani, muniti di museruola e guinzaglio, possono essere portati in cabina su tutti gli aeromobili ad eccezione degli ATR 42 e ATR 72 che, per motivi di spazio, ne prevedono la sistemazione in stiva”. Se volete rivolgere qualche domanda all’avvocato Roberta Borghini potete scrivere a: avv.borghini@alice.it
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Alexander Museum Palace Hotel La passione per l’arte e quella per l’accoglienza convergono eccezionalmente in un luogo che è al tempo stesso Hotel e Museo, Collezione privata e punto di ritrovo per chi vuole vivere una vacanza raffinata, immersa nella cultura e a due passi dal mare
Siamo a Pesaro, sulla riviera Adriatica, all’Alexander Museum Palace Hotel, e ad accoglierci è il proprietario, il conte Alessandro Nani Marcucci Pinoli. Collezionista, artista, anfitrione, imprenditore, il Conte Nani è la vera anima di questo sorprendente Art hotel 4 stelle. Mentre ci accompagna negli spazi della struttura, il
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nostro ospite ci racconta con orgoglio che l’Hotel “è stato inserito dalla Trivago di Parigi nella Top 10, cioè tra i dieci alberghi d’Arte più belli d’Europa, unico Italiano, e negli Stati Uniti tra gli 8 alberghi più particolari al mondo”. Un hotel più unico che raro, un museo vivente che è stato perfino presentato, nel 2011, alla Biennale di Venezia, come “grande Opera non trasportabile”. I nove piani della struttura ospitano opere di Arte Contemporanea, con 63 camere ognuna delle quali realizzata da 75 Artisti, porte e mobili compresi. «Sul nostro sito www.alexandermuseum.it», spiega il Conte, «è possibile vedere tutte le porte delle camere e cliccando sopra si può virtualmente entrare nelle camere per poter scegliere e prenotare la preferita». La fama di questo hotel richiama ospiti illustri del mondo dell’Arte e della Cultura. «Sono stati qui da noi Critici d’Arte – da Achille Bonito Oliva, a Vittorio Sgarbi, a Philippe Daverio – Archistar come Daniel Libeskind, Galleristi come Mazzoli, Colle-
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zionisti come Sandretto Re Rebaudengo. Inoltre facciamo parte dell’AMACI (Associazione Musei di Arte Contemporanea Italiani) e per la Giornata dei Musei Contemporanei, l’hotel sarà, come ogni anno, visitabile da tutti con le nostre apposite video guide. Poi, due venerdì al mese abbiamo l’inaugurazione di una Mostra che dura quattordici giorni, mentre negli altri due venerdì abbiamo presentazioni di libri d’Arte o conferenze su questo tema», spiega Nani Marcucci Pinoli. «Infine abbiamo definito particolari pacchetti per gli appassionati d’arte che naturalmente includono anche le visite ai Musei cittadini. Ma ci terrei a spiegare che l’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro è molto di più di un semplice albergo: è un vero e proprio museo d’arte contemporanea, alla cui realizzazione hanno lavorato con passione oltre 100 artisti. Qui l’ospite può provare il piacere di dormire circondato da opere d’arte, concretizzando il sogno segreto di molti appassionati che è quello di intrufolarsi di nascosto in un Museo fuori orario», afferma divertito Nani Marcucci Pinoli. Soggiornare all’Alexander significa fare un’esperienza immersiva nell’arte. «Qui le porte, le pareti, i letti e i bagni delle stanze non sono oggetti di uso comune come accade in un normale albergo, ma si sono trasformati in piccole opere d’arte uniche nel loro genere», spiega il Conte, «In totale, sono circa 1300 le creazioni custodite dall’Alexander, fruibili agli ospiti senza cornici e piedistalli, ma a portata di mano». Indubbiamente allestire un evento, una conferenza, un Galà in mezzo alle opere d’arte più varie offre suggestioni uniche che affascineranno gli ospiti e resteranno a lungo nella memoria. La costruzione della struttura è durata quattro anni, dal 2004 al 2008: oltre alle camere, tutti gli angoli dell’albergo sono disseminati di opere d’arte, tra cui spiccano i nomi di Giò Pomodoro, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Simon Benetton, Primo Formenti, Nanni Valentini, Gino Marotta, Davide dall’Osso e Floria-
no Ippoliti. Tutti gli allestimenti sono stati pensati appositamente per l’Alexander, con l’approvazione di critici come Philippe Daverio e Achille Bonito Oliva. Una menzione d’onore va anche al ristorante dell’Hotel, l’“Allegro ma non troppo”, situato all’interno della struttura: all’EXPO 2015 ha ricevuto, infatti, un’importante riconoscimento per essere un’eccellenza nel campo culinario e per il rapporto qualità prezzo. Da anni l’Alexander ospita incontri, conferenze e performance legate all’arte, e in passato ha ospitato personaggi come Dario Fo e Luis Sepulveda. È dotato di una sala conferenze, che accoglie fino a 100 posti. Tra Pesaro e Urbino il conte Marcucci Pinoli possiede altre cinque strutture, tra cui il Grand Hotel Vittoria (5 stelle) e l’Hotel Savoy (4 stelle) a Pesaro. Tutte dotate di sale riunioni che variano dai 100 posti dell’Alexander ai 200 del Grand Hotel Vittoria, ai 300 del Savoy. Una vera e propria rete di servizi per rispondere al meglio anche all’esigenze del turismo congressuale e business. «E ci tengo a sottolineare», conclude il conte, «che chi sceglie una delle mie strutture oltre a trovare un luogo di ospitalità trova un albergatore attento a ogni esigenza e richiesta dei suoi ospiti, per i quali sono sempre a completa disposizione!». P.T.
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Hilton Sorrento Palace Location ideale per eventi leisure e business a poca distanza dal capoluogo campano, l’Hotel incanta gli ospiti per il suo splendido panorama
Situato a cinque minuti a piedi dal centro storico di Sorrento, l’Hilton Sorrento Palace regala una vista magica sullo splendido Golfo di Napoli, con in lontananza il profilo del Vesuvio. L’Hotel è infatti posizionato nel cuore di uno scenario spettacolare e unico al mondo, nelle immediate vicinanze della celebre Costiera Amalfitana e immerso nella ricca vegetazione mediterranea.
Ambienti flessibili in perfetta privacy L’Hilton Sorrento Palace si trova a 45 minuti di auto dall’aeroporto di Napoli e
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vanta dintorni celebri come Capri, Ischia, Pompei, Ercolano, Positano e altre località famose della Costiera. Punto di forza è il Centro Congressi dell’Hilton Sorrento Palace, tra i più importanti e all’avanguardia del Mediterraneo, nonché il più grande dell’Italia meridionale. L’Hilton Sorrento Palace è l’ideale per eventi di ogni sorta, dotato di spazi congressuali flessibili e completamente insonorizzati, con ambienti dedicati e foyer separati che garantiscono la perfetta privacy in caso di avvenimenti concomitanti, sempre con uno staff dedicato a disposizione. Il Centro Congressi di 3500mq dispone di ben 24 sale meeting di diverse dimensioni di cui molte con luce naturale, tra cui un Auditorium da 1500 posti. Tutti gli spazi, sia interni che esterni, ben si prestano sia a grandi eventi che a convegni e workshop, come a piccole o grandi riunioni e ad attività di team building o a cerimonie, modulabili in allestimenti diversi a seconda delle esigenze del cliente. Completano lo scenario il complesso scenografico di 6 piscine disposte su livelli differenti con diverse lunghezze e profondità che specialmente nella bella stagione creano una cornice suggestiva e romantica d’effetto. Un luogo ideale, quindi, per eventi leisure e business a poca distanza dal capoluogo campano, grazie anche alla nuova galleria
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“Santa Maria di Pozzano” sulla strada statale 145 Sorrentina inaugurata a luglio 2014, un percorso di 5 chilometri al chiuso che collega Castellammare di Stabia direttamente a Vico Equense e che permette di ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza tra Napoli e Sorrento.
Una finestra sul mare Hilton Sorrento Palace dispone di 341 camere, di cui 8 singole, 118 camere vista collina, 36 camere vista giardino, 89 camere vista mare, 24 deluxe, 17 executive vista mare, 45 executive vista mare plus e 4 suite. Le Suite, ognuna di 78 mq, offrono il top del lusso, in quanto sono state concepite con tre ambienti separati come le Executive Vista Mare Plus: un luminoso salone doppio con zona relax, un’area lavoro e una zona riposo separata. Godono, inoltre, di una vista spettacolare su Sorrento, il Vesuvio e il Golfo di Napoli. Gli ospiti che soggiornano all’Executive Floor, nelle Suite o nelle Executive, beneficiano di check-in e check-out dedicati e possono usufruire dell’accesso esclusivo al Settimo Club Lounge della piscina esterna e del solarium, entrambi sulla terrazza con vista panoramica sul Golfo di Napoli e sul centro di Sorrento. Inoltre, il Settimo Club Lounge offre la possibilità di servirsi al ricco buffet con gustosi snack e drinks nell’arco di tutta la giornata.
schi. Ogni pasto inizia con un vassoio di crudité e olio d’oliva di Sorrento, seguito da una scelta di freschissimo pesce e altre specialità della Costiera Amalfitana. La splendida vista sulla piscina esterna e sul Golfo di Napoli e la sua spettacolare terrazza ne fanno il luogo ideale per un pranzo o una cena. La Sorrento Lounge, elegante e colorata, rispecchia lo stile contemporaneo dell’hotel arredata con un eclettico mix di poltrone e divani di Poltrona Frau e illuminata da lampade Flos. Con la sua bellissima terrazza con vista sul Golfo, offre aperitivi, cocktail esotici e deliziosi snack nell’arco di tutta la giornata. La musica dal vivo crea ogni sera un’atmosfera rilassante per gli ospiti. Infine, La Pagoda, a bordo piscina e all’ombra di un sinuoso pergolato, che richiama lo stile degli antichi “Gozzi”, le imbarcazioni utilizzate dai pescatori sorrentini, è il luogo ideale per uno spuntino leggero, una vera pizza napoletana o un fresco gelato. Il team de La Pagoda offre il proprio servizio anche agli ospiti che si rilassano a bordo piscina. Inoltre, la location può essere il punto di partenza per scoprire la Penisola Sorrentina, per far seguire al giorno delle nozze altre giornate indimenticabili. Cristina Chiarotti
Relax e gusto in terrazza Variegata la proposta gastronomica. Il Sorrento Restaurant propone gustosi piatti à la carte dell’innovativa cucina regionale con eccellenti prodotti locali fre11-12 2016
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Roscioli Hotels Grazie ad una grande tradizione di famiglia, il gruppo si conferma leader nell’ospitalità romana con ambienti ideali e rinnovati per un turismo al passo con i tempi
Sopra, il Salone Costantino dell’Hotel Universo e sotto una camera rinnovata
Uno sguardo al futuro con i piedi ben saldi nella tradizione di famiglia, fatta di gusto e ospitalità di classe. Roscioli Hotels vanta nella Capitale un’offerta Mice d’eccezione, con uno dei più grandi Centri Congressi romani in grado di ospitare fino ad un massimo di 700 partecipanti, ma so-
prattutto con una gestione intelligente e dinamica delle proprie strutture. Cinque gli alberghi del gruppo, il Best Western Plus Hotel Universo, il primo inaugurato nel 1933 vicino alla Basilica di Santa Maria Maggiore e ai Fori Imperiali, il Best Western Premier Hotel Royal Santina, a due passi dalla Stazione Centrale di Termini, il Best Western Hotel President, vicino alla Basilica di San Giovanni in Laterano, l’Hilton Garden Inn Rome Claridge nel cuore del quartiere Parioli e infine l’Hotel Aris Garden, una splendida struttura immersa nel verde e situata in posizione strategica, vicino l’aeroporto di Roma Fiumicino e agli scavi di Ostia Antica.
Nuovi ambienti da vivere in hotel Una collezione preziosa quindi, capace di rispondere alle diverse esigenze di ogni tipo di viaggiatore, ma anche di suggerire nuovi modi di vivere il soggiorno in albergo, quasi una seconda casa dalla quale partire per scoprire la città. Ne parliamo
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con Rosanna Roscioli, proprio nello storico Hotel Universo. «Questo albergo è la nostra casa madre, un luogo affettivo al quale tutta la nostra famiglia è profondamente legata. Qui, da una piccola pensione acquistata nel 1932, i nostri nonni hanno creato negli anni un’attività oggi importante e preziosa. È all’Hotel Universo che è nata non solo la nostra storia alberghiera, ma una certa idea di ospitalità, vissuta giorno dopo giorno, a contatto con le necessità reali della clientela. Oggi questo hotel è la nostra base operativa di progettazione e sviluppo, un punto di riferimento importante per la famiglia e per l’intero staff del Gruppo, dal quale programmare nuove strategie, al passo con i tempi. L’attenzione alla qualità del servizio, l’ascolto delle esigenze della clientela in continua evoluzione e la consapevolezza delle differenze culturali che connotano le aspettative di ciascun ospite e di ogni etnia sono al centro della nostra filosofia aziendale. Il nostro obiettivo coniuga il proposito di assistere l’ospite con personale altamente qualificato e specializzato nelle relazioni interpersonali, con il desiderio di garantire il miglior comfort in strutture efficienti, camere costantemente rinnovate con materiali di qualità, ambienti comuni spaziosi e accoglienti, colazioni ricche e abbondanti, light lunch,
pranzi e cene caratteristiche della migliore cucina italiana e internazionale». Il BW Plus Hotel Universo dispone di 198 camere di recente ristrutturazione, oggi con caldi pavimenti effetto legno, insonorizzate e dotate di impianto di climatizzazione e di connessione internet Wi-Fi gratuita. «Abbiamo scelto», continua Rosanna Roscioli, «di ammodernare gli spazi con piccoli ma preziosi accorgimenti, utilizzando vetro, luci e tonalità chiare con tocchi brillanti di colore, proprio per valorizzare gli ambienti notevoli delle nostre strutture, per essere più in linea con uno stile internazionale e anche per creare un piacevole contrasto con i luoghi do-
Sopra, la Sala Annamaria dell’Hotel Universo. Sotto, una camera dell’Hilton Garden Inn Rome Claridge
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Sopra, una camera dell’Hotel Royal Santina e sotto una camera dell’Hotel President
ve sono posizionati i nostri hotels. A questo si è aggiunta una rimodulazione delle sale meeting, oggi più moderne e polifunzionali; in particolare abbiamo rinnovato la Sala Annamaria qui all’Hotel Universo, uno spazio di quasi 260mq capace di accogliere oltre 300 persone in allestimento cocktail, dove spesso ospitiamo oltre che meeting e congressi anche eventi solidali e feste di beneficienza».
Formazione e professionalità Il punto di forza delle strutture Roscioli risiede però nella filosofia di eccellenza che la famiglia ha sempre privilegiato e sulla quale da qualche anno ha focalizzato la sua attenzione in modo particolare.Nel 2015 è nata la Roscioli Academy, un circuito interno di formazione specialistica che intende rappresentare il punto di convergenza e condivisione della conoscenza e dell’esperienza acquisita in tanti anni di attività. «La storia della nostra famiglia», conclude Rosanna Roscioli, «ha superato brillantemente gli 80 anni, per questo abbiamo voluto dare forma e consistenza all’esperienza e facilitarne l’acquisizione da parte dei nostri collaboratori. Nella no-
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stra Accademia, vengono sviluppate competenze specialistiche nelle aree comportamentale, tecnica, linguistica e informatica. Attraverso un percorso formativo di due anni, vengono trattate importanti tematiche, che spaziano dalla comunicazione efficace alla gestione dei reclami, customer care e reputation management, dal problem solving alla motivazione,dalla leadership al team building e alla gestione aziendale, dalle competenze linguistiche a quelle informatiche. Il codice etico individua i valori della famiglia e lo stile aziendale e rappresenta il punto di riferimento personale e collettivo della nostra organizzazione, sensibile al cambiamento e pronta a cogliere le opportunità che il futuro saprà offrire». Cristina Chiarotti Best Western Plus Hotel Universo dispone di un importante Centro Congressi con 9 sale per una capienza totale di 700 partecipanti, di un centro fitness, con sauna e bagno turco e di uno spazio dedicato esclusivamente al relax. Best Western Premier Hotel Royal Santina ha un Centro Congressi di una capienza massima di 220 persone, dispone di 5 sale meeting per una superficie complessiva di 220mq, perfettamente attrezzate per ospitare ogni tipo di riunioni di lavoro oltre che di un comodo parcheggio a pagamento adiacente alla struttura. Best Western Hotel President dispone di una sala riunioni su una superficie totale di 30mq per un totale di 30 partecipanti, è in grado di ospitare, seminari, meeting e coffee breaks ed è privo di barriere architettoniche. Hilton Garden Inn Rome Claridge vanta un piacevolissimo Centro Fitness, con palestra, sauna e bagno turco; dispone inoltre di un Centro Congressi per una superficie totale di 220mq in grado di ospitare fino a 180 delegati. Hotel Aris Garden mette a disposizione dei suoi ospiti uno splendido Centro Sportivo con un’attrezzatissima palestra dotata di piscina coperta e un centro congressi di 4 funzionali sale meeting per un totale di 200 posti; è dotato di un’ampia sala ideale per banchetti e ricevimenti che può ospitare fino a 250 invitati.
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Villa Barbarich Hotel Un Resort urbano, a 15 minuti da Venezia, per vivere una dimensione a misura umana, lenta e piena di emozionanti scoperte. Una Villa Veneta cinquecentesca, dove la bellezza degli affreschi non è ieratica, distante, ma al contrario, espressione di un bello familiare, accessibile, che conforta e illumina proprio come nel passato
Il contesto culturale e artistico: Villa Barbarich si trova a due minuti dall’uscita Castellana di Venezia Mestre, lungo l’antica strada che collegava la terraferma veneziana a Castelfranco, patria di Giorgione, uno degli artisti più enigmatici del Rinascimento, morto troppo presto, creatore di opere, come la Tempesta, che hanno influenzato tutti i grandi artisti. Si trova
però anche a due minuti dal famoso Terraglio, un tempo percorso da tutti gli eserciti di Imperiali, Scaligeri, Da Carrara, Visconti, Veneziani, per arrivare a Napoleone al quale viene attribuita la monumentale alberata che oggi come ieri conduce a Treviso, considerato il Giardino di Venezia, meravigliosa urbs picta, risuonante di gorgoglii d’acqua di risorgiva.
Esperienze e eventi accessibili Al general manager Christian Zingarelli è affidato un gioiello, che dopo un restauro durato sette anni, oggi è aperto al turismo internazionale, desideroso di conoscere e vivere Venezia, ma senza soggiornare nel centro storico, e di scoprire le small art cities tra Venezia e la Marca Trevigiana. I luoghi si conoscono non solo attraverso monumenti e musei, ma anche partendo dalle eccellenze eno-gastronomiche e Zingarelli ha affidato questo delicato compito a un giovane ma esperto Chef, Riccardo Enzo, che insieme con il F&B Restaurant manager Giancarlo Gardin, in pochi mesi ha costruito una linea di cucina che rispecchia la personalità e l’orientamento della Villa: far vivere agli ospiti residenti ma anche agli esterni, eventi e esperienze sostenibili.
Il Menu è una bussola
Creazioni di Francesca Serafini, Antico Atelier
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La Carta del menu è un’autentica mappa, da percorrere con lo Chef, e una bussola che indica il buono di ogni stagione. Si ispira al territorio ma indica anche altre strade, altri menu che vengono studiati per la banchettistica, per le cene degusta-
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zione e per le cene legate agli eventi del calendario annuale, come San Valentino, il Carnevale, Pasqua ecc.
Le Chef Experience Riccardo Enzo è un sostenitore delle esperienze da vivere sia inside, sia outside, infatti che senso ha proporre menu con radicchio trevigiano, senza magari andare a vedere un campo o un’azienda, come “La casa di Anna” dove si coltivano primizie come quella “semplice indivia” che messa a dimora in acqua corrente, potata delle foglie esterne fa sbocciare il fiore rosso dell’inverno, il radicchio di Treviso famoso nel mondo? Ecco qualche piatto nel menu invernale: Calamaretto farcito con broccoli verdi su crema di zucca; gnocchetti di patate con curcuma Canoce e Finferli, vellutata di zucca allo zenzero con colatura di Casatella. E se non bastasse, ecco il menu dedicato a vegani e vegetariani, flan di carciofi con salsa al Morlacco oppure Spaghettoni con broccoletti verdi e pomodorini confit. E per gli inguaribili ghiottoni, Morbido alla zucca su base di amaretti con salsa al
cioccolato e meringhe al rosmarino. E per i gourmet che li aspettano tutto l’anno ecco i tagliolini freschi fatti con 20 tuorli e i tartufi bianchi di Norcia.
Eventi da non perdere L’anno nuovo dopo le feste si impone subito con due date importanti, il Carnevale di Venezia, dall’11 al 28 febbraio e San Valentino il 14 febbraio. Villa Barbarich ha preparato proposte per coppie, piccoli gruppi, aziende che vogliano vivere un’esperienza piacevole e accessibile. Sarà possibile infatti noleggiare magici costumi di Carnevale realizzati da Francesca Serafini di Antico Atelier, fare una full immersion nella festa con un regalo insolito alla persona amata, oppure costruire un evento ad hoc con aziende che vogliano vivere un momento ludico, una Venetian Experience di elegante spensieratezza.
Le nuove proposte Le nuove iniziative puntano al cuore delle famiglie, con menu ad hoc: i sabati e le domeniche si potrà andare in Villa con lo spirito di quando si andava dai nonni, sarà possibile prenotare una saletta, chiudere le porte e trascorrere un evento lieto in famiglia. Un’altra novità sarà il pacchetto “Un giorno in Villa”, con ingresso nella spa, pranzo con menu salutista e il pomeriggio dedicato ai trattamenti che si scelgono. Luciana Sidari Villa Barbarich offre 31 camere elegantemente arredate. Per meeting e eventi mette a disposizione diverse sale del Ristorante Malipiero, tra cui un salone a T e quattro sale laterali, preziose e con affreschi della scuola di Paolo Veronese. I servizi ristorativi per eventi prevedono coffee break, aperitivi, light lunch, pranzi e cene di gala, serate a tema. Altri spazi interni e esterni (porticati e verde, piscina e déhors) aggiungono affascinanti spazi utili per eventi. 11-12 2016
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Cantina di Santadi Terminati i primi promettenti test sulle uve della vendemmia di quest’anno, la Cantina prosegue nella sua opera di diffusione delle migliori espressioni del territorio sardo nel mondo con la nuova etichetta Festa Noria
Dopo una vendemmia impegnativa, i primi test svolti dopo la fermentazione sono stati incoraggianti e prospettano un’altra annata di qualità, qualità che caratterizza tutte le produzioni della Cantina di Santadi, realtà dalle forti radici cooperative nata nell’area del Sulcis, zona sud-occidentale della Sardegna, e che ha più di mezzo secolo di storia alle spalle. E proprio a proposito di produzioni, il 2016 ha visto la nascita di una nuova etichetta in casa Santadi, il Festa Noria, un vino liquoroso vinificato con il metodo del porto, da cultivar autoctono (le uve Cannonau). Come dice il nome stesso, che significa “onora la festa”, questo vino è l’accompagnamento ideale per celebrare i momenti più importanti, della vita o anche di una normale giornata.
Il Festa Noria, il porto della Sardegna secondo Santadi Per la produzione del nuovo nato della Cantina, si
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parte da uve selezionate e raccolte a mano tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, dopo che hanno trascorso un lungo periodo ad appassire al sole. Vinificate secondo il metodo classico, si trasformano in un vino liquoroso, con un grado alcolico che raggiunge il 16%, che viene poi affinato in piccole botti di rovere per anni. Presentato a Vinitaly nella sua elegante mise nera, il Festa Noria è un vino da meditazione, dal colore ambrato con riflessi rosso-granati. Il bouquet è intenso e complesso, con note di cannella, noce moscata, mirto e ginepro, per un gusto pieno e caldo. Nonostante sia stato appena lanciato sul mercato, ha già ricevuto premi e riconoscimenti, come le quattro viti, la massima onorificenza, della Guida Vitae 2017 prodotta dell’Associazione Italiana Sommeliers, e il Premio Agorà d’argento per il packaging.
Le altre etichette Anche se quest’anno i riflettori sono stati puntati sul nuovo vino, non si può certo dimenticare che la Cantina ha fatto del Terre Brune la sua icona. Prodotto da uve Carignano, un cultivar autoctono che ha salde radici in questo territorio, in cui è presente da millenni, ha un color rubino intenso, con diverse sfumature di profumo e gusto, e un carattere deciso, che ben si presta ad accompagnare secondi piatti saporiti e formaggi stagionati. Ogni annata del Terre Brune è stata riconosciuta dalle principali guide enologiche italiane con premi e menzioni speciali, inclusa la produzione del 2012, quella attualmente in commercio, che vede riconfermati i cinque grappoli attribuiti da Bibenda 2017 e riceve l’etichetta di grande vino da Slow Wine 2017. Accanto al Terre Brune, la Cantina propone varie etichette DOC o DOP, come il Monica di Sardegna, il Cannonau di Sardegna, il Vermentino di Sardegna e il Nuragus di Cagliari, o IGT/IGP, come Valli di Porto Pino e Isola dei Nuraghi, oltre a una grappa e allo spumante. P.T.
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Culti Milano Marchio consolidato per i profumi d’ambiente, ha introdotto due nuove linee dedicate all’hotellerie, il diffusore Matusalem e la collezione Welcome
Fragranze innovative, ingredienti purissimi, design originale e raffinato del packaging e una specifica attenzione alle esigenze delle strutture ricettive: sono questi i punti cardinali entro cui si muove l’offerta Culti Milano, brand notissimo di profumi per l’ambiente. Nata nel 1990, l’azienda ha per prima introdotto il sistema di diffusione tramite midollino, una vera rivoluzione nel segmento della profumazione di luoghi pubblici e abitazioni private. L’idea è diventata oggi un must per i prodotti più eleganti, ma sono soprattutto la finezza delle profumazioni e il design delle confezioni ad
aver definito Culti Milano come una riconosciuta icona di stile.
Il nuovo catalogo
granze esclusive, che percorrono tutte le note olfattive, da quelle agrumate a quelle fiorite, legnose, aromatiche e orientali. La dimensione decisamente fuori dall’usuale è perfetta per spazi pubblici di generosa metratura e alta frequentazione, inclusi gli ambienti utilizzati per grandi convegni, incontri ed eventi, e il suo contenuto è calibrato per essere persistente e discreto allo stesso tempo. L’altra novità è l’introduzione di una linea innovativa come Welcome, che comprende quattro diffusori per l’ambiente, con diverse sfaccettature olfattive per essere in sintonia con tutte le stagioni, e due prodotti di body care, il sapone e la crema mani. Tutti i prodotti della nuova collezione, pensati anche per l’hotellerie, si distinguono per la raffinatezza delle fragranze e l’eleganza del design. Sapone liquido e Crema mani sono ideali per ogni tipo di pelle, grazie alle formulazioni prive di parabeni e all’effetto emolliente e super idratante. G.G.
Lo scorso anno è stato caratterizzato da un’importante opera di rinnovamento, che ha portato anche alla creazione di nuove linee di prodotto, per consolidare la posizione di Culti Milano nella fascia alta di mercato. È il caso di Matusalem, un flacone in versione magnum (24 litri) in vetro soffiato, tappo in legno d’acero e midollini hi-tech per favorire la diffusione della profumazione. Matusalem viene proposto in quattordici fra11-12 2016
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Consorzio Re.Ale Outsourcing La missione di questa società di outsourcing non è solo fornire il personale, ma gestire il servizio nella totalità, supportando il cliente nel raggiungimento dei propri standard qualitativi con un occhio puntato all’ottimizzazione dei costi e delle rese. Garantendo sempre e comunque tempestività, disponibilità e problem solving
Molto spesso le strutture turistiche si ritrovano a dover fare i conti con prenotazioni di massa in arrivo, dovute alla stagionalità o a qualche evento che sta coinvolgendo quella data zona. È in tale contesto che entrano in gioco i cosiddetti servizi di outsourcing alberghiero, nati proprio con l’obiettivo di fornire alle strutture ricettive una serie di figure professionali quali governanti, facchini, camerieri
di sala, receptionist, aiuto cuochi, lavapiatti, personale addetto alla lavanderia, portieri. «L’affidamento a terzi dei servizi alberghieri è una pratica che solo da alcuni anni viene gestita dalle aziende in maniera consapevole e strategica», spiega Davide Romano (foto a destra), CEO del Consorzio Re.Ale Outsourcing, multiservice attivo e leader nel settore da 12 anni nel mercato dell’erogazione di servizi integrati e di servizi in outsourcing, rivolta esclusivamente ad alberghi e resort.
La mission: trasformare l’ultimo costo fisso in costo variabile «Il trend è sicuramente in crescita», continua Romano, «dopo la crisi che ha colpito il settore. Oggi vi è sempre più la necessità di terziarizzare e accostare al mercato turistico in continuo movimento, un servizio di pulizie che guardi non solo alla sua qualità, ma anche e soprattutto all’ecosostenibilità e all’ambiente».
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Consorzio Re.Ale Outsourcing è arrivato sul mercato nel 2005 con la mission di trasformare l’ultimo costo fisso alberghiero in un costo variabile. «Prima ancora di essere Presidente della Re.Ale Outsourcing», prosegue Romano, «sono stato direttore d’albergo per molti anni e questo mi ha permesso di comprendere maggiormente le esigenze di una struttura e di tutto il suo sistema». Che cosa consiglia ai potenziali clienti? «Elemento determinante», risponde Romano, «è prima di tutto l’individuazione, da parte dell’hotel, delle proprie attività core e di quelle da esternalizzare, che non sono uguali per tutti, ma cambiano sempre da albergo ad albergo. Occorre quindi trovare il fornitore in grado di interpretare al meglio le proprie esigenze di outsourcing e di integrarsi nella maniera migliore possibile nei processi interni. In questa fase è importante valutare la forma societaria dell’impresa a cui ci si rivolge. Questa deve infatti dimostrare la solidità economica e finanziaria necessaria a sostenere investimenti, salari e contributi, nonché una struttura organizzativa e operativa ben articolata, che la renda in grado di risolvere qualsiasi eventuale problema in tempi brevissimi».
Un vero e proprio multi service su tutto il territorio nazionale Consorzio Re.Ale Outsourcing non solo fornisce il personale richiesto nel modo
più efficiente, ma gestisce anche la totalità del servizio, supportando il cliente nel raggiungimento dei propri standard qualitativi con un occhio puntato all’ottimizzazione dei costi e delle rese, garantendo sempre e comunque tempestività, puntualità, disponibilità e problem solving. «Ci rivolgiamo alle grandi catene alberghiere, alle medie e piccole associazioni, ma anche ai singoli albergatori, operando come un vero e proprio multiservice in grado di offrire un’ampia gamma di servizi per le diverse tipologie di clienti, su tutto il territorio nazionale». Tratti distintivi del Consorzio Re.Ale Outsourcing sono «la sicurezza nel trattamento dei sani principi di collaborazione», spiega il CEO, «basati sulla trasparenza e correttezza contrattuale (contributiva e retributiva) con il personale. Inoltre, siamo sempre all’avanguardia per quanto riguarda l’ecosostenibilità, lo sviluppo e l’utilizzo di supporti software, tra cui l’“ultimo nato” (e già implementato in alcune delle nostre strutture clienti), il “Facile Room”. Infine ci tengo a sottolineare che operiamo con partner ormai storici nel settore e che tutto il nostro staff proviene da esperienze consolidate nel mondo dell’Hotellerie». Ciò significa conoscere da vicino esigenze, processi interni, dinamiche tipiche, insomma significa «parlare una lingua comune» conclude Romano. Silvia F.
IL FACILE ROOM
Facile Room 3.0 è una soluzione innovativa per la gestione in mobilità delle attività di Housekeeping, Facchinaggio, Gestione Parti Comuni e Manutenzione. Tutto è sotto controllo in tempo reale e il sistema è integrabile con il Gestionale PMS.
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Geminiano Cozzi Venezia 1765 Passione, maestria artigianale e innovazione hanno guidato la nuova avventura imprenditoriale di Antonio Tognana, non solo a capo di Manifattura di Venezia, ma anche promotore della riscoperta di un marchio dimenticato da oltre 200 anni
Creare e produrre solo oggetti che siano utili e funzionali, ma senza mai trascurare l’aspetto estetico: questo è, in sintesi, il cardine della filosofia produttiva della Manifattura di Venezia, azienda di porcellane destinate a tutte le esigenze della tavola con una delle principali sedi operati-
ve a Treviso, la stessa sede dove già nel 1775 si lavorava l’argilla (ma per tutt’altri fini, l’edilizia). Ne è promotore Antonio Tognana, che dopo aver ceduto l’azienda di famiglia (fondata dal padre nel 1946 e ben presto diventata la più grande del Paese), acquisita da un altro gruppo italiano, nel 2002 non ha potuto più resistere al richiamo di una passione mai sopita ed è tornato a produrre ceramiche e porcellane. Anni prima aveva anche acquistato i diritti del marchio che fu di Geminiano Cozzi, ceramista e imprenditore del periodo barocco veneziano, le cui collezioni sono ricercatissime tanto per la bellezza della fattura e dei decori, quanto per la rarità dei pezzi.
Gli originali e la nuova produzione Geminiano Cozzi 1765 Battuti all’asta da Christie’s e Sotheby’s per migliaia e talvolta centinaia di migliaia di sterline, i pezzi a marchio Cozzi, una delle prime manifatture italiane del XVIII secolo, sono rari perché la loro fabbricazione è durata solo una cinquantina di an-
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fonda prospettiva storica, ricreati con i materiali e le tecniche di produzione odierne, gli stessi utilizzati per le collezioni che compongono il catalogo di Manifattura di Venezia. ni. Circa settecento di questi (compresi diversi in possesso dello stesso Tognana) sono stati raccolti in una mostra a tema che si è svolta a Ca’ Rezzonico, Venezia, grazie a cui si sono puntati i riflettori su una personalità poco nota della storia dell’artigianato italiano ed è stato rilanciato il nuovo corso del marchio Cozzi. Come ci spiega Antonio Tognana: «abbiamo riportato in vita, dopo tre anni di lavoro, la produzione di uno dei maestri delle ceramiche italiane, un personaggio poco noto, ma di grande interesse, non solo un fine artigiano, ma anche un imprenditore moderno, il primo in Italia a emettere obbligazioni per finanziare la propria azienda. Creativo e versatile allo stesso tempo (coltivò corallo, produsse crogioli per la zecca e fornì i legni per gli scafi delle navi veneziane), la sua fabbrica durò poco. Morì nel 1797, gli successe il fratello Vincenzo, ma con l’arrivo di Napoleone Bonaparte anche la Serenissima, e millenaria, Repubblica di Venezia capitolò. Riscoprire oggi la sua produzione significa per noi proporre una linea di alta gamma, rivolta principalmente al mercato dell’ospitalità». Tre sono infatti i canali in cui sono suddivise le collezioni delle nuove porcellane Cozzi 1765: la “Manifattura Geminiano Cozzi” vera e propria, che riproduce in modo fedele i pezzi e/o i decori originali; una nuova linea custom made, denominata “Atelier Cozzi”, che utilizza i motivi e gli stilemi del marchio storico, destinata a ristoranti e hotel; infine lo sviluppo di nuovi pezzi e nuove decorazioni “alla maniera di”, rivisitati con gusto moderno (Design Cozzi). L’idea alla base del nuovo marchio è offrire oggetti di grande eleganza e bellezza, oltre che dalla pro-
Le collezioni L’azienda ha orientato la sua produzione verso il segmento dell’hospitality, cui dedica diverse collezioni da tavola in fine bone china e porcellana fine, in grado di rispondere a tutte le esigenze del mondo delle ristorazione e dell’hotellerie, dal fine dining ai buffet, dalla banchettistica al casual dining. I criteri che ne guidano la fabbricazione sono da una parte la resistenza (alla sbeccatura dei bordi, agli sbalzi termici, ai diversi tipi di cottura, all’abrasione, alla scalfittura e agli agenti chimici grazie alle superfici vetrificate e impermeabili), dall’altra la lavorazione perfetta (i piedi sono molati, i bordi verniciati, le decorazioni sottosmalto) e la funzionalità: forme pensate per essere impilate, piattini che si adattano a diverse tazze, linee da oltre 40 pezzi per venire incontro alle necessità delle tavole più complesse e addobbate. G.G.
Un’esposizione senza precedenti
La mostra Geminiano Cozzi e le sue porcellane, in scena per alcuni mesi a Ca’ Rezzonico, è stata l’occasione per riunire una produzione dispersa tra collezionisti e musei di tutto il mondo, offrendo al pubblico la possibilità di riscoprire il genio manifatturiero e l’estro artistico di uno dei primi imprenditori specializzati in porcellane del nostro Paese. Sono stati esposti centinaia di pezzi, tra servizi da tè e caffè, maioliche, galanterie, corredi di spezieria, oggetti d’arredo e vasellami, con i tipici decori del Cozzi, dai trafori a cestello ai rilievi di frutti e tralci fioriti, dalle figure cinesi a fiori e farfalle, fino ai tipici motivi a “bersò”. Il museo, dopo la fine della mostra, continua a ospitare una collezione di circa 100 oggetti originali, tra cui l’icona del marchio storico, il rinfrescatoio, o “vaso da giacio con anima”, un pezzo originale (nato dell’inventiva dello stesso Cozzi) che mantiene al fresco la frutta evitando che entri a contatto con il ghiaccio. 11-12 2016
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Il mondo
a portata di “handy” handy, lo smartphone completamente gratuito, rende davvero speciale l’esperienza di viaggio dei global traveller Quante volte, appena arrivati in un paese straniero, cominciamo a preoccuparci di come telefonare, connetterci al web, trovare un buon ristorante o i principali punti di interesse da visitare? A risolvere il problema alla radice ci ha pensato Tink Labs, una azienda nata nel 2012 ad Hong Kong, che ha lanciato sul mercato handy, lo smartphone ad uso completamente gratuito a disposizione dell’ospite, in grado di aiutare soprattutto i viaggiatori stranieri a districarsi tra gli svantaggi del roaming, le chiamate internazionali e la necessità di connettersi. Già presente in 100.000 camere d’albergo, handy si può ritirare direttamente nella struttura alberghiera e, grazie ad una serie di funzioni e servizi, può diventare sia un piacevole e utilissimo compagno di viaggio, sia un importante strumento di fidelizzazione per gli albergatori.
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Rivoluzionare l’esperienza di viaggio Ma come è nato handy? handy è un servizio creato ad Hong Kong da Terence Kwok. L’idea gli viene mentre è in vacanza nel 2012 con la sua famiglia. Durante il viaggio verifica di persona e con sconforto, quanto sia difficile trovare una connessione wi-fi. Ecco che, allora, scatta in lui una idea: perché non trovare una soluzione a portata di mano direttamente in albergo? Grazie alla sua azienda Tink Labs, Kwok realizza handy, non una semplice applicazione da scaricare, ma un vero e proprio smartphone dato gratuitamente in utilizzo all’ospite durante il suo soggiorno e integrato da una serie di servizi complementari dell’hotel prescelto. Ma come può uno smartphone rivoluzionare l’esperienza di viaggio? Prima di tutto handy fornisce connettività
TOP QUALITY AL SERVIZIO DELL’OSPITALITÀ handy in Italia
Tink Labs è una azienda nata nel 2012 ad Hong Kong con una diffusione ad oggi in oltre 100.000 camere di Hotel in Sud Asia ed in Europa (Londra, Parigi, Istanbul e, dall’inizio del 2016, Roma e Milano). Il suo smartphone handy è a uso completamente gratuito per l’ospite, un supporto mobile prezioso che consente ai viaggiatori stranieri di reperire informazioni utili in tempo reale, sul posto e di risolvere il problema del roaming. Grazie ad una rete locale composta da un team esperto, con sedi a Roma e Milano, Tink Labs è in grado di supportare la clientela alberghiera in ogni fase della partnership, con un’assistenza attenta e capillare.
più utilizzate (browser, social network ed e-mail), scelte anche in base alla città (per esempio, per grandi metropoli con le mappe di Milano e Roma, o per città d’arte più piccole, vicine a territori ricchi di punti di interesse da scoprire). Ogni telefono genera inoltre un numero unico che può essere comunicato ai contatti della propria rubrica, un’opzione davvero preziosa per tutti i viaggiatori. Inoltre, handy permette agli ospiti di fornire un feedback immediato durante il soggiorno e di postare sui principali social, tra cui Tripadvisor. Il tutto, sempre, ad uso completamente gratuito da parte dell’ospite: handy è proposto come servizio complementare della struttura alberghiera.
Benefici per gli hotel
mobile gratuita per gli ospiti in collaborazione con gli alberghi, permettendo all’ospite di restare connesso in ogni momento. Il vantaggio immediato è avere a disposizione all’arrivo, in camera, un dispositivo unico e a portata di mano per ogni necessità, senza doversi preoccupare del roaming. handy combina infatti le funzionalità di uno smartphone con i servizi del telefono in camera, in un unico dispositivo, completamente integrato: l’ospite può, in modo illimitato e gratuito, effettuare chiamate locali, internazionali ed avere accesso a internet, tutto illimitato e gratuito. Grazie alla collaborazione con Luxos magazine handy mette e disposizione anche una guida della città, i luoghi più belli da visitare, dove fare shopping, prenotare spettacoli, tour o servizi personalizzati con sconti promozionali dedicati. handy permette inoltre di comunicare direttamente con l’hotel dove si alloggia, consentendo l’accesso a facilities e promozioni esclusive. Sulla home page di handy sono cliccabili le applicazioni
Innegabili anche i vantaggi per gli hotel partner di handy, primo fra tutti la possibilità di aumentare l’indice di gradimento dell’ospite, incrementando i suoi feedback in tempo reale, durante il soggiorno, su Tripadvisor, con un re-tweet di gradimento dei post del 50%. Ogni struttura può inoltre personalizzare lo smartphone con una landing page completa dei servizi e inviare messaggi push agli ospiti, e attuare strategie mirate di direct marketing attraverso promozioni, news e programmi fedeltà in tempo reale. Ad esempio, comunicando servizi speciali di ristora-
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I vantaggi di handy per gli hotels
I punti di forza di questo servizio per le strutture alberghiere sono molteplici, tra cui: • incremento dell’indice di gradimento dell’ospite, stabilendo un contatto costante e aumentando le revenue del F&B in hotel (happy hour, eventi, agende per congressi, spa-massaggi, navette, sconti, etc.); • Accesso al proprio sito o landing page dedicata direttamente da un banner fisso dentro handy, usufruendo di un CMS (Content Management System) dal quale controllare tutti gli accessi, le attivazioni degli apparecchi e fare analisi di mercato.
zione e gastronomia, particolari agevolazioni per il centro benessere o, dove presenti, accessi vantaggiosi agli impianti sportivi (piscina, golf, ecc.). Grazie ad un canone mensile davvero accessibile, handy sta rivoluzionando il soggiorno in hotel. Alcune strutture hanno già riportato un aumento del 20% soprattutto dell’utilizzo di servizi interni, poiché gli ospiti finiscono per spendere più tempo all’interno degli alberghi conoscendo meglio cosa questi ultimi hanno da offrire. Creando il proprio account, infatti, ogni ospite ritornando una prossima volta in hotel, troverà su handy le applicazioni più utilizzate e l’interfaccia preferita, tutto questo in modo che gli venga garantita la massima privacy: al momento del check out, i dati del telefono vengono cancellati automaticamente. Grazie ad un CMS (Content Management System) integrato, è possibile
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controllare tutte le attivazioni e gli accessi, localizzare gli apparecchi ed effettuare analisi di mercato. handy è già in 100.000 camere d’albergo in 20 paesi (nelle città di Hong Kong, Singapore, Londra, Parigi, Roma) e viene distribuito in oltre 600 hotel di noti brand come Shangri-La, GrandHyatt, InterContinental, Holiday Inn, Sheraton. Grazie ai risultati del 2016, Tink Labs ha catalizzato l’interesse di molti investitori, potendo così dedicare nuove risorse al progetto handy per accelerarne l’espansione a livello internazionale: entro il 2017, la società conta di raggiungere oltre 3 milioni di camere,per un totale di oltre 600 milioni di viaggiatori all’anno. Cristina Chiarotti
I vantaggi per gli ospiti
Con lo smartphone handy, l’ospite gratuitamente può: • effettuare chiamate in Italia e chiamate all’estero (max 5 paesi a scelta) in modo illimitato; • usare internet in modo illimitato anche in 4G, se disponibile, attraverso una sim card a numero unico con una serie di app dedicate come FB, linkedin, googlemaps, twitter, skype, etc.; • avere informazioni immediate sui luoghi da visitare e sui servizi migliori in città (tour, spettacoli, ristoranti) e in hotel.
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SchönhuberFranchi L’azienda, che ha fatto dell’innovazione la sua cifra distintiva, presenta la nuova collezione outdoor Shire, ispirata alla verde e rigogliosa country inglese, in cui convivono comfort e design giardino. Il design, a firma di Piero Lissoni, si basa su linee contemporanee e decise, come le cinghie che formano lo schienale di sedie e poltroncine e i braccioli in tubulare di metallo, e privilegia il massimo del comfort, con ampi e morbidi cuscini in tessuti tecnici e forme sinuose. Punta di diamante del catalogo outdoor 2016, si inserisce nel processo di continuo sviluppo dell’azienda bolzanina, che rivaluta gli arredi da esterno come parte essenziale della dotazione di qualsiasi struttura ricettiva che abbia uno spazio all’aperto. Terrazze, roof garden, giardini e parchi sono infatti un elemento di richiamo e prestigio per un albergo, che deve quindi essere in grado di valorizzarlo con arredi adeguati, sia per il benessere e il relax degli ospiti, sia per accompagnare eventi, feste e occasioni di qualsiasi tipo.
Creatività e innovazione
Innovazione, bellezza e funzionalità: sono questi gli elementi che caratterizzano il design dei prodotti della SchönhuberFranchi, azienda con sede a Bolzano e mercato sempre più internazionale. Acquisita due anni fa dal Gruppo Pinti, rappresenta un marchio storico e ormai consolidato per quanto riguarda arredi e decorazione per la tavola, la cucina, il giardino e le aree business destinati alle strutture ricettive. L’acquisizione da parte della nuova proprietà è coincisa con il posizionamento delle sue linee nella fascia alta di mercato, cui offre
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sia una specifica competenza in prodotti pensati per il mondo dell’hospitality sia la cura dello stile attraverso la ricerca di nuovi materiali, accostamenti e forme estetiche.
Il mondo outdoor Ultima nata in casa SchönhuberFranchi è la linea Shire, una collezione di arredi per l’esterno che comprende poltrone, sedie, lettini e tavoli. Il nome e l’ispirazione provengono dalla verde e rigogliosa campagna inglese, con il suo lifestyle rilassato, tra campi da golf, cavalcate, tweed e tè sorseggiati in
La collezione Shire rappresenta uno dei tasselli della nuova veste assunta da SchönhuberFranchi, che ha visto il rilancio della sua storica competenza nella creazione di arredi da interno e da esterno. La nuova proprietà ha infatti puntato su questo segmento visto il successo dei suoi prodotti dal design contemporaneo e dalla sensibilità specifica per il mercato hospitality. L’altro elemento che ha accompagnato le prime fasi successive all’acquisizione è stato il potenziamento dell’offerta di accessori per la decorazione della tavola. Caratterizzati dalla possibilità di essere utilizzati in modo versatile a seconda dei momenti della giornata e delle esigenze delle singole strutture, sono stati creati a partire dal presupposto che la mise en place deve essere coerente con lo stile della location e seguire le tendenze più innovative dell’arte conviviale. Giulia Gagliardi
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TREND
Va’ dove ti porta il Food In un settore come quello del turismo, che non è più un mondo di luoghi, ma un mondo di esperienze, la voglia di sperimentare il cibo, il vino e anche la birra è diventata una delle principali motivazioni di viaggio
✒testo di Aura Marcelli foto di Barbara Ainis La metà dei turisti globali ritengono che l’enogastronomia abbia un ruolo determinante in viaggio
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Mangiare e bere (bene) sono sempre state attività molto gradite dai turisti, capaci di dare grandi soddisfazioni durante un viaggio. Ma oggi la prospettiva è cambiata: non si sceglie la destinazione e poi si va alla scoperta delle sue proposte enogastronomiche, ma, sempre più spesso, si sceglie la destinazione per le sue proposte enogastronomiche. Secondo la ricerca Food Travel Monitor 2016 della statunitense World Food Travel Association, il 49% dei turisti globali ha partecipato ad almeno un’esperienza enogastronomica unica o comunque indimenticabile durante un recente viaggio, e ritiene che questo tipo di esperienze influiscano notevol-
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mente sulla scelta della destinazione. Sono i Turisti Enogastronomici, o Culinary Traveller alla anglosassone. Non semplici estimatori del buon mangiare e del buon bere fuori casa (in questo caso la percentuale sale al 93% dei turisti leisure), ma uomini e donne per i quali l’enogastronomia ha un ruolo determinante in viaggio. Decisamente non è più consentito a nessuno parlare di nicchia.
Identikit del Turista Enogastronomico La ricerca del WFTA ha indagato i comportamenti dei turisti globali e ha evidenziato innanzi tutto una maggior incidenza
TREND
Roberta Garibaldi, Ambassador per l’Italia della World Food Travel Association. L’Italia è al primo posto tra le mete più popolari tra i Culinary Traveler
della passione per il Food & Beverage in viaggio nelle generazioni più giovani. Millennials e Generazione X hanno risposto nel 52% dei casi con una adesione al modello del Culinary Traveler, mentre i Baby Boomer si riconoscono in questa definizione per il 42%, comunque una percentuale di tutto rispetto. Questo dato influenza notevolmente le previsioni di crescita della tendenza per il futuro. «Il fenomeno andrà a rafforzarsi nei prossimi anni perché particolarmente interessati all’elemento cibo sono i giovani Millenials, e i turisti di paesi come Cina e India, i grandi turisti di domani», conferma Roberta Garibaldi, docente dell’Università degli Studi di Bergamo, esperta di marketing applicato al turismo enogastronomico e Ambassador per l’Italia della World Food Travel Association. «Il turista “Food
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TREND La tendenza in Italia
Solo il 21% dei viaggiatori italiani riconosce nella gastronomia una motivazione principale per un viaggio
and Beverage” è inoltre ad alto valore aggiunto con una propensione alla spesa più alta: sia per la spesa in food&wine durante il viaggio, sia perché tende a partecipare ad altre attività quando viaggia, sia perché acquista volentieri prodotti tipici da riportare a casa dopo il viaggio. Inoltre condivide maggiormente le proprie esperienze di viaggio sui social media, ed è probabile che a casa propria acquisti i prodotti che ha assaggiato nel corso della sua vacanza». In effetti il tema della propensione alla spesa è di assoluto interesse per questa tipologia di turista. La ricerca a tal proposito ha analizzato il campione di turisti USA e ne è emerso che i Culinary Traveler statunitensi, indipendentemente dal reddito, danno priorità alle spese per cibo e bevande in viaggio: la spesa media giornaliera per cibo e bevande dei Turisti
Tra le 15 mete di viaggio più popolari tra i Culinary Traveler l’Italia è al primo posto, seguita da Francia e Spagna. «L’Italia è la destinazione più desiderata dai Turisti Enogastronomici, ma la nostra ricchezza e varietà di Food & Beverage non è abbastanza percepita all’estero», ci ha detto Roberta Garibaldi. «C’è bisogno di un’azione strategica coordinata a livello nazionale. Siamo il Paese al mondo che nel Country Brand Index risulta il più desiderato per il cibo, ma siamo solo al 5 posto tra i Paesi più visitati. Si deve lavorare per l’integrazione di turismo, food e, aggiungo, arte per rafforzare l’elemento enogastronomico all’interno delle nostre offerte ed esperienze turistiche». D’altro canto l’Italia è, tra le nazioni prese in considerazione dalla ricerca, quella con la minor percentuale di Culinary Traveller: solo il 21% degli intervistati riconosce nella gastronomia una motivazione principale per un viaggio; di contro ben il 49% dei nostri connazionali si riconosce nella definizione di Beverage Traveler. Questo dato è in controtendenza con la maggior parte degli altri Paesi (fatta eccezione per Francia, Spagna e Germania) nei quali l’interesse per il Food è prevalente rispetto a quello per le bevande. Gli italiani si ritengono sorprendentemente meno esperti di enogastronomia rispetto ai viaggiatori di altri Paesi e danno tendenzialmente minore importanza alle attività enogastronomiche durante un viaggio. D’altra parte però sono più inclini degli altri a trovare la ragione di un viaggio nella visita alle cantine o ad una strada del vino.
Enogastronomici è di 123USD, contro gli 80USD dei non-Culinary Traveler; in generale questa tipologia di turista spende il 48% in più per viaggiare rispetto agli altri, essendo propenso a viaggiare di più e a prendere parte a molte esperienze durante il viaggio, nonostante questo possa implicare spese aggiuntive. Il Turista Enogastronomico, inoltre, torna dal viaggio con un migliore e più radicato bagaglio di ricordi. L’82% degli intervistati si dice convinto che le esperienze enogastronomiche – cibo e luoghi, cibi e bevande iconiche, esperienze esotiche, cibi au-
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TREND Turisti Enogastronomici nel mondo:
• Australia: 48 % Culinary Traveler 45% Beverage Travelers; • Cina: 69% Culinary Traveler - 47% Beverage Travelers; • Francia: 46 % Culinary Traveler 51% Beverage Travelers; • Germania: 40 % Culinary Traveler 43% Beverage Travelers; • India: 52 % Culinary Traveler - 39% Beverage Travelers; • Irlanda: 44 % Culinary Traveler 46% Beverage Travelers; • Italia: 21% Culinary Traveler - 49% Beverage Travelers; • Messico: 63 % Culinary Traveler 52% Beverage Travelers; • Spagna: 37 % Culinary Traveler 51% Beverage Travelers; • Regno Unito: 45 % Culinary Traveler - 36% Beverage Travelers; • Stati Uniti: 47 % Culinary Traveler 47% Beverage Travelers.
tentici – siano tra le principali esperienze memorabili di un viaggio, intese come mezzo per conoscere altre culture. Questi ricordi sono nella stragrande maggioranza dei casi (83%) stimolati dal consumo di cibi e bevande tipici (anche al ritorno dal viaggio e acquistati nella propria località di residenza), che diventano, pertanto, efficaci strumenti di promozione turistica della destinazione. Come fonte di informazione per la scelta
Profili PsicoCulinari del Turista Enogastronomico internazionale:
• AUTENTICO: Cerca cibi e bevande preparati secondo le ricette e le tradizioni della posto, un’ esperienza gastronomica “autentica” (46%). • INNOVATIVO: Sperimenta e cerca cose innovative. Raramente torna negli stessi posti (23%). • ECLETTICO: Cerca una grande varietà di esperienze all’interno dello stesso viaggio (44%). • SOCIAL: Cerca esperienze social legate al food, per incontrare amici e trascorrere del tempo con la propria famiglia, seduti a tavola (30%). • LOCALE: Cerca ristoranti e bar rigorosamente del posto, che possono variare dal pub locale al ristorante gourmet (35%). • BIOLOGICO: Cerca ristoranti biologici. L’origine degli ingredienti delle ricette hanno la stessa importanza del menu (17%). • GOURMET: Cerca ristoranti gourmet (18%). • AVVENTUROSO: Cerca cibi e bevande unici, con il desiderio di assaggiare di tutto, anche piatti inconsueti e lontani dalle proprie abitudini alimentari (19%). • BUDGET: Cerca opzioni low-budget, senza il desiderio di un cibo in particolare, ma attento alla spesa (22%). • ABITUDINARIO: Cerca ciò che già si conosce, evitando sorprese (14%). • ESTETA: Cerca un’esperienza dove l’ambiente ha la precedenza sul cibo (15%). • VEGETARIANO: Cercare ristoranti e cibo vegetariani e /o vegani (8%). • TRENDY: Cerca esperienze legate al cibo, trendy, cool e alla moda. (11%).
della destinazione e per le attività da svolgere nel viaggio il Culinary Traveler attinge senz’altro al Web, consultando riviste online (67%), siti di recensioni (44%) e social media (34%), ma per questa tipologia di viaggiatori anche la carta stampata – riviste di viaggi, rubriche e sezioni enogastronomiche di giornali – continua a rappresentare una fonte importante (38%). ■
Il turista enogastronomico ha una propensione alla spesa di quasi il 50% superiore rispetto agli altri turisti leisure
Le attività del Culinary Traveler • Andare in un ristorante per un’esperienza indimenticabile • Mangiare / bere in un ristorante/bar famoso o di riferimento • Mangiare Street food presso un food truck/bancarella • Mangiare in un raffinato ristorante gourmet • Partecipare a corsi di cucina • Partecipare a un tour enogastronomico • Partecipare a un food festival • Visitare fattorie o frutteti • Visitare mercati o fiere agricole • Partecipare a una festa della birra • Partecipare a una festa del vino • Fare un tour di cantine con degustazione di vino • Fare un tour di fabbriche di birra con degustazione • Fare un tour di distillerie con degustazione con alcoolici
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Wine Tourism Il turismo enologico si mostra internazionalmente come la più promettente evoluzione del turismo rurale, ma in Italia soffre ancora della mancanza di una visione strategica tra pubblico e privato. Le capitali mondiali dell’enoturismo ci mostrano quello che può e deve essere anche il nostro futuro
✒testo di Zaira Savoni, foto di Barbara Ainis
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All’inizio dell’estate le parole del presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino (MTV), Carlo Pietrasanta, sono arrivate come un pugno nello stomaco: «L’enoturismo è tricolore, ora lo si può dire con certezza; ma è un tricolore francese, non certo il nostro». A muovere la sua
triste ironia è stata la frustrazione di fronte alle importanti iniziative che negli ultimi tempi i cugini d’Oltralpe hanno – chapeau – avviato in favore dell’enoturismo, ma soprattutto di fronte all’immobilismo italiano, che in questa materia è indietro di decenni (letteralmente: il regolamento
Tra borghi e panorami spettacolari, le Strade del Vino si snodano in alcuni dei luoghi più affascinanti del nostro Paese
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Il sito web www.visitfrenchwine.com
comune è ancora la legge del 1999 sulle Strade del Vino). Così, mentre Parigi ha attivato dallo scorso febbraio un portale efficiente e integrato – www.visitfrenchwine.com – che permette anche le prenotazioni dirette dal sito, mentre la Francia tutta attende 4 milioni di nuovi enoturisti stranieri entro il 2020, mentre Bordeaux ha investito 81 milioni di euro, tra pubblico e privato, per la realizzazione della bellissima Cité du Vin e da sola la regione accoglie 6 milioni di enoturisti all’anno per un fatturato di 4 miliardi di euro, l’Italia si deve accontentare di nu-
GREAT WINE CAPITALS www.greatwinecapitals.com
La rete delle Grandi Capitali dei Vini, nata nel 1999, riunisce nove grandi città internazionali che condividono uno dei loro principali aspetti economici e culturali: le loro regioni vitivinicole, riconosciute a livello mondiale, capaci di attrarre e accogliere al meglio i turisti enologici. Adelaide, Australia È la porta di accesso alle 18 regioni vitivinicole del Sud dell’Australia, stretta tra le spiagge bianche della West Coast e le colline ad Est. La città punta in modo deciso sul turismo enologico offrendo una grande varietà di proposte e di opportunità per scoprire i suoi vini e farne esperienze indimenticabili. Ci sono oltre 200 cantine a meno di un’ora di macchina dalla capitale, alcune delle quali in edifici storici, altre in contesti dal design contemporaneo. Grande anche l’offerta gastronomica d’eccellenza e le proposte di tour esperienziali. Bilbao, Spagna Nel Nord della Spagna, la città di Bilbao, capoluogo del Paese Basco, è famosa come centro di innovazione tecnologica, ma è anche la più interessante capitale del vino spagnola, una delle destinazioni meglio orga-
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meri ben più contenuti, di tante parole e pochi fatti. L’ultimo Rapporto sull’Ecoturismo, dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino di “Città del Vino”, parla, sul totale nazionale, di 13 milioni e 700mila enoturisti stimati nel 2015, per un indotto complessivo pari a 2,5 miliardi di euro. La crescita c’è ed è consistente (+32% spesa enoturistica e +31,7% per gli arrivi in cantina), ma siamo ancora lontani, specialmente in termini di spesa media (in Italia solo 193 euro complessivi per enoturista), dai risultati di quei Paesi che hanno fatto
nizzate per il turismo enologico. A 100 km dalla città e dal suo porto sul Mar Cantabrico si trova la regione vitivinicola di Rioja dove si producono i vini spagnoli più prestigiosi. I panorami, i siti culturali, le eccellenze gastronomiche qui si uniscono con il patrimonio vitivinicolo della regione per offrire un’esperienza completa e attraente per il turista enologico. Bordeaux, Francia Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la capitale del Sudovest francese è da sempre il centro per eccellenza del commercio e della produzione del rinomato e omonimo vino. Negli ultimi anni al prestigio dei suoi vigneti la città ha accostato l’altissima qualità dell’offerta turistica integrata, con importanti investimenti per la valorizzazione del suo magnifico centro storico, per la realizzazione di nuovi poli di attrazione (compreso la recente Citè du Vin) e per la comunicazione ad un pubblico sempre più vasto. Città del Capo, Sudafrica Chiamata la Mother City, la città sudafricana è centro di una delle regioni vitivinicole più affascinanti e più interessanti. Il clima e il terreno, in un contesto naturale di bellezza assoluta tra montagne imponenti, spiagge magnifiche e vigneti suggestivi, la rendono adatta alla coltivazione di vitigni per vini bianchi e rossi di alta qualità e le influenze culturali hanno portato ad una produzione varia e originale.
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del turismo enologico un segmento produttivo strategico. «La Francia ci sovrasta in quanto a programmazione e managerialità della cosa pubblica. E se “Cantine Aperte” spopola, con un numero di persone pari agli spettatori di 50 partite di Serie A, noi ci sentiamo come una provinciale tra i giganti del calcio internazionale», ha proseguito il presidente di MTV. «In attesa, ad esempio, di un testo unico sul vino che doveva essere presentato al Vinitaly 2015, poi al Vinitaly 2016 dove è passata solo una bozza e in cui – deo gratias – è inclusa una mini postilla che dovrebbe aprire almeno alle degustazioni in cantina. Ma tant’è la grandeur francese partorisce le montagne, noi purtroppo nemmeno un topolino».
Il cambiamento dall’interno In attesa dell’imprescindibile intervento strategico a livello nazionale, anche i territori, le amministrazioni e gli operatori devono orientare in modo più efficace le proprie azioni in un’ottica coordinata. In
altre parole serve più aggregazione e più cultura d’impresa nella progettazione, nell’organizzazione e nell’erogazione dell’offerta enoturistica. Imprenditori, manager e addetti devono essere correttamente formati e devono poter dialogare con gli enti locali per la registrazione dei dati relativi al turismo enologico, con indagini di customer satisfaction e raccolta di richieste, segnalazioni e suggerimenti. Mentre all’estero collaborazione e sinergie sono stimolate e promosse dalle azioni comuni nazionali – sul sito francese
Magonza, Germania La capitale del Land Renania-Palatinato è situata sulle sponde del fiume Reno. È la città tedesca del vino per eccellenza, Riesling e una grande tradizione di vini biologici, famosa per aver dato i natali a Johannes Gutenberg e alla sua invenzione della stampa a caratteri mobili. Le romantiche crociere sul fiume Reno, i castelli e la leggendaria roccia Lorelei, concorrono a fare di questa capitale del vino una destinazione affascinante e completa. Mendoza, Argentina Nel cuore delle Ande, la città si trova nella regione di Cuyo. Fondata nel 1561 dal conquistador Pedro del Castillo e ricostruita nel 1861 dopo un devastante terremoto, ha visto negli ultimi 150 anni uno sviluppo importante dell’industria del vino che ha attratto un gran numero di migranti europei. Oggi la regione ha orientato la propria vocazione turistica al wine tourism, integrando l’offerta di attività sportive all’aria aperta, kayak e rafting, mountain bike, climbing e zipline, con le proposte orientate alla cultura, al folklore, alle tradizioni e alla gastronomia, e con iniziative strutturate e coordinate per la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo. Porto, Portogallo Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la seconda città portoghese, tra fiume e Oceano è storicamente una delle
Tradizione e innovazione contribuiscono insieme a rendere lo stesso processo di vinificazione un’attrazione turistica
destinazioni più famose del vino a livello internazionale. I vigneti terrazzati ricoprono le spettacolari colline lungo le rive del fiume Douro e le antiche cantine si susseguono sulla ribeira di fronte al centro storico della città. Degustazioni, crociere, visite guidate ed esperienze emozionanti a stretto contatto con la produzione vitivinicola (inclusa la pisa da uva, con i piedi secondo la tradizione) compongono l’originale e attraente offerta turistica enologica della regione. San Francisco, USA La capitale della famosa Napa Valley offre ai turisti esperienze davvero entusiasmanti, romantiche e innovative. Il vino si lega indissolubilmente alla cultura e agli scenari mozzafiato, ma anche alle mille opportunità di shopping e all’eccellenza gastronomica. Città e campagna, Oceano e vigneti, lusso e relax, questa destinazione ha fatto dei suoi vini prestigiosi uno stile di vita leggendario. Valparaiso, Cile È uno dei porti più importanti del Paese e la città bohemian per eccellenza. Il fascino unico delle sue architetture colorate si unisce con i panorami mozzafiato tra Oceano e vigneti a perdita d’occhio nella valle di Casablanca. La città e la zona vitivinicola stanno vivendo negli ultimi anni uno sviluppo importante, sia in termini di produzione sia, in particolare, in termini di turismo enologico, grazie a una strategia coordinata e condivisa. 11-12 2016
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CASE HISTORY ITALIANE La Franciacorta e le cantine d’arte di Cà del Bosco www.cadelbosco.com Qui si fondono con coerenza e armonia i diversi elementi che compongono l’esperienza enoturistica: l’eccellenza del vino Franciacorta, i paesaggi, le opere d’arte, prima fra tutte il Cancello Solare di Arnaldo Pomodoro, il design, la tecnologia e il fascino della tradizione nelle aree produttive della cantina.
Il Chianti e il Castello di Ama www.castellodiama.com Nel 2000 è nato il progetto “CASTELLO DI AMA per l’Arte Contemporanea” che associa arte e vino per lasciare una traccia dell’oggi nel futuro: Daniel Buren, Michelangelo Pistoletto, Anish Kapoor e altri importanti nomi del contesto internazionale hanno interpretato questo rapporto attraverso opere che appartengono al luogo. Ma la contaminazione tra vino e turismo qui si spinge oltre: la cantina accoglie gli ospiti in tre eleganti suite.
Cà del Bosco, Franciacorta
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per la promozione dell’enoturismo grandi maison e grandi terroir sono messi alla pari di zone e cantine meno famose – in Italia le buone pratiche sono lasciate alle iniziative individuali di imprenditori illuminati, quegli uomini e quelle donne protagonisti del mondo del vino che hanno compreso che il turismo enologico non si limita alla visita delle cantine e alle degustazioni. Il wine tourism funziona quando la destinazione fa dei propri vini il centro
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e l’espressione della propria identità, della storia e della cultura, e quando i vini e le cantine si aprono a contaminazioni per raccontare il genius loci che rende unico e attraente un territorio e si fanno testimonial non solo della propria produzione, ma delle eccellenze enogastronomiche, artistiche, culturali e paesaggistiche della destinazione alla quale appartengono.
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Il Laboratorio Gavi/Consorzio Tutela del Gavi e il Centro Studi per il Turismo e l’Interpretazione del Territorio - CeSTIT/Università di Bergamo hanno recentemente presentato i risultati del Rapporto Wine Foods & Arts 2016. L’osservatorio approfondisce per la prima volta il legame tra arte e gusto proprio nell’ottica del turismo esperienziale, evidenziando alcune delle iniziative italiane che meglio mostrano come il mondo del vino possa farsi catalizzatore della cultura creativa, innovativa e partecipativa del territorio, attraendo con efficacia il turista enogastroculturale, alla ricerca di esperienze autentiche. I risultati del Rapporto descrivono i molti felici esempi di integrazione tra arte e cibo che si stanno diffondendo sempre più sul territorio nazionale – in particolare nelle regioni Piemonte, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia – spesso nati da una passione personale che si trasforma in realtà culturale attiva. A livello aziendale risulta spesso essere una strategia di marketing efficace, poiché unisce innovazione, creatività ed autenticità, e garantisce anche un alto livello di soddisfazione personale proponendo esperienze, progetti e iniziative che integrano armoniosamente questi elementi: produzioni culturali di arte contemporanea, cantine di design, arti performative ed eventi multidisciplinari, etichette e
packaging d’autore, premi culturali, restauri e valorizzazioni di beni culturali e musei tematici del vino e del cibo. Si tratta di realtà che hanno saputo cogliere le opportunità di questo connubio mostrando un’alta capacità di innovare (sia in termini di obiettivi che di scelte e modalità esecutive), di comunicare in modo integrato e di fare networking oltre che ottenere risultati di mercato spesso rilevanti. Non solo, in questo modo le cantine sono riuscite ad allargare e diversificare la loro offerta, talvolta anche inserendosi a pieno titolo nel mercato turistico come vere ■ e proprie attrazioni.
Il turismo enologico è sempre più esperienziale: dalla partecipazione alla vendemmia alle visite alle cantine
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Barefooting
I luoghi dove praticarlo e dove prendersi cura dei propri piedi Dona un senso assoluto di libertà e soprattutto fa bene alla salute. È il barefooting, camminare a piedi nudi, l’ultima moda lanciata dalle star del cinema che si è trasformata per molti in una vera e propria filosofia di vita. Ecco dove praticarlo in vacanza e gli alberghi che si prendono cura dei nostri piedi
✒Coti
In alto, le dune della spiaggia Su Giudeu, di Chia, accessibili a piedi nudi dall’Hotel Aquadulci. Qui sopra, le Sorgenti delle Streghe nel Bosch Curasoa (in ladino “bosco guaritore”) per la gioia e benessere di grandi e piccini
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Il contatto diretto con la terra fa bene, migliora la circolazione, la termoregolazione, la salute della schiena, soprattutto se si cammina su un prato erboso e bagnato dalla rugiada o sulla sabbia. Quale momento migliore per praticare il barefooting, quindi, se non in vacanza? Sono sempre più numerosi gli alberghi che si sono dotati di percorsi ad hoc e trattamenti specifici per il piede da cui dipende il benessere di tutto il nostro corpo. Dalla montagna al mare ecco alcuni spunti per
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una vacanza senza scarpe. Fra le selvagge dune della spiaggia Su Giudeu di Chia (CA) l’Hotel Aquadulci, (www.aquadulci.com) quattro stelle di 41 camere, modellato in legno e cotto è collegato al mare da un sentiero che riunisce quattro terreni diversi in grado di donare quattro piacevoli sensazioni da provare una dopo l’altra: calpestando l’erba soffice e fresca del giardino all’inglese, passando sulla superficie lignea della passerella che attraversa il parco, affondando i piedi nelle bianche e morbide dune sabbiose per poi farsi accarezzare dalle onde sulla battigia. E poi piacere, ma anche ritrovato benessere da provare con la riflessologia plantare praticata da abili mani che esercitano profonde pressioni in grado di stimolare gli organi e ripristinare l’equilibrio dei meridiani energetici.
Fra ciottoli lavici e soffici prati Sul Golfo di Policastro, dove ogni cala è una sorpresa, sempre più spose scelgono angoli mozzafiato per il loro “Sì” senza tacchi al tramonto. E poi ci sono i ciottoli lavici della Spiaggia Nera, un luogo di
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origine vulcanica dove togliersi le scarpe è un’esperienza da provare. A pochi minuti, l’Hotel Villa Cheta Elite (www.villacheta.it) ha creato un percorso più soffice: tutt’intorno alla piscina, in una parco erboso fra gelsomini e bouganville per il piacere anche del nostro olfatto. Ovviamente ogni calzatura è vietata. Il più famoso tra tutti i viaggiatori scalzi è San Francesco, ed oggi è possibile ripercorrere il sentiero del Santo lungo il Percorso Francescano per la Pace, che unisce Gubbio ad Assisi, e passa accanto al Castello di Petroia (PG), autentico maniero medievale (www.petroia.it), oasi che si apre su ampie vallate, tra boschi e pascoli. Ed è naturale spogliarsi delle scarpe e camminare nella tenuta, meglio se di primo mattino, con le foglie bagnate di rugiada, e così percorre quella strada che dal maniero conduce alla piscina.
Dalle onde alle vette Dal mare alle montagne, nell’area vacanze Alpe di Siusi (Seiser Alm/Südtirol), tra i miracoli della natura del “Bosch Curasoa” (dal latino “curare”) a Saltria, dove sgorgano sorgenti di zolfo dalle proprietà benefiche per percorrere, rigorosamente scalzi, il sentiero delle “Sorgenti delle streghe”, di oltre due chilometri, a contatto con le foglie del bosco, la terra, la pietra, tra scenari naturali, monumenti di pietra, radure e paesaggi paludosi. A condurvi alla scoperta di questi luoghi che sembrano incantati, una guida speciale, che diverte anche i bambini: è la strega “Curandina”, che indica la via da seguire alla scoperta dei diversi ambienti naturali e delle tante specie vegetali ed animali. Sempre a chi ama la montagna e mette a dura prova i propri piedi, il Beauty & Wellness Resort Garberhof di Malles (BZ), 4 stelle supe-
rior (www.garberhof.com) ha giardino wellness di 6mila mq con percorso Kneipp dove camminare alternando caldo e freddo, stimolare la circolazione, sentirsi leggeri. E mentre si cura l’affaticamento del corpo, si aiuta anche lo spirito con una spettacolare vista sulle Dolomiti. Da provare anche il Padabhyanga, massaggio plantare ayurvedico che ha un effetto molto distensivo ed equilibrante su tutto il corpo, agendo sui punti cruciali delle principali funzioni organiche e sugli apparati ad esse collegati. Riattiva la circolazione e rimedia agli squilibri responsabili di piedi gonfi e ritenzione di liquidi alle estremità.
A sin.: al Lido Palace di Riva del Garda, nella CXI SPA i trattamenti sono veri e propri rituali. Sopra: Alpe di Siusi, nei pressi di Saltria, a piedi nudi sul fieno per un pieno di benessere. A fianco: il bel Giardino Wellnes del Resort Garberhof di Malles dispone anche di un percorso kneipp
Sogno birmano Ha una storia che viene da lontano il trattamento, o meglio il rituale, riservato ai piedi e praticato nella CXI SPA al Lido Palace di Riva del Garda (TN) (www.lido-palace.it). Prende spunto dai pescatori birmani che lavorano in equilibrio su un solo piede perché l’altro deve orientare la barca e le mani devono essere libere per catturare i pesci con la rete. Da un’estremità all’altra concentra la propria azione sugli arti inferiori, levigandoli dolcemente e prendendosene cura attraverso manualità orientali e prodotti capaci di offrire una sensazione di incredibile leggerezza; profumi dei tropici insieme a miele, rosa e zenzero esfoliano e rendono morbidi i piedi. Olio di carota e fico d’india nutrono e donano freschezza. ■ 11-12 2016
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TOP MICE&BLEISURE DESTINATION
Soggiorni esperenziali
ai Castelli Romani Ogni stagione è buona per scoprire questo territorio laziale che ben si presta anche al turismo Mice. Tra le molteplici occasioni per una visita: i soggiorni esperenziali e la recente apertura al pubblico, a Castel Gandolfo, dei Giardini di Villa Barberini e del Palazzo Apostolico con la Galleria dei Ritratti dei Pontefici e le stanze private del Papa
✒a cura di Tiziana Conte Una destinazione tutta da scoprire, da vivere, ed amare. Stiamo parlando dei Castelli Romani che non sono in realtà castelli, ma 13 centri collinari che si sviluppano nell’area dei Colli Albani, a 20 chilometri da Roma sud-est, in un suggestivo paesaggio creato dall’attività vulcanica. A testimoniarlo, anche i laghi di Albano e Nemi che si sono formati dopo le eruzioni vulcaniche, nel corso dei millenni. Boschi, laghi e pittoreschi paesi, in un territorio che fin dai tempi dell’Impero è stato luogo di villeggiatura di ricchi signori e successivamente dalla nobiltà papalina, come si evince dalle antiche rovine, palazzi e ville, in un contesto ricco di antiche tradizioni, «che ha tanto da offrire anche al turista che arriva dalla capitale», informa Valerio Ciaccia, responsabile
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delle relazioni istituzionali di Castelli Romani Destination Management Organization, «grazie ai collegamenti dall’aeroporto di Roma Ciampino o dalla stazione Termini, ma anche a piedi o in bicicletta percorrendo la suggestiva Via Francigena per circa 50 km da Velletri a Roma, ed entrando dall’Appia antica».
Trekking tra arte e natura La maggior parte dei paesi sono da 300 a 700 metri sul livello del mare fino a mille del Monte Albanus dove arriva la Via Sacra, antico lastricato romano. Quattro secoli prima della fondazione di Roma i latini avevano stabilito qui le proprie città: Tusculum, Albalogna, Civita, Vellitrae ed Ariccia che formavano la lega latina. «Luoghi ricchi di vegetazione e sentieri
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da percorrere a piedi, per godere appieno anche le testimonianze artistiche e archeologiche; ed ogni stagione è buona per un soggiorno qui, grazie all’offerta ricettiva diversificata e i servizi di buon livello, in grado di soddisfare anche il turismo Mice», precisa Ciaccia. Per citare qualche esempio, non lontano dal Monte Albanus meritano una visita: l’Abbazia Greca di San Nilo e l’annesso Criptoportico Romano oltre alla Catacomba Ad Decimum, tutti nella medievale Grottaferrata; il Criptoportico del Barco Borghese e le rovine della Città di Tusculum al Monte Tuscolo in prossimità di Monte Porzio Catone; i resti urbani della Albano Romana e la Catacomba di San Senatore, ad Albano Laziale ma anche il Tempio di Diana Nemorense ed il Museo delle Navi di Caligola, a Nemi, oltre all’interessante Museo Archeologico di Velletri.
Antiche Ville e Palazzi Nobili e aristocratici tra il Cinquecento ed il Seicento solevano trascorrere soprattutto nei mesi estivi, soggiorni proprio ai Castelli Romani; è grazie a loro se oggi ci ritroviamo lo splendido patrimonio delle Ville nella zona detta “del Tuscolo”, già
luogo prediletto per gli ozi dei patrizi romani. La maggior parte di queste si trova nel comune di Frascati: Villa Torlonia, costruita sul luogo dov’era l’antica villa di Lucullo, con il suo scenografico Teatro Delle Acque e la bella cascatella disegnato da Carlo Maderno; Villa Aldobrandini, con la splendida facciata e i suoi meravigliosi giardini all’italiana, opera entrambi di Giacomo della Porta terminati entrambi da Carlo Maderno e da Giovanni Fontana; Villa Falconieri (1545-48), ingrandita nel successivo secolo dal Borromini e con sale affrescate da Ciro Ferri e Carlo Maratta; Villa Lancellotti, sontuosa dimora già denominata Piccolomini e dal cui parco è stato ricavato uno dei più bei giardini pubblici di Frascati: il Parco dell’Ombrellino. Dal Cinquecento nel territorio dei Castelli Romani si assiste anche ad un grande sviluppo urbanistico e dell’edilizia monumentale come si può vedere visitando Ariccia con la sua antica Piazza di Corte, dove si affaccia Palazzo Chigi iniziato nella seconda metà del sedicesimo secolo dalla famiglia Savelli e trasformato dai Chigi in dimora barocca, nella metà del Seicento, su progetto di Gian Lorenzo Bernini che si servì del suo
Monte Porzio Catone, uno dei tredici pittoreschi paesi di cui è costellata l’area dei Castelli Romani (foto Claudio Viviani)
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Palazzo Apostolico durante la visita alle stanze private del Papa, ora museo. In alto, al centro, il Parco di Villa Torlonia a Frascati (foto Sergio Bufalini) Sotto: i laghi di Albano e Nemi in uno splendido contesto naturale formato dall’erosione dei vulcani (foto Valerio Marino)
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allievo Fontana. Il palazzo vanta un’importante collezione di dipinti, sculture ed arredi del XVII secolo. A Frascati, invece, il Palazzo Vescovile, costruito nel 1458 nella locale pietra sperone, è sede della Diocesi Tuscolana. Tra le numerose residenze storiche, alcune sono divenute musei o ospitano eventi culturali e mostre. Ad esempio Palazzo Ferrajoli è sede dei Musei Civici di Albano Laziale; le Scuderie Aldobrandini, a Frascati, risalente al Seicento e trasformato in spazio espositivo dall’architetto Massimiliano Fuksas, ospita una mostra archeologica permanente ed è polo culturale multifunzionale. Anche la storica Locanda Martorelli nella Piazza di Corte, ad Ariccia, è
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un edificio storico trasformato nel 1820 da Antonio Martorelli in locanda: fu tappa di intellettuali e artisti di fama quali Turner, Corot, ed il russo Ivanov e dal 1988 è di proprietà del Comune e sede di mostre d’arte. A Genzano troviamo, invece, Palazzo Sforza Cesarini e l’annesso Parco che offre un paesaggio suggestivo che dal centro storico conduce fino alle sponde del Lago di Nemi. Il giardino ottocentesco, edificato per volere del duca Lorenzo Sforza Cesarini, in onore della consorte Carolina Shirley, è stato progettato dell’architetto del Palazzo, Augusto Lanciani con grotte e finti ruderi tipici del parco romantico del XIX secolo. Altri palazzi nobiliari sono stati riutilizzati come sedi degli uffici municipali: Palazzo Borghese a Monte Compatri, dal 1982 sede del Municipio, è stato edificato nel 1423, per volere di Marco Altemps, sulle rovine del castello dei Colonna; Palazzo Savelli, a Rocca Priora, ricostruito per volere dell’amministrazione comunale nel 1880
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su progetto dell’architetto Vespignani, in stile quattrocentesco sui ruderi del palazzo baronale dei Savelli; Palazzo Colonna a Marino, eretto sulla rocca degli Orsini e trasformato in palazzo nel 1489, per volere di Agnese di Montefeltro, moglie di Fabrizio Colonna. Infine alcuni altri sono attualmente sede di Biblioteche comunali, come ad esempio Palazzo Borghese di Monte Porzio Catone e Palazzo Annibaldeschi di Monte Compatri.
Esperienze creative «Sono molteplici le motivazioni che potrebbero spingere il turista a visitare questo territorio costellato da caratteristici paesi (Frascati, Monte Porzio,Rocca Priora, Grottaferrata, Marino, Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Rocca di Papa e Velletri)», ci fa sapere la responsabile promozione e commercializzazione dell’Agenzia regionale del Lazio, Micaela Farina, sottolineando l’aspetto enogastronomico
che qui trova terreno fertile «grazie agli antichi vigneti che producono vini Doc, come quelli, per esempio, delle zone di Frascati, Marino e Velletri per i vini bianchi mentre per i rossi Affile e Piglio; poi ci sono anche prodotti Igp come la porchetta di Ariccia, il pane di Genzano per citare i più famosi e ad ogni prodotto è legata una sagra».
In alto, la Villa Tuscolana di Frascati che ospita il Grand Hotel con centro congressi (foto Sergio Bufalini). Al centro, il Museo diffuso del Vino a Monte Porzio Catone (Foto Giovanni Biallo). Sotto: Micaela Farina dell’Agenzia Regionale Turismo Lazio
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La pittoresca Nemi vista dall’alto. In basso, i famosi vigneti di cui la zona è ricca (foto Sergio Bufalini)
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La particolarità de i Castelli Romani sono le fraschette, caratteristici locali ricavati il più delle volte da vecchie cantine, dove una sosta è d’obbligo per gustare il vino, accompagnandolo con olive, formaggi, porchetta e piatti tipici romani. Famosa per le fraschette è sicuramente Ariccia, ma anche le altre località non sono da meno: Monte Porzio Catone, Montecompatri, Rocca Priora, Colonna, Rocca di Papa, Marino, Albano Laziale e Genzano. «Vogliamo attirare l’attenzione su questa zona suggestiva» da proporre con l’offerta culturale di Roma», ci spiega Sabrina Ippolito di Castelli Romani Turismo, «abbinando, per esempio, itinerari naturalistici di trekking, o a cavallo, e soste per degustazione di prodotti della nostra genuina gastronomia». E ci sono pure le coltivazioni biologiche dove ci si può sbizzarrire nella raccolta dei prodotti di
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madre natura, in luoghi suggestivi, per poi cucinarli con lo chef magari in un rustico vicino al lago o in un vigneto. Esperienze in grado di coinvolgere tutti i sensi ma anche creative, per post meeting e post congress, con proposte come la sagra della porchetta, il corso su come preparare le marmellate di Fragole, a Nemi, famosa per questo prodotto a cui dedica una sagra a maggio; un picnic sotto i mirti sulle sponde dell’omonimo lago. «Fra le esperienze creative, il corso per imparare le basi della cucina italiana», ci fa sapere Federica Rondoni, consulente di viaggi, «e dopo le mani in pasta si mangia e si visitano le cantine – siamo nell’area dei vini più antica d’Italia – e ce ne sono di diverse tipologie da quelle a gestione familiare con piccolo museo a quelle più moderne e strutturate». Interessante il Museo diffuso del vino nel centro storico di Monte Porzio Catone allestito in tre tinelli (tradizionalmente adibiti alla produzione e conservazione del vino). La collezione, formata da utensili e attrezzature vitivinicole, illustra i principali processi della filiera del vino e alcuni dei mestieri tradizionali che ruotavano intorno alla produzione e vendita del prodotto: il mastro bottaio e il carrettiere. La visita si completa nella sala degustazione con vini del territorio. Altri spunti per un soggiorno Mice&Bleisure esperenziale: i laboratori artigianali per apprendere la lavorazione dei formaggi, del pane o, ancora, dell’olio aromatizzato
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e dei saponi nella fattoria dove si coltivano 200 erbe biologiche. A tutto questo si potranno abbinare visite ai giardini o archeologiche e spettacoli come quello della Seconda Legione Partica nelle antiche Terme di Caracalla, ad Albano Laziale, con la partecipazione attiva dei turisti.
Castel Gandolfo tra sacro e profano Oltre alle Ville Pontificie e al Palazzo Apostolico ci sono numerosi spunti per una visita a Castel Gandolfo: per esempio, i laboratori artigianali di vetro e gioielli antichi di restauro e mosaici. Non tutti sanno poi che partendo da San Pietro, Castel Gandolfo è la seconda tappa della via Francigena andando verso Sud. Quest’area del Lazio è anche gettonata dai golfisti e la buca 4 di Castel Gandolfo Golf Club è stata riconosciuta a livello internazionale fra le 500 buche più belle del mondo. Dopo la recente apertura dei Giardini di Villa Barberini e degli spazi museali della Galleria dei Ritratti dei Pontefici, turisti e curiosi possono varcare anche le soglie dell’area più riservata del Palazzo Apostolico: le stanze dell’Appartamento Pontificio. «Un regalo del Papa, al popolo, il cui gesto ha un forte valore simbolico: rappresenta la sua politica pastorale», commenta il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. «Da quando Clemente VIII alla fine del
’500 ha incamerato il nucleo originario di questo complesso, si sono succeduti 33 papi, ma solo 15 vi hanno soggiornato», ci ricorda il curatore delle Collezioni Storiche dei Musei Vaticani, Sandro Barbagallo. «Penso all’emozione e allo stupore, ma anche alla gratitudine che ciascuno dei visitatori proverà entrando in quella che era un’isola sigillata; un universo chiuso, privilegio di pochi», ricorda Paolucci che suggerisce di percorrere lentamente le stanze intrise di storia, «per godere dell’armonioso rispecchiamento fra la bellezza artistica delle opere custodite, l’architettura monumentale che le contiene e la bellezza della natura all’esterno: un insieme inscindibile». Lo si apprezza appieno affacciandosi dalle finestre o dal grande terrazzo aperto sull’occhio azzurro del lago circondato da boschi di faggi e di querce. All’interno sarà quindi possibile ammirare il Salone degli Svizzeri, la Sala del Trono, la Sala del Concistoro, la Galleria che Alessandro VII volle così finemente decorata, con le vedute pastorali affrescate da Pierleone Ghezzi che si specchiano nel panorama del lago. Così, via via, fino ad arrivare a spazi più riservati come la Biblioteca e lo Studiolo Privato, la Cappella dove per la prima volta il pontefice emerito Benedetto XVI e il neo eletto Papa Francesco, hanno pregato insieme; la Camera da Letto dove spirarono Pio XII e Paolo VI: arredata in modo sobrio, è rimasta celebre per essere stata riservata, durante la seconda Guerra Mondiale, a numerose partorienti accolte da Papa Pacelli. Non a caso molti bambini vennero battezzati col nome Eugenio come segno di riconoscenza. Le Ville Pontificie di Castel Gandolfo sorgono in un’area di circa 55 ettari, situata nei Castelli Romani, in provincia di Roma, inclusa tra le zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia. Sono state concesse con i Patti Lateranensi del 1929, in quanto costituiscono la residenza suburbana frequentata dai Papi fin dall’epoca di Urbano VIII, nel 17esimo secolo. ■
A sinistra, a piedi per l’antica Via Francigena Sopra, Castel Gandolfo: la vista del Lago dalle stanze di Palazzo Apostolico
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Meraviglie di Washington Capitale politica, ma anche città estremamente vivibile, ricca di verde e di attrattive turistiche, Washington riserva molte sorprese come meta Mice. È facile da raggiungere e vanta un’ottima ricettività, oltre a numerosi itinerari artistici e culturali
✒Leonardo Felician Washington non è soltanto la capitale politica degli Stati Uniti e del mondo intero, ma assume sempre maggiore importanza come centro nevralgico degli affari anche grazie alle numerose istituzioni internazionali che vi hanno sede, come ad esempio la World Bank. Una bella posizione sul fiume Potomac, un clima gradevole, tanto verde, un’architettura che si discosta decisamente dalle altre grandi città americane rende molto vivibile questa capitale che si è sviluppata negli anni fino a diventare una destinazione turistica di primaria importanza sulla costa est degli Stati Uniti. Uno dei motivi è che è ben collegata con l’Europa e con l’Italia in particolare e comoda da raggiungere grazie a tre aeropor-
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ti che la servono. Il Dulles International è l’aeroporto più importante della città, ma il Ronald Reagan National Airport dispone pure di un gran numero di collegamenti, soprattutto interni. Ad appena un’ora di macchina, da percorrere tutta in autostrada, si trova l’aeroporto Baltimora Washington Thurgood Marshall, più piccolo ma anch’esso ben collegato con l’Europa, da cui si raggiunge comodamente in treno la Union Station nel cuore della capitale. Stretta tra Virginia e Maryland e fondata negli ultimissimi anni del XVIII secolo con il proposito di essere la capitale dell’Unione appena proclamata nella vicina Philadelphia, città che per 10 anni è stata la prima capitale, anche a causa della comodità dei suoi collegamenti Wa-
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shington è diventata da tempo una città molto richiesta per meeting, eventi e congressi americani ma soprattutto di carattere internazionale ed è ben nota anche ai meeting planner italiani.
Una città pianificata a tavolino Una delle particolarità della città sono i nomi delle vie che denotano come Washington sia una città pianificata a tavolino. Il presidente George Washington nel 1791 commissionò a Pierre Charles L’Enfant, urbanista francese di nascita, il progetto di una nuova capitale, che prevedeva un reticolo di ampi viali ad angolo retto: quelli in direzione nord-sud sono le avenues, numerate in ordine progressivo a partire dalla prima che passa davanti al Campidoglio, mentre quelli in direzione est-ovest sono denominati strade e caratterizzati da una lettera dell’alfabeto, tanto più bassa quanto più vicino al National Mall, l’ampia spianata alberata che congiunge il Campidoglio con il Monumento, l’alto obelisco che è tra i simboli della città, e con il Lincoln Memorial. La città è
divisa in quattro quadranti diseguali denominati Nord-Ovest (NW), Nord-Est (NE), Sud-Est (SE), e Sud-Ovest (SW) con gli assi che li delimitano che si incrociano presso il Campidoglio. Tutti gli indirizzi includono l’abbreviazione del quadrante per indicare la loro posizione e i numeri civici sono assegnati in base al numero approssimativo di isolati dal Campidoglio: il sistema di indirizzi è perciò quasi “parlante”, nel senso che dà una chiara indicazione di dove si trova l’edificio, per chi conosce la planimetria della città. Per agevolare gli spostamenti sono state realizzate poi alcune enormi arterie diagonali che tagliano la città: ad esse è stato dato di norma il nome di uno stato, con la lunghissima Pennsylvania Avenue che è la più famosa, perché al numero 1600, cioè all’incrocio con la 16esima, si trova la Casa Bianca. Per legge, il profilo cittadino di Washington non può superare una certa altezza e perciò, a differenza di tutte le altre grandi città americane, non ci sono grattacieli: l’architettura è fatta da palazzi con molti richiami classici, cupole e colonnati particolarmente imponenti negli edifici pubblici e nei grandi musei.
Sopra, la sede principale dello Smithsonian Institute sul Mall, detta “il Castello”. A sin., l’esterno del Watergate Hotel
I musei Per chi ama la cultura e desidera visitare musei, nelle sue vacanze o nel tempo libero a margine delle riunioni e degli incontri di lavoro, Washington vale veramente il viaggio. La benemerita istituzione dello Smithsonian, il più grande complesso mu11-12 2016
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L’alto Obelisco sul National Mall chiamato semplicemente “Il Monumento”. A destra, l’ampio interno del Newseum
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seale al mondo con 150 milioni di pezzi esposti, comprende una ventina di diversi musei ordinati con l’intento di educare la popolazione: per questo sono tutti rigorosamente gratuiti. Alcuni tra questi sono musei di prima grandezza su scala mondiale e possono richiedere anche un’intera giornata per la visita, come la National
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Gallery of Art, tempio della pittura con emozionanti sale dedicate alla grande pittura del Rinascimento italiano, il National Museum of Natural History, dove gli scheletri di dinosauro si sprecano, il National Air and Space Museum, articolato su due sedi, il primo al mondo nel suo settore senza paragoni, con l’aereo originale dei fratelli Wright e di Charles Lindbergh, l’Enola Gay che trasportò la prima bomba atomica, il Concorde, il modulo lunare e lo Space Shuttle. Ma anche la Freer Gallery of Art e la National Portrait Gallery sono da visitare, mentre di enorme interesse per gli americani e per chi ama conoscere la storia degli Stati Uniti ci sono il museo di storia americana, degli indiani americani e della civiltà afroamericana, quest’ultimo nuovissimo, fortemente voluto e inaugurato a fine settembre 2016 dal presidente Obama al termine del suo secondo mandato. Vicino al National Mall, dove si allinea la maggior parte dei musei dello Smithsonian citati, si trova un altro eccezionale museo, di cui il nome dichiara già il programma: il Newseum ospitato da un imponente palazzo dalla facciata di vetro è il museo delle notizie, con ampio spazio a TV, giornali, opinione pubblica e attualità. Le 15 gallerie sui diversi piani tutti interessantissimi e carichi di testimonianze multimediali e filmati spaziano su grandi temi della sto-
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ria contemporanea: esposizioni monografiche, come quella sul Muro di Berlino, sulla guerra del Vietnam e sull’11 settembre sono documentate con dovizia di fonti d’epoca, compreso un ampio materiale iconografico e televisivo. Una sezione di grande impatto riporta prime pagine di giornali di tutto il mondo attraverso i secoli: si possono leggere con l’emozione della cronaca le prime notizie sull’assassinio di Lincoln, sull’attacco di Pearl Harbour, sullo scoppio della seconda guerra mondiale, sullo sbarco dell’uomo sulla Luna, etc. Non è lontano dal Mall anche il museo dell’Olocausto, un centro permanente di valore mondiale per la raccolta di informazioni e per lo studio di questa triste pagina della storia del ’900. Tra i musei di dimensioni minori, si può visitare anche il Museo Women in the Art, che in una bella sede illustra opere artistiche fatte tutte da donne, il National Geographic Museum, con esposizioni temporanee rigorose e di grande valore, sempre documentate anche da fotografie di enorme impatto visivo, e il curioso e un po’ giocoso Spy Museum che riporta ai tempi della guerra fredda e degli agenti segreti svelando una serie di trucchi. Certamente i musei di Washington offrono visite capaci di interessare grandi e piccoli, e assai numerose sono le famiglie americane con bambini che si vedono in giro.
le sale a disposizione, per le attrezzature e il supporto. Nella categoria cinque stelle va segnalato il lussuoso Fairmont Washington, un alto edificio imbandierato sull’ingresso con un silenzioso patio verde all’interno, in pieno centro vicino a Washington Circle, a pochi passi dall’animato quartiere di Georgetown; non lontano si trova il rinato The Watergate Hotel, edificio degli anni ’60 legato a famose vicende di cronaca politica, interamente rifatto all’interno nel 2016 con un’ambientazione retro chic. A poche centinaia di metri dalla Casa Bianca si trova il Sofitel Washington DC Lafayette Square, dal gusto europeo, portabandiera del gruppo francese Accor negli Stati Uniti. Un po’ più lontano, sulla collina vicino all’Osservatorio Navale e alla cattedrale della città, il Kimpton Glover Park è invece un quattro stelle in mezzo al verde con spazi riunione più piccoli, ma ben curati. Infine per organizzare nel tempo libero una serata a Georgetown con cucina davvero italiana, molto quotata a Washington, il ristorante Il Canale offre una capienza adatta anche a gruppi di grandi dimensioni, con tre sale al piano terra, chef napoletano, vini italiani e mozzarella di bufala che arriva fresca dalla Campania. ■
A sin., il patio verde del Fairmont Washington DC Georgetown. Sopra, il ristorante Il Canale con i tavolini anche all'esterno
Casette colorate tipiche del quartiere di Georgetown
L’offerta ricettiva La ricettività alberghiera nella capitale americana è notevole, ma per eventi e congressi è necessario rivolgersi alle strutture di maggiori dimensioni, sia per la capienza di camere, sia soprattutto per 11-12 2016
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Il calzolaio dei re È a Londra il negozio più bello del mondo e tra le sue pareti di legno e i tappeti antichi si racconta la storia della capitale britannica. O almeno quella dei piedi dei suoi protagonisti
✒testo e foto di Barbara Ainis Ogni volta che si visita Londra non ci si può che aspettare di vivere una nuova esperienza. In questa città, dove tutto si evolve e dove nascono le tendenze, anche l’ennesimo viaggio si trasforma immancabilmente in una scoperta emozionante di una delle tante anime che fanno battere il cuore dell’impeccabile capitale britannica. Ma forse, tra tante novità, il modo più affascinante di scoprire Londra resta quello che permette di svelare i segreti del suo stile senza tempo e della sua eleganza British. Da Savile Row a Jermin Street, da Albemarle Street a Bond Street, fino agli angoli più eleganti di Piccadilly e Strand, e alla tranquilla ed esclusiva St Ja-
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mes Street. In queste che sono le icone glamour di Londra il tempo sembra essersi fermato. Mentre le mode transitorie passano e la gente corre a pochi metri di distanza, qui l’eleganza ha un che di immortale e segna, con aristocratica autorevolezza, la demarcazione tra buon gusto e volgarità. Tra tutti gli storici e prestigiosi negozi londinesi che possono fregiarsi del titolo di fornitore By Appointment della famiglia reale britannica, ce n’è uno dove il rituale artigiano delle creazioni su misura si fa bellezza allo stato puro e dove la storia secolare del marchio si fonde con le storie dei suoi clienti più prestigiosi. È il tempio della calzoleria su misura ed è
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considerato il negozio più bello del mondo. È John Lobb Bootmaker e da solo vale una visita a Londra.
St. James, patrono dello stile British La strada scende dolcemente e sono poche le auto che passano di qui. Un po’ fuori dal mondo e fuori dal tempo, St. James Street, famosa da sempre per i suoi esclusivi private members club, primo fra tutti il Boodles, custodisce, tra King Street e Pall Mall, veri e propri tesori dello stile inglese, dai cappelli di Lock & Co al salone del barbiere Truefitt & Hill fino al “nostro” calzolaio, che si è aggiudicato il primo posto nella classifica dei più bei negozi del mondo stilata dalla prestigiosa rivista maschile statunitense Esquire non certo per un particolare design né tantomeno per spazi o tecnologie sorprendenti. Eppure, varcando la sua porta di legno scuro, sormontata dai caratteri dorati del
nome Lobb e dalle corone delle autorizzazioni reali By Appointment del Duca di Edimburgo Felipe e del Principe del Galles Carlo, il motivo di questo primato è evidente: con un passo si entra in un’altra dimensione, in un tempo e un luogo lontani e indefiniti, in un universo di esperienza, tradizione ed eleganza senza pari. Il lavoro artigiano qui è il cuore e l’essenza della bellezza, diretto e condotto dalla saggezza del saper fare e dal buon gusto. Sulla grande sala che si apre alla vista, avvolta nella penombra e nel profumo del cuoio e decorata con tappeti e antichi mobili di legno scuro, si affacciano i piccoli laboratori nei quali giovani artigiani lavorano secondo le stesse tecniche che la famiglia Lobb applica e tramanda da cinque generazioni (dall’epoca del re Edoardo VII). Qui tutto è fatto non solo rigorosamente a mano, ma esclusivamente su misura: dalla creazione delle forme in legno a colpi di raspa al taglio del cuo-
A sin., sul salone centrale si affacciano i laboratori artigiani per la creazione delle scarpe più esclusive al mondo. Sopra, tra le migliaia di forme di legno ci sono quelle di piedi famosi, tra questi quelli della principessa più amata e sfortunata
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ICON CURIOSITÀ Gli altri John Lobb La famiglia Lobb, in St. James Street lavora esclusivamente su misura. Ma è anche vero che esistono scarpe John Lobb readyto-wear, che si vendono al contrario in Jermyn Street 88. Non si tratta di un caso di omonimia, né di un plagio. Nel 1976 i Lobb strinsero un accordo commerciale con Hermés, lasciando nelle mani della prestigiosa marca francese il controllo del negozio John Lobb di Parigi. Le scarpe prodotte in Francia erano sempre realizzate con la qualità e la cura degne del nome, ma non erano su misura, se non in casi eccezionali. Hermés ha aperto successivamente nel mondo vari negozi di scarpe John Lobb, incluso quello londinese di Jermyn Street. Detto questo, le creazioni più tradizionali, esclusive e garantite dalla preferenza della famiglia reale, si trovano esclusivamente in St. James, rigorosamente Bespoke.
Il tour internazionale John Lobb Bootmaker è un’icona londinese, ma i suoi collaboratori girano per il mondo per soddisfare il bisogno di stile dei clienti che non si trovano nella capitale britannica. Questi super-calzolai viaggiano quasi in ogni angolo del pianeta: dagli USA alla Russia, dal Giappone a Hong Kong, come pure, più vicino, in Germania, Olanda e, naturalmente, Italia. Portano con sé una selezione di scarpe e una vasta scelta di pellami, prendono le misure dei clienti e se ne tornano a Londra per confezionare le preziose scarpe Bespoke, che dopo alcuni mesi vengono recapitate ai clienti.
In alto: il lavoro qui è rigorosamente a mano ed esclusivamente su misura. Qui a fianco, l’elegante St James Street
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io, dalla cucitura della tomaia alla confezione finale di scarpe uniche e assolutamente esclusive (non solo, ma anche per il prezzo).
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Se il pian terreno di questo suggestivo negozio conquista tutti gli amanti del bello e della tradizione, il tesoro più sorprendente e affascinante si trova al piano di sotto. Qui sono collezionate e gelosamente custodite oltre dodicimila paia di forme di piedi, ognuna riportante il nome del suo fortunato proprietario, tutte disposte in ordine, in un surreale archivio di scaffali che sembra infinito. Sono la memoria e l’impronta vera e propria di quelli che passarono da questo incredibile negozio e che dalle mani di questi calzolai artigiani
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hanno ricevuto le scarpe su misura più apprezzate al mondo, fin dal 1849. Sui ripiani sfilano piedi di legno appartenuti a perfetti sconosciuti e piedi di re e regine, principesse e principi, grandi attori e cantanti indimenticabili. John Hunter Lobb, bisnipote del fondatore e Chairman di John Lobb, mostra con orgoglio e rispetto ai suoi clienti (e a noi) le forme appartenute a illustri personaggi (rigorosamente solo dei defunti, per rispetto della privacy): dal re Farouk all’imperatore d’Etiopia Haile Selassie, dalla regina Vittoria a Lady D, da Aristotele Onassis a Guglielmo Marconi, da Enrico Caruso a Frank Sinatra.
Bespoke. Elementary, my dear Ma cosa rende le scarpe di John Lobb così speciali da trasformare un negozio in un tempio di eleganza e storia? È John Hunter Lobb a rispondere, senza falsa modestia, «Le nostre scarpe sono semplicemente uniche». Ad uno sguardo superficiale possono sembrare solo delle belle scarpe, classiche ed eleganti, ma chi le indossa sa che sono semplicemente perfette, perché realizzate per i loro piedi, sui loro piedi. La creazione delle forme è il momento cruciale, ricavate con precisione maniacale sulla base delle misure prese e realizzate con legno di acero, faggio o betulla, per rappresentare esattamente le proporzioni e le caratteristiche di quel
particolare piede. Il cuoio scelto, tagliato ad arte, viene adattato attorno alla forma di legno e poi cucito alla suola interna, per prendere le linee esatte che faranno calzare la scarpa come un guanto. Ultimo passo: l’applicazione della sottile suola esterna riportante il nome del negozio e il sigillo dell’autorizzazione reale. Dalle forme individuali saranno poi realizzate i tendiscarpe per garantire nel tempo la perfetta vestibilità.
John Hunter Lobb, bisnipote del fondatore e Chairman di John Lobb mostra con orgoglio le creazioni e la storia del negozio
Ai clienti è lasciata la più ampia scelta possibile, senza imporre modelli, accostamenti e stili. Certamente si parla sempre di scarpe classiche, da uomo e da donna, ma chi ha le idee chiare su cosa vuole può trovare soddisfazione totale. Per tutti gli altri la consulenza e i consigli sono sempre a cinque stelle. Ovviamente, un simile lavoro artigianale e una simile qualità ha il suo prezzo. Le scarpe di John Lobb Bootmaker costano tra le 2.900 e le 11.300 sterline (più IVA), fatto salvo per richieste speciali e accessori, e richiedono sei mesi di attesa dalla misura alla consegna delle scarpe. ■
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HOSPITALITY NEWS N O T I Z I E DA L M O N D O D E I V I AG G I E D E L L’ O S P I TA L I T À
Nuove acquisizioni, giri di poltrona, offerte ed eventi
L’Acanto, top restaurant a Milano Situato in Piazza della Repubblica, all’interno dell’iconico hotel milanese Principe di Savoia, il ristorante Acanto, inaugurato nel maggio 2006, è oggi un indirizzo gourmet aperto anche alla clientela esterna. L’allure unica e l’atmosfera esclusiva del contesto – è affacciato su un bellissimo giardino – nonché l’alta cucina del giovane e talentuoso chef Alessandro Buffolino ne fanno una location del gusto e di charme tra le migliori da provare in città. La scelta del nome Acanto – dal greco àkanthos, pianta erbacea dalle foglie grandi e dai fiori bianco-rosei – non è casuale, essendo anche sinonimo di prestigio e benessere. Due capisaldi, questi ultimi, da sempre segni distintivi dell’ospitalità del Principe di Savoia, che si ritrovano anche nella sua ristorazio-
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ne, sempre attenta ad appagare vista e palato. Il nuovo menù a la carte reinventa i classici della tradizione, proponendoli con grande sensibilità scenografica e cura per la salute. Protagonisti i prodotti del territorio, preparati con metodi innovativi e tecniche di cottura leggere. Diverse le proposte per il pranzo e la cena: per un esclusivo lunch, è da provare “La Tavolozza dello Chef”, una proposta dal lunedì al venerdì (dalle 12.30 alle 15.00) con primo, secondo e contorno in un’unica portata, a scelta di carne o pesce (35 euro acqua e caffè inclusi), mentre per la cena, la novità è il menù degustazione da scegliere, abbinando liberamente le proposte della carta. Come ricordo di questo percorso esclusivo attraverso i sapori, l’ospite riceverà una pergamena siglata dallo chef con i piatti della serata. Infine, la domenica, dalle 12.30 alle 15.00, è di scena il brunch, l’appuntamento gastronomico milanese più amato, oltre che dagli adulti, anche dai bambini, per i quali è previsto un intrattenimento speciale.
Elodie Lacroix al Rome Cavalieri Dopo aver ricoperto la carica di responsabile del sales&marketing presso Le Royal Monceau - Raffles di Parigi, Elodie Lacroix è arrivata a Roma per assumere il ruolo di Director of Business Development all’Hotel Rome Cavalieri, Waldorf Astoria Hotels&Resorts. Francese di nascita, un master in Strategic Marketing alla France Busienss School, Lacroix, prima di unirsi allo staff dirigenziale de Le Royal Monceau - Raffles, ha maturato una ricca esperienza nel settore dell’ospitalità di lusso, lavorando per i brand Accor, Arora e Jumeirah Hotels & Resorts. Dalla direzione del Rome Cavalieri è stata accolta con grande entusiasmo: «siamo davvero molto felici di avere con noi Elodie. Siamo certi che darà un importante valore aggiunto al già dinamicissimo team del Sales e Marketing del Rome Cavalieri, albergo emble-
matico del brand Waldorf Astoria in Europa», ha dichiarato il Managing Director dell’albergo, Alessandro Cabella. Primo albergo in Europa ed entrare a far parte del brand extra lusso Waldorf Astoria Hotels & Resorts, il Rome Cavalieri è un autentico “resort” cittadino, immerso in un parco mediterraneo a pochi minuti dal centro, con 370 camere, di cui 25 ampie suite, una pluripremiata Spa, e il ristorante tre stelle Michelin La Pergola di Heinz Beck. All’interno ospita una collezione d’arte degna di un museo. www. waldorfastoria.com.
Alessandro Cabella Hotel Manager of The Year 2016 Lo scorso 20 novembre, al Verdura Resort di Sciacca, durante il Chapter italiano dell’European Hotel Managers Association, Alessandro Cabella, Managing Director del Rome Cavalieri, Waldorf Astoria Hotels & Resorts è stato premiato come miglior direttore d’albergo dell’anno. La Giuria – composta da Magda Antonioli (Università Bocconi Milano), Antonio Caneva (Job in Tourism), Gaetano Casertano (Università LUISS Roma), Michele D’Andrea (comunicazione istituzionale e cerimoniale), Mario Mancini (Communication Agency), Massimo Nava (editorialista Corriere della Sera Parigi) e dal Notaio Paride Marini – ha scelto Cabella per la sua matura competenza e per la piena padronanza nella gestione di strutture di eccellenza. Sotto la sua guida, gli hotel hanno raggiunto li-
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velli di alta qualità, grazie alla determinazione di lavorare su ogni aspetto della filiera operativa e strategica. Lo sviluppo e la valorizzazione delle diverse figure del personale dipendente e una visione fortemente mirata alla coesione interna. «È per me una grande emozione ricevere questo prestigioso premio», chiosa Cabella, «che mi è conferito da chi, come me, ama il mondo dell’ hotellerie e ne vive quotidianamente le sfide e le difficoltà. Lo dedico alla mia squadra, che ogni giorno mi affianca nella meravigliosa avventura di far sentire il nostro ospite al centro delle nostre attenzioni». Info: www.romecavalieri.com - rome.cavalieri@barbaramanto.com.
110 anni glam al The Westin Excelsior Rome Lo scorso 9 novembre, l’hotel capitolino The Westin Excelsior Rome, in Via Vittorio Veneto 125, ha festeggiato i suoi primi 110 anni con un evento d’eccezione dedicato alla storica alleanza con l’Unicef. Ospiti d’onore sono stati Simona Marchini, Goodwill Ambassador di Unicef Italia e i 15 ragazzi dell’“Orquestra Reciclada” giunti per la speciale occasione da Cateura, in Paraguay. Con un viaggio dalla musica classica a quella latino americana, dai Beatles a Frank Sinatra, i
15 musicisti si sono esibiti in un variegato repertorio con strumenti musicali realizzati con materiali riciclati. Durante la serata, il The Westin Excelsior Rome, illuminato da Osram – che, anche in occasione dei suoi 110 anni, ha scelto di sponsorizzare lo storico albergo romano, unendosi alle celebrazioni con spettacolari giochi di luce sulla facciata – ha dato il via ad una riffa di beneficenza in favore di UNICEF, mettendo in palio uno splendido soggiorno di 2 notti in Villa La Cupola, una delle più grandi e prestigiose suite in Europa. L’UNICEF e il The Westin Excelsior Rome, da 21 anni, collaborano per trasformare le vite dei bambini più poveri e indifesi della terra in una storia bellissima. A livello globale, dal 1995 ad oggi, grazie anche alla collaborazione dei clienti e dipendenti del The Westin Excelsior Rome, sono stati donati all’UNICEF circa 36 milioni di Euro che hanno permesso così di trasformare la vita di oltre 4 milioni di bambini, in tutto il mondo. Info: tel. 0647081 - www.westinrome.com www.restaurantdoney.com.
Taglio del nastro per H&A Europe Inaugurata a dicembre a Milano, H&A Europe è la realtà più hi tech nel mondo dell’incentivazione: una
full service incentive house all’avanguardia per concept e servizi proposti. A dare vita a H&A, la partnership tra due nomi storici dell’incentivazione: Nunzio Tarantino (qui sopra), presidente di H&A America Corp, società con esperienza trentennale e sede a New York e Giancarlo Giumelli (foto in alto), presidente di Giumelli Incentive, player tra i più accreditati dello scenario europeo attuale. Punto di forza della nuova agenzia sarà l’innovazione tecnologica, con il web al centro. Non a caso l’agenzia ha scelto come pay off “Costruita intorno al Web”. Tutte le iniziative incentive, Viaggi, Convention e Campagne di Loyalties saranno veicolate attraverso piattaforme web di ultima generazione. «Abbiamo deciso di dar vita a un nuovo capitolo dell’incentivazione in Europa», dice Nunzio Tarantino, «vogliamo dare ai nostri clienti americani un punto di appoggio sul mercato europeo. Ma soprattutto 11-12 2016
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vogliamo portare la nostra tecnologia e la grande esperienza che abbiamo acquisito sul mercato americano delle Convention, sul mercato europeo. Abbiamo scelto di farlo con Giancarlo Giumelli, perché da trent’anni ci lega un rapporto di amicizia e stima personale. Sarà una bella sfida, perché sicuramente il mercato è oggi molto competitivo, ma sarà anche l’occasione per dimostrare che si può ancora dire qualcosa di nuovo nel mondo dell’incentivazione». Ma H&A Europe non sarà solo Grandi Eventi e Production. Si occuperà anche dell’organizzazione di Viaggi Incentive e avrà il compito di distribuire a livello europeo la famosa Brain & Heart, la più performante piattaforma per gestire le attività incentive. «È la seconda volta che il mio cammino professionale si incontra con il marchio H&A, la prima volta è stato quando ho deciso di creare la H&A Italia nel lontano 1982», dice Giancarlo Giumelli, «e ora, quando Nunzio Tarantino mi ha proposto di creare la H&A Europe, non potevo che esserne molto felice, la mia creatura riprende corpo. Con le esperienze e le sinergie acquisite sul mercato americano da Nunzio Tarantino saremo in grado di esprimere un nuovo concetto di incentive, basato sulle nuove tecnologie». La sede di H&A Europe è in Via Durini, 23 (angolo con Piazza San Babila), mentre l’head office del gruppo è a New York, presso la sede di H&A America.
Apre in cinque stelle lusso Hôtel Splendide Royal Paris In rue du Cirque 18, storico quartiere dell’alta borghesia, nell’ottavo arrondissement, tra il Faubourg Saint Honoré e l’Avenue Gabriel, dove si trovano gli hôtels particuliers più belli di Parigi, Roberto Naldi Collection ha aperto il suo nuovo cinque stelle lusso: l’Hôtel Splendide Royal Paris. Situato in un pregiato palazzo storico, in pietra da taglio, con incrostazioni di-
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screte in marmo di Carrara, appartenuto allo stilista Pierre Cardin, questo albergo bomboniera propone una nuova ed esclusiva dimensione del bien vivre. Con lo Splendide Royal Paris, Roberto Naldi ha voluto creare infatti un buen retiro raffinato tipico di un’elegante dimora privata. Nessun protocollo standard e nessuna reception, dunque, ma accoglienza attenta e rigorosamente su misura: il padrone di casa e il suo staff accolgono personalmente l’ospite e lo affidano alle cure di una governante personale e di un maggiordomo, a disposizione per tutta la durata del soggiorno. L’estrema personalizzazione è proprio il tratto distintivo dell’hotel che riflette la filosofia di un imprenditore che, al centro di un brand, ha messo, prima di tutto, l’ospite. Attraverso una sontuosa scalinata in marmo o un ascensore dalle pareti capitonné si accede alle suite. Luminose, silenziose, domotizzate, le dodici suite sono un’enclave di lusso discreto. L’atmosfera che vi si respira è un connubio perfetto tra chic parigino e raffinatezza italiana, come dimostra la decorazione classica: toni tenui, beige, verde mandorla, blu chiaro, tappezzeria floreale, mettono in risalto i mobili classici realizzati su misura da artigiani italiani. Anche i letti sono italiani e firmati Simmons Beautyrest, con biancheria in raso di cotone dei Vosgi, così come l’acqua minerale Filette, purissima e imbottigliata alla fonte di Guarcio negli Appennini laziali. Mentre le cantine di vini personalizzate, conservano alla temperatura ideale delle ottime etichette italiane e francesi, piacevoli da assaporare nell’atmosfera rilassante della propria suite. Ampia inoltre la selezione del room-service disponibile 24 h su 24. Le suite sono dotate di connessione a banda larga e televisioni con schermo gigante. Molto belle le sale da bagno in marmo chiaro, con riscalda-
mento a pavimento, docce extralarge, specchi anti-appannamento, accappatoi e asciugamani creati in esclusiva per lo Splendide Royal Paris. I prodotti per la toilette portano la firma del profumiere fiorentino Lorenzo Villoresi. Di origine napoletana, hôtelier nell’anima e nel cuore – in famiglia rappresenta la terza generazione – Roberto Naldi è profondamente legato ai valori familiari, ma, da buon viaggiatore, esteta e amante dell’arte, è anche abituato a guardare lontano. Per il suo ultimogenito, lo Splendide Royal Paris, che lui chiama affettuosamente “il mio palazzetto famigliare tascabile”, ha grandi ambizioni, prima tra tutte quella di farne l’ambasciatore della sua collezione in Francia. A dirigere l’hotel è stato chiamato Max-Michel Grand, top manager dall’esperienza eclettica nel settore luxury. Partito dall’alta moda, Max-Michel Grand è approdato all’haute hotellerie passando anche attraverso il beauty. Il suo
credo nell’ospitalità è il servizio su misura, come nell’alta moda. E, tra pochi mesi, a unirsi a Max Michel Grand sarà un altro grande nome, questa volta italiano, della ristorazione: Michelino Gioia, chef stellato de “La Posta Vecchia” e de “Il Pellicano che accoglierà gli ospiti nel suo ristorante italiano a piano terra con vista sulla via. www.splendideroyal.fr. Nella foto: Max-Michel Grand, Roberto Naldi e Giuseppe Rossi.
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Nasce The Other Theater Un concept innovativo all’interno di alcuni degli spazi più antichi e straordinari del Teatro Nazionale della Toscana e un nuovo modo di aggiungere emozione a un evento, attraversare spazi ricchi di storia e cultura, camminare su palcoscenici storici, costruire valore insieme: tutto questo propone la Fondazione Teatro della Toscana attraverso The Other Theatre, la realtà dedicata al marketing esperienziale e relazionale che apre la porta del teatro a collaborazioni di eccellenza e innovazione. Gli spazi sono quelli dei teatri della Fondazione Teatro della Toscana, oggi teatro nazionale, che hanno mantenuto negli anni un legame indissolubile con la città ma che oggi guardano avanti nel segno dell’innovazione e della contaminazione artistica e culturale, lanciando una nuova sfida parallela all’attività permanente e istituzionale. Una sfida che passa anche da un certo eclettismo di linguaggi, mezzi ed espressioni artistiche per repertori inediti e appuntamenti non convenzionali. Eventi su misura con allestimenti scenici in un contesto spettacolare grazie alla supervisione e “regia” del teatro stesso. Si tratta di un nuovo palinsesto di iniziative che nascono dentro il teatro perché il teatro gli ag-
giunge valore, progetti in un certo senso “site specific” che leggono in chiave personalizzata quei luoghi e la loro identità ripercorrendo una versatilità che lo spazio teatro nei secoli passati ha sempre avuto, come quando ospitava grandi feste da ballo o quando, addirittura, nei palchi era consuetudine cucinare e tenere cene. Nasce in questo senso un nuovo “brand” culturale imperniato sul binomio “impresa e teatro”, “turismo e teatro” ma anche “food e teatro” e che soprattutto fa dialogare tra loro questi ambiti diversi. Eventi che, più che usare lo spazio offerto dal Teatro della Toscana, lo interpretano. Una Factory creativa ed aperta di nuova generazione per un teatro vivo che intercetta nuovi format e propone nuovi stili di fruizione offrendosi anche come luogo di incontro e confronto e aprendosi alla società civile, alle aziende, come palcoscenico privilegiato per progetti di comunicazione, eventi d’alta gamma, entertainment nel turismo. The Other Theater è anche una sorta di “think tank”, una piattaforma per produrre insieme, individuando collaborazioni d’eccellenza e strategie progettuali per esperienze volte a creare quell’emozione in più beneficiando di una cultura teatrale versatile all’interno di spa-
zi dalla forte valenza museale oppure portando il teatro fuori dalle sue mura per incontrare le aziende nei loro spazi.
Monaco punta sul MICE Negli ultimi tre anni, il Principato ha registrato una crescita importante del comparto MICE, che oggi rappresenta il 25% del turismo e che crea occupazione anche nei periodi di bassa stagione, come conferma l’andamento positivo del primo semestre 2016. Anche per i prossimi mesi, il trend si prevede costante con una buona percentuale di turisti repeaters (circa il 30% delle presenze) che ogni anno scelgono Monaco come destinazione per i propri eventi. Con oltre 2300 camere, un clima mite e soleggiato tutto l’anno e a poche ore di volo dalle principali capitali europee, il Principato è una meta ideale per congressi e meeting anche per grandi numeri. La destinazione offre un’ampia offerta di servizi e strutture di qualità e tecnologicamente all’avanguardia come, per esempio, l’avveniristico Grimaldi Forum – in grado di accogliere oltre 3000 persone – ma anche l’ottima capacità organizzativa del Monaco Convention Bureau (www. monaconventionbureau.com), che si propone come interlocutore uni11-12 2016
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co competente e professionale che ha saputo dare vita a un network virtuoso di sinergie tra gli operatori del settore, promuovendo il brand Monaco nel mondo. Nel Monaco CB gli organizzatori di eventi trovano un supporto competente e puntale in ogni fase della realizzazione di un incontro di lavoro, sia che si tratti di un congresso, di una convention o di un incentive. Oltre a organizzare la site inspection il Monaco Convention Bureau offre una serie di vantaggi, in particolare d’inverno è possibile usufruire di speciali convenzioni e di un rapporto qualità/prezzo estremamente competitivo negli alberghi tre stelle Columbus Monaco e Novotel Monte-Carlo; quattro stelle Fairmont Monte Carlo, Méridien Beach-Plaza, Port Palace Hotel, Monte-Carlo Bay Hotel & Resort e cinque stelle Hôtel Hermitage, Monte-Carlo Beach;Hôtel Métropole Monte-Carlo e Hôtel de Paris, quest’ultimo riaprirà dopo importanti lavori di restyling nel 2018. Creata ad hoc per grandi convention la proposta Monaco Meetings è rivolta a organizzatori di maxi eventi che abbiano prenotato gran parte del Grimaldi Forum Monaco, almeno 1200 camere con un minimo di due notti consecutive in almeno due hotel del Principato, un briefing inviato al Convention Bureau. Nell’ ambito dell’offerta MM,
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ogni partner coinvolto offre agevolazioni particolari
Una penisola di lusso ecofriendly nel Principato di Monaco Il Principato di Monaco ha in previ-
sione un importante progetto di bonifica ambientale che sfrutterà il mare. Entro il 2025 verrà realizzata infatti una penisola di sei ettari con 60.000 mq di superficie edificabile che ospiterà un quartiere residenziale con appartamenti di lusso, attività commerciali e uffici, oltre a una passeggiata pedonale sul nuovo lungomare, una piazza centrale e una marina con attracchi per 40 imbarcazioni. La nuova area non impatterà sui due vicini siti marini protetti, la riserva del Larvotto e la riserva di corallo rosso, per la conservazione delle quali verranno adottate misure cautelative all’avanguardia. La stessa penisola verrà edificata secondo criteri green che prevedono materiali costruttivi sostenibili, impiantistica all’avanguardia, e tante vaste aree verdi pubbliche, fra cui un parco di circa un ettaro. ■
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