Ugo Nespolo in mostra ad Alassio - Catalogo

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Nespocracy


ASSESSORATI CULTURA E TURISMO L’Assessore alla Cultura e al Turismo Dott.ssa Monica Zioni

Ugo Nespolo

Nespocracy a cura di Nicola Davide Angerame

19 febbraio − 3 aprile 2011 Alassio EX CHIESA ANGLICANA un progetto Whitelabs.Culture in progress − Milano

info:

chiesaanglicana@gmail.com www.anglicana.alassio.eu


La mostra di Ugo Nespolo è un evento unico per Alassio poiché permette di presentare alcune grandi opere, storiche e recenti, di una delle figure decisiva della Pop art italiana. L’artista vanta mostre personali in luoghi d’eccezione, in Italia come all’estero. Recentemente ha tenuto personali presso il Museo Poldi Pezzoli di Milano e al Museo del Bargello di Firenze, dove Nespolo è stato il primo artista contemporaneo invitato. Molte sono le personali internazionali, tra cui quelle tenutesi presso la Galleria d’Arte Moderna di Mosca, l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, il Museo Nazionale Cinese di Pechino, il Ciurlionis National Museum of Art, il Guang Dong Museum of Art di Guangzhou, al Moscow Museum of Modern Art, quindi al Museo dell’Accademia di San Pietroburgo. Nespolo non è soltanto un artista, è soprattutto un maitre a penser dell’arte di oggi e per la quale mantiene viva la tradizione dell’impegno dell’artista nei confronti della società. Impegno che, tradotto in collaborazione con il sistema produttivo corrente e con l’invenzione applicata a prodotti di design e di consumo (che diventano più belli e quindi consolatori) va dal Futurismo di Fortunato Depero e giunge a Andy Warhol passando per il Bauhaus di Gropius. La vita aristica di Nespolo si allarga e si arricchisce così di una ricerca artistica che non fa distinzioni tra alto e basso e tra musei e altri luoghi di pubblica utilità. Egli crea ed espone con una continuità ed una coerenza che agli occhi del pubblico possono apparire come un flusso in piena, come una pianta sempreverde adorna di frutti buoni per tutte le stagioni, succulenti per tutti i gusti. Nella sua non breve carriera non si contano ormai più le collaborazioni eccellenti e continuative che Nespolo intrattiene con aziende, multinazionali, marchi prestigiosi, ma anche con Teatri, Fondazioni culturali, eventi di ogni genere e sempre di respiro internazionale. Nespolo ha collaborato con Fiat, Campari (di cui ha appena curato il megamanifesto della stazione Centrale di Milano), Trenitalia, Brooksfield, Craft, BMW, Swatch e decine di altre aziende. Per La Metropolitana di Torino ha firmato l’allestimento artistico delle fermate della nuova metropolitana, mntre molto ha fatto per l’opera, di cui è stato stimato creatore di scene e costumi, come per Madama Butterlfy di Giacomo Puccini al Festival omonimo di Torre del Lago. Grazie a ciò, Nespolo è diventato un artista per molti versi singolare. Professionalmente nasce con gli amici artisti torinesi dell’Arte Povera, con i quali fa le sue prime esposizioni, ma presto prende una strada più colorata e giocosa, più legata all’esperienza estetica della pop art che si andava affermando in America e in Europa. Con il suo maestro putativo, fortunato Depero, di cui detiene la storica scrivania, Nespolo condivide la passione per l’arte applicata intesa come segno di stintivo di un’arte che lavora per la vita e non per il museo (ma poi proprio per questo motivo finisce nel museo, come esempio di arte davvero utile, massimamente espressiva, energetica e coinvolgente. La mostra alassina è importante anche per un altro motivo. Lasciando che gli oggetti di nespolo siano visibili nel mondo reale, chiama però a raccolta una serie di importanti cortometraggi, undici per la precisione, diretti da Nespolo tra la fine degli anni Sessanta e i giorni nostri. Si tratta di un’altra passione e di un’altra via espressiva che Nespolo ha sempre alimentato: quella del cinema, sperimentale e d’arte, che ha visto la propria celebrazione in fortunate retrospettive, da quella del Centre Pompidou di Parigi a quella recente del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Rara capacità creativa, quella di Nespolo, che è un artista pluridisciplinare e capace di esprimersi usando diversi mezzi e linguaggi, dentro quella sua creatività “tout court” che non lascia spazio a divisioni, ma è un fluire continuo. Senza contare l’attività di “giornalista” culturale, che lo rende in definitiva un intellettuale e un artista con il quale il mondo dell’arte, specie quella chiusa ed elitaria dei salotti snob, ha dovuto, e dovrà fare ancora a lungo, i conti. Nespolo, infatti, dal centro di Torino, dove ha creato un atelier per molti versi simile ma anche molto diverso dalla mitica Factory di Andy Warhol, guarda, scruta e giudica quel che accade nel mondo dell’arte. E lo fa sempre con il suo stile ironico e giocoso, dietro cui si affaccia una sagacia che non lascia scampo e che alimenta un dibattito sempre più povero sul ruolo dell’arte e sul suo statuto di produzione di bellezza, che è di primaria importanza per la vita di tutti noi. L’Assessorato alla Cultura dott.ssa Monica Zioni


Colloquio con Ugo Nespolo di Nicola Davide Angerame 13 febbraio 2011

Come nasce Ugo Nespolo ar− tista? Dovevo fare il magistrato, ma ho sempre pensato al− l’arte, gia' da bambino. La decisione non e' nata in un momento preciso e non ho deciso una volta per tutte. Non vedevo altra strada per me, ecco tutto, non c’era niente che mi piacesse di piu'. Ho fatto studi di lettere con una tesi in se− miologia ed ho fatto l’Ac− cademia Albertina a Torino. Tutto e' accaduto in modo naturale.

SCHEDA DI INTERFACCIA

acrilici su legno 178 x 188 − 1997

Che citta' era Torino all’epoca? Una citta' di ricerca. Dal dopoguerra in poi a Torino si sono susseguiti movimenti, gruppi, personaggi notevoli. E' sempre stata moto creativa. Qui c’e' stata la prima mostra di Lichtenstein. Che rapporto avevi con la Pop Art americana? La conoscevo gia' perche' con Mario Schifano andavamo in 4


Qual’e' stata la tua prima impressione di New York? La prima volta che sono an− dato mi sono messo in fila per prenotare in un alber− go di terzo ordine e davan− ti a me ho visto uno che pugnalava un tizio.E' sta− to abbastanza scioccante, ma New York era cosi' a quel tempo e tutto era mol− to avventuroso, se pensi che i voli diretti non c’erano e si andava prima a Shannon, poi a Terranova se non ricordo male, insomma un viaggio molto lungo. Poi sei tornato spesso... Si, andavo sovente e torno sempre volentieri. A quel tempo seguivo cosa capita− va nel Village, m’interes− sava anche la scena della musica jazz.

INVENTARIO IN PUNTA DI COMPASSO

legno, lacca, tempera 124 x 110 − 1977

America per vedere cosa capitava e quindi sapevamo del− la prima pop mentre qui si era ancora all’informale. 5


Frequentavi la Factory? No, ma ho esposto nella ve− trina dove Warhol ha fatto la sua prima mostra. Segui− vo la galleria di Castelli e m’interessava molto il movimento Fluxus, che poi ho portato per primo ad esporre in Italia. Sei nato con l’Arte Povera, hai vissuto con i protago− nisti di quel movimento ma subito te ne sei allonta− nato. Francesco Bonami ti ha chiamato ad esporre nel− la sua recente mostra Ita− lics di Palazzo Grassi, riconoscendo la tua centra− lita' nel panorama italia− no. Eppure tu sei un outsider... Ma, vedi, sono uno che non ha mai fatto distinzioni

INVENTARIO ANTIDOGMA

legno, lacca, tempera 124 x 110 − 1977

tra arte alta e bassa. Nell’avanguardia storica le due sfere non erano divise come oggi. I futuristi, ma anche gli esponenti di altre avanguardie, avevano cancellato, 6


Pero' non disdegni le mo− stre nei musei... No, l’ultima l’ho tenuta al Museo Nazionale del Bargel− lo di Firenze dove ho crea− to un ricco percorso di opere, da cui si capisce come il mio lavoro ha mol− to a che fare con l’esecu− zione, con la capacita' manuale. Ho usato diversi materiali e tecniche: dal− la ceramica alla fusione di metalli, al vetro. Dall’al− tra parte, poi, c’e' la co− municazione visiva.

WINDOW POEM

acrilici su legno 170 x 200 − 1984

Ma la moto che hai dipinto per BMW, piuttosto che la macchina decorata per FIAT, cosa rappresentano per te? Che l’arte applicata e' ar− te a tutti gli effetti. Credo che l’arte abbia per−

quest’idea partendo dalla convinzione che l’arte avesse bisogno di uscire dagli ambienti chiusi e di respirare aria pura. Con la Pop Art il discorso elitario si e' sgretolato, Warhol dimostrava che il rapporto tra alto e basso era stato superato. Da cio' conseguono poi le tue collaborazioni con l’indu− stria... Ho lavorato con decine di aziende e sempre con entusia− smo, pensando che la sfera artistica fosse piu' ampia e che la definizione alta dell’arte fa piu' parte del mer− cato che della realta'. 7


so, nel proprio destino, quel suo aggancio con il sociale che dovrebbe mante− nere. L’arte oggi e' una sfera perfetta che sta in un angolo. Qual’e' il suo ruolo? Volendo essere cinici ma onesti, il ruolo che rive− ste l’arte contemporanea internazionale oggi, direi, e' quello di soddisfare il collezionismo e quindi il mercato. Lo si vede in mo− do evidente a New York, do− ve i musei hanno in mostra oggetti per i quali occor− rera' molto tempo prima che divengano capaci di spiega− re il mondo di cui fanno parte. Sono opere che spes− so non eccitano nessuno. Ma tu pensa solo alla Pieta' di

I BEI GESTI

acrilici su legno Ø150 − 1999

Duccio di Boninsegna che viene portata in trionfo di popo− lo quando la presenta. Ma dove avviene cio', ormai? Chi fa questo oggi? L’arte fatta solo per Gagosian e pochi altri ad− detti ai lavori. 8


lo manifestavano nei tea− tri, si prendevano a cef− foni per lei. Dall’altro lato, Depero stampava i suoi biglietti da visita del suo studio di New York, che poi era un alberghetto, scrivendovi "Depero, lam− padari, cornici, cuscini" il che significa che pun− tava sull’arte applicata per farsi conoscere. Lui aveva gia' fatto il grande salto verso la sfera bassa, perche' aveva l’ambizione di andare verso la vita. Cosa che puo' fare perche' e' un futurista... Pensa che il Cubismo e' di pochi anni piu' giovane del Futurismo eppure siamo agli antipodi. Il Futurismo e' un’idea completamente nuo−

SILVER FLIGHT

acrilici su legno Ø150 − 2004

Come se ne esce? Trattando alla pari le due sfere della cultura. Il Fu− turismo e altre avanguardie portavano l’arte nelle stra− de, redigevano manifesti, volevano tenere l’arte viva e 9


va. L’auto e' migliore del− la Nike di Samotracia, so− stengono, e con cio' intendono portare l’arte dentro il mondo quotidiano. Solo il Bauhaus di Gropius si e' mosso dalla stessa esigenza ed e' pervenuto alla medesima conclusione, ovvero che l’arte puo' ri− petersi, duplicarsi e ave− re senso nel suo utilizzo e nella sua utilita'. Eppure non si tratta di un engagement politico, vero? Io ho sempre creduto in un’arte impegnata, ma non in termini ideologici e nemme− no socialisti. Vi ho cre− duto perche' l’arte esclusiva la trovo noiosa e ininfluente. In maniera to− tale. Se l’arte di oggi non

SOME MAN CANNOY

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tecnica mista e collage su carta 180 x 130 − 2007


esistesse, dimmi, quale cambiamento ne conseguireb− be nella nostra societa'? Di certo Christie’s e So− theby’s venderebbero altro. Eppure non e' stato sempre cosi'. Perche' manca questa presa sul reale, secondo te? Perche' dal momento che tutto e' arte, allora nul− la e' arte. Non c’e' piu' nessuno che vada a vedere l’arte e si scandalizzi. L’orinatoio di Duchamp non scandalizza piu' nessuno e vederlo riproposto dopo tanti decenni in fiere co− me Artissima a Torino o co− me Armory Show a New York, mi pare inutile. All’epoca di Duchamp c’era lo spazio per la ribellione borghese,

BECAUSE OF THE SAME

tecnica mista e collage su carta 180 x 130 − 2007

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che dava senso al suo ope− rare, ma oggi resta il col− lezionista che fa affari. Tu come rispondi a questa crisi dell’arte? Ho cercato di strutturare il mio atelier al di fuori della moda del momento, an− zi, e' stato un modo per farmi criticare. In che senso? Ho realizzato i primi ma− nifesti pubblicitari duran− te il periodo del purismo. Allora proporre un’arte piu' emotiva sembrava fuo− ri dagli schemi, come se Toulouse−Lautrec non fosse mai esistito e non fosse uno dei fondamentali del− l’arte moderna. La mia era comunque un’operazione po−

PER LA PROSA

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tecnica mista e collage 120 x 80 − 2009


stwarholiana. L’arte spostava ovunque.

si

Una visione aperta... Vedi, l’oggetto "d’arte in se'" e' irrilevante. Se vuoi comprare Jeff Koons lo fai perche' ti piace o per− che' costa 20 milioni di dollari? Non sono un mora− lista, ma noto che non vi− viamo in un’epoca di grande turbinio culturale, di in− tenso pensiero. Ho visita− to la mostra di Cezanne a New York e notato come in− torno a lui ruotassero per− sonaggi del calibro di Emile Zola e molti altri intellettuali. Oggi non ve− do i grandi scrittori spen− dersi attorno ai temi dell’arte contemporanea, perche' l’arte sta espri−

REMOTE

tecnica mista e collage 100 x 70 − 2010

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mendo il suo aspetto piu' merceologico e meno cultu− rale. Possiamo approfondire que− sto tema? Vedi, non credo ai valori imposti, secondo cui cio' che costa vale e viceversa. Sono convinto che il tempo in cui viviamo e' stato de− molito dalla poca credibi− lita' degli investimenti internazionali, fatti di pezzi di carta che non esi− stono piu' o che si dissol− vono. Tutto questo sistema si va sgretolando, perde credibilita' e con cio' an− che il sistema dell’arte che ripete gli stessi processi.

FACE TO FACE

tecnica mista e collage 45 x 70 − 2010

Da cosa lo noti? Non esiste piu' un credo, non vedo piu' grandi passioni attorno all’arte. I grandi movimenti sono sostituiti dal− la mondializzazione del banale. Non voglio dire che sia un male, pero' mi lascia perplesso. Per quale motivo? Perche' arrivati a questo punto l’oggetto reale e' piu' bello dell’opera d’arte, che viene banalizzata. Lo spie− ga bene Maurizio Ferrarsi, quando dice che viviamo nel tempo in cui davanti a noi abbiamo oggetti stupendi: par− liamo con telefoni bellissimi, scriviamo su computer bel− lissimi, guidiamo auto e vestiamo abiti studiati dal design piu' avanzato. E intanto l’arte che fa? Propone co− 14


se brutte e oggetti insi− gnificanti. Da qui nasce l’esigenza in molti intellet− tuali di tornare a sondare il senso della bellezza, come dimostrano molti libri in circolazione. La bellezza e le aziende, connubio perfetto? Pensa a Warhol, quando af− fermava che il piu' grande artista era Giorgio Armani. Io lavoro molto volentieri con le societa' e con i lo− ro prodotti. Per me deco− rare una motocicletta, disegnare una bottiglia o un manifesto, sono gesti artistici. Non e' solo per il risvolto economico, lo faccio con molto entusia− smo. Pensa che ho da poco disegnato per Campari una

DANNY BOY

tecnica mista e collage 56 x 40 − 2010

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bottiglia da tre litri, edizione speciale, che gi− ra tutto il mondo. E' come se fosse un og− getto che viaggia in una mostra itinerante, con chi altri hai lavorato? Ho creato manifesti per Microsoft. Sono venuti loro a cercarmi. La Craft, uno dei maggiori gruppi che raccoglie marchi multinazionali, mi ha chiesto di studia− re l’immagine del suo marchio anche se hanno un’agenzia pubblicitaria a Milano. Vengono da me e magari chiedono una campagna e un filmato, perche' pensano che l’ar− tista sia piu' adatto a questo tipo di lavoro.

ITALIA D’AZZARDO QUADRI

acrilici e serigrafia 93,5 x 93,5 − 2010

La comunicazione visiva torna alle origini... Fino agli anni 50, quando nasce la prima agenzia pubblicitaria, sono stati gli artisti a fare que− sto lavoro. Depero ha fatto moltissimi manifesti, e come lui tanti altri grandi artisti. Le aziende 16


pertinente e vivo. Cio' ti permette di abitare il contesto del mondo con− temporaneo. Warhol ha fatto tantissime pubbli− cita', ma poi negli anni Cinquanta e' diventato disdicevole per un’artista fare arte applicata, per− che' e' subentrata l’ideo− logia dell’artista come "dio in terra" o come "genio e sregolatezza". I tuoi collezionisti co− me la prendono? Qualcuno pensa che sia una cosa buona, altri no, ma io non mi sono mai curato di questi giudi− zi. Mi ricordo che Ali− ghiero Boetti vendeva i

ITALIA D’AZZARDO FIORI

acrilici e serigrafia 93,5 x 93,5 − 2010

si rivolgevano a loro. Io nel 1983 ho realizzato il poster della prima sfida italiana all’America’s Cup. Dopo di che ne ho fatti tanti. Da qui poi nasceva− no le edizioni grafiche, magari gli oggetti e tut− ta una serie di cose. Lo trovo un procedimento 17


suoi ricamini o 100mila lire e che Schifano pote− va fare cento quadri in un giorno. Loro hanno fatto il loro lavoro senza pen− sare, perche' cio' li di− vertiva. Qui ritorno a Cezanne, che non ha mai venduto un quadro. E come faceva, se ci impiegava 150 ore per fare un ri− tratto, mentre gli im− pressionisti impiegavano soltanto 15 minuti. Erano due visioni diverse, e' chiaro. Cezanne pensava che l’arte fosse una cosa lenta e ha posto l’accento su queste cose. Io invece, in un epoca in cui tutto e' arte, metto l’accento sulla manualita', sulla maestria dell’artista che compone immagini.

ITALIA D’AZZARDO CUORI

acrilici e serigrafia 93,5 x 93,5 − 2010

La tua condanna e' globale oppure vi sono Paesi in cui non e' cosi'? Il mondo e' ormai universalmente malato. Sono sta− to ovunque, anche in Cina, e negli studi degli ar− tisti ho visto sempre la stessa storia. Non c’e' altro filo conduttore se non il tentativo estremo 18


cendogli mercato.

crollare

il

E tu che regole segui? Io faccio solo quello che ho voglia di fare. Nei tuoi celebri puzzle citi spesso i musei... Renato Barilli lo ha de− finito un gesto postmo− ante litteram. derno Visto che e' impossibile creare il nuovo, tanto vale citare l’esistente. Un gesto concettualmente ironico. Che rapporto hai con i musei? Sono socio del Met e del MoMA di New York. Mi piacciono le loro sezio− ni d’arte antica e moder−

ITALIA D’AZZARDO PICCHE

acrilici e serigrafia 93,5 x 93,5 − 2010

di fare valere l’opera il piu' possibile. Sembra una questione di regole... La regola che vale e' quella di Mr. Saatchi, che compra e vende e fa il mercato, poi non importa se fa come ha fatto con Sandro Chia e lo manda giu' fa− 19


na. Li apprezzo come ma− gazzini delle arti scel− te, ma non amo tutte quelle iniziative di promozione iniziale dei giovani artisti che non hanno ancora detto nulla e che non hanno bisogno di esporre in situazioni cosi' storicizzate. Cio' accade da quando il mu− seo e' diventato compli− ce del collezionismo. Si potrebbero scrivere in− teri libri su questo problema. Se cio' accade il museo scompare perche' non e' piu' un luogo privi− legiato, non e' piu' il luogo d’informazione dotta. Quella della promozione e' bassa manovalanza che io avrei lasciato fare alle gallerie.

MADE IN ITALY 3 ICONE

tecnica mista e acetato 120 x 160 − 2010

E le fiere come le giudichi? Le fiere dell’arte sono per definizione un ossimo− ro. Nelle fiere dell’arte c’e' di tutto e di piu'. L’arte viene veicolata come merce fra le merci, con piccoli stand dove la gente si arrabatta per ven− dere qualche quadretto. L’arte ha mostrato la sua sostanza piu' vera. 20


rendere il reale ma anche colorata e gioiosa.

MADE IN ITALY SUITA

tecnica mista e acetato 120 x 160 − 2010

Che rapporto hai con il legno? Mi e' sempre piaciuta la pittura pre e rinasci− mentale, che era fatta su tavole di legno. E' il materiale piu' logico per realizzare queste opere, che poi grazie al loro successo sono di− ventate forse un po’ una routine obbligata. Il legno e' un materiale caldo che puoi colorare. Mi piace anche disegnare i costumi e le scene delle opere liriche. Per me sono stati lavori vi− tali, per contrastare quell’idea purista del− l’arte, alla Clement Gre− enberg, che ormai e' finita.

Come nascono i tuoi puzzle? Seguivo un’idea di arte ludica, li ho fatti a Tori− no, in una citta' che seguiva l’informale e che era un universo pieno di drammaticita' alimentato da pittori come Ruggeri, Soffiantino e molti altri. Noi giovani artisti volevamo portare l’arte in un ambito piu' ironico. Tecnicamente poi, l’idea mi e' venuta un’estate. Volevo cercare un’immagine netta per 21


MADE IN ITALY MITI tecnica mista e acetato 120 x 160 − 2010

MADE IN ITALY 46

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tecnica mista e acetato 120 x 160 − 2010


Ugo Nespolo, diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, laureato in Lettere Moderne, vive e lavora a Torino. I suoi esordi nel panorama artistico italiano risalgono agli anni Sessanta, alla Pop Art, ai futuri concettuali e po− veristi, seguendo poi una propria strada artistica personalissima. Negli Anni Settanta Nespolo si esprime anche attraverso il cinema sperimentale, d’artista. Ai suoi film hanno dedicato ampie rassegne istituzioni culturali come il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Philadelphia Museum of Modern Art, la Filmoteka Polska di Varsavia. Negli Anni '90 collabora con aziende internazionali e disegna scenografie e co− stumi del Don Chisciotte di Paisiello, dell’Elisir d’Amore di Donizzetti. espone in mostre personali a Bucarest alla Promotrice delle Belle Arti di Torino, Bue− nos Aires (Museo Nacional de Bellas Artes), Mendoza (Museo Municipal de Arte Mo− derno de Mendoza) e Montevideo (Museo Nacional de Artes Visuales). Viene nominato direttore artistico di Richard−Ginori e nel '98 inizia la collaborazione con la storica vetreria d'arte Barovier & Toso di Murano per la quale crea una serie di opere da esporre a Palazzo Ducale di Venezia. Il nuovo millennio si apre con un’antologica al Palazzo Reale di Napoli e per l’Anno Giubilare Nespolo illustra un’edizione pregiata dell’Apocalisse. Nel 2002 Nespolo viene nominato consulente e coordinatore delle comunicazioni artistiche della Metro− politana di Torino. Nel 2003 l’Alitalia inaugura la sede di New York con una personale di Nespolo; una sua mostra itinerante viaggia nei Paesi dell’Est: dalla Galleria d’Arte Moderna di Mosca, all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo a Minsk. Due personali per il Festival del Cinema di Locarno. Una per− sonale al Museo Nazionale Cinese di Pechino. Nel 2004 importanti personali si tengono a Vilnius, al Ciur− lionis National Museum of Art, a Canton ed una al Moscow Museum of Modern Art, quindi al Museo dell’Accademia di San Pietroburgo. Nel 2005 una personale al Poldi Pezzoli di Milano e l’illustrazione di “Mille e una Notte” in edizione pregiata; una personale al Museo del Mare di Genova. L’ideazione ar− tistica di “Progetto Italiana”, filmato prodotto da Cinecittà, testimonial Giancarlo Giannini. Nel 2006 Nespolo crea video e vetrofanie per la Metropolitana di Torino, e tiene due personali in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006. Per il 53° Festival Puccini nel 2007 realizza scenografie e costumi di “Madama Butterfly". Per il Comune di Siena disegna il “Drappellone” del Palio di Agosto 2007. Dirige “Superglance” per il Museo del Cinema di Torino, in collaborazione con il poeta Edoardo Sanguineti. Nel 2008 a New York tiene la personale “Points of view. A Venezia partecipa con due opere alla mostra “Italics: Arte Italiana fra tradi− zione e rivoluzione, 1968−2008” organizzata in collaborazione con il Museo di Arte Contemporanea di Chicago. Nel 2009 la mostra antologica “Nespolo, ritorno a casa” si tiene presso il Museo del Territorio Biellese. Nella 76esima edizione Pitti Immagine Uomo di Firenze, il marchio Brooksfield sceglie l'intervento stilistico di Ugo Nespolo nelle collezioni e nella comunicazione. “Novantiqua” (2009 – 2010). Il Museo Nazionale del Bargello di Firenze dedica la sua 1a Mostra d’Arte Contemporanea a Ugo Nespolo. Nel 2010 Campari festeggia i suoi 150 anni di attivita' con l’arte di Ugo Nespolo alla Stazione Centrale di Milano. Il Comune di Pontedera affida all’artista il “Cantiere Nespolo”, pro− getto di interventi effimeri ed opere permanenti in loco. Estate 2010: mostra personale a Villa Bertelli di Forte dei Marmi promossa dal Comune. “Il Numero d’Oro” (Utet – De Agostini), libro d’artista realizzato da in 425 esemplari e de− dicato al tema della proporzione aurea.

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