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Le Rubriche 4
Donna e la CITTÀ
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Donna e il LAVORO
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Donna e la POLITICA
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Donna e l’IMPRESA
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Donna e la VIOLENZA
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Donna e la FAMIGLIA
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Donna e il SOCIALE 3
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La città è sessista! di Ileana Santone, architetta
Se guardiamo la pianificazione urbana e territoriale sotto il profilo storico, sociologico e filosofico ci accorgiamo che la città è sessista. Il cambiamento non è facile da raggiungere perché la città è la manifestazione esteriore di ipotesi profondamente radicate sul ruolo della donna nella società. Queste ipotesi sono trasmesse nella progettazione attraverso il potere decisionale dei tecnici e di coloro che governano la città; infatti questi ruoli sono generalmente ricoperti da uomini salvo rare eccezioni. Dunque la città è pensata dagli uomini per gli uomini.
Ma non è possibile dividere il territorio da chi lo abita e abitare un territorio non è solo disporre di una casa, ma muoversi, fruire e produrre cultura, godere di garanzie sociali. Anche se la pianificazione è rivolta ai fruitori di un territorio, è dimostrato che le donne hanno degli svantaggi all’interno di un ambiente costruito dagli uomini. Quindi sta a noi tecnici, uomini o donne, definire una strategia per il governo del territorio che possa assumere queste domande e trasformarle in qualità urbana, a L’Aquila ad esempio sta a noi garantire che la ricostruzione sia l’occasione concreta per coniugare le sfide della modernizzazione con la sostenibilità ambientale ma anche della coesione e della solidarietà sociale.
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A L’Aquila il primo obiettivo che ci dobbiamo porre è la possibilità di ricostruire insieme le case e il territorio anche attraverso l’esperienza della vita quotidiana. La ricostruzione deve essere imperniata su tematiche capaci di raccogliere interessi, suscitare entusiasmi, coagulare sforzi ed attrarre risorse. E’ impensabile immaginare il futuro attraverso la lente delle vecchie logiche e in questo contesto uno “sguardo rosa sulla ricostruzione” porterebbe quel valore aggiunto indispensabile per realizzare una città che affronti e risolva le esigenze di tutta la società. Ricostruire questa città significa ristabilire una qualità della vita che abbiamo perso, significa correggere gli errori che preesistevano al terremoto e i problemi che sono nati dall’emergenza. Credo che in quest’ottica sia ancora più importante che le istanze progettuali siano fondate anche sull’esperienza di vita quotidiana, ascoltando le donne aquilane che vivono in un territorio non progettato e quindi ancora più difficile. Credo sia ancora più importante tenere conto del fatto che UNA CITTÀ PROGETTATA PER LE DONNE È UNA CITTÀ MIGLIORE PER TUTTI.
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Oltre la crisi... il ruolo delle donne (mamme) di Laura Tinari, imprenditrice ed esperta di Politiche di parità
La risposta alle difficoltà che la crisi, che ha investito l’economia globale ha creato, arriva dalle mumpreneurs così come da tutte quelle giovani donne che con l’impegno scalfiscono ogni giorno il soffitto di cristallo In Italia il lavoro femminile è ormai fortemente caratterizzato da forme atipiche, flessibili e precarie, poco remunerato (il gender paygap è ancora troppo diffuso) e spesso porta le donne a svolgere mansioni più basse rispetto alla loro preparazione e alla loro formazione. Tali forme di lavoro non stabile si trasformano facilmente in forme di segregazione professionale sia orizzontale che verticale, questo secondo caso è stato facilmente dimostrato finora dalla scarsa presenza femminile nelle posizioni apicali e di vertice o semplicemente nelle progressioni di carriera. Come sopravvivere dunque a tali ostacoli? Sicuramente il mettersi in proprio rappresenta sempre più spesso una buona, se non unica, soluzione per inseguire le proprie ambizioni professionali e soddisfare contemporaneamente il legittimo desiderio di maternità. E già, perché uno degli aspetti maggiormente collegati alle difficoltà che le donne incontrano, da un lato nell’ingresso nel mondo del lavoro e dall’altro nell’avanzamento di carriera, è rappresentato proprio dalla maternità. Così sempre più mamme, dopo la nascita già del primo figlio, entrano nella schiera delle mumpreneurs, ossia quelle mamme che decidono di riprendere il proprio percorso di vita lavorativa e professionale mettendosi in proprio. Questo sta portando al consolidarsi di una più attiva imprenditorialità femminile dinamica e positiva, che può permettere al nostro Paese di andare oltre la crisi. Le donne che entrano, infatti, nel mondo produttivo, ma anche dei servizi, sviluppano o tirano fuori una forte capacità di resistenza e difesa, capace di rilanciare e innovare anche laddove sono loro ad aver ereditato l’azienda di famiglia.
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Ma la crisi sta aiutando anche un bel gruppo di donne giovani e determinate che sta iniziando a scalfire il soffitto di cristallo del proprio ente o azienda. Una recente indagine dell’Osservatorio sul cambiamento delle amministrazioni pubbliche della Sda Bocconi ha stimato che negli ultimi sei anni c’è stato un aumento di +14% sul totale dei dirigenti donna: nella Pubblica amministrazione i dati confermano un trend alto +24% nei ministeri, +20% nelle regioni (escluse quelle a statuto speciale), +17,5% nelle province e +11,9% nei comuni; mentre nel settore privato le donne dirigenti sono ad un +16%. La crisi ha accelerato anche il ricambio generazione anche se più nei servizi che nell’industria. È aumentata la presenza delle giovani donne nelle posizioni di staff (amministrazione, marketing, finanza e controllo e gestione del personale), ma diminuita nelle posizioni di linea (funzioni legate alla produzione e direzione commerciale).
Ad ogni modo una volta alla guida di un’organizzazione una donna riesce a mettere in campo qualità di leadership funzionali ad una gestione che si rivela efficace, creativa e innovativa. Tutte qualità che le permettono di svolgere al meglio il ruolo della manager nel privato e nel pubblico anche in termini sociali.
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Fare comunità: la partecipazione di Chiara Mastrantonio, psicologa
La comunità è il luogo non solo fisico-geografico, ma soprattutto il punto d’incontro tra persone che desiderano incontrarsi e confrontarsi su ciò che più gli appartiene: la vita all’interno della città e nello specifico del quartiere in cui vivono. La dimensione sociale si interseca con quella della riprogettazione urbana attraverso il concetto di qualità della vita: già da tempo la perdita della memoria del passato e della cultura locale, la disgregazione sociale dovuta alla dispersione territoriale sono state individuate quali problematiche delle comunità locali conseguenti alla globalizzazione. Nel territorio aquilano questa dinamica si amplifica con la drammatica conseguenza della perdita della percezione di identità e di appartenenza da parte dei cittadini, il venir meno del senso di sicurezza e familiarità di fronte ai luoghi di vita, la dispersione sociale accompagnata dal vissuto di solitudine ed impotenza.
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“Un territorio che venga privato di spazi pubblici offre scarse possibilità perché le norme vengano discusse, i valori messi a confronto. I giudizi su ciò che è giusto o sbagliato, bello o brutto, scorretto o corretto non possono che discendere dall’alto”.
- Benedickt, 1995 -
Una comunità che non si confronta arriva inesorabilmente alla perdita di capitale sociale inteso come legami, scambi basati sulla fiducia reciproca e sul confronto, incidendo indirettamente sulla salute dei cittadini. Di qui il fondamentale ruolo della partecipazione e della progettazione partecipata con il fine ultimo di conoscere i bisogni e i desideri dei cittadini e delle cittadine e delineare insieme una città a misura di coloro che la vivono in ogni aspetto della loro vita.
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