L’Aquila da amare
Presentazione La cultura della memoria, il bisogno del ricordo: esigenze di fermare
soltanto nella fallace memoria umana, ma anche nel più sicuro scrigno delle
l’immagine per non dimenticarne i particolari.
pagine di un libro da sfogliare in ogni momento.
Questo è il primordiale bisogno che ci spinge a lasciare traccia del nostro
È un volume pensato per celebrare L’Aquila e il suo territorio.
presente.
Protagonista indiscussa la sua natura con i suoi colori catturati attraverso la
Il tempo scorre inesorabile, ma le sensazioni che si provano dinanzi alle
macchina fotografica di Andrea Del Cotto, Marco Equizi e Cristian Nuvolone.
mille sfaccettature della realtà visibile, tornano ad esistere con gli scatti che
Abbiamo voluto dare spazio a tre giovani fotografi aquilani, che sanno cogliere
le ritraggono.
attimi irripetibili grazie alla loro voglia di nuove scoperte, alla ricerca di
L’impatto visivo è a volte forte, violento, più spesso è finestra che si affaccia
nuove emozioni.
al mondo colorato dei ricordi piacevoli. Paesaggi, monumenti, istantanee di
È la loro passione che dona forza e vita alle fotografie di questo volume.
un territorio che ci circonda, nel quale viviamo, ma che forse non conosciamo
Sfogliando le pagine si attraversano luoghi incantati. La sapienza degli autori
abbastanza.
ci porta a frugare nell’anima dei vasti orizzonti e in quella degli angoli
Ciò che nei momenti frenetici delle nostre giornate passa inosservato, negli
dell’Aquila.
scatti di questo volume viene fissato, scandagliato da obiettivi inesorabili
Un volume che apre le porte a una città e un territorio sconosciuto anche per
nel loro giudizio. Si alternano immagini di paesaggi naturali mozzafiato a
chi lo vive.
particolari che solo occhi esperti sanno cogliere.
Dopo oltre tre anni di immagini che rimandano a un evento troppo tragico
L’Aquila, le sue montagne, i boschi che ne fanno da corollario multicolore.
per essere metabolizzato, riposiamo lo sguardo e coccoliamo la mente con
Specchi d’acqua e opere costruite da uomini di tempi passati. Tutto è
quello che la natura offre ai nostri occhi.
rigoglioso esempio di un territorio ancora da scoprire nella sua maestosità.
Non più una natura matrigna, ma una natura materna.
E poi lei, la neve, che nel febbraio 2012, copiosa è scesa sull’Aquila, sui suoi
Tre le sezioni del volume, una per ciascun fotografo. Andrea, Marco e Cristian
monumenti, sulle sue case, sulle sue strade. Un manto bianco su una regina
ritagliano i loro spazi nelle pagine di una storia comune. L’Aquila, le sue
ferita. Quasi a volerne decorosamente coprire una nudità troppo cruda.
montagne, il suo territorio, culla per la loro professionalità, fucina di idee
Sono scatti che faranno storia, che ci riporteranno a un evento che sembrava
per le loro immagini. Dagli scatti traspare l’amore che nutrono per i nostri
impossibile da verificarsi. Il bianco cangiante di una neve che stupisce con il
paesaggi, per i monti e i laghi che rendono unica la nostra terra.
suo candore, fa da contrasto con ciò che ricopre. Ma se per chi l’ha vissuta
L’alone di freschezza giovanile che permea gli scatti, rende ancora più
è stata un’esperienza rinchiusa in un lasso di tempo relativamente breve,
accattivante la visuale che si apre a scorci e paesaggi tutti da scoprire.
per chi nutre l’anima con queste immagini, la neve abbondante è ancora lì,
La curiosità che li accompagna, arricchisce le immagini di nuovi e inediti
dinanzi agli occhi.
particolari.
La carta patinata, che dona importanza all’opera, diventa trasparente e
Circa 60 scatti che vogliono formare, come tasselli di un puzzle, l’immagine
luminoso vetro che ripara dal deterioramento.
spesso dimenticata di un luogo che suscita emozioni che sono pane per lo
Il progetto insegue la finalità da sempre sogno dell’uomo: l’immortalità. In
spirito umano.
questo caso immortalità delle immagini, che così restano incastonate non
Andrea Del Cotto www.andreadelcotto.it
Classe 1984, è nato e cresciuto all’Aquila. Si appassiona alla fotografia già dalla prima adolescenza, scattando inizialmente su pellicola. A 18 anni, con le prime collaborazioni con giornali locali, inizia a trasformare la sua passione in un lavoro. Dal 2009 vive a Milano, dove ha frequentato l’Accademia John Kaverdash e lavora come fotografo pubblicitario specializzato nel settore food. Pensa che nei particolari si possa cogliere la vera essenza delle cose, tanto che nei suoi scatti si concentra spesso sui dettagli. È molto legato alla natura e ai paesaggi dell’aquilano e le foto realizzate per questo volume sono state un’occasione per riscoprire posti che continuano a stupirlo.
Veduta da Monte Cristo Come ingredienti di un soffice dessert, nubi e vette si fondono. Promiscuità di bianchi e di neri chiudono l’orizzonte dei monti aquilani.
Monte Stabiata visto da Collebrincioni Declivi accarezzati da una bronzea luce, accompagnano la scomparsa di lontane ed evanescenti creste.
Ponte Romano San Lorenzo di Beffi La mano degli avi resiste nel tempo. Correnti impetuose che lisciano i greti, lambiscono innocue le importanti tracce di antichi splendori.
Particolari di pietre Piana di Collebrincioni Un puzzle naturale. Un posto per ciascun tassello di questo primordiale incastro guarnito da licheni che ne assorbono la vitalitĂ .
Particolare di cavallo a Campotosto Il pelo fulvo fa spazio a uno spicchio candido, come uno spaccato di veritĂ proclamata al mondo che ignora.
Veduta da San Pietro della Jenca Pendici incrostate da conifere sostengono altezze innevate che si confondono con le nuvole e lo spettacolo continua!
Cascate di Stiffe Luogo incantato. Al suono di atavici strumenti, fate, gnomi ed elfi danzano felici, rigenerati dalle fresche acque.
Riserva Naturale Zompo lo Schioppo Giace. Enorme e superbo, incontrastato sovrano del bosco spogliato dalle stagioni. Giace e osserva.
Lago di Collebrincioni Piatto, argentato, ruba lo spazio alla terra che, aspra, lo ignora.
Valle Subequana Testardi cappelli resistono al gelo, inno alla vita che torna!
Riserva Naturale Zompo lo Schioppo Nastri che scendono spumosi, brandelli di strascico per una divina sposa, si infrangono sulle rocce e ne adornano lo scosceso pendio.
Clematis Vitalba Santo Spirito d’Ocre Le piume ad ornare un’angelica visione, maschera mendace per una pianta che invade e ferisce.
San Pietro alla Jenca Nell’ovattato palcoscenico dei monti che amiamo, il saluto amoroso di un Santo accoglie il pellegrino, la piccola Chiesa ne ascolta le preghiere.
Veduta da San Pietro alla Jenca Uno sguardo dall’Olimpo. Osservo paesi incastonati come pietre preziose nella maestosità dei monti.
Vista del Monte Stabiata Colori diversi, per nulla in contrasto, padroni di un luogo senza confini. Insieme.
Pescocostanzo Bosco di Sant’Antonio Un tronco contorto, avvinghiato a se stesso, prezioso ristoro per avidi muschi, protende le braccia alla luce: attende le vesti della novella stagione.
Riserva Naturale Zompo lo Schioppo Giovane e verde su antichi colori. La vita che esplode, incurante del resto, è promessa, è futuro!
Collebrincioni Colline desolate per alberi solitari. Tra cielo e terra, avulsi dal contesto, resistono: avamposto di un bosco che segue.
Lago di Campotosto. Ponte vecchio Un infinito tunnel, architettura perfettamente integrata, guida lo sguardo sospeso sull’acqua.
Campotosto Paese Un vecchio uscio, un invito ad entrare nell’intimità violata e la coltre bianca a temporanea protezione.
Marco Equizi www.marcoequizi.it
Nato all’Aquila nel 1978, avvocato dal 2009, si appassiona alla fotografia appena ventenne. Seguendo il consiglio di un fotografo professionista, inizia a scattare con una reflex a esposizione manuale, nonostante il mercato già offra corpi a elevata automazione; studia quindi, da autodidatta, le opere e le tecniche di artisti come Ansel Adams e delle firme della National Geographic Society, quali James L. Stanfield, Jodi Cobb e Steve McCurry. Nel 2009, dopo aver conseguito l’abilitazione professionale, si dedica nel tempo libero alla fotografia digitale, riprendendo quanto appreso e affinando le sue capacità, scattando con poca luce o in notturna. Pur rimanendo fedele alla paesaggistica, esplora nuovi generi, lasciandosi poi trasportare dall’emozione nel documentare l’impatto del violento sisma sulla sua città d’origine.
Castello di Calascio Set cinematografico per eccellenza, sorge tra le nevi e si staglia vigoroso, il gigante buono che veglia sulla vallata del Tirino e sulla Piana di Navelli.
Roio In uno spazio illimitato, tra il cielo e la terra, la frastagliata sagoma della vita che resiste.
Lago di Pietranzoni Bianco e nero, sagome riflesse dai contorni indefiniti, pennellate di luce, per un’immagine rubata all’archivio di Morfeo.
Monte Cristo L’eburneo manto lascia intravedere schizzi di terra: la primavera è alle porte e l’anima spera....
Lago Sinizzo Un trampolino che si spinge nel verde brillante di acque tranquille, dove gli alberi sono cornice naturale di uno scorcio di sogno.
Sorgenti del Vera Ascolta! Lo scrosciar dell’acqua scende in picchiata e si infrange tra le rocce… e l’armonia diventa luce!
Parco del Castello La luce dorata è faro che guida. Oltre gli arbusti, il sogno.
Castello di Ocre Uno spaccato di montagna: il verde che lotta con l’aspra terra, lascia lo spazio a un azzurro che solo le nubi separano dal cielo.
Prato Capito (Campo Felice) Cammino di speranza. Un sentiero che si apre tra foglie cadute e invita a sognare. In fondo, nel verde, la luce!
Fontana delle 99 Cannelle Nella monumentale e geniale opera di Tancredi da Pentima, luci speciali che, come fiammelle ghiacciate, si protendono verso la candida coltre.
Villa Comunale Lampioni tra secolari piante. Come lucciole fuori stagione segnano un percorso che si spinge nel mistero della cittĂ .
Parco del Sole Custode di misteri e amori, attende la magia di cuori che si trovano in una rinnovata primavera.
Fossa di Paganica Luce ed ombra per un’asprezza mitigata da un testardo verde che stenta a sopravvivere: incantato palcoscenico per la comparsa di spinosità floreali.
Palazzo dell’Emiciclo Come uno spettatore rassegnato, la neve abbondante lo osserva, lontano e malconcio.
Prato Capito (Campo Felice) Soffici vapori che si poggiano sul verde, seguono vitali percorsi battuti, delineati nei secoli dall’umana necessità .
Fiume Chiarino Giochi di luce imprigionati nell’acqua. Sassi disegnati dal tempo e dalla corrente deviano il cammino comunque segnato, come inutili ostacoli della vita che scorre.
Piana di Campo Imperatore Protettore indiscusso della vallata aquilana, il Gran Sasso, con i suoi temporanei specchi d’acqua, custodisce e ritempra animali e spirito umano.
Lago di Campotosto Lambisce le acque, bacia le vette. L’ultimo raggio di sole benedice la serenità di questo paradiso.
Lago di Pietranzoni Bellezze riflesse. Uno specchio d’acqua che amplifica le emozioni e incanta chi osserva. ...e la montagna si scopre novella “Narcisa”!
Lago di Campotosto Pietre e cristalli, forza e trasparenza, protezione di uno specchio che riflette il blu che incanta.
Lago di Campotosto Come molo a protezione di fantastiche imbarcazioni, lo sperone di roccia si protende nelle acque del cristallino lago.
Monte Sirente Fermo immagine per lo spettacolare risultato di una estenuante lotta tra la montagna e la notte...
Castello Cinquecentesco Austero, dominante, nella penombra di una città che dorme, mostra la sua perfezione geometrica all’occhio attonito di colui che sogna. …e la neve attutisce il balzo dello sguardo.
Cristian Nuvolone www.cristian.nuvolone.com
È nato all’Aquila il 27 maggio 1976. Da sempre affascinato dal mondo della fotografia, per lungo tempo ne è stato un semplice ma attento osservatore. Nel 2007 acquista la prima Reflex, da lì nasce una travolgente passione che lo porta ad approfondire le conoscenze tecniche e sperimentare i molteplici aspetti di questo interessante campo, cercando di perfezionarsi senza rimanere legato ad un unico genere. Presto si rende conto che la fotografia di strada e paesaggistica gli permettono di esprimere al meglio l’amore per la propria città e la propria terra. Coinvolto in prima persona nel terremoto del 2009, cerca di raccontare attraverso le foto le emozioni della sua esperienza. Le immagini dell’Aquila ferita e del faticoso processo di rinascita vengono esposte in mostre personali e collettive in diverse città italiane ed estere. La riconosciuta capacità di produrre valide immagini di ogni tipo lo spingono ad intraprendere la strada del professionismo con l’apertura nel 2012 di un proprio studio fotografico.
Fontana delle 99 Cannelle 99 volti, quante sono le anime dell’aquilanità… e da ciascuno di essi sgorga limpida e fresca Lei, liquido vitale per la città di oggi e di sempre!
Centrale Idroelettrica di Provvidenza Piume di struzzo, candide e sciantose, a guarnire lo specchio verde e silenzioso.
Parco del Castello Cinquecentesco La natura non muore. Si ferma, respira, si ritempra, attende. E nell’oscurità della notte invernale, mostra rigogliosa la sua grandezza.
L’Aquila, eclissi di sole 4 Gennaio 2011 Minaccioso e oscuro. Inutile tentativo di celare il sole che, con luce eburnea, resiste!
Salendo verso il rifugio “Duca degli Abruzzi” Il passaggio dell’uomo è lieve, le sue tracce, inesistenti. La montagna, indiscussa sovrana, domina!
Campo Pericoli Luci di stelle argentate sul lago che dorme, culla serena del meritato riposo in attesa del domani.
Anfiteatro Amiternum La gloria di un passato lontano e ancora presente, si ravviva nel regale e immacolato manto che la ricopre.
Parco del Castello Cinquecentesco Bagliore che filtra. Lontano tepore che veglia sul sonno di arbusti innevati, in attesa dell’alba.
Piazza Duomo Finestre imprigionate dietro un sipario che sta per calare. I riflettori si spengono e la cittĂ , finalmente, torna alla vita.
Lago di Camposto Bianco su bianco. Cristalli che proteggono petali troppo delicati e prematuri.
Lago di Campotosto Gomitoli sciolti di fili innevati, labirinti sconosciuti alle umane intelligenze.
Piazza Duomo Sul palcoscenico danzatrici luminose rendono omaggio all’eroe che resiste. Il freddo e la neve lo trovano cosÏ, impassibile e testardo testimone di verace aquilanità .
Il centro storico della città dell’Aquila Infiniti gradini di improbabili scale. Rotti, malati, sani o curati, tutti protesi verso un unico cielo che paternamente li avvolge.
Santo Stefano di Sessanio Chiesa della Madonna del Lago Tra lo specchio dell’acqua e la montagna, la simbiosi di sacralità e silenzio non trova alcun confine.
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Piume di struzzo e polvere di talco: impercettibile traccia del gelo che fu!
Piazza Duomo Sensi offuscati dal Generale Inverno: il silenzio è gelido, il freddo si vede ...e nelle narici penetra l’odore del ghiaccio.
Pizzo Intermesoli visto da Pietracamela Immagine senza tempo. Ieri, oggi o domani, sempre uguale: escrescenza naturale che domina il sipario di conifere
Calascio Santa Maria della PietĂ Luci e ombre, nubi e sole, movimento che cambia connotati e sorti di una solitaria testimonianza di cristiana fede.
Castello Cinquecentesco Il candore della neve illumina la notte del castello. Neanche le tracce dell’uomo sembrano turbare tanta ovattata tranquillità .
Veduta dal rifugio “Duca degli Abruzzi” Come una divinità, dominare dall’alto una miscellanea di elementi naturali in un inquietante stralcio di monti aquilani.
Piana di Campo Imperatore Esplosione di colori per la rinascita di un’aspra natura.
Campo Imperatore Un nastro d’asfalto ingoiato dal verde e nubi in ascesa come mongolfiere di un mondo fatato.
Auditorium del Parco Nella notte aquilana, sul tavolo velato di bianco, il divino giocatore ha lanciato i suoi dadi. A chi tocca il prossimo tiro?
Credits
Art Direction Studio Comunico - Stefano Panella Coordinamento Studio Comunico - Laura Tinari Testi Luana Masciovecchio Stampa Nome della tipografia Finito di stampare Novembre 2013