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Alessandra Coronetti: «Galeotto fu il tornio. Ma sogno un’azienda che cammini da sola»

Quattordici ore al giorno, ma non mollo il mio lavoro sulle macchine

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Alessandra Coronetti: «Galeotto fu il tornio. Ma sogno un'azienda che cammini da sola»

Non fatevi incantare dalla voce melodiosa e dai modi gentili: Alessandra Coronetti ha l’una e gli altri, ma quando si tratta di lavorare l’acciaio ci si butta come fa con la pasta nell’acqua.

Galeotto fu il tornio: amore a prima vista

Un gesto che alla scuola alberghiera, dove si è diplomata, ha eseguito più e più volte: «Avrei voluto fare la cuoca, ma a casa cucina papà – ci dice questa quarantatreenne con scarpe antinfortunistiche e tuta da lavoro – e a dire il vero la passione per l’azienda di famiglia, soprattutto dopo un infortunio al ginocchio subito da mio padre Alberto, si è fatta sempre più forte». E così il richiamo dei cilindri – perché è questo che si fa alla Comer System di Besnate, siano oleodinamici, pneumatici o speciali su disegno – è diventato insistente: «Ho iniziato a lavorare sul tornio e mi è piaciuto così tanto che…» Alessandra si è innamorata.

Stacanovista che non molla: «Non lascerò mai il lavoro sulle macchine»

Leader nel settore idroelettrico e delle materie plastiche, l’azienda fondata nel 1987 vede al comando una donna con due dipendenti in officina e la mamma Bertilla, più un’altra collaboratrice, in ufficio. Papà l’ha aiutata e di questa scelta di Alessandra, che tanto ha imparato anche ad un corso al Cfp per leggere il disegno meccanico e usare il cad, ne va orgoglioso: «Ho capito che il suo mondo era ed è questo. Negli anni è cresciuta ma è rimasta stacanovista: il prossimo passo è imparare a delegare». Anche se ferie in azienda non ne ha mai passate, ora la sua giornata è fatta di quattordici ore tra produzione e burocrazia, tra impeto imprenditoriale e la fatica «di dover trovare ancora la quadra per organizzare tutta l’azienda». Il principio di questa giovane donna è uno di quei capisaldi che rendono le piccole imprese italiane una realtà inaffondabile: «Stiamo cercando operai che lavorino sui centri a controllo numerico, ma io non mollo: anche se devo giostrarmi tra i tanti aspetti della gestione, non lascio il mio lavoro sulle macchine. Se sei una donna, purtroppo, devi sempre dimostrare qualcosa in più rispetto ad un uomo. E sì, alcune volte ho dovuto fare la voce grossa per far capire che la titolare, ormai, ero io: il capo deve sempre sapere cosa fare e come farlo».

Un lavoro fatto di finezze e pezzi unici

Ad Alessandra non serve ripetere i concetti che stanno alla base del lavoro ben fatto: ha intuito, esperienza e quella determinazione che piace anche ai clienti. Una chiosa: «Donna sì, ma se ti devono riprendere, lo fanno», sottolinea la co titolare dell’azienda a cui piace rimarcare quanto «il nostro lavoro sia fatto anche di finezze, ed è per questo che considero i nostri fornitori come amici: ci capiamo e ci veniamo incontro». E di questo essere donna nella meccanica, la giovane ne va fiera. A maggior ragione se pensa alle sue trasferte in Romania «dove tanti capireparto sono ingegneri donna». Le commesse vanno e vengono, ma qui alla Comer System le si conquista di passo in passo: «Stiamo entrando nel mercato russo; lavoriamo per l’Est europeo e la Francia; serviamo grossi clienti in Lom-

bardia e Friuli-Venezia Giulia». Il vantaggio acquisito da questa azienda rispetto ad alcuni suoi concorrenti sta nell’aver scelto «il pezzo unico: il 90% di ciò che esce da questa officina è speciale perché non accettiamo di produrre in serie».

Una sognatrice alla ricerca di stabilità

Alessandra non si è mai pentita della sua scelta «e la cucina non mi manca», dice con un mezzo sorriso sulle labbra. Piuttosto, «non ho ancora raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata: il primo è quello di lavorare le otto ore canoniche, al massimo dieci, e poi tornarmene a casa. Dove mi aspetta il fidanzato per il quale sono, e resto, una sognatrice perché vorrei che l’azienda camminasse da sola. Diciamo che mi piacerebbe conquistare un poco di routine per sentirmi più sicura: vado alla ricerca di una certa stabilità. Ed è anche vero che essere dipendente di un’azienda sarebbe molto più comodo, ma se poi nessuno fa l’imprenditore…?». Già, se nessuno lo fa non ci sarebbe quel brivido che Alessandra prova ogni giorno quando realizza «quel prodotto tutto nostro fatto di cilindri oleodinamici e pneumatici che ci rendono concorrenziali sul mercato. I pezzi standard, invece, li vestiamo su richiesta del cliente».

Una donna d’acciaio

Il futuro è ancora tutto da scrivere e papà Alberto è sempre lì. Perché, dice, «portare avanti un’azienda è difficile: la tecnologia cambia velocemente, non ci si deve arrendere a ciò che è standard, bisogna aggiornarsi continuamente e, soprattutto, dare suggerimenti validi ai clienti e risolvere sempre i loro problemi». Tutto questo, alla Comer System di Besnate è una prassi che Alessandra Coronetti tutela e alimenta perché, dice mamma Bertilla, «ho una figlia veramente tosta». Fatta della stessa tempra dell’acciaio.

2021

Se qualcosa non mi riesce, disfo tutto e ricomincio da capo

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Alla Dealflex di Vergiate, dove anche il materasso ha un'anima

Da Thiene, cittadina in provincia di Vicenza, a Vergiate la strada è lunga. Ma il lavoro non conta i chilometri: si va dove c’è. Così ha fatto Leone, papà di Alessandro Facci, che dai turni di notte in quella che oggi è la Whirpool passa, durante il giorno nella cantina di casa, alla lavorazione dei materassi con sua moglie Luigia Sella: la tradizione, in questo caso quella dell’artigianato veneto, è fatta anche di mani. E di quelle mani che componevano, cucivano, tagliavano e afferravano la lana cardata, il titolare della Dealflex ne conserva un ricordo indelebile.

Solo tre in tutta Italia

Perché anche lui è materassaio ed è uno dei tre che, in tutta Italia, ancora oggi esegue manualmente alcune fra le lavorazioni più complesse e faticose del bucare, annodare e rifinire. Un evento familiare drammatico lo costringe a lasciare gli studi in ragioneria, e a diciassette anni entra in azienda: dalle trapunte e copriletto, il core business si sposta sui materassi. Di qualunque forma. Ma quella scuola fatta di «cura e attenzione maniacale» di mamma Luigia, Alessandro se la porta dentro: «Le cuciture non si devono mai allentare». Così alla Dealflex – nome nel quale De sta per Delia (la moglie), Al per Alessandro e Flex per tutto quello che è il mondo del materasso – il dormire diventa un’arte: produzione artigianale e Made in Italy assicurano benessere e salute nel riposo.

Precisione e leggerezza

Nel laboratorio, materassi ovunque e una trapuntatrice multiago «che produce dieci volte quello che produrrei io da solo», dice orgoglioso Alessandro Facci. Che con la leggerezza di un colibrì volta e rivolta il materiale sul tavolo da lavoro, spruzza colle ecologiche a base d’acqua, controlla che tutte le componenti corrispondano millimetricamente, per poi comporre con una destrezza invidiabile un materasso fatto e finito. L’esperienza di quarant’anni di lavoro mette in connessione fra loro, come accade ai circuiti di un computer, testa, occhi e mani. E il lavoro si fa danza tra forbici, pinze e punteruoli.

Scusi, ho il mal di schiena… C’è un materasso per tutti Il cliente ha un’ampia scelta in fatto di tessuti (anallergici e antiacaro), colore, imbottitura, dimensione. Materassi Memory oppure con molle insacchettate (indipendenti e anatomiche, il loro numero varia da 800 a 1.600 in un solo pezzo) o tradizionali (il cosiddetto Permaflex). Però, una chiosa è doverosa: «Alcuni vengono da me e mi chiedono perché hanno il mal di schiena: il materasso conta, vero, ma meglio rivolgersi ad un medico – dice Alessandro Facci. Io posso solo consigliare il prodotto migliore in relazione al proprio lavoro: sempre seduto davanti al pc? Spesso in auto per raggiungere i clienti? Postura sbagliata? Il mio obiettivo è sempre stato quello di produrre materassi di qualità superiore rispetto a quelli che si possono trovare nei negozi, ma ad un costo inferiore». Da qui, dove Facci è all’opera fin dalle sei della mattina, escono circa cinquanta materassi in un mese: «Un buon prodotto matrimoniale con molle insacchettate (per realizzarlo ci vuole circa una giornata) ha un costo di circa mille euro; il Memory, che richiede invece due ore, va dai 750 agli 800 euro. Questi sono i prezzi di par-

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