Imprese e Territorio n. 02/2021

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consigli per le imprese

PROGRAMMARE NELL’URGE Organizzare in tempi incerti è difficile: c’è buio sui numeri del fatturato, è difficile leggere i dati su approvvigionamenti, produzioni e costi e si sbagliano le previsioni. L’emotività è un problema

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Programmare nei momenti di urgenza è impossibile. Ma bisogna provare a farlo. Consideriamo tre elementi insieme. Il primo. La pandemia prosegue e le difficoltà nell’affrontarla non diminuiscono. Ma non possiamo pensare che finisca in un momento x e da lì si possa rialzare la saracinesca lavorando come prima. Il secondo. La pianificazione fatta adesso dura tre settimane. Ma non è una buona scusa per smettere di programmare le attività di domani. Il terzo. Anche se la nostra capacità di adattamento nel presente è aumentata, non è una scusa per non programmare e adattarsi al futuro. Purtroppo, nessuna di queste considerazioni ci facilita le cose. Anzi, pianificare e programmare il lavoro oggi, ci mette di fronte a tre tipi di problemi. Nell’incertezza programmiamo nel buio totale sui numeri del fatturato. Non vediamo bene i dati sugli approvvigionamenti e la produzione, i costi, gli investimenti, il marketing e la distribuzione. Nell’urgenza sbagliamo previsioni. È certo che dovremo correggere la pianificazione fatta, forse

più di una volta. Nell’emergenza siamo emotivi. È inevitabile, vanno a farsi benedire le nostre capacità di calcolo. È difficilissimo programmare su un terreno così accidentato, con fattori di disturbo che valgono come cattivi consiglieri. Eppure, non possiamo rinunciare, perché pianificare ci serve a ridurre il futuro in pezzi più piccoli e quindi più semplici che da affrontare tutti insieme. Ci serve a scrivere su un pezzo di carta cosa faremo domani, dopodomani e dopo; a verificare nel tempo se staremo facendo tutto; e a controllare in ogni momento a che punto saremo del percorso. Facciamo però un’ipotesi con queste condizioni: > le vendite sono scese del 40%, > molte nostre attività sono ferme, > molti dipendenti sono malati o distanti dal laboratorio, > dobbiamo cambiare molte delle nostre attività produttive, > dobbiamo seguire nuove regole sanitarie e di comportamento,


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