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STRATEGIE DI RILANCIO

Estero e Rete per ripartire. Lo “strabismo” funziona

A mantenere la rotta, in una situazione di crisi, è lo strabismo dell’imprenditore. Ne è convinto Flavio Brambilla, alla testa dell’omonima Valigeria con sede a Buguggiate: «Un occhio sul presente e uno sul futuro». Poterne avere tre, si guarderebbe meglio ai mercati internazionali. Strabismo sì, ma che mette a fuoco business e crescita aziendali. Lo sa bene Flavio Brambilla, perché «i clienti italiani hanno chiuso quasi tutti e senza export io avrei chiuso vent’anni fa». Nel pieno della pandemia, l’imprenditore ha reagito al lockdown - dall’11marzo al 4 maggio 2020 (per scelta l’azienda ha interrotto l’attività una settimana prima rispetto all’obbligo imposto dal governo) - con la positività che lo caratterizza: «La cliente olandese ci disse chiaramente che di ordini, fi no al nuovo anno, non ce ne sarebbero stati. Il cliente inglese, invece, gli ordini li aveva bloccati perché stava trasferendo la produzione: la Brexit, qualche problema l’ha dato. E allora ci siamo ambientati per superare lo shock. La salvezza l’abbiamo trovata in un cliente svizzero, per il quale stiamo realizzando una bella serie di porta-pc». Le pelli per valige, borse, portafogli non sono mai mancate, «ma con le commesse a capofi tto la fi liera si blocca». Per l’imprenditore varesino, però, il lavoro si può ritrovare scommettendo anche su formazione e marketing. Così, Flavio dice di «aver seguito un’infi nità di seminari online, cercato e contattato nuovi clienti (la Germania ha risposto positivamente) facendo leva su Internet».

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Da qui, questo imprenditore ha fatto conoscere la sua cura nei confronti della tradizione italiana della lavorazione del pellame. A tal punto che la risalita dalla crisi porta all’estero ma anche in rete: «Ho partecipato ad alcune iniziative con Ice; sono molto interessato alla piattaforma di e-commerce bottegheartigianali.it di Confartigianato Varese e guardo con interesse alla vetrina Made in Italy di Amazon». La distanza, per Flavio Brambilla, non è mai stata un problema.

Valigeria Brambilla

Via Cavour 42 Buguggiate (VA)

Vitalber Srl

Via del Riveccio 33 Varese

Produrre meglio, non di più. Con Faberlab punto sui prototipi

La Vitalber, lo scorso anno, ha registrato una crescita di so?», si chiede Vitale. Forse sì, ma chi lo sa? Comunque fatturato del 30%, «ma non è suff iciente: devo arrivare f sia, con i campionati e le fi ere di settore chiuse, dalla Vitalal 100%», dice il titolare Marco Vitale. Questo è il suo ber non ci si è più mossi: «Lo scorso anno è saltato il camcruccio da sempre: capire come vendere di più. Perché pionato del mondo a Grenoble, e quello sarebbe stato un la produzione c’è, ma il mercato quanto è in grado di l momento importante di rilancio. Ho evitato venti viaggi tra comprare? Come posso intercettare quei pochi clienti c Germania, Francia e Olanda: sono arrivato a fi ne anno più a al mondo che sono interessati al monociclo? Come riposato, ma il cruccio rimane perché a crescere, nel mese convincerli all’acquisto? Non sono domande di poco conto. La crisi da Covid-19, poi, le ha fatte esploc p di febbraio, è stata l’ansia. Con gli Stati Uniti sotto la neve e il calo degli ordini». dere nonostante la linea outdoor abbia d Marco Vitale vive una sorta di sdoppiamento nel quale non aiutato Vitale a reggere il colpo delle a c’è accordo: il Covid-19 lo ha frenato però le vendite sono chiusure: «Rispetto al passato, abbiamo cresciute, ma lui dichiara di «vivere una situazione di sovenduto molto meglio la nostra linea eco- pravvivenza: per stare a galla, devo crescere». Marco Vitale nomica. E se quella da super competizione lo fa puntando sul sito, per renderlo più aggressivo e anè sostanzialmente ferma, il mondo della cora più adatto al mercato americano. Mercato nel quale mountain bike ha avuto un bel balzo». vuole entrare in modo più deciso con la fi gura di un agente. La vera diff icoltà, per l’imprenditore varesino, Poi, «non devo produrre di più ma produrre meglio, rinnovanè quella di non sapere cosa accadrà domani. «Se do la prototipazione e la progettazione, con Faberlab, per fosse stato un mondo diverso sarebbe stato diver- realizzare particolari unici e sempre più interessanti».

Lo svago ha il doppio zero E l’e-commerce dà la spinta

«Non sappiamo più come fare: il nostro prodotto non serve a nessuno, ma ti dà godimento quando lo acquisti. L’oziare a casa, e la comodità dello smart working (ci si sposta sempre meno anche per andare al lavoro), ha fatto lievitare gli ordini. D’altronde, anche il modellino di un’auto può distrarre», dice Nando Reali, co-titolare dell’azienda di Saronno. Complice di questo successo – di poco alla Bbr non si è fatto il doppio del fatturato rispetto a febbraio dello scorso anno – è il sito web dell’azienda: «Chi negli anni ha gestito la propria attività attraverso l’e-commerce, oggi sta raccogliendo risultati a doppio zero. Accade il contrario, invece, in quelle attività che sono ancora legate alla vendita secondo modalità tradizionali. Per quanto riguarda la Bbr Models, abbiamo aperto il sito nel Duemila e negli ultimi sei anni lo abbiamo sempre potenziato: posso dire che è questo il nostro più grosso investimento», prosegue Reali. Che in fatto di clienti, sa come essere veloce e stuzzicante: «Abbiamo creato anche una App per rendere tutto più agevole: arriva un messaggio, compare la videata del modellino, con due click lo puoi acquistare. Senza carte di credito. E se non sei già nostro cliente, ti puoi registrare in un batter d’occhio». Insomma, l’online fa volare progetti e business. A tal punto che una volta caricati sul sito, i modellini della Bbr hanno vita breve: non più di due o tre ore. Poi è sold out. Ma non ci si ferma qui. L’ultima idea in ordine di tempo è venuta dopo una visita alla Ferrari di Maranello per la presentazione di un nuovo modello: lì la crisi non c’è e si fanno gli straordinari anche il sabato. Così, la Bbr coglie l’attimo e si mette a lavorare su un sito nel sito. Questa volta dedicato alle aste d’auto. Lo racconta Reali: «Chi, ovunque nel mondo, possieda un nostro modello, one-off (unico) o anche quello più antico, può entrare nel circuito per venderlo al miglior prezzo dietro garanzia diretta del produttore». L’obiettivo? Quello di creare vere e proprie comunità di ie comunità di collezionisti.

Pochi acquisti, tanto lockdown

Ma tornano i giovani e nasce la scuola

Per una sartoria, il lockdown è un vero e proprio distacco fi sico dal cliente. Perché le prove le si fa in sede oppure, come è nello stile di Gianni Cleopazzo della Sartoria Vergallo, raggiungendo direttamente il cliente ovunque si trovi: a Londra («bloccata completamente dallo scorso anno», ci dice l’imprenditore), a Bruxelles, negli Emirati Arabi. Si imbarcava, Gianni, ed entrava nelle case per poi ritornarci. E’ un rapporto di stretto contatto. La pandemia ha cambiato tutto: «Lo scorso anno, prima del 9 marzo, avevamo in programma già 8 matrimoni e sono saltati. A fi ne maggio abbiamo riaperto e ricontattato i clienti, ma tutti hanno posticipato a quest’anno. Il continuo apri-chiudi è deleterio», dice Gianni. Il punto è semplice: la gente ha altro per la testa. La gente ha paura. Se c’è però una cosa che non manca mai in chi fa impresa è la speranza. E così ha fatto il sarto varesino: «Ci siamo sempre messi a in gioco, ma con la chiusura di ottobre è arrivata la botta fi nale». Bilancio dell’anno: contano i numeri e le parole. I primi: un calo di fatturato del 60%. Le seconde: «Siamo in regime di sopravvivenza, perché lo scorso anno abbiamo spento le macchine da cucire per due mesi e mezzo: a saltare è stata l’intera produzione primavera-estate. Risultato: solo due o tre abiti; incassi azzerati. Abbiamo inviato una mail esplorativa a duecento clienti inglesi: ha risposto solo uno. L’abito al quale stiamo lavorando è per lui». Sugli scaff ali della Sartoria Vergallo, metri e metri di tessuto «a prender polvere»; si lavora a spot (pochi abiti di nozze) e per alcuni clienti a svizzeri. Ma non ci si arrende mai: sv «Il mestiere del sarto vive ancora e «I i giovani stanno tornando alla tradizione i per riscoprire la manualità. E’ per questo p che credo in una ripresa suff icientemente ve-c loce. Ci credo così tanto da allestire, al piano sulo periore del mio atelier in via Rossini a Varese, uno stup dio-scuola per le nuove generazioni. Un laboratorio dove si d impara e ci si fa il callo». Al lavoro ma non alla pandemia. im

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