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La relazione del presidente Valter Caiumi
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La relazione del presidente Valter Caiumi
Pubblichiamo di seguito un estratto della relazione presentata durante l'assemblea privata del 20 maggio. Buon pomeriggio a tutti e ben ritrovati. È la prima assemblea privata in presenza dal 2019. Grazie per la vostra numerosa partecipazione. Un saluto alle colleghe e ai colleghi che partecipano online. Con l’assemblea di oggi si supera il primo quinquennio di Confindustria Emilia nata il 3 maggio 2017. Le difficoltà che ci circondano hanno cambiato i nostri comportamenti, le nostre abitudini e la nostra cultura. Questo certamente avviene da sempre, oggi l’elemento aggiuntivo è il ritmo e la velocità con cui le cose accadono. Vi invito a riflettere sul fatto che il vero cambiamento che abbiamo realizzato sta nel come, nella straordinaria straordinarietà, siamo riusciti ad amministrare le nostre aziende, a questi ritmi, e a chiudere un 2021 con soddisfazione per la maggior parte di noi. I tempi di reazione si sono contratti e sono destinati a lasciarci spazi più brevi per reagire. Le decisioni vanno prese, qui ed ora, e i problemi che si pongono richiedono una capacità di visione e di anticipazione adeguata ad affrontare con lucidità le continue sollecitazioni.
In questo passaggio, e ce lo dicono le storie dei nostri podcast, emerge ancora una volta il nostro territorio: un insieme di produzioni straordinarie, che operano in connessione stretta con la comunità, imprenditori attenti e responsabili. Ma dobbiamo dire una cosa molto importante: sui territori di Confindustria Emilia, accanto alle expertise tradizionali, stiamo aggiungendo nuove sfide, il polo digitale di Bologna, le relazioni inter ateneo, le collaborazioni tra tre province. I cambiamenti che impostiamo oggi sono utili al mondo economico e necessari sempre più nei prossimi 10 anni, per questo far parte della comunità è ancora più strategico; per cogliere il ritmo del più veloce, lo spunto del più immaginario e farlo proprio. Oggi non partecipare alla comunità associativa vuol dire perdere il vantaggio competitivo del confronto. Non è più possibile per nessuno. Posso parlare per Confindustria Emilia, non so se vale per altre associazioni, ma per noi certamente si. Ma torniamo a noi imprenditori, in questo ambito così complesso, al quale ci dobbiamo sempre più abituare,
abbiamo ancora tanti gap da colmare: la crescita dimensionale in testa, ma servono anche competenze in
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linea con le necessità o meglio ancora in anticipo sulle stesse.
Quando vi parlo di competenze, vi invito a riflettere sul fatto che ci sono delle tecnicalità che non possono essere più posticipate anche nelle piccole e medie imprese. Basti pensare a quante poche realtà si sono coperte con strumenti preventivi sul caro energia. O quanti sulla flessibilità del costo del denaro. O quanti hanno diversificato le fonti di approvvigionamento o anche solo programmato gli acquisti per tempo, o quanti ancor peggio continuano a perseguire la centralità dell’imprenditore
come fulcro della realtà operativa e non di quella strategica. L’imprenditore sempre più dovrà prendersi il tempo per analizzare ed operare scelte, non può più essere l’unico uomo al comando, in questo contesto è molto pericoloso. La cultura organizzativa all’interno delle imprese deve crescere di più e rapidamente. E torniamo alla dimensione. Chi non ha massa critica non può permettersi la struttura di competenze necessarie. Non solo per un fattore economico, ma perché non è attrattivo per le nuove risorse. E dunque che fare? Non ci sono molte scelte, o ci agganciamo ad una filiera in modo strutturato, o scegliamo il miglior partner industriale a cui conferire la nostra realtà. Perché la continuità del fare impresa deve essere il vero obiettivo. E attenzione questo vale tanto per il mondo della manifattura quanto per il mondo dei servizi.
Il tema energia
Gli obiettivi di ONU 2030 li abbiamo discussi e risollecitati da ormai diversi anni. La sostenibilità era già un obiettivo, dobbiamo solo accelerare il passo, lo shock energetico ci sta dando un’ ulteriore sollecitazione temporale. Sostenibilità. Stabilità. Economicità. Indipendenza. Queste sono le rotte da perseguire nel tema energia e approvvigionamenti. Non possiamo attendere i contributi del governo che pur stiamo sollecitando, dobbiamo agire subito.
Le nuove geografie di filiera
Un'ulteriore riflessione va ai mercati e al rientro del maggior numero di produzioni. Nel contesto attuale in cui le filiere internazionali si stanno accorciando occorre trovare una nuova dimensione. I perimetri economici dei continenti stanno cambiando, sia per noi che per il resto del mondo. E dunque? Da un lato si ridurrà gradualmente l’attuale quota export, e per continuare a dare continuità a una parte di questo fatturato dovremo riflettere su nuove aperture di stabilimenti nel mondo.
Dall’altro, una leva per un territorio come il nostro, che ha saputo mantenere un buon livello di manifattura e un altissimo livello di competenze, è quella di accelerare il più possibile il ritorno della maggior parte di quelle produzioni che possono tornare ad avvicinarsi nuovamente al continente europeo. Fare questo però non è semplice perché noi siamo frammentati, e lo sapete, ne abbiamo discusso più volte: la dimensione è il nostro limite. Se vogliamo cogliere l’opportunità di fare del reshoring strutturato dobbiamo lavorare in primis sulla dimensione e poi sulla qualità delle competenze e l’innovazione della produzione. Possedere un buon patrimonio non può bastare ad affrontare le sfide che ci attendono: frammentati rischiamo di fare molta fatica senza risultati oggettivi. Se non lo facciamo noi, assisteremo ad un graduale processo che porterà sempre più la proprietà delle nostre imprese nelle mani di soggetti finanziari, che accorperanno unità di business anche diverse. Dando vita a gruppi di impresa. Sarebbe preferibile che la nostra intraprendenza prevalesse, sulla sola finanza. Gli asset a cui appoggiarvi sul territorio li avete: in primis la vostra Associazione che è il punto di orientamento, e a seguire tutto il sistema della formazione che dovrà essere sempre più accessibile e in linea con le esigenze delle imprese.
Il territorio deve puntare a vincere la competizione del miglior eco-sistema della conoscenza produttiva.
E ritorniamo sui concetti di Intelligenza di Comunità, Ricerca Collaborativa, Comunicazione Convergente: eccoli i nostri tre pillars che dal 2019 scandiscono il senso delle nostre azioni facendoci al tempo stesso da bussola. Passando ora all’operatività dell’Associazione: il 3 maggio scorso Confindustria Emilia ha festeggiato i primi 5 anni. Il valore del nostro essere comunità unita su più territori cresce nel tempo, perché con il passare degli anni sono sempre più chiari i punti forti e si allentano sempre più le resistenze. La qualità del lavoro e dei progetti vince con la concretezza del fare e ci deve far riflettere sul rinnovato valore della
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rappresentanza. La numerosità e la qualità dei progetti, degli spunti tempestivi che sono a vostra disposizione è nei numeri che vi abbiamo inviato nella relazione sulla gestione. Non mi soffermo, ma vorrei citare alcune iniziative che sono nate recentemente, la prima con l’obiettivo di dare voce agli sforzi che le imprese associate stanno facendo, in termini di investimenti (e di risultati raggiunti), sul tema sostenibilità e su come queste azioni siano in grado di restituire ricchezza all’intera comunità. Perché occuparsi di Sostenibilità in questo momento? Proprio in virtù dell’attuale contesto geopolitico, è corretto per almeno tre motivi: 1. Lavorare per rendere sostenibile la propria impresa significa renderla più forte ad affrontare eventi esterni non previsti né prevedibili. 2. Il sistema del Credito, sempre di più, darà la precedenza alle imprese che comunicheranno progetti con chiari obiettivi in tal senso. 3. La rete internazionale in cui operiamo, che si sta orientando velocemente nella scelta di partner che perseguono comportamenti virtuosi per le persone e il pianeta.
Intelligenza di comunità è anche condividere le pratiche migliori. Abbiamo allargato i nostri strumenti di comunicazione che si affiancano alle iniziative consolidate, come il Premio Mascagni, abbiamo potenziato lo storytelling per puntare ancora di più i riflettori sulle tante realtà che animano i nostri territori. FARE INSIEME, i nostri podcast: ad oggi oltre 50 podcast in sei mesi di lavoro. Un’iniziativa che sta riscuotendo successo perché risponde alle necessità del nostro tempo. Il podcast è un mezzo diretto, immediato per fruire contenuti di qualità ottimizzando i propri tempi.
Due storie alla settimana, ognuna diversa e unica, ma tutte con un comune denominatore: le persone, le origini, i dettagli di un mondo che anima la distintività di un tessuto imprenditoriale
che non cede agli ostacoli, e anzi ha nel suo Dna la capacità di rinnovarsi, ponendo sempre le persone al centro. Fare impresa da noi è soprattutto fare comunità. È con questo spirito, con una visione di lungo periodo, che abbiamo lanciato anche l’orientamento agli studi universitari con Future in Action. Oltre 2.600 studenti hanno partecipato alla prima edizione. Un’iniziativa attivata per rispondere alla sfida dei giovani nel momento in cui si trovano a decidere l’indirizzo di studio più adatto al proprio futuro. Partendo dai bisogni rappresentati dal nostro sistema produttivo abbiamo individuato cluster tematici da approfondire in incontri singoli, ai quali oltre agli atenei “di casa” hanno partecipato tra gli altri il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, l’Università Bocconi, l'Università Cà Foscari Venezia, l'Università di Trento, l'Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme ad un appuntamento ad hoc focalizzato sulle opportunità dei nostri ITS e ad uno per approfondire la possibilità di studiare all’estero. Un ulteriore elemento sulla gestione: dal 2017, anno in cui si è perfezionata la fusione tra le sedi territoriali di Bologna, Modena e Ferrara, l’Associazione pur incrementando servizi e performances ha saputo concentrare le energie e le risorse, liberando a favore delle imprese, tutte senza distinzione, 6,1 milioni di euro di abbattimento quote associative, a cui si aggiungono ulteriori 1,6 milioni di euro appena deliberati da questa assemblea per il 2022.
Siamo quindi a 7,7 milioni di euro,
stiamo parlando di un -20% all’anno. Credo che questo dato non abbia bisogno di commenti, ma è la naturale conseguenza di ciò che accade quando l’organizzazione segue e anticipa il mercato.
L’ho detto molte volte e mi ripeto ancora: lo sviluppo delle progettualità che abbiamo messo in campo, unitamente alla gestione ottimale delle risorse, è stato un esempio concreto del potenziale che a livello regionale si può raggiungere. Peccato essere ancora, ad oggi, in pochi ad avere dato questo esempio e peccato che il percorso di unione a livello regionale sia ancora in divenire. In questo caso stiamo andando troppo lenti rispetto a quanto accade sul mercato.
La nostra regione per storia economica e sociale dovrebbe essere il vero esempio per il Paese. Perché l’autorevolezza non arriva dai comunicati stampa, ma dai fatti. Abbiamo lavorato duramente per questo, e siamo consapevoli di ciò che siamo e di ciò che sono gli altri. Questa consapevolezza oggi, ci consegna un nuovo compito, dal quale non possiamo esimerci: unire le diverse chimiche della nostra regione. Questa è un'ulteriore distintività che ci permetterebbe di essere a disposizione del nostro Paese, in un momento in cui l’Italia è al centro delle attività politiche ed economiche dell’Europa e del mondo, grazie ad una coincidenza di eventi: la presenza di un leader riconosciuto a livello internazionale, una dotazione finanziaria prima in Europa, e una posizione geografica nel pieno del Mediterraneo che solo noi abbiamo e che è tornata centrale nella partita degli approvvigionamenti in primis di energia.
Vedete, in questi anni di impegno per Confindustria Emilia ho maturato una conoscenza più chiara del nostro Paese e del nostro territorio unito. La nostra distintività è un heritage di lunga data passata nelle generazioni, con molte profondità dalla ricerca, all’applicazione, al tenore di vita, al livello di cultura, alla spontanea attenzione per il sociale, che combina storia e innovazione. Questa consapevolezza, che non è una gara con le altre regioni, nasce da ciò che siamo e da quello che dobbiamo mettere a disposizione. Abbiamo la possibilità di cambiare il Paese. Noi lo abbiamo dimostrato e questo progetto con il contributo di tutti potrebbe raggiungere quei risultati, a beneficio non solo del sistema Confindustria, ma della più ampia rappresentanza del tessuto economico.
L’energia e il tempo che questo impegno sottrae alle nostre singole realtà, è un segno di responsabilità di ognuno di noi per adoperarsi a migliorare e accrescere la centralità e il valore della cultura di fare impresa. Da ultimo, non per importanza, sono fermamente convinto che questa esperienza, sottolineo in Confindustria Emilia, rappresenti la vera scuola di informazione e formazione degli imprenditori a qualsiasi età per qualsiasi dimensione: è la nostra palestra.
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