Tredicesima Edizione
“Le imprese che crescono sono un patrimonio di tutti”
Un altro anno di storie, di volti, di personaggi. Un altro anno di voi, che siete il motore di questo Paese e di queste comunità riunite qui da Confindustria Emilia. Una comunità che è mondo e che vive e respira nell’esempio di Paolo Mascagni, indimenticata colonna della nostra società e sempre attivo nel panorama cittadino e non solo, con gli occhi però sempre indirizzati verso il futuro. E proprio sul senso di futuro ci interroghiamo oggi, in giorni sempre più difficili. Dal 2020 e 2021 del Covid, al 2022 della ripartenza fino al 2023 e 2024 delle catastrofi climatiche le nostre città si interrogano proprio sul loro sviluppo. Urbanistico, idrogeologico, ma anche economico. Nei giorni dell’ineludibile accettazione anche da parte degli ultimi scettici del cambiamento climatico, non si può non negare che per anni queste mutazioni sono state ignorate, colpevolmente anche dalle istituzioni. Questo ha fatto sì che si siano rincorse le urgenze e non le misure strutturali. Con un danno evidente per i normali cittadini e le aziende. Ora non siamo in una fase di transizione, ma direttamente gettati in un futuro, il futuro di cui sopra, senza reti. Come reagire?
Qui entra in gioco l’esempio di Paolo Mascagni, che è anche il vostro esempio. È soprattutto nell’impresa, piccola media e grande, che si trovano le soluzioni innovative e le energie propulsive che troppo spesso la politica non ha individuato. Dalla capacità di risolvere i problemi fino a quella di analisi, dallo sguardo prospettico alla valorizzazione delle persone, è nell’industria intesa nel suo senso più nobile che si trovano atomi di forza che immaginavamo dimenticati.
All’economia il nostro giornale ha dedicato un settimanale, un canale digitale e tante altre iniziative come queste. Non è un caso. La qualità e i processi che hanno consentito al giornale cartaceo di sopravvivere fino ad oggi, devono essere trasferiti su un altro mezzo. La sfida dell’editoria digitale oggi è non perdere la qualità che si ha nel mezzo tradizionale “vecchio”, ovvero la carta, che resiste come baluardo di autorevolezza, e che ha fatto grande il giornalismo nel mondo occidentale: deve essere trasferita nel digitale. Il digitale non è un clickerificio, basato solo sui click e che non necessariamente ha a che fare con la qualità. Diventa un luogo fisico in cui le persone sono disposte a pagare per leggere gli articoli. Si paga solo per la qualità, esattamente come si fa per i giornali “in edicola”. Con voi abbiamo fatto tutto questo: dato qualità e autorevolezza alla carta e al digitale. Siete un vero esempio. Siete l’esempio. Nel nome di Paolo Mascagni.
Agnese Pini
Direttrice de Il Resto del Carlino, QN, La Nazione e il Giorno
Il percorso del Premio “Paolo Mascagni”, l’iniziativa istituita da Confindustria Emilia in collaborazione con il Resto del Carlino, giunge alla 13^ tappa. Trentatré sono le aziende che quest’anno hanno raccontato, con le loro storie di inventiva e visione del futuro, il valore di fare impresa.
Anche nel 2024, tutti i martedì, da febbraio a ottobre, i lettori del più importante quotidiano emiliano-romagnolo hanno visto, sotto il logo del premio, una nostra azienda associata protagonista.
Il totale delle imprese dei nostri territori di Bologna, Ferrara e Modena coinvolte in questo progetto è arrivato a 479.
Questi numeri raccontano una storia densa di significato, perché a tredici anni di distanza c’è ancora molto da narrare del nostro tessuto imprenditoriale.
Nonostante le difficoltà delle crisi internazionali, che non possono non avere ripercussioni sul nostro lavoro quotidiano di imprenditori, gli sbalzi dei costi delle materie prime, i problemi quotidiani, anche quest’anno, grazie al Premio Mascagni, abbiamo potuto ascoltare e vedere ancora una volta i volti e le voci di donne e uomini alla guida di imprese, una diversa dall’altra, ma accomunate nell’impegno di far nascere o di rilanciare o di proseguire storie di valore.
Comunità del fare che si allargano al territorio in cui operano, attraverso i collaboratori che lì lavorano, le loro famiglie, l’associazione con cui collaborano, le ramificazioni economiche e umane che producono.
Il valore del singolo è il valore del gruppo e di tutta la società.
Ed è ciò che caratterizza la nostra associazione: il sostegno alle aziende, supportando la creatività, la capacità di innovazione, di sviluppare progetti e idee, diventa uno strumento per contribuire alla ricchezza e alla stabilità di tutto un sistema, alla cui base c’è la cultura d’impresa.
Valter Caiumi
Presidente
Confindustria Emilia Area Centro
Le aziende dalla A alla Z
STELLA OPERAZIONI DOGANALI
il Resto del Carlino 13/02/2024

Pratiche
doganali
facili e sicure:
«Noi al fianco delle aziende»
La Stella Srl assiste 600 imprese: «Le aiutiamo a non fare errori»
Imbattersi per caso in una professione e decidere di farne un vero e proprio motivo di vita, dedicando anima e corpo al lavoro. È questo il percorso che ha dato vita a Stella Operazioni Doganali Srl, con sede a Bentivoglio, nel Bolognese, che supporta le aziende nelle scelte procedurali tipiche delle fasi preliminari ed esecutive delle pratiche doganali, rendendo gli adempimenti corretti e agili.
Tauro Stella, socio fondatore, da cosa nasce la vostra realtà?
“Ho iniziato a lavorare da giovanissimo, facendo il fattorino in diverse aziende.
Poi, sono stato spostato nel reparto che si occupava della dogana ed è stato amore a prima vista. Nella stessa azienda lavorava anche Giorgio Magnani: insieme abbiamo aperto la nostra prima società, che con impegno e professionalità, è cresciuta nel tempo. Abbiamo anche fondato, con Michele Magnani, il C.A.D. Srl - Centro di Assistenza Doganale, azienda con particolari vincoli di statuto, che ci dà la possibilità di effettuare le operazioni doganali con le merci nelle aziende clienti, senza spostarle fisicamente in dogana”.
Lavorate a stretto contatto con le azien-
de. Come coltivate questo rapporto?
“Aiutiamo le aziende a non commettere errori, contando un portafoglio di più di 600 realtà aziendali. La nostra organizzazione studia, rispetta le norme e riesce a trovare soluzioni consone per gestire i rapporti con la dogana. Il contatto diretto con il cliente ci permette di lavorare con informazioni corrette, instaurando un rapporto di collaborazione e fiducia, fornendo un servizio professionale che va ben oltre la predisposizione delle bollette doganali. Per questo le aziende ci scelgono”.
Di quante operazioni vi occupate?
“Ci occupiamo di quattromila pratiche doganali al mese. In un anno, arriviamo a contarne circa 45 mila. Ci occupiamo anche delle dichiarazioni Intrastat, relative agli acquisti e alle cessioni fra paesi dell’Unione Europea”.
Come avete lavorato durante il Covid?
“In tempi brevi e senza interrompere i nostri servizi professionali, abbiamo strutturato l’azienda, ricorrendo immediatamente allo smart working, naturalmente con un importante impegno finanziario e di investimenti telematici. A livello economico, abbiamo avuto un calo, ma la pandemia non ci ha destabilizzato”.
E con le crisi internazionali?
“Alcuni clienti, che lavorano principalmente con i Paesi in conflitto, hanno fortemente ridotto le operazioni. Siamo riusciti a colmare queste perdite, incrementando altre attività di assistenza doganale alle aziende clienti”.
Nel 2023, il fatturato conta 5,4 milioni di euro. Che prospettive avete per quest’anno?
“Abbiamo segnato un aumento, grazie al maggior numero di operazioni doganali e alle attività accessorie che hanno colmato il divario causato dalle crisi internazionali. Per quest’anno, ci aspettiamo di mantenere il target sempre alto, stando al fianco dei nostri clienti, senza alzare i prezzi”.

LA SCHEDA
Fatturato di 5,4 milioni 4 mila operazioni al mese
Un fatturato di 5,4 milioni di euro e più di 600 realtà aziendali come clienti. I numeri di Stella Operazioni Doganali Srl mostrano la sua capacità di fare affari, tutelando i clienti, instaurando con loro un forte rapporto di fiducia. Fiducia è anche quella che ha permesso a Tauro Stella e a Giorgio Magnani di dare vita all’azienda, che cura le operazioni doganali dei clienti, studiando e rispettando le norme. Nonostante la pandemia e le crisi internazionali, l’azienda ha continuato a lavorare senza sosta, utilizzando il metodo di smart working. All’anno, Stella Operazioni Doganali Srl porta a casa circa 45 mila operazioni doganali, per una media di quattromila al mese.

Cubo, consulenti d’impresa «Da 50 anni soluzioni su misura»
Il presidente Cuppini: «Operiamo su gruppi interfunzionali e siamo aperti alle nuove generazioni» di Mariateresa Mastromarino
Cinquanta candeline che rappresentano cinquant’anni di storia e di lavoro, trascorsi nel mondo della consulenza. Come un sarto, Cubo, società bolognese di consulenza aziendale, propone soluzioni e modelli cuciti perfettamente sulle necessità delle aziende clienti. Un affare che richiede studio, impegno e grande passione.
Presidente Gianni Cuppini, siete consulenti da 50 anni. Come avete fatto a mantenere costante la vostra posizione?
“Siamo riusciti a mantenerci attivi nel mercato in cui abbiamo operato, grazie a
un gruppo di consulenti omogenei: questo ci assicura di lavorare bene. Abbiamo cercato di volgere sempre lo sguardo alle innovazioni, captando le idee in diversi ambiti, cucendole addosso alle esigenze dei clienti”.
Cos’altro?
“Abbiamo introdotto una consulenza con gruppi interfunzionali, un’idea che vede collaborare le varie funzioni e i differenti lavoratori, ognuno dei quali contribuisce con il proprio pensiero. In questo modo, abbiamo la possibilità di avere insieme le informazioni che ci servono, per rapi-
dizzare il nostro lavoro, che ha bisogno di velocità. Il nostro lavoro ci ha concesso di creare delle partnership, come quella con Ford Motor Company e Plato Solutions, che ci hanno portato a conoscere bene il mondo automotive. In più, abbiamo inserito Metodi Bedaux, società che ci ha arricchito nel campo di tempi e metodi”.
Quanti dipendenti contate?
“Siamo in sedici, tra consulenti e commerciali. Da anni incrementiamo le risorse, ricercando profili senior: servono esperienza e background professionale. Nonostante questo, i nostri consulenti seguono dei corsi di formazione continua a seconda delle caratteristiche. Ma siamo aperti anche alle nuove generazioni, tendendo la mano anche ai giovani con la possibilità di svolgere tirocini o percorsi per la tesi. Ci occupiamo anche di formazione con un ‘taglio operativo’ e di ricerca e selezioni di profili professionals”.
Quali sono le ambizioni per il futuro?
“In merito al fatturato, contiamo di continuare a mantenere la crescita in doppia cifra, siamo orientati a confermarla. Ma il nostro obiettivo è quello di fare sempre più consulenza, incrementando il nostro servizio, che già ci sta dando grandi soddisfazioni. Vogliamo quindi continuare a essere innovativi, pensando sempre al mercato del domani. In più, ci stiamo allargando sulla sostenibilità, seguendo le linee e le richieste del mercato”.
Perché le aziende vi scelgono?
“Il nostro punto di forza è quello di non lavorare con il manuale: ascoltiamo il cliente, trovando soluzioni innovative in tempi rapidi, con praticità. In un anno, lavoriamo circa con 80 aziende, medie o grandi”.

LA SCHEDA
Fatturato in crescita:
+7,7% rispetto al 2022
Dalla competenza alla rete di vendita
Con una forte propensione alla crescita, la società di consulenza bolognese Cubo è pronta a immergersi a pieno nel 2024, contando su una crescita del fatturato dello scorso anno del 7,7% rispetto al 2022. Un incremento che i consulenti di Cubo vogliono continuare a portare avanti, partendo dalla volontà di aumentare sempre più la consulenza, che va cucita addosso alle esigenze del cliente, in tempi rapidi. È proprio questo che rende Cubo diversa dai competitor: la società lavora velocemente, ascoltando il cliente e non seguendo il manuale. Le opzioni proposte, poi, sono il frutto di un lavoro interfunzionale e condiviso.
Sensormatic nasce a Bologna nel 1979 come distributore di sensori e prodotti per macchine automatiche grazie a Marco Marziani, che stringe i primi accordi di rappresentanza con ditte estere, in particolare tedesche e giapponesi, specializzate nel campo dei sensori e dei trasduttori elettronici per l’industria. Negli anni Sensormatic inizia ad occuparsi con competenza specifica di tutto ciò che riguarda l’automazione industriale. Con l’ingresso in azienda della figlia del fondatore, Elisabetta Marziani, Sensormatic ottiene nel 1996 la certificazione del proprio sistema qualità secondo la normativa UNI EN ISO 9002, garantendo alla propria clientela un servizio e una gestione che tendono al massimo rispetto delle richieste del mercato. Sensormatic conta 11 dipendenti e si avvale della collaborazione della propria unità produttiva Sm.Prox, specializzata nella realizzazione di sensori induttivi, puntatori laser e lavorazioni custom. La rete di vendita è composta da ingegneri ed esperti in elettronica e automazione, un’organizzazione esterna di agenti che coprono le aree principali del mercato italiano e una buona rete di distributori. Il 2018 si è chiuso con un fatturato di 4 milioni di euro, in crescita del 5% sull’anno precedente e del 14% sul 2016, lo 0,6% del quale derivante dai mercati esteri, in particolare Repubblica di San Marino, Francia e Austria.

Nella foto: Alessandro Cioni
Eurolam,
progetti
chiavi in mano
«In squadra per le rinnovabili»
Da azienda di carpenteria a partner di fiducia per impianti fotovoltaici: storia di un successo di Maria Silvia Cabri
Fondata nel 1998 a Serramazzoni (Modena) come azienda artigianale di carpenteria, Eurolam oggi è tra le realtà più interessanti nel panorama delle piccolemedie industrie modenesi. La passione e l’impegno nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche da parte dell’amministratore unico Alessandro Cioni ha condotto verso il miglioramento degli standard qualitativi della produzione e alla crescita costante dei risultati. Dalla costruzione di arredamenti metallici contenitivi per svariati settori fino al fotovoltaico.
‘Siamo qui per ascoltare i tuoi bisogni’ è il vostro slogan: cliente al centro?
“Seguiamo il cliente dalla progettazione fino all’installazione e alla messa in ser-
vizio. Offriamo un prodotto su misura e un servizio completo, chiavi in mano. In azienda abbiamo tutte le competenze professionali necessarie a rispondere a ogni specifica esigenza, inclusa l’assistenza post-vendita”.
Come nasce Eurolam?
“Dobbiamo tornare al 1998, quando Eurolam era un’azienda artigianale di carpenteria leggera e medio pesante a Serramazzoni. Fin dai primi tempi, quando ci dedicavamo alla lavorazione della lamiera, ci siamo distinti per la capacità di innovare utilizzando sempre attrezzature all’avanguardia e nuove soluzioni tecnologiche”.
L’anno scorso avete festeggiato i primi 25
anni. Come si è evoluta negli anni l’attività?
“Nel 2023 abbiamo brindato ai nostri primi 25 anni, una bella soddisfazione anche in termini di fatturato e di aumento del volume di attività. In questi due decenni Eurolam ha progressivamente ampliato il core business: alla costruzione di arredamenti metallici contenitivi abbiamo aggiunto l’installazione e la manutenzione d’impianti elettrici fino ad approdare al fotovoltaico che, ad oggi, rappresenta circa il 90% del fatturato”.
Quando è avvenuto il grande salto?
“Negli ultimi anni ci siamo orientati sempre più verso l’energia rinnovabile, settore in grande crescita. L’attenzione per il fotovoltaico ha portato un ulteriore sviluppo tecnologico e organizzativo, con l’ingresso di nuove figure professionali. Abbiamo raggiunto un’elevata competenza nella progettazione e realizzazione di cabine di trasformazione in configurazione skid/ shelter per impianti fotovoltaici”.
Nel 2023 avete avuto importanti commesse. Come procedono?
“Le maggiori forniture sono per Enel Green Power, in particolare le cabine per il plant Piani della Marina a Viterbo, il più grande campo fotovoltaico in Italia, gli impianti di Don Humberto in Cile e di Atlantico in Colombia. Inoltre, abbiamo realizzato cabine per altri clienti per circa 500 MW”.
Progetti futuri?
“La collaborazione con Enel Green Power continuerà nel 2024 con l’ampliamento della fornitura colombiana di Atlantico, mentre per l’Italia a breve prenderà il via la realizzazione di una serie di cabine da inviare all’impianto di Pian di Giorgio, sempre in provincia di Viterbo. Abbiamo, inoltre, già acquisito un totale di commesse per diversi clienti corrispondente a circa 1 GW”.

LA SCHEDA
Fatturato oltre il muro dei 25 milioni di euro
Fondata nel 1998 a Serramazzoni (Modena) come azienda artigianale di carpenteria, si dedicava alla lavorazione della lamiera, per approdare poi al settore del fotovoltaico. Nel 2023, il fatturato globale è stato di 25,12 milioni di euro (+46% rispetto al 2022) la quota dell’export è del 40%, e il principale mercate estero è dato dal Sud America. Eurolam ha due sedi, una dedicata alla lavorazione delle lamiere e l’altra all’assemblaggio, entrambe a Serramazzoni. L’azienda ha scelto di rimanere nello stabilimento storico, ora in fase di ristrutturazione, dove sono stati collocati gli uffici di progettazione e amministrazione.
KASTAMONU

Nella foto: Esat Bayram Ozoguz
Il gigante
del
legno riciclato «Pronti a investire e assumere»
Lo stabilimento Kastamonu di Codigoro si allarga ancora.
I principali mobilifici tra i clienti di Alberto Lazzarini
Esat Bayram Ozoguz è il direttore generale di Kastamonu Italia, azienda di proprietà di un potente gruppo turco, il cui principale stabilimento italiano sorge sulla strada Romea nel comune di Codigoro, nel Ferrarese, sul Delta del Po a un tiro di schioppo dalla celebre abbazia di Pomposa. Produce pannelli di legno riciclato che rivende a tutti i principali mobilifici del Paese. È una indubbia, importante risorsa per il territorio e oltre.
Direttore Ozoguz, ci descriva il prodotto che proponete.
“Produciamo pannelli di legno, grezzo oppure ’nobilitato’, cioè rivestito di carta decorativa. La materia prima deriva dall’acquisto, da collettori, di legno di scarto, riciclato, che separiamo ulteriormente mantenendo solo il legno che poi riduciamo a un impasto di truciolato infine trasformato in pannelli. In Italia opera un sistema di raccolta molto esteso, con 500 collettori; noi abbiamo rapporti con la metà di loro”.
Chi sono i vostri clienti?
“I principali mobilifici che sono fornito-
ri per i grandi negozi, come Ikea e Mondo
Convenienza e tanti altri che utilizzano la nostra materia prima per trasformarla secondo i loro personali design. Il nostro prodotto è destinato quasi per intero al mercato italiano, ma anche l’export crescerà, ad esempio in Israele, Azerbaigian, Australia”.
I dati che presentate sono importanti…
“La nostra quota di mercato in Italia è pari al 15%. Il fatturato supera i 110 milioni, abbiamo investito dal 2017 quasi 250 milioni. I dipendenti sono 300 ma cresceranno”.
Perché cresceranno?
“A breve all’interno dell’area sorgerà un nuovo stabilimento (stiamo attendendo l’approvazione dei progetti entro l’estate) che produrrà la colla necessaria per il completamento dei pannelli. Abbiamo già un’azienda che produce colla, in Piemonte, ma sarà destinata al commercio per aziende terze. Assumeremo 35-40 persone. L’investimento è di 35 milioni”.
L’attenzione all’ambiente è essenziale…
“È la verità. Kastamonu mette sempre al primo posto una crescita basata sullo sviluppo sostenibile, perseguendo l’efficienza energetica e idrica e realizzando progetti di energia rinnovabile e innovativa. Utilizziamo grandi tecnologie per controllare gli scarti, il solo elettrofiltro ha un costo di 10 milioni, opera un efficiente depuratore. Tutto ciò si affianca al contributo che diamo al benessere della comunità locale creando occupazione e valore economico. Vorrei infine sottolineare il positivo, proficuo rapporto con le istituzioni, gli enti, le autorità”.

LA SCHEDA
Multinazionale turca
Fatturato di 1,5 miliardi
Kastamonu Italia Spa opera dal 2019 (l’acquisto dell’area risale a due anni prima) con un grande stabilimento di oltre 700 mila metri quadri nel comune di Codigoro. Produce pannelli di legno e fa parte di un gruppo internazionale nato nel 1936 che presenta un fatturato di 1,5 miliardi di euro. L’azienda ferrarese ha una capacità produttiva di 450 mila metri cubi all’anno. Il fatturato supera i 110 milioni, oltre 300 sono i dipendenti che a breve cresceranno del 10%. Kastamonu Group è il più grande investitore turco in Italia e possiede quattro stabilimenti nel territorio italiano: due nel Piemonte, uno a Ravenna e uno, di gran lunga il più importante, a Codigoro. Ha investito fino ad oggi in Italia 242 milioni di euro.

Gli specialisti delle macchine
«La novità è il robot-barman»
Logimatic realizza linee automatiche su misura per aziende farmaceutiche e del food di Mariateresa Mastromarino
Creare, costruire e monitorare. Sono tre le azioni - tra le tante - che Logimatic srl fa sue, grazie all’implemento di tecnologie all’avanguardia e alla forte organizzazione del suo lavoro, per la produzione di macchine automatiche in fornitura completa. Un percorso che va avanti da vent’anni.
Andrea Zaccari, ceo di Logimatic srl, cosa fa in concreto la vostra azienda?
“Ci occupiamo di realizzare macchine automatiche per conto terzi, realizziamo i progetti dei nostri clienti”.
Quali sono i settori?
“I settori sono tanti ma principalmente la-
voriamo nell’ambito farmaceutico, del food e del packaging”.
La vostra storia raccoglie l’eredità di un’altra società.
“Roda di Vignoli Dino era una realtà artigianale di una decina di persone, che si occupava esclusivamente di assemblare macchine automatiche per conto terzi. Nel tempo, poi, abbiamo vissuto la trasformazione del mercato: i clienti hanno iniziato a richiedere la realizzazione completa della macchina, oltre al montaggio anche l’acquisto dei particolari meccanici. Così, dall’esperienza trentennale dell’assemblaggio della Roda è nata Logimatic che acquisisce i particola-
ri della macchina sul mercato e li assembla, consegnando al cliente un prodotto finito”.
Nel tempo il mercato vi ha premiato sempre più.
“Il nostro mercato è molto sviluppato, per questo abbiamo cercato di diversificare i nostri settori di impiego. Abbiamo seguito l’onda del cambiamento: siamo passati in dieci anni di lavoro da un fatturato di 4 a 50 milioni. Ed è cresciuto anche il personale, passando da 40 a 106 addetti”.
Come si spiega questo incremento di personale?
“La nostra strategia è quella di differenziarci dagli altri costruttori, dando un welfare importante nei nostri ambienti. Abbiamo creato dei pacchetti di servizi a disposizione dei nostri dipendenti, con l’obiettivo di donare e fare vivere loro un ambiente positivo: qui da noi si sta bene. In più, collaboriamo anche con gli istituti di Bologna e con l’Università: siamo fortemente radicati sul territorio e sponsorizziamo le società sportive”.
Sogni nel cassetto?
“Il mercato è molto favorevole, e ci ha consegnato numeri importanti. Ma vogliamo differenziare l’offerta con un prodotto nostro”.
Di che si tratta?
“Uno di questi progetti made in Logimatic si riferisce a un prodotto che non rientra nei nostri mercati consueti. Alla Fiera di Rimini abbiamo presentato ‘Speed Drink’ una macchina automatica di alta precisione, un robot in grado di realizzare dei cocktail di ottima qualità. Abbiamo messo l’alta tecnologia a servizio dei barman, perché il lavoratore e il robot lavorano insieme. Alla macchina è affidata l’erogazione del prodotto. In più, la macchina riesce a soddisfare anche richieste particolari, lavorando in post mix che significa che è in grado di miscelare direttamente nel bicchiere le basi alcoliche e analcoliche creando il cocktail perfetto”.

L A SCHEDA
Oltre 100 dipendenti e fatturato di 50 milioni
Logimatic srl ha da poco compiuto vent’anni, passati al servizio di numerosi clienti, che nell’azienda di Ozzano dell’Emilia, in provincia di Bologna, hanno trovato un valido complice e alleato per la costruzione di macchine automatiche.
Un lavoro che, nel tempo, è cresciuto sempre di più, grazie alle condizioni favorevoli del mercato, che si è enormemente sviluppato, e alla capacità di Logimatic di essere sempre attrattiva e innovativa. Infatti, il fatturato del 2023 supera i 50 milioni di euro e il numero dei dipendenti è fortemente cresciuto, passando da 40 a 106 lavoratori.
Nella foto: Luigi Famulari il Resto del Carlino 19/03/2024

I sapori di Modena nel mondo «Fini punta sulla tradizione»
Tutto cominciò in una piccola bottega nel 1912. «Il segreto? La qualità dei prodotti» di Maria Silvia Cabri
“Una tradizione in continua evoluzione”: così si presenta il Gruppo Fini di Modena, grande realtà del settore alimentare italiano, che riunisce sotto un unico cappello ‘Fini’ e ‘Le Conserve della Nonna’, con una proprietà 100% italiana (Holding Carisma). “Tre sono le parole che ne esprimono la mission: ‘Non Solo Buono’, che si realizza quando le ricette della tradizione si uniscono ai principi della moderna scienza nutrizionale – spiega Luigi Famulari (Chief Marketing Officer) – e quando il desiderio di un piatto saporito e autentico si coniuga con quello di un’alimentazione equilibrata e attenta al benessere dell’organismo”.
Oltre un secolo di storia: come nasce questa avventura?
“Tutto ha inizio nel 1912, in una piccola bottega nel cuore di Modena, grazie all’intraprendenza di Telesforo Fini. Lui al banco, la moglie Giuditta, da buona ‘rezdòra’, nel retrobottega a tirare la sfoglia e preparare tortellini talmente piccoli da poter essere annodati intorno al mignolo. La bottega è diventata ben presto un punto di riferimento per tutti gli amanti del buon cibo, dove si potevano trovare e gustare tutte le cose buone di Modena e dintorni: zamponi, cotechini, salsicce, formaggi, oltre all’immancabile pasta fresca”.
Per restare in tema culinario, quali sono gli ‘ingredienti’ del successo?
“Il segreto del successo e della longevità del marchio ‘Fini’ sta nell’essere rimasto fedele alla filosofia del suo fondatore Telesforo. Ancora oggi, infatti, la mission di Gruppo Fini è quella di portare nella vita di tutti i giorni il gusto dell’autentico saper fare emiliano attraverso l’accurata selezione delle materie prime, in larga parte di stagione e provenienti dal territorio emiliano, e lavorazioni semplici e rispettose degli ingredienti”.
Modena nel mondo: qual è stato il vostro contributo?
“Negli anni Sessanta e Settanta, sotto la guida di Giorgio Fini (figlio di Telesforo), il marchio Fini si è espanso velocemente arrivando negli Stati Uniti e oltre, diventando uno dei più importanti alfieri della modenesità nel mondo, con Enzo Ferrari e Luciano Pavarotti. La nostra ambizione è di continuare a crescere ed essere sempre più riconosciuti, in Italia e all’estero, come ambasciatori della tradizione gastronomica modenese ed emiliana in generale”.
Il Gruppo comprende anche ‘Le Conserve della Nonna’: come si coniuga con i prodotti Fini?
“La marca ‘Le Conserve della Nonna’ nasce nel 1973 a Ravarino. È stata una delle prime a proporre la passata di pomodoro in bottiglia di vetro trasparente, allargando negli anni la propria offerta con sughi, confetture, sottoli e legumi. Tante referenze ma tutte fatte secondo un’unica filosofia produttiva comune all’intero Gruppo: prodotti buoni e genuini grazie ad un’accurata selezione delle materie prime, in larga parte provenienti dal territorio emiliano e raccolte a pochi chilometri dallo stabilimento, lavorate non appena raccolte e dunque in stagione, con metodi di produzione tradizionali”.

LA SCHEDA
Gruppo alimentare in continua crescita
La storia di ‘Fini’ ha inizio nel 1912 in una piccola bottega nel cuore di Modena, aperta da Telesforo Fini in Corso Canalchiaro, a due passi dal Duomo. Il Gruppo Fini comprende ‘Fini’, il marchio di pasta fresca ripiena, e ‘Le Conserve della Nonna’. Nel 2023 il fatturato globale è stato in crescita rispetto al 2022 (57,23 milioni di euro). La quota di export è del 21% per ‘Le Conserve della Nonna’ e 10% ‘Fini’; i principali mercati esteri sono Nord Europa, Svizzera, Regno Unito, Spagna, Canada, Australia, Giappone. Ogni anno sono lavorati oltre 170.000 quintali di pomodoro e prodotti oltre 32 milioni vasetti/bottiglie, e oltre 19 milioni, pari a circa 5.500 tonnellate, di confezioni di tortellini e ravioli.

Air Innovation, edilizia a 360°
Ristrutturazioni chiavi in mano
Corticelli, amministratore unico: «Siamo partiti con l’impiantistica» di Mariateresa Mastromarino
Una vera scalata quella di Air Innovation, tra le principali aziende impiantistiche bolognesi, che in soli dieci anni dalla sua nascita è riuscita a diventare general contractor per complete ristrutturazioni edilizie chiavi in mano, dagli aspetti progettuali fino alla fase realizzativa e manutentiva, grazie anche all’esperienza maturata nei segmenti degli impianti termoidraulici, impianti elettrici e fotovoltaici, e infissi.
Ingegnere Daniele Corticelli, amministratore unico, siete tra i migliori nel settore.
“Ci occupiamo di ogni tipo di impianto, spaziando dal residenziale all’industriale, senza dimenticare il commerciale. Lavo-
riamo nel termoidraulico, climatizzazione, impianti elettrici, fotovoltaici e centrali termiche. Siamo entrati anche nel campo dell’edilizia, quindi ci occupiamo in ogni aspetto anche delle ristrutturazioni edili”.
Che studio c’è dietro?
“È un lavoro complesso. Abbiamo un ufficio tecnico interno, per cui possiamo supportare il cliente anche nella progettazione. Siamo dotati di una divisione che si occupa di service, assistenza e manutenzione. Più l’impiantistica è complessa, maggiormente la nostra azienda può essere utile al cliente: abbiamo una capacità tecnica che può dare un valore aggiunto significativo in opere e
Quanti dipendenti contate?
“Tra dipendenti e collaboratori diretti, siamo in 47”.
La vostra è una scalata.
“In dieci anni il fatturato è cresciuto di 25 volte. L’anno scorso abbiamo superato i 10 milioni di euro. Un percorso entusiasmante che ci porta a essere una delle più riconosciute realtà bolognesi nel settore. Tra privati e aziende contiamo quasi 5 mila clienti attivi”.
Da cosa dipende questa crescita?
“Prevalentemente dalla forza del gruppo. Senza il contributo e la professionalità dei miei collaboratori, non sarebbe stato un percorso possibile. Possiamo anche sbagliare, ma finiamo il lavoro solamente quando i clienti sono soddisfatti. Ed è proprio questa soddisfazione il motore del grande passaparola commerciale che ci gravita attorno”.
Ora tocca mantenere alta l’asticella.
“È un anno di transizione per la filiera, stiamo aspettando che il governo dia un nuovo quadro al settore edilizio. Intanto, il nostro obiettivo è quello di mantenere costante il risultato del 2023. In più, l’impegno organizzativo è più forte, perché entro l’anno inaugureremo la nuova sede a Zola Predosa, uno spazio di duemila metri quadri con magazzino e head quarter. Contiamo altre tre sedi commerciali in via Don Sturzo e in via Zanardi, a Bologna, e a Toscanella di Dozza”.
È fondamentale parlare di sicurezza sul lavoro.
“Abbiamo un’attenzione particolare sul tema. Tutti i nostri tecnici sono dotati del corso di alta sicurezza, oltre ai corsi per l’antincendio e il primo soccorso. In più, abbiamo una figura interna all’ufficio, che si dedica alla verifica dei dispositivi di protezione e di pronto soccorso.
La sicurezza del nostro personale in cantiere è parte essenziale della qualità del nostro lavoro”.

LA SCHEDA
Entro l’anno nuova
sede a Zola Predosa
L’ingegnere Daniele Corticelli
è amministratore unico dell’azienda, già consigliere comunale a Bologna per 12 anni a partire dall’esperienza con ‘La Tua Bologna’ guidata da Giorgio Guazzaloca e candidato sindaco civico nel 2011. Ed è lui a raccontare i successi di Air
Innovation: una crescita esponenziale nell’organico e in termini economici. In dieci anni, infatti, l’azienda ha raggiunto i 10 milioni di euro di fatturato ed è diventata leader nel settore. Il team è formato da 47 persone, impegnate ogni giorno per arricchire e migliorare la performance aziendale. Per il 2024, l’obiettivo è rimanere costanti, ma il volto di Air Innovation si trasferisce a Zola Predosa, dove sorge la nuova sede.

Picotronik, l’arte delle schede «Siamo i sarti dell’elettronica»
Mirandola, è nata in un garage trasformato in un laboratorio: poi una crescita continua
Progettazione e realizzazione di apparecchiature e schede elettroniche, in proprio e per conto terzi: questo il campo di azione della Picotronik, con sede a Mirandola (Modena). Negli ultimi anni l’azienda ha investito in risorse e tecnologie, aprendo un nuovo stabilimento di produzione, introducendo un reparto di meccanica di precisione e inaugurando una linea di assemblaggio per gestire internamente il montaggio e la saldatura di schede con tecnologia SMD e THT, oltre ad avere compiuto importanti investimenti ed allargato le proprie attività aziendali, come spiega il presidente Luca Dotti.
Picotronik: come nasce e da dove deriva
il nome?
“Una volta sposato mi sono trasferito da San Possidonio a Mirandola e ho subito notato l’attaccamento della città a Pico della Mirandola. Di qui la scelta del nome per l’attività: ‘Pico’, in onore del filosofo, ‘Tronik’ in riferimento all’elettronica. Il tutto è nel 1990: venivo da un’esperienza lavorativa nel biomedicale e da una nel settore dell’elettronica. Incoraggiato dalla famiglia, mia moglie Marica Levratti ed io abbiamo iniziato la nuova ‘avventura’, in un garage trasformato in laboratorio”.
Qual è stata la vostra evoluzione?
“Picotronik ha compiuto in questi anni un lungo percorso di crescita. Da un’attività
di assemblaggio di schede elettroniche per conto terzi, l’azienda negli anni è cresciuta, costruendo relazioni, introducendo prodotti propri e investendo in infrastrutture e personale qualificato. La gestione interna dell’intera catena produttiva, dall’acquisto dei materiali al controllo della produzione fino alla spedizione, è sempre stato uno dei punti di forza. Nostro figlio Manuel, ora responsabile tecnico, assumerà in futuro la leadership aziendale, dando seguito alla tradizione di gestione familiare”.
In questo percorso di crescita, il core business è rimasto lo stesso?
“Il core business è al 90% la progettazione e produzione di schede e apparecchiature su commissione del cliente, mentre continua, per il 10%, lo sviluppo e vendita di prodotti venduti a marchio Picotronik per il mercato della pesatura e termoregolazione, tra cui celle di carico, trasmettitori di umidità e temperatura, indicatori digitali e piattaforme di pesatura. In questo campo, la prima novità del 2024 è la bilancia a piattaforma wireless, dedicata al mondo della logistica e supply chain, un metodo rapido, preciso ed economicamente vantaggioso per la pesatura di autoveicoli, camion e casse per la spedizione delle merci”.
Che valore aggiunto hanno le soluzioni personalizzate?
“Essenziale: siamo i sarti dell’elettronica. Scegliamo il miglior ‘vestito’ per la scheda elettronica e poi lo realizziamo”.
Quanto incide l’operare nel cuore del distretto biomedicale?
“In modo significativo: il 70% del nostro fatturato è indirizzato al settore biomedicale. Un distretto sempre in evoluzione e crescita, che ha sempre lavorato, anche nei momenti più difficili come durante il sisma e la pandemia, quando abbiamo registrato un +20% del fatturato”.

LA SCHEDA
I dipendenti sono 29
Tanti gli investimenti
Picotronik, con sede a Mirandola (Modena), ha oltre 30 anni di esperienza nel settore della progettazione e realizzazione di apparecchiature e schede elettroniche. Gli investimenti hanno fatto crescere il personale a 29 dipendenti, e il fatturato del 2023 ha superato i 3,89 milioni di euro, con un aumento del 60% dal 2019. Società consociate: la Tecnical Srl (amministratore unico Luca Dotti), di proprietà al 49% di Picotronik Srl e al 51% di Luca Dotti. Nel 2022, all’interno di Picotronik è nata Applika: brand di Picotronik che si occupa di sviluppo software di applicazione per pc e app per smartphone e tablet.

Stampanti 3d per metalli
«In Italia siamo dei pionieri»
L’azienda 3D4MEC di Pontecchio produce macchine in grado di lavorare acciaio e ottone di Mariateresa Mastromarino
Il settore della meccatronica è in buone mani, perché nel Bolognese, a Pontecchio Marconi, c’è 3D4MEC Srl, prima azienda interamente italiana per capitali e know-how a produrre e commercializzare sistemi per metal additive manufacturing specializzati nel processo di leghe specifiche. Una realtà nata nel 2016, grazie all’intuizione del fondatore Ivano Corsini di provare a realizzare stampanti 3D per metalli.
Corsini, cosa vuol dire il nome dell’azienda?
“Significa letteralmente ‘la tecnologia 3D per la meccanica’. L’idea dell’azienda nasce già nel 2013, quando cercavamo di capire come approcciare questo mercato”.
E come siete arrivati a oggi?
“Inizialmente non eravamo intenzionati a sviluppare la stampante, ma quello che c’era sul mercato all’epoca era troppo costoso e non giustificabile per un’officina meccanica. A quel punto, abbiamo ragionato diversamente”.
Cioè?
“Nel 2016 siamo partiti dal nulla, cercando di dare vita a un progetto che si distaccasse completamente dal mercato. Abbiamo pensato a una stampante più snella, stretta, alta e profonda, funzionale per l’officina meccanica”.
Di che stampanti parliamo?
“La ‘3D4STEEL’ è specializzata nel processo degli acciai, che velocizza la produzione di componenti meccanici. La ‘3D4BRASS’ è dedicata al metal additive manufacturing per processare polveri d’ottone senza piombo, e altre leghe base rame. Ogni stampante viene progettata dietro specifiche esigenze del cliente”.
E il mercato?
“Parliamo di un mercato che, senza Covid e conflitti geopolitici, sarebbe stato più pronto a quello che è un allineamento e una trasformazione già in atto: la stampante 3D non sostituisce altre macchine, ma si integra nel processo produttivo consentendo alle aziende di produrre dai singoli pezzi alle attrezzature per le lavorazioni”.
Quanti clienti contate?
“In Italia per l’acciaio, contiamo circa una ventina di contatti aperti che spaziano dai produttori di automazioni e packaging fino ad arrivare alle aziende del settore automotive e motorsport. La stampante per ottone nasce, invece, per soddisfare le esigenze specifiche del settore idrotermosanitaria (valvole e rubinetti) dove contiamo circa 40 contatti attivi. Grazie alla possibilità di produrre forme originali e complesse si rende una tecnologia strategica anche per i settori del fashion, del lusso e del design, dove stiamo aprendo i primi contatti”.
E all’estero?
“Il prossimo anno ci affacceremo in Europa e in America”.
Che figure ricercate?
“Cerchiamo figure molto specifiche. Per questo collaboriamo con diversi atenei: coinvolgiamo gli studenti, accompagnandoli nel tirocinio o nella stesura della tesi, con la volontà di selezionarli e inserirli nel team. Per noi è fondamentale il comparto d’ingegneria dalla meccanica alla meccatronica”.

LA SCHEDA
Un business in continua crescita
Più di un milione di euro di fatturato è il risultato del 2023 di 3D4MEC Srl, che si sta affermando sempre più nel contesto italiano, con parecchi clienti attivi e altri potenziali interessati. Un successo in crescita, che consente all’azienda produttrice di stampanti 3D per metalli, specializzate nel processo di acciaio e di ottone, di affacciarsi sul contesto europeo e anche su quello americano. L’operato dell’azienda di Pontecchio Marconi propende verso innovazione e alta tecnologia e coinvolge gli studenti universitari accompagnandoli nel tirocinio e nella stesura della tesi.
A ZETA GOMMA

Nel mondo di ‘A Zeta Gomma’
«Noi, ‘artigiani’ per l’industria»
L’azienda di Sassuolo produce cinghie e nastri per tutti i settori. «I nostri prodotti su misura»
In mezzo secolo di attività A Zeta Gomma di Sassuolo, azienda che produce e trasforma cinghie e nastri trasportatori, è cresciuta e si è espansa fino a conquistare il mercato nazionale e internazionale. Dopo aver iniziato a progettare e sviluppare prodotti ad hoc per il settore ceramico, A Zeta Gomma è entrata poi in diverse filiere, come spiega Alessandro Pistoni, direttore operativo.
‘Radici nel passato, risultati nel futuro’ è il vostro slogan. Com’è nata l’azienda?
“A Zeta Gomma nasce nel 1973 come piccola azienda artigiana, produttrice di riporti
speciali su cinghie, prevalentemente a supporto della crescente industria ceramica. Ma oggi siamo una realtà industriale con più di 100 dipendenti, specializzata nella produzione e commercializzazione di cinghie di trasmissione e nastri trasportatori, a servizio di tutti i principali settori”.
‘A Zeta’: garanzia di un servizio a 360 gradi? “Per noi il servizio inizia dalla progettazione e termina con l’assistenza post vendita. Controllando direttamente tutte le fasi del processo produttivo possiamo realizzare in
tempi rapidi prodotti altamente personalizzati, con un pronto intervento attivo 24/7”.
Operate nel cuore del distretto ceramico, ma in che rapporti siete?
“Lavorare al centro di un distretto così importante ci ha stimolato molto nella crescita. Questo legame forte si è concretizzato con prodotti dedicati, spesso nati in collaborazione con i principali costruttori di macchine. Il nostro marchio MEC, ad esempio, viene installato su impianti esportati in tutto il mondo”.
Ceramica ma non solo.
“Oltre alla ceramica, siamo presenti in diversi settori come l’agroalimentare con nastri in PVC/ PU, nel packaging e nella cartotecnica con le cinghie rivestite, nell’agricoltura con nastri e lastre e in tutto il mondo industriale con le cinghie di trasmissione”.
Prodotti e soluzioni ‘Tailor made for you’: come garantite questo valore aggiunto?
“‘Tailor made’ non è solo uno slogan ma una filosofia aziendale. Siamo una realtà che mantiene una forte componente artigianale. La scelta è sempre stata quella di produrre in Italia per garantire ai clienti un prodotto di qualità unito a un servizio eccellente”.
Come si coniuga con l’industria 4.0?
“Quindici anni fa abbiamo investito in un ERP internazionale per gestire in modo integrato tutti i processi. ‘Interconnessione’ è stato quindi per noi un concetto familiare, la nostra infrastruttura era già costruita sui dettami dell’industria 4.0”.
Com’è il legame con il territorio?
“Un legame forte che si manifesta anche con le sponsorizzazioni al Sassuolo e al Modena calcio e con il supporto alla San Michelese, una società calcistica locale con un settore giovanile di circa 300 ragazzi. Quest’anno abbiamo inoltre sostenuto il premio Bertoli e per festeggiare i 50 anni di attività abbiamo donato un’ambulanza al distretto sanitario di Modena”.

LA SCHEDA
L’inizio in un garage per il comparto ceramico
Da piccola officina nata nel 1973 in un garage ad azienda affermata sui mercati internazionali: A Zeta Gomma di Sassuolo (Modena) da oltre 50 anni è uno dei fiori all’occhiello dell’economia locale.
L’azienda produce e trasforma cinghie e nastri trasportatori e la personalizzazione è uno dei punti di forza. Tutto è nato da un’intuizione: avendo constatato la grande usura a cui erano sottoposti cinghie e nastri nelle linee di produzione delle piastrelle, Maurizio Pistoni si è posto l’obiettivo di trovare soluzioni dedicate. Il fatturato globale del 2023 è stato in assestamento rispetto al 2022 (19 milioni di euro) e con una crescita che nell’ultimo triennio ha toccato il 40%. Export al 15%, i principali mercati esteri sono Spagna, Stati Uniti, Emirati Arabi.
il Resto del Carlino 23/04/2024

Poggi, meccanica di qualità
«La nostra forza è il su misura»
L’azienda di Villanova di Castenaso affianca un ampio catalogo a produzioni customizzate
Una realtà nata oltre 65 anni fa, capace di agganciare, con costanza e dedizione, il mondo del futuro e dell’innovazione, affermandosi nel contesto italiano ed estero.
Parliamo di Poggi Trasmissioni Meccaniche Spa, azienda di Villanova di Castenaso (Bologna), specializzata nella produzione di pulegge, rinvii angolari e altre soluzioni nel ramo degli organi di trasmissione, come cinghie dentate e trapezoidali, elementi di fissaggio, giunti, pignoni e slitte per motori elettrici.
Gabriele Poggi, amministratore, il vostro mondo è la meccanica.
“Esatto. Sviluppiamo trasmissioni mecca-
di Mariateresa Mastromarino
niche, ossia quei componenti che trasferiscono la potenza generata dal motore a un sistema meccanico. Per generare il movimento servono questi elementi, ed entriamo in gioco noi realizzandoli”.
Un esempio?
“Pulegge, cinghie, e rinvii angolari sono il core business della nostra attività, alla quale si affiancano giunti, calettatori e slitte per motori”.
I prodotti che offrite sono tantissimi. “Ne abbiamo 23 mila a catalogo. Siamo cresciuti come produttori di articoli standard, ma con il tempo, pur mantenendo la produzione a catalogo, ci siamo specializzati nel
realizzare un prodotto già customizzato, a disegno, secondo le specifiche richieste”.
Da cosa deriva questa scelta?
“Molti competitor, nazionali o europei, hanno dismesso le produzioni di materiale a catalogo a favore dell’importazione degli stessi prodotti da mercati a basso costo. Questo ci ha spinto a cercare un mercato a livello tecnologico più evoluto, con particolari componenti customizzati, con tecnologie specifiche di livello superiore. L’azienda ha così avuto occasione di evolvere anche attraverso l’investimento in macchinari all’avanguardia e nuove tecnologie, sempre con attenzione alla crescita professionale dei dipendenti. In totale siamo circa 50”.
Su cos’altro avete investito?
“Nella logistica del magazzino, totalmente automatizzato: ci sono navette che prelevano i cassoni che scorrono sulle linee, attraverso le quali arrivano al punto di picking, dove c’è l’operatore. Poi il cassone torna a scaffale, sempre in maniera automatica. Il pezzo va all’operatore e non più il contrario”.
Com’è il mercato ora?
“Dopo un periodo molto brillante e una richiesta elevata, stiamo vivendo un momento di assestamento. Lavoriamo sia con la distribuzione industriale, che con clienti finali che applicano direttamente i nostri prodotti”.
I numeri cosa dicono?
“Il nostro mercato si divide in 60% nazionale e 40% internazionale, principalmente clienti europei di lingua tedesca, ma esportiamo, anche se in minor percentuale, in extra UE. Sul fatturato, prevediamo una fase di consolidamento (9 milioni nel 2023, ndr). Questi andamenti ci consentono anche di investire sui giovani”.
Come?
“Abbiamo rapporti attivi con l’Università e con gli istituti tecnici meccanici. Offriamo stage agli studenti, con la possibilità di inserimento nel team”.

LA SCHEDA
Oltre 200 clienti e un occhio al ‘green’
L’azienda sta investendo anche in energia alternativa. Già dotata di un impianto fotovoltaico da 500 kilowatt, Poggi Trasmissioni Meccaniche spa vuole fare crescere la sua capacità. «Abbiamo macchine moderne e sofisticate – spiega l’amministratore Gabriele Poggi –. C’è un discorso di interconnessione tra le fasi lavorative: abbiamo collegato in tempo reale il sistema operativo con il sistema aziendale». La macchina, quindi, è sempre sott’occhio. Il portafoglio clienti, tra i piccoli e i grandi, di Poggi Trasmissioni Meccaniche Spa conta circa 200 rapporti, attraverso i quali «cerchiamo di trovare le applicazioni migliori, dando continuità al cliente».

Nella foto: Roberto Rosi
Ingegneria meccanica e servizi
«Un ponte Università-imprese»
ASTRA Research nasce come spin-off di Unimore. «Competenze dall’automotive al biomedicale»
‘Dall’università al mercato globale nel segno dell’eccellenza’: così si presenta ASTRA Research di Modena, azienda specializzata nell’erogazione di servizi alle imprese che sviluppano prodotti e processi innovativi e tecnologicamente evoluti. Il tutto, come spiega l’ingegner Roberto Rosi, CEO & Founder, offrendo soluzioni su misura e basate sulla capacità di tradurre le esigenze in risposte concrete, mettendo a disposizione le competenze e il know-how maturato nell’ambito della ricerca universitaria.
Ingegner Rosi, come nasce ASTRA Research e come descriverebbe il vostro Dna?
di Maria Silvia Cabri
“L’azienda è stata fondata nel 2008 come spin-off accademico del dipartimento di ingegneria ‘Enzo Ferrari’ dell’Università di Modena e Reggio Emilia, da parte di quattro giovani laureati in ingegneria meccanica: il sottoscritto, Matteo Giacopini, Andrea Salsi e Andrea Baldini. L’obiettivo era unire il mondo universitario a quello industriale e il progetto è risultato vincente”.
Un’azienda radicata nel territorio: come influisce sulle attività?
“Il legame, al territorio e all’Università, ha fatto di ASTRA Research molto di più di un’azienda: un vero e proprio punto di
riferimento nel settore della consulenza ingegneristica meccanica, un partner per le imprese verso l’eccellenza. Tra i servizi offerti figurano la progettazione e lo sviluppo-prodotto, il calcolo e la simulazione numerica, la prototipazione virtuale e la correlazione teorico-sperimentale, la creazione di Digital Twin, nonché la formazione e il trasferimento tecnologico”.
Quali sono state le principali sfide affrontate negli anni?
“All’inizio la sfida è stata capire come gestire e fare crescere un’azienda, che ora ha oltre 30 specialisti con un’età media di 33 anni e con competenze trasversali, dall’automotive al biomedicale, dal movimento terra al settore idraulico, dalla meccanica all’aereospaziale, dal packaging al settore agricolo, dal farmaceutico all’alimentare. La scommessa quotidiana è essere sempre aggiornati sulle nuove tecnologie”.
Come valutate l’impatto della tecnologia digitale e dell’Intelligenza Artificiale sul futuro dell’ingegneria meccanica?
“ASTRA Research ha un alto potenziale tecnologico e questo ci consente di stare al passo con questi cambiamenti. Siamo partiti facendo simulazioni; oggi con il Digital Twin compariamo il modello reale con quello virtuale in real time, mediante una divisione interna specializzata. Dallo scorso anno si è ampliata la parte sperimentale con l’apertura di ASTRALab, spazio dove le idee prendono forma, dove la ricerca diventa innovazione tangibile”.
Ultime aree di sviluppo?
“Ad inizio 2024 ci sono state due grandi novità: la prima è la partnership tecnica con Dassault Systèmes, per portare sul mercato soluzioni integrate. La seconda è la collaborazione con BI-REX, per sfruttare al massimo il potenziale derivante dai Big-Data”.

LA SCHEDA
Fondata nel 2008
Un business in crescita
ASTRA Research è stata fondata nel 2008 da quattro giovani ingegneri meccanici e nasce come spin-off accademico del dipartimento di ingegneria ‘Enzo Ferrari’ dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Un punto di riferimento nel settore della consulenza ingegneristica meccanica, quale azienda specializzata nell’erogazione di servizi alle imprese che sviluppano prodotti e processi innovativi e tecnologicamente evoluti. Il fatturato globale nel 2023 è stato di 2,1 milioni di euro (+17% rispetto al 2022), in crescita seguendo il trend degli ultimi sei anni. La quota export è del 5% e i principali mercati esteri sono Regno Unito, Svizzera, Turchia. Gli investimenti in ricerca incidono per il 6% sul fatturato.
Nella foto: Luca Paravidino

Aspirazione chiavi in mano «I nostri impianti su misura»
L’azienda di Budrio al fianco del cliente in ogni fase, dalla progettazione al montaggio di Mariateresa Mastromarino
La progettazione e la realizzazione di impianti di aspirazione sono il pane quotidiano di Aspirnova Group srl, che in quasi trent’anni di attività è passata da una piccola realtà artigiana a conduzione familiare a un’industria rinomata, quadruplicando, nel giro di circa due anni e mezzo, il fatturato, che tocca i tre milioni di euro. Una crescita di tutto rispetto, della quale parla Luca Paravidino, amministratore unico dell’azienda di Vedrana di Budrio, in provincia di Bologna, che fa parte del team dal 2021.
Paravidino, a cosa si deve questo successo?
“Nel 2021, il fondatore, padre del mio attuale socio, è andato in pensione. Ho deciso a quel punto di rilevare le sue quote. Ho portato all’interno di Aspirnova il mio know-how e la mia esperienza pregressa, sempre nello stesso settore, facendo crescere e sviluppare l’azienda nel modo giusto”.
Un’azienda che è cresciuta anche nel personale.
“Siamo passati da sei a una ventina di lavoratori, e vogliamo assumerne altri. In particolare, il team è formato da ingegneri, disegnatori tecnici o lamierai. Cerchiamo
sia personale che lavori all’interno dell’officina per produrre il materiale sia tecnici trasfertisti per eseguire il montaggio”.
Vi occupate a tutto tondo del prodotto?
“Dall’inizio alla fine. Andiamo dal cliente e creiamo il progetto seguendo le sue esigenze. Dopo il preventivo, procediamo con il disegno provvisto di tutti i componenti dell’impianto, dalla produzione al montaggio, fino al collaudo”.
I numeri cosa dicono?
“Abbiamo raggiunto i 3 milioni di euro di fatturato. La crescita è dovuta alla gestione completamente interna degli impianti e anche all’apertura di nuovi mercati, come quello francese, dove stiamo aprendo un distaccamento dell’azienda. Abbiamo anche integrato prodotti, come macchine o filtri, che prima venivano comprati da terzi; ora, invece, produciamo tutto noi”.
Siete all’avanguardia.
“Abbiamo rafforzato la competitività sul mercato. In più, abbiamo investito nell’area produttiva di Vedrana di Budrio (Bologna) per comprare nuovi macchinari produttivi, con un investimento di circa un milione di euro. Ma abbiamo tanti progetti che si realizzeranno più avanti. Non vogliamo correre troppo”.
Quali sono quelli per il 2024?
“In termini economici, vogliamo raggiungere i 4 milioni di fatturato. E a livello di welfare, abbiamo dato vita a una palestra interna all’azienda, che è già funzionante. Oltre a questo, dividiamo gli extra utili con i collaboratori”.
Che impegno c’è per la sicurezza sul lavoro?
“Seguiamo una formazione continua: contiamo su un responsabile esterno che segue i corsi sia di aggiornamento, come sicurezza, primo soccorso e antincendio, sia quelli più tecnici, come per l’utilizzo di piattaforme o muletti e nell’area di cantiere”.

LA SCHEDA
Crescono fatturato e dipendenti
Una crescita esponenziale, nel giro di due anni e mezzo circa, ha trasformato il volto di Aspirnova Group srl, che da Vedrana di Budrio, in provincia di Bologna, è passata da una piccola realtà artigiana a un’industria vera e propria. Dal 2021, infatti, sono stati tanti i progressi svolti dall’impresa, che ha quadruplicato il fatturato: nel 2023, il risultato economico ammonta a 3 milioni di euro, segnando un aumento del 71% rispetto al 2022. Ma l’ambizione cresce, e la volontà di raggiungere quota 4 milioni si fa più intensa. Intanto, tutto va nella direzione del successo e della competitività, con l’apertura di nuovi mercati, nuove assunzioni e investimenti in sede.

Asotech, soluzioni per le aziende «Pronti a superare i 10 milioni»
Massimo Ferrari, direttore marketing: «Nel nostro team professionisti in continua formazione»
Passione, riservatezza, flessibilità, eccellenza e formazione: questi i capisaldi di Asotech srl, fondata nel 1996, con sede a Modena oltre anche a Sant’Ilario d’Enza, nel Reggiano. In 28 anni è diventata un punto di riferimento nell’industria meccanica, ponendosi nel suo campo come eccellenza nella progettazione e nella consulenza tecnica, offrendo soluzioni di engineering avanzate attraverso un approccio multidisciplinare, per aziende nazionali e internazionali di grande rilievo. A illustrare la realtà imprenditoriale è Massimo Ferrari, direttore marketing e commerciale, e socio dirigente.
Qual è il vostro core business?
“Asotech offre soluzioni d’ingegneria avanzate e consulenza digitale offrendo un supporto completo e personalizzato ai clienti, dalla fase di analisi delle esigenze fino alla realizzazione e ottimizzazione del progetto finale. L’azienda, che nel 2024 supererà i 10 milioni di euro, conta oltre 160 clienti attivi, principalmente di medie e grandi dimensioni, nazionali e internazionali. Nell’ultimo anno ha generato più di 250mila ore di consulenza, e sviluppato oltre mille commesse tra quelle concluse e in essere. Si avvale di un team di oltre 160 professionisti altamente qualificati e in continua formazione, circa 7.500 ore nell’ultimo anno”.
Un’azienda con 28 anni di storia: come è nata l’idea?
“L’impresa è nata nel 1996, con la volontà di essere parte attiva nello sviluppo e crescita del tessuto economico del nostro territorio, mettendo a disposizione le nostre competenze tecniche ed imprenditoriali”.
In questo quarto di secolo e oltre ci sono stati traguardi particolari?
“Quelle che noi definiamo le ‘milestone significative’, come il riconoscimento nel 2005 di ‘Impresa Eccellente Emilia-Romagna’, seguita l’anno dopo dall’apertura di una sede operativa a Modena, poi ancora il conferimento del premio Solid Works ‘Best Performer – Award 2012’, e nel 2019 la creazione e la brevettazione del prodotto EasyRobots, una interfaccia operatore web-based per la programmazione di robot antropomorfi, che dimostra il costante impegno verso la semplificazione tecnologica e l’innovazione”.
Due i vostri ambiti, engineering e digitale. Come dialogano tra loro?
“Un’area è a supporto dell’altra. La diversificazione delle competenze ci consente, infatti, di offrire consulenza in questi due ambiti: l’engineering all’interno delle sue business unit (progettazione meccanica, documentazione tecnica CE, software automazione, simulazione e calcoli) e il digitale con il marchio Xtooit, sotto il quale l’azienda ha raccolto le proprie decennali competenze nella comunicazione tecnica e commerciale. Alcuni esempi sono la digitalizzazione della manualistica, della manutenzione, del training e dell’interazione tra uomo e prodotto a supporto degli eventi di marketing”.
Progetti futuri?
“Consolidamento del parco clienti e sviluppo di nuovi servizi, per una crescita in linea con la storia dell’azienda, ricerca e sviluppo in ambito AI, ampliamento della rete di partner certificati, rafforzamento del brand awareness”.

LA SCHEDA
Fondata nel 1996
realtà da 160 dipendenti
Da 28 anni Asotech Srl rappresenta un punto di riferimento nell’industria meccanica. Fondata nel 1996, ad oggi conta 160 dipendenti. Il fatturato globale nel 2023 è stato di 9,3 milioni di euro (+13,5% rispetto al 2022). Sono 160 i clienti attivi, di cui il 60% sono imprese di medie e grandi dimensioni. I settori di riferimento sono macchine automatiche, macchine, impiantistica, automotive & agricolture, consumer. La ricerca e sviluppo è parte integrante della consulenza fornita ai clienti; è stata creata una sala demo per il reparto digitale dove vengono eseguiti vari test delle tecnologie che verranno utilizzate dai clienti.
GRANDI RISO
il Resto del Carlino 21/05/2024

Prodotto unico del Delta del Po:
«Il nostro riso lavorato a pietra»
La scommessa di Grandi, azienda di Codigoro:
«L’obiettivo è coniugare tradizione e tecnologia»
Il riso, ma di qualità, s’intende. E poi un riso speciale, che nasce là dove non si conosce la parola inquinamento, cioè sul Delta del Po, lontani dai grandi traffici e dalle grandi strutture produttive. In realtà di… Grandi, in quella zona, c’è proprio l’azienda che produce riso, a un tiro di schioppo da Codigoro, nel Basso Ferrarese, non lontano dal mare, in una zona di recente bonifica. Il titolare Alessandro Grandi, erede di una famiglia che da generazioni produce riso, non nasconde che l’obiettivo di fondo è quello di coniugare la tradizione strettamente collegata al prodotto e l’innovazione innervata da efficaci tecnologie impiegate soprattutto nella post produzione.
di Alberto Lazzarini
Il vostro è un riso di qualità, ce lo descriva. “È prodotto in terreni unici, freddi e caldi, che vanno dalla sabbia alla torba e che gli conferiscono una caratteristica unica; insieme al clima e all’ambiente, ben diversi da quelli delle grandi città o dalle aree servite dalle autostrade, queste particolari terre creano un contesto sano”.
Il riso è un alimento molto richiesto ovunque e anche in Italia…
“Il mondo intero consuma riso, è uno degli alimenti base; intere popolazioni si sfamano con il riso. In alcune zone, fra cui l’Italia, si sono create delle tipicità di prodotto, speciali per il risotto, come carnaroli e ar-
borio che sono le qualità più importanti, che esportiamo ovunque, Cina compresa”.
Grandi Riso produce anche per la grande distribuzione…
“Sì, siamo sul mercato con i nostri due marchi Grandi Riso e Terra del riso ma, appunto, lavoriamo anche in private label per la grande distribuzione”.
Grandi Riso coniuga, si diceva, tradizione e tecnologia. Ci spieghi come.
“Mi piace pensare che la produzione, laddove la macchina interviene per modificare l’alimento, sia antica, tradizionale. Ecco perché usiamo le pietre. Non ho intenzione di cambiare, semplicemente perché penso che questo sia il sistema migliore. Però laddove si può ‘spingere’ senza incidere sul prodotto, allora si impiega la massima tecnologia possibile, si può robotizzare. Così abbiamo fatto, ad esempio, a proposito del confezionamento”.
Analogamente sul controllo…
“È così. Speciali macchine ottiche controllano chicco per chicco e scartano qualsiasi tipo di impurità o di chicchi di colore diverso. Stiamo studiando la possibilità di avere un ulteriore controllo sulla confezione finita”.
Quali sono i dati principali dell’azienda?
“Il fatturato del 2023 ha raggiunto i cinquanta milioni (+30% rispetto al 2022); la quota export è del 10%; i dipendenti sono 30”.
Avete avviato anche un progetto di solidarietà con l’associazione A-Rose. Ce ne parli.
“È un’iniziativa per noi importantissima: è un modo per fare del bene facendoci anche conoscere. Il 10% del fatturato di una speciale confezione di riso creata ad hoc è destinato a questa realtà che opera nel campo della ricerca oncologica sperimentale”.

LA SCHEDA
Fattura
cinquanta milioni ed esporta anche in Cina
Grandi Riso ha sede a Pontelangorino di Codigoro in provincia di Ferrara dove opera lo stabilimento principale (70.000 metri quadrati con 205 silos di stoccaggio). Un altro grande magazzino di stoccaggio (40.000 metri quadri) è a Ferrara. Ha una capacità produttiva giornaliera di 750 tonnellate di riso mentre gli stabilimenti hanno una capacità di stoccaggio di 21.690 tonnellate. Presenta un fatturato, in costante crescita, che sfiora i 50 milioni, il 10% del quale grazie all’export in 35 paesi, Cina compresa. L’azienda, nata nel 2002, si definisce «la riseria del Delta del Po» perché alla base della grande qualità c’è la scelta di gestire direttamente l’intera filiera (260 agricoltori).
POLIAMBULATORIO GIARDINI MARGHERITA
il Resto del Carlino 28/05/2024
Nella foto: Eleonora e Maurilio Missere

Medici del lavoro, nuove sfide
«Il poliambulatorio è il futuro»
L’intuizione di un’equipe bolognese: accanto all’attività nelle aziende, una vera struttura sanitaria
Un’equipe di medici specialisti che si prende cura di cittadini e aziende, offrendo un servizio sanitario di alta qualità e un’intensa attività nel mondo della medicina del lavoro. È questo il Poliambulatorio Giardini Margherita, struttura ambulatoriale polispecialistica privata a Bologna, che dal 2014 offre ai pazienti un presidio professionale costante sul territorio.
Maurilio Missere, direttore sanitario, perché nasce la struttura?
“Abbiamo iniziato con un gruppo di medici del lavoro che si occupava di varie aziende, come Ferrari. Abbiamo poi percepito l’esigenza di avere una struttura sanitaria che
fosse d’appoggio, capace di fornirci tutte le prestazioni sanitarie, accessorie alla sorveglianza sanitaria nelle aziende. Da qui nasce il Poliambulatorio, che è poi cresciuto diventando punto di riferimento anche per la cittadinanza”.
In che modo vi occupate delle aziende?
“La nostra è una specialità abbastanza giovane, un passo obbligato dell’imprenditore per fare in modo che i lavoratori, come purtroppo abbiamo visto anche di recente, non abbiano infortuni o muoiano sul lavoro. Un atto di prevenzione tecnica, da un lato, e sanitaria, dall’altro, che si concretizza quotidianamente nelle aziende”.
Come?
“La prevenzione deve essere al centro: stiamo vivendo delle tragedie che dimostrano che, in quei casi, la prevenzione non ha funzionato. Siamo anche medici dei Vigili del fuoco dell’Emilia-Romagna, seguendo il comando di Bologna e quello regionale. Quando accadono certe tragedie, siamo coinvolti con loro, per prevenire le malattie che i soccorritori possono contrarre nei salvataggi”.
Con quante realtà lavorate?
“Lavoriamo con 114 aziende clienti. Questo è possibile grazie alla nostra organizzazione: contiamo sul personale medico e tecnico che va fisicamente in azienda ma anche in back office, curando la parte documentale”.
E nel privato?
“Contiamo 4mila pazienti. Molti arrivano dalle aziende che seguiamo. E durante il Covid il nostro è stato il primo poliambulatorio, scelto dalla Regione, per effettuare i test sierologici e i tamponi in Emilia-Romagna. Questo ci ha dato molta visibilità”.
E una crescita anche economica.
“Con il Covid il fatturato è raddoppiato: solo a Modena seguivamo 27 mila persone. Abbiamo collaborato a stretto contatto con l’Ausl. Su Bologna ci siamo occupati della diagnostica, aprendo qualche hub aziendale”.
Che servizi offrite?
“Abbiamo numerosi specialisti, circa 30; contando anche collaboratori, infermieri e amministrativi, siamo una cinquantina. L’equipe è al 90% femminile”.
Quali sono i legami con l’Università?
“Accogliamo tirocinanti dalle Università di Bologna e Modena e siamo stati scelti anche da strutture spagnole, come l’Università di Madrid, per ospitare alcuni specializzandi in medicina del lavoro. Abbiamo rapporti anche con l’Università di Chieti per l’istopatologia”.

LA SCHEDA
Giardini Margherita, staff di 50 persone
Il Poliambulatorio dei Giardini Margherita, dal 2014, è una realtà importante per pazienti privati e aziendali. I servizi offerti sono molti e coinvolgono diversi campi medici e il mondo della medicina del lavoro.
“Spaziamo dalla dermatologia all’allergologia – spiega il direttore sanitario, Maurilio Missere –, passando per chirurgia generale, cardiologia, ecografia, fisiatria, osteopatia, ginecologia, oculistica, otorinolaringoiatria, urologia”.
Un servizio che conta sulla presenza e sulla professionalità di ben una trentina di specialisti. Ma lo staff, in prevalenza femminile, raggiunge quasi cinquanta persone, tra collaboratori, infermieri e amministrativi.
HYDRECO

Cilindri oleodinamici su misura
«Il cliente li progetta con noi»
La filosofia Hydreco: «La vita è fatta di rapporti umani, non soltanto di ferro e di numeri»
La Hydreco Srl, con sede a San Cesario sul Panaro, è una delle realtà storiche del settore Motion Solutions in Italia. Nata nel 1969 come Oleodinamica Modenese, è andata crescendo nel corso degli anni e si è specializzata nella progettazione e produzione di cilindri oleodinamici, per offrire oggi un prodotto di alto livello qualitativo, partendo dalla progettazione e arrivando alla realizzazione finale. Grazie al knowhow specifico maturato nel settore, una delle caratteristiche di Hydreco è quella di fornire soluzioni su ‘misura’ per ogni esigenza, come spiega l’ingegner Biagio Sisinni, già direttore delle Operazioni ed ora delle Vendite e Sviluppo Business.
Nella foto: Biagio Sisinni di Maria Silvia Cabri
Partiamo dalle origini: quando nasce Hydreco?
“Nel 1969, da un’idea della famiglia Cornia, proprietaria dell’attuale CBM, Oleodinamica Modenese che produce cilindri oleodinamici per la emergente industria locale di macchine agricole e sollevamento. Nel 2013 si ridimensiona e cambia denominazione in OCS avviandosi alla ricerca di una nuova proprietà. Nel 2015 OCS è acquisita da Duplomatic MS, Gruppo leader internazionale nel settore della progettazione e commercializzazione di sistemi per il controllo di movimento e l’automazione. Nel 2021 la OCS Srl di San Cesario sul Panaro diventa Hydreco Srl per rafforzare la propria sinergia con Hydreco,
realtà acquisita da Duplomatic negli anni precedenti. Nel luglio 2022 il Gruppo Duplomatic MS, viene acquisito dal giapponese Daikin, leader mondiale nel settore della climatizzazione. L’ingresso di un grande gruppo industriale consentirà a Duplomatic MS di non perdere l’identità storica e il suo know-how e tracciare percorsi industriali di lungo termine”.
Come garantite la personalizzazione delle soluzioni?
“Hydreco srl non realizza cilindri a catalogo e personalizzare le soluzioni è la normalità. Nei 50 anni di storia segnati da diversi passaggi sono rimasti fermi l’ascolto del cliente, la vocazione progettuale e la fidelizzazione attraverso il co design, la simulazione dei carichi predittiva, le soluzioni con soddisfacenti coefficienti peso/potenza/prezzo ed i servizi post vendita di assistenza e ricambi e refitting”.
Progetti futuri?
“Sempre più c’è lo sviluppo delle attività di custom co design e calcoli predittivi come service agli uffici tecnici dei clienti. Tra le sfide più impegnative: la ricerca continua della crescita di fatturato e di marginalità indipendentemente dalle variabilità dei mercati; servire con sempre maggior dedizione i clienti storici e incrementare la presenza nelle applicazioni construction, portuale, siderurgico, offshore e navale”.
In cosa vi distinguete da altri competitor?
“Desideriamo che i clienti abbiano l’immagine di azienda corretta e responsabile, disponibile nelle necessità che vadano al di là della vendita e fatturazione del prodotto, un riferimento che al bisogno fornisca servizi risolutivi extra e rapidi. La vita è fatta di rapporti umani, non solo di ferro e numeri”.

LA SCHEDA
Fatturato e dipendenti in costante
crescita
Dall’anno della sua nascita, la Hydreco srl con sede a San Cesario sul Panaro, ha incrementato le competenze tecniche e produttive di cilindri oleodinamici personalizzati per applicazioni mobili. I dipendenti sono passati dai 30 iniziali agli attuali 75. Il fatturato globale è passato in quattro anni (20202023) da 13 a 25 milioni di euro. I principali mercati esteri sono Germania, Francia, Svezia, India, con una quota dell’export pari al 30%, mentre il relativo fatturato nel 2023 è stato di 5 milioni di euro (rispetto ai 4 milioni di euro del 2022). Gli investimenti in ricerca e sviluppo, nel 2023 sono stati pari al 5% sul fatturato. Hydreco dal luglio 2022 fa parte della multinazionale giapponese Gruppo Daikin.
ARTIGIANI PASTAI BONDI
il Resto del Carlino 11/06/2024

Bondi, export e investimenti: «La pasta come fatta in casa»
L’azienda produce seguendo le ricette della tradizione. Bene l’estero, si amplia lo stabilimento di Alberto Lazzarini
Sorge alle porte di Ferrara, sulla via Modena, un’arteria segnatamente emiliana, come appunto questa azienda – la Artigiani Pastai Bondi – impegnata con successo dal 1991 a produrre pasta di qualità secondo la tradizione alimentare regionale. Il successo che raccoglie sul mercato è testimoniato dall’aumento del fatturato e dai consistenti investimenti che sono ovviamente collegati alla crescita della domanda di prodotto. Titolare è la signora Susi Cavallini subentrata pochi anni fa al marito, il fondatore, Giuseppe Bondi che dal 1991 in pochi anni portò l’azienda a indiscussi livelli di qualità e di fatturato. Direttore di produzione è Edoardo Giovagnoli; insieme rispondono alle
domande del Carlino.
Quali sono i prodotti principali di Bondi? “Produciamo sia pasta semplice (pappardelle, tagliatelle, bigoli..) anche con ortica, spinaci, rape, peperoncino, nero di seppia, che pasta ripiena di carne o di zucca, oppure di formaggi o con ricotta e spinaci. Siamo gli unici produttori autorizzati di cappellacci ferraresi Igp (con ripieno di zucca ndr)”.
Obbedite ad autentiche linee-guida. “Seguiamo in maniera ferrea, rigida, quelli che sono i precetti della tradizione emiliano-romagnola e portiamo avanti da sempre il sogno del suo fondatore Giuseppe
Bondi che è quello di produrre pasta con il metodo più tradizionale possibile dotandosi di linee di produzione industriali. La nostra pasta fresca, tuttavia, non è prodotta solo dalle linee semiautomatiche ma anche da una linea dedicata alla pasta chiusa a mano dalle nostre sfogline che con la loro elevata manualità replicano la pasta che fanno le nostre massaie in casa”.
Quali materie prime utilizzate?
“Dalla farina di grano tenero di altissima qualità alla semola di grano duro, entrambe 100% di origine italiana in gran parte pugliese; dalle uova di galline allevate sul territorio nazionale ai formaggi come il Parmigiano Reggiano Dop e il Taleggio Dop, solo per citarne alcune. No coloranti, no conservanti”.
I vostri clienti sono…
“Il 75% del nostro prodotto è acquistato dalla Grande distribuzione, il 5% va all’estero (soprattutto Francia e Inghilterra) e il 20% è suddiviso fra ristorazione, negozi, hotel, bar, catering. Abbiamo ampliato l’offertagastronomia, nata come rielaborazione del nostro prodotto”.
È un mercato in oggettivo sviluppo.
“È così. Le famiglie, i consumatori, scelgono in misura crescente la pasta fresca perché in casa c’è sempre meno tempo per produrla. Si ricorre sempre più, quindi, alla gastronomia o all’acquisto del prodotto pronto”.
Qualche numero?
“Il fatturato dell’azienda ha raggiunto i 7 milioni e mezzo con una crescita sull’anno precedente di oltre il 7%. È in aumento anche il peso dell’export. I dipendenti sono 67. Stiamo investendo fortemente: lo stabilimento sarà ampliato. Intanto è già stato creato uno spazio degustazione dei prodotti. Bondi possiede il 40% del capitale sociale di Bologna Trading srl”.

LA SCHEDA
Fatturato in crescita
Oltre 60 i dipendenti
Presente sul mercato da oltre 30 anni, Artigiani Pastai Bondi è una realtà artigianale con sede a Ferrara che produce pasta fresca. Dal 2016 Artigiani Pastai Bondi srl è l’unica azienda autorizzata a produrre il «Cappellaccio» di zucca ferrarese IGP, un localismo di grande qualità. Nel tempo il piccolo laboratorio è diventato una realtà sempre più strutturata, dotata di macchinari e tecnologie all’avanguardia, che hanno permesso all’azienda di poter servire, oltre alla ristorazione e al dettaglio, anche la grande distribuzione. Bondi presenta un fatturato di 7,5 milioni (in decisa crescita), oltre 60 sono i dipendenti, quasi un milione l’entità degli investimenti.
TEAM.CLIMA

Team.Clima punta sui giovani
«Da noi oltra la metà è under 30»
L’azienda si occupa di installazione e manutenzione impianti: fattura 2,5 milioni di euro
Trasformare un momento lavorativo critico in una possibilità di riscatto e in un’occasione per creare una nuova realtà imprenditoriale. È questo il percorso di Team.
Clima S.r.l., nata nel 2015 a Zola Predosa (Bologna), azienda che si occupa di installazione, manutenzione e riparazione di impianti di riscaldamento e di condizionamento dell’aria in ambito residenziale e aziendale.
Maurizio Bertaccini, amministratore delegato, il nome della vostra realtà è evocativo.
“Team.Clima nasce da una fase critica delle nostre vite professionali, ma si è poi
di Mariateresa Mastromarino
evoluta in una bellissima realtà. Dopo esserci trovati in una condizione lavorativa difficile, io e altri quattro professionisti abbiamo deciso di prendere la situazione in mano, trovando una soluzione: abbiamo messo in campo le nostre conoscenze per poter creare un percorso solido e trovare anche chi potesse sostenerci. Clivet e Ferrari, per esempio, l’hanno fatto”.
Come?
“Siamo diventati referenti della manutenzione del piano di condizionamento. Questo ci ha dato sicurezza e la forza di andare avanti, ed eravamo solo in sette tra tecnici e amministrativi, non trovavamo nemme-
Poi siete cresciuti.
“Il primo anno abbiamo fatturato un milione di euro e siamo cresciuti in modo esponenziale. Ora l’azienda è composta da 31 collaboratori e collaboratrici, di cui il 65% è sotto i 30 anni. Abbiamo bisogno di figure giovani per organizzare, gestire e operare, garantendo loro il giusto spazio di crescita.
La nostra squadra è altamente professionale e competente e ciò che facciamo è garantire condizioni di comfort alle persone, creando e vendendo molti servizi. Il cliente deve essere al centro della nostra attenzione, sempre soddisfatto a seconda della stagionalità, e il nostro team è lì per questo. Abbiamo una gamma di clientela molto varia e importante: quest’anno è entrata anche Lamborghini”.
Il fatturato dello scorso anno supera i 2,5 milioni di euro.
“Nei primi cinque mesi di quest’anno, la crescita si aggira intorno al 20- 25%. Il nostro mercato si è evoluto e, di conseguenza, anche il nostro lavoro. La domanda delle case costruttrici è in crescita, soprattutto nel residenziale e, pertanto, abbiamo bisogno di una crescita ponderata dal punto di vista delle risorse umane. Poi, l’evoluzione di Team.Clima è stata tale che, nel 2019, è subentrata Ing Ferrari Spa di Modena, general contractor di Ferrari”.
In cosa siete all’avanguardia?
“L’azienda sta diventando sempre più green, perché abbiamo sempre creduto nella necessità di ridurre l’impatto ecologico delle aziende. Per questo abbiamo sviluppato e implementato il nostro sistema di controlli e siamo riusciti a fare della sensibilità ecologica anche un aspetto economico importante. Siamo forti riciclatori di refrigerante e riduciamo così gli scarti inquinanti prodotti”.

LA SCHEDA
Protagonisti nel territorio con l’impegno sociale
La forza di Team.Clima non sta solo nella professionalità dei suoi operatori e nella crescita del fatturato, ma anche nell’impegno che l’azienda ha per il territorio. «Crediamo molto nell’investire sul sociale – spiega Bertaccini –, con l’idea che un’azienda non deve tendere solo alla massimizzazione dei profitti, ma deve avere anche una ricaduta positiva nel territorio. Prendiamo parte a progetti di mobilità assistita, con il trasporto solidale e un impegno nelle scuole, e abbiamo anche partecipato alla donazione di un defibrillatore alla piscina di Zola». Oltre a questo, «cerco di mettere il più possibile i giovani della squadra al centro dell’azienda per trasmettere la stessa filosofia verso il cliente».

Commerciale Fond, lo specialista «Tutto sui metalli da 50 anni»
L’ad Maletti: «Da hobby in vista della pensione ad azienda con quattro sedi e 61 dipendenti»
Specialista dei metalli da 50 anni: la ‘Commerciale Fond’ di Modena è un’azienda nata dall’idea di tre amici legati al mondo della fonderia che, nel 1974, hanno dato vita a quello che negli anni è divenuto un punto di riferimento in Italia per la lavorazione e commercializzazione dei metalli, fatto di persone e tecnologie. Come spiega Marco Maletti, amministratore delegato.
Il vostro nome contiene un riferimento al settore. In cosa consiste l’attività?
“È un’attività prettamente commerciale, basata su due linee di prodotto complementari tra loro, la commercializzazione
di semilavorati in metalli non ferrosi (alluminio, bronzo, ottone, rame e materiali plastici) e ferrosi (ghisa), oltre a fusioni a modello realizzate con il metodo della cera persa per tutte le tipologie di acciaio, della fusione in conchiglia e della pressofusione per le leghe di alluminio e mediante fusione in terra per getti in ghisa”.
Il nome com’è nato?
“Per rimarcare la nostra mission: offrire prodotti semilavorati standard e fusioni a disegno, ‘nati’ dal processo di fusione dei metalli”.
Festeggiate i 50 anni: come ha avuto
origine l’azienda?
“A Modena, nel 1974, l’azienda è stata fondata da tre amici, tutti attivi in aziende legate al mondo della fonderia dei metalli, che cercavano un ‘hobby’ per rimanere attivi una volta in pensione, poi la cosa è un po’ sfuggita di mano e siamo arrivati ai giorni nostri con quattro sedi operative, 61 dipendenti, 19 agenti plurimandatari ed un fatturato che supera i 30 milioni di euro”.
Come vi siete evoluti nel tempo?
“All’inizio trattavamo solo barre in ghisa, prodotto all’epoca assolutamente innovativo, e macchine usate per la fonderia. In pochi anni, seguendo l’evoluzione del mercato e le esigenze dei clienti, ci siamo concentrati sul nostro attuale core business, affiancando alla ghisa dapprima l’alluminio e poi il bronzo. Nello stesso periodo abbiamo attivato la commercializzazione delle fusioni in acciaio prodotte a cera persa. Nel 2001 abbiamo aperto la nostra prima filiale a Milano inserendo anche rame e ottone nel nostro portfolio; poi è stata la volta del Piemonte e del Triveneto. In questo modo, oltre ad offrire soluzioni su misura per i clienti, cerchiamo di essere il più possibile vicino alle loro sedi, per garantire vicinanza sia per la rapidità di consegna, che per una migliore comprensione delle realtà”.
Progetti futuri?
“Con il traguardo dei 50 anni si ha un primo passaggio generazionale ed un ringiovanimento della squadra, affiancando ai collaboratori senior giovani desiderosi di ricevere esperienze da aggiungere alle loro competenze, così da mantenere ‘Commerciale Fond’ sempre al passo con i tempi, in quanto siamo convinti che il successo delle migliori organizzazioni passa da quell’idea di cambiamento che si regge sulle gambe, sulla testa e sul cuore di tutta la squadra, nessuno escluso”.

LA SCHEDA
Il fatturato sfiora
i 40 milioni di euro
L’attività della ‘Commerciale Fond’ di Modena si basa sul commercio di metalli semilavorati e materie plastiche per l’industria meccanica. Inoltre commercializza fusioni in acciaio ‘a cera persa’, fusioni in alluminio in conchiglia e in pressofusione, sulle quali può offrire servizio di consulenza tecnica per l’ottimizzazione dei progetti da realizzare. Nel 2022 si sono registrati 39,49 milioni di euro (+ 22,3% su fatturato 2021). Nel triennio 2021-2023 la crescita ha toccato quasi il 20%. La quota dell’export è pari circa al 7,6%; i principali mercati esteri sono Nord Africa, Est Europa (area balcanica), Sud America, Asia, con un fatturato export nel 2023 di 2,40 milioni di euro (+ 61,8% su fatturato 2021).
IMS GIOTTO

Mammografi digitali al top
«Siamo i primi in
Europa»
Ims Giotto di Sasso Marconi leader per sviluppo e produzione: «Il segreto è la ricerca» di Mariateresa Mastromarino
Innovazione tecnologica, sviluppo e ricerca.
L’identità di Ims Giotto, azienda di Sasso Marconi (Bologna), si può riassumere in questi tre concetti. Che sono fondamentali, visto che è il primo produttore europeo di mammografi digitali, offrendo anche un completo ventaglio di supporti per la diagnosi interventistica. Si tratta di una realtà con un’esperienza più che ventennale, che è diventata negli anni competitor a livello mondiale rimanendo al passo con i tempi grazie a soluzioni all’avanguardia e ricerca scientifica.
Presidente Massimo Sordi, il vostro è un
percorso particolare.
“Esatto. Da trent’anni seguo il gruppo General Medical Merate, affermato produttore di sistemi diagnostici per la radiologia a livello sia nazionale che internazionale. Ims Giotto, invece, conta cinquant’anni di attività e oltre vent’anni di lavoro nello sviluppo e nella produzione di sistemi mammografici. Per questo, qualche anno fa, ho pensato di unire e coniugare i due mondi. Dal 2017, quindi, Ims Giotto fa parte del gruppo. Abbiamo mantenuto i dipendenti che già lavoravano qui, ampliando poi lo staff. Abbiamo sette anni di lavoro alle spalle, con successi molto importanti”.
Ad esempio?
“Siamo passati da 12 o 13 milioni di euro di fatturato a poco più di 34 milioni, raggiunti nel 2023. E tutto questo è stato possibile perché sette anni fa abbiamo salvato l’azienda, collaborando con i sindacati e gli imprenditori. Abbiamo investito in nuove risorse, prendendoci cura del personale: siamo passati da 40 a circa 70 dipendenti, e continuiamo ad assumere”.
Quali figure ricercate?
“Servono qualità ed esperienza. Per questo dobbiamo ancora rafforzare l’area commerciale con gli specialisti del prodotto, e migliorare in ambito gestionale. Da un punto di vista strutturale, invece, siamo molto all’avanguardia: il magazzino è automatizzato, i lanci di produzione funzionano alla perfezione in qualsiasi giorno e momento; la struttura è green con i pannelli solari, e questo ci consente di essere autonomi a livello energetico”.
In quali Paesi lavorate?
“Lavoriamo con tutto il mondo, dall’Europa all’Africa, fino all’America. La nostra realtà farmaceutica ed elettromedicale va ovunque, perché operiamo nel settore facendo la ricerca, che è estremamente interessante. Siamo in costante sviluppo. Sul piano della salute, insieme al pancreas e al colon, il seno è una delle fonti di pericolo, così ci sentiamo anche motivati dal sociale. Siamo tra i primi colossi produttori di mammografi al mondo: siamo tra le prime tre realtà in termini di qualità d’immagine a livello globale”.
Come ci siete riusciti?
“Uno dei capitoli maggiori di spesa per Ims Giotto è la ricerca. Lavoriamo con le immagini, che sono tutto per la senologia. Ci stiamo dedicando a nuove tecniche, con l’implemento dell’intelligenza artificiale e l’utilizzo di programmi tecnologici. Tutto ciò interviene dove l’uomo potrebbe avere qualche debolezza. C’è un mondo enorme dietro il nostro lavoro, ed è per questo che bisogna dare spazio ai giovani”.

LA SCHEDA
Fatturato di 34 milioni, clienti in tutto il mondo
Trentaquattro milioni di euro rappresentano il fatturato di Ims Giotto, leader nel settore per lo sviluppo e la produzione di sistemi mammografici. Una realtà che con costanza, da oltre vent’anni, lavora in sincronia con l’avanzamento della tecnologia e della ricerca scientifica. La precisione delle sue immagini, fondamentali per la diagnosi del cancro al seno e in generale dei tumori, ha posizionato Ims Giotto tra i migliori al mondo. Dall’Europa all’Africa, fino all’America, l’azienda è largamente presente in molti Paesi di diversi continenti, con uno staff all’avanguardia e propenso alla crescita. I dipendenti attualmente sono circa settanta, ma la volontà è quella di ampliare le risorse.
REFUEL SOLUTIONS

Ecco i pionieri del biodiesel «Il nostro kit anti emissioni»
Modena, la startup ReFuel Solutions all’avanguardia nel campo della mobilità sostenibile
A Modena, nel 2021, quattro ingegneri – Federico De Pietri, Adriano Cordisco, Rexhina Saraci e Marco Di Mola – fondano ReFuel Solutions, startup innovativa e spin off dell’Università di Modena e Reggio Emilia. L’azienda opera nel campo della mobilità sostenibile e offre le prime tecnologie veramente ecologiche ed economiche, che rendono compatibili i veicoli esistenti con le nuove richieste di emissioni, permettendo di utilizzare biodiesel per abbattere immediatamente le emissioni e risparmiare sul carburante, come spiega Rexhina Saraci, co-fondatrice, vicepresidente del cda e responsabile dello sviluppo aziendale.
Green e tutela ambientale: come si pone
Refuel Solutions?
“Nel panorama attuale la sostenibilità rischia di essere percepita come una imposizione burocratica, un peso economico oppure uno strumento di marketing, allontanandosi dal vero scopo della tutela ambientale. Consapevoli di questa sfida, abbiamo sviluppato una soluzione per renderla praticabile e vantaggiosa per le imprese, specialmente in settori ad alta presenza di motori diesel. La nostra tecnologia, infatti, integra l’uso di biocarburanti in purezza, che abbattono la Co2 fino al 90% e il particolato atmosferico del 60%. Così le aziende possono concentrarsi sul core business senza dovere adottare delle tecnologie non pronte, costose o che non considerano adeguatamente il ciclo di vita (Lca)”.
Quando nasce la società?
“Siamo nati nel 2021 a Modena, quattro ingegneri animati dalla convinzione che il cambiamento parta dall’azione. Abbiamo iniziato a progettare la nostra tecnologia e nel 2022 i primi fondi ci hanno permesso di sviluppare diversi prodotti per vari settori. Da allora, abbiamo vissuto una crescita esponenziale anche in termini di personale. Oggi siamo fieri di avere così tanti giovani che si sono uniti nel progetto di un’azienda che sta avendo un ruolo da protagonista in questa svolta per i biocarburanti, con i vantaggi ma anche con le sfide di essere i primi”.
Qual è il vostro specifico campo di azione?
“Ci rivolgiamo ai settori ‘hard-to-abate’ ad alta intensità carbonica, dove il diesel non ha alternative praticabili. Che si tratti di flotte di camion, o macchine operatrici, agricole o generatori, rendiamo possibile la sostituzione del gasolio con biodiesel puro, pur continuando a mantenerne l’operatività anche col diesel”.
Non ‘semplice’ tecnologia…
“Partendo dal presupposto di offrire un pacchetto completo, ReFuel Solutions non è solo fornitore di tecnologia ma si inserisce nella gestione di approvvigionamento del biodiesel grazie alla collaborazione con le più grandi bioraffinerie italiane ed europee. Inoltre, grazie alla nostra centralina, è possibile monitorare i consumi e il risparmio di Co2 e particolato, fornendo i dati necessari per rendicontazione e certificazione ambientale”.
BiodieselKit: in che cosa consiste? “È un sistema brevettato a livello internazionale che si installa in un giorno e rende qualsiasi motore diesel, indipendentemente da taglia, anno di produzione e modello, compatibile con l’utilizzo di B100. Include diverse componenti proprietarie che insieme permettono di mantenere prestazioni, consumi e rifornimento invariati e anzi risparmiando sul pieno permettendo di rientrare nel costo del kit in circa un anno”.

LA SCHEDA
Innovazione green, finanziamenti dall’Ue
Fondata nel 2021 a Modena, startup innovativa, è diventata una delle realtà più promettenti nel settore strategico dell’energia pulita e della mobilità sostenibile attraverso biocarburanti. L’azienda ha creato e brevettato BiodieselKit, un kit aftermarket che consente ai mezzi pesanti una conversione Green economica e rapida, usando biodiesel. È passata in un anno dai soli fondatori a oltre 25 collaboratori. Nel 2024, ottenuta la certificazione del prodotto, ha ufficialmente avviato le operazioni commerciali in Italia ed Europa, sviluppando linee di prodotto su quattro verticali: logistica-mobilità stradale, costruzioni, agricoltura e settore marittimo.
Il progetto ha attratto finanziamenti regionali e dell’UE, oltre a investimenti da più di 15 imprenditori della Motor Valley.
il Resto del Carlino 16/07/2024

Npt, da 30 anni in prima linea «Adesivi e sigillanti nel mondo»
Il Ceo Enrico Goldoni: «Puntiamo sulla ricerca. Creiamo materie prime. Settore chiave? L’edilizia»
Produrre e sviluppare adesivi e sigillanti è il lavoro di Npt, azienda che vanta un’esperienza di oltre trent’anni. Una realtà nata con l’imprenditore Carlo Alberto Goldoni, arrivata ora ai figli, che lanciano Npt e i suoi prodotti in tutto il mondo. A parlarne è il ceo Enrico Goldoni.
Qual è l’anima di Npt?
“La nostra attività parte dalla ricerca, cuore pulsante della nostra attività, su cui negli ultimi anni abbiamo investito in maniera notevole. Npt è un’azienda verticalmente integrata: da materie prime, di base, creiamo la resina di partenza. Nessuno in Italia offre questo processo: pochi nel mondo”.
di Mariateresa Mastromarino
Come va avanti la produzione?
“Dopo la produzione del polimero, componiamo le formulazioni per ottenere un prodotto finito, che è o adesivo o sigillante. Per questo dico che Npt si occupa primariamente della ricerca, e poi della produzione, arrivando fino alla commercializzazione della gamma di adesivi sigillanti”.
In che settori operate?
“È chiave il mondo dell’edilizia con la sua filiera di rivendita. Il nostro prodotto va dal centro edile al magazzino, fino alla ferramenta strutturata. A portafoglio abbiamo circa tremila clienti”.
Vendete in tutto il mondo?
“Una notevole parte del nostro commercio si concentra sull’estero, per un totale del 60%. Un’ottima performance, frutto del nostro partner internazionale, una multinazionale nel settore della chimica: Nippont Paints, uno dei leader principali nel mercato mondiale delle vernici. Questa partnership ci spinge verso piani di crescita con un’apertura su mercati internazionali, in particolare nel contesto europeo, con entrambi i brand”.
Quali sono?
“Il marchio Sigill è tra i brand in Italia capace di offrire una vasta gamma di articoli, come adesivi, sigillanti o articoli tecnici, che opera nel mercato retail; Npt, invece, coincide con il nome dell’azienda e rappresenta l’eccellenza degli adesivi sigillanti per il settore industriale (mercato B2B)”.
Il mercato vi premia?
“L’anno scorso abbiamo raggiunto 66 milioni di euro di fatturato. La performance per il 2024 punta ai 70 milioni. La crescita, in questi anni, è dipesa dall’acquisizione di quote di mercato. E per il futuro ci aspettiamo lo stess iter: il partner estero supporta la nostra ambizione e propensione alla crescita, sia con Sigill in Europa sia con Npt nel settore industriale mondiale”.
Torniamo alla ricerca. C’è qualche progetto specifico che state portando avanti?
“Viviamo quotidianamente di ricerca, perché ogni prodotto parte dal laboratorio di ricerca e sviluppo. È un processo costante, che comporta un avanzamento tecnologico di prodotto e di performance. Il tutto legato alla sostenibilità”.
Cioè?
“Ci sono progetti di ricerca volti soprattutto ai polimeri, una tecnologia di base che nessuno ha, con l’obiettivo di renderli sempre più sostenibili. Parliamo di polioli bio-based: rispettosi dell’ambiente, ma sempre performanti”.

LA SCHEDA
Un fatturato globale da 66 milioni
Da 30 anni Npt sviluppa e produce adesivi e sigillanti. Un processo operativo che parte dalla ricerca, cuore pulsante dell’azienda, che si articola in due sedi: la prima, è a Villanova D’Ardenghi, in provincia di Pavia; la seconda, invece, si trova nel Bolognese, a Valsamoggia. I prodotti di Npt sconfinano i limiti italiani e si lanciano verso il mercato internazionale. L’anno scorso, il fatturato globale ha segnato 66 milioni di euro, ma Npt è pronta non solo a confermare la performance, ma anche a spingersi oltre, raggiungendo il tetto dei 70 milioni. A condurre l’azienda è il Ceo Enrico Goldoni, che conta sulla sorella Elisa, Cfo dell’impresa e su uno staff professionale composto da 160 dipendenti.
NUTRILEYA

Nella foto: Claudio Venditto, Matteo Reda e Giacomo Fulgeri
Medicina naturale e cosmetica
«Negli alimenti c’è un tesoro»
Nutrileya lavora nel campo degli estratti.
Prodotti (anche personalizzati) per 1.500 farmacie
Tre soci, ex colleghi della stessa azienda farmaceutica del settore naturale. Una passione comune e la voglia di mettersi in gioco. Nasce così, a inizio 2014 ‘Nutrileya’, l’innovativa impresa di Carpi (Modena) nel settore della fitoterapia e della nutraceutica. A fondarla, appunto, i tre soci imprenditori, già attivi nel settore della nutraceutica, con l’obiettivo di portare l’innovazione tecnologica nel campo della medicina naturale: Claudio Venditto, Matteo Reda e Giacomo Fulgeri.
Partiamo dal nome: cosa significa ‘Nutrileya’?
“È un nome di fantasia, che richiama le
scelte di fondo: la ‘Nutraceutica’, neologismo sincratico da ‘nutrizione’ e ‘farmaceutica’. I nutraceutici sono quei principi nutritivi contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute. Mentre ‘leya’ deriva da ‘Cattleya’, una bellissima orchidea, per ribadire il richiamo agli elementi naturali”.
Tutto ha avuto inizio dieci anni fa… “A fine 2013, abbiamo deciso di unire le nostre esperienze pluriennali negli ambiti della direzione marketing, della direzione scientifica e degli affari regolatori. L’azienda ha iniziato nel 2014 la commercializzazione di integratori alimentari, cosmetici e dispositivi medici e in questi dieci anni siamo sempre
rimasti fedeli alla nostra filosofia, incentrata su due elementi: il design della formula e le competenze marketing e commerciali. Grande attenzione è rivolta, infatti, alla formulazione e alla selezione degli estratti, principalmente di origine naturale, per proporre alle farmacie un prodotto di qualità e altamente efficace. Oggi Nutrileya commercializza 113 referenze per quanto riguarda gli integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici terapeutici/fitoterapici e circa 40 referenze cosmetiche ‘beauty’, coprendo 32 aree terapeutiche, in oltre 1.500 farmacie e parafarmacie su tutto il territorio italiano, e garantendo la distribuzione in 23 Paesi del mondo”.
Cosa significa per voi ‘flessibilità produttiva’?
“I prodotti vengono tutti formulati internamente all’azienda, come anche la selezione e l’acquisto delle materie prime funzionali e caratterizzanti i prodotti, garantendo così l’utilizzo degli attivi nelle corrette quantità e titolazioni, nonché la selezione di estratti a livello globale, spesso brevettati, innovativi e differenzianti. Abbiamo scelto invece di esternalizzare l’attività di produzione a un pool di terzisti italiani accuratamente selezionati. In questo modo garantiamo, appunto, ‘flessibilità produttiva’, tempi brevi dall’idea di prodotto alla commercializzazione, mantenendo alta la qualità”.
Poi ci sono i prodotti personalizzati… “Oltre al nostro marchio, ci siamo specializzati nell’offrire ai clienti, farmacie e parafarmacie, un servizio di prodotti personalizzati, che supportiamo con un servizio completo dalla formulazione, allo sviluppo grafico del packaging fino ai materiali marketing personalizzati per il punto vendita. In quest’ottica è nata qualche anno fa anche la divisione cosmetica”.

LA SCHEDA
Fatturato di 7,6 milioni
Export in crescita
“Grande attenzione è rivolta alla formulazione e alla selezione degli estratti, principalmente fitoterapici”. Questa la mission di Nutrileya, azienda di Carpi (Modena) dedita alla fitoterapia e alla nutraceutica, fondata nel 2014 dai tre soci Claudio Venditto, Matteo Reda, Giacomo Fulgeri. Nel 2023 il fatturato globale è stato di 7,6 milioni di euro (+18% rispetto al 2022); l’azienda sta iniziando a farsi conoscere all’estero, con una quota export per ora contenuta (0,6%) ma in crescita. Nel 2024 sono 16 i Paesi serviti tramite distributori locali e 3 nuovi Stati sono in fase di avvio. I principali mercati esteri sono Cina, Vietnam, Polonia, Romania, Albania, Kosovo, Spagna.
IDRAULICA SIGHINOLFI ALBANO
il Resto del Carlino 30/07/2024

Nella foto: Donatella Sighinolfi
Idraulica Sighinolfi Albano «Ecco i nostri cilindri green»
L’azienda di Nonantola specializzata in componenti
idrauliche: «Ora attenzione all’ambiente» di Maria Silvia Cabri
Da oltre 60 anni l’Idraulica Sighinolfi Albano di Nonantola è specializzata nella produzione di cilindri idraulici di alta qualità e ne realizza anche di speciali su richiesta, adatti a diversi tipi di applicazione e innovativi. Si rivolge a numerosi settori merceologici: gru portuali e movimentazione container, sollevamento, gru per camion, piattaforme offshore, perforazione e costruzione di gallerie tbm, dighe idroelettriche e controllo delle acque, compattatori dei metalli e compattatori per rifiuti, presse industriali e macchine utensili. Come spiega la CEO Donatella Sighinolfi.
Oltre mezzo secolo: com’è iniziata?
“Tutto è iniziato il 23 ottobre 1963, quando
mio padre ha deciso di mettersi in proprio partendo dal garage sotto casa, producendo cilindri per escavatori per poi allargarsi al settore autogru da camion. Da artigiano è passato ad avere 5-6 dipendenti e poi sempre in crescita nel mercato italiano fino all’arrivo in azienda di noi figli (Donatella e Marco) nel 1994. Da qui è iniziata la rivoluzione: espansione dell’attività all’estero, nuova impostazione della produzione, creazione dell’ufficio tecnico, suddivisione dei ruoli interni e collaborazione con enti esterni per la certificazione di qualità ISO 9001. L’obiettivo è la soddisfazione del cliente che non passa solo dal prezzo competitivo, ma anche dal supporto tecnico e qualitativo”.
Come si caratterizza la produzione?
“È completa, nel senso che all’interno abbiamo tutti i macchinari per la lavorazione del cilindro dalla prima fase all’ultima, fatta eccezione per i trattamenti superficiali (cromatura, sabbiatura) e la verniciatura. Abbiamo una rete selezionata di fornitori che per noi sono partner strategici”.
Quali sono i settori di intervento?
“Il core business si concentra nel settore della movimentazione portuale delle merci, seguono le presse da riciclaggio e industriali, filtropresse per disidratare i fanghi, autogru, impianti industriali, dispositivi antisismici, apparecchiature per demolizione”.
Tema green: come viene affrontato?
“Siamo impegnati nella produzione di un nuovo cilindro idraulico per le attrezzature da demolizione che ha come obiettivo la salvaguardia dell’ambiente, la diminuzione di CO2 emessa e di consumo di carburante, la riduzione delle dimensioni dei cilindri utilizzati, un + 10% forza lavoro e minore esposizione al rumore ed alla polvere e maggiore sicurezza per l’operatore. Stiamo procedendo al ESG Assessment ed abbiamo avviato un corso di formazione interna che si concluderà ad inizio 2025 e abbiamo preso parte alla prima edizione della fiera GET Global Energy Transition Congress and Exhibition 2024”.
Quanto è importante l’aspetto d’impresa ‘familiare’?
“L’essere un’impresa familiare rende l’ambiente meno formale e questo permette la collaborazione di tutti a 360°, la gestione più flessibile e il contatto con i clienti più diretto”.

LA SCHEDA
Fatturato di 18 milioni
Export a quota 41%
“I cilindri oleodinamici sono il nostro dna, la passione che ogni giorno ci fa guardare con ottimismo al futuro, che ci fa pensare a come fare innovazione per consentire ai nostri clienti performances sempre migliori e prodotti sempre più affidabili, sicuri e meno inquinanti”. Si presenta così l’azienda Idraulica Sighinolfi Albano. Ad oggi sono 70 i dipendenti con un fatturato globale nel 2023 di 17,58 milioni di euro (+7,5% sul 2022). L’export è del 41% e i principali mercati esteri sono Germania, Francia, Olanda, Austria, Svizzera, Svezia, Vietnam. Il fatturato export nel 2023 è stato di 7,2 milioni di euro (+5,6% sul 2022). Investimenti in ricerca e sviluppo pari al 5% del fatturato.
Nella foto: Marco Ghezzi

Dall’aria compressa all’azoto «I nostri impianti nel mondo»
Due GI di Mirabello, il 90% del fattuato dall’export. «Serviamo raffinerie e petrolchimici» di Alberto Lazzarini
È una realtà in piena espansione e con una caratteristica che è difficile non collegare a un record: il 90% del suo fatturato è infatti costituito dall’esportazione. Stiamo parlando della Due GI, azienda di Mirabello, a metà strada fra Ferrara e Cento, che realizza impianti per la produzione di aria compressa e generazione di azoto. Titolare è Giuseppe Cattani, un imprenditore che ha dato vita a questa avventura produttiva insieme al padre all’alba degli anni ‘90, sviluppando l’azienda che ora sta registrando un’ulteriore, importante crescita. Responsabile commerciale è Marco Ghezzi, che risponde alle nostre domande.
Quali sono i settori produttivi di utilizzo dei vostri impianti?
“Principalmente Oil & gas ed Energia, dunque raffinerie, impianti petrolchimici, centrali di produzione di energia e impianti di dissalazione”.
Come opera la Due GI?
“L’azienda fornisce impianti su commessa, in accordo alle specifiche del cliente, principalmente a società di ingegneria italiane ed estere, con contratti Epc (Engineering Procurement Construction), avvalendosi di fornitori qualificati e approvati da chi commissiona il lavoro e dal cliente finale utilizzatore degli impianti. Sono analizzati
attentamente tutti gli aspetti del progetto, poi discusse e proposte le soluzioni tecniche con il cliente, che dà la validazione necessaria alla costruzione del package ordinato”.
Produrre bene non basta…
“Il servizio di assistenza, sia presso il cliente finale (in Italia e all’estero) che in officina, è effettuato sugli impianti forniti e accessori (officina e automezzi attrezzati per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria), con possibilità di fare contratti di manutenzione concordati in base alle reali esigenze della clientela. Inoltre, una delle qualità che contraddistingue la Due GI è la velocità nei tempi di intervento, proprio per la consapevolezza dell’importanza che rivestono l’aria compressa e l’azoto nei moderni processi produttivi”.
Il vostro portafoglio clienti è ampio e importante. Qualche nome?
“Saipem, Gruppo Maire, il gruppo francese Sidem-Veolia, il gruppo italiano Bonatti, Eni, Enel, Bp Oil, Total, Ottco Oman, Koc Kuwait”.
La quota export è impressionante. Quali sono le principali aree del mondo servite?
“Nord Europa, Medio Oriente, Africa, Stati Uniti”.
Il fatturato: da 1,8 milioni del 2021 ai 7 milioni previsti per quest’anno. Un boom.
“È così, l’azienda è in costante crescita, frutto anche del positivo andamento del mercato e nonostante le tensioni politiche internazionali. Cresce pertanto il numero dei progetti che presentiamo e realizziamo e che vanno a integrarsi a progetti ancora più complessi all’interno di grandi impianti produttivi. Non vediamo rallentamenti della domanda”.
Vi caratterizzate anche per la personalizzazione del prodotto.
“Ogni progetto che acquisiamo ha dietro di sé un indirizzo preciso, che ovviamente dobbiamo rispettare, quindi è fatto da noi su misura”.

LA SCHEDA Fondata nel 1990, venti dipendenti
L’azienda Due GI progetta e realizza impianti per la produzione di aria compressa e generazione di azoto, è attiva dal 1990 e ha sede a Mirabello (Comune di Terre del Reno nel Ferrarese). A Giuseppe Cattani si deve l’avvio dell’attività. Due GI concentra il business nella fornitura di impianti chiavi in mano e oggi si occupa della progettazione, produzione, vendita e assistenza degli impianti forniti, fornitura con ricambi originali. I principali settori di applicazione sono Oil & Gas, petrolchimico, power, dissalazione industriale, ma ha ampi spazi anche nell’alimentare, strutture ospedaliere, chimica, farmaceutica, tessile, elettronica. Negli ultimi anni l’azienda ha incrementato l’esportazione, che oggi rappresenta il 90% del fatturato. I dipendenti sono 20.
il Resto del Carlino 10/09/2024

Nella foto: Riccardo Dall’Aglio
Kreizy, ti ricamo il futuro
«Il nuovo modo di fare moda»
L’azienda bolognese personalizza abbigliamento e accessori.
Il CEO: «Siamo giovani, il 60% donne» di Mariateresa Mastromarino
Il futuro delle nostre imprese è in mano ai giovani. E quando sono proprio i giovani, già nel presente, a rimboccarsi le maniche e a costruire da zero il loro destino, allora il ricambio generazionale non fa così paura. Tra i virtuosi c’è Riccardo Dall’Aglio, fondatore e CEO di Kreizy, attività specializzata in ricamo e servizio di personalizzazione su abbigliamento e accessori. Una giovane realtà bolognese, nata nel 2017 grazie alla vittoria di un bando e cresciuta nel tempo.
Dall’Aglio, com’è stato il percorso?
“Desiderato è la parola più adatta. All’inizio non avevo nemmeno qualcuno che potesse farci da garante, quindi siamo partiti da
zero. Con un’altra persona, abbiamo deciso di seguire una ricerca di mercato per capire in che direzione muoverci. E da lì ci siamo lanciati nel mondo della moda, creando soluzioni personalizzate nel mondo B2C”.
Perché il bando vi ha premiato?
“Abbiamo ottenuto tremila euro, con l’idea di lavorare sui capi usati dei privati, ricamandoli. E la prima macchina da ricamo siamo riusciti ad acquistarla partecipando alle sagre di paese”.
Poi cos’è cambiato?
“Nel 2022 una diversa visione del business mi ha portato a diventare socio unico. Mi
sono ritrovato a dover affrontare la crescita aziendale da solo. Ho preso in mano le redini dell’azienda, abbracciando il mercato B2B, che ci ha dato modo di farci conoscere”.
E ora?
“In un anno ci siamo trasformati, raggiungendo quota 12 dipendenti, aumentando i macchinari e introducendo anche la sartoria. In questo modo garantiamo un servizio completo al cliente, con il quale creiamo un rapporto diretto e stimolante, basandoci su ricerca e sviluppo. Al momento, contiamo circa 40 clienti”.
Il vostro è un mercato di nicchia?
“È complesso, soprattutto ora, perché la disponibilità di spesa è bassa e indirizzata verso altri acquisti, non verso il settore moda. Ma da qualche mese abbiamo diversificato l’offerta, proponendo prodotti per diversi settori: dai trasporti, all’automotive fino al turismo, proponiamo accessori di sartoria abbinate al ricamo”.
Il team, quindi, è diviso per settori.
“Abbiamo una sezione sartoriale, una che crea impianti da ricamo e della loro produzione; poi ci sono i grafici che curano proposte e ricerca e sviluppo, e altri impiegati che si occupano dell’amministrazione, gestione ordini e sezione commerciale. L’età media è 33 anni e il 60% del team, multiculturale, è composto da donne”.
Che attenzione date all’ambiente?
“Il progetto di upcycling è innovativo e diamo vita a materiali di scarto o invenduti. Ma l’obiettivo è raggiungere emissioni zero, siamo incentivati anche dai nostri consumi, che sono già bassi. I nostri scarti sono pochi, tra questi c’è lo stabilizzatore, ossia il tessuto che non viene tessuto, ma che funge da supporto al ricamo. Attraverso il progetto Turtle di Unibo e il Centro di Ricerca di Busto Arstizio, vogliamo trasformare il materiale in filato o come nuovo stabilizzatore per rimetterlo sul mercato”.

LA SCHEDA
“Il prossimo passo nel mercato estero”
Kreizy vuole affacciarsi sul mercato estero. “Siamo ancora in fase di studio, ma ci stiamo lavorando sodo - dice il CEO -. Ci stiamo apprestando a vagliare un programma che guarda lontano, partendo dalla consapevolezza che in un mondo così complesso un imprenditore non può sapere fare tutto, ma deve investire sulle competenze che completino le sue affidandosi a professionisti del settore; a breve l’azienda sarà supportata da professionisti per la definizione e il monitoraggio della strategia nel rispetto del nostro purpose e dei valori che vogliamo trasmettere al mercato. In particolar modo in ambito Competitività e Sostenibilità vediamo ampi margini di crescita”.
MALAGOLI ALDEBRANDO
il Resto del Carlino 17/09/2024
Nella foto: Marina Rebucci, Enrico Malagoli, Nicola Dignatici, Gabriele Malagoli,Monia Ragazzi e Andrea Malagoli

Metallo, tecnologia e design
«Prodotti unici fatti su misura»
La Malagoli Aldebrando di Modena è specializzata nella lavorazione a freddo della lamiera
“Un unico percorso, tre generazioni”. Si presenta così la Malagoli Aldebrando srl di Modena, specializzata nella lavorazione e deformazione a freddo della lamiera per piccole e medie serie. Dal progetto del cliente alla scelta dei materiali più idonei, fino al taglio laser, stampaggio, imbutitura, saldatura e piegatura, con realizzazione prototipi. Un ciclo produttivo completo, come spiega Enrico Malagoli, ceo dell’azienda.
Partiamo dalla storia: come nasce la Malagoli Aldebrando?
“Era il 1961: papà Aldebrando, prima capo officina alla Terim, decide di mettersi in
di Maria Silvia Cabri
proprio e inizia la sua attività artigianale nel garage del suocero. Ben presto la realtà si amplia e si innova, diventando un’azienda leader nella costruzione di stampi, che nel tempo ha visto tre generazioni, con me e mio fratello Gabriele e l’ingresso di mio nipote Andrea Malagoli e mio genero Nicola Dignatici, unite dalla stessa passione tutta modenese per la metalmeccanica e per il manifatturiero”.
Qual è stato lo step principale verso l’innovazione?
“L’adozione di nuove tecnologie produttive come il laser (meno costi, più rapidità e flessibilità), i robot e la programmazione
avanzata: strumenti che consentono di rimanere all’avanguardia nel settore e di offrire ai clienti prodotti e servizi sempre all’altezza delle loro esigenze”.
Ma il core business è rimasto fedele a se stesso.
“Esatto. Al centro c’è sempre il taglio laser dei metalli, tra cui acciai, inox, alluminio, ottone e rame, con spessori variabili da 0,3 a 20 millimetri, utilizzando macchinari di ultima generazione. I prodotti principali sono parti di ricambio destinate a una vasta gamma di settori merceologici, tra cui l’automotive, la movimentazione, la nautica, il settore meccano-ceramico, la diffusione sonora”.
Come si coniuga tutto questo con il design?
“Abbiamo dato vita anche ad un settore di nicchia, relativo al design, al fianco di designer e architetti, in grado di realizzare prodotti altamente personalizzati, seguendo la filosofia aziendale dell’unicità, producendo anche serie limitate”.
Siete tra i fondatori dell’ITS Maker: in cosa consiste?
“È un istituto tecnologico superiore che offre corsi biennali post diploma di alta formazione nelle aree meccanica, meccatronica, motoristica e packaging in Emilia-Romagna. Siamo tra i soci fondatori: non bastano il talento e le tecnologie, la forza dell’azienda è il team di competenze e di passione delle persone che vi lavorano. Così come la prospettiva di vedere entrare nuovi talenti in azienda. La formazione, soprattutto per le aziende medio piccole d’eccellenza, è un nodo strategico per continuare a competere. E ci impegniamo, con numerosi stage, ad affiancare i ragazzi di ITS nella loro crescita”.
Progetti futuri?
“Il nuovo taglio tridimensionale (3D) per i tubi e per specializzarsi sul design, investendo su nuove esperienze di lavoro, per facilitare il dialogo con architetti e ingegneri”.

LA SCHEDA
Avventura di successo iniziata in un garage
La Malagoli Aldebrando, nata a Modena nel 1961, su iniziativa di Aldebrando Malagoli come ditta per la costruzione di stampi, negli anni si è specializzata con una competenza nel settore della piegatura e del taglio laser dei metalli, tra cui acciai, inox, alluminio, ottone e rame, con spessori variabili da 0,3 a 20 millimetri, utilizzando macchinari di ultima generazione. Dal garage sotto casa al quartier generale di Modena Est: l’azienda ha 23 dipendenti per un fatturato globale nel 2023 di 4,11 milioni di euro (+7,5% rispetto al 2022). I principali mercati esteri sono UE (Olanda, Estonia), Sud America, Cina e la quota export è dell’1,5%. Gli investimenti hanno inciso per oltre 1 milione di euro solo negli ultimi anni.
VAN LEEUWEN ITALIA

I signori dei tubi d’acciaio «Una storia lunga un secolo»
Van Leeuwen nasce in Olanda, nel 2019 inizia l’avventura italiana nel Bolognese di Mariateresa Mastromarino
Van Leeuwen nasce in Olanda nel 1924 e diventa, lungo cent’anni di storia, leader nella fornitura di tubi di acciaio, piping e applicazioni connesse. Una società presente in 33 Paesi che ha sede a Lippo di Calderara di Reno (Bologna).
Ruggero Nestri, CEO di Van Leeuwen Italia Spa, come siete arrivati fin qui?
“Il nostro percorso nasce da un’opportunità: Piet Van Leeuwen, facendo i suoi primi lavoretti, acquisisce competenze di base sul mondo dei tubi. Dopo l’università incontra un amico bancario, che da un fallimento riceve uno stock di tubi come collaterale; l’amico gli chiede un parere e Piet capisce che l’offerta è molto bassa e gli propone di
comprare lui stesso i tubi a un prezzo maggiore. Non avendo soldi si indebita, ma continua a comprare e a vendere. E da lì la famiglia sta continuando da cent’anni”.
Quando arrivate in Italia?
“Nel 2019 il gruppo acquisisce un network di aziende di distribuzione internazionale di tubi d’acciaio, Benteler Distribution. Da questo si arriva anche alla filiale in Italia: abbiamo un magazzino a Lippo di Calderara che conta 11.000 metri quadri coperti, una parte scoperta e una palazzina di uffici commerciali e direzionali”.
In sostanza, di che vi occupate?
“Di tubi di acciaio per applicazioni industriali
di più svariata natura, dall’automotive all’oleodinamica, incluso l’oil and gas e la meccanica di precisione”.
Siete presenti in tanti settori.
“Il nostro settore principale è l’oleodinamica, quindi tutto ciò che riguarda il movimento su terra. Ma ci occupiamo anche degli scambiatori di calore e tubi per caldaie. Nell’automotive, contiamo molti clienti nella Motor Valley con ammortizzatori per motocicli, tubi di sospensione anche per i motori a scoppio”.
Cosa dice il mercato?
“In cinque anni il mercato è cambiato molto: il Covid ha bloccato il mercato industriale in generale, ma la ripartenza è stata senza precedenti e la domanda dal 2020 è stata forte. Dallo scorso anno la domanda è calata, ma i fondamentali dei settori industriali che presidiamo sono solidi”.
La vostra realtà è altamente digitalizzata.
“Da 15 anni siamo full SAP, dalla gestione del magazzino agli ordini e all’inventario. Tutto viene gestito su SAP, impiegando digitalizzazione e intelligenza artificiale. Così riusciamo a organizzare in maniera raffinata anche i prezzi, fornendo al cliente e a noi il miglior importo”.
In quali Paesi operate?
“Il 95% del fatturato è italiano, visto che negli altri Paesi c’è un gruppo Van Leeuwen. Nel complesso, il fatturato conta 1,7 miliardi di euro, di cui 36 milioni in Italia. La nostra quota export è legata a nazioni come Grecia e Tunisia”.
Qual è la chiave del successo?
“Le tecnologie ci consentono di mantenere alta l’efficienza, la produttività e la performance di consegna al cliente. Ma senza l’eccellenza di chi lavora con noi tutto questo non sarebbe possibile”.

LA SCHEDA
Alta tecnologia e capitale umano
Quest’anno Van Leeuwen compie cent’anni e «abbiamo festeggiato con i nostri fornitori globali - commenta Nestri -. A giugno a Lippo di Calderara abbiamo invitato i nostri clienti, mostrando loro casa nostra. E giovedì faremo in Olanda la ‘Night of the century’». Tra gli obiettivi anche quello di rendere «attrattivo il settore della metalmeccanica ai più giovani, offrendo un ambiente di lavoro interessante con un’imprenditorialità premiata, dove ascolto e formazione sono al centro. La nostra comunità aziendale fa la differenza».
SALAMI il Resto del Carlino 1/10/2024
Nella foto: Guido Leo, Maria Silvia Salami, Angelo Pucci

Salami, la forza del made in Italy: «Oleodinamica di qualità»
L’impresa modenese è alla terza generazione.
Pucci, managing director: «Export al 90%» di Maria Silvia Cabri
“Progettiamo, fabbrichiamo e vendiamo componenti e sistemi idraulici made in Italy“. Si presenta così la Salami Spa con sede a Modena, che da quasi 70 anni produce e commercializza componenti oleodinamici. Una passione che è arrivata alla terza generazione, come racconta Angelo Pucci, il Managing Director della Salami stessa.
La vostra parola chiave è ‘oleodinamica’: come nasce Salami Spa?
“Salami Spa è stata fondata nel 1956 e nasce dall’intuizione di Giuseppe Salami che, da giovane ventenne diplomato, ha trasformato la propria passione per l’o-
leodinamica in una idea di business, traendo spunto dallo studio e dall’analisi dei macchinari lasciati in Italia dagli americani dopo la Seconda guerra mondiale. Negli anni si è sempre dedicato allo sviluppo e alla crescita dell’azienda fino al suo decesso nel 2018. La storia è continuata nelle mani delle figlie Maria Silvia e Rossana e negli ultimi anni è entrato in azienda anche il giovane ingegnere Guido Leo, nipote di Giuseppe Salami”.
Come si è evoluta nei decenni l’idea di Giuseppe Salami?
“La sua filosofia aziendale è cresciuta insieme alla gamma dei prodotti e allo stu-
dio di personalizzazioni mirate alle esigenze applicative dei clienti. Perseguiamo la ricerca continua attenti alle evoluzioni di mercato”.
Quali sono i vostri settori di applicazione e i clienti finali?
“I nostri clienti finali sono i costruttori di macchinari mobili. I settori sono trasversali: dai macchinari agricoli alla edilizia, al forestale, al marino, alla manutenzione delle strade e alla pulizia, alla raccolta rifiuti, agli spazzaneve e altri ancora. I veicoli del cosiddetto off-highway (letteralmente ‘fuori dall’autostrada’), ossia macchinari mobili non automotive”.
Dalla progettazione alla produzione: come si caratterizza il ciclo completo?
“L’intero ciclo produttivo dei nostri prodotti è stato sviluppato all’interno dell’azienda, dalla progettazione alla prototipazione, alla produzione in serie e per finire alla commercializzazione. Il ciclo è al 100% in house e viene realizzato con sistemi avanzati di produzione automatica. Tuttavia, il fattore umano rimane per noi altamente strategico, sui controlli finali e sui delicati passaggi di verifica”.
Cosa vi differenzia dai competitor?
“Ciò che ci contraddistingue è la profondità di gamma, siamo una delle poche aziende idrauliche a proporre sotto lo stesso marchio sia pompe a ingranaggi esterni che motori idraulici e divisori di flusso che valvole distributrici. Ma anche la flessibilità, rispondiamo rapidamente alle diverse esigenze del mercato in modo mirato ed efficiente, e la qualità”.
Quanto incide il fattore estero?
“Nel nostro caso l’incidenza è notevole: circa il 90% del nostro fatturato viene esportato in tutto il mondo. I nostri mercati strategici ad oggi sono l’Europa e l’America, ma arriviamo in Australia, Africa e in Oriente. Ultimamente stiamo guardando con crescente interesse anche all’India”.

LA SCHEDA
Oltre 24 milioni di fatturato
La Salami Spa di Modena, alla soglia dei suoi 70 anni di attività, è giunta ormai alla terza generazione della famiglia Salami e garantisce una gamma di prodotti in ambito oleodinamico che spazia dalle pompe e motori idraulici a ingranaggi esterni in alluminio o ghisa a divisori di flusso a valvole direzionali sezionali o monoblocco.
Fondata da Giuseppe Salami nel 1956, ad oggi conta 83 dipendenti. Il fatturato nel 2023 è stato di 24,1 milioni di euro (+11% rispetto al 2022). La quota dell’export è del 90% e i principali mercati esteri sono l’Europa e il Nord America; il fatturato export, nel 2023, è stato di 21,8 milioni di euro (+9% rispetto al 2022).
il Resto del Carlino 8/10/2024
Nella foto: Marco, Claudia e Laura Bracchi

Dall’informatica agli arredi
«Così trasformiamo gli uffici»
La Tecnoteam di Casalecchio offre soluzioni su misura: «Fondamentale l’aspetto umano» di Mariateresa Mastromarino
Un’azienda a misura di famiglia, non solo perché a condurla sono tre fratelli, ma soprattutto perché ogni dipendente è considerato parte di un team che ricerca ancora “valori e legami di una volta, portando avanti di pari passo evoluzione e tradizione”. Tutto questo è Tecnoteam srl di Casalecchio di Reno (Bologna) che offre consulenza informatica a tutto tondo, fornendo strumentazioni interattive e realizzando anche arredi d’interno. A parlarne sono Laura, Claudia e Marco Bracchi, fratelli soci lavoratori.
Da 40 anni siete sul mercato. Come ci riuscite?
“Abbiamo seguito le esigenze del mercato, stando al passo della tecnologia. Ma soprattutto abbiamo ascoltato e soddisfatto le richieste dei nostri clienti, con curiosità ed entusiasmo. Possiamo contare su un’ampia clientela consolidata nel tempo, con la quale il rapporto, oltre che professionale, è anche umano: ci prendiamo cura dei loro bisogni, progettando e costruendo la soluzione adatta. Ed è proprio ai nostri clienti che va il ringraziamento più grande, perché hanno sempre creduto in noi”.
E nel frattempo la vostra realtà è cresciuta. “Lo sviluppo e la crescita sono sempre stati costanti, così come il fatturato che segna
1,5 milioni di euro. I numeri, seppur in maniera minima, aumentano di anno in anno. Ma questo dipende dai rapporti contrattuali a spot e quelli fissi, in base ai lavori”.
In che senso?
“Rappresentiamo il connubio tra tecnologia e arredo: ci occupiamo della progettazione degli uffici, della fornitura dei materiali e degli strumenti, come stampanti, proiettori, lavagne interattive e multifunzioni, e anche della realizzazione degli arredi, offrendo competenze e soluzioni anche tecnologiche come i server. Incarniamo l’office automation”.
Ci sono progetti in vista?
“Ci piacerebbe ampliare l’azienda con uno spazio espositivo, in cui mostrare i nostri prodotti e ciò che siamo capaci di fare. Oltre a questo, ampliare il personale (ora conta 11 dipendenti, ndr), ma è complesso”.
Perché?
“Non troviamo figure che condividano i nostri valori e la volontà di, magari, rimanere con noi a lungo: per noi i dipendenti sono una famiglia allargata. Oltre a questo, il nostro è un lavoro ricco di compiti e la formazione è cruciale: formare qualcuno a tutto tondo dal lato tecnico richiede tanto tempo e impegno”.
La tradizione fa da sfondo alla vostra attività. È così?
“Sì, anche perché la nostra realtà nasce quarant’anni fa dall’idea di nostro padre, che era tecnico in una multinazionale. Decise poi di aprire una realtà che si occupava principalmente di assistenza tecnica, fino ai quattro anni successivi, quando ha scelto di diventare indipendente. Il core business che scelse all’epoca era la fotocopiatrice. Con il tempo, poi, si è evoluta la parte informatica, quando le fotocopiatrici hanno smesso di essere un oggetto a sé stante ed era necessario interfacciarle con i computer”.

LA SCHEDA
I primi passi con le fotocopiatrici
Il ringraziamento più grande, dopo 40 anni di attività, “va ai nostri clienti che non ci hanno mai abbandonato e hanno sempre creduto nelle nostre risposte”, raccontano i fratelli Bracchi, che sono il cuore del team aziendale: Laura è interior designer, Claudia è responsabile commerciale e Marco è responsabile informatico. Un connubio, tra famiglia e competenze, che incarna a pieno il valore che conduce Tecnoteam srl avanti nel tempo. Un’azienda nata con il core business sulle fotocopiatrici, ma diventata poi leader nella consulenza informatica, con la fornitura di strumentazioni e anche con la realizzazione degli arredi di interno.
il Resto del Carlino 15/10/2024

Bonfiglioli Engineering al top «I nostri
prodotti in 75 Paesi»
L’azienda di Ferrara produce macchine automatiche per il controllo di qualità del packaging di Alberto Lazzarini
Bonfiglioli Engineering è un’azienda (sede a Ferrara, nella zona industriale, in uno stabilimento di 11.000 metri quadrati, 72 dipendenti) di eccellenza nel campo dell’ispezione e del controllo del packaging, comparto produttivo importante, delicato e complesso. Ha raggiunto questo ambizioso quanto fondamentale obiettivo grazie a grandi professionalità, tecnologie all’avanguardia, visione, impegno e capacità di comprendere e magari anticipare il mercato. Al direttore generale, l’ingegnere Andrea Cavanna, abbiamo chiesto di approfondire i motivi alla base del successo dell’azienda, che quest’anno compie mez-
zo secolo, partendo naturalmente dal prodotto. “Produciamo macchine automatiche per il controllo di qualità del packaging – spiega –. Vengono installate all’interno delle linee di confezionamento di aziende che operano in vari settori merceologici”.
Come azienda siete presenti in molte parti del mondo.
“Sì, esportiamo in 75 Paesi, dalle Americhe a Medio Oriente, Estremo Oriente e molte nazioni europee. Fin dagli anni ottanta, il mercato di riferimento non è soltanto l’Italia; poi abbiamo registrato una costante crescita con l’export, che ora rappresenta
quasi il 90% del nostro fatturato”.
Quali sono i principali settori merceologici che servite?
“Sono essenzialmente tre: l’imballaggio metallico, che è un po’ all’origine dell’azienda (nata nel 1974 da Giuseppe Bonfiglioli, ndr), l’alimentare e soprattutto il farmaceutico, che ha requisiti di standard di qualità molto alti”.
Professionalità e tecnologie avanzate, si è detto, sono alla base della vostra crescita.
“La nostra cifra distintiva, tipica dei produttori italiani, è la personalizzazione delle soluzioni che da noi, quindi, non sono standard, ma vengono pensate e realizzate come un vestito fatto su misura per i nostri clienti; parliamo perciò di soluzioni customizzate. Perciò è evidente che professionalità e innovazione siano qualità fondamentali; l’innovazione, ad esempio, è indispensabile, perché le necessità dei nostri clienti continuano a cambiare e noi dobbiamo e vogliamo essere lì, pronti e addirittura in grado di anticiparli. Insomma, il mercato non si ferma”.
Nel frattempo è entrata prepotentemente in scena l’intelligenza artificiale. La utilizzate?
“È un utilissimo strumento aggiuntivo e non sostitutivo capace di soddisfare esigenze della clientela che solo una decina di anni fa, con i metodi tradizionali, erano impensabili. Abbiamo cominciato a utilizzarla più di cinque anni fa e questo ci pone ulteriormente all’avanguardia”.
E collaborate proficuamente con importanti realtà del territorio.
“È così. Ad esempio con l’Università di Ferrara, con la quale operiamo sul fronte delle reti neurali e di tante soluzioni legate all’intelligenza artificiale”.

LA SCHEDA
Fondata cinquant’anni fa Quota export all’83,8%
Non solo soluzioni standard, ma un gruppo specializzato per progettare sistemi personalizzati: da cinquant’anni i sistemi di ispezione e controllo del packaging Bonfiglioli Engineering sono noti nel mondo per prestazioni eccezionali, precisione, affidabilità. L’azienda offre una gamma vastissima di prodotti in moltissimi settori, come quello farmaceutico, lattine e aerosol metallici, alimenti e bevande, prodotti chimici e cura della persona. Fondata nel 1974 a Ferrara, dal 2019 opera nel nuovo stabilimento di 11mila metri quadrati. Dal 2012 fa parte del gruppo americano Tasi ed è presente in oltre 75 Paesi. Il mercato ne apprezza qualità e servizi: la quota di export tocca l’83,8%.
il Resto del Carlino 22/10/2024

Se il cous cous è made in Italy «Stabilimenti al top d’Europa»
Dal classico al biologico, Bia di Argenta leader nella produzione. «Vendiamo anche in Maghreb» di Alberto Lazzarini
Dove si trova lo stabilimento più importante d’Europa di produzione del cous cous? Ma in pianura padana, dove sennò? E per la precisione ad Argenta, nel Ferrarese. La Bia – questo il nome dell’azienda – da vent’anni opera in questo segmento di mercato in costante crescita e in breve tempo ne è divenuta la leader grazie a grandi capacità, impegno, inventiva e a un team di ricerca di indiscusso livello. Poi, va detto subito, il cous cous si presenta in mille allettanti versioni, come spiega la responsabile commerciale Giulia Pasquali. “È proprio così. Il cous cous, declinato in moltissimi modi, è decisamente versatile. Nei nostri tre stabilimenti produciamo sia quello classico, convenzionale di gra-
no duro, sia cous cous biologici fatti con farina di farro, orzo, mais e riso. Abbiamo anche uno stabilimento dedicato al cous cous senza glutine realizzato con farine di legumi (piselli, ceci, lenticchie, grano saraceno)”.
Le massaie possono impiegare il cous cous in svariati modi.
“Esatto. È abbinabile a carne, pesce, verdure, ma anche per fare dolci, visto che assorbe liquidi come caffè o vino rosso, oltre che il brodo ovviamente per altri piatti”.
Il cous cous a questa latitudine: perché? “È stata una sfida. Vent’anni fa questo ramo d’azienda è stato venduto e sotto la nuova gestione dell’ingegner Luciano Polli-
ni si decise di andare avanti e accettare la sfida. Alla fine del 2022 Bia è stata acquisita dal gruppo BF, già Bonifiche Ferraresi, che come è noto è l’attore agroindustriale più importante d’Italia”.
Il fatturato è in costante crescita.
“Esatto. Dai 42,5 milioni del 2022 ai 47 dell’anno scorso e ai 50 che contiamo di raggiungere quest’anno”.
Quanto incide l’export?
“Molto, per oltre l’80%. I nostri principali mercati esteri sono Francia (per ben il 50%), Spagna, Germania, Portogallo, Sudafrica, Polonia, Olanda, Scandinavia, ma anche Australia e America”.
Poi vendete anche nel Maghreb, un po’ come gli esquimesi col ghiaccio.
“È vero che il cous cous è nato là, ma la loro produzione è rimasta classica, così noi con la nostra diversificazione di prodotto abbiamo ottime possibilità di sviluppo”.
Il vostro modo di produrre è “rispettoso”.
“Esatto: Bia si contraddistingue anche per essere una realtà che lavora e produce in modo rispettoso e attento verso l’ambiente, il pianeta e tutti gli stakeholder. Il cous cous di per sé è un prodotto ecosostenibile, infatti non spreca acqua né energia”.
La ricerca è un vostro punto di forza.
“In questi vent’anni abbiamo costantemente sviluppato la ricerca per raggiungere i risultati che volevamo, sempre migliori. Alcune lavorazioni, ad esempio, hanno richiesto mesi di approfondimenti e di impegno per ottenere il prodotto quasi perfetto. La qualità dei cous cous Bia è quindi garantita da una tecnologia d’avanguardia, da sistemi completamente automatizzati e dalla meticolosa selezione delle materie prime, che consentono di offrire un elevato standard qualitativo”.
Quanti sono i dipendenti?
“Settantadue”.

LA SCHEDA
Export in 50 Paesi e fatturato in crescita
Bia significa cous cous italiano. L’azienda è da decenni tra i top player del mercato europeo e protagonista mondiale nella produzione di cous cous biologico. Ha tre stabilimenti ad Argenta (Ferrara), uno dei quali dedicato al segmento gluten free. La capacità produttiva è di 54 tonnellate all’anno, per oltre 24 milioni di contenitori. Bia produce e confeziona a marchio proprio e per i più importanti brand, per la Gdo, per catene della ristorazione e fornisce il cous cous ad altre aziende di confezionamento, in Italia e in 50 Paesi nel mondo. Il fatturato (80% export) è in crescita: nel 2023 sono stati raggiunti 46,95 milioni, con una crescita del 10,5% rispetto al 2022. Per il 2024 si prevedono 50 milioni. Dal 2022 fa parte del gruppo BF spa (ex Bonifiche Ferraresi).