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Ferite difficili da guarire
Papa Francesco prima di rientrare in Italia dopo aver incontrato i thailandesi ha fatto sosta in Giappone dove ha incontrato le comunità cristiane lì presenti e visitato i luoghi della terribile strage operata con il lancio della bomba atomica sui civili di Nagasaki e Hiroshima. La foto del bimbo che ha sulla schiena il fratellino mentre lo porta al crematorio e che ha fatto il giro del mondo, è il simbolo di quelle ferite difficili da guarire. Il Papa al suo arrivo in Giappone ha incontrato per primi i Vescovi che lo hanno ricevuto nel palazzo della Nunziatura di Tokyo. L’incontro è stato cordiale e molto vivace. Il Papa, dopo aver ringraziato per la festosa accoglienza all’aeroporto, prega i vescovi presenti di portare il suo saluto e la sua benedizione a tutti i membri delle singole comunità cristiane e a tutti i giapponesi ancora in festa per l’intronizzazione del nuovo Imperatore. Francesco elogia i cristiani che, anche durante le persecuzioni più crudeli, hanno saputo mantenere salda la fede, spesso a costo della vita. La missione in queste terre è stata caratterizzata da una forte ricerca di inculturazione e di dialogo. Proteggere ogni vita e annunciare il vangelo non sono infatti due cose separate né contrapposte ma si richiamano e si esigono a vicenda. Entrambe significano stare attenti e vigilanti a ciò che può impedire lo sviluppo integrale delle persone affidate alla luce del Vangelo di Gesù. In Giappone i cattolici sono una minoranza ma questo non deve sminuire l’impegno per l’evangelizzazione. Una chiesa “martiriale”, come quella giapponese, infatti può parlare con maggiore libertà, soprattutto nell’affrontare questioni urgenti di pace e di giustizia. Il Papa ha poi incoraggiato i vescovi, sempre pochi in confronto all’abbondanza della messe, a far crescere una missione capace di coinvolgere le famiglie, raggiungendole là dove si trovano con le loro abitudini ed occupazioni, per accompagnarle con il Vangelo della compassione e della misericordia. Francesco si è poi recato all’Atomic Bomb Hypocenter Park di Nagasaki dove la croce bombardata e la statua lignea della Madonna con il volto annerito dalle fiamme e priva degli occhi, riemersa dalle rovine di Nagasaki, ricordano ancora una volta l’orrore indicibile subito nella propria carne dalle vittime e dalle loro famiglie. Uno dei desideri più profondi del cuore umano è il desiderio di pace. Il possesso di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa non è la risposta a questo desiderio. Si vuole difendere la pace basandosi su una di suor Damiana Spignoli Ferite difficili da guarire Proteggere ogni vita e annunciare il vangelo
falsa sicurezza che appoggia su una mentalità di paura, di sfiducia che mina le relazioni fra i popoli e impedisce qualunque tipo di dialogo. «Qui in questa città che è testimone delle catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali di un attacco nucleare, non saranno mai abbastanza i tentativi di alzare la voce contro la corsa agli armamenti… Nel mondo d’oggi, dove milioni di bambini e di famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare e vendere armi sempre più distruttive sono un attentato continuo che grida verso il cielo… La nostra risposta alla minaccia delle armi nucleari dev’essere basata sulla fiducia reciproca…». Già nel 1963 il Papa San Giovanni XXIII nell’Enciclica “Pacem in terris”, chiedendo la proibizione delle armi atomiche, affermò che una pace vera e duratura non può poggiare sull’equilibrio delle forze militari ma solo sulla fiducia reciproca. A Hiroshima, ultima tappa della giornata giapponese, il Papa ha voluto ribadire che l’uso della energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. Francesco prima di lasciare il Giappone ha invitato tutti i presenti, cattolici e non, a pregare con la preghiera per la pace attribuita a San Francesco d’Assisi: Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: dov’è odio, che io porti l’amore dov’è offesa, ch’io porti il perdono dov’è dubbio, ch’io porti la fede dov’è disperazione, ch’io porti la speranza dove son le tenebre, ch’io porti la luce dov’è tristezza, ch’io porti la gioia.
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