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Verso il XVIII Capitolo Generale

Verso il XVIII Capitolo Generale di suor Anita Bernasconi

La Madre Generale ha organizzato degli incontri nei mesi di Ottobre e Novembre 2019 per consegnare ad ogni suora dell’Italia, del Libano, dell’India e dell’America Latina il materiale che il Consiglio Generalizio ha ritenuto opportuno predisporre per aiutarci a vivere con intensità e responsabilità un tempo prezioso in preparazione al prossimo Capitolo Generale che sarà celebrato nel 2021. La Madre desidera coinvolgere tutte le suore e poi le Comunità perché il lavoro del Capitolo sia sempre più l’espressione di un cammino costruito passo dopo passo da tutta la Famiglia religiosa. La Madre ci invita con tanto affetto e speranza ad essere unite e desiderose di costruire insieme il “BENE” della nostra Famiglia religiosa. È bello ripetere le parole che la Madre scrive nella lettera di invito ai raduni, perché sono un programma di vita. “Sentiamoci donne capaci di onorare la vocazione, di essere ad immagine e somiglianza dello stesso Creatore di tutti e di ciascuna. Ogni mattina ricomincia per noi l’avventura della vita. Essere creature di Dio e sentirsi ogni giorno chiamate ad essere “capaci di Dio” comporta la capacità e la volontà di saper mettere ordine nella propria vita per trasformare le tensioni e le ambiguità in una reale capacità di armoniosa creatività”. È compito di tutte e di ciascuna riaccogliere ogni mattina quella sfida di umanità che passa sicuramente attraverso la riconciliazione con noi stessi e con la realtà che ci circonda. È importante ritrovare ogni giorno la direzione giusta del nostro cammino perché non si trasformi in un deprimente vagare: è l’ impegno di ciascuna suora e di tutta la nostra Famiglia religiosa.

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Il Signore aiuti e sostenga ciascuna di noi in questo cammino di verità e di coerenza. Queste parole della Madre fanno senz’altro nascere in tutte noi il desiderio di rispondere in modo efficace a quanto ci viene chiesto. Ci prepariamo al Capitolo Generale ponendo attenzione al tema scelto dal Consiglio Generalizio: essere “Fraternità accoglienti”. La Madre Generale ha presentato questo lavoro straordinario a tutte le suore, in piccoli gruppi e lo ha fatto con tanta chiarezza e passione da far nascere in tutte il desiderio di collaborare. Questo è il suo obiettivo. Bello e importante questo tema che esprime l’identità personale e apostolica di noi suore di Santa Marta e la nostra esperienza di vita nel contesto culturale ed ecclesiale. Il sottotitolo esprime il nostro indispensabile cammino di Suore di Santa Marta come ci vuole il nostro Padre Fondatore: “Umili e semplici, intrise di amore che accolgono “Ogni mattina ricomincia per noi l’avventura della vita”

Cristo in ogni persona senza distinzione”. Il bellissimo poster che abbiamo messo in sala della Comunità è un invito quotidiano a vivere nell’umiltà e nell’accoglienza. Che cosa è importante fare? È importante per la vita della Congregazione sentirsi coinvolte e responsabili perché abbiamo una nuova pagina da scrivere. La Chiesa ci chiede corresponsabilità e una collaborazione ricca di interventi da parte di tutte perché non è una competenza limitata alle Capitolari. È un cammino sinodale fatto tutte insieme con la Comunità. È necessario comprendere che cosa Dio ci sta chiedendo e che cosa possiamo offrire, usando i tre linguaggi insieme armonici come ci invita a fare Papa Francesco: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore, il linguaggio delle mani, così che si pensa quello che si sente e si fa; si sente quello che si pensa e si fa; si fa quello che si sente e si pensa. Le intenzioni più belle nascono da riflessioni (mente) su racconti di esperienze concrete (cuore), da sguardi commossi che fanno commuovere (ancora cuore). È questo il cammino che ci aspetta: muoversi eagire legando testa e cuore. È un momento fondamentale per verificare la situazione della vita religiosa, per una RINASCITA. La vitalità, la passione, la qualità della nostra vita si esprime là dove il Signore ci chiama ed è sempre un servizio apostolico, se esiste la qualità della vita. La nostra vitalità vogliamo identificarla nella sequela appassionata di Cristo, nella radicalità evangelica, nella testimonianza della priorità di Dio, nella vita di preghiera intensa, nel dinamismo apostolico, in Comunità vive, semplici, aperte, e nell’opzione per i poveri: questi sono gli atteggiamenti e gli impegni che dobbiamo tenere presenti e viverli. Siamo riunite dalla Madre Generale e siamo presenti con le nostre incertezze, paure, fatiche e la Congregazione porta in sé tanti problemi, ma tutto questo non impedisce di vivere l’ideale della nostra Famiglia religiosa, della nostra chiamata, cioè vivere la nostra Pentecoste. Come è stata la vita degli Apostoli quando Gesù è salito al cielo? Gli Apostoli erano tutti insieme e arricchiti dallo Spirito del Signore non si sono più fermati nell’annuncio. Avevano questa certezza: la fiducia nel Signore, nella sua presenza. È questo che dobbiamo imitare e la preghiera a Maria e al Padre Fondatore ci aiuta perché la nostra accoglienza sia sempre disinteressata e gioiosa e sappiamo offrirci l’un l’altra ogni giorno il pane buono di una fraternità sempre rinnovata. Esamineremo la vita personale e comunitaria su 6 aspetti della nostra identità: • La nostra umanità • La nostra relazione con Dio • L’identità carismatica • Vita fraterna • La nostra missione tra la gente • La nostra famiglia religiosa aperta ai segni dei tempi. Il lavoro personale e comunitario che faremo sulle 6 schede, sarà il materiale prezioso per la redazione dell’INSTRUMENTUM LABORIS che guiderà i lavori del XVIII Capitolo Generale. Chiediamoci: - Siamo una forza straordinaria per la gente? Dobbiamo leggere la nostra situazione di vita e dire le proposte di rinnovamento sui 6 aspetti, attraverso il discernimento. Abbiamo tanti punti di riferimento e di stimolo per realizzare questo lavoro in modo vero ed efficace. “Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici…”

Secondo noi è importante tener presente quello che Papa Francesco ci aveva suggerito all’inizio dell’anno della vita consacrata nel 2014: essere testimoni della gioia. “Mi attendo – ci aveva detto il Papa – che voi svegliate il mondo, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. È un forte invito ad essere testimoni credibili e incisivi nella società. C’è una umanità intera che aspetta – scrive il Papa – che chiede ai consacrati “gesti concreti di accoglienza” ed auspica l’adeguamento di opere e di strutture alle nuove esigenze dell’Evangelizzazione e della Carità”. Una testimonianza che richiede a noi il sigillo della gioia. “Siamo chiamate a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità”. La vita consacrata è un ambiente privilegiato dove impariamo a vivere l’unità che Gesù è venuto a portare sulla terra e che costituisce il cuore stesso della Chiesa. Se noi religiosi e religiose siamo esperti di comunione, dobbiamo mostrarci capaci di aiutare tutti e avere la missione di essere segni particolarmente leggibili dell’intima comunione che anima e costituisce la Chiesa e essere sostegno per la realizzazione del piano di Dio. Si fa appello alla capacità di noi consacrate di esprimere un’esemplare fraternità che sia di stimolo alle altre componenti ecclesiali e per la stessa convivenza umana in un mondo diviso e ingiusto. Occorre fare in modo che le nostre fraternità siano più umane e umanizzanti. Per questo, come leggiamo nell’Esortazione apostolica “Vita consacrata”, “la Chiesa affida alle Comunità il particolare compito di far crescere la spiritualità della comunione, prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale ed oltre i suoi confini, aprendo o riaprendo costantemente il dialogo della carità, soprattutto dove il mondo di oggi è lacerato dall’odio etnico e da follie omicide, per additare agli uomini la bellezza della comunione fraterna”. “Fare famiglia”, come dice Papa Francesco, è imparare a sentirsi uniti agli altri, è permettere che la profezia prenda corpo, è creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere. Una “casa” ha bisogno di collaborazione, nessuno può essere indifferente o estraneo. Per questo chiediamo al Signore che ci dia la grazia di imparare ad avere pazienza, di imparare a perdonarci, di imparare ogni giorno a ricominciare. È Dio che ci rende possibile sognare il mondo più umano e perciò più divino. Con queste disposizioni interiori ci impegniamo in una lettura e verifica vera della nostra identità. Questo sarà il contributo personale che offriremo al Capitolo Generale, sarà il frutto delle nostre riflessioni e del discernimento personale e comunitario.

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