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DireBenApp
un’insegnante della classe 1A Vighizzolo
Nella propria attività lavorativa ogni persona può investire tempo ed energie con obiettivi diversi: c’è chi lavora per lo stipendio di fine mese e per il mantenimento della propria famiglia, c’è chi cerca successo e di fare carriera, magari anche sgomitando a scapito dei colleghi, c’è chi si sente realizzato come persona perché trova soddisfazione in ciò che fa, c’è chi vive le proprie ore lavorative con l’orologio alla mano o a ciondoloni, cercando di fare il meno possibile… magari passando da una stanza all’altra, tra varie fumatine e coffee break, c’è chi ama il suo lavoro e crede nella sua utilità sociale, c’è chi lo vive come vocazione, come risposta ad un progetto più grande e forse anche un po’ misterioso. Personalmente forse mi ritrovo in quest’ultima categoria di persone. Sono da qualche anno al Santa Marta e mi piace far conoscere un’esperienza vissuta e condivisa con i colleghi. Dopo un Consiglio di classe in cui tutti i presenti sottolineano che i ragazzi sono volonterosi, sembrano anche interessati alle lezioni, che dal punto di vista didattico non ci sarebbe nulla di cui lamentarsi, una classe bella dunque!, di quelle che non capitano tutti gli anni… Confrontandoci, però, scopriamo che i nostri alunni utilizzano moltissimo WhatsApp e, purtroppo, in modo non sempre corretto. Persone (bambini) di undici anni non sono in grado di gestire un gruppo e spesso pare che i commenti degenerino in cattiverie gratuite, contro alcune persone che vengono “scelte” come bersagli. Anche se la cosa avviene al di fuori dell’orario
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