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30 anni di emozioni, 10 anni di racconti
Semestrale - E 10,00
N.1 - XI Anno - A/I 2018
Poste Italiane spa Sped. in A.P. - D.L. 353/03 conv. L. 46/04 art. 1, cl, DCB - Milano
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BEH, CHE DIRE! Sono passati 30 anni dal lontano 1987 quando varcai la porta del notaio insieme ad Andrea Zanussi (allora erede della omonima famiglia/azienda e Marzio Nocchi allora proprietario della Nolan). Mi ricordo tutto come fosse ieri. Ricordo i primi lavori, i primi clienti, l’arrivo di Philip Morris e l’inizio dell’avventura con Ivan Capelli sui circuiti di Formula 1. Tutto è stato velocissimo e mi sembrava di essere travolto dal vortice di un ciclone. Giuro che pensavo: “due anni e poi tutto finisce… due anni ancora e poi ci lasciano per strada...” beh ne sono passati trenta! Non ci credo perché se guardo indietro sembra ieri e se guardo avanti… beh, meglio non pensarci! Ho conosciuto persone stupende, abbiamo lavorato con clienti importanti come Philip Morris, Omnitel/Vodafone, addirittura TRE (sì, proprio il colosso Cinese) è nata nel nostro ufficio quando Vincenzo Novari uscito da Omnitel, venne da noi per un mesetto per creare la società Andala (di Soru e Micheli) che poi venne acquistata subito da H3g per far nascere TRE. Abbiamo lanciato marchi che erano all’inizio come Freddy o addirittura nuovi da zero come Chervò, Deha, Red e tanti altri... Ho lavorato e allevato una marea di ragazzi che ancora si ricordano di Noi e del magico periodo di quei favolosi anni ’90. Oggi la musica è cambiata e il digitale sta facendo cambiare pelle a tutti nel bene o nel male. Sul magazine che celebra i dieci anni della rivista e ricorda i 30 dell’agenzia abbiamo intervistato qualche personaggio della nostra storia ma soprattutto vi abbiamo dilettato con alcuni degli eventi che per noi hanno fatto la differenza negli ultimi sei mesi! A voler suggellare i dieci anni della rivista ricordo tutti i personaggi che abbiamo intervistato: Vincenzo Novari, Urbano Cairo, Ennio Doris, Piero Chiambretti, Ezio Greggio, Ivan Capelli, Carlos Checa, Marco Melandri, Danilo Petrucci, Casey Stoner, Claudio Domenicali, Alberto di Luca, Lapo Elkann, Alessandro Tacchini, Sergio Tacchini, Manfred e Peter Erlacher, Alberto Tomba, Ugo Colombo, Valerio Morabito, Madalina Ghenea, Natalia Estrada, Giorgio Mastrota, Sara Tommasi, Angelo Codignoni, Franco Bobbiese, Cristina Borra, Edoardo Costa, Giulio Golia, Claudia Peroni, Peter Thun, Tiberio Timperi, Andrea Vimercati, Renato Vendramel, Raimondo Tauro, Mario Volanti, Ludmilla Radchenko, Guido Bagatta, Marco Makaus, Antonello Coletta, Orazio Truglio, Livio Suppo, Marco Balestri, Giacomo Agostini, Monica Bregoli, Riccardo Ceccarelli, Ernesto Colnago, Randi Ingerman, Samantha Tabacchi, Charlotte Crona, Massimo Borio, Ciro Vincenti, Emanuele Naspetti, Daniela Santanchè, Marco Valente, Franco Pianegonda, Luca Lo Bosco, Donnie Garcia, Sandro Fratini, Paolo Campinoti, Fiorella Donati, Angelo Sticchi Damiani, Maria Grazia Buccellati, Angelo Marasco, Filoreto di Marino, Giovanni Trapattoni, Filippo Cartareggia, Giuseppe Sala, Daniele Basso, Marco Serralunga,
Laura Drzewicka, Agnes Spaak, Alberto di Monaco, Antonio Cabrini, Gabriela Iliescu, Karina Michelin, Ugo Fava, Andrea e Maurizio Pasi, Valerio Staffelli, Stefania Bivone, Tommaso Lupattelli, Manuela Pirovano, Alberto Ancora, Giuseppe & Ferruccio De Lorenzo, Andrea Zanussi, Antonio Scaburri, Paolo Colombo, Michele & Giovanni Marazzini, Thomas Valsecchi, Roberto Sgalla, Laura Barriales, Fausto Filippetti, Susan Mattthews, Lino Colombo, Vincenzo Nibali, Stefano Piastrelli, Esteban Chaves, Angela Tuccia, Ria Antoniou, Barbara Pedrotti, Danny Kent, Cecilia Padula, Alessia Fabiani, Umberto Botti, Tony Fassina, Pierpaolo Nave, Federica Panicucci, Jessica Polsky, Costantino Ruggiero, Marcello Meregalli, Stefano Rossi, Luca Bizzarri, Fulvio Zendrini, Gianfranco Pizzuto, Elio Fiorucci, Peter Mann, Stefania Cavallaro, Martina Panagia, Stefano Beseghini, Corrado Lopresto, Gianni Rizzotti, Maurizio Minacciolo, Martina Colombari, Oscar Fabio Cassina, Nina Senicar, Pier Francesco Caliari, Andreas Schmeilder, Mago Eddy, Emanuela Vavassori, Genesio Bevilacqua, Gianmaria Bruni, Francesca Romana Gaglione, Maria Papavasileiou, Matteo Marzotto, Simona Ventura, Karissa Fortino, Andrea Buzzoni, Jimmy Ghione, Bedy Moratti, Dj Ringo, Francesca Senette, Tino Silvestri, Edmondo Tirelli, Cesare Verona, Alessandro Borghese, Cristina Buccino, Alessia Reato, Pippo Pozzato, Marco Lucchinelli, Fabrizio Giugiaro, Carmelo Ezpeleta, Michael Barthelemy, Carlo Cerri, Paolo Cominardi, Francesco Silleni, Rainer Thoma, Johnathan Kashanian, Francesco Coscio, Michele Giglio, Piermario Donadoni, Gian Enrico Fabro, Gianfranco Melegari, Andrea Prandi, Mario Peralda, Roberto Torassa, Daniele Zambiasi, Roberto Veneziani, Famiglia Gorgoglione, Keyla Espinoza, Leopoldo Alrlati, Alex Turco. Ricordarli tutti, sfogliando le riviste dall’inizio, mi ha fatto davvero commuovere e sorprendere per quanto è stato fatto e quanto tempo è passato. Buona lettura a tutti e arrivederci al prossimo numero!
L’editore Alberto Vergani
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CONTENUTI 13
Trent’anni di Opinion Leader. Ivan Capelli e Carlos Checa, quando il sodalizio lavorativo diventa un’amicizia senza tempo.
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Trent’anni da Opinion Leader. L’agenzia festeggia correndo in pista con Marco Melandri e Danilo Petrucci.
23
La nostra più bella scoperta: Madalina. La splendida attrice presenta la figlia Charlotte.
30
Il nostro amico Vincenzo. Quattro chiacchiere con Novari tra passato, presente e futuro.
Viaggio nella storia di Chervò. I fratelli Erlacher pronti a rinnovare il marchio di abbigliamento golf più chic al mondo.
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Schiettezza, positività e passione: Stefano Domenicali. Il Presidente di Lamborghini si racconta.
Sentirsi a casa a 7000 km di distanza, Fazenda Fiore. La storia di Fiore & Francesco.
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Licensing meeting Nickelodeon. L’evento che ci porta a scoprire il mondo Viacom.
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In vacanza con Ciro Vincenti. Un viaggio nel cuore del Brasile per ricaricare corpo e mente.
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Dietro le quinte de “Il bacio”. Sbirciamo nel backstage dell’ultimo spot Nolangroup.
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Oltre il classico c’è Alfieri & St.John. I gioielli che raccontano storie preziose.
78
Inaugurato il nuovo Store Ducati. Un evento da batticuore nel centro di Milano.
Più di una semplice birra, New Yorker. Gianluca Damiola ci racconta il suo progetto.
91
86
Al passo con lo stile Modern Dandy. Le calze Red Sox Appeal come dettaglio di eleganza senza tempo.
95
Sicurezza ed educazione stradale… ci pensa Motomorphosis. Incontriamo il suo fondatore, Andrea Carinato Cavalieri Ducati.
98
Lo spirito dello sci di Livigno. Scopriamo la località sciistica più gettonata del 2018.
105
L’emozione dell’arte. La grande passione di Manfredi e Restelli.
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La nuova era dell’ottica. Fielmann arriva in Italia.
113
Il lusso va a Super 100. Un progetto fotografico realizzato da Samuele Manzoni.
121
Must Have. Le novità più glamour e sfiziose da non farsi mancare.
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Il Controeditoriale. Di Guido Bagatta.
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ntro in ufficio con la stessa familiarità con cui passo dalla porta di casa mia, non solo perché amico di Alberto, quindi buon conoscitore della sua “creatura”, ma soprattutto perché Opinion Leader non è mai stata una semplice agenzia di comunicazione, ma un luogo dove chiunque sia entrato, nel corso di questi 30 anni, si è sempre trovato circondato da grandi idee, tanta creatività, assoluta professionalità, ma soprattutto da un clima familiare e sereno;
un gruppo di giovani talenti, guidato da alcune “vecchie volpi”, capace di metterti a tuo agio, di darti un sacco di buoni consigli e di far decollare il tuo progetto con la supervisione del Verga. Ed ora mi tocca fare il televenditore! Quindi leggendo di seguito, immaginate un tono sostenuto e qualche urlo...
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trent’anni di
OPINION LEADER Riavvolgiamo il nastro insieme ai nostri due campioni,
Ivan Capelli, pilota di F1, e Carlos Checa, Campione del Mondo SBK.
◁ Ivan Capelli nel box Ferrari.
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a stanza dell’ufficio di Opinion Leader, dove oggi sono seduti Ivan Capelli e Carlos Checa, è molto diversa, sicuramente un po’ meno spartana, da quella che trent’anni fa già ospitava personaggi di questo calibro. Ivan e Carlos fanno parte della storia dell’agenzia fin dalle sue origini, contribuendo ad alimentare emozioni, sogni e successi incredibili. Ci piace pensare di essere stati anche noi un po’ importanti per loro, così li abbiamo convocati per ripercorrere insieme questo straordinario percorso, professionale ma soprattutto umano, che non vuole essere un elogio della nostalgia, piuttosto uno stimolo a ricordarsi che “the best is yet to come”. Abbiamo posto a entrambi le stesse domande e le risposte non potevano che essere schiette e senza fronzoli. Come nasce e quand’è l’incontro con Alberto Vergani e Opinion Leader? Ivan: L’incontro con Alberto avviene nel 1986, quando mi propose di indossare il casco Nolan e in quel periodo io correvo nel Campionato di Formula 3000 in Europa. Il contratto è stato siglato in quello che è stato il suo primo ufficio a Milano, composto da due seggiole e una scrivania formata da alcuni scatoloni che reggevano un asse di legno. Questo è stato il vero inizio di Opinion Leader. Carlos: Nel 1993 nel suo ufficio di Milano, mi portò Giovanardi (ndr. l’allora manager del team Honda) nel mio primo anno del mondiale in classe 125, dove riuscii a disputare 5 gare, io che ai tempi avevo soltanto 21 anni. Alberto è stato fin da subito gentile e allo stesso tempo risolutivo, visto che mi aiutò dandomi un casco Nolan e da allora non l’ho mai più lasciato. Bei ricordi... Quali sono stati i momenti più speciali vissuti insieme? Ivan: I momenti speciali sono stati tanti perché l’allegria e la goliardia non sono mai mancate. Un momento di grande gioia e soddisfazione è stato quando appena diventato pilota Ferrari, in gran segreto per lo sponsor di allora, Alberto ha organizzato una sessione di foto shooting con la tuta della Ferrari già pronta. La foto fu pubblicata sul giornale di sport più noto d’Italia. Vedere nei giorni successivi quella pagina intera da un lato mi fece sorridere sapendo come era stata “artigianalmente” organizzata. Da un altro punto di vista invece mi resi conto della responsabilità di cui ci eravamo caricati. Carlos: Ci legano tanti ricordi fantastici, perché abbiamo lavorato insieme più di vent’anni e ancora ci vediamo. Se dovessi sceglierne uno in particolare allora direi l’anno in cui abbiamo vinto il mondiale di Superbike nel 2011. È stata una stagione costellata di vittorie che mi portò finalmente a diventare Campione del Mondo per la prima volta sul circuito di Magny-Cours. E tra i brutti ricordi, quali sono stati i peggiori? Ivan: I belli e brutti ricordi si confondono nel periodo 1991 e 1992. Il Team Leyton House aveva, nel 1991, parecchi problemi finanziari e con un’abile gestione, Alberto ha creato il presupposto per poter trovare spazio
nel Team Ferrari nella stagione 1992. Si può ben comprendere dunque quanto fossimo al settimo cielo per questo traguardo raggiunto. Tutto è svanito quando purtroppo ci siamo resi conto che la Ferrari F92A non era competitiva a sufficienza, non solo per ambire a vincere delle gare, ma addirittura per raggiungere qualche podio o piazzamento nei punti. Il sogno di vestire di rosso Ferrari si era trasformato in un incubo, per l’impossibilità di raggiungere dei degni risultati. Carlos: Non ricordo (sorride)… battuta a parte ci sono alti e bassi nella carriera di uno sportivo ma questi ultimi non mi hanno mai particolarmente influenzato, semmai sono stati uno stimolo per spronarmi a dare ancora di più il meglio di me. Se tornaste indietro cosa fareste di diverso? Ivan: Probabilmente l’onestà e la fedeltà mostrata e voluta nei confronti della Leyton House, con il senno di poi, ci ha penalizzato. Avremmo potuto prima del 1992 cambiare squadra e trovare altre opportunità per crescere. Obiettivamente non si poteva in quel momento voltare la schiena a chi mi aveva dato modo di entrare stabilmente in Formula 1. Carlos: Ti posso rispondere tranquillamente che rifarei sicuramente la stessa cosa e probabilmente meglio. La più bella gara da ricordare? Ivan: Il secondo posto al Gran Premio di Francia nel 1990 nel Campionato di Formula 1 è stato sicuramente il momento più gioioso in pista, in quanto questo risultato era assolutamente inaspettato. La Leyton House che guidavo solo dal Gran Premio precendente in Messico, non mi aveva permesso di qualificarmi neanche per la gara. A due settimane di distanza su di una pista diversa e con alcune modifiche all’aerodinamica, siamo saliti sul podio, tra Alain Prost ed Ayrton Senna. Carlos: La vittoria in Catalogna nel Gran Premio del Montmelò del 1996, è stata una sensazione incredibile. La gioia di aver emozionato tanta gente è un ricordo indimenticabile. Per me arrivare sul podio vuol dire trasferire allegria ad altre persone e questo è il premio più bello che mi rimane. Quando hai deciso di smettere? Ivan: È uno dei due grandi rammarichi che ho. Non sono stato io a decidere di scendere dalla vettura di Formula 1 nel 1993, ma sono state le condizioni economiche richieste dal Team Jordan. Dopo 93 Gran Premi sentirsi chiedere ancora di “pagare” sotto forma di sponsor è stato avvilente e quindi è stato meglio cambiare categoria. Il secondo lo tengo segreto... e comunque io corro ancora nel Campionato GT in Australia. Ogni anno la mitica 12 ore di Bathurst mi vede alla partenza e nel 2017 sul podio. Carlos: Nel 2013 ne parlai con Alberto, capii che era arrivato il momento. Non ne ho fatto un dramma, la vita offre sempre qualche altra opportunità per sfidare se stessi e i propri limiti. di Fabio Operti
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TRENT’ANNI DI OPINION LEADER
Un giovane Ivan Capelli e Alberto Vergani nei box Leyton House. △ Carlos Checa e Alberto Vergani in griglia di partenza nel circuito di Magny Cours. ▽
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▽ Alberto Vergani e Danilo Petrucci con il casco ‘Opinion Leader’.
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trent’anni da
L’agenzia di comunicazione milanese ha celebrato i suoi 30 anni con i caschi speciali di Danilo Petrucci e Marco Melandri
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er celebrare “a tutto gas” i suoi 30 anni, Opinion Leader ha dato vita a un’operazione speciale insieme ai piloti Superbike e MotoGp Marco Melandri e Danilo Petrucci, due grandi nomi legati all’agenzia anche da un’amicizia sincera. In occasione della gara di Jerez de la Frontera e dell’ultima gara del Mondiale MotoGp a Valencia i due piloti hanno indossato un casco speciale con una grafica celebrativa ispirata a Opinion Leader. Sulla sua calotta, Marco Melandri ha voluto mettere in evidenza le caricature di Alberto Vergani, (presidente di Opinion Leader e manager del pilota) in momenti che hanno segnato la storia dell’agenzia: Vergani in posa con Megan Gale per l’allora Omnitel, Vergani con Ivan Capelli, e ovviamente Vergani con Marco Melandri e Carlos Checa, piloti da lui seguiti nel corso dell’intera carriera. Grafica creativa e ironica anche per Danilo Petrucci, che si è dipinto come un simpatico gorilla alle prese con Alberto Vergani e il suo inconfondibile “taaac!”. Grazie all’amicizia che lega Danilo Petrucci e Marco Melandri a Opinion Leader, ci siamo messi in gioco, e abbiamo fatto ai piloti qualche domanda che ci riguarda molto da vicino. Ecco cosa ci hanno risposto.
Come hai conosciuto Opinion Leader? Marco: Di preciso non me lo ricordo, ma sicuramente in pista tramite Alberto Vergani e Nolan. Danilo: L’ho conosciuta sulle piste, perché mio papà lavorava per il Team Pileri e Opinion Leader era l’agenzia pubblicitaria di uno degli sponsor. Descrivi Opinion Leader in tre aggettivi. Marco: Innovativa, giovane, spumeggiante. Danilo: Dinamica, alla moda e passionale. Se Opinion Leader fosse un animale, quale sarebbe? Marco: Una zebra, la riconosci da lontano. Danilo: Una tigre! Un animale forte, ma che sa muoversi in modo agile e scattante. E se fosse una moto? Marco: Una Ducati, un vero simbolo di riconoscimento! Danilo: Sicuramente una moto che piace, come una Ducati Scrambler o una Monster. Due modelli che piacciono e sono sulla cresta dell’onda. Hai qualche aneddoto divertente legato a Opinion Leader? Marco: Avrei una Treccani da raccontare! Uno su tutti: chi altro per lavoro mi avrebbe fatto baciare delle super modelle? Danilo: Quando correvo nella Superstock, nel 2010, mio papà chiese ad Alberto Vergani di darmi una mano. Lui rispose: “Per ora ti faccio fornire solo il casco da Nolan, ma se continui a fare bene, vedrai che sarò io a venirti a cercare”. Io sono andato avanti e ho continuato a martellare. Dopo 5 anni, senza che io gli dicessi nulla, Alberto Vergani è stato di parola, è venuto a cercarmi ed è diventato il mio manager!
Marco Melandri in piega sul circuito di Jerez de la Frontera. ▷
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TRENT’ANNI DA OPINION LEADER Come è nata la grafica del casco celebrativo per Opinion Leader? Marco: Mi piace raccontare storie con i caschi, e la storia di Opinion Leader è Alberto Vergani. Così ho pensato di ripercorrere in modo ironico le sue tappe in agenzia. Da bambino, quando a scuola spiegavano storia, mi annoiavo, così qui ho voluto fare storia in modo alternativo! Danilo: Ho scelto la caricatura di Alberto proprio mentre pronuncia una sua espressione distintiva ‘taaac’! Lo dice sempre, quando è felice, quando vuole sottolineare un concetto… e così, eccola lì, anche sul casco! Avrei voluto mettere anche un altro suo mantra, ‘problema-opportunità’, però era un po’ lungo e nel design complessivo non stava molto bene. E poi ci sono io, raffigurato come un gorilla, perché tra i piloti sono tra i più massicci e quindi l’accostamento è molto facile. Anzi, per essere sinceri, l’altra opzione era addirittura un cinghiale! Però sono sempre buono e mi piace scherzare! Fai gli auguri a Opinion Leader a modo tuo. Marco: Glieli avrei voluti fare a Jerez, dal gradino più alto del podio, ma pazienza! Sicuramente auguro altri 30 anni di puro divertimento come questi appena trascorsi. E grazie per avermi permesso di farne parte! Danilo: Che siano altri 30 anni di successi da festeggiare ancora insieme! Grazie a questa operazione, Opinion Leader ha portato il proprio brand su un palcoscenico internazionale, come quelli del Campionato Mondiale Superbike e MotoGP, e ha messo in risalto la sua expertise ed influenza nel mondo dei motori. “Ci siamo dedicati un regalo di compleanno UNICO che mostra tutta la nostra forza e la capacità di ideare operazioni di comunicazione in grado di raggiungere un pubblico internazionale” ha concluso Alberto Vergani. di Isabella Panzini
◁◁ Petrucci fa capolino dai box del team. ◁ Melandri a Jerez sul secondo gradino del podio.
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la nostra piĂš bella scoperta:
MADALINA Dalle scuderie di Opinion Leader al mondo della televisione e del cinema; un viaggio ricco di emozioni da ripercorrere insieme.
â— Madalina Diana Ghenea con la figlia Charlotte.
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er festeggiare i 30 anni di Opinion Leader non potevamo non pensare a lei: Madalina Diana Ghenea, modella, attrice, da qualche mese anche mamma di una splendida bambina, ma soprattutto una grande amica dell’agenzia. Sì, perché prima ancora di incantare il pubblico dell’Ariston a Sanremo 2016 e quello al cinema grazie al film “Youth” di Sorrentino, ha conquistato i cuori dell’agenzia milanese quando, nel 2008, fu scelta e proposta come testimonial del brand telefonico H3G proprio da Opinion Leader. Cosa ricordi dei tempi in cui eri la testimonial di H3G? Ricordo che è stato il passo più importante della mia vita, quell’esperienza ha cambiato tutto. Oltre ad avere girato uno spot che mi ha fatto conoscere al grande pubblico italiano e aver letteralmente invaso i 3 Store con la mia immagine, con loro ho avuto l’occasione di partecipare per la prima volta ad un festival cinematografico. 3 Italia infatti, era lo sponsor dell’Ischia Film Festival, manifestazione alla quale mi hanno invitata per consegnare un premio. Lì ho potuto incontrare registi, produttori e attori, iniziando così il mio viaggio nel magico mondo del cinema. Un viaggio che ti ha portato lontana... quali sono i momenti che ricordi con più affetto? Sono tanti. Sicuramente ricordo con particolare emozione la partecipazione a “Youth” di Sorrentino; lavorare con un regista di quel calibro e un cast di professionisti come quello è come vivere un sogno. E poi ricordo con grande affetto l’Ischia Film Festival 2016, dove ho presentato “Smitten!” il mio primo film con un ruolo da protagonista con la regia di Barry Morrow, vincitore del premio Oscar per la sceneggiatura di “Rain Man”. Quel set è stato meraviglioso, abbiamo girato a Roma e in Trentino, ho incontrato persone splendide come Angela Molina, Darren Criss; attori con cui non avrei mai immaginato di poter lavorare. Non solo pubblicità e cinema, ma anche tv. Memorabile la tua partecipazione a “Ballando con le stelle”... non era la tua prima volta con la danza! Da bambina abitavo a cinque minuti dalla scuola d’arte della mia città quindi iniziare un corso di ballo è stato quasi automatico; l’ho fatto per alcuni anni, sempre come un gioco. Poi ho smesso, ma non ho mai perso la passione e ho sempre visto molti spettacoli. Nei tre mesi di Ballando però ho riscoperto il piacere di tornare a ballare: per esprimermi, per sfogare le mie emozioni e… divertirmi! Quindi quando Opinion Leader, dopo averti proposto a H3G, ti ha voluta qualche anno dopo come volto di Deha, abbigliamento per il ballo... Una gioia! I due progetti poi erano meravigliosi; perfetti per un’amante del ballo come me. Uno metteva in scena gli spettacoli di balletto classico e i musical di Broadway;
Tutta la bellezza dell’attrice rumena. ▷
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LA NOSTRA PIÙ BELLA SCOPERTA: MADALINA
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â–½ Una sexy e provocante Madalina.
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LA NOSTRA PIÙ BELLA SCOPERTA: MADALINA
△ Un volto indimenticabile; una bellezza unica.
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LA NOSTRA PIÙ BELLA SCOPERTA: MADALINA Il Lago dei Cigni, Cats, Cabaret... ogni volta diventavo una donna diversa per raccontare emozioni e storie diverse. La stagione successiva invece, ho vestito i panni di Alex, la protagonista di uno dei miei film preferiti: Flashdance! Modella, attrice, testimonial… adesso anche mamma; come è cambiata la tua vita? Adesso sono completa: mancava il pezzo più importante di me. Sono cambiata in tutto e per tutto. Paradossalmente adesso ho più voglia di lavorare di prima, per lei e per il suo futuro. In questi mesi mi sono concentrata sulla persona più importante della mia vita: Charlotte. L’ultima volta che ci siamo visti dicevi che vivevi “in una valigia” e adesso? Sono ancora in una valigia (sorride). Anzi adesso in 2, forse 3; quando viaggio con lei sposto letteralmente casa, casa che ormai è diventata tutta sua. Ho un piccolo appartamentino a Bucharest organizzato solo per lei. Ho iniziato a cambiare le cose quando ero incinta di 4 mesi e adesso, dopo quasi un anno dalla sua nascita, non ho più un angolo mio. Insomma, prima viaggiavo “light”, adesso... mamma mia… Questo però non mi ferma e già al decimo volo sono fiera di dire che Charlotte ama stare in macchina e sui voli, forse perché in gravidanza ho lavorato e viaggiato fino a pochi giorni prima del parto. Dove ti vedremo in futuro? Aspetto al cinema una commedia romantica diretta dal regista premio Oscar Barry Morrow. di Simona Melli Photo: Joseph Cardo, Stylist: Vincenzo Quinto, Make Up: Barbara Pastore, Hair Stylist: Henzo Lorusso
◁ Madalina e Charlotte insieme.
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il nostro amico
VINCENZO Quattro chiacchiere con Vincenzo Novari tra passato, presente e futuro.
Primo piano di Vincenzo Novari. â–·
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fogliando l’album dei ricordi di Opinion Leader e osservando “le fotografie” degli ultimi 30 anni, c’è una persona che ritorna spesso. È Vincenzo Paolo (il secondo nome non lo sanno neanche gli amici di vecchia data) Novari; manager e imprenditore, è stato al timone delle più grandi aziende italiane e internazionali diventandone il simbolo. E allora abbiamo raggiunto Vincenzo per ripercorrere insieme la sua storia e quella dell’agenzia perché, come dicevamo, spesso si sono incrociate; un viaggio iniziato per “lavoro”, diventato negli anni amicizia e stima reciproca. Opinion Leader fa 30 anni. E allora iniziamo proprio da lì; dove era e cosa faceva nel 1987 quando nasceva l’agenzia? È passato davvero tanto tempo... nel 1987 ero in L’Oréal, direzione marketing della divisione profumi. Fu proprio per Drakkar Noir, allora leader nella profumeria maschile, che conobbi Opinion Leader. Insomma, lei può dire “Io c’ero” quando l’agenzia muoveva i primi passi... Me lo ricordo come fosse ieri. Entrai in una stanza vuota in corso Monforte per trattare l’acquisto di 2000 caschi col brand Drakkar Noir che sponsorizzava un team di Offshore. Solo pochi libri su uno scaffale e un ragazzo in cravatta, impettito dietro una scrivania. La stanza era l’agenzia Opinion Leader e il ragazzo Alberto Vergani. E poi? Come si è evoluta la sua carriera? Da L’Oréal andai in Saiwa sempre come Direttore Marketing, da lì, nel 1995, in Omnitel (l’attuale Vodafone) a far nascere una delle più importanti realtà della telecomunicazione e poi... 17 anni per costruire e far crescere 3 Italia, la mia più bella esperienza. E ha ritrovato Opinion Leader... Nel periodo di Omnitel e di 3 Italia. L’agenzia si è occupata per anni di tutto il below the line... con il tempo si è consolidato il rapporto di lavoro, basato sulla fiducia, e parallelamente, anche quello di amicizia con Alberto. Manager si nasce o si diventa? Penso lo si nasca, è difficile diventarlo. Lo si è già a scuola. Per esempio: da giovane non sapevo sciare, però organizzavo i campionati studenteschi di sci del mio istituto. L’importante era organizzare gli altri e diventare il loro punto di riferimento.
Il volto sorridente e positivo di Vincenzo. ▷
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IL NOSTRO AMICO VINCENZO
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▽ Vincenzo Novari durante l’evento 3 Italia in occasione della sponsorizzazione del Giro d’Italia 2016.
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IL NOSTRO AMICO VINCENZO Insomma, questo era il lavoro dei suoi sogni fin da piccolo? No! A dire il vero volevo fare l’ufficiale della Guardia di Finanza. Un punto forte sul lavoro e qualcosa che invece le riesce difficile fare?! Faccio fatica a non annoiarmi nelle infinite riunioni con i legali. Il mio punto forte invece credo che sia la capacità di combinare analisi e creatività. Pensare e “fare i numeri”: due cose che amo e che, credo, mi riescano bene. E poi credo di avere una sensibilità nei confronti del mercato che probabilmente non tutti hanno. Che qualità deve avere un buon manager? Deve capire il mercato ma soprattutto le persone. A me piace molto, è un’abitudine che ho mantenuto, passare del tempo al supermercato a osservare come le persone si rapportano al prodotto: cosa guardano, come lo toccano... mi piace moltissimo farmi i fatti loro (ride): parlare, fare domande, chiedere... Perché solo guardando le persone si può agire nel modo giusto per conquistarle. Adesso però tocca a noi indagare su di lei e allora, prendendo spunto dal nuovo pay off di Opinion Leader “Sharing Emotion”, condivida con noi un’emozione: ci racconti un momento della sua vita professionale che ha nel cuore e uno personale... Lavorativamente indimenticabile è stata la prima videochiamata nell’ottobre del 2002. Oggi, per tutti, è un gesto scontato e semplice ma... “all’epoca” stavamo aprendo un nuovo mondo. E in 3 Italia ci eravamo riusciti per primi in Europa. Nel mio album dei ricordi personali invece, metto al primo posto la nascita di mio figlio Giulio; credo sia l’emozione più grande che un essere umano possa provare nella sua vita. Quali sono i principi che cerca di trasmettere a suo figlio? Determinazione e umiltà. Sono i due concetti che ho sempre pensato siano al centro della vita. La determinazione per proseguire, per volere, per inseguire i propri obiettivi, ma l’umiltà per non montarsi mai la testa una volta che si raggiunge un traguardo. Cose che ha imparato strada facendo? Dalla mia famiglia, dalla mia infanzia... Tutto ha origine dalla fame che si ha nella vita. Ovvero quanto si può guardare i negozi, le vetrine senza però avere i soldi per comprare. Perché chi non guarda nemmeno la vetrina tende a non porsi neanche certi obiettivi. Chi guarda la vetrina e non può acquistare rimane con la fame, con la voglia. E questa voglia, se canalizzata nella giusta maniera, ti fa diventare determinato nel conseguire dei risultati. Io ho avuto una famiglia che mi permetteva di
“La realtà deve essere quella che hai in testa tu. E finché non lo diventa devi lavorare, impegnarti e lottare per fare in modo che sia così.”
guardare le vetrine, ovvero aveva struttura sociale e cultura di un certo tipo, ma non aveva una lira e quindi non si poteva comprare niente. Assomiglia di più a sua madre o a suo padre? A mia mamma. Per questioni di carattere? Per il fatto che mia mamma è napoletana e io sono “napoletano” dentro (sorride). In che senso? Intendo una persona che guarda sempre il lato positivo della vita e cerca sempre delle soluzioni. Una persona che apprezza tutto quello che ha, prova a dimenticare più in fretta possibile i problemi e cerca di vivere con una nota positiva di fondo. Sempre felice, sempre positivo: lei non passa mai una notte insonne per i pensieri di lavoro? No, io non faccio mai una doccia senza pensieri! Perché il momento in cui ho modo di fermarmi a pensare è la mattina quando mi sveglio sotto la doccia. È come se l’acqua mi permettesse di avere nuovi stimoli. Tutte le cose piccole e grandi che ho fatto nel mio lavoro sono nate sotto la doccia. E allora “facendo una doccia” pensando al futuro, che programmi ha? Il mio obiettivo è lavorare meno e meglio. Creare lavoro per persone in gamba e sapere di poter garantire la serenità a tante famiglie. E tra altri 10 anni? Dove sarà Vincenzo Novari? 10? Troppi! Preferisco pensare a cosa fare stasera. Al massimo domani. di Simona Melli OPINION LEADER 35
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viaggio nella storia di
CHERVÒ Il marchio di abbigliamento da golf
più chic e tecnologico in circolazione, nato da un’intuizione dei fratelli Manfred e Peter Erlacher
◁ Peter e Manfred Erlacher ritratti in ufficio dalla nostra fotocamera.
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È
il 1982 quando, grazie all’intuizione dei due fratelli Manfred e Peter Erlacher, Chervò fa il suo ingresso nel mondo dell’abbigliamento sportivo. Nato inizialmente come brand per lo sci, agli inizi degli anni ‘90 conquista i golfisti di tutto il mondo rivoluzionando il modo di vestire sul green. Non più capi convenzionali e rigorosi, ma una moda più disinvolta capace di proporre tessuti altamente tecnologici per le grandi performance, ma anche linee fashion in perfetto stile Made in Italy. Da allora Chervò è rimasto fedele alla sua indole originale e fuori dagli schemi diventando il simbolo della moda chic&tech anche lontano dal campo di gioco. Un marchio di rottura che propone, di stagione in stagione, collezioni innovative e raffinate al tempo stesso; capi tecnologici e di grande design che sanno lasciare il segno in ogni occasione. Il sodalizio tra Opinion Leader e Chervò è un grande ritorno di fiamma, in quanto l’agenzia ha lavorato a fianco del marchio di abbigliamento e accessori, per il golf e tempo libero, per ben 13 anni, dal 1995 al 2008, lanciandolo di fatto nel 1995. Dopo anni di pausa, il brand, capitanato dai fratelli Manfred e Peter Erlacher ha deciso di affidarsi nuovamente alla consulenza di Opinion Leader per aprire un nuovo ciclo. È proprio con i due brillanti fratelli che scambiamo qualche battuta a tal proposito: Un capitano d’azienda deve saper correre dei rischi e assumersi grosse responsabilità per traghettare l’impresa fra le vorticose correnti del business… come valuterebbe il percorso di Chervò dopo tutti questi anni? Perché affidarsi nuovamente a Opinion Leader? Manfred: Siamo entrati nel settore del golf per pura passione. Sia mio fratello Peter che io ci eravamo appassionati a questo sport e abbiamo deciso, senza nessuna ricerca di mercato, di applicare la nostra visione nel business dell’abbigliamento sportivo anche a questa disciplina. All’epoca, agli inizi degli anni ’90, nel golf c’era ben poco di tecnico e il bello coincideva con un look che s’ispirava alla Scozia e al mondo anglosassone. La nostra intuizione è stata quella di riconoscere, in uno sport “outdoor” di lunga durata, la necessità di protezione del giocatore dai fattori climatici senza costrizioni per lo “swing” e di conferirgli lo stile raffinato che ha fatto il successo del “Made in Italy” nella moda. Opinion Leader ci ha affiancato fin dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso, contribuendo a costruire, intorno a un prodotto che già riscuoteva successo in numerosi paesi europei, un’immagine provocatoria e sexy, certamente di rottura rispetto ai canoni allora vigenti e che ha ulteriormente affermato la grande personalità del brand. L’arrestarsi della forte crescita e l’entrata sui mercati orientali, non tutti preparati a un’immagine diversa del golf, rispetto alla consuetudine fatta di fairways pettinati, profumo di opulenza e sponsorizzazioni di campioni, ha portato ad una maggiore prudenza anche nel campo della comunicazione Un visual della campagna invernale “Break the rules”. ▷
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VIAGGIO NELLA STORIA DI CHERVÃ’
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VIAGGIO NELLA STORIA DI CHERVÒ che a lungo andare ha comportato il pericolo di assimilazione con i brand concorrenti, i quali, nel frattempo, non erano certo stati a guardare e avevano imparato la lezione di Chervò sulla strada della tecnicità e dello stile. Contrazione del mercato e pressione competitiva hanno spinto il brand a integrarsi nella distribuzione rilevando distributori, aprendo punti vendita diretti e intensificando i rapporti di collaborazione con i propri clienti chiave, per aumentare la quota di mercato e il valore aggiunto del business. Anche se imitata, Chervò è ancora considerata all’avanguardia nella tecnicità e nello stile e, proprio per rimarcare tale differenza, si è affidata nuovamente a Opinion Leader e alla sua visione anticonvenzionale nella comunicazione. Quali sono le qualità che un direttore creativo di successo come lei deve possedere per stupire i clienti ogni stagione? Peter: Essere curiosi e amare le cose belle. Quali, invece, le caratteristiche dell’agenzia Opinion Leader che entusiasmano Peter Erlacher? Peter: Creatività, approccio anticonvenzionale e velocità nel trasformare idee in fatti. E Opinion Leader deve aver confermato le aspettative di Peter quando ha presentato il nuovo concept creativo della campagna Fall/Winter 17-18. Una nuova immagine che colloca il brand Chervò al di fuori del suo naturale habitat, smarcandolo da un’identità troppo tecnica per promuoverlo con una legata a un innovativo concetto di lifestyle, un modo di vestire e vivere al di fuori di cliché e convenzioni. Una proposta che si traduce nell’idea di mostrare un marchio di rottura capace di raccontare una collezione trasversale, che non si accontenta di restare solo sui campi da golf ma rappresenta la nuova frontiera del “glamour tecnologico”. Di respiro continentale, invece, la proposta della nuova collezione primavera/estate 2018. Chervò fa tappa a Ostuni, la città bianca per eccellenza, per raccontarsi fra stradine e vicoli tortuosi, piazzette, ringhiere barocche e palazzi in calce e corti. È qui, su questa “candida tela”, che Chervò mostra, in un gioco di contrasti, tutta la bellezza di capi e accessori contemporanei ricchi di colore e stampe che rendono omaggio alla tradizione mediterranea. A interpretare lo stile autentico e non convenzionale di Chervò sono, ancora una volta, un uomo e una donna forti e determinati che riflettono, nei gesti, la creatività e l’estro che da sempre fanno parte del DNA del brand. Perché il golf è gioco e fantasia da vivere anche fuori dal campo. di Fabio Operti
◁ Uno scatto della nuova campagna Chervò P/E 2018 a Ostuni.
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▽ La bellissima Maylen indossa polo e accessori della collezione estiva Chervò.
“Il golf è gioco, divertimento e passione. Dentro e fuori dal campo.”
Un caratteristico scorcio di Ostuni impreziosito dai capi Chervò. ▷
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schiettezza, positivitĂ e passione:
STEFANO DOMENICALI
Abbiamo chiesto al Presidente di Lamborghini quali sono gli ingredienti di questo Made in Italy che tanto piace, anche oltre confine.
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â–½ La Urus, il nuovo SUV di casa Lamborghini, in tutto il suo splendore.
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STEFANO DOMENICALI 11 maggio 1965, nato sotto il segno del Toro, sembra quasi che tutto sia stato scritto nel destino… Può essere, non lo so, ma sicuramente ormai è una certezza, un dato di fatto. Il mio è stato un percorso professionale che è passato dal cavallino al toro, sempre con al centro immagini iconografiche di animali in movimento quindi, di animali molto forti, passionali, e c’è da dire che tra l’altro in questo profilo mi ci riconosco. Al di là degli scherzi, credo che per me questa sia sicuramente una sfida straordinaria che è arrivata in un momento importante della mia vita e che cerco di portare avanti con la stessa grinta e passione che hanno contraddistinto tutte le scelte che ho fatto finora. Ora mi ritrovo in un’azienda che sta cambiando, che sta crescendo, che ha sempre più personalità, che è sempre più diversa dalle altre; un’azienda fatta di giovani donne e uomini con la voglia di far conoscere dei prodotti di nicchia, amati dai giovani e non solo. Testa in Germania, ma cuore e anima italiane… Devo dire più che altro che la testa e il cuore sono qui a Sant’Agata Bolognese, ma che abbiamo la fortuna di far parte di un gruppo come Audi, nostri azionisti al 100%, che ha garantito a questa azienda una grande stabilità. Guardando alla storia, Lamborghini è nata nel 1963 quindi è una realtà relativamente giovane, che tra l’altro ha avuto un percorso abbastanza difficile. Dopo una prima fase, dove Ferruccio Lamborghini era presente e aveva fondato quest’azienda, si sono susseguiti dei cambiamenti di azionisti in maniera molto frequente e molto rapida e quindi sotto questo profilo era certamente difficile trovare la stabilità per garantire il giusto percorso di crescita per un’azienda in un segmento così competitivo. L’avvento, nel 1998, di Audi che investì in Italia e comprò la Lamborghini ha di fatto dato grande stabilità. Il loro è un approccio che per me è fondamentale, tipico del mondo tedesco, dove il prodotto è al centro del business. L’azienda si è potuta così strutturare, solidificare. Abbiamo però un cuore italiano, e ci tengo a sottolinearlo perché i prodotti li studiamo, li lanciamo, li sviluppiamo e assembliamo qui a Sant’Agata, quindi se vogliamo, la nostra forza dev’essere quella di poter attingere dalle grandi competenze del nostro gruppo per poi andare a personalizzare le nostre macchine. Le Lamborghini sono auto diverse, non sono solo vetture di alti segmenti, si posizionano in maniera differente rispetto alle altre, per questo noi che siamo qui a Sant’Agata dobbiamo conoscere quali sono i nostri clienti e che cosa vogliono. La cosa importante non è quello che noi vorremmo o quello che piace a noi, ma è quello che il cliente vuole, quello che pensa di vivere lui stesso quando compra una Lamborghini. È chiaro che quando la comperi non prendi un’auto perché hai bisogno di spostarti, c’è un amore per questo tipo di prodotto che è straordinario, i giovani ci vedono come un qualcosa di unico, di diverso, e poi c’è il concetto di esclusività. Trovare il giusto bilanciamento delle vetture sui vari mercati è la vera chiave del successo e su questo punto dobbiamo continuare a lavorare. Un pezzo di storia italiana che ancora una volta passa oltre il nostro confine. Quali gli ingredienti di questo Made in Italy che tanto piace?
Il Made in Italy è un valore fortissimo in giro per il mondo. A volte da italiano mi stupisco, anche se ormai non più di tanto, di come siamo autolesionisti nel non essere bravi a farci apprezzare per quello che siamo. Da fuori ci apprezzano davvero tanto e, non a caso, se parliamo di prodotti del nostro segmento, abbiamo qui nell’Emilia Romagna aziende straordinarie, basta guardarsi intorno, nel giro di pochi chilometri troviamo Ferrari, Ducati, Lamborghini… Il fatto che all’estero ci apprezzino ci fa capire quanto nella cultura italiana ci siano dei geni che dobbiamo sfruttare, evidenziare, dobbiamo continuare a mostrare la parte positiva dell’italianità. A questo proposito devo sottolineare una cosa che per me è molto molto importante, ovvero il fatto che i nostri azionisti avrebbero potuto benissimo acquistare il marchio, trasferire il brand e l’azienda in Germania, sarebbe stato facile, invece hanno avuto la visione giusta, quella di mantenere l’azienda dov’é nata. Il fatto quindi di aver garantito una continuità nel lasciare l’azienda a Sant’Agata ha un valore straordinario, e non a caso la mia volontà è quella di far conoscere sempre di più questa realtà, i clienti devono venire qui a vedere la nostra fabbrica, e in questa maniera anche i visitatori e i tifosi possono iniziare ad apprezzare e a capire chi siamo, cosa stiamo facendo e come siamo dimensionati. Ci sono due commenti che mi fa molto piacere sentire dalle persone che vengono per la prima volta qui da noi, il primo è “non mi aspettavo che fosse così, è straordinario, bellissimo” e il secondo è il senso di entusiasmo, di gioventù, che si respira tra le persone che lavorano in quest’azienda. Questi sono due stimoli importanti, stimoli che ci riportano al fatto che il Made in Italy, quindi l’essere italiani, è un valore straordinario su cui noi vogliamo ancora di più lavorare. Lamborghini è in questo momento una realtà che sta portando investimenti e assunzioni. Due anni fa abbiamo firmato un protocollo d’intesa tra il Governo, la regione Emilia Romagna, i nostri azionisti e la nostra azienda che porterà alla costruzione dello stabilimento del nuovo modello proprio qui. Abbiamo investito centinaia di milioni, è una realtà che fa prodotti di nicchia, ma che è al tempo stesso un volano per l’economia non solo nazionale, ma anche territoriale. Parliamo di un’azienda italiana che produce reddito (e paga le tasse) in Italia, che esporta il 98% della produzione all’estero. Questi i fatti, non chiacchiere, fatti. Tornando un passo indietro citavi giustamente Ferrari, anni importanti, molti i successi raccolti, i ruoli ricoperti, ma la presidenza è arrivata alla fine in Lamborghini. Ci hai mai pensato? Nella vita credo ci siano dei percorsi che hanno un senso logico guardandoli a posteriori. E quindi, guardando al futuro, bisognerà capire quali saranno i prossimi passi da compiere. Io mi trovo molto bene qui, così come, e lo dico sempre, per me l’esperienza di 23 anni in Ferrari è stata unica, straordinaria, irripetibile. Ho avuto il privilegio e la fortuna di vivere delle esperienze professionali che nessun altro ha fatto, delle emozioni sportive positive e negative che nessun altro ha avuto la fortuna di avere. Adesso però ho questa nuova sfida ed evidentemente il tutto ha una logica perché mi completa dal punto di vista professionale; OPINION LEADER 47
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â–½ La Huracan cabrio sfreccia per le vie di una metropoli.
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prima mi occupavo di motor sport adesso invece di un settore industriale collegato all’automobile. Si tratta di una tappa che, ripeto, mi sembra sia giunta nel momento più opportuno perché mi vede affrontare questa sfida dove le aspettative sono importanti da parte dei nostri azionisti, in una fase dove mi sento pronto per portare a casa i risultati. Quali le differenze sostanziali tra lavorare a Maranello e a Sant’Agata? A livello di approccio personale non ci sono differenze, perché la persona rimane la stessa, il mio modo di vivere (non di lavorare) non è cambiato assolutamente quindi su questo punto non ci sono divergenze. È chiaro poi che parliamo di due aziende diverse, quando parlo di diversità non dico né migliori né peggiori, ma solamente diverse perché vengono da percorsi, da strutture, da relazioni differenti. Sicuramente per quanto mi riguarda è stato molto importante, in ottica di quello che sto facendo adesso, essere stato in Audi in Germania per capire come lavora il gruppo della Volkswagen rispetto al sistema Ferrari, al gruppo Fiat. Due realtà diverse, con punti di forza e punti di debolezza che sono sicuramente interessanti, ma rimane difficile dire quale sia la migliore delle due. Ti manca un po’ l’adrenalina delle corse? Ho fatto quel lavoro per tanti anni e quindi l’adrenalina per uno che è abituato a viverla è sicuramente una cosa straordinaria, però c’è da dire che bisogna anche saper capire quando è il momento giusto per fare un’altra cosa nella vita. All’inizio sí, probabilmente mi era mancata un po’, però adesso ammetto che apprezzo di più il fatto che nel weekend, dopo una settimana di totale dedizione al lavoro, riesco a staccare la spina. Guardo ancora la Formula 1, sono coinvolto in tante attività collegate al motor sport e poi seguo le moto, perché anche quella è una mia grande passione. Diciamo che il weekend lo vivo con un’adrenalina diversa, un po’ più rilassata, ma che rimango sempre coinvolto nel mondo sportivo al 100%. Chi tifa in sella? Ho tanti amici del mondo delle due ruote e nutro un grande rispetto per tutti loro, ma sono molto amico di Valentino Rossi e quindi la verità è che tifo per lui. Se guardiamo avanti, il rapporto tra Lamborghini e la Formula 1 lo vediamo come una possibilità? Un sogno che si avvicina o che si allontana? Nella vita mai dire mai, però in questo momento è al di là di una previsione a medio termine, fondamentalmente per tre ragioni. La prima motivazione è legata a un problema di priorità, in quanto in questo momento Lamborghini deve investire tutte le risorse che ha a disposizione su progetti come il lancio del nuovo modello. Noi nel giro di due anni, o anche meno, dobbiamo raddoppiare i volumi, parliamo di dimensioni e di sfide molto importanti quindi questa è la prima priorità. La seconda ragione è collegata al fatto che quando si affronta o si pensa di affrontare una sfida di questo genere bisogna capire quali siano i rischi e le opportunità; quali sarebbero i rischi che potremmo correre all’interno della Formula 1? Qual è il valore aggiunto? La logica dice che Ferrari è nata come azienda che faceva Formula 1, macchine sportive quindi, e che si è poi estesa alle vetture super lusso mentre la Lamborghini è nata da quel settore quindi anche a livello
di storia la piattaforma del motor sport è complementare rispetto al prodotto. Dal 2009 Lamborghini compete con un trofeo monomarca ed ha il più alto numero di vetture che partecipano ai campionati, abbiamo 4 campionati in giro per il mondo. La nostra è una vettura orientata al cliente che deve divertirsi in pista perché una nostra auto ti permette veramente di divertirti. Il terzo punto è che in questo momento credo sarebbe sbagliato da un punto di vista complessivo pensare che Lamborghini, in una fase di grande crescita come sta vivendo, possa affrontare una sfida ulteriore in una situazione che tra l’altro è in divenire. La Formula 1 sta cambiando, sta definendo proprio adesso quale sarà il futuro sia tecnologico che commerciale dal 2021 in avanti e quindi noi, per le ragioni che ti ho detto prima, siamo focalizzati sulle nostre sfide. Se focalizziamo lo sguardo sulla Formula 1, notiamo che hai vissuto gli anni d’oro di Michael Schumacher, che ricordi hai di questo grandissimo campione? Beh, è stato un personaggio veramente unico al di là dei titoli (e sei titoli mondiali non si vincono così) e ti dirò, potevamo vincerne anche di più. Al di là di ciò, a livello personale, rimane un rapporto tra ragazzi che avevano più o meno la stessa età, e lui una persona che ha saputo capire come inserirsi nel gruppo italiano che ha trovato. Mi ricordo il cambiamento di Michael dalla fine del ‘96 agli ultimi anni che rimasi in Ferrari, un grandissimo professionista che ha avuto la capacità, al di là del suo talento, di essere totalizzante nell’approccio della squadra nella Formula 1. Era un pilota che sapeva mettere lo slow motion alla sua prestazione e in essa di vedere, frammento dopo frammento del giro, le cose da chiedere agli ingegneri per migliorare la sua prestazione. Era straordinario! Michael fu il primo a intuire l’importanza di cambiare la performance della vettura nelle varie situazioni in cui la stessa si trovava: in frenata, inserimento di curva, in mezzo alla curva... Parlando di grandi campioni non possiamo non citare Ayrton Senna… Senna è stato un’altra delle icone dell’automobilismo, lo vediamo anche adesso e, tra l’altro, proprio nel nostro museo abbiamo una mostra a lui dedicata perché, anche se in pochi lo sanno, c’è stato un matrimonio sfiorato tra lui e Lamborghini. Quando McLaren doveva cambiare motore furono organizzati una serie di test in maniera molto riservata, nei quali al volante dell’auto con il nostro motore, vettura che tra l’altro abbiamo qui esposta, c’era proprio Ayrton Senna. All’ultimo minuto poi, per motivi di carattere commerciale più che tecnici, McLaren decise di andare con Peugeot e quindi il matrimonio con Lamborghini non fiorì. Ayrton Senna di certo ha fatto la storia della Formula 1, lo vedi dalle persone che vengono ancora qui e che ce l’hanno in testa. Lui rimane un personaggio unico e straordinario ed è stato un peccato che il destino ci abbia privato di una sfida Schumacher-Senna: sarebbe stata veramente una sfida ad altissimo livello! Tempo fa abbiamo intervistato Claudio Domenicali, medesimo cognome, destini e vite simili da un certo punto di vista. Lo stesso cognome, anche in questo caso uno strano scherzo del destino…
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La linea di produzione della Aventador. △ L’accuratezza della lavorazione a mano della selleria. ▽
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Claudio lo conosco da tantissimo tempo, lui è sempre stato in Ducati e quindi rispetto a me, diciamo, ha un’esperienza diversa che lo porta a identificarsi totalmente con l’azienda. Il nostro rapporto però va oltre l’amicizia ed è nato molti anni fa quando io ero in Ferrari e in comune avevamo uno sponsor. Lavoriamo in ambiti diversi però alla fine quello che ci accomuna è sicuramente la passione e la dedizione per il nostro lavoro e su quello Claudio, come dicevo, si è identificato completamente nella Ducati, al 100%. Abbandoniamo il cognome, rimaniamo solo sul nome: Stefano. Una volta uscito dall’ufficio, nel momento in cui nel fine settimana sei un po’ più libero, che uomo sei? Sono uno che sta con la propria famiglia, moglie e figli, con loro e i nostri amici per staccare, adesso che posso, la spina dall’attività professionale e godermi la vita da persona normalissima quale sono. Non amo la mondanità, sto per i fatti miei, quando posso vado in montagna a casa mia a Nova Levante, vicino al Lago di Carezza, sto lì un po’ isolato. Hobby?
Dunque, io sono appassionato di pallacanestro, sono un ex cestista tra l’altro, scarso ma molto appassionato. Mi piace poi la montagna e tutto quello che la riguarda sia in inverno che in estate. E poi c’è la musica, suono la chitarra e mi piace la musica italiana. Dopo tutti i traguardi che hai raggiunto c’è ancora spazio per qualche sogno? Se sì, che sogno è se si può chiedere? Guarda, nella vita bisogna sempre sognare, anche perché chi non lo fa perde una grande opportunità, anche di automotivazione, quella forza che serve per trovare anche nei momenti difficili un aggancio psicologico per riuscire a vedere sempre le cose in maniera diversa. Sono un positivo di natura e il mio sogno sinceramente è quello di poter pensare a una vita che da qui in avanti mi possa permettere di essere felice così come lo sono adesso. Una laurea in economia e commercio, lo sviluppo del Mugello, il mondo dei motori... Vista da fuori sembra una realtà veramente da sogno, magari per tanti ragazzi che in questo momento vivono in un periodo
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La bellezza della performance della Aventador. △
storico nel quale è difficile sognare. Se potessi lanciare un messaggio a questi ragazzi quale sarebbe? Il mio, più che un consiglio è un dato di fatto: se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti! Io vengo da una famiglia normalissima, da una realtà normale di ragazzo che ha fatto tutto quello che fanno in tanti. Ho messo grande dedizione in tutto quello che ho fatto, dando sempre il 100% di me stesso. È chiaro poi che nella vita bisogna avere la fortuna di trovarsi nel momento giusto al posto giusto ma questo non dipende dal sottoscritto e non dipende da nessuno. Bisogna sfruttare le occasioni che ognuno ha, dando veramente tutto quello che si ha, senza essere mai superficiali e cercando di portarsi a casa le opportunità che la vita ti può presentare. Affrontare con negativismo le cose non serve a niente, bisogna sempre cercare di trovare uno spunto di positività e questo credo che aiuti anche psicologicamente. Si può pensare che sia facile dirlo adesso ma io ho sempre avuto questo approccio anche prima, quando non avevo niente ed ero un semplice ragazzino che andava al liceo. Nella vita è davvero tutto possibile! Ayrton Senna diceva “Non ho idoli. Ammiro il duro
lavoro, la dedizione e la competenza”. Sentendoti parlare mi sembra che queste parole si possano affiancare molto bene alla tua vita... Qual è la frase che meglio ti descrive? Non vivo di miti sinceramente, perché bene o male il mio lavoro mi ha dato la fortuna di relazionarmi con tante persone che viste da dietro lo schermo ti sembrano intoccabili ma che dal vero sono persone normali, e forse per questo non ho incise nella mia testa frasi in particolare. Io cerco solo di vivere la mia vita a livello personale e a livello professionale cercando di essere un riferimento per le persone che mi circondano, di essere sempre me stesso perché poi altrimenti è difficile ricordarsi come sei se cambi la faccia con gli altri. Io sono così, a chi va bene bene, a chi non va bene non è un mio problema quindi grande schiettezza, positività nella vita e passione in quello che si fa sempre. di Barbara Pedrotti
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sentirsi a casa a 7.000 km di distanza
FAZENDA FIORE Un’oasi a soli 30 km da Maceiò, capitale dello Stato dell’Alagoas,
sull’Oceano Atlantico, caratterizzata dalla tipica natura brasiliana mixata con lo stile e la raffinatezza tipicamente italiani.
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SENTIRSI A CASA A 7000 KM DI DISTANZA FAZENDA FIORE La storia della Fazenda Fiore Resort inizia 17 anni fa, quando Francesco si concede una vacanza nel villaggio turistico Pratagy di Maceiò ed è subito amore! Rimane estasiato dal panorama e dagli scenari mozzafiato, ma soprattutto dal clima. 30° per 10 mesi all’anno, non gli sembrava vero, era in vacanza in una vera e propria oasi. Panorama, clima, mare, popolazione, era tutto perfetto e a Francesco balena nella mente un’idea: cambiare vita! Francesco torna in Italia, ma la saudade è forte, la testa e soprattutto il cuore sono sempre fissi in Brasile, quindi non resiste. Qualche altra vacanza, qualche altro viaggio nella “sua” oasi e scatta la scintilla del desiderio e il destino fa la sua parte… Durante una delle innumerevoli vacanze in Brasile, Francesco si stava dirigendo in taxi verso il suo angolo di paradiso, durante il tragitto, qualche chiacchiera e un paio di risate, chiede al taxista se in zona c’è qualche terreno in vendita e il gioco è presto fatto. Il taxista, con tutto il calore e l’allegria tipicamente brasiliani, inizia a raccontargli che sapeva di un appezzamento di terra che affacciava sul mare, una posizione perfetta, una vista incredibile e Francesco inizia
a fantasticare; va, vede il terreno… era esattamente come se lo immaginava e lo acquista! Iniziano subito i lavori per trasformare quell’appezzamento in un paradiso terrestre, sorgono le prime villette, che vende in pochissimo tempo ad altri italiani, che proprio come lui erano rimasti estasiati da quei posti. Vende tutte le ville tranne tre, che tiene per la sua famiglia. Sì, Francesco aveva deciso di trasferirsi con la sua famiglia e iniziare così la sua nuova vita brasiliana. Anche i figli di Francesco si innamorano del posto e non solo… il figlio si fidanza con una bellissima ragazza brasiliana e anche la figlia si fidanza con un ragazzo brasiliano. Gli anni passano e Francesco è sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta ed è sempre più felice della sua nuova vita. Il destino continua a sorridergli. A pochi metri dal terreno dove aveva costruito le prime ville, una ricca signora possiede una tenuta di 80 ettari con al suo interno addirittura un lago. Rimasta da poco vedova, conosce Francesco e gli propone la propria tenuta. Lei, rimasta sola, non sapeva più cosa farsene, e decide di proporgli l’affare, che prontamente Francesco coglie.
◁ Olivia Gama, influencer di moda, ospite del resort. ▽ Il caratteristico ingresso della “Fazenda” Fiore.
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A questo punto diventa un business di famiglia. La moglie Fiore Viganò e Francesco decidono di trasformare la tenuta cercando di replicare lo stile degli agriturismi di lusso che si vedono in Puglia. Francesco scopre di avere delle doti da architetto, mentre la moglie Fiore Viganò da arredatrice. Costruiscono qualche camera, un ristorante, una piscina, ma Fiore non si ferma più e con il passare del tempo arrivano a costruire 4 ristoranti, 4 piscine e più di 20 camere, il tutto curato nei minimi dettagli. Nasce così Fazenda Fiore Resort, un’oasi a più di 7.000 km di distanza, 4 ore di fuso orario, un altro continente, ma un paradiso dove ci si sente a casa. Le stanze sono dei piccoli gioielli di architettura e design, un capolavoro di finezze romantiche, così come il ristorante, dove si possono degustare prelibatezze in un contesto accogliente e familiare tipico delle case vacanza. Questa è la filosofia della famiglia; sentirsi a proprio agio anche a chilometri di distanza da casa. E oggi, le ambizioni di Fiore e famiglia sono senza fine, la loro creazione è in fase di ampliamento, sorgeranno nuove ville con standard davvero elevati che potranno usufruire di tutte le facilities della fazenda. Tutto è nato dall’amore di Fiore e Francesco per questi paradisi terrestri, che poi hanno voluto condividere con tutti. Da una piccola casa costruita per la famiglia, a una splendida oasi aperta al turismo di lusso. Non solo i turisti sono affascinati da tutta questa bellezza e naturalezza, ma anche gli abitanti del luogo, che restano colpiti da questo angolo di paradiso terrestre. Ho scoperto la storia di Francesco e Fazenda Fiore durante un soggiorno di puro relax; ho trascorso qui un’esperienza unica che non potevo non condividere. Ho ricevuto un trattamento speciale, in un ambiente esclusivo, il tutto a un costo davvero competitivo. Ho girato il mondo intero, ma un posto così “homy” non lo avevo mai trovato prima d’ora. Tutto è stato semplicemente perfetto, dalla location al servizio, dalla gentilezza del personale ai panorami mozzafiato… insomma essere a casa a più di 7.000 km di distanza, ma soprattutto a 30° gradi! L’unico consiglio è quello di prendere un volo e toccare con mano!
△ Una delle quattro piscine della fazenda. ▽ Suggestiva vista aerea della fazenda.
di Ciro Vincenti
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SENTIRSI A CASA A 7000 KM DI DISTANZA FAZENDA FIORE
Emozionante tramonto sul lago privato della tenuta. â–½
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licensing meeting
NICKELODEON L’evento che ci porta a scoprire tutto il mondo Viacom.
L
a prestigiosa residenza di Villa Necchi ha fatto da cornice alla nuova edizione del Nickelodeon Licensing Meeting. Una serata celebrativa dell’intero mondo Viacom International Media Networks Italia per presentare l’ampio portfolio di brand che si posizionano sul mercato in maniera ampia e trasversale sui diversi target: il brand Nickelodeon – Nick Jr, Nickelodeon e TeenNick – target dal prescolare agli adolescenti; il brand MTV, iconico, sempre all’avanguardia e con un seguito molto forte sul target 15-34; Comedy Central e Paramount Channel per il target più adulto. Accompagnati da Federica Fontana, madrina e presentatrice, l’evento è stato introdotto da Nadia Caron, Senior Director Licensing di Viacom Italia, che ha spiegato i piani di sviluppo a lungo termine delle properties Viacom/Nickelodeon, con uno specifico focus sul mercato italiano: Paw Patrol, Blaze e le Mega Macchine, Shimmer&Shine, Rusty Rivets, Nella Principessa Coraggiosa, Sunny Day, Spongebob, Teenage Mutant Ninja Turtles, A Casa dei Loud, Jo Jo Siwa. In platea erano presenti oltre 200 ospiti tra licenziatari, partner, collaboratori e giornalisti trade che hanno partecipato alla serata scandita da un susseguirsi di interventi volti a spiegare la realtà e le potenzialità di Viacom International Media Networks. Sono intervenuti: l’Amministratore Delegato Viacom Italia, Medio Oriente e Turchia Andrea Castellari, Sergio del Prete, VP Editorial Content, che ha presentato una overview sui canali di proprietà MTV, Comedy Central, Paramount, VH1 e Nickelodeon, Cecilia Padula, Senior Director, che ha presentato i contenuti editoriali e Morena D’Incoronato, Senior Director Research&Portfolio Strategy, che ha spiegato i valori della nuova property “Nella Principessa Coraggiosa”. Si sono poi alternati sul palco anche i responsabili Marketing, Adv and Brand Solutions, nell’ordine: Lorenzo Incantalupo, Paolo Romano e Micaela Lodrini, la cui sinergia con la divisione di Consumer Product è un punto di forza per Viacom. Sul palco del Nickelodeon Licensing Meeting sono state portate e spiegate dai partner coinvolti anche tre case history di successo: Spin Master, Mattel e Giochi Preziosi. L’evento si è poi concluso con gli Awards che hanno premiato i partner che si sono distinti nel mondo Viacom.
di Francesca Andreoni
◁ Federica Fontana, madrina e presentatrice dell’evento.
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△ I protagonisti del Nickelodeon Licensing Meeting. ▽ Il team Viacom Italia.
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LICENSING MEETING NICKELODEON
△ Giochi Preziosi: “Best TMNT Collaboration 2016”. Ha ritirato il premio: Aldo Perani, Director, Business Unit Toys Italy. ▽ Sun City: “Best Apparel Partner 2016”. Ha ritirato il premio: Francesco De’ Robertis, CEO del brand.
▽ Centauria: “Best Partnership 2016”. Ha ritirato il premio sul palco il Presidente Maria Goppion.
Original Marines: “Best Fashion Retailer 2016”. Ha ritirato il premio: Giorgio Pezzuto, Corporate&Legal Affairs Manager. △ Sicem: “Best MTV Project 2016”. Ha ritirato il premio: Paolo Fabris, Sales Director. ▽
Clementoni: “Best Licensee 2016”. Ha ritirato il premio il Direttore Generale Guido Vingiani. ▽
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in vacanza con
CIRO VINCENTI
In Brasile come a casa. Una vacanza all’insegna del relax, dello sport e dei paesaggi mozzafiato.
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La SPA dell’hotel direttamente sul mare. △ Alcune delle prelibatezze della prima colazione. ▽
opo mesi e mesi di lavoro ho deciso di concedermi una bella vacanza rilassante, destinazione: Brasile, per l’esattezza Porto de Galinhas, una nota località turistica, famosa per le sue fantastiche spiagge bianche, a soli 60 km dalla capitale dello stato di Parnambuco, Recife, nel Nord-Est del Brasile. Il mio viaggio inizia da Malpensa, dopo 10 ore di volo diretto con Meridiana, atterro a Recife, ad attendermi in aeroporto un transfer che mi porta direttamente al Praia Hotel, un 4 stelle completamente rinnovato. Dinamico, moderno, confortevole e accogliente. Arrivato a destinazione vengo accompagnato nella reception dell’hotel, il personale è gentilissimo. Nella breve attesa per il check-in vengo accolto dal direttore Licio Turner e da Ciro Vincenti, un amico che si occupa di seguire i gruppi italiani, che mi offrono un rinfrescante cocktail di benvenuto; mi sento subito in vacanza! Terminato il check-in vengo accompagnato nella mia stanza (una delle oltre 100 stanze disseminate nel parco circostante l’hotel), appena ristrutturata, spaziosa e arredata con gusto, con uno stile unico e internazionale, con tutte le comodità, insomma un vero e proprio 4 stelle. Dopo un lungo viaggio arriva finalmente il meritato riposo, una doccia rigenerante e mi metto a letto, dormo come un sasso nel silenzio più totale della mia stanza. Il mattino seguente mi alzo e resto senza fiato dal panorama che si può ammirare dalla mia finestra, la stanza affaccia direttamente sul mare. La mattinata prosegue nel migliore dei modi con la colazione presso il ristorante centrale del resort, con ottima compagnia del mitico Ciro. Ci mettiamo a tavola e subito ho l’imbarazzo della scelta tra succhi tropicali, frutta fresca, dolci e una vasta scelta di cibi salati, insomma una colazione con la “C” maiuscola. È il primo giorno e cerco un po’ di trattenermi, ma con tutto questo ben di Dio e con Ciro che mi suggerisce di provare tutto, non è semplice; c’è davvero l’imbarazzo della scelta! Terminata la colazione, fingo di voler lavorare un po’ e l’amico Ciro mi accompagna a visitare il nuovo e bellissimo centro congressi, una struttura modernissima e attrezzata con tecnologia all’avanguardia per videoconferenze Worldwide. Anche qua resto senza parole, non mi sarei mai immaginato di trovare una struttura simile proprio a Porto de Galinhas. Decido di andarmene in spiaggia, percorrendo i pochi metri che mi separano dal tanto desiderato mare, attraversando un magnifico parco nel quale sono immerse le camere dell’hotel. Tra me e il mare c’è un solo “ostacolo” se così possiamo chiamarlo… una fantastica piscina. Sulla spiaggia, in un angolo tra il mare e la piscina, c’è un bar-ristorante, che mi permette di non allontanarmi da quel paradiso in cui finalmente mi trovavo. Sento un leggero languorino e decido di fare uno spuntino e provare qualche specialità locale. Trascorro così l’intera mattinata in spiaggia, impresa non facile sotto questo sole cocente! Il relax in vacanza non è mai troppo e mi concedo un’oretta di massaggi, anche la location della spa è incredibile, a bordo piscina con vista mare. Al Praia Hotel non c’è tempo per annoiarsi, durante il giorno c’è anche un’animazione per grandi e piccoli molto discreta e non invadente, ma che sa coinvolgere in varie attività per socializzare e per tenersi in forma facendo sport. Nonostante l’animazione, nel resort
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IN VACANZA CON CIRO VINCENTI
△ Una bellezza locale si rilassa nel parco dell’hotel. ▽ Una delle stanze dell’hotel.
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IN VACANZA CON CIRO VINCENTI regna la tranquillità che contraddistingue un hotel di classe. Proprio grazie a questo profilo contenuto, il Praia Hotel gode di una vasta clientela internazionale, ma nonostante ciò strizza l’occhio a quella italiana. Da buon italiano ragiono con uno degli stereotipi che ci contraddistinge: si mangia bene solo in Italia, ma presto devo ricredermi. La sorpresa arriva al ristorante centrale dove, oltre a trovare un ricco buffet, i pasti sono alla carta e si ha una vasta scelta di portate, una più buona dell’altra. La qualità del cibo è davvero elevata e subito penso che lo chef sia italiano, ma l’amico Ciro mi racconta che ha voluto dare lui stesso un imprinting italiano al ristorante, d’altra parte lo sanno tutti che la cucina italiana è la numero uno. Non mi resta che fare i complimenti a Ciro, allo chef e godermi il mio gustosissimo pranzo. Con tutto questo cibo sento la necessita di fare un po’ di movimento, fortunatamente il Praia Hotel è davvero ben attrezzato, prendo una nuovissima mountain bike, una delle tante a disposizione degli ospiti, e inizio a pedalare tra questi panorami incredibili, piano piano arrivo a Praia Serrambi a circa 20 km dall’hotel e ritorno alla base dove ho appuntamento con Ciro Vincenti. Per l’occasione l’amico Ciro mi porta nel centro di Porto de Galinhas, un posto piccolo, ma ricco di magia… e pieno di galline, ma di legno, da qui il suo nome originale. Un posto davvero tipico e caratteristico, una tappa obbligata che mi sento di consigliare a tutti. Il Brasile è davvero un posto incredibile, in grado di lasciarti sempre senza fiato. Tornati in hotel, Ciro mi raccomanda di essere puntuale a cena – sì, con Ciro si mangia sempre, a testimonianza la sua fisicità, 110 kg di uomo! Come per il pranzo anche la cena mi lascia letteralmente a bocca aperta per la vasta scelta e la qualità delle portate, rischio di raggiungere la stazza di Ciro! Tra sole, spiaggia, SPA, sport e tanto cibo ho trascorso un’incredibile settimana di relax assoluto, approfittando di tutte le attività e le innumerevoli escursioni organizzate dal Praia Hotel, d’altra parte come si fa a venire in Brasile e non visitare gli angoli di paradiso che questo splendido paese nasconde! Purtroppo, o per fortuna per la mia linea, giunge l’ora del rientro a casa e alla solita frenetica routine quotidiana, ma sicuramente affronterò il rientro con entusiasmo ed energia, questa vacanza è stata davvero una ricarica fisica e psicologica che ognuno di noi dovrebbe concedersi per ricaricare le batterie e affrontare la vita di tutti i giorni con la massima efficienza. Come diceva Giovenale nelle sue Satire: Mens sana in corpore sano! di Federico Raffaele Cartareggia
◁ La spiaggia bianca di Porto de Galinhas.
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â–³ Chaz Davies in griglia pronto
al ciak.
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dietro lle quinte de
“IL BACIO” Con Opinion Leader
nel backstage dell’ultimo spot Nolangroup.
I
l brief creativo, le prime idee, la scelta dei protagonisti, la location, la stesura del moodboard, le riprese, la postpoduzione e finalmente la messa in onda. La nascita di uno spot è un meccanismo complesso, ma di certo l’arrivo sul set e ogni passaggio, fino all’ultimo ciak, rappresentano la fase più suggestiva. Un universo sconosciuto per i non addetti ai lavori. Per i suoi 30 anni Opinion Leader ha deciso di mostrarci il backstage de “Il Bacio”, ultimo spot realizzato per Nolangroup, brand produttore di caschi da moto Made in Italy. L’obiettivo dell’azienda era quello di mostrare, in un unico spot, i due modelli top di gamma per il 2018: l’apribile N100-5 e il casco racing X-803. Due caschi che mettono in risalto le diverse anime dell’azienda: touring e racing. Nasce così, “Il Bacio” uno spot di 15 secondi che, attraverso due percorsi di guida differenti, porta a un finale a sorpresa! Marco Melandri è impegnato in un bellissimo viaggio da mototurista, mentre Chaz Davies sfida i cordoli del circuito del Mugello. All’arrivo, ad attenderli sulla griglia di partenza, una nota ombrellina, Manuela Raffaetà (compagna di Marco Melandri, ndr). La tradizione vorrebbe che l’ombrellina baci il pilota racing e invece “Il Bacio” ci porta ad un finale diverso, Manuela bacia il suo Marco in veste di esigente mototurista. I #nolanriders possono avere due anime: racing o touring, ma Nolangroup offre il casco più adatto per ogni esigenza. Lo spot è stato girato da Alessio Rupalti tra il circuito del Mugello e le colline circostanti e ha visto l’impegno di tutto il team creativo dell’agenzia per ben due giorni. Due giorni di corse dentro e fuori la pista, di nervosismi per la battuta dimenticata, per la mancanza della luce giusta o per quella ripresa che doveva essere più lenta. Giorni di lavoro che richiedono massima creatività, cura dei particolari e impegno anche in condizioni non ottimali. Pensate ai piloti che hanno indossato tuta e abbigliamento tecnico sotto il sole di fine luglio! Attraverso le immagini di questo servizio potete vedere inediti dietro le quinte, momenti rubati che precedono il gran finale, l’on air dello spot! di Isabella Panzini
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e. u p. c ol l i n angro l e o N o uit Spot: , circ o l l e g i Mu landr t i on: e a c M o L rco : Ma i t s es i n go Da v i z a Pr ot a h C er Le a d n o i pi n z i a: O ilm n e g A rna f e c u .: L C .D.P
△ Marco e il team Opinion
co
Mar
ri
nd Mela
Leader.
Chaz Davies
Chaz è assorto: “E a me
neanche un bacino? ▽
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DIETRO LE QUINTE DI UNO SPOT “IL BACIO”
Sguardi d’am
ore tra Mar
co e la sua
speciale “om
brellina” M
anuela. ▽
△ Che caldo! A fine riprese
!
ina completamente vestito
Melandri si è tuffato in pisc
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oltre il classico c’è
ALFIERI & ST.JOHN
La maison, che ha conquistato la notorietà negli anni Ottanta, ritrova il successo nei giorni nostri con una collezione ricca di novità e un’immagine di campagna inconfondibile, tutta nel segno della femminilità.
L’
ambizione era alta: creare preziosi da sogno, rendendoli a portata di mano, o meglio di dito. Questo è l’obiettivo di Alfieri & St.John, marchio italiano di gioielleria nato in Toscana nel 1977, che guarda oggi verso il futuro dopo la sua “rinascita” avvenuta nel 2016, con l’acquisto della licenza esclusiva da parte di Gens Aurea S.p.A. Quest’ultima ha coordinato il rilancio di un marchio che, fin dagli esordi, evase dagli schemi della gioielleria classica imponendo linee nuove e forme irregolari (come le sue celebri croci in diamanti che ritroviamo anche oggi in collezione), ma anche accostamenti inediti di pietre e colori sapientemente messi a disposizione di gioielli straordinari. L’incredibile varietà cromatica delle pietre, l’utilizzo di materiali insoliti e l’intreccio di sinuose linee interrotte da improvvise geometrie, conferiscono alle collezioni Alfieri & St.John una ricchezza e un’unicità inconfondibile, che mantiene intatto da sempre il DNA del brand. Un successo che negli anni Ottanta e Novanta portò Alfieri & St.John a raggiungere fatturati di quasi 30 milioni e che, in questo nuovo corso si appresta a tornare su quei passi. ▽ Le bellissime madrine all’inaugurazione della boutique in Corso Venezia, Milano. Da sinistra: Clizia Incorvaia, Giorgia Palmas, Beatrice Valli, Alice Campello.
“Dopo aver individuato le peculiarità, le abbiamo attualizzate lanciando collezioni che ne rispecchiassero l’unicità” - spiega Fabio Godano, da quattro anni CEO Gens Aurea S.p.A. e un passato nella grande distribuzione. “Come manager mi metto nei panni del consumatore, rispettando la creatività del marchio e i bisogni del mercato. È chiaro come oggi si voglia qualcosa di bello e originale, ma non irraggiungibile: Alfieri & St.John propone diverse collezioni, ognuna racconta una storia importante e prende il nome da alcune date storiche e significative per il marchio e per l’umanità” - conclude Godano. Oggi la collezione Alfieri & St.John ha circa 20 diverse linee, ognuna pensata per un segmento ben preciso. L’ultima nata è la collezione in argento, che prende il nome di 1969, una data storica: Neil Armstrong è il primo uomo sulla Luna. Con questa novità Alfieri & St.John fa un nuovo passo nel mondo della gioielleria realizzando i primi preziosi in argento: bracciali, anelli e collane dal design futurista e linee distintive arricchiti da dettagli in smalto nero.
Fabio Godano mostra a Juliana Moreira il nuovo ciondolo per Fondazione Veronesi. ▽
◁ Fabio Godano, da quattro anni CEO Gens Aurea S.p.a.
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13/02/18 17:10
Collezione 1969: anello in argento multifilo con profili in smalto nero. △ Gabriela Iliescu, volto della campagna adv 2017. ▷
“Abbiamo deciso di aprire le nostre boutique anche a una clientela più giovane che desidera regalare o comprare un gioiello di qualità. È una strategia a lungo termine, perché il giovane cliente di oggi diventerà adulto domani con un potere d’acquisto maggiore” - dichiara Godano. Altra novità importante, il brand ha festeggiato 40 anni di storia e raccontato questo traguardo attraverso una collezione altamente iconografica. L’albero della vita, simbolo del brand, è protagonista di anelli, orecchini e pendenti in oro bianco, rosa e giallo con pietre semipreziose taglio cabochon e navette. I gioielli e le collezioni Alfieri & St.John raccontano le donne che li indossano: sono i pensieri, i ricordi e le emozioni che ognuna di loro tiene segretamente lontano dalla bocca, ma sempre vicini al cuore. Perché, una donna, il lato più prezioso di se stessa non lo racconta, lo indossa. Una donna moderna, dalla personalità forte, sensuale, che non vuole passare inosservata, questa è la donna rappresentata anche dall’immagine di campagna per cui è stata scelta la bellissima modella rumena Gabriela Iliescu. La sua immagine è stata utilizzata per la campagna Adv, Btl e per lo spot televisivo in onda in esclusiva sulle reti Mediaset. “Per il rilancio del brand volevamo un’immagine di forte impatto e con una grande visibilità mediatica, in televisione abbiamo investito circa 2 milioni di euro mentre sulla stampa cartacea abbiamo chiuso un accordo media con due case editrici: Rcs e Cairo” - Fabio Godano. “Tutta la creatività del rilancio è stata firmata dall’agenzia creativa Opinion Leader che ha ideato anche il claim: Ogni gioiello è una storia. Tutto il team dell’agenzia è stato certamente di supporto creativo ma soprattutto strategico. Con gli stessi c’è un bellissimo rapporto di fiducia e stima reciproca”. di Francesca Andreoni
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13/02/18 17:10
OLTRE IL CLASSICO C’È ALFIERI & ST.JOHN
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13/02/18 17:10
inaugurato il nuovo Store
DUCATI Milano ha un nuovo punto di riferimento
per tutti gli appassionati della Casa di Borgo Panigale.
S
i sa, la settimana dell’EICMA è sempre ricca di eventi imperdibili e scegliere a quale partecipare è molto difficile. Però non questa volta. A dominare su tutti, nella “settimana della moto”, un’unica imperdibile serata: l’attesissima inaugurazione del nuovo Ducati Store, in via Marcellino Ammiano 1 a Milano. Lunedì 6 novembre, la casa di Borgo Panigale ha accolto ospiti illustri, giornalisti e vip in una nuova area di 2.100 mt di design e passione rossa con la promessa di “far battere più forte il cuore” ad ognuno di loro. Promessa mantenuta; durante la serata infatti, Claudio Domenicali, AD del gruppo, ha presentato insieme alla splendida giornalista sportiva Barbara Pedrotti, i nuovi gioielli Ducati 2018: la Panigale V4, lo Scrambler 1100 e la Multistrada 1260. A mandare in visibilio i presenti, non ci hanno pensato solo le moto e i loro roboanti motori, ma anche i piloti ufficiali del team Ducati MotoGP e SBK. Casey Stoner, Andrea Dovizioso, Jorge Lorenzo, Danilo Petrucci, Chaz Davies e Michele Pirro sono infatti intervenuti a testimoniare l’amore per la rossa. Un amore capace di coinvolgere appassionati e non. Presenti all’evento, oltre a ospiti del mondo delle due ruote e giornalisti specializzati, c’erano anche tanti volti noti dello spettacolo: Matteo Viviani e la moglie Ludmilla Radchenko, il simpaticissimo Francesco Mandelli, le Iene Veronica Ruggeri, Nicolò De Devitiis e Stefano Corti, il dj di Radio 105 Marco Comollo e tanti altri. Ad animare l’evento fino a tarda serata le note coinvolgenti del dj set della celebre modella Fernanda Lessa. di Simona Melli
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13/02/18 17:10
Attilio Pogliani, titolare del nuovo Ducati Store di Milano e Fabio Di Chiara, Store Manager Ducati Milano. â–½
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13/02/18 17:10
â–½ Claudio Domenicali con Barbara Pedrotti e i piloti dei team Ducati.
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INAUGURATO IL NUOVO STORE DUCATI
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Claudio Domenicali e il pilota Andrea Dovizioso. ▽
INAUGURATO IL NUOVO STORE DUCATI
Casey Stoner campione del mondo della MotoGP. △ Jorge Lorenzo pilota MotoGP del team Ducati. ▽
Danilo Petrucci pilota MotoGP. ▽
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13/02/18 17:11
â–˝ La modella e Dj Fernanda Lessa e alcuni degli ospiti intervenuti durante la serata.
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piĂš di una semplice birra,
NEW YORKER Passione, emozione, piacere di vivere e di condividere.
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PIÙ DI UNA SEMPLICE BIRRA, NEW YORKER
A
bbiamo intervistato Gianluca Damiola, creatore della New Yorker Beer. Ci ha raccontato come è nata questa idea e dove vuole arrivare con il suo nuovo progetto. Un’idea innovativa che vuole oltrepassare il concetto di birra. Chi è Gianluca Damiola? Gianluca Damiola è un 42enne, imprenditore, che quattro anni fa ha deciso di intraprendere un nuovo percorso professionale, entrando nel mercato della birra con il suo progetto chiamato New Yorker Beer. Ci vuoi parlare della tua creazione: New Yorker? Come nasce quest’idea? New Yorker Beer nasce da un incontro avvenuto nel 2011 con l’ex amministratore delegato della Birra Corona, alias Josè Ramon Monasterio. Un incontro del tutto casuale che ebbe luogo durante la mia presenza come ospite nei paddock della tappa di Aragon, del campionato del mondo di Superbike. Qual è la filosofia che sta dietro a New Yorker? E quali sono gli obiettivi che ti sei prefissato di raggiungere nei prossimi 10 anni? Partiamo dal presupposto che sono una persona ambiziosa e in tutto ciò che faccio cerco sempre di raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato. Di fatto l’obiettivo e la nostra filosofia sono quelli di rinnovare il mercato in cui vogliamo crescere e contraddistinguerci, rivoluzionando il concetto di birra. Anche se di fatto la New Yorker è una birra, io continuo a sostenere che non lo sia, non la considero tale. Quindi la nostra mission aziendale è quella di trasformare una “semplice” birra in una filosofia di vita, un piacere e uno stato d’animo. Il mio scopo è dunque quello di sbarcare in questo mercato per rivoluzionarlo, sgretolando quelli che sono i vecchi concetti che caratterizzano il mondo della birra e riuscire ad arrivare direttamente al consumatore, con i valori che vogliamo trasmettere senza dover passare da quello che è contenuto nella bottiglia. Da qui ai prossimi dieci anni vorrei stravolgere il mercato delle birra, creando un link tra brand e i valori da veicolare, oltrepassando la birra in sé. Il nostro desiderio è ottenere un posizionamento molto alto, cercando di diventare uno dei brand di birra più cool del mondo.
In 3 parole come descriveresti New Yorker? Come ho detto, New Yorker vuole essere vista e riconosciuta per i valori e la filosofia che vuole trasmettere e non per la birra vista come semplice bevanda. Se dovessi descrivere il nostro brand con tre parole lo definirei con: passione, emozioni e piacere di vivere e di condividere, in un concetto “Good Life”. Perché entrare in un mercato così affollato come quello della birra? Il mercato della birra è sicuramente molto affollato, ma noi abbiamo un progetto davvero importante. Abbiamo deciso di sbarcare in questo settore perché New Yorker non vuole essere una birra ma, piuttosto, un brand che non rispecchia quello che normalmente comunicano le altre birre. L’obiettivo è quello di creare una brand image che si avvicini per affinità al mondo degli energy drink. New Yorker vuole attrarre a sé il consumatore per i valori che il prodotto veicola, non per quello che è contenuto nella bottiglia, ma per la passione verso tutto quello che può stimolare l’utente finale. New Yorker è passione per i motori, per le belle donne, per lo sport, insomma è amore per la vita e per tutto ciò che si incarna nel sentimento della passione. Quali obiettivi ti sei prefissato di raggiungere con Opinion Leader e perchè hai deciso di affidarti all’agenzia per sviluppare questo progetto? Il motivo primario è quello di aver trovato un partner di esperienza con cui poter portare avanti negli anni un percorso di crescita inerente a New Yorker, con il quale poter perseguire il nostro cammino all’interno dell’arduo e affollato mondo della birra. Ho deciso di affidare il mio progetto a Opinion Leader perché ho avuto la fortuna di conoscere il suo creatore: Alberto Vergani, con il quale c’è stata sin dal primo momento grande sintonia e affinità. Alberto mi sta particolarmente simpatico, e oltre a essere una persona fidata e di esperienza nel mondo della comunicazione, si è conquistato tutta la mia stima. Sono una persona che basa le proprie scelte non solamente sulla razionalità, ma soprattutto in base alle sensazioni e nel caso di Alberto il feedback è stato davvero positivo. Quando l’ho conosciuto sono venuto a sapere che oltre a Nolan è anche il Presidente di Opinion Leader, quindi non ho esitato un attimo ad affidargli il mio progetto. Mi auguro che questo sodalizio possa durare il più possibile e che possa portare al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati. Sono sicuro che sia stata una scelta vincente! di Federico Raffaele Cartareggia Photo: Mario Gramegna
◁ Una delle New Yorker girls Brand Ambassador.
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â–½ In questa immagine alcuni modelli della collezione PE 2018.
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al passo con lo stile
Opinion Leader firma l’happening di presentazione della collezione estiva 2018 Red Sox Appeal
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ra i bagliori di candele rosse, tappeti persiani e luci al neon dai colori accesi, Red Sox Appeal ha avuto modo di incontrare giornalisti e influencer in un contesto esclusivo e riservato per l’evento di lancio della collezione per la prossima primavera-estate 2018. Il “Modern Dandy Red Party”, concepito e gestito da Opinion Leader, si è svolto presso il bellissimo Bar Martini, situato nel cuore di Milano, che ha saputo coniugare suggestioni dandy e dettagli hi-tech. L’happening serale ha saputo trasformare la location in un contenitore di creatività dal sapore vintage, raccontando un gentleman moderno e sofisticato, che ama giocare con il colore senza abbandonare la sua classe.
di Marta Lamanna
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△ Giovanni Marazzini con la giornalista Nicole Fouqué.
△ Giovanni De Ruvo e Gianluca Zappoli sorseggiano il cocktail di benvenuto.
△ A sinistra Riccardo Falcai titolare della Sartoria Rossi con lo Store Manager Davide Donatelli.
△ Il cantante Diluvio in compagnia di Luca Botter.
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△ Roberto Fioravanti, di Just You Magazine.
△ La giornalista Caterina Zanzi immortala la collezione PE18.
△ I titolari Giovanni e Michele Marazzini con Emanuele Ceranto, titolare della storica Merceria Fratelli Zanaga.
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▽ Andrea Carinato Cavalieri Ducati fondatore dell’associazione Motomorphosis.
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sicurezza ed educazione stradale… ci pensa
MOTOMORPHOSIS
Andrea Ducati ci spiega la chiave per formare gli utenti stradali di domani. Fotografia di Monica Silva Copyright 2018 - Cortesia Eicma
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al 2009 c’è un un’associazione che si impegna a divulgare il tema della sicurezza e dell’educazione stradale su tutto il territorio nazionale e internazionale; è Motomorphosis. Per conoscere meglio come opera e quali iniziative sostiene abbiamo incontrato il suo fondatore Andrea Carinato Cavalieri Ducati durante l’ultima giornata del Motor Show di Bologna. Come è nata l’idea di un progetto come Motomorphosis? Motomorphosis nasce dall’esasperazione. Sono un automobilista “importante” che percorre all’anno mediamente 100.000 km. La maleducazione e l’ineducazione civica incontrata in tutti questi anni ha fatto nascere in me la voglia di provare a cercare di lasciare una traccia ai futuri attori della strada: i giovani. Un’idea nata per insegnar loro ad essere più virtuosi nel vivere e condividere la strada. Per far conoscere e far crescere questo progetto ti sei affidato a Opinion Leader, perché? E come è nato questo rapporto con l’agenzia e con Alberto? Ricordo ancora il primo incontro con Alberto a un’edizione di EICMA. Sono andato a presentarmi allo stand Nolan, chiedendogli se poteva fare autografare a Carlos Checa il simbolo di Motomorphosis, “la moto degli autografi”, che dal 2009 viene autografata da piloti, vip e autorità. Alberto si è dimostrato sin da subito una persona deliziosa e signorile, appassionato delle due ruote come me. Quando poi ho scoperto che aveva anche un’agenzia di comunicazione e marketing... ho capito che era la persona ideale con cui far crescere il progetto. Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Quale è la strada di Motomorphosis? Il mio auspicio è quello di poter lasciare una traccia sempre più profonda e di poter essere conosciuto e riconosciuto sempre di più. Vorrei che Motomorphosis diventasse qualcosa che possa affascinare, in particolar modo i ragazzi, sia sotto l’aspetto del divertimento, per cui disegnare e progettare la veste grafica delle moto che portiamo nelle scuole, sia di crescita grazie ai racconti e ai consigli che possono ricevere. Recentemente hai preso parte a due importanti appuntamenti, EICMA e Motor Show. Ci vuoi raccontare come sono andati? Partendo dal presupposto che il tema dell’associazione è quello della convivenza stradale mi sembra il minimo partecipare a queste importanti manifestazioni internazionali legate al mondo delle due e delle quattro ruote. Questi infatti sono i palcoscenici ideali per raggiungere con il nostro messaggio direttamente gli utenti stradali. Gli eventi sono andati bene; gli incontri sono stati tanti, il tutto in un clima di crescita sempre più integrato da parte dell’associazione stessa.
Negli anni numerosi volti noti hanno accostato il proprio nome a quello dell’associazione, con una foto, con una testimonianza, con un messaggio o semplicemente con una firma... Sì, sono stati davvero tanti... L’ultimo personaggio in ordine temporale è Ludmilla Radchenko, che ha realizzato per l’associazione una splendida reinterpretazione della nostra motosilhouette dal titolo “motAMORphosis”. La moto di Ludmilla, con la quale Motomorphosis è sbarcata qui al Motor Show di Bologna, ha l’obiettivo di sensibilizzare tutti gli utenti stradali sul tema della sicurezza, dell’educazione e della convivenza stradale. Un altro personaggio che mi è rimasto impresso è Enrico Brignano, che è venuto ad autografare la nostra “moto degli autografi” all’ultima edizione di EICMA. Mentre gli raccontavo di quello che facevo e di cosa si occupa l’associazione, mi ha invitato a vederlo a teatro, è stato un gesto davvero molto carino. Tutti i personaggi che si sono avvicinati a Motomorphosis sono stati molto cordiali, graziosi, appassionati e solidali con il nostro progetto. Come porti avanti gli obiettivi di Motomorphosis? Con le relazioni interpersonali, che trovo siano fondamentali per qualunque imprenditore e per qualunque persona. Ovviamente essendo sempre fedele ai principi dell’associazione: credo nell’etica, nella trasparenza e nella professionalità - valori che trovo fondamentali nel mondo del lavoro così come nella vita di tutti i giorni. Che cosa è per Andrea Ducati la sicurezza stradale? Più che sicurezza, mi piace parlare di educazione. Io punto sempre su quella, convinto che la sicurezza arrivi di conseguenza. Faccio un esempio: se tu metti la freccia nel modo e nei tempi corretti, io so dove vai e posso muovermi di conseguenza. Potrei riassumere il concetto di educazione con il claim del nostro concorso e dell’associazione: “Accendi la mente usa le mani”. Vuoi lasciare un messaggio ai lettori e uno a Opinion Leader e Alberto Vergani? L’augurio per Alberto è di poter percorrere altri 30 anni belli e floridi come quelli che ha trascorso con Opinion Leader finora. Invece, a tutti i lettori, più che un augurio un consiglio: tenere sempre alla base di tutto l’educazione perché con essa si ottiene tutto, anche un no, ma lo si ottiene. di Federico Raffaele Cartareggia
Andrea Carinato Cavalieri Ducati e Ludmilla Radchenko in sella sulla sua creazione al Motor Show di Bologna. ▷
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SICUREZZA ED EDUCAZIONE STRADALE… CI PENSA MOTOMORPHOSIS
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lo spirito dello sci di
LIVIGNO
Livigno è una delle località invernali più ricercate, amate e apprezzate d’Europa. Qui lo spirito dello sci è intimamente legato alla cultura locale, andiamo a scoprire perché!
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Lo spettacolare panorama che si può ammirare dalle piste. ▽
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n livignasco vi direbbe che uno dei segnali che anticipano l’imminente cambio di stagione è rappresentato dalla nuova tonalità dei larici che iniziano a diventare gialli preannunciando l’arrivo puntuale della prima neve. Da lì in poi sarà un crescendo, che nell’arco di alcune settimane schiuderà di fronte a voi uno scenario mozzafiato, difficile da raccontare, dove, il sole, immerso in un cielo azzurro quasi irreale, farà risplendere l’intera vallata in tutta la sua sconfinata bellezza. Il fondo valle e l’alta montagna sembreranno fondersi in un unico e indistinguibile spot da percorrere con gli sci, siano essi da fondo, freeride o da discesa, che vi consentirà di mettervi alla prova e vivere al massimo il vostro sport preferito, fino a primavera inoltrata. Facciamo un piccolo passo indietro, è fondamentale comprendere le ragioni per cui Livigno, a ragione, è considerata una delle mete più gettonate dagli sciatori nostrani e d’oltralpe. In questa stupenda località, già a partire dall’autunno, per tradizione, si inizia a respirare sci. Questo periodo dell’anno è infatti dedicato allo sci di fondo e all’allenamento di moltissime squadre nazionali, in cerca della quota ideale per mettere a punto un lavoro di intensità. E per questo obiettivo, i 1816 metri di Livigno sono perfetti. Oltre ai fondisti, trovano pane per i loro denti anche gli atleti del biathlon, grazie alla nuova arena con sagome elettroniche di ultima generazione, ideali per la preparazione in vista delle gare. Da ottobre in poi, la stagione invernale sarà entrata nel vivo, arrivando al 1° dicembre con la tradizionale apertura degli impianti di risalita a cui il giorno dopo farà tappa il primo
LO SPIRITO DELLO SCI DI LIVIGNO grande evento sportivo dell’inverno. Ai nastri di partenza migliaia di fondisti pronti per la prima granfondo della stagione internazionale: La Sgambeda, entrata a far parte del prestigioso circuito Visma Ski Classics, che racchiude le 13 classiche di tutto il mondo tra cui la Vasaloppet e la Marcialonga. L’atmosfera del Natale a Livigno diventa realtà grazie al Villaggio di Natale, con caratteristiche casette di legno, allestito nei pressi della piazza della Chiesa Santa Maria Nascente, all’imbocco della zona pedonale, aperto per tutto l’Avvento fino al 23 dicembre. Oltre ai mercatini, sono in programma diverse iniziative in angoli particolarmente suggestivi di Livigno con musica e canti natalizi, cioccolata, vin brulè, crepês, frittelle calde e sorprese per i bambini. E per l’ultimo dell’anno, Livigno si illumina delle luci della tradizionale fiaccolata dei maestri di sci e degli ospiti, e di quelle dei fuochi d’artificio. Il tema conduttore della stagione bianca di Livigno è, come avrete capito, quello dello sport: dallo sci al telemark, dallo snowboard al freeride, dal fondo al biathlon, dalle ciaspole alle fat bike, dallo sci alpinismo al parapendio, dal pattinaggio su ghiaccio alle escursioni a cavallo e a quelle a piedi sui sentieri innevati e battuti. Sul fronte del freeride Livigno si attesta tra le località che hanno creduto maggiormente in questa specialità e che hanno potenziato e attivato servizi ad hoc. Sono sempre di più i freerider che scelgono Livigno come meta dei loro viaggi, provenienti da qualsiasi angolo del mondo, in cerca della traccia perfetta. Il Progetto Freeride,
◁ Amanti della fat bike, il nuovo trend delle nevi. ▽ L’accogliente e spaziosa sauna del centro wellness Aquagranda.
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▽ Le piste impeccabili del comprensorio consentono le più audaci serpentine.
unico in Italia e ormai attivo da diverse stagioni a Livigno, si basa su un servizio di informazioni giornaliere locali sulla stabilità del manto nevoso, che integra il bollettino delle valanghe regionale dell’Arpa di Bormio e quello del Centro Valanghe Svizzero SLF. Un’innovazione che permette ai freerider di essere aggiornati ogni mattina sulle condizioni locali tramite le news emesse dal sito ufficiale di Livigno (www.livigno.eu), riprese dalla cartellonista e dai video esposti presso le stazioni degli impianti di risalita, dai totem in paese, da un servizio di newsletter a tutti gli operatori e dall’App dedicata. Con l’arrivo del Carnevale, ci si addentra nel periodo delle settimane bianche, quando le giornate si allungano ed è un piacere rimanere al sole qualche ora in più, magari sulla terrazza di un rifugio a degustare le specialità tipiche locali come la bresaola e il bombardino. Per chi non lo sapesse, Livigno può vantare una skiarea che si estende su 115 km di piste per lo sci alpino (da 1800 a 2900 metri di quota) per un totale di 12 piste nere, 37 rosse e 27 blu, servite da 6 cabinovie, 14 seggiovie e 11
skilift. Il comprensorio sciabile, suddiviso tra la skiarea Carosello 3000, Mottolino Fun Mountain e i piccoli impianti di risalita a ridosso del paese, è coperta da 110 cannoni per l’innevamento programmato, che servono l’80 % delle piste. Sono attivi due snowpark (uno al Mottolino Fun Mountain e uno al Carosello 3000), pluripremiati in diverse fiere di settore in Italia e all’estero per le strutture all’avanguardia e per gli eventi che vi vengono ospitati. L’attenzione è riservata anche ai più piccoli, sono, infatti, in funzione diversi parchi gioco sulla neve in vari punti di Livigno e un kindergarten con possibilità di asilo sulla neve per l’intera giornata. A disposizione degli ospiti ci sono 150 maestri di sci, di snowboard, di fondo e di telemark. Per lo sci di fondo, le piste hanno uno sviluppo di 30 km dal centro del paese fino alla zona della Forcola e dell’Alpe Vago. Per il freeride, Livigno ha predisposto diversi check point di ingresso in zona di pista non battuta con rilevatore di Artva e si trovano all’ingresso della Val Federia, ingresso Vallaccia, in cima al Costaccia, in cima al Carosello 3000,
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in cima al Monte della Neve e alla partenza della Colombina al Mottolino. Sono inoltre presenti 10 schermi informativi ai principali impianti di risalita e in paese. Complessivamente le zone freeride gestite sono 2, una al Mottolino Fun Mountain e una al Carosello 3000 e, tenendo conto della superficie totale del Comune di Livigno che è di 200 km quadrati, si può dire che la metà sia adatta al freeride e allo scialpinismo. I percorsi dedicati allo scialpinismo sono 2 così come quelli per le ciaspole, a cui si aggiunge il sentiero battuto in zona Monte Vago. Livigno è pronta a soddisfare le esigenze più diverse dopo le impegnative giornate sugli sci. A tal proposito potrete trovare il relax in Aquagranda Active You, il centro sport e wellness più alto d’Europa, dove sciogliersi i muscoli dopo una giornata sulla neve. Aquagranda Active You è l’ideale sia per la remise en forme, sia per gli allenamenti e la preparazione in altura, sfruttando i benefici dei 1816 metri di Livigno. E sempre per il doposci, Livigno offre una vastissima area
duty-free di circa 10 km di lunghezza in cui sbizzarrirsi con lo shopping. Negozi di ogni genere, tra i più diffusi ci sono le profumerie, gli extra-doganali, hi-tech, gioiellerie, boutique di abbigliamento e naturalmente store di articoli sportivi in cui è possibile fare acquisti tax-free. Non può mancare nemmeno l’après-ski, che rende Livigno una delle località più gettonate per gli amanti del genere. Musica, balli, un bicchiere in compagnia accompagnano il fine giornata di moltissimi amanti della neve. E per finire la serata, non mancano numerosissimi pub e locali in cui ascoltare musica live, ballare e fare conoscenze. Questa vocazione by night, fa di Livigno uno dei resort più apprezzati dai giovani e da chi cerca il divertimento anche durante la vacanza sulla neve. Incuriositi? Cosa aspettate a prenotare la vostra settimana bianca? di Fabio Operti OPINION LEADER 103
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l’emozione dell’
ARTE
Giorgio Restelli e Marco Manfredi raccontano di una passione davvero speciale.
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iorgio Restelli è il Direttore Risorse Artistiche di Mediaset, Marco Manfredi è Vice Direttore Generale Publitalia e Direttore Iniziative Speciali Mediaset, in comune non hanno solo la televisione, ma anche l’arte. Nel tempo libero (poco, ci tengono a sottolineare entrambi) si divertono a dare sfogo al loro animo artistico. Giorgio Restelli esprime la propria arte attraverso la fotografia. La tecnica con la quale fotografa è molto semplice: alza la macchina, inquadra e scatta. A guidare la sua mano è l’istinto. Il risultato è un proliferare di immagini dal forte impatto visivo che spesso si trasformano in quadri, “alcuni scatti li stampo su tela o materiali particolari per poi dipingerli un po’ nello stile pollockiano dell’action painting”. Marco Manfredi non si definisce un artista, ma un “imbrattatore di tele”. I suoi quadri sono sensazioni che prendono colore. Vere e proprie superfici dal notevole spessore fisico, che danno valore alla materia. Attraverso le sue opere vuole trasmettere qualcosa di gradevole non solo a livello estetico, ma anche dal punto di vista dell’attenzione, perché “troppo spesso si passa sopra le cose, senza vederle”. Talento, determinazione e creatività, ma per entrambi l’obiettivo è uno solo, trasmettere emozioni… come solo i veri opinion leader, sanno fare. Carriera da manager televisivo e arte. Due strade così diverse da cosa sono accomunate? Marco: La passione innanzitutto e il gusto del bello e del fare bene. E poi soprattutto la voglia di emozionare, che sia TV o arte, mi sento soddisfatto quando riesco a trasmettere qualcosa. Giorgio: Forse molto semplicemente e banalmente proprio da me stesso. Dalla mia modalità di affrontare la vita: con curiosità, rispetto, fantasia, voglia di lasciare un segno che possa un giorno essere riconosciuto e apprezzato. Quando è nata la passione per la vostra arte? Marco: Mi sono avvicinato al mondo dell’arte fin da bambino, è un amore abbastanza esteso e lontano nel tempo, ma la molla vera è scattata il giorno in cui sono entrato in un negozio di colori per fare un regalo ad un amico. Da lì ho sentito il bisogno di usare il colore per fermare lo sguardo e trasformare in immagini su tela la mia curiosità e l’amore per ciò che mi circonda. Giorgio: Viaggio per il mondo fin da piccolissimo, rispettoso del DNA italiano “popolo di poeti, navigatori…” e fin da
piccolo ho avuto la fortuna di potermi riempire gli occhi delle meraviglie del nostro pianeta. Appropriarmene in pezzi attraverso la mia fotografia è stato istintivo, un motto automatico. In tutte le sue espressioni la fotografia è assolutamente forma d’arte quindi sconfinare ed in alcuni momenti immergersi nelle potenzialità infinite di una tela è molto semplice. Cosa ispira le vostre opere? Marco: I colori della natura e i miei stati d’animo. Mi piace tramutare l’espressione di quello che provo in sensazioni visive. Giorgio: Organizzo la mia creatività in collezioni all’interno delle quali esiste sempre una linea di giunzione. Un elemento ispirante: la figura femminile, il colore, la materia, la luce, i ritratti… si accorpano e diventano quadri delle mie mostre. Qual è la tecnica che utilizzi di più? Marco: Più che una pittura realista, la mia è una pittura figurativa. Lavoro molto il colore e la materia. I pigmenti vengono mischiati in masse oleose e acquose, cambiando l’effetto ottenuto a seconda dello strumento utilizzato (spatole, lame, pennelli) o della reazione alla luce. Giorgio: Stampo su tela i miei scatti fotografici (da me elaborati digitalmente affinché corrispondano al progetto creativo) quasi sempre in grandi formati dopodiché intervengo in modo istintuale, materico con resine, smalti, acrilici distribuiti sulla tela con tecniche di action painting dripping, ecc. Amo i colori forti, i contrastati, forme talmente esplose che a volte perdono il senso della propria origine per acquisirne una nuova, propria dello scatto. Chi sono i destinatari delle vostre opere? Marco: Lavoro per il mio piacere, ogni tanto qualche amico mi “sottrae” un pezzo e, il fatto che desiderino una mia opera, è per me la gratificazione più grande. Giorgio: Tutti coloro che proveranno un’emozione guardandole. Ad ogni opera attribuite un titolo? Marco: Il titolo esce dall’idea iniziale, ma si definisce soltanto ad opera ultimata. Giorgio: Molto spesso in prima battuta, le mie opere, sono solo dei numeri e solo in un secondo momento riescono a meritarsi un nome. Altre volte hanno un titolo ancora prima di essere tela.
◁ Giorgio Restelli. BW 053.
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△ Marco Manfredi. Esplosioni di color zafferano divampano sulla tela. Volume, cera, acrilico.
Marco Manfredi. Orizzonte oro e terra bruciata. Pasta acrilica, volume, cera, pigmenti naturali. ▽
Marco Manfredi. Nuance indaco a contrasto disegnano un profilo astratto. Tecnica mista. △
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L’EMOZIONE DELL’ARTE
Giorgio Restelli. BW 047. △
Giorgio Restelli. White Heel. △
Qual è la vostra opera preferita? Marco: Sì, è un roseto su una parete con luci e ombre, si intitola “per sempre”, è una tela di un metro per un metro realizzata con tecnica mista, ed è dedicata a mia moglie Simona. Giorgio: Ho molte opere preferite, ma mi sono accorto che la maggior parte delle volte non sono quelle che poi riscuotono maggior successo in pubblico. Quando vi dedicate all’arte, qual è la colonna sonora perfetta? Marco: I suoni del giardino dove affaccia il mio laboratorio. Giorgio: La musica ci deve sempre essere, questa è una necessità assoluta! Quale musica mi accompagni poi, dipende molto dal momento. La vostra ultima opera, qual è? Marco: Sul cavalletto si alternano in parallelo più pezzi incompiuti, finchè ogni opera non mi comunica che è finita. Giorgio: Un ritratto, un viso di donna ad occhi chiusi… la rappresentazione di un sogno. Un regalo ad una coppia innamorata. di Isabella Panzini OPINION LEADER 107
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la nuova era dell’ottica
FIELMANN Entrando in un negozio Fielmann potrebbe sembrare
di varcare le porte del paradiso dell’eyewear: a ricoprire le pareti, più di 4.000 montature, molte delle quali prodotte in Italia, nel cuore delle Dolomiti.
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oddisfare ogni cliente è un’impresa difficile, soprattutto se parliamo di occhiali: da vista o per combattere i raggi dal sole la scelta è sempre ardua. “Per questo nei nostri negozi offriamo una scelta così ampia”, spiega Ivo Andreatta, Direttore di Fielmann Italia. “Trattiamo chi varca la soglia delle nostre filiali esattamente come vorremmo essere trattati noi. Questo ha un riflesso importante sull’ampia selezione di prodotti e servizi che offriamo in ogni punto vendita”. La soddisfazione del cliente, la qualità del servizio e la garanzia dei migliori prezzi sono i primi impegni di Fielmann. Ogni cliente che lo desidera viene sottoposto ad una visita gratuita molto accurata, durante la quale Fielmann si avvale delle migliori tecnologie e personale altamente specializzato per stabilirne l’acutezza visiva. Ogni prodotto è, infatti, garantito per 3 anni, un anno in più rispetto al normale. Inoltre, tutti gli occhiali da vista, quelli da bambino compresi, hanno una copertura assicurativa di un anno inclusa nel prezzo, valida su rottura, perdita e furto. La forza commerciale dell’azienda è dovuta alla produzione interna di occhiali con fornitura diretta ai suoi punti vendita, percorso che consente un abbattimento dei costi saltando il passaggio dal commercio all’ingrosso: ciò permette al cliente di acquistare la collezione Fielmann dalla fabbrica stessa. Oltre alle collezioni di produzione propria, come la collezione Made In Italy, Fielmann conosce bene l’affezione del pubblico per tutti i grandi marchi fashion e brand internazionali, infatti offre la più vasta scelta possibile. Presente in tutta Europa con più di 700 negozi in otto Paesi diversi, occupa più di 17 mila dipendenti. Dopo i primi opening in Alto Adige, a partire da luglio 2015, Fielmann ha aperto le porte al Veneto, Trentino, Lombardia e EmiliaRomagna, vendendo più di 86 mila paia di occhiali (degli 8 milioni venduti in tutta Europa), impiegando più di 160 persone. “Vogliamo diventare parte delle città che ci accolgono. Per questo assumiamo solo personale locale altamente qualificato, perché vogliamo che anche i clienti si sentano a casa entrando nelle nostre filiali. Ogni città ci ha dato l’opportunità di conoscere un nuovo pubblico. Sarebbe facile “traslocare” nei nostri negozi dei team già rodati, ma non è nel nostro stile. Per noi è importante e fondamentale avere persone del posto, che sappiano creare un legame con i nostri nuovi clienti.” conclude Andreatta. di Marta Lamanna
◁ Un soggetto delle campagne stampa Fielmann.
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△ Ingresso dello store di Bergamo, inaugurato a dicembre.
△ Ivo Andreatta, Direttore Fielmann Italia.
△ Francesca Crescentini, blogger.
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△ Maria Giulia Pieroni, fashion editor e stylist.
△ Un momento divertente dell’inaugurazione.
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△ Eleonora Proietti, fotografa.
△ Roberto Fioravanti, web editor.
△ Sonia Grispo, blogger e web editor.
△ Ingresso dello store di Brescia, inaugurato a novembre.
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△ Alice Cerea, influencer.
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▽ “L’obiettivo è raccontare il lusso attraverso dettagli di stile”.
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il lusso va a
SUPER 100
Abbiamo incontrato Samuele Manzoni per farci raccontare l’ambizioso progetto
di comunicazione d’immagine “Super 100”: auto d’epoca, ritratti di gentleman e dettagli vintage.
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guardarlo di sfuggita potrebbe sembrare di essere di fronte a uno dei “pavoni di Pitti”: gilet, papillon, barba perfetta, pantaloni dal taglio sartoriale, anelli su quasi tutte le dita. È varcando le porte del suo studio, che mi appare chiaro come “l’involucro” di Samuele non sia costruito ad arte: è un ricchissimo biglietto da visita che inizia a raccontarmi chi ho di fronte. Vengo travolta da una mole incredibile di colori, dettagli vintage, foto di macchine d’epoca e oggetti da collezione. Più che uno studio, mi sembra di essere in un museo. Samuele Manzoni, in arte Manzù, mi si presenta con una triplice personalità: fotografo di moda professionista, consulente di immagine, Art Director. Più guardo lui, le sue foto e l’ambiente che ci circonda e più sono convinta di aver di fronte un collezionista di momenti di bellezza. Samuele è una persona che non teme di esibire la propria “diversità” e di farne spettacolo. Questo mi è chiaro fin da subito. Rompo il ghiaccio. Se ti definisco “fotografo esteta”, ti offendi? (Ride). No, direi che è una descrizione che si avvicina molto alla mia figura professionale. Non ci avevo mai pensato. Non amo inscatolarmi dietro al solo ruolo di fotografo. Però di fatto lo sei. Com’è nata questa tua passione? Chi è Samuele? Samuele è una persona che ha colto dal padre la passione per la fotografia, quando quest’arte racchiudeva ancora la sola capacità di saper lavorare pazientemente e vivere di attimi. Grazie a lui e a tante altre esperienze sono riuscito a farla diventare una professione. Che poi ho deciso di evolvere in “qualcos’altro”. Cosa ti contraddistingue? Ad oggi mi vedo più come un imprenditore nell’ambito dell’immagine che come fotografo. In un momento di particolare crisi nell’ambito della moda, il lavoro vero, quello fatto bene, non sta tanto nel come fare una foto, ma in come essa viene comunicata. Mi definisco principalmente un consulente d’immagine, alla ricerca costante del bello, con l’obiettivo di inserirlo nel contesto del lusso. Amo quello che ho creato. Nelle tue foto colgo un sentore di nostalgia del passato, subito “affogato” dall’abbondanza di colori a contrasto e dettagli. Ti percepisci come un fotografo “moderno” in questo? No. Assolutamente no. Amo scattare con macchine poco moderne. Ho scattato per moltissimo tempo con macchine analogiche riadattate a digitali. Ancora adesso uso una Leica che non ha nessun tipo di automatismo, solo funzionalità manuali che mi permettono di avere un controllo diretto su quello che sto facendo. L’aria di fotografia vera, non digitalizzata.
Uno scatto del progetto “Super 100” che sottolinea l’elegante moda maschile inglese. ▷
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IL LUSSO VA A SUPER 100
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â–½ Una rarissima Ferrari Dino protagonista di questo scatto.
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â–½ Un altro scatto che racconta lo stile attraverso i dettagli.
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IL LUSSO VA A SUPER 100
Il fotografo Samuele Manzoni, in arte “Manz-ù” e il suo stile inconfondibile. △
Amo il bianco e nero; è una passione che c’è sempre stata fin da quando sono piccolo. Il bianco e nero è più espressivo, più affascinante. Qualsiasi oggetto anche con colori sballati scattato in bianco e nero diventa bello. Quando, invece, scatto a colori non ho mezze vie. In alcuni casi amo desaturare in altri momenti amo i colori a contrasto; in entrambi i casi ho sempre un richiamo fisso: adoro avvicinarmi ai colori dei vecchi pellami, mi aiutano a ricreare un senso di indefinito e vintage. Ma ora veniamo al tuo ultimo lavoro. Parlaci del progetto “super 100”... “Super 100” è nato da una mancanza di innovazione nella comunicazione d’immagine. L’idea è nata un po’ per esigenze lavorative, un po’ per due passioni che mi accomunano: l’elegante moda maschile inglese e le macchine d’epoca. Frequentando per anni moltissimi amministratori delegati, mi sono reso conto che avevano in comune la stessa cosa: vendere e vivere il lusso, ma anche vestirlo, giocarci. Fra tutti i “vezzi” che li accumunavano c’era l’amore per le auto d’epoca - passione che peraltro condivido. Ero stufo di vedere sempre i soliti scatti, le solite proposte, i soliti brand messi insieme. Le auto d’epoca da collezione, invece, sono qualcosa che fa brillare gli occhi a chiunque. Ho pensato che potessero fungere da giuntura fra il mondo del lusso e dell’eleganza maschile classica, ma di carattere. L’obiettivo per me era realizzare delle immagini che potessero servire ai brand coinvolti, ma anche far conoscere nuove realtà
interconnesse, far capire meglio le auto d’epoca, non solo come oggetto del desiderio, ma come stile di vita. Cosa ti è piaciuto di più di questo progetto? Al di là delle immagini prodotte, che amo per il loro profumo vintage dal trattamento moderno, sono molto contento per il feedback positivo che il progetto sta ricevendo. Esser riuscito a realizzare qualcosa che vive di sinergie mai tracciate prima per me è una conquista. All’inizio è stato difficile far capire a partner e collezionisti la mia idea, lo ammetto. Spiegare cosa avevo in testa è stato abbastanza complesso. Così ho deciso di fare la “prova 0”: sono partito scattando con una bellissima Lancia Aurelia da corsa. Diciamo che siamo all’incipit del progetto, ma il risultato, dal mio punto di vista, è eccezionale. di Marta Lamanna
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In Columbia, quando il forte freddo colpisce, noi usciamo a testare i nostri prodotti. Non ci fermiamo fino a quando ogni nostro capo non tenga abbastanza caldo da permettervi di stare fuori in ogni condizione. #TESTEDTOUGH
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1 Droide BB-9E, è possibile controllarlo tramite l’applicazione apposita, per un divertimento senza fine. SPHERO per Lucasfilm (Prezzo consigliato €170). 2 HUAWEI Mate 10 Pro versione Porsche Design, il luxury device ad alte prestazioni che unisce eleganza e funzionalità (Prezzo consigliato €849). 3 La famiglia SUUNTO Spartan cresce grazie all’arrivo di un nuovo membro, lo Spartan Sport Wrist HR Baro: orologio GPS multisport con misurazione della frequenza cardiaca al polso e sensore di pressione atmosferica per letture dell’altitudine (Prezzo consigliato €549). 4 FOREO Issa, lo spazzolino da denti “spaziale”, che ha fatto impazzire i fan di Star Trek (€149). OPINION LEADER 123
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MUST HAVE
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URBAN DANDY 1 Cypress And Vetyver di PRORASO. Fragranza asciutta, legnosa e calda decisamente maschile. Colonia (Prezzo consigliato €28). 2 Pantalone uomo mod. Sempronio di CHERVÒ. In cotone con tecnologia Comfort per una perfetta vestibilità e libertà di movimento (€189). 3 TENAX, il grooming all’italiana. Una linea completa che si prende cura dello stile e mette in riga i capelli. Pomata per capelli a base acqua (Prezzo consigliato €11). 4 Occhiale da vista Panto, in acetato, collezione Made in Italy, by FIELMANN (€79). OPINION LEADER 125
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MUST HAVE
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1 Anello ALFIERI&ST.JOHN in oro giallo con ametista e diamanti (€2.050). 2 Borsa in pelle di SALAR modello Mimi Spongebob per Nickelodeon, in colore oro (€530). 3 LA FEMME PRADA INTENSE, concentrandosi sull’esperienza floreale, le note sono caratterizzate da un accento sensuale, quasi orientale, che sprigiona una sensualità inebriante (EdP 50ml - €101). 4 RIVIERAS, slip on in rafia e cotone. (€70). OPINION LEADER 127
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MUST HAVE
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1 La nuova maschera 605 di Salice Occhiali, per il racing sci alpino e snowboard, è un connubio fra tecnologia e design senza compromessi. (A partire da €149). 2 IQOS, l’innovativo dispositivo elettronico che scalda e non brucia stick di tabacco appositamente progettati (€70). 3 La COLUMBIA Luke Skywalker™ Echo Base Jacket ti manterrà al caldo più di un Tauntaun mentre affronti l’Impero. Edizione limitata (A partire da €400). 4 Scarponi COLUMBIA Canuk Michelin, per sentirsi come uno stormtrooper in marcia sul pianeta ghiacciato Hoth (€220).
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IL CONTROEDITORIALE di Guido Bagatta
Evidentemente Aurelio De Laurentis non ha mai conosciuto Alberto Vergani, altrimenti, in almeno un cine-panettone, il personaggio del “Verga” ci starebbe stato, eccome. Per anni hanno cercato l’erede del “Dogui” (il mitico Guido Nicheli) senza riuscirci, quando sarebbe bastato passare dal suo ufficio per trovarlo impegnato a fare affari tra un pilota da lanciare, un paio di modelle da consigliare e Giorgio Mastrota da… sopportare. Mantra come “Beh dai, meno di due ore dalla Nolan a Monaco, e non ho schiacciato nemmeno troppo…”, negli anni sono diventati un must, come i mille aneddoti che lo hanno visto coinvolto nella vita di ciascuno di noi. Ad esempio tutti quelli che riguardano il meraviglioso mondo di quella che lui chiama “trifola” ed i suoi dintorni, tutto da esplorare. L’unica vera grande differenza, tra il Dogui cinematografico e il Verga imprenditore è sempre stata quella che il primo, almeno nei suoi film, non ha mai lavorato più di tanto, oziando e basta, l’Alberto invece, sin da bambino, è stato uno che suo padre l’ha messo sotto, per davvero. Basti pensare alla sua storia in Nolan dove è arrivato da neo laureato, timido e riservato, diventandone presidente non molti anni dopo, contribuendo a formare una squadra che è arrivata a primeggiare nel mondo dei caschi. Una storia che, fossimo a New York ,sarebbe andata in prima pagina sul Times e raccontata nelle classi di economia aziendale alla NYU: da noi ,invece, se la tramandano solo amici e conoscenti quando vogliono raccontarne le gesta di uno che ce l’ha fatta per davvero. Ma va bene così anche se la storia di De Benedetti e l’Olivetti è meno divertente e interessante della sua partita da Gorgonzola ed arrivata sui circuiti di tutto il mondo. Cercare di raccontare in poche righe trent’anni di vita di un amico come Alberto e della sua Opinion Leader è davvero difficile, un po’ come stargli dietro quando esce in bici con gli amici (non chi scrive) salutandoli alla partenza per poi rivederli a pranzo. Ma, visto che la sintesi è una dote rara, ci provo tralasciando tutto quello che riguarda la sua altra… vita, ovvero la gestione di grandi piloti come Ivan Capelli, Carlos Checa, Marco Melandri e Danilo Petrucci. Con Opinion Leader, il Verga ha creato qualcosa che adesso sembra “ovvia” e banale… perché di agenzie di questo tipo, dopo, ne sono nate tante. Ma quando poi, le tante sono diventate ben presto poche, si è cominciato a capire il valore iniziale della sua idea, quella della realtà a chilometro zero in una agenzia. Era la prima volta, nella storia italiana del marketing e della pubblicità, che qualcuno offriva al cliente la filiera completa per il suo prodotto, la possibilità di vedersi costruire, davanti agli occhi, un qualsiasi tipo di azione di strategia e di campagna. Dal primo incontro su come iniziare, all’acquisto
degli spazi, passando dal casting delle eventuali protagoniste degli stessi, fino alla creazione grafica e creativa del tutto, non dimenticando la musica e le immagini, anche quelle già nel cassetto, pronte per il cliente di turno. Grazie a questa formula in Opinion Leader sono passate grandi aziende e piccole realtà, grandi imprenditori e piccoli padroncini, tutti stregati dal fatto di avere sempre e solo un punto di riferimento, l’agenzia tutta, ovviamente, con Alberto sempre primo interlocutore. Insomma per rimanere in tema di sintesi, gli anni passano, il Verga resta e con lui... la “trifola” che continua a non mancare mai.
Guido Bagatta
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persone e cose che fanno la differenza da un’idea di Alberto Vergani Direttore Responsabile Fabio Operti Art Director Gianfranco del Vicario Hanno collaborato Francesca Andreoni, Guido Bagatta, Silvia Barlascini, Anna Benzoni, Leonardo Brambilla, Federico Cartareggia, Elisabetta Curtino, Marta Lamanna, Giorgio Mastrota Simona Melli, Isabella Panzini, Barbara Pedrotti, Ronny Pilla, Simone Salet, Matteo Sormani, Veronica Sormani, Andrea Tenderini, Ciro Vincenti Segreteria Veronica Sormani Relazioni Pubbliche Francesca Andreoni, Federico Cartareggia, Marta Lamanna, Isabella Panzini Ufficio Marketing Pia Manzi Responsabile Produzione Pia Manzi Concessionaria Pubblicità Opinion Leader s.r.l. via Tadino, 24 - 20124 Milano tel. 02.29517780 Opinion Leader è edito da Opinion Leader s.r.l. via Tadino, 24 - 20124 - Milano tel. 02.29517780 www.opinionleader.it redazione@opinionleader.it
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