La valle Seriana

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CASTIONE DELLA PRESOLANA “Perla delle Orobie” Castione della Presolana è una località turistica rinominata che deve il suo nome all’imponente massiccio della Presolana, nelle Alpi Orobiche, ai piedi del quale si adagia l’intera conca della Presolana, ricca di fascino e paesaggi suggestivi. Scoperto negli anni 30 dal turismo cittadino ed elitario di nobili ed intellettuali viaggiatori divenne, nel corso degli anni 60, la gemma estiva ed invernale delle stazioni climatiche sportive, una delle più importanti della Lombardia. Insieme alla località del Passo della Presolana e del Monte Pora, infatti, costituisce un comprensorio sciistico di notevole rilevanza (con oltre 600 mila mq. di piste da discesa e da fondo) alla cui fortuna ha contribuito non poco la comodità di accesso rispetto ai grossi centri urbani – un’ora circa da Milano e Brescia – oltreché, evidentemente, l’amenità dei luoghi e l’incanto del paesaggio naturale. Con una popolazione complessiva di 3.326 abitanti possiede, attraverso i suoi tre nuclei abitati – Castione, Bratto e Dorga – costituiti da antiche abitazioni e da innumerevoli villette ed alberghi, una struttura ricettiva in grado di accogliere oltre tremila presenza nel periodo di maggiore afflusso turistico. Situato a circa 1000 mt. di altitudine sopra il livello del mare Castione della Presolana offre una molteplicità di itinerari, ora semplici ora impegnativi, per gite ed escursioni proiettando gli amanti della montagna in un ambiente naturalistico di grande suggestività i cui silenzi si fondono ai colori intensi della flora alpina ed ai profumi delle rigogliose pinete ed abetaie. Degna di nota è, inoltre, la possibilità di praticare un appassionante turismo di tipo culturale che alla riscoperta di antiche tradizioni folkloristiche locali affianca l’opportunità di effettuare piacevoli esperienze gastronomiche attraverso l’esplorazione, ad esempio, della “Via del Latte”: un sentiero che inerpica fra gli alpeggi ad alta quota e consente a chi lo desideri di assistere dal vivo alla lavorazione del latte e alla produzione di latticini; o la partecipazione alla caratteristica “Pegher Fest”, la festa della pecora, con sfilate di carri allegorici, gare di tosatura e piatti tipici a base di carne di pecora.

FINO DEL MONTE Fino del Monte è un piccolo paese di circa 1100 abitanti che sorge sull’altopiano di Clusone lungo la provinciale che da questo centro della Alta Valle Seriana porta al paso della Presolana. Arroccato sul ciglione che lo affaccia sulla Valle Borlezza era servito anticamente dalla strada proveniente da Lovere che saliva faticosamente raggiungendo il paese sull’altopiano. Oggi la situazione viaria è totalmente cambiata poiché la strada provinciale proveniente da Bergamo, dopo Clusone e Rovetta, attraversa il centro di Fino del Monte, le cui case del nucleo storico si snodano lungo l’asse principale viario. La strada taglia la piazza del paese, dove sorgono da un lato il castello e dall’altro l’antico convento, legati l’uno all’altro nella storia del paese. CHIESETTA S. GIOVANNI BOSCO (Località Poerza – Parrocchia di Fino) Costruita attorno al 1930 dal parroco Don Cavagna. Preceduta da un breve portichetto aperto sulla fronte con tre archetti a sesto acuto. Le pareti sono decorate. Nel presbiterio due affreschi raffiguranti S. Maurizio e S. Marcellino opera di Baggi (1939). N4 Porta Palme in legno scolpito (cm. 27), sec. XVII. IL CASTELLO


All’interno si affaccia sul cortile, l’alto porticato con arcate poggianti su massicce colonne in pietra arenaria, ci sostiene i due piani fuori terra dell’edificio. Questo porticato a nostro parere è la parte più antica dell’edificio anzi potrebbe essere originale del sec. XIII; portale che dava l’accesso alle stalle o scuderie del castello. All’entrata del paese ci sono anche due abitazioni signorili caratteristiche, costruite all’inizio del nostro secolo (1923-1930). Sono interamente in pietra squadrata lungo gli spigoli, con numerosi affreschi in prossimità delle finestre e sotto i portici.

ROVETTA CULLA D’ARTE E TRADIZIONI Rovetta è situata in un’ampia vallata dell’altopiano clusonese. Molte sono le cime che la circondano: a nord dal monte Blum (1302 m), il monte Parè (1642 m), a nord-est la maestosa Presolana (2521 m), a est il Monte Pora (1876 m), e a sud la catena del Pizzo Formico (1637 m). Rovetta è nota per aver dato i natali alla famiglia Fantoni, intagliatori, scultori e architetti di grande notorietà e di eccezionale temperamento artistico. Con Bertulino Fantoni, nato intorno al 1385, si incontrano le prime testimonianze del lavoro artigianale e artistico della famiglia, che si protrae con continuità e Fortuna sino ai primi dell’800. La Parrocchiale custodisce la Pala della Gloria dei Santi di G. Battista Tiepolo. Nel comune di Rovetta sono presenti strutture sportive e ricreative come: il palazzetto dello sport, campi per il gioco delle bocce, un parco giochi attrezzato per spettacoli e feste gastronomiche. Nell’ambito culturale Rovetta offre al turista la possibilità di visitare l’antica casa (oggi museo) dei Fantoni, un’ampia biblioteca, il centro storico con affreschi della cultura religiosa, la Chiesa dei Disciplini con affreschi del 1500, il Santuario della Madonna di Sommaprada con opere fantoniane e quadri del 700.

ONORE L’etimologia del nome “Onore” trova probabilmente i suoi fondamenti, come del resto è il caso di molti altri paesi in Italia e in Europa, nella specie arborea che prevalentemente popolò il suo territorio nel passato: l’alnus, ovvero l’ontano, che in dialetto bergamasco viene chiamato “unes”. Si tratta dell’ipotesi più accreditata e più antica, sebbene vene siano altre successive che indicano Onore derivante da “Lanorium” (paese della lana) e “Honore” (complesso dei diritti del feudatario). La piana urbanizzata di Onore è situata ai piedi di una scarpata naturale esposta a sud che rappresenta il limite di un antico “terrazzo” fluvio/glaciale, elevato una cinquantina di metri sull’area ad una altezza di 700 metri sul livello del mare. E’ ubicata in vicinanza della sponda sinistra del torrente Gera. Limitata a nord dalla strada che percorre la valle di Tede, a nord/est dalle pendici del monte Pora, da est a sud/est dal torrente Righenzolo, a sud dall’altopiano di Falecchio, ad ovest dalla sponda sinistra del torrente Gera, a nord/ovest dalle frazioni di Poerza, Ombregno e Brugai. L’intero territorio ricade nel bacino imbrifero dell’Oglio. L’intera piana è costituita da alluvioni, terrazzate recenti, separate da piccole scarpate morfologiche delle fasce alluvionali attuali dei due torrenti, una ventina di metri più in basso.


SONGAVAZZO Lettera aperta di un paese piccolo Sono un piccolo paese in provincia di Bergamo. Dicono di me e dei circa 600 abitanti “stanziali” che sorge a nord/est dell’altopiano di Clusone. Ora che ho l’opportunità di dire la mia, vorrei precisare che Summus Gavatius sta in Valle Borlezza. Pare che il mio antenato sorgesse più in basso di dove si è sviluppato nell’ultimo millennio il paese vecchio. Il Serio infatti, come ogni fiume, battezza la propria vallata, e viene dritto da Valbondione, dove nasce nel monte Torena. Ho spesso ascoltato altri dire delle cose di me, ma spesso noto che dimenticano che questo piccolo paese ha dato i natali allo scultore neoclassico Giovan Maria Benzoni; qui ha trascorso le vacanze Giuseppe Verdi e che le testimonianze artistiche non mancano: sono certo un pò originali, come i “pipocc” di Gildo, ma ci sono. Gli artisti son di casa qui. Anche oggi, nel paese risiede una delle più importanti cantautrici italiane, Cristina Donà e nel 1994 un nativo ha creato un importante festival rock (Woodsong), sono venuti a trovarci artisti di fama internazionale e molti amici che hanno apprezzato la quiete e la bellezza, pur non mancando di farmi notare che negli ultimi anni lo sviluppo edilizio si è fatto più marcato rischiando di trasformarsi in aggressione al fertile terreno sul quale sono nato e cresciuto e che a tratti stento a riconoscere: non ho potuto obiettare, perchè mi rendo conto che il territorio songavazzese è talmente esteso da avere ancora oasi di bellezza senza pari, come l’area di Falecchio, un vero paradiso in terra, per ora intoccabile. Sono in tanti a richiamare la vostra attenzione, a me piacerebbe soltanto chiedervi di rispettare la Bellezza, perchè da essa tutto discende.

CLUSONE Cittadina di oltre 8.000 abitanti (è stata elevata al rango di città nel 1801), Clusone è da sempre il capoluogo della Valle Seriana, nei confronti della quale esercita funzioni di centro servizi d’importanza primaria. Direttamente collegata con Bergamo (dalla quale dista poco più di 30 chilometri), Clusone mantiene con il Capoluogo uno stretto legame storico e culturale, accomunata nel medesimo e prezioso impegno atto a conservare un patrimonio artistico non indifferente, gelosamente custodito e valorizzato. La Piazza Orologio, sovrastata dalla Torre con l’Orologio Planetario del Fanzago (1583) e dal Palazzo del Comune (1008) rappresenta il cuore di un centro storico armonioso, nel quale, incastonate come autentiche gemme, è possibile scorgere: l’Oratorio dei Disciplini con l’affresco riproducente la Danza Macabra ed il Trionfo della Morte (1485), la Basilica, la Chiesa del Paradiso, la Chiesa di S. Anna, la Chiesa di S. Defendente, il Palazzo Fogaccia (1692), il Palazzo Scalvinoni (recentemente recuperato in tutto lo splendore degli affreschi che lo adornano) e tanti altri edifici di antica costruzione, aggregati con esemplari equilibrio formale. La qualità ambientale e la gradevolezza del clima fanno inoltre di Clusone un luogo ideale per la villeggiatura. Posta al centro di un altopiano assolato e riparata dai venti delle montagne che la circondano (tra queste spicca l’imponente massiccio dolomitico della Presolana), Clusone diviene ideale punto di partenza per impegnative escursioni in montagna o per semplici passeggiate, per la pratica degli sports invernali e per tranquille evasioni verso il lago d’Iseo, dal quale dista solamente 15 chilometri. L’intraprendenza e l’amore dei clusonesi divenisse sede di prestigiosi appuntamenti internazionali legati all’arte, alla cultura, allo sport, alla musica ed al folclore. Per tutto questo Clusone rimane uno dei centri di maggior rilevanza e costituisce un importante punto di riferimento culturale e turistico della Provincia di Bergamo e della Regione Lombardia.


PIARIO Il paese è collocato sulla sponda sinistra del fiume Serio in una bella conca su di un altopiano a quota 539 metri s.l.m. a breve distanza a nord-ovest di Clusone. Confina con Parre, Villa d’Ogna e Clusone ed è composto da diverse contrade che, nonostante non siano più isolate fra di loro a causa dello sviluppo edilizio degli ultimi anni, conservano la loro vecchia denominazione: Candrietti, Cadoriano, Bruco e Groppino. Sull’origine del nome Piario, gli studiosi di toponomastica non sono in grado di dare molti lumi: secondo alcuni deriverebbe forse da “Appiarium” essendovi trovate in antichi testi notizie circa un certo commercio di miele proveniente da questa zona. Non si può dire che Piario vanti un cospicuo passato storico, in quanto le sue vicende, almeno fino al 1600 circa, si svolgono pari Passo con la storia di Clusone che fu importante e dominante centro fin dai tempi più remoti. Il patrimonio artistico di Piario è piccolo ma significativo, a parte alcuni vecchi edifici rurali con caratteristici portici che si possono notare nelle contrade, il monumento più importante è la Chiesa Parrocchiale dedicata a S. Antonio Abate. Se nel 1820 lo storico bergamasco Maironi da Ponte descriveva Piario come “piccola villa di Valseriana, con situazione bella e molto ventilata e bosco lussureggiante...”, si può ragionevolmente asserire che, nonostante il notevole sviluppo edilizio verificatosi negli ultimi anni, l’habitat naturale non ha subito sostanziali mutamenti: la crescita ha inoltre integrato felicemente il nuovo e il vecchio, salvaguardando diverse costruzioni caratteristiche.

PARRE Parre, chiamata l’“antica”, ha visto confermata dai ritrovamenti archeologici in località “Castel” e dintorni la sua realtà di sito abitato già fin dall’XI secolo a.C.. In soleggiata posizione sulla riva destra del fiume Serio, ora il vasto altopiano, che ha alle spalle le cime arrotondate e maestose del Vaccaro, della Forcella, e più discosti i contrafforti rocciosi del Fop, si presenta “inondato” di costruzioni, anche se si possono ben distinguere i due nuclei originari “Par sota” e “Par sura”, una volta ben definiti: l’uno, quello inferiore, riunito intorno alla Chiesa di S. rocco, già parrocchiale di S. Pietro, dall’aspetto settecentesco, ma fondata poco dopo il 1000. Per secoli paese di pastori che d’inverno portavano le greggi soprattutto nel Novarese e nell’Oltrepò pavese, e nell’estate percorrevano le vallate valtellinesi e poschiavine, oltre che di agricoltori, Parre è stata fonte di manodopera per le miniere aperte a fine 800 e per i grandi stabilimenti tessili di Ponte Selva e Ponte Nossa. Negli ultimi decenni Parre si è andata sviluppando in settori dell’artigianato e dell’industria con iniziative, in alcuni casi assai importanti, di imprenditori locali. Sul territorio parrese sono sorte ditte come la SCAME Parre S.p.A., attiva da più di quarant’anni, la New Engineering, la Marbas, la Ardes, la Polypool, la MOVEngineering, la Princo. Accanto ad esse, continua la sua attività, sia pure in forma molto ridimensionata, il cotonificio Pozzi Electa di Ponte Selva, costruito più di 100 anni fa. Nello stesso tempo si è andato consolidando lo sforzo di qualificare il paese, ricco di suggestivi itinerari storico culturali e naturalistici (basti citare: il Santuario della S.S. Trinità, l’Oratorio di S. Antonio sul Monte Alino, il Rifugio sul Monte Vaccaro), già meta di numerosi villeggianti, con l’ammodernamento di alberghi e ristoranti e con il potenziamento di attrezzature sportive e ricreative: campo di calcio dell’Oratorio, palestre, piscina coperta, campi da tennis, parchi gioco. Dall’inesauribile patrimonio della cultura pastorale e contadina, sono arrivati fino a noi: i costumi caratteristici, oggi indossati dal gruppo folkloristico “Lampiusa”; il gergo “gaì” le cui tracce sono


ancora vive nel locale dialetto: e gli ormai mitici “scarpinòcc”, ravioli a ripieno magro, in verità un formidabile concentrato “parresco” di forza e di gusto. Ma che siano D.O.C., s’intende!

PONTE NOSSA LE ORIGINI Situato in un punto nodale per l’accesso alle valli, Ponte Nossa ha origini antiche. In un contesto che vede insediamenti protostorici e antiche miniere fargli da corona, il paese ha messo le prime radici attorno all’attività di lavorazione dei metalli. Le antiche fucine ed i magli (documentati già nel XV sec.) sorsero lungo il fiume Nossa, dal breve corso ma dalla portata costante che ha costituito per secoli una insostituibile fonte di energia. La posizione e la presenza del fiume Serio hanno consentito l’insediamento del cotonificio a partire dalla fine del secolo scorso. Esso ha segnato profondamente la vita del paese, arrivando ad avere 2000 addetti nel periodo che precede la seconda guerra mondiale, seguendo infine il ridimensionamento del settore fino a lasciare inutilizzata buona parte delle strutture. IL MUSEO DEL MAGLIO Oggi a Ponte Nossa, restano da osservare i resti del Maglio Maggiore che funzionò fino al 1987, e il Maglio Minore completamente restaurato negli ultimi anni. Nei secoli addietro il minerale veniva fuso nel forno che si trovava alle sorgenti del fiume Nossa, poche centinaia a monte del maglio, dove il metallo arrivava per essere forgiato e battuto. Si realizzavano chiodi, rastrelli, vanghe, badili, aratri, filo di ferro, cinture in ferro, etc... Il museo oltre al camerone del maglio e della forgia presenta altre stanze dove sono conservati i principali oggetti prodotti e alcuni pannelli dove vengono spiegate le diverse macchine che l’uomo utilizzava sfruttando energie naturali.

PREMOLO Il Comune di Premolo è un centro montano delle Prealpi Orobie, il cui nucleo abitato si trova fra i 610 e 750 m. di altitudine. Il Paese poggia su un altopiano soleggiato, che si affaccia sulla sponda destra della Valle Seriana, da cui domina il fondo valle, la piana di Clusone e una cerchia di monti, fra i quali spicca il Massiccio della Presolana. Fra i 750 e 1900 m. vi sono pascoli e boschi ancora oggi sfruttati (una scure adagiata su un ceppo rappresenta lo stemma comunale). Oltre i 1900 m., pascoli e malghe sono distribuiti sulle pendici delle creste rocciose che culminano fino ai 2512 m. del Pizzo Arera. Il paese è uno dei più antichi della Valle Seriana: reperti archeologici, ritrovati in valle Dossana nel 1963, testimoniano la presenza dell’uomo già nel 3000 a.C.; conserva significativi elementi di architettura rurale del ‘500 e del 700 caratterizzati da arcate e loggiati. Antiche sono le origini delle chiesa parrocchiale dedicata a S. Andrea che risalgono al 1290. Il territorio comunale confina con Ardesio a nord, Parre a est, Ponte Nossa a sud, Gorno-OnetaOltre il Colle a ovest. Ha una superficie di 18 kmq. circa. E’ percorso da sentieri e mulattiere che permettono agli appassionati di montagna escursioni e passeggiate nella tranquillità della natura.

ARDESIO


Ardesio costituisce un notevole polo di interesse per il prezioso patrimonio architettonico, storico ed etnografico che conserva ancora in grande misura. Molti sono gli esempi di architettura spontanea presenti nel centro del suo capoluogo, nelle frazioni e nelle contrade. In questi ultimi anni il centro ha sviluppato, in misura sempre crescente, la dotazione di residenze ed infrastrutture per il turismo Estivo ed invernale. Nelle infrastrutture si segnalano: una pista ciclabile ad anello lungo il fiume Serio, l’area del laghetto di Valcanale, nonché diversi sentieri escursionistici che portano negli angoli più belli e suggestivi delle Prealpi Orobie. Ardesio ha sin dagli anni 70 un Museo Etnografico denominato dell’Alta Valle Seriana che si articola in sei sezioni espositive, ispirate alla storia della valle.

VALBONDIONE Il Comune di Valbondione è costituito essenzialmente da tre grosse borgate (Fiumenero, Bondione e Lizzola) e da diversi altri piccoli nuclei. Il paese è circondato da prati e boschi nel cuore delle Orobie, ai piedi di alte montagne tra le quali vi sono i tre “tremila” che rappresentano le mete più ambite degli appassionati: pizzo Coca, pizzo Redorta e punto di Scais. Cinque rifugi alpini (Brunone, Coca, Curò, UEB/Consoli e Barbellino) sono raggiungibili dalla Valbondione e costituiscono i punti d’arrivo d’escursioni e contemporaneamente basi di partenza per innumerevoli altre gite verso vallate alpine, cime e laghetti che ingemmano ed ingentiliscono il paesaggio. Le passeggiate in montagne costituiscono, indubbiamente, uno dei motivi per un salutare e sereno soggiorno a Valbondione. Valbondione è anche il paese delle cascate. Torrentelli e vallette ne formano innumerevoli scorrendo sugli scoscesi pendii delle montagne, la più maestosa è quella che il Serio forma a monte di Maslana con i suoi 315 mt. di salto si merita il titolo di cascata più alta d’Italia. Sede comunale: Valbondione (Bg) Via Beltrame, 34 Tel. 0346.44004 – 0346.44038 E mail: comune@valbondione.com

GANDELLINO Piccolo centro di soggiorno estivo posto sulla sinistra del Serio, Gandellino, che anticamente si chiamava “Oltre il Dragone” (oltre la zona franosa), sorge allo sbocco della bella valle Sedornia, offrendo numerosi spunti sia per le visite alla parte antica del centro storico che per escursioni sulle montagne circostanti. Il comune, oltre al capoluogo Gandellino, e alla frazione Gromo San Marino, conta numerose contrade come Tezzi, Bondo, Grabiasca, Foppi, Pietra, Legnaio. Anticamente a Gandellino era fiorente l’industria delle armi bianche.

COLZATE


Centro industriale della media Val Seriana, Colzate si colloca a 426 metri sul livello del mare, dista 20 km da Bergamo e conta circa 1.700 abitanti. Il nome del paese deriverebbe dalle antiche “terre Colligiate”, cioè fra di loro confederate. Nel suo territorio, secondo la tradizione, si sarebbe riunito il Consiglio Maggiore del Concilio di Honio, l’antichissima Confederazione dei Comuni della Valle Seriana di mezzo, di cui faceva parte anche Colzate nel XII secolo. Il primo documento in cui appare il nome del paese risale all’anno 928 d.c. Il Santuario di S. Patrizio (XIV-XV sec.) domina dall’alto i paesi della media valle, ed è accessibile per la strada che collega Colzate con la Frazione di Bondo. Confina con Vertova, Casnigo, Cazzano S. Andrea e Gorno.

BERGAMO Torna il Giro d’Italia, 87esima edizione, e torna ad accendersi la passione dei numerosissimi tifosi bergamaschi, per tradizione amanti e praticanti del ciclismo. La città di Bergamo, che pure tante volte è stata protagonista di tappe importanti, nel 2004 verrà solo lambita dalla corsa, ma accadrà nel gran finale, il 30 maggio: i campioni passeranno sul territorio cittadino nella tappa Clusone-Milano, 89 chilometri in linea per arrivare alla maglia rosa. Il Comune di Bergamo è orgoglioso di partecipare al grande evento sportivo e ben volentieri, attraverso l’assessorato allo Sport, ha dato il suo patrocinio e il suo contributo al comitato organizzatore. Invito ai turisti del Giro Caratterizzata dalla divisione della struttura urbana su due livelli, la città bassa, moderna e dinamica, e la famosa”Città Alta”, vero e proprio gioiello storico e artistico, Bergamo costituisce un riferimento turistico di assoluta importanza. Non a caso è entrata a far parte stabilmente delle mete consigliate da tutti i principali operatori turistici internazionali, che la propongono come affascinante scoperta; una realtà unica in Lombardia e fra le più interessanti in Italia, soprattutto per la capacità di unire ingegno dell’uomo e bellezza della natura. Nella città, amplissime sono le proposte di arte e cultura, dal Teatro Donizetti all’Accademia Carrara con anche la Galleria d’arte moderna e contemporanea. All’interno delle Mura venete, in Città Alta, sono inseriti i Musei civici (Archeologico, Scienze naturali, Donizettiano, Storico) e l’Orto botanico e a loro è affidato il compito di custodire una ricchezza inestimabile: le radici e l’identità della nostra collettività. LA loro attività, infatti, è volta a conservare, incrementare e valorizzare l’immenso patrimonio archeologico, storico e naturalistico che concorre a fare di Bergamo una città della cultura. La tappa a Bergamo potrà essere occasione non solo per conoscere la città, ma anche per incontrare i sapori della sua cucina. Il piatto tradizionale bergamasco più conosciuto (oltre alla polenta) è sicuramente rappresentato dai casoncelli. Preparati con pasta fresca e ripieno di carne sono una vera prelibatezza per gli amanti dei piaceri della tavola. Queste pietanze, originarie della cucina popolare, con il passare del tempo sono divenute estremamente raffinate e si possono gustare sia in trattorie tipiche che in ristoranti di alto livello. Magari accompagnati da un buon bicchiere di Valcalepio. La pasticceria bergamasca offre a tutti i golosi invitanti prodotti che ne testimoniano le antiche tradizioni dolciarie, come la torta del Donizetti, dedicata al grande musicista bergamasco e la tradizionale “Polenta e Osei”, dolce trasposizione del tipico piatto della cucina orobica.


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