Tesi di laurea magistrale in restauro architettonico | Università di Napoli ''Federico II''

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Fortificazioni tra memoria e materia Il restauro del Fort de Loyasse a Lione di Anna Coppola

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Corso di laurea magistrale in Architettura Tesi di laurea magistrale in Restauro a.a. 2019 - 2020

Fortificazioni tra memoria e materia Il restauro del Fort de Loyasse a Lione Candidata: Anna Coppola N14002360

Relatore: Prof.ssa Arch.Valentina Russo Correlatori: Prof. Arch. Pasquale Miano Arch. Federica Marulo

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Un ringraziamento speciale è rivolto alla mia relatrice, la Professoressa Valentina Russo, il cui supporto è stato fondamentale durante il lungo percorso formativo intrapreso. I suoi insegnamenti sono stati e saranno sempre di ispirazione. Ringrazio l’architetto Federica Marulo, per le preziose indicazioni e la professionalità dimostratami in questi mesi di lavoro. Ringrazio inoltre il Professore Pasquale Miano per i validi consigli progettuali e la costanza con la quale mi ha guidato. Vorrei infine ringraziare le persone a me più care: la mia famiglia, per il loro costante sostegno e i miei amici, per aver reso questo percorso intenso e stimolante.

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INTRODUZIONE 01

IL PAESAGGIO FORTIFICATO DI LIONE GENESI ED EVOLUZIONE DI UN PAESAGGIO DIFENSIVO TRA OROGRAFIA, STRATEGIE MILITARI E SVILUPPO URBANO 1.1 Lione e la sua difesa. Origini, ascesa e declino della fortificazione continua bastionata 1.2 La doppia cinta di Lione nel XIX secolo 1.2.1 La I cinta di Rohault de Fleury: una fase di transizione tra due paradigmi difensivi 1.2.2 La II cinta di Sere de Rivieres: la fortificazione poligonale distaccata 6

1.3 La disgregazione del sistema difensivo lionese. Demolizioni, abbandono e riuso dei suoi frammenti

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FORT DE LOYASSE: PERCORSO DI CONOSCENZA DI UN’ARCHITETTURA MILITARE IN UN SISTEMA TERRITORIALE 2.1 Storia, caratteri ed organizzazione del Fort de Loyasse 2.1.1 Da architettura militare a rovina urbana 2.2 Peculiarita’ materico – costruttive del manufatto architettonico 2.3 Il bastione n.4 2.3.1 Le fasi di rilievo


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RIFLESSIONI SULLA CONTEMPORANEITA’ 3.1 La tutela del patrimonio e il restauro in Francia, nascita e sviluppi della disciplina a partire dal periodo rivoluzionario 3.2 L’Architettura militare come parte di un sistema territoriale 3.2.1 Tutela, conservazione e nuovi usi nella dinamica urbana di Lione 3.2.2 Il caso Vauban e la cinta di Thiers. Considerazioni, differenze e punti di tangenza con il caso di Lione

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QUALE FUTURO PER FORT LOYASSE? 4.1 Fort de Loyasse: limiti, vocazioni e prospettive future del manufatto 4.2 Strategie progettuali alla scala urbana 4.3 Principali azioni progettuali 4.4 Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione della fabbrica storica 4.4.1 Adeguamento funzionale

CONCLUSIONI GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA

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INTRODUZIONE Dall’antichità allo scorso secolo, la volontà dell’uomo di assicurare la difesa della città si concretizza nelle architetture militari. Queste opere, che per secoli hanno limitato l’espansione urbana, definendo il confine fisico oltre il quale vi era il nemico, costituiscono oggi un tema di grande attualità nelle dinamiche di sviluppo della città contemporanea. La rilevanza storico-culturale, assieme ai valori identitari di cui questi beni si fanno portatori, implicano un approccio specifico in termini di tutela e valorizzazione che supera il concetto di ‘singolo’ manufatto a favore di una visione più ampia e sistemica che prefigura una serie di relazioni, di tipo materiale e immateriale, con il territorio in cui sono ubicate. È dunque sulle basi di questo rapporto architettura – paesaggio che il caso del palinsesto fortificato della città di Lione diviene emblematico. In particolar modo, la presente ricerca intende contribuire alla conoscenza del sistema difensivo di Rohault de Fleury della prima metà del XIX secolo, in cui si inserisce il caso studio del Fort de Loyasse. Il manufatto faceva parte di un variegato apparato militare, risultato del momento di transizione che l’architettura militare stava attraversando e che vedeva il definitivo abbandono della forti-

ficazione bastionata a favore delle architetture poligonali distaccate. Fort de Loyasse, divenne infatti ben presto obsoleto e a seguito della dismissione e delle mutate esigenze socio-economiche della metropoli, si trova oggi ad essere l’unico nodo del sistema in stato di abbandono. Tuttavia quest’interessante manufatto offre l’occasione per una esplicita denuncia del suo stato di degrado, nonché spunto di riflessioni circa le modalità di tutela e gestione di questo tipo di patrimonio, oggi così lontano dalle necessità – militari, politiche, sociali ed economiche – che ne hanno determinato la forma. In quest’ottica, l’obiettivo della ricerca è comprendere, sulle basi della legislazione francese, in che modo il progetto di restauro può garantire il reinserimento di un’opera come quella di Loyasse nella dinamica urbana e in che modo, lo stesso, sarà capace di coniugare le esigenze della memoria con la creazione di una nuova identità. La proposta di seguito elaborata rientra nell’ambito della ricerca e sperimentazione, finalizzata alla costruzione di un possibile scenario progettuale, in termini di tutela e valorizzazione. Nella pagina precedente una fotografia del bastione n.1 dalla strada Montèe de l’Observance. Settembre 2019

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IL PAESAGGIO FORTIFICATO DI LIONE GENESI ED EVOLUZIONE DI UN PALINSESTO DIFENSIVO TRA OROGRAFIA, STRATEGIE MILITARI E SVILUPPO URBANO.

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Per secoli Lione ha manifestato una continua volontà di rifiuto alla sottomissione e una sentita necessità di difesa che trova una soluzione nelle architetture militari. È evidente che un aspetto particolare della città, deriva dall’inscindibile rapporto tra le strategie militari intraprese nel corso dei secoli e la particolare orografia del sito, tale da contribuire fortemente alla formazione di un singolare paesaggio fortificato che ha senza dubbio modellato l’assetto urbano contemporaneo. La città si presenta, come alla sua fondazione, segnata da due corsi d’acqua: il Rodano e la Saona,

Francia

ostacoli naturali e frontiere che hanno favorito, nell’area delimitata dalla loro confluenza, l’installazione di un fiorente mercato: la Presqu’ile, penisola, ancora oggi il cuore della città. Tre alture delimitano invece il nord e l’ovest: la Duchère a nord-ovest, la collina di Fourvière ad ovest e la collina della Croix-rousse a nord della penisola. Il territorio appare così marcato dalle conseguenze del suo particolare essere: da colonia romana a dispositivo di difesa dell’intero territorio nazionale, da campo militare a città metropolitana.

Alvernia-Rodano-Alpi

Rodano


Duchère

Croix-Rousse

Fourvière 11

Saona

Rodano


1.1 LIONE E LA SUA DIFESA ORIGINI, ASCESA E DECLINO DELLA FORTIFICAZIONE CONTINUA BASTIONATA

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Sull’attuale collina di Fourvière, Forum Vetus, si aprono i resti della città antica, la colonia fondata dai romani nel 43 a.C. divenne solo venti anni più tardi «capitale delle Gallie». Fu Lucio Munazio Planco, incaricato dal Senato romano a tracciarne i confini e a darle il nome di Lugdunum, “fortezza del dio Lúg”, la suprema divinità dei Galli. L’altura prescelta corrispondeva probabilmente al luogo di un precedente accampamento militare che era servito come campo base alla spedizione gallica di Cesare. Lo sviluppo della città fu favorito dalla sua posizione sulla via di accesso all’Italia e alla confluenza della Saona (Arar) e del Rodano. In quanto colonia romana, Lugdunum era dotata di un foro, un santuario e di teatri concentrati sulla collina, concepita come un oppidum. Nella penisola invece, sulle pendici della collina della Croix-rousse, sorgeva il santuario federale e l’anfiteatro, mentre a sud, allora un insieme paludoso di isole, sorgeva l’ile des canabae, ossia il luogo in cui vi erano i depositi dei mercanti, poiché il commercio era prevalentemente marittimo. Attualmente nessun reperto conferma l’esistenza di una cinta, nonostante fosse una pratica diffusa volta a rappresentare la monumentalità del sito,

probabilmente la grandiosità di questa colonia era già simboleggiata dal santuario. Tuttavia si ipotizza la presenza di una traccia corrispondente in grosso modo a quella del pomerium, sul cui perimetro si aprivano le 5 porte corrispondenti alle strade imperiali, e << marquant la limite de l’urbs, c’est-à-dire de la ville proprement dite >> 1. Quando la capitale delle Gallie perde il suo ruolo, verso la fine del III secolo, le autorità municipali non dispongono più dei mezzi per la manutenzione degli impianti idrici, così gli abitanti si vedono costretti ad abbandonare la collina di Fourvière a favore delle rive della Saona. Questa migrazione darà origine a quello che sarà il nucleo medievale. Durante il XII secolo, le fortificazioni si presentano come un insieme di isole separate tra loro da una muraglia più o meno elevata. Ciascuna isola ospitava un imponente costruzione religiosa fortificata. Lione ne offre una degna illustrazione con: - Il <<grand cloître >> o Chiostro di Saint-Jean, sulla riva sinistra della Saona; - Il borgo Saint-Irénée/Saint Just, sulla collina di Fourvière, era delimitato da una prima cinta del XI secolo in cui vi era la chiesa di Saint-Irénée e l’abbazia di Saint-Just, più tardi


quest’ultima racchiuse i propri volumi in una nuova cinta all’interno di quella generale. Si formarono così due sezioni distinte che difendevano la città dall’alto e fungevano da rifugio ai canonici di Saint-Jean in caso di rivolte popolari. - L’abbazia d’Ainay, che occupava una posizione strategica sulla parte terminale della penisola. Dell’intero complesso è a noi pervenuta solo la chiesa, oggi unico esempio dello stile romanico a Lione; - Il castello Pierre-Scize, costruito a cavallo tra il XII e il XIII secolo, sulla roccia dominante le acque della Saona, la petra scissa, per volere dell’arcivescovo Renaud de Forez, che ne fece la sua dimora. L’organizzazione difensiva cestello era propria di una fortezza medievale, presentava infatti pareti molto alte, un sistema di partizione costituito da un involucro generale che inglobava l’intera struttura e da un altro minore all’interno del quale erano incorporate delle torri circolari, alla stessa maniera del borgo Saint-Just/Saint-Irénée. Nel XIII secolo, con l’affermarsi del potere temporale dei vescovi, in seguito all’accordo dell’imperatore Federico II, Lione è un principato ecclesiastico feudale indipendente, sotto l’autorità diretta del suo conte arcivescovile. Tuttavia a seguito dei conflitti tra le autorità e la borghesia, che aspirava ad un’emancipazione municipale, la città fu riunita in un comune, e al re di Francia spettò la <<ville toute entière>> che non apparteneva più al Santo Impero.

In alto Grand cloître Saint-Jean, a seguire il borgo Saint-Irénée/Saint Just e l’abbazia d’Ainay, estratti dal Plan scénographique de la ville de Lyon, 1550. Archivio municipale di Lione

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In questo clima di tensioni fu necessario edificare le mura de la Lanterne, che attraversavano la penisola da est a ovest passando per l’attuale Place de Terreaux. La cinta in muratura era rivestita in pietra da taglio, spessa due metri ed alta dieci, presentava un fossato profondo poco più di due metri, mentre un cammino di ronda merlato coronava la sommità. Le difese furono completate solo il secolo successivo (XIV secolo) quando con la guerra dei cent’anni (1337-1453), Lione decise di rafforzare le sue difese e di aggiungerne delle nuove. Appartiene a questo secolo la costruzione di una muraglia detta ‘’de la Grenette’’, che legandosi alla Lanterne, correva lungo la riva destra della penisola fino a raggiungere Cordelier, per poi arrivare di nuovo alla riva opposta, con un tracciato sensibilmente parallelo a quelle della Lanterne. Queste ultime, rispetto a quelle del secolo precedente, non sono delle vere e proprie fortificazioni, piuttosto un limite tra l’abbazia di Ainay e la città degli arcivescovi. Contemporaneamente a quello della presqu’Ile, si apre un altro grande cantiere a Fourvière, per la costruzione della enceinte de la Retraite, un recinto alto dieci metri e spesso due, intervallato da torri alte dai venti ai venticinque metri. Questo, all’altezza di Ainay, saliva il pendio fino alla porta di SaintJust per poi dirigersi a nord, attaccandosi al castello Pierre Scize. Durante il Rinascimento la città, segnata da un secolo di conflitti , vede finalmente un ritorno alla prosperità grazie all’installazione di banche e industrie della seta, che contribuiscono all’espansione urbana della penisola che aveva ormai superato il limite della Lanterne. Altro fattore che questi Paesi dovevano fronteggiare, e che

mutò non di poco la concezione delle strategie militari finora intraprese, fu l’avvento dell’artiglieria a fuoco. A partire da questo momento la componente tecnica comincerà a dominare ed influenzare la progettazione delle fortificazioni, producendo una diversità di casi e risultati che solo nel secolo successivo saranno adottati come veri e propri modelli difensivi. Altri due eventi fondamentali contribuirono a questa evoluzione: l’invenzione del bastione, frutto di vari contributi internazionali, e la nascita della ‘’difesa in profondità’’, un sistema che disponeva di numerosi ostacoli sulla strada dell’attaccante. Ed è proprio quando la technique appelle le technicien2 che si afferma la figura dell’ingegnere e finalmente quella di militaire-architecte. Di fatti man mano che gli architetti militari italiani realizzavano opere d’avanguardia, in tutt’ Europa i tecnici locali si impegnavano a tradurre quei saldi principi in base alle esigenze della propria Corte. Sono proprio queste nuove figure professionali a dirigere i lavori per la nuova cinta Saint-Sébastien alla Croix Rousse, al fine di definire il nuovo limite nord. Jean Perréal, detto Jean de Paris, alla corte di Louis XII, propose un primo disegno di queste fortificazioni, caratterizzate dall’alternarsi di cortine ed ampie torri basse. Un modello in cui sono evidenti le influenze degli ingegneri italiani, quali Francesco di Giorgio Martini e di Giuliano da San Gallo. Dunque non possiamo ancora parlare di una cinta bastionata vera e proprio, almeno fino agli inizi del secolo successivo, ma di una fase transitoria che si definisce ancora per metà medievale.


Il seguito dei lavori fu poi affidato ad ingegneri italiani, sotto il trono di Francois I. La muraglia, lunga circa 2 km, alta dagli 8 ai 10 m e spessa 2, era segnata lungo il suo perimetro da 5 massicci in muratura, mentre sull’estremità dominante la Saona, è appena iniziata la costruzione del forte Saint Jean. È solo con l’apporto dell’ingegnere francese Jean de Saint-Rémi, nel 1545, che avviene la modernizzazione della cinta: un esempio lampante dei primi segni delle fortificazioni bastionate. Alla fine dei lavori la cinta inglobava ben 8 bastioni tra cui Forte Saint-Jean. Oggi di questa cinta non restano che le estremità: il forte Saint Jean dominante la Saona e il bastione Saint Laurent sul Rodano. Per la prima volta compare una particolare attenzione, in termini di tutela o più semplicemente per ragioni di sicurezza, alle aree in prossimità delle fortificazioni, in quanto considerate inedificabili. Di fatti è solo in seguito all’editto reale che sono fissati dei limiti perimetrali e che corrispondono a un quarto del luogo extra-muros e quaranta passi intra-muros.

In alto le mura de la Grenette, a seguire le mura della Lanterne e della Grenette , estratti dal Plan scénographique de la ville de Lyon, 1550. Archivio municipale di Lione

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La testimonianza del processo evolutivo che ha interessato le fortificazioni lionesi è a noi pervenuta grazie alle numerose cartografie redatte a seguito del plan scénographique del 1550. Quest’ultimo così chiamato perché mostra la città edificio per edificio, rendendoci parte della vita quotidiana rinascimentale con tutti i suoi abitanti è una rappresentazione cavaliera recante i nomi di fiumi, strade, porti, piazze e villaggi. Non è di certo la prima rappresentazione della città, ma la novità risiede nella metologia di rilievo adottata dall’autore: il ‘’metodo della triangolazione’’, che consente una lettura topografica molto fedele alla realtà, ampiamente usata dagli ingegneri militare per rintracciare le fortificazioni di città. Tuttavia, i rilievi non saranno mappati con una precisa lettura dell’altezza, almeno fino alla fine del XVIII secolo; questo spiega perché questi piani il più delle volte riguardano solo lo schema generale delle fortificazioni e raramente rappresentavano lo spazio interno. Nella prima metà del 1500, sul versante ovest, si apre un altro grande cantiere; si tratta di una nuova cinta a coronamento della collina di Fourvière, il progetto consiste nel raddoppio della cinta preesistente (Retraite) a nord ovest, con una moderna fortificazione bastionata, che attaccandosi ad un angolo della cinta medievale, passava per l’attuale sito del Forte di Loyasse e Vaise fino a raggiungere le sponde della Saona di fronte al cantiere del forte Saint-Jean, questo recinto è chiamato Boulevard de l’Ouest o recinzione di Pye. Delimitando cosi il tessuto urbano rinascimentale a nord e ad ovest da vere e proprie fortificazioni e garantendo la stessa protezione negli altri

versanti grazie ai corsi d’acqua. Gli ultimi ventenni del secolo sono caratterizzati dalle guerre di religione. Si stima che nel 1560 un terzo dei 50000 abitanti di Lione si avvicina alla riforma. I grandi “borghesi” si convertono rappresentando il “partito protestante”: il culto cattolico è proibito. Due anni più tardi le truppe del Barone des Adrets assediano Lione entrando dal suo punto più debole, l’abbazia di Ainay, le truppe assediano il castello Pierre Scize, saccheggiano chiese e conventi e demoliscono la chiesa e il chiostro di Saint-Just. Lione resta sotto il potere dei Riformati per 13 mesi fino all’arrivo del maresciallo Vielleville, il quale ripristinò l‘autorità reale su Lione. Nel gennaio del 1601 con la firma del Trattato di Lione e l’annessione al regno della Bresse, Bugey, Valromey e Gex, Lione perde il suo status di citta frontiera e con esso le motivazioni la spingevano a fortificare i suoi confini. Le fortificazioni per molto tempo inattive, coronano la collina di Fouvriere con una lunga cinta cadente mentre quella di Saint-Sebastien, al momento della Guerra dei trent’anni (1618-1648) è di nuovo un cantiere. Questa volta si tratta dell’aggiunta di un sistema di terrapieno, al di là della sponda esterna del fossato, e inclinato verso la campagna, così da dare l’impressione di un gigantesco piano inclinato che nascondeva le mura preesistenti. Questo spalto era solitamente concepito in modo che i cannoni della fortezza potessero sia ‘spazzare’ le sue sommità, sia tirare al di là di esso verso la campagna e costituiva la forma di mezze-lune. Queste sistemate davanti la cortina, avevano un cammino coperto che nasce in sostituzione del cammino di ronda, questa volta interno allo


‘ ‘La puissante et importante ville de Lion, archevêché et métropolitaine des Gaulles’’, XVII secolo. Biblioteca nazionale di Francia, Parigi.

spalto e protetto dagli effetti del fuoco nemico. Mentre una piccola opera avanzata, un rivellino protegge la porta saint-Sebastien. Queste <<dehors >> sono l’emblema della nascente scuola francese, grazie ai contributi di Jacques Perret, teorico e trattatista, e Jean Errard di Bar-le-Duc, i cui trattati risentono della sua esperienza in qualità di ufficiale del Genio. Sorge a questo punto spontaneo annoverare Sébastien Le Preste, marchese di Vauban (16331707) che fece del suo nome il simbolo dell’architettura militare francese del XVII secolo, mettendo a punto il sistema bastionato classico. Nonostante la longevità dei suoi trattati, tali da essere ancora validi fino alla prima metà del XIX secolo, e gli innumerevoli interventi sull’intero territorio nazionale ed europeo, non gli si può attribuire nessuna fortificazione lionese: la cinta della Croix rousse gli è anteriore, mentre i successivi interventi sono posteriori alla sua morte. Appartiene allo stesso periodo la chiusura del cantiere alla confluenza dei due fiumi: all’altez-

za di Ainay infatti, fu costruito un recinto per la chiusura a sud della città, distrutto con l’avanzare delle truppe protestanti il secolo precedente. L’urbanizzazione, per molto tempo inscritta tra le mura, accelera la sua espansione solo nel XVIII secolo grazie a nuovi progetti urbani. Tra questi si annovera la costruzione del Ponte Morand, che incrementa la crescita dei nuovi quartieri est, Guillotière e Brotteaux, e l’audace progetto dell’architetto Perrache. Quest’ultimo prevedeva un’estensione della città a sud della penisola, che si presentava come una vasta area paludosa. Il progetto portò alla nascita dell’omonimo distretto, oggi snodo ferroviario, e alla distruzione dei bastioni che delimitavano a sud l’abbazia di Ainay. La città copriva circa 4 km quadrati, suddivisi in 28 quartieri che alleggerivano cosi la netta suddivisione dei 3. Alle prime ore della Rivoluzione anche Lione, sull’esempio parigino, era suddivisa politicamente tra estremisti giacobini e fazioni più moderate.

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43 a.C.

XIII sec.

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3

3 2

1. pomerium 2. santuario 3. isola canabae

1. Grand cloÎtre Saint-Jean 2. borgo Saint-Irenee/Saint-Just 3. abbazia d’Ainay 4. castello Pierre-Scize 5. mura della Lanterne


XIV sec.

XVI sec.

2 1 2

1

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1. mura della Lanterne 2. mura della Grenette 3. mura della Retraite

1. recinto di Pye o boulevard de l’ouest 2. cinta Saint-Sebastien

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Quando nel 1793, la municipalità giacobina, sotto la spinta rivoluzionaria di Chalier, fu cacciata e sostituita da una provvisoria, capeggiata dai girondini, la città non fu più ben vista dal governo: Marat e Robespierre chiedono il sollevamento di un esercito per punire Lione fu dichiarata ‘controrivoluzionaria’ e focolare realista. A questo avviso la popolazione iniziò a prepararsi alla guerra e ipotizzando offensive da ogni parte della città, furono installate opere più o meno ridotte, in base al numero di uomini ed artiglieria da accogliere, sulle alture della città e nelle aree ancora poco edificate ad est. Occorre inoltre specificare che in questo secolo l’artiglieria faceva un’ulteriore passo in avanti: il tiro dei cannoni poteva raggiungere oltre i due km. Queste opere, realizzate mediante movimenti di terreno secondo i principi delle fortificazioni dette ‘passeggere’ o ‘di campagna’, erano dotate di un fossato largo dai 3 ai 4 m., i cui detriti sono accumulati fino a formare una trincea alta due metri a forma di U, dietro la quale si disponevano i fanti, mentre i fori praticati sull’argine fungono da feritoie per i cannoni in posizione di sparo. Le opere erano posizionate, davanti ai bastioni, ormai in pessime condizioni, di Fourvière e Croix-Rousse, una allo sbocco del ponte Morand ed altre sulle alture della Duchère, Vaise e a Loyasse. L’ordine di attacco è datato 4 agosto, quando l’esercito della Convenzione, sotto gli ordini di Kellermann, assedia Lione. Le truppe repubblicane riuscirono ad entrare in città dopo la caduta di Fort Saint Foy, Saint-Irénée e SaintJust sul versante sud-occidentale. Nel frattempo Couthon chiamò i lionesi ad arrendersi e una tregua fu proclamata dopo due

lunghi mesi di assedio. Le demolizioni di fortificazioni, ordinate dalla Convenzione, diventano simboliche: Couthon e gli altri rappresentanti danno il primo colpo di martello al castello Pierre-Scize definito “il terrore della razza umana’’, fu poi la volta delle mura della città. Un avvenimento tipico degli anni del Terrore, in cui il riconoscimento dei valori politici, di cui i monumenti si sono fatti portatori, comporterà la distruzione dei simboli dell’antico regime. Il 12 ottobre Barère, un esponente del governo, emanò un decreto dalla Convenzione che dichiarava che Lione avrebbe perso il suo nome e sarebbe stata da allora conosciuta come Ville-Affranchie (Città liberata) e sarebbe stata distrutta. Nel progetto, delle 600 case in programma per la demolizione, solo una cinquantina furono effettivamente distrutte presso piazza Bellecour.


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‘‘Carte des environs de Commune affranchie où sont représentés les travaux du siège soutenu par cette Ville rebelle pendant les moins d’Aout et de Septembre 1974’’ Girard-Aubert, incisione del XVIII secolo. Museo Gadagne, Lione.


XVII sec.

XVIII sec.

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1. dehors 2. cinta d’Ainay

1. progetto ponte Morand 2. progetto ponte Guillotière 3. progetto Perrache


XVIII sec.

XIX sec.

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fortificazioni ‘passeggere’ o ‘di campagna’

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1. settore nord 2.settore est 3.settoreovest


1.2 LA DOPPIA CINTA DI LIONE NEL XIX SECOLO

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La decisione all’inizio del XIX secolo di costruire una linea di difesa a Lione è dovuta al contesto politico nazionale, non favorevole alla capitale sud-est del Paese. Con il congresso di Vienna, terminato nel giugno del 1815, si pose come obiettivo principale l’equilibrio europeo e la protezione della Francia mediante una cintura di stato secondaria, era ormai evidente l’inefficacia dei soli sistemi di fortificazioni lungo il confine. Divenne dunque indispensabile fortificare le due città strategiche: Parigi e Lione. Quest’ultima in particolare, fu ritenuta dal luogotenente-generale Haxo, membro del Comitato delle fortificazioni, nonché ispettore del Corps royal du génie ou des frontières, come il centro di convergenza delle strade intraprese dai presunti nemici di Napoleone I. A partire da questo momento fu evidente l’esistenza di due diverse concezioni sulla maniera di fortificare: se da una parte Haxo prevede il recupero delle cinte di Fouvriere e della Croix Rousse, sostenendo un recinto continuo e bastionato che protegge il nucleo della città, sui modelli di Vauban e dell’Ecole d’Application de l’Artillerie et du Genie de Metz, dall’altra, una nuova generazione derivante dalle riflessioni più recenti di Montalambert in Francia e dagli ingegneri sardo-austriaci nel resto

d’Europa, privilegia difese distaccate sulle alture di Saint-Foy, Fouvrière, Croix rousse e Loyasse. Per comprendere le differenti scuole di pensiero occorre fare un passo indietro nel tempo e approfondire alcuni dei principi già accennati nel capitolo precedente. Il primo apporto francese all’architettura militare durò circa un secolo (1640-1750) e operò sotto il Regno di Luigi XIV, il quale si trovò a fronteggiare la grande potenza spagnola. Il maggiore contributo si deve a Pagan (16041665) ed a Sébastien Le Prestre, poi marchese di Vauban (1633-1707). Il primo, Pagan, considerava i bastioni come l’elemento fondamentale della difesa e da cui dipendeva l’efficienza dell’intero sistema, costruito tenendo conto dell’andamento del terreno. Codifica quindi tre linee di fuoco distribuite in profondità, che presentavano a partire dal centro della fortificazione: 1. un baluardo angolare a saliente acuto; 2. delle controguardie, ossia rivellini triangolari a base larga di raddoppio alle facce del baluardo e intermedie tra questo e la strada coperta; 3. un alto rivellino angolato, avanzato rispetto alla cortina. Un sistema in cui ogni elemento interno è sempre difeso da due elementi esterni paralleli.


La sola fortezza attribuitagli è quella di Blaye, nella Gironda, anello di congiunzione tra le sue teorie e quelle di Vauban, che la completò nel 1685. Quest’ultimo si occupò della realizzazione di innumerevoli opere fortificate lungo i Pirenei e il Reno e della direzione di circa 57 assedi basati sul ‘’metodo delle parallele’’, un’evoluzione di quei principi già elaborati nel rinascimento e ripresi dal Pagan, a cui solo Vauban seppe apportare un gran contributo scientifico. In campo edificatorio sono attribuiti a Vauban tre sistemi. Il ‘I SISTEMA DI DIFESA’ deriverebbe dall’applicazione delle idee del Pagan, con la semplice innovazione della maggiore altezza e della incli nazione più accentuata del parapetto degli spalti , un maggior numero di opere esterne avanzate a bastioni e cortine e la ricomparsa dell’orecchione. L’elemento fondamentale, che serviva a tracciare l’intero complesso, era la lunghezza fissa del ‘fronte bastionato’, cioè la distanza che intercorre tra i vertici di due bastioni successivi. La lunghezza del fronte bastionato era fissato a 330 m., le dimensioni degli altri elementi erano sottomultipli. Il ‘II SISTEMA DI DIFESA’ si differenzia dal primo per l’istallazione di controguardie come secondi bastioni distaccati che, isolate dal resto della fortificazione, garantivano in caso di un attacco nemico, l’integrità dell’intero sistema, che in caso contrario poteva considerarsi già caduto. Il ’III SISTEMA DI DIFESA’ detto anche NEUF-BRISACH, dal nome dell’unica città costruita, nel 1698, tra Strasburgo e Belfort. Si tratta di un raffinamento del II sistema, che prevede un aumento delle difese in profondità.

Le torri-bastione restano ma ora sorgono da bastioni più bassi e dai fianchi ridotti. È vero che la fortificazione di Vauban era in gran parte governata dalla geometria, ma è anche vero che egli si opponeva a dottrine, sistemi e dogmatismi rigorosi, talvolta astratti, a cui egli sostituiva un piano tecnico adattato al contesto che si trovava a difendere. Appartiene invece alla seconda generazione Montalembert (1714-1800), il primo architetto militare che presentò, in polemica con l’ École de Mézieres (che gli impedì di pubblicare i suoi lavori fino al 1778), un nuovo sistema: la ‘’fortificazione poligonale’’ che conobbe maggior successo solo il secolo successivo, soprattutto tra gli ingegneri militari austro-sardi. Il Montalambert rinunciava sostanzialmente ai tracciati complessi del Vauban per sviluppare invece la potenza di fuoco delle artiglierie in casematte, che potessero far convergere una grande quantità di fuoco trovandosi al contempo riparate dagli attacchi avversari. Il suo progetto a pianta poligonale, spesso accompagnato da forti periferici distaccati e non avanzati, presentava un fossato più ristretto in cui a sostituzioni dei rivellini erano poste delle caponiere , dotate di cannoni di una potenza superiore a quelli della generazione precedente grazie alla comparsa, nel 1861, della canna rigata3. Dunque la prima linea di difesa lionese diviene l’emblema di questa fase di transizione. Il dualismo tra i differenti modi di concepire la difesa si manifesta appieno con opere distaccate, che garantiscono una visione complessiva del territorio dalle principali alture, che collaborano con quelle annesse alla cinta continua, per certi versi ancora definibile ‘’bastionata’’.

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1.2.1 La I cinta di Rohault de Fleury: una fase di transizione tra due paradigmi difensivi

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Il 13 aprile 1831, un’ordinanza dichiara di pubblica utilità i lavori per le fortificazioni da eseguire a Lione e nei comuni suburbani, conseguenza diretta è l’esproprio dei terreni su cui saranno costruiti i forti. Il maresciallo Hubert Rohault de Fleury è nominato comandante superiore dei lavori per la difesa della città ed ottiene subito il permesso per il recupero delle cinte preesistenti a Fourvière e Croix Rousse, la costruzione di una nuova cinta fortificata ad est del Rodano per proteggere i nuovi quartieri, e la costruzione di nuove opere. Dunque anche questa volta, l’agglomerato sarà soggetto ad un limite edificato che separerà, insieme ai due fiumi, la città in tre settori (ognuno dei quali avrà un proprio comando) per un totale di 10 forti e 9 ridotti lungo un perimetro fortificato di 26 km. Il settore Nord nella Presqu’île, presentava oltre alle mura di Saint-Sébastien, che evidenziavano ancora una netta separazione tra i comuni di Lione e Croix Rousse (annessa solo nel 1853), due nuove opere distaccate. Queste ultime, Forte di Montessuy (sede del comando) e Forte di Caluire segnavano il nuovo limite nord mentre quello sud era definito dalla confluenza dei due corsi d’acqua. La gerarchia dei cantieri era data da questioni di urgenza: i forti distaccati a nord assieme a quelli Brotteaux, Villeurbanne e Colombier ad est e Fort Saint Irénée ad ovest, furono i primi, in quanto più esposti in caso di attacco.

Il vecchio recinto della Croix Rousse, ormai smantellato dall’assiedo, viene ricostruito sulla sua traccia rinascimentale mentre le roccaforti intermedie del XVI ° sec. vengono riutilizzate; per un totale di otto bastioni e cinque porte. Due strutture saranno i cardini di questo recinto: il bastione n.1, Saint-Jean, inglobato nell’omonimo Forte, dominante le rive della Saona e il bastione n. 8, Saint-Laurent, sul Rodano. Dopo il 1832, lo stato di quiete, per il mancato attacco austriaco, rallenta la costruzione delle opere; solo due anni dopo si proseguirà con il recupero della cintura di Fourvière, per la quale si prevede inizialmente l’inclusione del quartiere Saint-Just/Saint-Irénée, infine costruito sulle tracce della muraglia della Retraite, tranne alle estremità nord e sud. L’intera cinta, destinata a definire un lato del settore ovest è trafitta da sei porte (Quarantene, Saint-Just, Fourvière, Loyasse, Montauban e Vaise) ed 8 bastioni. Questa saliva la collina all’altezza del ponte d’Ainay e presentava una biforcazione in corrispondenza dell’attuale cimitero di Loyasse: da una parte scendeva il promontorio fino al sito su cui sorgeva Pierre-Scize, dall’altra proseguiva e inglobando il forte di Loyasse e Vaise. Tra le opere distaccate si annoverano quelle costruite a Saint-Foy e Saint-Irénée (sede del comando) a sud di Fourvière, e Forte della Duchère, isolato sull’omonima collina, assicurava la difesa avanzata dagli assalti nemici a nord-ovest. Diverso è invece il caso del settore est, messo in sicurezza solo nel 1847, con la costruzione di una cinta, su cui si succedono cortine, forti e batterie, ed oltre i quali si apre un fossato in acqua.


L’esigenza di edificare anche ad est derivava non solo da necessità difensive ma anche da motivazioni di tipo economico, la cinta serviva per registrare, e dunque tassare i mercanti che entravano nell’agglomerato. Un altro motivo era invece la possibile protezione dalle inondazioni. Appartengono a questa area le opere di Villeurbanne (detto anche forte Montluc), forte Colombier, il ridotto della Tête d’Or, il forte de la Motte (sede del comando) e la Lunette Hyrondelles, il ridotto di Haut Rhone e il forte della Vitriolerie. Dunque se l’area inscritta nel perimetro fortificato non arrestò la sua espansione, bensì garantì l’annessione del comune della Guillotière, al di là dei forti, l’urbanizzazione doveva sottostare a delle limitazioni. Infatti alla loro costruzione, queste opere occupavano vaste aree di terreno in prossimità delle quali doveva essere limitata l’edificabilità. A Lione, la legge del 17 luglio 1819 e poi quella del 10 luglio 18514, furono applicate solo dopo la costruzione della I cinta, quando lo Stato aveva già acquisito i terreni interessati. Queste leggi prevedevano tre fasce di rispetto (la prima fascia era ad una distanza di 250 m dal forte, la seconda a 487 m e la terza a 974 m), in cui il limite di costruzione era più forte quanto più si era vicini all’opera.

In alto una pianta del Fort de Loyasse, settore ovest, a seguire la pianta del Fort de la Motte nel settore est. AML - Archivio Municipale di Lione In fine una fotografia della cinta bastionata alle pendici della collina di Fourvière, settembre 2019.

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Solo con la legge del 1852, furono applicate delle normative a tutela di queste aree anche se allo stesso tempo furono cedute delle autorizzazioni, forse perché le opere militari furono già considerate obsolete e quindi meno tutelate anche dagli uffici del genio. Nonostante la vastità dei singoli progetti, non esiste un piano tipo adottato per i settori, l’eterogeneità riscontrata tra le opere trova giustificazione da una parte nella coesistenza di due differenti correnti di pensiero, dall’altra nella particolare orografia dei siti che gioca un ruolo decisivo nelle strategie di difesa intraprese. Le opere divengono un tutt’uno col paesaggio, adattandosi perfettamente ai rilievi su cui sorgono, in particolare nel settore ovest, ne è un emblema il Fort de Loyasse, a coronamento della collina che prolunga quella di Fourvière a Vaise, ormai integrato nello scenario collinare. Ciononostante è possibile riconoscere dei fattori comuni nella composizione: le piante poligonali avevano un massimo di 5 lati formanti la cortina, ai cui angoli vi erano solitamente dei bastioni sui quali era piazzata l’artiglieria principale, grandi batterie, di cui la maggior parte disposte all’aria aperta, a base di terrapieni e murature in pietra locale. Il lato del manufatto rivolto verso il probabile attacco nemico, era denominato front d’attaque, mentre quello rivolto verso la città era detto front de gorge, da cui si accedeva. I bastioni erano costituiti da un riempimento di terra di 4 o 5 m di altezza, solitamente presa dallo scavo dei fossati dell’opera stessa. Il fossato, non sempre, era inondato per aumentare la difficoltà d’attacco. Delle gallerie sotterranee garantiscono invece la

sistemazione ed il collegamento tra i magazzini o le caserme e le piazze di tiro. In alcuni casi, al fine di incrementare la potenza dell’intero sistema architettonico, venivano installate opere supplementari, dette <<dehors>>, che ospitavano sulla parte superiore l’artiglieria, mentre in altri, sotto forma di mezza-luna, delle opere si addossano al sistema donando profondità alla difesa o coprendo gli angoli morti del forte stesso, sul modello di Vauban. In altri casi ancora, questi rinforzi si distaccavano completamente, inserendosi nell’intervallo tra l’opera e il prolungamento della difesa, in una direzione considerata pericolosa, con una forma non ben definita che prefigura le opere appartenenti alla seconda generazione e il sistema da essa generato.


1.2.2 La I I cinta di Séré de Rivières: la fortificazione poligonale distaccata Il 19 luglio 1870 la Francia dichiarava guerra alla Prussia. Solo un anno dopo col Trattato di Francoforte si pose fine alla guerra, pur temendo un attacco dal nuovo Impero tedesco sotto la guida di Guglielmo I. Mentre il Paese era ancora sospeso tra la nascita della repubblica ed una restaurazione monarchica, il 31 agosto 1871, venne approvata la legge che assegnava al primo ministro Adolphe Thiers anche il titolo di Presidente della Repubblica, il quale riuscì a raggiungere un accordo per far evacuare le truppe prussiane dal territorio francese. Fu proprio Thiers ad imporre la creazione di un comitato di difesa presidiato dal ministero della guerra, la cui organizzazione fu influenzata e coordinata dal colonnello Séré de Rivières. Nel 1874 il nascente sistema poligonale sostituisce definitivamente ogni traccia di quello bastionato. Gli orientamenti adottati per la difesa generale del Paese interessano sia la scala nazionale che quella urbana. La realizzazione di nuove frontiere mediante le ‘’rideaux defensif ’’, opere distaccate che occupavano una posizione dominante sulle alture che, distanziate dai 5 ai 10km, assicurava la mobilitazione delle truppe e la canalizzazione del nemico ancor prima del suo attacco. Sono cosi previste per la protezione del confine est due linee di fortificazioni, da Belfort a Epinal e da Toul a Verdun; mentre la sicurezza del confine settentrionale era garantito dalla neutralità belga, tuttavia Lille e Maubeuge diventano im-

portanti campi trincerati. Per quanto riguarda invece la fortificazione delle grandi città, Lione, seconda dopo Parigi, risulta essere ancora una volta un facile bersaglio. Fu allora che il colonnello viene chiamato a Lione dove, oltre all’installazione di nuove opere distaccate, fu previsto il rinnovamento delle architetture militari esistenti. Dunque se la cinta della prima metà del XIX secolo aveva in qualche modo seguito le tracce delle fortificazioni precedenti, inscrivendo un tessuto urbano già consolidato, le fortificazioni di questo periodo interessano un’area molto più vasta e lontana dal nucleo, in cui si contano 14 forti, 11 batterie e circa 70 batterie di artiglierie distribuite tra i forti, su un perimetro di 80 km e un raggio di 10. Nel 1874 si aprono cosi 4 grandi cantieri di prima urgenza: il forte di Mont Verdun, sull’omonima altura a nord ovest, Forte di Bron a sud-est, Vancia a nord tra i due fiumi e forte Feyzin a sud. Un decennio dopo, l’articolazione delle strutture militari poteva sintetizzarsi in 4 settori: - Quello di Mont d’Or, attorno al Forte Verdun; - Quello nord est, attorno al forte di Vancia; - Quello sud-ovest, attorno al Forte di Bruissin; - Quello sud-est, attorno al Forte di Bron La novità sostanziale sta nell’abbandono definitivo della fortificazione bastionata tradizionale per un nuovo sistema, la cui concezione generale è fissata a partire dalla potenza del fuoco. Il nuovo forte presenta una pianta compatta, organizzata secondo un asse di simmetria che attraversa l’intera opera passando dalla caserma d’accesso al punto centrale del fronte di gola, ed è proprio al centro di questo asse che convergono le semi rette passanti per gli spigoli del poligono.

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La potenza del fuoco diviene l’elemento con il quale riconoscere le opere principali dalle secondarie: le prime hanno un minimo di 65 bocche di fuoco, mentre le seconde arrivano ad un massimo di 40. Gli organi dell’artiglieria, piatteforme e casamatta sono spesso distribuite in due creste di fuoco: una bassa situata sul terrapieno che precede il fossato e una alta, il cavaliere, piazzato sul secondo terrapieno, al centro e dominante l’opera. L’entrata del forte sul lato di gola è marcata da un padiglione che ospita posti di guardia, locali disciplinari e alloggi del comandante oltre ai meccanici per il funzionamento del ponte levatoio che aveva il compito di isolare l’opera. Gli spazi interni sono quasi del tutto soppressi, tranne per l’area che davanti alle caserme; la circolazione è garantita da gallerie sotterranee. Le opere maggiori all’interno del sistema sono quasi sempre due caserme poste una di fronte all’altra: la prima detta ‘’de parados’’ all’ingresso dell’opera e la seconda ‘’de cavalier’’perché appunto era sotto il terrapieno del cavaliere. A causa della comparsa sul mercato della melanite, la cui potenza porta alla luce la vulnerabilità di queste architetture, si procede al rinforzo di queste ultime mediante l’interposizione di uno strato di sabbia tra la muratura e il terrapieno e l’utilizzo per la prima volta del cemento armato, come pelle di protezione agli edifici. Nel 1884, i lionesi rivendicano una nuova cinta difensiva. Si ripresenta la stessa situazione del 1833, quando nonostante l’ostilità espressa dai rappresentanti del genio militare, il potere locale ottiene il permesso per la costruzione. I militari nel 1880 proposero una prima traccia,

un semplice muro merlato alto quattro metri e spesso meno di uno. conn semplice muro merlato alto quattro metri e spesso meno di uno. Il progetto è approvato solo due anni più tardi ma interessa solo l’area periurbana est, ben oltre il limite definito dalla I cinta per i nascenti quartieri ad est. Questa traccia andava dalla diga di Brotteaux all’altezza di Cusset, fino ai bordi del fiume a Saint-Fons, con l’unica pecca di lasciare fuori dal recinto l’ospedale psichiatrico di Bron. Furono perciò proposte altre due tracce. La n.2 identica alla prima nella sua parte nord, segue la diga ma poi passa oltre l’ospedale e si unisce al Rodano a valle con una traccia che è quella dell’attuale Boulevard périphérique. La traccia n.3, ancora più ad est, si appoggia al fort de Brone le sue due batterie, questa traccia aveva il vantaggio di inglobare due linee ferroviarie in progetto. Alla fine la cinta realizzata dal 1884 al 1887 segue la seconda traccia La nuova cinta legava l’attuale Port de Lyon Edouard Herriot a Croix-Luqizet con un tracciato semi circolare e si presentava come una lunga cortina di cemento di 6 m di altezza e preceduta da un fossato, la lunghezza è invece caratterizzata da dieci piccoli bastioni puntuali armati di artiglieria i cui lati fiancheggiano la cortina.

In alto una pianta tipo di forte poligonale, a seguire un’illustrazione di ‘’rideaux defensif’’, infine il Forte de Bron


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1836 - 1852 SETTORE OVEST: 1. FORTE DUCHERE 2. FORTE DI VAISE

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3. FORTE DI LOYASSE 4. FORTE SAINT-IRENEE 5. FORTE SAINT FOY SETTORE NORD: 6. FORTE SAINT JEAN 7. FORTE DI CALUIRE 32

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8. FORTE DI MONTESSUY SETTORE EST: 9. RIDOTTO DELLA TETE D’OR 10. LUNETTA DI CHARPENNE 11. FORTE DI BROTTEAUX 12. RIDOTTO DI PART-DIEU 13. FORTE VILLEURBANE 14. FORTE DELLA MOTTE 15. FORTE COLOMBIER 16. FORTE VITROLERIE

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La I cinta di Rohault de Fleury

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1872 - 1890 SETTORE OVEST: 1. FORTE DI MONT VERDUN 2. FORTE DI BRUISSIN 3. FORTE DI CHAPOLY 4. FORTE DI PAILLET 5. FORTE DI CHAMPVILLARD 6. FORTE DI MONTCORIN 7. FORTE DI CÔTE-LORETTE SETTORE NORD: 8. FORTE DI VANCIA SETTORE EST: 9. FORTE DI MEYZIEU 10. FORTE DI GENAS 11. FORTE DI BRON 12. BATTERIA DI LESSIVAS 13. BATTERIA DI PARILLY 14. FORTE DI SAINT-PRIEST 15. FORTE DI CORBAS 16. FORTE DI FEYZIN

La II cinta di Séré de Rivières

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1.3 LA DISGREGAZIONE DEL SISTEMA DIFENSIVO LIONESE. DEMOLIZIONI, ABBANDONO E RIUSO DEI SUOI FRAMMENTI PER UNA NUOVA CONCEZIONE URBANA

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Mentre la città si preparava ad accogliere la II cinta, le infrastrutture militari della I erano già in un progressivo stato di abbandono, generando così la possibilità di nuovi progetti urbani. Nel 1865, Napoleone III dichiara, in una lettera al ministro degli interni, che queste fortificazioni << non hanno alcuna ragione d’essere, esse sono inutili >>, aggiunge <<sopprimere le barriere che separano ancora la popolazione già unita da una stretta solidarietà d’interesse>>5 e conclude proponendo la sostituzione della muraglia della Croix Rousse con un vasto boulevard alberato, conservando due elementi cardine: Forte Saint-Jean e il bastione Saint-Laurent. E’ possibile leggerne ancora le tracce poligonali, a ‘’dente di sega’’, in corrispondenza di rue Bony et Anselme, rue Philibert Roussy et Bély, Place Tabareau, Place des Tapis et rue de la Terrasse e rue Aimé Boussange et d’Austerlitz. Diverso è stato per l’area orientale, in cui, nel 1860, si intendeva costruire un boulevard che legasse i nuovi quartieri alla periferia. Tuttavia la difficoltà maggiore derivava da una mancata compatibilità dei nuovi progetti con la conservazione ed il funzionamento di queste opere, declassate solo agli inizi del XX secolo. Solo alcuni manufatti mantennero la loro funzione originaria (Forte della Vitroleire, Lamotte e Villeurbanne). Nel 1884, il nuovo disegno del boulevard Nord, attuale boulevard Des Belges, e l’estensione del parco de la Tête d’Or, conducono alla scomparsa dell’omonimo ridotto mentre nel quadrilatero delimitato da avenue Veruin, boulevard Anatole-France, rue Tronchet e la ferrovia, la lunetta di Charpennes accoglie un nuovo liceo. La costruzione del boulevard di Brotteaux, era bloccato all’altezza del corso Lafayette,

a causa dei forti e della caserma Part-Dieu, di seguito demoliti. Risale invece, al 1901, la scomparsa del Forte di Brotteaux, sostituito dalla nuova stazione ferroviaria. L’ultimo, il Forte du Colombier sarà demolito in seguito ad una convenzione del 1895, in cui la città è autorizzata dallo Stato ad acquisire gratuitamente i terreni del forte per la creazione di nuove piazze pubbliche: è il caso di piazza Jean Macé, mentre l’angolo nord-est di questa infrastruttura sarà destinato alla costruzione della metro su Avenue Jean-Jaurès. Come anticipato, queste architetture continuano a persistere nel tessuto urbano, mentre la cintura, costruita tra il 1884 e il 1887, su progetto di Séré de Rivières, sarà rimpiazzata dall’attuale Boulevard periferico Laurent Bonnevay, grazie ad un progetto che rese possibile una continuità nel tessuto tra il centro e la periferia. Tuttavia si riscontrarono diverse difficoltà; quando nel 1920 molti terreni militari furono dismessi, i comuni di Lione, Villeurbanne, Bron, SaintFons e Vénissieux erano tutti erano d’accordo sulla necessità di sostituire la cinta con un viale circolare attorno a Lione, ma il trasferimento gratuito di questi terreni, dall’amministrazione militare ai comuni interessati, era tuttavia più complesso. Fu necessario l’intervento dell’allora sindaco Édouard Herriot, la cui carica di presidente della Camera dei deputati gli permise di ottenere finalmente queste terreni. I motivi che spinsero alla redazione di numerosi progetti urbani, dagli anni 20’ agli anni 60’, erano l’igiene e la necessità di spazi verdi, che si risolse nella creazione di grandi boulevard alberati. Negli stessi anni fu instituita una commissione


intercomunale per l’uso, nell’interesse pubblico, di terreni militari dismessi, molti forti della prima cinta furono oggetto di riconversioni, rappresentando un vero e proprio trampolino di lancio per l’accelerazione urbana degli anni 50’. Il primo esempio di riuso di un insediamento militare per scopi civili, fu la trasformazione nel 1921 del Forte Saint-Irènèe nell’istituto franco-cinese, altro caso è il forte della Duchère che durante gli anni 40’ fu temporaneamente ceduto al Ministero della Giustizia per essere trasformato in prigione durante la seconda guerra mondiale: un triste periodo ricordato a causa del “muro dello sparo” stabilito dai tedeschi in questo sito. Lo stesso Forte fu, all’inizio degli anni ‘50, oggetto di interesse per un progetto congiunto tra il Ministero dell’educazione nazionale, il Ministero dello sport e quello dell’edilizia , che prevedeva la costruzione di un gruppo di abitazioni. Attualmente il sito ospita un complesso sportivo. Il funzionamento del distretto di Part-Dieu può essere considerato come il prodotto delle relazioni tra amministrazione civile e amministrazione militare a beneficio della pianificazione urbana nei primi anni ‘60, quando 22 ettari di terra, proprietà dell’Esercito, vengono liberati per alimentare spazialmente il futuro quartiere. Se da una parte all’amministrazione militare, dopo la seconda guerra mondiale, fu ampliamente chiesto di abbandonare le sue servitù, nel cuore delle principali città francesi, solo per la regione del Rodano-Alpi, l’esercito ha venduto oltre 540 ettari tra il 1957 e il 1970, di cui solo 174 ettari a Lione, dall’altra ha rallentato il ritmo delle cessazioni per proteggersi dal declassamento, ma soprattutto dall’erosione dei terreni

confinanti. Si affida cosi ad una legge del 1832 che gli concede agevolazioni attorno ai suoi edifici principali. E solo a partire dagli anni 60 che a fronte di questa complessa situazione, viene istituita la legge finanziaria del 1965 che fornisce un censimento dei terreni militari disoccupati e consente l’istituzione di commissioni congiunte tra amministrazione civile e amministrazione militare nelle regioni in cui lo scontro tra terreni militari dismessi e urbanizzazione era forte. La richiesta principale di queste commissioni è di stabilire un coordinamento a lungo termine tra i progetti di sviluppo e servitù militari. E’ dunque un ruolo non trascurabile quello svolto dalle proprietà dell’esercito nell’implementazione di importanti progetti di sviluppo a partire dagli anni ‘20 del XX secolo. L’accelerazione dell’urbanizzazione e le sue conseguenze trasformarono gradualmente le disposizioni amichevoli dell’inizio del secolo tra le due amministrazioni protagoniste in una procedura sempre più regolamentata.

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BOULEVARD DE LA CROIX ROUSSE BOULEVARD DES BELGES

CASERMA PART-DIEU ---> STAZIONE FERROVIARIA

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FORT DU COLOMBIER ---> PLACE JEAN MACÉ


Nella pagina precedente, le trasformazioni urbane a seguito della dismissione militare dei Forti e la demolizione della cinte fortificate.

Note: 1. Si enceinte il y avait, elle ne pouvait etre qu’une sorte de cloture marquant la limite de l’urbs, c’està-dire de la ville proprement dite. F. Dallemagne, Les défenses de Lyon, enceintes et fortifications, Editions Lyonnaises d’Art et d’Histoire, Lyon, 2010 2. F. Dallemagne, Les défenses de Lyon, enceintes et fortifications, cit., p. 42 3. La comparsa della canna rigata si ebbe per la prima volta in Italia, durante l’assedio di Gaeta nel 1861. Nel cannone rigato la rotazione assunta dal proietto ne garantisce per effetto giroscopico la stabilità lungo la traiettoria. Ma la rivoluzione sta nel fatto che non occorrono più grandi calibri per inviare sul bersaglio grandi quantità di esplosivo. 4. « Loi n°1851-07-10 du 10 juillet 1851 relative au classement des places de guerre et aux servitudes militaires ». Abrogata il 21 dicembre 2004 5. Un estratto della dichiarazione di Napoleone III del 20 giugno 1865: « Les fortifications n’ont plus aucune raison d’être ; elles sont inutiles contre l’ennemi et nous ne sommes plus au temps où l’on se croyait obligé d’élever de redoutables défenses contre l’émeute. Un vaste boulevard planté témoignera de ma confiance dans le bon sens et le patriotisme lyonnais ».

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FORT DE LOYASSE:

PERCORSO DI CONOSCENZA DI UN’ARCHITETTURA MILITARE IN UN SISTEMA TERRITORIALE

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L’architettura militare si manifesta da sempre come il compromesso tra un’imposizione economica ed un’esigenza di protezione, è dunque caratterizzata dalla messa in opera di regole ben precise, che sono mutate nel corso dei secoli in relazione alle innovazioni tecniche dell’artiglieria, pur mantenendo un estremo rigore e semplicità. In riferimento alla cinta Rohault de Fleury si

può parlare di architetture prive di elementi di decoro, e caratterizzate dall’uso di terra e pietra, divenendo così, nel caso specifico di Fort de Loyasse, parte integrante del paesaggio. Carte postale du Fort de Loyasse, a sinistra, in riga da sinistra a destra: 1. vista dalla riva della Saona sul Forte; 2. vista sull’ex caserma del Forte, demolita negli anni 60; 3. Accesso al bastione n.1; 4. Vista dallo spalto del Forte verso Vaise.


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2.1 STORIA, CARATTERI ED ORGANIZZAZIONE DEL FORT DE LOYASSE

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Fort de Loyasse, nodo del sistema di Roheault de Fleury (1831-1854), fu costruito tra il 1836 e il 1840, come attestato dall’incisioni sulla pietra bianca del portale dell’accesso. La macchina militare sormonta l’altura opposta a quella della Croix Rousse, su un terreno che prolunga verso Vaise la collina di Fourvière. La sua unicità deriva sicuramente dalla mancanza di un piano-tipo al momento della concezione dell’intero sistema, probabilmente a causa della fase di transizione che attraversa l’architettura militare del XIX secolo, di cui la prima linea di difesa di de Fleury ne è l’emblema. Tuttavia, un ruolo importante è giocato dal modo in cui il Forte si adatta alla particolare orografia del sito, che fa pensare senza ombra di dubbio ad alcuni dei principi di Vauban. Non è un caso che il Forte de Loyasse, quello di Vaise e di Saint-Jean, dovendosi adattare al sito, presentano una composizione differente dal resto della cinta, in particolar modo dalle opere del settore est. La sua posizione dominante, di un classico ‘’forte di montagna’’ garantisce assieme ai forti di Vaise e Saint-Jean tre fuochi, il cui allineamento formava una barriera militare che garantiva l’inaccessibilità della Saona, secondo un altro dei principi del Marchese, secondo cui un opera comanda le altre se situata più in alto.

A seguito di un’accurata indagine storico-archivistica è possibile riconoscere le fasi evolutive del manufatto, nonché le principali strutture fisiche e spaziali che un tempo definivano l’edificio fortificato. L’intero sistema difensivo presenta una distribuzione verticale dei volumi tra le due plataform sovrapposte. La più bassa, a 270 m, quota d’accesso, forma l’antico fronte d’attacco ad ovest, mentre quello di gola, ad est, è rivolto verso città. A questo si annettono quattro bastioni, il I adiacente al padiglione d’accesso, il II ed il III ad ovest ed il IV a nord. Quest’ultimo si presenta come una prua di pietra e la cui elevazione del cavaliere, consente di superare un dislivello di almeno 15 m di terreno e di bloccare su un lato la seconda piattaforma che incorona la sommità della collina.

A destra ‘’Plan d’ensamble’’ e ‘‘Petits atlas des Batiments militaires’’ Genie, direction de Lyon. Place de Lyon. AML - Archivio Municipale di Lione


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I bastioni servivano principalmente all’installazione dell’artiglieria sulla loro parte superiore. Le linee di tiro spaziavano liberamente e coprivano lunghe distanze. In particolare il bastione n.1 presentava alla sommità delle sue mura due tipi di bucature che si alternavano, quelle più ampie destinate ai tiri dei cannoni, mentre le bocche più strette servivano per i colpi di fucile. Le cortine, collegano a due a due i bastioni, e ad ovest presentano delle feritoie integrate da cui partono i colpi di fiancheggiamento , sparati dalle gallerie di tiro. Queste ultime, all’altezza del fossato e ricoperte da metri di terreno, erano principalmente due: la prima, in corrispondenza della cortina tra bastione 3 e 4, collegava il volume del bastione4 alla piattaforma più bassa mediante una scala che superava un dislivello di circa 20m. La seconda galleria invece, tra bastione 2 e 3, collegava gli ambienti dei fianchi di questi bastioni, da cui partivano i tiri, ed era possibile accedervi grazie alla scala che collegava alla prima piattaforma passando prima per quella quella più bassa. Il fossato non circonda completamente il forte, ma solo parte delle cortine poichè integrato nel sistema di fortificazione del settore ovest e dunque è assente lungo il fronte di gola che dà sulla città. Infine lo spalto era, come per i forti di Vauban, situato dopo il fossato, ad ovest, e assecondava la pendenza della collina fino al quartiere di Vaise. Gli altri edifici, quelli adiacenti al padiglione d’accesso, che ospitava l’alloggio del sottoufficiale, erano destinati a latrine (edifici m - e - o), magazzini per le munizioni (edificio f), bagni e lavatoi (edificio c), locali disciplinali e alloggi

della truppa (edifici b - d). Dalla sua costruzione all’acquisizione da parte della municipalità di Lione, il forte di Loyasse mantiene una certa propensione a funzioni di tipo militare assieme a quella di luogo di permanenza. Da ‘place forte’ a campo di prigionia, da alloggi per famiglie disagiate ad elemento aberrante nelle dinamiche urbane, permane tutt’oggi, in quest’imponente manufatto una vocazione all’accoglienza, come dimostrato dalla presenza di senza tetto che vi risiedono, quasi come se fosse l’ultima occasione di far rivivere quest’architettura. Il forte costituisce uno spazio declassato dal 1920 quando con la ‘’loi portant declassement d’ouvrages de fortifications de Lyon’’ furono ‘‘déclassée et rayés du tableau des places de guerre, les ouvrages dépendant de la place de Lyon’’1.

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4 In alto l’individuazione dei bastioni, a destra l’esploso assonometrico con l’identificazione dei principali elementi difensivi del manufatto, rielaborazione grafica.


PADIGLIONE D’ACCESSO ALLOGGIO DEL CUSTODE MAGAZZINO MUNIZIONI

BASTIONE n.2 ALLOGGI DELLA TRUPPA MAGAZZINO MUNIZIONI

BASTIONE n.1

BASTIONE n.3 45 GALLERIA DI TIRO

GALLERIA DI TIRO

BASTIONE n.4 ALLOGGIO TRUPPE


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La presente legge, considerata e adottata dal Senato e dalla Camera dei Deputati, sarà eseguita come legge di stato , al seguito della quale viene annesso un piano, che redatto dalla ‘’Commission départementale des sites et monuments’’2, differenziava le aree militari a seconda della destinazione. Due aree interessavano il sito Loyasse: la prima ricopriva il fossato e lo spalto ed era disponibile per cessioni non militari, l’altra, si limitava al perimetro del Forte ed occupava quei ‘’terreni militari che l’omonima autorità intendeva conservare dopo il declassamento’’. Infatti il forte fu utilizzato prima come caserma per una unità della guarnigione di Lione, poi campo di prigionia durante la I guerra mondiale. Un rapporto del ‘’service des travaux publics et de la voirie municipale’’, datato 1927, con oggetto ‘’l’acquisizione del forte di Loyasse e della Duchere per la creazione di alloggi aperti’’3, attesta già le intenzioni della municipalità di limitare la crisi degli alloggi, chiedendo la cessione del Forte di Loyasse al Ministro della guerra. Di fatti solo qualche anno dopo i volumi del forte ospitano numerose famiglie, vittime di distruzioni, e senza tetto, in particolar modo nei locali del bastione d’accesso, nell’edificio che ospitava un tempo gli alloggi delle truppe (edificio b) e nel bastione n.4. Il pagamento per il servizio offerto e gestito dalla municipalità, era facoltativo4. Risalgono allo stesso periodo dei documenti, inviati da alcuni abitanti dello stesso forte alla municipalità, in cui emerge che i sotterranei erano utilizzati per la coltivazione di funghi e le successive visite al forte da parte di un addetto alla sicurezza fanno emergere lo stato di avanzamento di alcune problematiche in termini igienico-

Terreni militari nel comune di Lione ‘ Terreni militari disponibili per cessioni NON militari Terreni militari che l’autorità militare intende conservare


sanitario. Si denunciava infatti lo scarso isolamento tra le abitazioni e i luoghi delle colture, in particolar modo le pavimentazioni in tavole di legno grezzo era sostenute da travi e travetti secondarie, che lasciavano penetrare un’aria insalubre. Con la seconda guerra mondiale e la successiva occupazione tedesca del forte, loyasse riacquisì la sua vocazione militare. Nel 1947, dopo la definitiva dismissione, Loyasse è rimesso al servizio del Demanio della città: solo a Lione sono assegnati 174 ettari, sui 540 dell’intera regione del Rodano-Alpi, così solo due anni dopo la municipalità ne acquisisce i terreni all’asta per un valore di 1,2 milioni di franchi e utilizza il fossato come magazzino per la viabilità e lo spalto come orti urbani. Non si hanno molte notizie sull’evoluzione dell’intero complesso, ma sappiamo che viene conservata la sua composizione originari almeno fino al 1961 quando viene demolito l’edificio b e parte del bastione n. 4 (edificio d), assieme a parte della cortina che legava questi ultimi, per l’ampliamento di Montée de l’Observance.

Nella pagina precedente: ’Sont déclassée et rayés du tableau des places de guerre, les ouvrages dépendant de la place de Lyon’’. Legge 29 luglio 1920 Cfr. Verbale della riunione del 15 novembre 1920. AML - Archivio Municipale di Lione , 960 WP 32. A destra, la prima immagine: Cfr. Rapporto del 28 novembre 1927. AML - Archivio Municipale di Lione , 1561 WP 031 A seguire fotografie storiche dei lavori al Forte di Loyasse per l’ampliamento di Montée de l’Observance, Archive online Le Progrès

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1920

1930

Il declassamento

Un luogo di accoglienza

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Terreni disponibili per cessioni non militari Terreni militari che l’autorità intende conservare

Alloggi aperti Coltivazione di funghi


1949

1963

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Acquisizione del Forte Orti urbani Deposito della viabilitĂ , Grand Lyon

Ampliamento stradale Volumi demoliti


2.1.1 Da architettura miliatare a rovina urbana

Sebbene l’analisi di una lunga serie di documenti sulle fortificazioni della città e la loro evoluzione hanno garantito l’inquadramento del caso studio, è solo a seguito di numerosi sopralluoghi che è stato possibile incrementare la conoscenza del manufatto. A cento anni dalla sua dismissione militare, la macchina si presenta come un relitto urbano che rischia la riduzione a maceria, attendendo invano giorni migliori. Il crollo dei solai, le continue spinte del terreno che gravano sui paramenti murari, la vegetazio50

ne che cela l’intero manufatto e la mancata manutenzione rendono la fabbrica più vulnerabile che mai. Ciò che resta di questo manufatto sono i volumi a sud, anche se in progressivo stato di degrado , causato prevalentemente da infiltrazioni e vegetazione infestante, a seguire l’edificio m, completamente distrutto dal peso e dai movimenti del terreno costituente la I piattaforma (quella più alta) che sormontava questo blocco di volumi e che non è più riconoscibile nell’intera composizione. L’edificio f è invece in un mediocre stato di conservazione. La cortina est, conserva solo i primi due piani con le bucature tamponate da getti di cemento,dell’antico alloggio. All’estremità nord, un’antica roccaforte, ciò che resta del bastione n.4. Nella pagina seguente, in riga da destra a sinistra, (con corrispondenza del 3d in basso a sinistra) le fotografie di come si presenta il Forte oggi: 1. bastione n.1; 2. volume annesso al bastione n.1; 3. ciò che resta dell’ex caserma; 4. interno cortina; 5. esterno cortina; 6. bastione n.4

1

2 3

4 5

6


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2.2 PECULIARITÀ MATERICO - COSTRUTTIVE DEL MANUFATTO ARCHITETTONICO

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La scelta dei materiali utilizzati per la costruzione del manufatto è sicuramente influenzata dalla geologia locale. Le pietre adoperate sono quella di Couzon e di Villebois. La pietra ‘pietra dorata di Couzon’ che caratterizza i paramenti esterni ed interni del forte di Loyasse, le cui lastre sono, lavorate e legate con malta a base di calce e pietrisco, provenienti dal massiccio del Mont d’Or, a nord est della città. La sua importante estensione a nord, lungo tutta la valle della Saona ha garantito a partire dal XV secolo il completo sfruttamento di queste sedimentarie classiche: calcare, arenaria, argilla. L’eterogeneità del “calcare di Couzon”, chiamato anche pietra gialla di St-Cyr, dipende dalla stratificazione obliqua ed il ridotto spessore dei banchi delle cave. L’altra è la ‘pietra di Villebois’, un calcare della Val d’Amby (dipartimento d’Ain) a grana fine, semicristallina, grigia o bianco-grigiastra, la cui erosione fa apparire bicolore. Questa pietra merita il nome di “choin”: pietra di scelta, di qualità. Viene utilizzata come pietra d’angolo e cornici di portali, aperture e feritoie del Forte. Se i romani avevano già usato questa pietra, è dal XVIII secolo che lo sfruttamento divenne intensivo grazie al trasporto fluviale lungo il Rodano poi più tardi grazie alle linee ferroviarie.

Le cave sono distribuite su entrambe le sponde del Rodano nei comuni di Villebois, Sault-Brenaz, Montalieu, Trept, Serrières, Porcieu, Amblagnieu, ecc. Questo choin è particolarmente duro e resistente; si presta a tutte le dimensioni. La conoscenza delle tecniche costruttive, in mancanza di fonti dettagliate e dirette, troveranno riscontro nei manuali sulle costruzioni in pietra del XIX secolo in Francia. La corrispondenza infatti, tra i dati della manualistica di Demanet, Claudel e Laroque , la documentazione grafica archivistica e i sopralluoghi al forte, attestano l’effettiva influenza della manualistica nella costruzione di queste opere. Questi testi, eredi della cultura razionalista dell’Illuminismo, di cui condividevano la sistematizzazione del sapere e la successiva riduzione in forme di conoscenza, presentavano un carattere prettamente operativo e pratico rispetto ai trattati del secolo precedente. Le informazioni contenute possono riassumersi essenzialmente in tre componenti: una conoscenza del materiale dal punto di vista geologico e mineralogico, le proprietà meccaniche e fisiche, ed infine la conoscenza delle differenti tipologie murarie realizzabili con le diverse varietà di pietra.


La muratura del forte presenta una sezione composita ‘a sacco’, il nucleo interno in pietra da maceria, era rivestito in pietra da taglio con una superficie non levigata. La sezione muraria continua presenta una lieve riduzione dello spessore verso l’alto, varia dagli 0,8 ad 1, 2 m ed era completamente in pietra dorata. Le fondazioni profonde almeno due metri, costituiscono un cordolo continuo lungo la cortina e i bastioni. I paramenti sono sostenuti da contrafforti che contribuiscono a sostenere meglio la spinta del terrapieno retrostante e al tempo stesso resistere ai colpi d’ artiglieria, nel caso di volumi annessi alla cortina, è il caso dell’edificio b, definivano la scansione dei vani interni. Gli ambienti interni, tutti voltati, tranne nel caso dei volumi destinati ai servizi igienici. I volumi a più piani, come il padiglione d’accesso, l’edificio b e d, erano caratterizzati da orizzontamenti intermedi di spessore fortemente ridotto rispetto a quelli descritti precedentemente; una maglia di travi e travetti in legno sosteneva delle semplici tavole in legno grezzo. Le pavimentazioni invece, quelle a stretto contatto con il terreno sottostante e dunque quelle del piano terra del bastioni n.1, n. 4 e le gallerie erano in terra stabilizzata, una superficie continua dove l’ingrediente principale è il terreno di risulta degli scavi per il fossato e smottamenti dovuti alla formazione delle creste. le partizioni in muratura a vista erano prive di intonaci e decori, tranne nel caso delle cornici di aperture e bucature in pietra di villebois. Sebbene l’analisi di una lunga serie di documenti sulle fortificazioni della città e la loro evolu-

zione hanno garantito l’inquadramento del caso studio, è solo a seguito di numerosi sopralluoghi che è stato possibile incrementare la conoscenza del manufatto. A cento anni dalla sua dismissione militare, la macchina militare si presenta come un relitto urbano che rischia la riduzione a maceria, attendendo invano giorni migliori. il crollo dei solai del bastione n.1, le continue spinte del terreno che gravano sui paramenti murari, la vegetazione che cela l’intero manufatto e la mancata manutenzione rendono la fabbrica più vulnerabile che mai.

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In alto la pietra dorata di Couzon, a seguire la pietra bianca di Villebois


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INQUADRAMENTO STATO DI FATTO

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PROSPETTO SUD

PROSPETTO EST

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PROSPETTO NORD


2.3 IL BASTIONE N.4

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Il bastione n.4 ospitava alla sua costruzione i depositi delle armi e gli atelier degli armieri. Si legava alla cortina del fronte di gola grazie al volume che ospitava l’alloggio delle truppe, demolito a seguito dei lavori degli anni 60. A nord - ovest si lega alla galleria di tiro che permette grazie al blocco scale di risalire di circa 20 m il dislivello del terreno, raggiungendo così la plataform più alta. Questa grande prua di pietra appare incompleta e quasi inaccessibile, se dalla strada è possibile

intravedere le bucature per metà murate e l’accesso dalla ex plataform è celato dalla vegetazione, il lato sud, quello che un tempo lo collegava all’alloggio delle truppe, diviene l’unico punto di accessibilità. Nonostante le non poche criticità riscontrate in fase di rilievo, dovute anche alla manca di luce naturale e/o artificiale ha avuto inizio la fase di rilievo. Tuttavia i diversi metodi utilizzati hanno garantito una possibile ricostruzione grafica del manufatto.

SCALA D’ACCESSO

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GALLERIA DI TIRO

DEPOSITO DELLA COMPAGNIA DEPOSITO MUNIZIONI ATELIER DEPOSITO

Nella pagina precedente gli ambienti interni del bastione n.4. Sono diposte, da sinistra a destra, nella prima riga: 1. l’accesso alla galleria; 2. le scale della galleria; 3.4. ambienti destinati al deposito delle munizioni. Nella seconda riga: 1.2.3. ambienti destinati al deposito della compagnia; 4. feritoria dell’atelier. A sinistra un esploso assonometrico del bastione, indicante le destinazioni d’uso degli ambienti e gli orizzontamenti. Nella pagina seguente una restituzione grafica della pianta del bastione a seguito della trilaterazione.


IL RILIEVO DIRETTO

La tecnica della trilaterazione consiste nel determinare la posizione di un punto P nel piano attraverso la misura delle distanze di questo da due punti noti A e B complanari. AffinchÊ il procedimento sia eseguito correttamente è necessario che il triangolo ABP appartenga realmente ad un piano orizzontale e per verificare ciò si necessita di alcuni strumenti quali metrolaser, filo di piombo, livella e rollina metrica. Queste misurazioni, annotate su un eidotipo, hanno contribuito alla redazione di una pianta geometrica.

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IL RILIEVO INDIRETTO

La seconda fase di rilievo ha permesso la ricostruzione fotorealistica dei prospetti, interni ed esterni, attraverso la tecnica della fotogrammetria. Un processo possibile grazie all’utilizzo del software PhotoScan che partendo dall’allineamento delle fotografie scattate durante il sopralluogo e la ricostruzione delle nuvole sparsa e densa restituisce un modello tridimensionale. Seguono le diverse fasi del processo, da destra a sinistra, 1. battuta fotografica; 2. POINT CLOUD (PhotoScan); 3. DENSE CLOUD (PhotoScan); 4. MESH (PhotoScan); 5. TILD MODEL (PhotoScan)

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PIANTA PIANO TERRA

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M2

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Paramento esterno ed interno in conci lavorati di pietra calcarea.

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Muratura costituita da blocchi di pietra calcarea detta ''pietra dorata di Couzon'', lavorati e sgrossatioi. Legati con malta a base di calce e pietrisco.

0,5

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1

Paramento esterno in conci lavorati di pietra calcarea.

2

Muratura costituita da blocchi di pietra calcarea a grana fine detta ''pietra di Villebois'', lavorati e con malta a base di calce.


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0,1 0,1

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0,5

M3

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Muratura costituita da blocchi di pietra calcarea a grana fine detta ''pietra di Villebois'', lavorati e con malta a base di calce.

Paramento esterno in 10 lavorati di pietra conci calcarea.

M1

0,1

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1

Paramento interno in conci arrotondati

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Muratura in ciottoli di fiume di piccola e media grandezza, legati con malta a base di calce e pietrisco e disposti a spina di pesce.

M2

Parame interno di pietr


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Note: 1. ‘’Sont déclassée et rayés du tableau des places de guerre, les ouvrages dépendant de la place de Lyon’’. Cfr. Verbale della riunione del 15 novembre 1920. AML, 960 WP 32. 2. Cfr. Verbale della riunione del 15 novembre 1920. AML, 960 WP 032. 3. Cfr. Rapporto del 28 novembre 1927. AML, 1561 WP 031.

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4. Cfr. Articolo de ‘’le nouveau journal’’, quotidiano repubblicano, 25 maggio 1930. AML, 726 WP 033.


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03

RIFLESSIONI SULLA CONTEMPORANEITÀ

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Il continuo evolversi della città non cancella le tracce di <<passato che sperimentiamo ancora>> 1, così, ognuna di queste architetture, seppur in maniera diversificata e isolata rispetto al sistema nel quale è stata concepita, permette una rilettura del suo passato e sembra così spontaneo interrogarsi sul suo futuro. Se per secoli le infrastrutture militari hanno determinato l’assetto generale della città, limitandone l’espansione e la conseguente crescita demografica, in che modo oggi, le stesse possono essere considerate come una nuova risorsa territoriale? In che modo la città di Lione è capace di reintegrare il forte de loyasse in un sistema di

dispositivi, quasi a voler rievocare un sistema ormai spezzato da nuovi bisogni urbani? Questi interrogativi saranno dunque spunto di riflessioni, nonché punto di partenza per comprendere limiti e vocazioni future del forte di Loyasse. Occorre però anche in questo caso fare un ulteriore passo indietro nel tempo per comprendere, parallelamente all’evoluzione del palinsesto fortificato della città, lo sviluppo della legislazione nell’intero territorio nazionale in termini di tutela e restauro dei manufatti militari, dal periodo rivoluzionario fino ai giorni nostri.


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3.1 LA TUTELA DEL PATRIMONIO E IL RESTAURO IN FRANCIA NASCITA E SVILUPPI DELLA DISCIPLINA A PARTIRE DAL PERIODO RIVOLUZIONARIO

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L’inizio della tutela in Francia si fa risalire al periodo della Rivoluzione del 1789, quando le ingenti distruzioni fecero sorgere, per reazione contraria, una nuova sensibilità nei confronti del PATRIMONIO. L’abolizione, nello stesso anno, del regime feudale, comportò l’acquisizione dei beni dello stato ecclesiastico da parte dello Stato, che si ritrovò a gestire un vasto patrimonio comprendente già le architetture civili e militari. Fu solo durante il periodo del terrore che si tentò di affrontare il problema delle demolizioni dei monumenti che, ormai spogli del loro valore culturale, acquisirono quello ideologico e monarchico dell’antico regime recentemente abbattuto. Di fatti nel 1792, con la caduta della monarchia, la nascente assemblea rappresentativa, incaricata di redigere la nuova Carta Costituzionale, ha un orientamento non del tutto chiaro in termini di tutela; se da una parte vi era la necessità di contrastare la furia iconoclasta, dall’altra sono prescritte ancora demolizioni del patrimonio mobile che recava evidenti elogi alla monarchia. Qualche anno più tardi furono intraprese importanti iniziative come l’idea dell’inventario del patrimonio esistente, il primo tentativo di istituzionalizzare l’intervento dello stato nel nascen-

te settore della tutela che contemporaneamente all’apertura al pubblico del depots lapidaire des petits augustins, sotto la direzione di Lenoir, getta le basi per la nascita dei musei restituendo alle opere un valore culturale e non politico. Agli inizi del XIX possono dichiararsi gettate le basi per la tutela dei monumenti e, la presa di coscienza del valore di questo patrimonio viene espressa a pieno ne ‘’Guerre aux démolisseurs’’ di Victor Hugo, in cui scrive la celebre frase: <<Il y a deux choses dans un édifice: son usage et sa beauté. Son usage appartient au propriétaire, sa beauté à tout le monde, à vous, à moi, à nous tous. Donc, le détruire, c’est dépasser son droit>>. Fu con l’ascesa al trono di Luigi Filippo d’Orleans, nel 1830, a segnare un rinnovamento in questo campo grazie all’istituzione di nuove figure professionali quali l’Inspecteur général des monument historiques e gli Architectes des monuments historiques. La prima carica ricoperta da Vitet e poi da Merimée, nello stesso anno in cui Servizio dei monumenti storici passò sotto il controllo del Ministère de l’instruction publique, garantì la redazione di una lista delle opere che necessitavano di interventi e il conseguente stanziamento


di somme a carico dello Stato. A farsi carico di queste operazioni, sarà la nascente Commission des Monuments Historiques, a cui si sottraeva il controllo gli edifici militari, gestiti dall’esercito, e delle cattedrali, la cui tutela spettava al Ministère des Cultes. Di grande importanza e anche la legge del 3 maggio del 1841 sugli espropri per pubblica utilità al fine di liberare gli intorni del manufatto e garantirne l’integrità. Sono inoltre sottomessi al regime di classement solo i beni pubblici mentre quelli privati sono sottoposti al parere dei proprietari che nella maggior parte dei casi, attendevano l’esproprio forzato da parte dello stato, piuttosto che gravarsi degli oneri che la classificazione comportava, affievolendo in questo modo l’incisività degli strumenti di protezione. Agli inizi del 1900 riparte la stesura dell’inventario questa volta introducendo anche tutte le chiese antecedenti al 1800, in vista della separazione della chiesa dallo stato e dunque la conseguente sottrazione degli edifici di culto all’omonimo ministero. La vera prima legge, nonchè testo organico sulla tutela e tutt’oggi in vigore è la Loi sur les Monuments Historiques del 1913, con la quale si suddivide in due livelli la tutela dell’intero patrimonio che, dichiarato portatore di interesse pubblico permette di intraprendere le procedure anche senza il consenso del proprietario del bene oggetto di protezione. Livello I - CLASSEMENT Il ministero della pubblica istruzione chiedeva il parere preventivo alla Commissione Superiore dei Monumenti Storici, in seguito al decreto ministeriale e l’apposizione del vincolo, si sotto-

poneva il bene ad un regime di forte limitazione della proprietà privata, in cambio della quale lo stato sovvenziona i lavori di restauro; la direzione e il controllo dei lavori erano affidati all’architectes en Chef des monuments historiques. Livello II - INSCRIPTIONS Si tratta, seppur in maniera diversa e di minor conto, a una misura vincolistica e preventiva, in vista delle distruzioni che hanno caratterizzato il secolo precedente. E’ applicata solo a beni immobili. Una grande innovazione è data dalla legge del 1930 con la quale si passa da un’idea di tutela puntuale ad una diffusa, includendo nel patrimonio esistente anche monumenti naturali e siti a carattere artistico, storico scientifico, leggendario e pittoresco, ed estendendo la salvaguardia agli intorni del bene mediante la creazione di ‘zones de protection’. Un patrimonio affidato al controllo delle Commissions des Sites, Perspectives et Paysages, a livello dipartimentale, che provvede alla classificazione o all’iscrizione, mentre la Commission Supérieure, a livello nazionale, ha un ruolo di supporto al ministro per questioni inerenti i vincoli e per la promozione della politica territoriale. Con le devastanti conseguenze della II guerra mondiale furono prese delle misure che se da una parte prevedevano la classificazione degli edifici iscritti per garantirgli un restauro o comunque un grado di tutela superiore, dall’altra declassavano gli edifici completamente distrutti, per procedere alla loro musealizzazione.

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La legge del 1943 estende la tutela agli intorni dei monumenti, introducendo il concetto di champ de visibilité che si fa poi corrispondere ad un raggio di 500 m dall’opera. Per il fatto di rientrare in quest’area un immobile è anche soggetto ad un altro regime di tutela, dettato dal Code de l’urbanisme, che vieta ogni tipo di modifica apportata senza l’autorizzazione dell’autorità di tutela mentre il permesso a costruire è rilasciato dall’architecte des bâtiments de France. Nel 1959 avviene un’importante riorganizzazione dell’apparato amministrativo con l’istituzione del Ministère des Affaires Culturelles ed il riconoscimento della piena autonomia di questo settore rispetto ad altri ambiti di competenza dello Stato e a cui si accompagna un grande sviluppo della politica di tutela, includendo anche l’architettura minore, rurale e più tardi quella industriale. L’artefice fu André Malraux, che reggerà il ministero per circa dieci anni promuovendo, con la legge del 1961, l’integrazione della politica del patrimonio all’interno dei processi di crescita della città: sono introdotti i settori di salvaguardia che comprendono aree urbane con carattere storico, estetico, naturale, tale da giustificare la conservazione, il restauro o la messa in valore di tutto o di parte di un insieme di immobili. È Inoltre rilanciata la redazione dell’inventario ai fini della costituzione di una banca dati, posta sotto il controllo scientifico della commission nationale de l’inventaire, i cui risultati sono oggi raccolti nella banca dati Mérimée, per le informazioni relative agli immobili, mentre gli oggetti mobili sono raccolti in quella Palissy. Nel 1978 l’apparato amministrativo francese su-

bisce ulteriori modifiche che coinvolgono sia le strutture centrali che quelle regionali e dei governi locali, passando da una struttura accentrata e verticistica ad un parziale decentramento degli enti. Viene instituito il nuovo Ministère de l’Environnement et du Cadre de Vie, col fine di integrare le funzioni dell’urbanistica con quelle della protezione del patrimonio, mentre a livello regionale nascono le DRAC, Directions Régionales des Affaires Culturelles, che costituiscono delle strutture satellitari della Direzione del patrimonio. Nel 1983 questo processo di decentramento delle funzioni di tutela continuano con l’istituzione delle ZPPAU, Zones des Protection du Patrimoine Architectural et Urbain, al quale sono sottoposti gli intorni dei monumenti e con la quale si stabilisce un inscindibile rapporto tra i processi di sviluppo urbano e tutela del patrimonio. Il più recente e significativo provvedimento ha infine riguardato la fusione della direzione di architettura con quella del Patrimonio, così da rispondere all’esigenza di ancorare il progetto alla memoria assicurando coerenza e complementarità. Dunque le molteplici operazioni, in termini gestione dell’intera amministrazione, dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni, possono essere sintetizzate in due fenomeni che corrono in parallelo: da una lato il decentramento dei poteri dello Stato a favore delle politiche locali: oggi distinguiamo tre livelli in materia di tutela del patrimonio costruito: il primo, quello statale che definisce gli orientamenti da applicare in tutto il territorio nazionale, salvo casi specifici,


il secondo, quello regionale, che coordina le direttive del primo mediante commissioni decentrate, ed il terzo, quello dipartimentale, destinatario di queste politiche in quanto proprietario della maggioranza dei beni protetti, nonché responsabile della loro gestione. Il secondo fenomeno è invece la ramificazione della struttura del ministero della cultura e della comunicazione, oggi il principale responsabile della tutela e del restauro, che attraverso i diversi settori, permette un progetto unitario di cui alla base c’è la promozione culturale. Delle attuali direzioni e delegazioni che fanno parte di questo ministero, saranno annoverate solo quelle inerenti l’ambito della tutela e del restauro architettonico mentre l’intero sistema è riportato nell’organigramma che segue. Alla funzione di coordinamento è preposta la Secrétariat Général, col compito di gestire mezzi e personale, fra i servizi esterni dipendenti da questa direzione rientra anche il servizio nazionale dei lavori, incaricato di condurre investimenti sugli edifici destinati al ministero della cultura e per il ministero della difesa. Sul fronte dell’operatività, l’organismo più importante è la Direction générale des Patrimoines, Costituita il 13 gennaio 2010 dalle direzioni dei musei di Francia (DMF), dagli archivi di Francia (DAF) e dalla direzione dell’architettura e del patrimonio (DAPA). Ingloba service de l’architecture responsabile della creazione e diffusione dell’architettura, del paesaggio e dell’ambiente di vita, dell’economia delle professioni, dell’insegnamento e della ricerca. È composto da: - La sous-direction de l’enseignement supérieur et de la recherche en architecture ;

- La sous-direction de l’architecture, de la qualité de la construction et du cadre de vie. Mentre il service du patrimoine è responsabile della politica di protezione, conservazione, manutenzione, restauro e valorizzazione del patrimonio monumentale, archeologico ed etnologico e delle aree protette. Fornisce una missione ingegneristica specifica per gli interventi sul patrimonio e partecipa all’animazione di reti professionali pubbliche e private, partner responsabili di monumenti storici e aree protette. Esercita i poteri dello Stato in relazione all’inventario generale dei beni culturali come interlocutore privilegiato per le autorità locali nel contesto delle operazioni di inventario. È composto da: - La Sous-direction des monuments historiques et des espaces protégés ; - La sous-direction de l’archéologie et de la mission de l’Inventaire général du patrimoine culturel Della struttura periferica invece, di particolare importanza è la DRAC, directions régionales des affaires culturelles , posta sotto l’autorità di un prefetto è un interlocutore tra la politica culturale ministeriale e le collettività locali. La sua organizzazione ruota attorno ad una segreteria generale e tre poli: - polo architettura e patrimonio - polo creazione, media e industrie cultu rali - polo azione culturale e territoriale - UDAP, unità dipartimentali di architettura e patrimonio, poste sotto l’autorità della direzione.

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3.2 L’ARCHITETTURA MILITARE COME PARTE DI UN SISTEMA TERRITORIALE

3.2.1 Tutela, conservazione e nuovi usi ella dinamica urbana di Lione

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Il singolare palinsesto fortificato lionese gode di diversi livelli di protezione. Il primo interessa la tutela puntuale dei forti ed è regolamentata dal PLU-H, Plan Local Urbanisme et Habitations, che rientra nel Code de l’Urbanisme e che classifica questo tipo di patrimonio come ‘‘ordinario’’ in quanto considerato testimonianza della storia del territorio, del suo sviluppo e delle sue trasformazioni. Un secondo tipo di tutela riguarda la zona Unesco e la Buffer zone, zona tampone, che interessa solo due forti, il caso studio del Fort de Loyasse e Fort Saint-Jean per la loro immediata vicinanza al centro antico della città. Gli obiettivi, in termini di tutela, in riferimento alle fortificazioni ricadenti nell’area Unesco, prevedono: - il miglioramento della visibilità del forte dagli spazi pubblici della città - la conservazione dell’ambiente circostante per dare una corretta lettura (intra-muros/extra-muros); - trattamento coerente di elementi militari nel loro insieme;

- evidenziazione degli elementi emblematici; - Integrazione delle fortificazioni, delle antiche mura e delle tracce delle antiche fortificazioni nella nell’ambito di nuovi progetti per la ricerca di percorsi pedonali (anche parziali) e di un’integrazione armoniosa senza compromettere il loro valore. Tuttavia le direttive definite dal PLU-H non assicurano del tutto la conservazione del Forte Loyasse che resta oggi l’unico elemento in stato di abbandono. Gli altri forti se pur in maniera diversificata continuano a partecipare nelle dinamiche urbane divenendo poli attratori, nel caso del settore ovest e nord, area collinare, o nel caso del settore est restano nelle mani del ministero della difesa. Questi ultimi occupano oggi un’area di nuova edificazione e dunque un’area che collega i quartieri centrali da quelli periferici, rientrando quindi in nuovi progetti di urbanizzazione. Nella pagina seguente, sono individuati in rosso, in ciascuna vista aerea, i volumi orginali dei Forti della prima cinta di Lione. Le righe, da sinistra a destra: 1. Fort de Loyasse - abbandonato -; 2. Fort de la Motte - albergo in fase di progetto -; 3. Fort Montluc - stazione di polizia - ; 4. Fort Saint-Irenèe - alloggi universitari -; 5. Fort Saint-Jean - scuola nazionale per le finanze pubbliche - ; 6. Fort de Vaise - galleria d’arte -.


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TESSUTO URBANO DENSO con carattere patrimoniale

TESSUTO CONSOLIDATO area ad alta intensità abitativa sobborghi area a bassa intensità abitativa

TESSUTO DISCONTINUO area a dominante abitativa

ZONE DI ATTIVITÀ ECONOMICA ZONE DESTINATE AD ATTREZZATURE E SERVIZI PUBBLICI LINEA FERROVIARIA STAZIONE FERROVIARIA


FORTE SAINT-JEAN

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FORTE DI LOYASSE

PERIMETRO UNESCO BUFFER ZONE EBP


Fort de Loyasse è catalogato come EBP, Élement Bati Patrimonial, n. 81, in applicazione degli articoli L.151-19 e R. 151-41-3° del Code de l’Urbanisme. Rientrante nella tipologia delle opere di difesa, il PLU-H riconosce in esso valori di tipo memoriale, paesaggistico ed architettonico. Le prescrizioni prevedono dunque la conservazione del bastione 1, il bastion4 e ciò che resta dell’antico alloggio delle truppe, annesso alla cortina. Tra gli obiettivi della tutela rientra anche la valorizzazione dell’area verde del forte che rientra nella Zone N2, Zone naturelle et forestière, e che limita il diritto di costruire e tutto ciò che puo avere un impatto visuale.

Nelle pagine precedenti, la rielaborazione dei dati estratti dal Plu-H, nella pagina sinistra lo studio del tessuto lionese attuale con le principali destinazioni d’uso, a destra il perimetro unesco e buffer zone. In basso un inquadramento sulla collina di Fourviere, con la distinzione degli elementi da tutelare e conservare del Fort de Loyasse. Nella pagina seguente la rielaborazione grafica dell’analisi comparativa dei tre casi studio affrontati: il caso Vauban, il caso di Parigi e quello di Lione .

80 AREA VERDE DA VALORIZZARE ZONA NATURALE N EBP


3.2.2 Il caso Vauban e la cinta di Thiers: considerazioni, differenze e punti di tangenza con il caso di Lione

FORTIFICAZIONI DI VAUBAN

CINTA DI THIERS Code du patrimoine

CINTA DI ROHAULT DE FLEURY Code de l’urbanisme PLU-H

EBP

Plan Local d’Urbanisme et de l’Habitat

Elément bâti patrimoniale

BASTIONE N.1

ARRAS

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LONGWY SAINT VAAST LAUGUE AMARET SUR LA MER

NEUF BRISACH BESANÇON

SAINT MARTIN DE RÉ CUSSAC FORT MÉDOC BRIANÇON MONT DAUPHIN MONT LOUIS

VILLE FRANCHE DE CONFLENT

PATRIMONIO MONDIALE OBIETTIVI: 1-Promozione di una politica comune in termini di manutenzione, restauro, conservazione; 2-Valorizzazione del territorio mediante eventi culturali

MONUMENTO STORICO - REGISTRATO -

PATRIMONIO ORDINARIO

OBIETTIVI:

OBIETTIVI:

1-Conservazione e restauro

1-Trattamento coerente dei maufatti nel loro insieme; 2-Valorizzazione dei siti


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Partendo da una visione sistema di queste architetture, fortemente radicate nel territorio occupato, propongo un’analisi comparata di 3 casi studio: Le opere di Vauban e la cinta di Thiers a Parigi. La selezione è stata effettuata sulla base di un fattore comune al caso della cinta Roheault de Fleury, in cui è inserito il caso studio, ossia la loro concezione come nodo strategico di un sistema che varia dalla scala urbana a quella nazionale. L’obiettivo è comprendere se e come questi manufatti, a seguito della loro dismissione, sono stati tutelati e in che modo il code du patrimoine et de l’urbanisme, gestiti dai diversi apparati statali, regionali o locali, ne assicurano l’integrità mediante nuovi progetti in cui la compatibilità funzionale deve garantire e non compromettere il loro valore memoriale. Le fortificazioni di Vauban, dal 2008 nel registro UNESCO, comprendono 12 città fortificate durante il XVI secolo lungo il confine francese. Il concetto che emerge, nonostante la varietà dei siti, è quello di bene in serie, ossia il riconoscimento e la riproduzione di determinate componenti facilmente riconoscibili. Un dato rilevante se implica, in termini di conservazione e valorizzazione, l’attuazione di piani di gestione unitari che danno vita a progetti territoriali che interessano al contempo pianificazione urbana, cultura, cittadinanza e turismo, assicurando l’integrazione del patrimonio fortificato nel quadro delle città interessate. Una concezione non scontata per altre architetture militari, che anche se temporaneamente successivi alle opere del marchese, non appaiono meno importanti, in termini compositivi ma an-

che per il valore identitario di cui si fanno portatori. Tuttavia queste opere, forse per le dimensioni meno imponenti, in quanto si inseriscono nel tessuto come elementi puntuali, diversamente dalle cittadelle del Vauban che costituiscono la città stessa, divengono in un modo o nell’altro un ostacolo e non una fonte di risorsa territoriale. La fortificazione di Thiers, il caso più simile al sistema della I cinta lionese, fu edificata nel 1841, delimitava l’attuale area metropolitana della capitale francese con un anello lungo 35 km, 95 bastioni annessi e 16 forti distaccati. Queste opere dimostrarono la loro inefficienza molto prima del conflitto mondiale, così quando la legge del 19 aprile 19192 annunciava la demolizione delle fortificazioni, fu previsto lo smantellamento della maggior parte delle opere. La striscia di terra no aedificandi larga 250 m che corre lungo i 34 km di fortificazioni, La Zone, come fu definita, fu gradualmente occupata dalle fasce più povere della popolazione che vi costruirono capanne ed abitazioni precarie, accentuando il limite già dato dalle fortificazioni, tra periferia e centro. Queste aree furono gradualmente riabilitate dagli anni ‘30 con la costruzione di alloggi sociali lungo una “cintura rossa” di 40.000 HBM3 , impianti sportivi e parchi (ad esempio lo stadio Jean-Bouin e la piscina Molitor ), luoghi espositivi (ad esempio il centro espositivo Porte de Versailles e il museo coloniale ) o persino edifici di lusso come gli edifici Walter nel 16° distretto. Uno dei progetti più importanti fu, come nel caso di Lione, la nuova cintura viaria, la circonvallazione di Parigi, che si materializzò tra il


1958 ed il 1973 ai margini della ‘Zone’, ancora una volta come un vero e proprio limite urbano. Ciò che resta è la Porta des Peupliers, il bastione n.1 , una sezione del bastione n.28 , il bastione n.44 dietro il workshop Berthier , Andre Suares-strada e via Bastione , il bastione n.45 , una parete laterale del bastione n.28, Porte de la Villette , parte della porta dell’Arcueil ,parte della porta del Montempoivre e diverse caserme costruite oltre il recinto. Di queste opere l’unico elemento iscritto nella lista dei monumenti storici è il bastione n.14.

Note: 1. A. Rossi, L’architettura della città, Marsilio, Padova 1966 2. Gazzetta ufficiale della Repubblica francese , 20 aprile 1919, pag. 4146 3. HBM, habitations à bon marché, furono realizzate in tutta la Francia, alloggi a prezzi sociali con esenzione fiscale. 4. « Bastion no 1 des anciennes fortifications » [archive], notice no PA00086561, base Mérimée, ministère français de la Culture

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QUALE FUTURO PER FORT LOYASSE?

4.1 Fort de Loyasse: limiti, vocazioni e prospettive future del manufatto

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Il rapporto con il territorio, che da sempre caratterizza queste opere, resta ancora oggi un punto di forza, soprattutto quando il bene è collocato in uno dei punti più interessanti di Lione. Il sito in questione è la collina di Fourviere che occupa una vasta area, a cavallo tra il 9° e 5° arrondissement, che domina la riva sinistra della Saona. La collina rientra in una fascia urbana di collegamento tra il centro e la periferia e dunque questa sua caratteristica permette agli abitanti di godere di una zona prettamente residenziale e priva del caos cittadino nonostante la vicinanza e la rete di collegamenti pubblici con il centro urbano. Quest’ area è caratterizzata da una fitta rete di poli di interesse storico-architettonico ma anche da punti di percezione paesaggistica e naturalistica; si può parlare cosi di un distretto culturale evoluto, capace di apportare grazie alla fruizione dei beni un notevole sviluppo locale. Basti pensare al gran numero di turisti che quotidianamente visitano la “Collina che prega”, cosi chiamata per la sua alta concentrazione di

chiese, monasteri e altri luoghi religiosi ma che conserva ancora le tracce dell’antica colonia romana; ne sono testimonianza il Teatro Antico e l’Odeon. Un altro tipo di patrimonio, quello militare, segna la collina da sud a nord. Le antiche vestigia delle fortificazioni partono infatti dalla riva della Saona, all’altezza di Anay, e si ramificano fino ad arrivare a raggiungere Fort de Vaise a Nord. Le tracce della cinta bastionata di Rohault de Fleury divengono quindi dei veri e propri punti di percezione paesaggistica che si fondono con la vocazione naturalistica della collina ad escluzione del Fort de Loyasse. Il manufatto infatti, a molti sconosciuto, non è valorizzato o integrato nelle dinamiche culturali del sito che sormonta. Basti pensare a quanto sia difficile riconoscerne il profilo dalla collina opposta della Croix-Rousse. Il Forte è ormai mimetizzato e celato dalla vegetazione e dalle nueve costruzioni su Montée de l’Observance.


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MUSEO GALLO-ROMANO

BASTIONI DELLA CINTA ROHAULT DE FLEURY 86 VESTIGIA DELLA CINTA MEDIEVALE

ODEON E TEATRO GALLO-ROMANO

BASILIC A DI FOURVIERE


RIDOTTO DI FOSSOYEUR

CIMITERO DI LOYASSE VESTIGIA DELLA CINTA MEDIEVALE

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FORT LOYASSE

FORT DE VAISE


4.2 STRATEGIE PROGETTUALI ALLA SCALA URBANA

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Il forte legame tra architettura e paesaggio diviene spunto di riflessioni circa le modalità di riconessione tra il Forte ed il tessuto urbano, lasciando presagire a strategie di intervento, che partono dalla scala territoriale fino ad interessare il manufatto. Data la singolatità del sito, l’idea è quella di potenziare il sistema fortificazioni, attraverso un itinerario tematico - paesaggistico, che valorizza, sulla base delle prescrizione del PLU-H, le antiche tracce della cinta Rohault de Fleury, che per lungo tempo ha rappresentato l’identità della città. E se il Forte un tempo dominava il territorio circostante per adempire a pieno le strategie militari, il progetto intende distaccarsi da una concezione gerarchica ai fini dell’integrazione della fabbrica nelle dinamiche urbane. Il percorso parte dalla riva della Saona e sale le pendici della collina grazie alla scala annessa alle mura, fino ad arrivare ai bastioni n.1 e 2 che sono parte del Jardin des curiositée, continuando vi è la possibilità di raggiungeri gli altri siti, quali la Basilica di Fourviere e i resti di Lugdunum. Passando per il cimitero di Loyasse è possibile raggiungere il Forte, che mantenendo la sua vocazione naturalistica, diviene il fulcro dell’intero percorso.

In alto vista sul Forte dalla Croix-Rousse, a seguire vista dal Forte sulla Duchère, infine vista sulla Croix-Rousse dal bastione n.4. Nella pagina seguente il percorso pedonale proposto sulla collina di Fourvière


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4.3 PRINCIPALI AZIONI PROGETTUALI

Sulla base di quanto detto precedentemente, le principali azioni progettuali che possono interessato la fabbrica intendono valorizzare il sito concentrarsi sulla parte di cortina est che un tempo legava il bastione n.4 all’alloggio delle truppe.

Oggi questa mancanza sembra voler attirare l’attenzione del progettista: l’aggiunta che garantisce il collegamento tra i due volumi non è più un limite ma il punto di connessione tra il forte e la città.

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RICONNETTERE IL MANUFATTO

FAVORIRE UNA LETTURA DELL’INTERO

AL TESSUTO URBANO

SISTEMA ARCHITETTONICO


È solo grazie ad una ricostruzione allusiva di questa parte di cortina, in materiali contemporanei e riconoscibili che è possibile restituire una lettura unitaria del sistema architettonico che si apre al pubblico come parco urbano. Altro punto di forza diviene la percorribilità del Forte che permette uno sguardo verso la città ma anche una maggiore visibilità del sito dagli spazi pubblici della città attraverso un percorso illuminato nel verde. I nuovi sentieri superano infatti i dislivelli del terreno, collegando le tre diverse plataform che un tempo erano necessari alla difesa della macchina militare e che oggi si intendono ripristinare.

È possibile in questo modo riconoscere tre piani orizzontali, il primo sormonta il bastione d’acceso ed è quello più alto, il secondo alla quota d’accesso dello stesso volume (270 m) si prolunga fino a raggiungere parte di cortina esistente. Il terzo invece diviene il punto di accesso principale su Montèe de l’Observance, si addossa alla nuova cortina e raggiunge la quota d’accesso del bastione n.4.

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CONSERVARE E VALORIZZARE LA DOMINANTE NATURALE

GARANTIRE LA FRUIBILITÀ DEL SITO


4.4 IL PROGETTO DI CONSOLIDAMENTO, CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE

Il presente capitolo analizza le principali cause dei fenomeni di dissesto e degrado riscontrabili sul bastione n.4. È opportuno in questa fase tener conto delle condizioni geologiche, geomorfoliche ed ambientali del sito per poter proporre un adeguato progetto di indigine strumentale e le conseguenti tecniche di intervento possibili sulla fabbrica storica. 92

A destra Sistema di raccolta e smaltimento delle acque originario ‘’Plan d’ensamble’’ e ‘‘Petits atlas des Batiments militaires’’ Genie, direction de Lyon. Place de Lyon. AML - Archivio Municipale di Lione , 726 WP 33

In alto ‘‘Assetto geologico stratigrafico della collina di Loyasse - Fourviere’’ ‘’Nouvelles observations sur le sous-sol de la ville de Lyon’’ , pp. 349-401

Géocarrefour, 1931


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Analisi dei dissesti e dei meccanismi di collasso: cause, indagini ed interventi di consolidamento

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Partendo dalla mappatura del quadro fessurativo su prospetti, sezioni e schemi volumetrici è stato possibile intuire le principali cause dei dissesti. Sicuramente un ruolo importante è giocato dall’assetto geomorfologico della collina che ha causato cedimenti fondali ma anche dall’abbandono del sito, l’assenza di un sistema di smaltimento delle acque hanno accelerato il deterioramento della materia. Dunque le indagini strumentali ipotizzate per la fabbrica sono: - Sondaggi geotecnici e carotaggi per le fondazioni; - La verifica delle condizioni di equilibrio con la determinazione della curva di pressione per archi e volte; - Prove di carico per gli orizzontamenti; - Misurazione deformometrica delle lesioni sulle murature. Le tecniche di intervento proposte prevedono: - Il consolidamento estradossale delle volte e la sostituzione dei carichi sovrastanti con rinfianco cellulare e frenelli; - Interventi di sarcitura muraria mediante iniezioni di miscele a base di resine poliuretaniche; - Il consolidamento del terreno con iniezioni di cemento e acqua; - La riapertura dei vani.

Analisi del quadro deformativo

Progetto di indagine strumentale

Possibili tecniche di intervento


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Analisi dell’umidità presente nel manufatto: cause, indagini ed interventi di risanamento

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La diagnosi delle murature interessate da fenomeni di umidità prevede tre fasi correlate, una prima di indagine visiva. La presenza di umidità nel bastione n.4 è riconducibile alle seguenti casistiche: - Umidità da infiltrazione causata dall’esposizione del bastione a nord-ovest. - Umidità da risalita causata dalla dispersione delle acque di scorrimento, in assenza di un sistema di smaltimento. -Umidità da condensa causata dalla scarsa ventilazione del manufatto e dal contatto delle superfici verticali con il terreno. A seguito di una mappatura tematica è possibile ricorrere a metodi di misura di tipo indiretto, quali termografia e misurazione dei parametri termo igrometrici con igrometro elettrico. Questi strumenti consentono di conoscere con una certa approssimazione il contenuto di umidità in base alle variazioni subite dalle proprietà elettriche ed elettromagnetiche. Le possibili tecniche di intervento prevedono: - La disposizione di un nuovo sistema di raccolta e drenaggio delle acque; - L’introduzione di un sistema di ventilazione forzata; - La struccatura dei giunti del paramento esterno a ‘scivolo’; - La disposizione di nuovi infissi

Progetto di indagine strumentale

Possibili tecniche di intervento


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Analisi dei fenomeni di degrado: cause e progetto di conservazione delle superfici

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Il progetto di conservazione delle superfici inizia con il riconoscimento della natura e la causa di una determinata patologia. Si è potuto riscontrare, dopo una lunga serie di sopralluoghi, che le patologie che interessano il manufatto sono di diversa natura e causate dall’abbandono della fabbrica storica, dall’esposizione ai venti durante tutto l’anno e dall’eccessivo uso di bombolete spray dei writers che danneggiano le superfici interne rendendole irriconoscibili. A seguito dell’elaborazione grafica di prospetti e sezioni, saranno indicati i fenomeni di alterazione e degrado sulle basi del Lessico Nor.Ma.l. 1/88. L’articolazione delle fasi di intervento identificano 4 categorie: -Preconsolidamento -Pulitura -Consolidamento -Protezione Non sempre, però, tutti e quattro i tipi di trattamento sono necessari e il principio del minimo intervento aiuta a guidare ad una selezione corretta ed efficace.


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STATO DI FATTO

SIMULAZIONE INTERVENTO

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1. Pulitura dei graffiti con microsabbiatrici collegate ad un tubo per l’aria compressa e serbatoi caricati con polveri abrasive. Conseguente aspirazioni delle polveri abrasive e quelle asportate dalle suerfici. 2. Rimozione dei depositi superficiali delle efflorescenza, nella parte inferiore della muratura, con spazzole a setole morbide. 3. Aplicazione di ripetuti impacchi di acqua deionizzata su supportanti come la sepiolote, in un composto pastoso spalmabile con spatole. 4. Risciacquo con acqua deionizzata per la rimozione dei residui. 5. Applicazione a spruzzo sull’intera superficie di protettivi organici quali polimeri fluorocarbonici


4.4.1 Adeguamento funzionale Il progetto di restauro di un edificio di interesse storico artistico ha per fine la conservazione del bene. Il suo adeguamento funzionale, dunque, rappresenta un importante passaggio strategico che garantisce la gestione e la manutenzione dell’edificio restaurato, consentendone la valorizzazione e l’inserimento all’interno delle funzioni contemporanee del territorio nel quale si colloca. L’individuazione della funzioni del caso studio deriva dalla messa a sistema dei dati emersi dalle

indagini sulla collina di Fourviere. La vicinanza ad aree verdi e la stessa vocazione naturalistica del Forte, la vicinanza a Fort de Vaise, galleria d’arte e la notevole presenza dei turisti guida alla scelta di nuove e distinte funzioni all’interno dello stesso sistema architettonico. Senza dimenticare che per lungo tempo il Forte è stato un luogo di accoglienza oltre che di memoria si intende evidenziare i ìl riconosciemento di due poli, uno turistico - ricettivo e l’altro culturale. Questi due sottosistemi dialogano attraverso la serie di passerelle e risalite che caratterizzano il parco e il punto di unione diviene proprio il nuovo accesso dalla cortina est.

RISTORANTE

103 SALA CONFERENZE ALBERGO GALLERIA D’ARTE

GALLERIA D’ARTE ATELIER


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MASTERPLAN DI PROGETTOSTATO DI FATTO

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Il polo turistico A sud, l’imponente bastione n.1, sulla plataform a quota 270, diviene un ristorante e assieme all’antico deposito delle munizioni che ospiterà una sala conferenze, rappresentano il primo nucleo di accoglienza proprio dove un tempo vi erano gli alloggi. Questi volumi sormontati dalla plataform più alta superano il dislivello del terreno grazie

all’introduzione di un sistema di risalita completamente autonomo che si innesta tra il ristorante e la sala conferenza. Gli interventi di aggiunta all’interno della preesistenza derivano dalla necessità di adeguamento della fabbrica ai servizi igienici (ala ovest del bastione n.1) e ai vani destinati ad ospitare le cucine del ristorante (ala est)

PIANTA PIANO TERRA

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SEZIONE A-A’

PIANTA PRIMO PIANO

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L’ antica cortina est, a cui si annetteva l’alloggio delle truppe, poi demolito, diviene oggetto di un interessante progetto in cui la nuova struttura annessa e che ospiterà l’albergo, è l’elemento ‘‘contenuto’’ e la preesistenza il ‘‘contenitore’’. Quest’intervento contemporaneo risulta essere riconoscibile per i materiali adoperati e la linearità del nuovo.

L’aggiunta emerge dalla cortina con il volume della reception che ingloba i resti dei servizi d dell’antica fabbrica segnando la fine della plataform a quota 270. È possibile raggiungere le camere ai piani inferiori dalla scala interna alla reception ma anche attraverso il percorso esterno.

PIANTA PIANO TERRA

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SEZIONE A-A’

PIANTA PIANO -1

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Il polo culturale

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Un attenzione particolare va al riuso del bastione n.4 che mette in atto un processo di trasformazione del manufatto da luogo di sofferenza a spazio per la condivisione e la crescita culturale e sociale, oltre che luogo di memoria. La trasformazione di spazi militari a spazi espositivi e destinati all’arte è una prassi diffusa nel panorama internazionale in quanto l’arte diviene veicolo di espressione e e comunicazione ma anche percorso narrativo della memoria. La definizione della nuova funzione genera esigenze che spesso richiedono di modificare l’edificio, in questo caso le aggiunte sono necessarie per il superamento delle barriere architettoniche oltre che per i sistemi di illuminazione lungo la galleria di tiro. L’accesso dalla quota della plataform permette di arrivare all’accoglienza e di poter usufruire delle aree workshop che divendono dei luoghi di sperimentazione dell’arte, mentre la galleria riprende con la scansione dei suoi setti l’evoluzione storica della città.


PIANTA PIANO TERRA

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PROSPETTO EST

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SEZIONE LONGITUDINALE


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CONCLUSIONI

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Lo studio del Fort de Loyasse ha consentito di affrontare tematiche di conservazione e valorizzazione particolarmente complesse, che accomunano buona parte del patrimonio militare in disuso. La conservazione del manufatto militare e la sua valorizzazione, in un’area fortemente connotata dal punto di vista culturale e paesaggistico, diviene obiettivo primario della ricerca. La soluzione progettuale proposta suggerisce un percorso di valorizzazione, rispettoso del bene storico e con il minimo intervento, capace di potenziare le connessioni con la città e promuovere, attraverso l’arte, la conoscenza della ‘macchina militare’.


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GLOSSARIO

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ARTIGLIERIA: definizione che comprende tutte le armi da fuoco non portatili (chiamate anche bocche da fuoco). Le artiglierie si classificano secondo il calibro (nome che indicava un tempo il peso della palla sparata, e oggi il diametro in millimetri della bocca da fuoco): piccolo (fino a 100 mm), medio (fino a 210 mm), grosso (oltre 210 mm). Un’altra classificazione utilizza come parametro la lunghezza dell’“anima” della canna, misurata in calibri. Abbiamo così: mortai (lunghezza inferiore a 12 calibri), obici (da 12 a 23 calibri), cannoni (oltre 23 calibri). Alla lunghezza dell’anima è legato il tipo di tiro (v.): rispettivamente, molto curvo, curvo o teso. Dall’insieme di queste caratteristiche dipende il diverso impiego (offensivo o difensivo) delle varie bocche da fuoco. BATTERIA: insieme organico di più pezzi di artiglieria. CAPONIERA: opera difensiva praticata dentro il fossato, per consentire il passaggio coperto dal recinto principale alle opere di difesa esterne: di qui il nome, derivato dalla sua funzione di “coprire il capo” di coloro che vi passavano. Talvolta aveva le funzioni della casamatta, consentendo il tiro radente sul fossato. Spesso prolungava i piedi del bastione. CAVALIERE: qualsiasi opera fortificata che risulti più elevata di un’altra facente parte dello stesso complesso; 3) più restrittivamente, le opere di questo tipo che nei primi tempi dell’architettura bastionata si realizzavano sull’asse dei bastioni o delle cortine nell’intento di “comandare”, con il loro fuoco, gli stessi bastioni o cortine. Vennero gradualmente abbandonati man mano che la loro sagoma troppo sporgente li rendeva più pericolosi di quanto la loro posizione dominante non li rendesse utili.

COMANDO: un’opera fortificata “comanda” un’altra allorché la sovrasta in altezza o può prenderla sotto il tiro delle proprie armi, generalmente da tergo, cioè dalla parte meno protetta. Lo scopo è quello di avere ulteriori (e favorevolmente disposti) punti di resistenza allorché la prima linea di difesa abbia ceduto, o, nei casi più semplici, di sfruttare a fini difensivi i vantaggi altimetrici offerti dal terreno o predisposti dall’abilità del progettista. DEHORS: opere esterne che nella fortificazione bastionata sono distaccate dall’elemento principale (cortine e bastioni). Fanno parte di queste opere mezze lune, controguardie etc. LATO DI GOLA: è la linea congiungente le due estremità della base di un bastione. LUNETTA O FRECCIA: opera addizionale del sistema difensivo bastionato che veniva inserita come seconda controguardia al di là dello spalto, che serviva come avamposto difensivo. ORECCHIONE: 1) terrapieno aggiunto all’esterno del bastione per coprire meglio il fianco; 2) smusso arrotondato dell’angolo tra fianco e faccia del bastione. Serviva a coprire le cannoniere del fianco che risultava, ed era detto in questo caso, ritirato. RIVELLINO: opera esterna avanzata tipica dell’architettura bastionata, con pianta a V o a semicerchio, costruita al di fuori della cinta per coprire punti deboli o esposti; il collegamento con la piazzaforte era garantito da cunicoli sotterranei.


SCARPA: 1) parete del fossato lungo la cinta muraria; 2) caratteristica inclinazione verso l’esterno della base delle mura, attuata per irrobustirle e annullare gli eventuali angoli morti antistanti che potevano ostacolare la difesa piombante. SPALTO: terrapieno inclinato verso il nemico, a protezione della strada coperta che correva tutt’intorno alla controscarpa del fossato e che costituiva la prima linea di difesa di una fortificazione bastionata; era intervallato da piazze d’armi per radunare i difensori e garantire un buon fuoco d’infilata sul nemico avanzante. STRADA COPERTA: passaggio dallo spalto alla controscarpa. Spesso era raddoppiato da una galleria segreta destinata a prendere alle spalle il nemico che fosse stato capace di scendere nel fossato. TIRO FIANCHEGGIATO O FIANCHEGGIAMENTO: tiro effettuato lungo il filo esterno delle mura in maniera da colpire di fianco chiunque avesse tentato di assalire la fortificazione, con risultati ovviamente più efficaci del tiro frontale. La sua comparsa segnò un’importante evoluzione nei sistemi difensivi, consentendo di difendere lunghi tratti di cortina con relativamente pochi difensori. SPALTO: terrapieno inclinato verso il nemico, a protezione della strada coperta che correva tutt’intorno alla controscarpa del fossato e che costituiva la prima linea di difesa di una fortificazione bastionata; era intervallato da piazze d’armi per radunare i difensori e garantire un buon fuoco d’infilata sul nemico avanzante.

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Di Stefano R., Il consolidamento strutturale nel restauro architettonico, Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 1990 Doglioni F., Nel restauro, Progetti per le architetture del passato. Marsilio Editori, Venezia, 2008 Ebrard M-A., Une école du Paysage au Fort de Loyasse. Ecole nationale superiore d’architecture de Lyon, 2006, 32 p. Faucherre N., 2011, Places forte. Rempart, Paris, 69 p. Gauthierz B., <<Le temps dans l’espace des villes, ou l’espace des villes comme accumulation des produits matériels de phénomènes sociaux>> Géocarrefour, vol 89/4, 2014 Godet O., 2007, Patrimoine reconverti du militaire au civil. Editions Scala, Paris, 198 p. Hogg I., Storia delle fortificazioni. Istituto geografico De Agostini, Novara, 1982

Jean D. Lepage G. G., Vauban and the French Military Under Louis XIV. An Illustrated History of Fortifications and Strategies Leniaud J-M., 2018, <<Pourquoi (et comme) sauveur notre patrimoine.>> Le Figaro Meillerand M. C., 2011, Les terrains militaires comme ressort de l’urbanisation au XXe siècle dans l’agglomérations lyonnaise. In Situ, n.16 Vitale M. R., 2001, Restauri in Francia (1970-2000) Storia, politiche, interventi. Priulla s.r.l., Palermo.


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