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COMUNE
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Immagini, Tracce, Racconti dei nostri Comuni
ALLEGATO - N.03/2012
Comune di Monterubbiano Le chiavi della città Saluto del primo cittadino Francesco Pagliarini
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envenuti a Monterubbiano, unico paese della nuova Provincia di Fermo “Bandiera Arancione”: riconoscimento annuale che il Touring Club Italiano assegna alle località di massima qualità turistica e ambientale. Da sempre i monterubbianesi vivono con orgoglio la propria terra rispettando l’ambiente, valorizzando la bellezza del panorama, il decoro e l’organizzazione urbana, garantendo con la presenza di strutture ricettive accoglienti un’ospitalità confortevole. Monterubbiano è un comune di 2400 abitanti che sorge su una collina delle più alte del litorale adriatico, a 463 metri s.l.m. sulla sponda nord della valle dell’Aso, a una distanza di sei chilometri in linea d’aria dal mare, posizione questa che lo ha caratterizzato sia come punto di riferimento per gli scambi economici e commerciali tra i comuni limitrofi, che per un turismo mare e monti rinomato. Storicamente, oltre a dare i natali a personaggi illustri tra cui Temistocle Calzecchi Onesti che ha contribuito in maniera determinante alla scoperta della radio, Monterubbiano ha lasciato tracce culturali importanti che oggi costituiscono un ricco patrimonio artistico, ben restaurato e conservato, in continua valorizzazione. Se allora il borgo storico è fulcro di attività legate più alla tradizione, al passato e al turismo, è nella vallata di Rubbianello che risiede il maggiore polo economico e produttivo dell’intero comune fermano: la fiorente Vallata dell’Aso lo innalza a uno dei maggiori centri ortofrutticoli regionali, anche se nell’ultimo trentennio, oltre all’agricoltura come risorsa primaria, hanno avuto uno sviluppo notevole anche le attività di piccola e media industria. Orgoglio della cittadinanza, che partecipa con notevole impegno e dedizione, è di sicuro la principale e più rinomata manifestazione “Sciò la Pica”, insieme alle numerose altre feste e sagre culinarie e tradizionali, tra cui spicca la “Sagra delle tagliatelle fritte”, piatto tipico, emblema del territorio ancora gelosamente conservato nelle sue caratteristiche. Monterubbiano, un sogno colorato di verde, d’azzurro e d’arancione, dove arrivare e ritornare è sempre un piacere.
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Monterubbiano
COMUNE
Storia/Città indomita e vitale, punto di riferimento della Valdaso
Antiche memorie di un illustre passato
La storia di Monterubbiano affonda le radici nel Neolitico e il borgo, in posizione dominante, ha avuto un ruolo da protagonista già all’epoca dei Piceni, di cui sono state trovate delle necropoli. Già nel 268 a.C. Monterubbiano divenne città romana, il territorio faceva parte dell’ager fermano ed era disseminato da diverse ville. Nel V secolo la città fu distrutta dai Goti e successivamente si costituì un nucleo abitato intorno alla Pieve di S. Stefano (più tardi intitolata anche a S. Vincenzo), ma il Comune vero e proprio nacque nel XII secolo dall’unione di tre castelli: la stessa Monterubbiano, detta Urbiano, Coccaro e Montotto. Il nuovo centro andò strutturandosi soprattutto nel Duecento quando il Comune si rafforzò e si stabilirono in paese i nuovi ordini religiosi, i francescani e gli agostiniani, che edificarono le loro chiese e conventi, mentre dell’antica Pieve dei Ss. Stefano e Vincenzo – i santi protettori del Comune – restava la chiesa matrice (e lo sarebbe stata fino al 1728). Altre chiese costruite in questo secolo sono S. Giovanni, S. Angelo e la Badia farfense dei Ss. Flaviano e Biagio, mentre S. Maria dell’Olmo, detta di S. Lucia, sembra risalire all’XI secolo. Nel 1255 Monterubbiano entrava nell’orbita di Fermo, città che le impose propri podestà. Tuttavia mantenne sempre un certo grado di autonomia e fu in grado di svilupparsi, tanto che alla metà del Trecento fu classificata, con i suoi circa 4500 abitanti, terra mediocris (comune di medie dimensioni) dalle
Costituzioni Albornoziane. Il Palazzo Comunale, in seguito rimaneggiato, fu costruito in forme romanico-gotiche nel corso del Trecento. Nella cittadina visse a lungo una comunità ebraica dedita al commercio e al prestito di denaro. Come quasi tutta la Marca, nel 1433 Monterubbiano cadde sotto la signoria di Francesco Sforza, che vi fece costruire un’imponente cinta muraria con torrioni, per un perimetro di tre chilometri, della quale restano diversi tratti, insieme al torrione del Cassero. Nel Cinquecento la cittadina manteneva una certa vitalità economica, testimoniata dalla concessione da parte di Paolo III nel 1542 di una fiera della durata di otto giorni, da tenersi ogni seconda domenica di Pentecoste accanto alla chiesa della Madonna del Soccorso. Durante la fiera le quattro corporazioni di Monterubbiano in processione offrivano alla Vergine grandi ceri ornati di fiori e frutta. Inoltre si formava un’“armata” di 40 giovani (10 per ogni corporazione) incaricati di mantenere l’ordine, che si sfidavano nella giostra dell’anello. Sembra essere questa l’origine della sfilata dell’Armata di Pentecoste, che si tiene ancor oggi. Dal punto di vista amministrativo nel 1586 Monterubbiano passò, per volontà di Sisto V, al neocostituito presidato di Montalto, cui restò legata fino al 1797. Dopo il terremoto del 1600 fu ricostruita la collegiata di S. Maria dei Letterati, la quale però avrebbe assunto le sue forme attuali solo nel 1856, con l’aggiunta dell’abside e di due transet-
ti laterali. Nel XVII secolo la cittadina decadde economicamente, tanto che la sua fiera fu ridotta ad un solo giorno. Nella seconda metà del Settecento vi fu un miglioramento generale che permise agli ordini religiosi di compiere notevoli lavori di restauro e di rinnovamento, come la sostituzione del campanile medievale della chiesa di S. Francesco con quello attuale, di forme imponenti, alto 47 metri. Nel 1875 Monterubbiano, che aveva poco meno di 3000 abitanti, si dotò di un teatro, intitolato a Vincenzo Pagani, ricco di stucchi e con un bel rosone. Negli anni che seguirono l’Unità d’Italia la popolazione di Monterubbiano rimase più o meno costante fino al 1900, quando iniziò una lenta ascesa che si arrestò nel 1951 a 4100 abitanti.
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PER SAPERNE DI PIÙ
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COMUNE
L. Centanni, Guida Storico - Artistica di Monterubbiano, Milano, 1927. F. Fabi, R. Folicardi, L. Marchionni, Il tempo, i riti, le immagini del cristo morto a Monterubbiano, Acquaviva Picena, AndreaLiviEditore, 2004. AA.VV., Monterubbiano: architettura, arte, tradizioni, economia, Colonnella, 1996. G. Nepi, E. Febi, Sciò la Pica: la venuta dei Piceni, Capodarco di Fermo, 2002.
Monterubbiano
Beni culturali/ Viaggio nel borgo storico, prezioso scrigno di opere mirabili
Meraviglie d’arte e di architettura da scoprire Monterubbiano vanta un numero cospicuo di testimonianze storico artistiche, fondamentali lasciti di un glorioso passato. Prima di entrare nel paese ammiriamo le mura castellane che circondano per circa due chilometri quasi tutto il borgo. Esse sono oggi un raro esempio di architettura militare, frutto dell’ingegno bellico di Francesco Sforza che, tra il 1443 e il 1446 rinforzò e fornì di baluardi le fortificazioni già esistenti. Seguendo il percorso delle mura è possibile ammirare le Porte di accesso al paese. Delle cinque originali ne rimangono soltanto tre: porta San Basso, detta anche Porta Vecchia, a sudest, trecentesca con fornice a sesto acuto; Porta della Valle, detta anche Porta del Pero, a nordovest e Porta Sant’Andrea, a sud-ovest. Le istituzioni culturali di Monterubbiano sono oggi concentrate nel Polo San Francesco, nel suggestivo contesto dell’ex chiesa (trasformata in splendido Auditorium), che conserva affreschi del Quattrocento, e del convento annesso, che ospita il Museo storico-archeologico, il cui primo nucleo risale al 1905 e che ospita testimonianze che vanno dalla preistoria al Medioevo, con molti reperti di epoca picena e romana. Vi trovano spazio inoltre una biblioteca, un centro di educazione ambientale e un orto botanico. Il Polo San Francesco è stato riaperto al pubbli-
co il 23 settembre 2007 e offre la possibilità di esplorare l’antica struttura del convento risalente al XIII secolo, fondata dai Beati Lucido e Matteo, ritornati a Monterubbiano dopo la morte di San Francesco. La Pinacoteca civica è invece ospitata all’interno del trecentesco Palazzo Comunale e comprende opere che vanno dal XVI al XIX secolo. Da segnalare è il capolavoro “Sacra Famiglia”, olio su tela, attribuito al pittore di scuola forlivese Francesco Mezzocchi e realizzato tra il 1543 e il 1545. Nella Sala Consiliare sono inoltre esposti abiti originali del 1700, merita infine una nota il cofanetto per le votazioni in legno attribuito a Pietro Alemanno e gli allievi della sua scuola alla fine del XV secolo. Sempre all’interno del Palazzo Comunale vi è l’Archivio Storico del Comune di Monterubbiano che raccoglie pergamene e testi di antica tradizione, a partire dal “Monte di Pietà” datato 1468 e riconosciuto come uno dei più antichi delle Marche. Entriamo nel Ghetto ebraico, presente già nel XIII secolo in quello che un tempo era il rione di San Nicolò e che oggi è Via Garibaldi. In questo rione c’è la casa più antica di Monterubbiano e ci sono i resti architettonici di un’antica sinagoga. Rimangono inoltre, parzialmente percorribili, gli antichi camminamenti sotterranei. Tante sono le chiese da visitare, preziosi scrigni di storia e arte. Segnaliamo: la Chiesa di S. Maria dell’Olmo, la prima che si incontra entrando a Monterubbiano da Fermo. Romanica, dell’XI secolo, conserva all’interno stralci di intonaco duecentisti raffiguranti apostoli e angeli e una statua lignea di S. Lucia del ‘600 veneto; la Pievania dei SS. Stefano e Vincenzo, è la parrocchia più antica di Monterubbiano e risale all’XI secolo. La chiesa, benché più volte rimaneggiata, è di struttura romanica, come testimoniano la fiancata destra, le monofore, la torre a pianta quadrata, l’abside semicircolare e l’interno a tre navate. All’esterno si può notare un portale in pietra del genere Lombardo, risalente al 1200-1300; la Chiesa dei SS. Battista ed Evangelista del XIII secolo, si presenta con due navate separate
tra loro da due archi a tutto sesto su colonne cilindriche. Conserva un altare ligneo del XVII secolo e interessanti affreschi di attribuzione incerta; la Chiesa di S. Maria dei Letterati, con la tela dell’Assunzione della Vergine (1539) di Vincenzo Pagani; la Chiesa di Sant’Agostino (1266) con decorazione e pitture di Antonio La Nave di Bari e Vincenzo Pagani; e poi ancora la Chiesa Badia dei SS. Flaviano e Biagio (1266), la Chiesa di S. Michele Arcangelo romanico-gotica del XIII secolo, la Chiesa della Madonna dei Monti e la Chiesa Suburbana del SS. Crocifisso (1590). Al XIX secolo risalgono opere di grande rilievo quali il Cimitero Monumentale (1875), opera dell’architetto Luca Galli, il Giardino pubblico neoclassico “Giacomo Leopardi”, più abitualmente chiamato “San Rocco” (1872) e il Teatro Pagani, costruito nel 1875 su un preesistente palazzo del 1570, appartenuto alla famiglia Pagani, la stessa del pittore Vincenzo a cui è dedicato il teatro. La facciata esterna si presenta con tre maestose finestre rettangolari sovrastate da altrettante a forma semicircolare. In linea con le stesse, al pianterreno, vi sono i tre ingressi. In alto spicca il frontone in stile neoclassico con decori in gesso e la scritta del nome del teatro. L’interno fu realizzato nella classica forma a ferro di cavallo e presenta tre ordini di palchi accessibili attraverso due diverse scale, e dalla platea che in totale possono ospitare quattrocento persone. I restauri iniziati dal Comune nel 1984 hanno permesso la riapertura del teatro nel 1999.
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Monterubbiano
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Eventi/Leggenda e tradizione rivivono il giorno di Pentecoste
“Sciò la Pica”, quando tutto ebbe inizio… Quando la primavera è al culmine, nel giorno della Pentecoste (a maggio o a giugno a seconda degli anni), prende vita a Monterubbiano la rievocazione storica della “Sciò la Pica”. Sebbene sia difficile datare con certezza le origini della rievocazione, esistono documenti cinquecenteschi che ne attestano la storicità ed un’antichità che risale addirittura alla “Ver Sacrum”, ossia la “Primavera sacra” picena, vantando una continuità storica praticamente ininterrotta. Secondo la tradizione tramandataci dagli storici latini Plinio, Festo e Strabone, giovani popolazioni sabine, allontanate dal proprio nucleo di origine per “voto” sacrificale in occasione forse di una pestilenza o di una carestia, in epoche diverse, seguendo percorsi prestabiliti, arrivarono, prima dell’espansione romana, fin nel nostro Piceno, seguendo il volo del Picchio, uccello totemico sacro al Dio Marte. Di questi lontani avvenimenti resta ancora oggi eco nella tradizione monterubbianese dello “sciò la pica” dove un gruppo di zappaterra, vestito del tradizionale guazzarone, ripete l’antica costumanza scacciando la pica con una canna, da un albero di ciliegio tagliato per l’occasione alle prime luci dell’alba da alcuni giovani del paese; la pica, legata in antico con una corda al ramo dell’albero è oggi “gelosamente” custodita in una gabbia. Lo zappaterra che porta il ciliegio finge di piantarlo, mentre un compagno in atto di incalzarlo con la zappa va invece a rasentare le scarpe degli astanti; un terzo allora, al grido “Sciò la pica!” all’improvviso
sbruffa sulla folla il vino attinto da una rituale borraccia (“lu trufu”). Cento volte il rituale si rinnova per le vie del paese e cento volte si ripetono le risa divertite della gente accorsa. Accanto a questa tradizione più antica si affianca quella medievale dell’Armata di Pentecoste in cui si ricorda quando la terra di Monterubbiano per intercessione della Madonna del Soccorso, fu liberata dal tiranno. La mattina del giorno di Pentecoste, dal quattrocentesco palazzo comunale, fa ingresso nella piazza uno splendido corteo di dame e cavalieri con al seguito le proprie armate, composte da giovani scelti fra le antiche corporazioni cittadine, ossia gli Artisti, i Bifolchi, i Mulattieri e gli Zappaterra. La sfilata parte dalla piazza per raggiungere la chiesa di Sanata Maria del Soccorso, adiacente al campo di gara, ove si svolge la domenica mattina, come da tradizione, la Santa Messa con l’offerta dei ceri. Il culmine della festa si ha, poi, nel pomeriggio domenicale alle ore 16 con la Giostra dell’Anello, durante la quale agguerriti cavalieri in groppa al proprio cavallo si sfidano in una competizione che necessita di grande abilità e destrezza. La tensione è palpabile, la concentrazione dei fantini percepibile anche da lontano. La conclusione della giostra è segnata da grida di gioia dei componenti della corporazione vincente, un’atmosfera, questa, che accompagna il rientro al centro storico dove ad essere premiato sarà il cavaliere che ha portato alla vittoria finale i propri
colori. A chiusura della rievocazione, il martedì successivo, presso i Giardini di San Rocco, si svolgono i cosiddetti “Baccanali”, festeggiamenti che sono sicuramente ricordi di lontani riti pagani praticati dai Piceni. Dunque due sono gli aspetti della rievocazione: da una parte il gruppo dei “Guazzarò” e la pianta di ciliegio a cui è appeso il picchio, che ricorda il nucleo più antico risalente alla Primavera Sacra; dall’altra la sfilata in costume con le Corporazioni di arti e mestieri tipiche dell’epoca medievale, l’Armata di Pentecoste, l’offerta dei ceri alla Madonna e la conclusiva spettacolare giostra dell’anello. Gli Statuti Comunali dell’epoca attestano con esatta dicitura il fondamento storico di tutta la manifestazione che tuttora è l’orgoglio della cittadinanza.
Azienda Agricola
Grifi Sergio nsumato o c l a a l D alla stal
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L'Azienda Agricola Grifi Sergio, dall'esperienza ultradecennale di allevamento di animali da ingrasso, ha aperto dal 2005 l'attività di spaccio aziendale di carni esclusivamente derivanti da animali cresciuti in azienda. Tutti i capi seguono un’alimentazione del tutto naturale: fieno e paglia dalle colture aziendali e farine dosate dall’esperto nutrizionista interno garantiscono il massimo della salute e genuinità degli animali, dunque l’alta qualità delle carni, per un prodotto finale certificato. L'Azienda Agricola Grifi propone carni bovine in primis: rinomato e prelibato è il vitello charolaise, che dal produttore arriva direttamente al consumatore dopo un’idonea frollatura. Scottone e manzi freschi possono essere così acquistati presso il punto vendita sia con i tagli più pregiati che di secondo ordine, per soddisfare le esigenze di tutti i clienti.
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PER SAPERNE DI PIÙ F. Fabi. Le feste di Pentecoste a Monterubbiano, Capodarco di Fermo, AndreaLiviEditore, 2005. W. Scotucci e P. Pierangelini, Vincenzo Pagani, Cinisello Balsamo 1994. L. Centanni, Tutti li sonetti de lu Mattu de Cignale: (dialetto Monterubbianese), Monterubbiano, G. Fabiani, 1950. L. Centanni, Sonetti autunnali, Milano: [s.n.], 1942. Dott. Luigi Centanni, Piccola storia di Montotto, Monterubbiano: [s.n.], [19..]
Monterubbiano
Economia/Dove il rispetto dell’ambiente incontra la nuova imprenditorialità
Un territorio in continuo fermento Nella seconda metà del Novecento, come molti comuni marchigiani dell’entroterra la cui economia si basava esclusivamente sull’agricoltura, Monterubbiano perse quasi la metà della popolazione. Da allora questa lenta e costante diminuzione ha fatto sì che l’indotto economico locale si articolasse e si diversificasse. Seppur strettamente legata alle sue origini contadine la produzione agricola di Monterubbiano, prevalentemente sviluppatasi nella frazione di Rubbianello, negli anni si è specializzata nella produzione di frumento, uva, ortaggi, foraggi e frutta di qualità. A circa 6 km dal capoluogo difatti, inserita in un contesto naturale e collocata in pianura sulla riva sinistra del fiume Aso, Rubbianello è la frazione più grande di Monterubbiano e la sua posizione strategica collegata alle arterie viarie principali ha permesso la realizzazione di un importante polo industriale oggi sede di numerose imprese attive principalmente nei comparti dell’alimentare, delle calzature, del legno, del settore meccanico e dell’innovazione elettronica. Tra di esse spiccano alcune realtà storiche come ad esempio la FAAM, azienda leader sin dagli anni ’70 e operante nella realizzazione di progetti e soluzioni nel campo degli accumulatori e dei veicoli ecologici, e la SIGMA spa, impresa industriale operante nel settore dell’automazione ad elevato contenuto tecnologico. La rete commerciale, inoltre, soddisfa ampiamente le esigenze dei monterubbianesi e il
comparto dei servizi privati comprende sportelli bancari, agenzie assicurative, immobiliari e centri per la cosmesi e il benessere della persona; oltre all’ambulatorio distrettuale e la farmacia che garantiscono l’assistenza sanitaria. A valorizzare i prodotti del territorio ci sono poi i mercati, bimestrale quello del capoluogo e ogni prima domenica del mese quello di Rubbianello, dove i circa 90 espositori incontrano gli abitanti e offrono i prodotti della fiorente vallata dell’Aso. Il capoluogo invece, fulcro del patrimonio storicoartistico, custodisce le proprie peculiarità offrendole nel migliore dei modi ai visitatori che ogni anno si recano entro le mura del centro storico monterubbianese. Le numerose strutture ricettive come ristoranti, agriturismi, appartamenti vacanze e b&b offrendo servizi e piatti tipici locali (uno su tutti sono le famose tagliatelle fritte), garantiscono al turista di passaggio un’atmosfera familiare ed accogliente. Incrementano inoltre l’offerta turistica le innumerevoli manifestazioni e sagre che si avvicendano in tutto l’arco dell’anno con particolare concentrazione nei mesi estivi. Dal 2001 l’indotto economico di Monterubbiano ha trovato nuova forza e giovamento grazie alla costituzione dell’Unione Comuni Valdaso. Insieme ai limitrofi paesi di Altidona, Campofilone, Lapedona, Montefiore dell’Aso, Moresco e Pedaso si è potuta creare una rete di scambio e valorizzazione del territorio con il preciso intento di promuovere e incentivare lo sviluppo della Valle dell’Aso mettendone in risalto le proprie
caratteristiche e tipicità produttive. Monterubbiano negli anni ha sapientemente puntato a rafforzare la competitività, l’occupazione e l’attrattiva; ad anticipare i cambiamenti socio-economici e a promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità, la tutela dell’ambiente, l’accessibilità e lo sviluppo dei mercati locali. Inoltre, nel rispetto dell’equilibrato assetto del territorio, del benessere dei cittadini e della tutela dell’ambiente, l’Unione favorisce l’integrazione fra la costa e l’entroterra della Valle dell’Aso, con la sempre crescente sinergia dei Comuni che la costituiscono. Progetti di valorizzazione territoriale, di crescita economico/sociale, coordinamento delle risorse comuni, sono solo alcuni dei traguardi già conseguiti che danno ottime prospettive per la futura espansione verso una integrazione sempre più proficua.
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Monterubbiano
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Personaggi illustri/Terra di artisti, studiosi e scienziati
Uomini e donne da ricordare In un paese da sempre ricco di storia e di cultura, tanti sono i personaggi che hanno lasciato una vasta impronta. Attenendoci ad un criterio rigorosamente cronologico partiamo da un pittore di grande talento, Vincenzo Pagani (Monterubbiano, 1490 circa – 1568) il quale, dopo essersi formato nella bottega del padre Giovanni Pagani, si ispirò in un primo tempo ai modi crivelleschi per seguire poi modelli veneti. Lasciò sue opere nella città natale (Assunzione della Vergine e altre in S. Maria dei Letterati), e in varie località della Marca. Proseguiamo con Rodolfo Aracinti (o Iracinto), nato a Monterubbiano nel 1492 e morto nel 1555, una tipica figura di ecclesiastico umanista, noto per essere stato il maestro di Annibal Caro nel periodo da lui trascorso a Civitanova e per varie opere in latino. Altra importante figura di monterubbianese illustre fu l’architetto Luca Galli (1826-1888) che trascorse tutta la sua vita nella città natale lasciando ai posteri i segni del suo operato. Si devono a lui ed ai suoi progetti le più importanti realizzazioni monumentali del paese. Le sue opere più importanti sono state il
cimitero monumentale, lo stupendo parco Leopardi ed infine fu uno dei tre membri della commissione di sorveglianza dei lavori dello straordinario Teatro Pagani. Ricordiamo inoltre Oreste Murani (1853-1937). Nell’Ottocento Monterubbiano diede i natali ad illustri scienziati. Nel 1841 vi nacque Benedetto Mircoli, medico diventato famoso per la sua invenzione della disinfezione delle ferite mediante sali di chinino e perciò considerato precursore dell’antisepsi. Temistocle Calzecchi Onesti (1853-1902, foto) insegnò fisica e chimica nel Liceo di Fermo, dove inventò un apparecchio chiamato coesore (o coherer) capace di rilevare le onde elettromagnetiche, che avrebbe aperto la strada alla realizzazione della radio. Questo preziosissimo dispositivo fu infatti utilizzato da Marconi come apparecchio ricevitore di onde elettromagnetiche nella telegrafia senza fili e nella radio fin quando non venne sostituito dalle valvole termoioniche. Il Calzecchi utilizzò le specifiche del coherer anche nelle ricerche microsismiche, le quali gli conferirono, insieme alle benemerenze acquisite nel campo scolasti-
co, la carica di Commendatore. Coetaneo di Temistocle Calzecchi Onesti e suo grande amico fu Oreste Murani (1853-1937). Fisico di primo livello, in quarantadue anni di insegnamento ristruì circa diecimila ingegneri all’ all’Istituto Tecnico Superiore, ora Politecnico di Milano. I suoi studi nella fisica lo portarono a scrivere diversi testi che ebbero diverse edizioni e molteplici traduzioni in lingue straniere. Altra figura di spicco è quella di Eugenio Centanni (1863-1942) nato nella frazione di Montotto. Fu scienziato di fama mondiale, conoscitore di quasi tutte le lingue moderne, scrisse e pubblicò più di duecento opere su argomenti di biologia. I suoi studi preferiti riguardavano lo studio dei virus filtrabili, dei tumori e la coltura dei tessuti in vitro. Si deve a lui la scoperta dei vaccini specifici ed aspecifici che egli stesso chiamò stomosine. Nel 1890 fondò la rivista Urbs Urbana che nei quattro anni di vita trovò notorietà in tutta la provincia. In ultimo ricordiamo Rosa Calzecchi Onesti (17 maggio 1916 - 7 agosto 2011). Nota per le traduzioni, in poesia, dell’Iliade (1950) e dell’Odissea (1963), pubblicate
dalla casa editrice Einaudi. Tradusse anche l’Eneide, apparsa prima a Milano (1962), presso l’Istituto Editoriale Italiano, poi ripresa da Einaudi (1967), e numerosi altri testi dal greco antico e dal latino. Oltre all’attività di studiosa e insegnante, si è impegnata nell’ambito dell’associazionismo cattolico: è stata a lungo dirigente dell’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi) e membro del Consiglio Pastorale della Diocesi di Milano.
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MONTERUBBIANO PARCO SAN ROCCO
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Chiuso Lunedì
Nel secolare giardino pubblico "G. Leopardi" (parco S. Rocco) di Monterubbiano, ad offrirvi un panorama unico troverete il bar-pizzeria-ristorante "Il Coccaro", con forno a legna, in cui potrete
gustare ottima pizza e specialità del posto, tutto accompagnato da buon vino e un’ ampia scelta di birre. La struttura è anche dotata di campo da calcetto e una spaziosa area attrezzata per i più piccoli.
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NUMERI UTILI Comune Ufficio Turistico Farmacia Farmacia Carabinieri Informa Giovani
0734.259980 0734.257396 0734.59120 0734.255256 0734.59126 c/o comune
www.mibac.it (le giornate del FAI, la notte dei musei, settimana della cultura) ufficio cultura monterubbiano ufficio turistico monterubbiano www.comune.monterubbiano.fm.it
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Comunità/Cittadini attenti a valorizzare le proprie caratteristiche e risorse
Rete di idee e valori da tramandare Il paese di Monterubbiano si caratterizza per l’armonia e la buona conservazione del borgo antico, per una buona e variegata offerta di servizi complementari e per la presenza di una rete sentieristica e di una cicloturistica. Servizi che sono offerti ai visitatori, coadiuvati anche da un efficiente punto di informazioni turistiche con un ufficio dedicato che permette tutto l’anno visite guidate nel centro storico e alle sue chiese, al Museo Archeologico, al Teatro Pagani e all’Orto Botanico. La struttura sistematica e l’ospitalità delle strutture ricettive è nata da un costante aumento dei flussi turistici avvenuti grazie alle importanti e attente politiche di conservazione che si sono susseguite sul territorio e grazie alle molte manifestazioni organizzate dalla comunità: tra queste in primo piano sicuramente la rievocazione storica della “Sciò la Pica” nel giorno di Pentecoste o le giornate gastronomiche che nel mese di agosto offrono a paesani e turisti sagre come quella della polenta con lo stoccafisso, delle tagliatelle fritte e degli arrosticini; la seconda
domenica di settembre inoltre ha luogo la sagra delle polente con alcuni momenti dedicati allo scartozzà, ovvero la pratica della “scartatura” delle pannocchie di mais che vengono raccolte alla fine dell’estate. Convivono in questo clima di tradizione anche recenti strutture come il Polo Culturale San Francesco (foto), una struttura polivalente che comprende un auditorium, un Museo Archeologico, una biblioteca, una sala espositiva, un orto botanico e il Centro di educazione ambientale “Giano”. Proprio quest’ultima struttura istituita nell’ottobre 2001 ha lo scopo di valorizzare le qualità ambientali del territorio con una serie di attività, incontri e laboratori didattici rivolti alla cittadinanza e non. La caratteristica di apertura tra cittadini e il proprio territorio è ben dimostrata da una valida rete di associazionismo che va dalla Pro Loco “Luigi Centanni”, all’Armata di Pentecoste organizzatrice della rievocazione storica, a quelle di carattere sportivo o culturale come la fondazione Diverso Inverso. C’è in aggiunta il Corpo Bandistico “Carlo Cusopoli”, la sede dell’Archeoclub e la Società Operaia. Ulteriore fulcro della valorizzazione delle potenzialità del luogo è il Teatro Pagani, rifugio per eventi come la rassegna invernale di teatro amatoriale “Teatro in Robbia”. Consolidato poi il gemellaggio iniziato nel 1987 con il paese di Winster, nel Regno Unito; un sodalizio che permette progetti interculturali e di scambio tra i gruppi storici di sbandieratori e musici dei due paesi che si prestano così a sfilare invertiti gli uni alla manifestazione britannica del “Carnival Day” e gli altri alla nostrana “Sciò la Pica”. L’immagine della rete sintetizza e rende ben comprensibile le modalità con cui vivono i monterubbianesi il rapporto con il proprio territorio. Una salda rete di valori e cura che dal 2001 hanno permesso a questa località dell’entroterra fermano il riconoscimento di qualità turistico e ambientale di “Bandiera Arancione” insignita dal Touring Club Italiano.
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Appuntamenti 27 GENNAIO Giornata della Memoria nelle scuole GENNAIO-APRILE Stagione di prosa “Teatro in robbia” MARZO Festa della Donna VENERDÌ SANTO “Cristo morto”, Processione anni alterni e pari PENTECOSTE “Sciò la Pica”, rievocazione storica tre giorni sabato, domenica e martedì GIUGNO “Sacro Cuore” a Rubbianello LUGLIO-AGOSTO Sagre paesane eventi culturali, sportivi, musicali, intrattenimento a Rubbianello e nel centro storico 10 SETTEMBRE Patrono San Nicola da Tolentino DICEMBRE Mercatino natalizio al Polo Culturale San Francesco MERCATO RIONALE - RUBBIANELLO: prima domenica del mese - CENTRO STORICO: 1 e 14 di ogni mese
Storia Solidità Autonomia Sicurezza del risparmio Sostegno al territorio
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