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Immagini, Tracce, Racconti dei nostri Comuni

ALLEGATO - N.01/2012

Comune di Monte San Pietrangeli Le chiavi della città Saluto del primo cittadino Giulio Conti

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envenuti a Monte San Pietrangeli. Immerso nel paesaggio collinare dell’entroterra marchigiano, su un colle a 241 metri s.l.m., Monte San Pietrangeli domina la vallata del fiume Ete Morto, che corre tra i maggiori corsi fluviali del Tenna e del Chienti. Da sempre Monte San Pietrangeli è stato luogo di scambio, di incontri e di scontri: in una posizione strategica e altamente fortificato fu scenario di assedi cruenti e distruttivi. Tuttavia grazie alla forza e alla coesione della comunità, questo comune si è sempre saputo ricostruire, mantenendo un livello civile, culturale ed artistico molto alto. Segno di forza e di cura estetica dei monsampietrini è il borgo antico, con un impianto urbanistico-architettonico originale (a forma ovale) e ben conservato, che riscopre il suo antico fulgore e la vitalità nelle suggestive manifestazioni storiche. Il centro storico è altresì scrigno prezioso in cui si custodiscono con orgoglio innumerevoli edifici storici e oggetti d’arte importanti. Non si sa come un comune come questo, che non ha mai superato le 3000 anime, abbia potuto accumulare tanta rilevanza e vale la pena sottolineare l’armonia delle sue forme d’alto valore artistico. Di Monte San Pietrangeli si dice che “è tutti matti”, forse perché nel XV secolo fu l’unico comune delle Marche a contrastare e resistere e ben due assedi degli Sforza. Monte San Pietrangeli è ricordata anche perché diede al grande pittore scultore e architetto Luigi Fontana e all’illustre Don Romolo Murri e inoltre nella storia più recente numerosi sono gli imprenditori che hanno saputo distinguersi nel loro mestiere, dall’agricoltura alle nuove imprese, soprattutto calzaturiere, e dei trasporti, con scelte audaci ma vincenti. Certo è che a Monte San Pietrangeli c’è positività: la vita è a misura d’uomo, sana e rispettosa dell’altro, chiunque esso sia e da qualsiasi parte del mondo giunga. Lo sviluppo di questo comune rispetto agli altri limitrofi se anche più lento, si è stabilizzato nel tempo senza regressioni. Non la ricchezza, ma il benessere è diffuso: dal cibo all’aria che si respira, dai rapporti umani al recupero collettivo delle proprie tradizioni. Incredibile? Si, ma tutto vero a Monte San Pietrangeli.

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Monte San Pietrangeli

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Storia e Beni Culturali/Le guerre contro Fermo, i tanti gioielli d’arte

Tracce di un passato indomito

Da ritrovamenti di alcuni antichi reperti storici si può desumere che l’origine di Monte San Pietrangeli risale all’epoca romana. Tuttavia i primi dati storici documentati risalgono al 720, quando il Duca di Spoleto Faraoldo II, donò ai monaci di San Pietro in Valle di Ferentillo vaste proprietà terriere di questa area. Dal nome dell’abbazia venne quello del comune: Monte San Pietro. Della loro permanenza rimase la cinta muraria, con la quale “Monte San Pietrangeli” poté gloriarsi col nome di Castello. Nel 1270 i monaci lasciarono il posto agli umili seguaci di San Francesco, che vi si insediarono sino al XX secolo. Durante il periodo feudale, Monte San Pietro fu vittima di assoggettamenti di molte signorie, tra cui svettò Fermo, con cui si mostrò tenacemente ostile. In due occasioni il piccolo Castello riuscì ad opporsi alla supremazia fermana, difendendo la propria libertà. Nel 1443 Francesco Sforza, signore di Fermo, punì l’indomito comune con un assedio, senza trovare vittoria e successivamente fallì di nuovo grazie all’alleanza che i montesanpietrini strinsero con Ascoli Piceno (1458). È datato 1483 lo statuto che il piccolo Castello di Montis Sancti Petri Alleis (Monte San Pie-

FOCUS Personaggi illustri

tro degli agli) istituì per organizzarsi amministrativamente. Nel 1533 i fermani tornarono all’attacco e ripresero il comando del comune. Segnò un’ultima sanguinosa rivolta e nelle rappresaglie e nella resa che ne seguì fermo distrusse tutto ad eccezione della Torre Civica, facendo un ecatombe degli abitanti. La tradizione tramanda che una delegazione di Montesampietrini si recò a Roma da papa Paolo III e tolse Monte San Pietrangeli dalla giurisdizione di Fermo liberando il paese da un così drammatico servaggio. Il 29 settembre 1537, giorno di San Michele Arcangelo, con Bolla papale a perenne ricordo della liberazione dai fermani, l’effige del Santo fu inquartata nello stemma del comune e al nome di Montis Sancti Petri fu aggiunto anche Angelorum, che italianizzato divenne Monte San Pietrangeli. Dalla pianta topografica del paese si capisce che la ricostruzione del borgo antico, dal 1500 in poi, fu legata ad un piano urbanistico ben ponderato. La disposizione lascia intravedere un’ampia via centrale e due vie laterali leggermente ricurve, tagliate trasversalmente dalla via che congiunge le due porte, da Bora e da Sole. La struttura ovale del borgo antico include la larga

Due personaggi di primo piano ebbero i natali a Monte San Pietrangeli. Romolo Murri (1870 – 1944) fu sacerdote, filosofo, teologo e uomo politico di alto livello. Illustre esponente del modernismo cattolico, nel 1894 fu tra i promotori della fondazione nel 1901 della Democrazia cristiana italiana e nel 1905 della Lega Democratica Nazionale, fu deputato alla Camera

Storia Solidità Autonomia Sicurezza del risparmio Sostegno al territorio

piazza ed i diversi edifici fabbricati dalle famiglie benestanti dell’epoca e “ Palazzi nobili” e culmina nei due estremi con magnifici campanili degli edifici religiosi maggiori: la Chiesa di San Francesco (con convento e pozzo) e la Collegiata di San Lorenzo e San Biagio. La prima, conserva al suo interno un polittico di scuola umbro-marchigiana, un affresco del XV secolo e un prezioso Organo Callido; la seconda è decorata al suo interno da dipinti del Lucchi e da quelli del pittore, scultore ed architetto di fama, nato in loco nel 1827, Luigi Fontana. Nel Palazzo Fontana oltre a conservarsi pregevoli opere del pittore, è stata portata alla luce una collezione di artistici “pupi” di fine secolo. Due di questi, “Mengone Torcicolli e Lisetta”, sono stati valorizzati, diventando le maschere simbolo del Carnevale fermano. Attorno all’attuale piazza Umberto I sorsero la Torre Civica con il Palazzo del Podestà, alcuni palazzi gentilizi e quello comunale. Dopo il Palazzo del Preposto, in cui si conservava l’urna cineraria del Veterano Caio Vezzio (46 d.C.), si incontra la Torre Civica in cui si scorgono l’affresco cinquecentesco raffigurante l’Annunciazione ed altre decorazioni. Annessa alla Torre. Lo

nel 1909 e, dopo la Grande guerra, aderì al fascismo, e prese una discostante polemica dal Concordato del 1929. L’ostilità delle gerarchie ecclesiastiche (fu addirittura scomunicato nel 1909, e la scomunica ritirata solo nel 1943), sposò una signora norvegese. Luigi Fontana (1827 – 1908) fu pittore, scultore e architetto, annoverato tra i più

storico ed artistico Palazzo Comunale settecentesco, realizzato nel 1763 e rimaneggiato dal Fontana, fu rinnovato ed abbellito nel vestibolo e nella scala, e custodisce opere pittoriche, il codice pergamenaceo ed una preziosa icona della Madonna della Misericordia, assegnata a Paolo Venanzio (XIV secolo). Delle quattordici chiese presenti nel territorio del Comune ne rimangono sei: San Francesco, la Collegiata, San Giovanni, San Rustico, la Chiesa-Santuario della Madonna del Buoncuore e la piccola chiesa di Santa Rosa. La chiesa privata di San Biagio ricorda invece la presenza di un monastero di monaci farfensi. grandi artisti del XIX secolo, anche se non godette di grande fama tra i suoi contemporanei. Oltre che nella Collegiata di Monte San Pietrangeli, dove numerose sono le sue opere pittoriche, e nel palazzo comunale, possiamo ammirare suoi capolavori (prevalentemente di soggetto religioso) in molte città delle Marche e nel Lazio a cominciare da alcune cattedrali di Roma.

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Monte San Pietrangeli

Servizi e comunità/Uno spiccato spirito imprenditoriale e tanta voglia di stare insieme

Scarpe, buona cucina e molto altro ancora Immersa nel distretto calzaturiero più importante d’Europa, Monte San Pietrangeli non poteva non adeguarsi nel dopoguerra all’assetto economico che le nuove esigenze di mercato imponevano. All’inizio parte dei montesanpietrini abbandonò le campagne per andare a lavorare nelle fabbriche, principalmente calzaturiere, in un secondo momento, l’industria calzaturiera si estese e concentrandosi a Monte San Pietrangeli. Nel paese oggi sono operanti rinomate aziende calzaturiere e artigianali che realizzano prodotti di raffinata eleganza ma non manca l’alta specializzazione ed una matura affidabilità di coloro che operano settori: dei trasporti, ecc. Anche le aziende agricole, grazie anche alle nuove generazioni che sanno rispondere più efficacemente alle esigenze di un mercato, possono essere annoverate tra le risorse economiche di Monte San Pietrangeli. Il paese è ricco di attività di ristorazione, alloggi, alimentari e di servizi tali da garantire la massima ospitalità. Nonostante la criticità di alcuni periodi, la disoccupazione rimane sempre molto bassa. Oltre al patrimonio storico-culturale già descritto, in cui si scorgono i campanili dei vicini comuni e lo sguardo spazia da un tenue lembo dell’Adriatico sino alla bella catena dei Sibillini, Monte San Pietrangeli si fa ricordare per le sue eccellenze culinarie. Una cucina ricca e basata su prodotti genuini e di produzione locale; oltre alle pietanze tipiche marchigiane (come tagliatelle, vincisgrassi, cannoli, polenta, fagioli con le coti-

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che, il baccalà o stoccafisso con le patate, i salumi, gli arrosti misti alla brace, le olive ed i cremini ripieni), le specialità montesanpietrine più rinomate sono: “li caciù de fava”, “lu serpe” (dolce tipico natalizio), “lu fristingu” e “lo zampetto de maiale in porchetta”. Per gli amanti della buona tavola non c’è che l’imbarazzo della scelta. Una menzione speciale va all’Accademia delle erbe e delle piante spontanee: con sede nel palazzo storico (Barbarossa) un’iniziativa nata dall’esigenza di perpetuare la conoscenza e l’uso dell’”erbe trovate”, che rischia di perdersi nel mondo cosiddetto globale che diffida delle tradizioni orali. Un progetto dunque volto alla valorizzazione della cultura d’origine collegata alla gastronomia locale, in cui coinvolgere imprenditori agricoli, ristoranti, esperti botanici con tutti coloro che possono e vogliono non dimenticare il buon uso di un alimento naturale. Monte San Pietrangeli è un comune evidentemente unico per tante ragioni ed lo spirito di aggregazione ne è una prova. Oltre trenta associazioni in un comune così piccolo testimoniano l’importanza di dare seguito alle molte passioni a cui ci si può dedicare, dal teatro alla solidarietà, agli sport che possono essere praticati, alla religione.... con la voglia di rendere le manifestazioni più sentite veri e propri eventi comunitari la processione del Venerdì Santo il Patrono San Biagio ed il Palio San Pietro. A Monte San Pietrangeli, sotto le buone regole della convivenza, tutto è possibile.

Appuntamenti 1ª domenica dopo il 3 febbraio Fiera del Patrono San Biagio Venerdì Santo Rievocazione storica: Processo e Crocefissione Lunedì di Pasqua - Festa e Fiera di Mammaussu - Mostra mercato di prodotti tipici locali e delle erbe presso località San Biagio 3ª Domenica di Luglio - Festa della Trebbiatura presso Frazione San Rustico 2ª Domenica di Settembre Festa della Madonna del Buoncuore Ottobre Castagnata

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Nasce nel 1967 come scatolificio di imballaggio nella provincia di Macerata. La capacità di anticipare le esigenze del mercato ha permesso di realizzare l'idea di diventare un'azienda "integrata" cioè di prodursi internamente il cartone ondulato in modo da offrire al cliente qualità a costi contenuti. Nasce così nel 1984 l'ondulatore, uno dei p primi delle Marche, e la sede produtti produttiva si sposta a Monte San Pietrangeli nella p provincia di Fermo con un nuovo stabilim stabilimento necessario per il buon funziona funzionamento dell'azienda anche sul piano lo logistico. Oggi, la capacità e l'esperie l'esperienza acquisita dagli addetti al settore, ll'alto grado degli investimenti tecnolog tecnologici e solidità della nostra integrazione ci cconsente di offrire: prestazione, flessibilit flessibilità e tempestività atte a soddisfare una clien clientela esigente e sempre in espansio espansione.

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Una vita interamente dedicata alla nobile ed antica profesofes-

sione del calzolaio, dall’esperienza giovanile di bottega alla nascita e sviluppo di una azienda leader, che in oltre 30 anni di attività ha saputo esportare il “Made in Fermano” in tutto il mondo con riconosciuta benemerenza. Le scarpe Sassetti Silvano sono solo quelle che possono el essere prodotte qui, a Monte San Pietrangeli, nel cuore del distretto calzaturiero più rilevante d’Europa, dove la tecnica e la manodopera artigianale fondono eredità della tradizione e prodotto d’eccellenza inimitabile. Un territorio-laboratorio quello fermano in cui la qualità tdella vita si traduce e viene trasmessa in ogni suo prodotto: dai raffinati sandali alle più complesse scarpe brevettate “Good Year Flex”, le creazioni a marchio Sassetti Silvano sono calzature sane, ben lavorate, alla portata della persona che acquista, comode. Insomma, creazioni eleganti, raffinate e confortevoli che contribuiscono decisamente a migliorare la vita di chi le calza. vano Sassetti,i Senza mai perdere di vista la qualità e l’artigianalità Silvano prima, ed ora anche insieme ai suoi figli Emanuele e Andrea, non ha mai smesso di impegnarsi nella ricerca e nell’innovazione tecnologica. Elementi questi che insieme a passione, talento, ingegno e lungimiranza hanno saputo soddisfare ad alti livelli le esigenze dei moderni mercati e delle nuove generazioni. Ultimo risultato raggiunto, non senza ostacoli e difficoltà, dalla famiglia Sassetti, è la scarpa naturale costruita con materiali biologici, nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute. Tanti sogni si sono avverati nella vita del signor Sassetti, a livello professionale e personale, come anche molti sono stati i riconoscimenti ottenuti, dai più istituzionali a quelli più spettacolari, sempre nel rispetto della sua professione: la partecipazione a trasmissioni televisive di emittenti nazionali e l’interpretazione del ruolo di un calzolaio per il film “Il cuore grande delle ragazze” dei fratelli Avati, sono state occasioni per diffondere e promuovere, prima che il proprio marchio, la tradizione calzaturiera del suo territorio.

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