Anno 26 - N°10 del 14/10/2020 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Magazine
La piccola casa sotto gli alberi sul lago. Dal tetto sale il fumo. Se mancasse Quanto sarebbero desolati La casa, gli alberi, il lago! Bertolt Brecht
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NEW ENTRY il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.
Anno 26 - N°10 del 14/10/2020 www.newentry.eu New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrycommunication New Entry Television I NOSTRI CONTATTI redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172 DISTRIBUZIONE BRESCIA - MANTOVA - CREMONA Acquafredda - Asola - Borgosatollo - Calcinato Calvisano - Carpenedolo - Casalmoro - Casalromano Castelnuovo - Castenedolo - Fiesse - Gambara - Ghedi Gottolengo - Isorella - Leno - Milzano - Montichiari Montirone - Pavone del Mella - Poncarale - Pralboino Remedello Sopra - Remedello Sotto - Visano.... 02 22
Riflessioni
OLTRE I CONFINI... CI SONO VITE! C’è sempre qualcosa che sfugge, un’eccezione, una sfumatura che contrasta con l’insieme. Ma lì, in quelle sfumature, in quelle eccezioni, ci sono delle vite, delle esperienze di esseri umani. Un farmaco che cura la maggior parte dei pazienti senza importanti effetti collaterali può creare effetti avversi in qualcuno. Rari, percentualmente. Ma in quella minima percentuale ci sono storie di individui.E questo non vale solo in ambito medico. Andiamo in vacanza, ci muoviamo per lavoro, e prendiamo degli aerei. Gli incidenti non sono frequenti. I manuali dei piloti prevedono una quantità importante di problemi che potrebbero verificarsi e spiegano come si devono affrontare. Le loro check-list riducono al minimo gli errori possibili, e sono state di esempio anche per le sale operatorie. Ma nonostante questo, ogni tanto qualcosa va storto: altre vite, là, portano i segni dei viaggi sicuri per altri. Abbiamo due generi ben determinati: maschile e femminile. Ma quante vite stanno lì in mezzo, in terre complicate e dolorose? Vorremmo risposte nette e definitive, senza margini di errore. Bianco o nero. E invece non è quasi mai così. Vorremmo chiarezza, ci ritroviamo in un mare di sfumature. Vorremmo che una scelta fosse unicamente giusta o sbagliata. Vorremmo semplicità, ma le forme che ci ritroviamo tra le mani si complicano via via che le maneggiamo, sfuggono, non tengono i confini che avevamo trovato. E lì, oltre i confini, ci sono vite. Vite che rimangono intrappolate tra le maglie di reti che non accolgono né espellono, che si ritrovano nelle basse percentuali. Vite che sono domande aperte, che magari serviranno a portare avanti le riflessioni, gli studi, le soluzioni. Che aiuteranno altri. Vite che portano il testimone per chi viene dopo. Non abbiamo risposte definitive. Ricerchiamo le migliori risposte possibili in quel tempo e in quel luogo. Sapendo che qualcuno ne pagherà lo scotto, e altri ne beneficeranno. Cerchiamo di fare il meglio che possiamo, con umiltà e rispetto. Imperfetti. Onore a tutte le vite, dentro e fuori i canoni, le percentuali, le classificazioni. Onore al coraggio, al merito di tutti gli esseri umani che cercano di dare senso alla propria esistenza. sguardiepercorsi
Editoriale
L'EQUILIBRIO "Non vedevo l’ora di andare in pensione..., chi l'avrebbe mai detto, a cosa è servito lavorare tutta una vita?". Capita spesso di ascoltare queste parole e oggi, a causa del Corona Virus si sentono ancora più frequentemente. Fa male sentirle, guardare negli occhi le persone mentre lo dicono: si sentono tradite e per questo si percepisce la loro rabbia ed il loro dolore. Il dato preoccupante è che lo sento dire anche dai quarantenni che ancora sono nel fiore della vita. Certamente, lo sgretolamento della certezza per quanto riguarda il lavoro, l'inaffidabilità dei rapporti umani, le miriade di malattie che ogni giorno colpiscono parenti, amici o semplici conoscenti, rende la nostra vita insicura. Sarà che il pensiero comune sia quello che bisogna morire oltre i 100 anni di vita e quest'ultima dovrebbe essere felice e piena di soddisfazioni. Ad essere razionali sappiamo che in fin dei conti la vita è ricca di di possibilità, felici o tristi, percorsi fortunati e meno fortunati: cerchiamo di scampare ai pericoli sperando che vada tutto bene ma non è sempre così. Non voglio dire che dobbiamo essere pessimisti per forza o pensare sempre che le cose vadano male ma neanche credere che andrà sempre e solo bene. L'importante è non arrivare impreparati, esse-
re comunque pronti, per quanto possibile alle piccole avversità quotidiane e anche ai drammi che potrebbero scuotere la nostra vita. E' difficile tenere l'equilibro tra paura e speranza, tra sentieri liberi e ostacoli sormontabili: quando voli non vorresti mai pensare alle cadute, e quando cadi vorresti solo poter riprendere a volare. Tutti vorremmo essere felici il più possibile, ma non va purtroppo sempre così. E' faticoso stare nella realtà, oggi più che mai, ma è risaputo che la vita è un dono e vale sempre la pena di viverla anche se talvolta ci lascia l'amaro in bocca. Gianluca Boffetti
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Una giuria selezionerà le foto dopo di che verranno pubblicate sulla rivista dove saranno votate da parte dei lettori. La vincitrice dello scontro avrà diritto ad uno scatto glamour da un fotografo professionale e verrà pubblicata sulla rivista come la ragazza del mese.
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Ed è Poesia
Ed è Poesia
“Quando non respiri” Quando non respiri Il mio cuore soffre per i tuoi mancamenti, sto troppo male non posso fare altrimenti. Vorrei essere il vento per placare ogni tuo piccolo lamento, l’aria di una fresca giornata per ridarti la vita sperata. Erminia Bertulessi
“Donna” Un desiderio urlato nella mente... un abbraccio accolto nel silenzio per percepire quella dolce carezza... perdersi in una sinuosa eleganza che scolpisce il pensiero in un velato candore di donna. Scalvini Roberta
“Il silenzio” Vorrei essere me stesso in qualsiasi momento... E quando cala il triste andare non sono mai solo... mi accompagna il silenzio e, come se mi raccontasse tante cose e mi dà pace, immaginando un altro mondo dove tutto è niente e niente è tutto 04
BGM
“Autunno” Finalmente è arrivato un anno l'ho aspettato. Quanto ho seminato è stato raccolto, tutto sistemato. Il fienile è pieno il granaio pure, ringrazio tutti i Santi ed anche il mio sudore. Basta col gran caldo che ti cuoce in mezzo ai campi, finalmente un po' di respiro, di pace alle mia ossa che anche quest'anno han preso una gran scossa! L'aria fresca della notte ti aiuta a riposare, la tua bella puoi finalmente riabbracciare senza appiccicare, far l'amore non è più un continuo sudare. L'aurora colora d'arancio la tenue foschia formatasi di notte, al mattino la rugiada impreziosisce le foglie che i raggi del sole fanno brillar come fossero stelle. Tutto ha un aspetto fiabesco che emozioni, straordinariamente belle, Il mio cuor si bea e si culla come fosse fra le braccia della propria mamma. Giordano
Riflessioni
PROVACI SEMPRE Un giorno ti accorgerai di essere cresciuto e ti capiterà forse di guardarti indietro e di sorridere, proprio come stai facendo adesso tu. Sappi che la vita ti regalerà tanto, ma che si riprenderà parecchio, che sbaglierai di continuo e che dovrai sempre lottare per non perdere quel sorriso. Ti diranno che l’amore, prima o poi, vince su tutto. Non è così, ricordatelo, ma varrà sempre la pena aver amato, anche perché non ti capiterà spesso. Conoscerai tante persone: poche, pochissime, entreranno davvero nel tuo cuore e non ne usciranno più, altre torneranno quando pensavi di averle perse; qualcuno proverà persino a spegnere quella luce che ora brilla nei tuoi occhi, ma non ci riuscirà. Provaci, provaci sempre, perché
non c’è nulla di peggio della sensazione di aver perso qualcosa, o qualcuno, per avere avuto paura di metterti in gioco. E se davvero tu potessi ascoltarmi, ricorda ti prego queste due cose: non voltare mai le spalle a chi ti chiederà aiuto e non perdere mai la gioia di vivere, né la speranza di un domani migliore, perché anche se ancora non puoi vederlo, da qualche parte c’è e ti sta aspettando. Basta soltanto andartelo a prendere. Sergio Cotti
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L’IMPORTANZA DI UN AMICO
“All’inizio, probabile che quel “qualcuno” sia il più intimo amico in A.A. Ha fiducia nell’assicurazione che i suoi numerosi guai, resi adesso più acuti dal fatto che non può far uso dell’alcol per sopprimere l’angoscia, possano essere anch’essi risolti”. Sono un alcolista anonima. Spesso mi capita di non sentirmi bene, di svegliarmi già in disequilibrio, di provare uno stato di disagio molto fastidioso; per anni queste sensazioni venivano soffocate dall’uso dell’alcool, come fosse il mio “migliore amico” a cui confidare tutto!!! Come fidarsi di un altro essere umano se nemmeno io mi fidavo di me stessa? Ma ammettendo la mia resa mi sto aggrappando ad un nuovo stile di vita, a nuove abitudini
e soprattutto ad un nuovo “amico fedele” fatto in carne ed ossa che mi sta aiutando a trasformare i miei errori, condividendo e raccontando il mio passato, in modo non giudicante e umano. Mi aiuta a superare tante barriere di paura e vergogna e ad aprire la mia testa ancora molto offuscata ad una visione più costruttiva e positiva di me e di quello che in realtà posso usare come protezione per evitare ulteriori danni a me stessa e agli atri. Serene 24 ore Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it
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Riflessioni
DICO BASTA Se dovessi dire basta a tutte le cose che nel mondo non mi vanno bene, credo che dovrei impiegare più di un anno a scrivere le mie idee. Mi limiterò a scriverne poche, che però per me sono molte delle essenziali per cambiare questo caos che purtroppo per noi, c’è nel mondo. Dico basta alla presunzione di molta gente apparentemente colta, agli occhi del mondo, solo perché possiede una laurea o un titolo di studi. Cari “dottori”, la cultura è ben altro, che possedere un misero pezzo di carta dove c’è scritto che avete imparato a memoria delle materie e che per il mondo, adesso, siete qualcuno. Perché a me la vostra autostima, resa più austera da una elevata dose di presunzione, mi fa dedurre che siete solo degli idioti privi di un minimo di dignità! Vorrei dire basta a quelle stupide ragazze oche, che purtroppo mi tocca frequentare ogni giorno, a causa della scuola. Un viso tempestato di trucco, due labbra stracolme di rossetto, credete a me, non fanno la femminilità, ne la bellezza. Ma queste per voi, sono solo affermazioni che può fare una sciocca ragazza che non regge la competizione con voi, che non è degna nemmeno di salutarvi quando vi incontra per la strada. Perché quelle come me sono le cosiddette racchie, che non amano truccarsi, o mostrare le gambe ed anche di più. Quelle come me, non
sono fidanzate, anzi per voi, chi ha 18 anni e non ha trovato un pallone gonfiato, che voi normalmente chiamate uomo, sarà destinata a restare zitella per tutta la vita. Ebbene, sapete che vi dico: preferirei restare zitella e non continuare a baciarmi in pubblico con uno stupido idiota che mi sfrutta e che mi maltratta. I veri uomini non sono quelli che credete voi! E poi, infine, vorrei mandare a quel paese i luridi, sì i luridi. Vi sembrerà strano, anzi vi sembrerò io pazza ad affermare certe cose ma, pur essendo nel 2020 dove la tecnologia si sta evolvendo in maniera straordinaria, ancora c’è gente che non si lava. Porca miseria ma, come si fa ad essere così sporchi e schifosi?! Nei nostri giorni, ringraziando la Provvidenza esistono saponi, detergenti, deodoranti e sgrassatori di tutti i tipi e che costano poco, lavatevi! Lavatevi i denti, perché fate veramente schifo; fatevi la doccia, non in ogni ricorrenza importante ma una volta al giorno, vi prego. Cambiatevi i vestiti ed imparate a rispettare prima di tutto voi stessi!! La pulizia è una delle cose più importanti, per vivere bene!! Come ho già premesso i miei basta sarebbero moltissimi e forse più sostanziali di quelli che ho elencato ma, finisco qui ringraziando New Entry per questo importante e liberatorio giornale. Monica 07
AUTO D'EPOCA
HONDA BEAT
E LE SUE “SORELLE” Oggi voglio parlarVi della Honda Beat, forse pochi di Voi la consoceranno, credetemi dopo aver dato una sbirciata alla foto dell’articolo, non la dimenticherete più. Quest’auto giapponese, appartiene alla famiglia delle keicar, ovvero vetture destinate prevalentemente al mercato interno, il JDM, Japan Domestic Market. Tali vetture hanno dimensioni ridotte, e montano motori altrettanto piccoli. Non per questo però i giapponesi hanno deciso di creare vetture banali, oppure anonime, anzi le keicar spesso hanno linee avveniristiche e soluzioni tecnologiche di tutto rispetto. Guardate la autozam AZ1 e capirete subito che queste auto sono tutto fuorchè banali o prive di personalità. La vettura protagonista dell’articolo monta un piccolo motore turbocompresso di 656 cc a tre cilindri che eroga una potenza di 64 CV. Il peso estremamente contenuto, soli 760 kg e la ripartizione dei pesi che sfiora la soglia del 50 e 50, unita ad un cambio manuale a cinque rapporti con innesti secchi e veloci la rendono una vettura piacevole da guidare e divertente. E’ un cabrio con capotina asportabile manualmente. Ha solo due posti e anche gli interni lasciano davvero il segno, data la originalità delle tinte e della disposizione degli strumenti. I sedili hanno un motivo zebrato e gli strumenti solo solo 3, circolari e ben raggrup08
pati per essere ben visibili dal pilota. Somiglia quasi al quadro strumenti di una moto. La linea è opera del centro stile Pininfarina. Il motore collocato in posizione centrale contribuisce a garantire la ottima ripartizione dei pesi. Gli pneumatici hanno diametro piu largo al posteriore a più stretto al posteriore. Come anticipato dal titolo, la Beat è forse una delle più celebri keicar, insieme alla Suzuky Cappuccino, alla Autozam AZ 1, Nissan Figaro, Dahiatsu Copen. In Italia non sono molti gli estimatori e conoscitori di questi veicoli, anche perché sul nostro mercato interno ne circolano pochissime e tutte ovviamente di importazione. Si contano sulle dita di una mano i centri che nel nostro paese commerciano vetture del genere. Facile imbattersi in queste piccole pesti se si cerca sul mercato nipponico. A me piacciono, divertono, non costano molto e sono un’ottima arma per farsi notare al volante, ci si può anche togliere qualche soddisfazioneSe ne volete una, armatevi di tanta pazienza, trovarla e portarvela a casa potrebbe essere un’impresa lunga e non priva di ostacoli, ma ne vale la pena !!!! Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com
Riflessioni
AUTUNNO E CAMPI GIALLI
Oggi guidavo per stradine di quasi campagna: il cielo grigio carico di nuvoloni, i campi gialli di non so quali colture… Uno spettacolo! Mi sono fermata a fare qualche foto col telefono (devo ricominciare a tenere in borsa la piccola Canon). Amo l’autunno, non solo per i suoi colori, ma per l’atmosfera: dopo la fragorosa ed eccessiva estate, si torna alla normalità, a giornate che accorciandosi invitano al raccoglimento, a temperature che scendendo mi danno voglia di muovermi, di avere addosso abiti caldi… L’anno che -di fatto- comincia a settembre è come l’inizio di una camminata in montagna. Sai che sarà lunga, ma sei ben riposato, hai tutte le energie e, zaino in spalla, ti metti in cammino respirando a pieni polmoni, felice di godere del paesaggio che incontri. Le gambe hanno voglia di muoversi, di ripercorrere strade note, di cimentarsi in percorsi sconosciuti. L’autunno per me è caldo e confortevole, sa di ritorno. Come il ritorno di vecchi amici, di buone abitudini per un po’ abbandonate. È morbido, mi accompagna con calma, gradatamente. Mi consente di farmi il fiato, di allenarmi alle fatiche dei mesi successivi, alla resistenza che la maratona invernale richiede. L’autunno è vario: ha giornate terse di sole e cieli azzurri, ha nuvoloni che corrono, ha giornate grigie, ha le nebbie; ha lo splendore dei colori e i rami spogli; ha il rumore delle foglie
secche che calpesto, l’odore delle nebbioline mattutine e serali; ha il buio della sera, con le luci che si accendono, scie luminose che guizzano per le strade, illuminano le finestre svelando la vita che lì dietro scorre. Bentornato, autunno. Mi sento a casa sul cammino della conoscenza. sguardiepercorsi
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ITINERARI
Ponte nel cielo Tartano (SO) - Valtellina
Il Ponte nel Cielo è un percorso pedonale lungo 234 metri e sospeso a oltre 140 metri di altezza che collega i due versanti della Val Tartano (Campo Tartano a quota 1034 metri e il maggengo Frasnino, a 1038 m) superando l’omonimo torrente: con i suoi numeri, il Ponte nel Cielo è da considerarsi il ponte tibetano più alto d’Europa! Il Ponte, realizzato dal Consorzio Püstarèsc e la cui pavimentazione è costituita da 700 assi in legno di larice della Val Tartano, è percorribile da tutti (anche dai bambini) e offre ai visitatori e agli escursionisti una vista panoramica unica: dalle montagne alla verde vallata del Tartano, dalla diga di Colombera al maggengo Frasnino sino al fondovalle della Valtellina che culmina nel lago di Como. Nello spiazzo in piano all’altezza di Frasnino, inoltre, sarà creato un luogo per il birdwatching: oltre ad aquile e civette, sarà possibile avvistare anche il gallo cedrone, simbolo del Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi. ORARI E BIGLIETTI Il Ponte nel Cielo è aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 16.30 (al sabato fino al tramonto). Costo del biglietto: € 5 (gratuito per bambini e ragazzi fino alle medie). La biglietteria si trova in via Costa, a Campo Tartano. Per accedere durante il weekend, le festività e tutti i giorni dal 3 al 21 agosto è necessario effettuare l’acquisto online del biglietto sul sito ufficiale PONTE NEL CIELO: COME ARRIVARE Il Ponte nel Cielo si trova a Campo Tartano ed è raggiungibile in auto seguendo la Strada Provinciale 11 di Tartano (all’altezza della rotonda della nuova statale 38, a Talamona, si seguano le indicazioni per Tartano). All’arrivo al paese sono a disposizione ampi parcheggi e servizi igienici. E’ possibile raggiungere il Ponte nel Cielo anche 10
con i mezzi pubblici: da Morbegno, infatti, vi è il servizio bus fino a Campo Tartano (info e orari su http://www.stps.it/) CONTRIBUISCI ANCHE TU AL PROGETTO! Con una donazione di € 100 puoi aggiudicarti una delle 700 assi che costituiscono la pavimentazione della passerella. Per la gradita donazione il Consorzio consentirà al donante di passare gratuitamente sul ponte negli orari di apertura per un periodo di 3 anni dalla data di inaugurazione del ponte, di usufruire della baita bivacco consortile realizzato in Frasnino e si vedrà indicato il proprio nominatvo sulla bacheca preposta installata alla partenza del ponte. Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale del Consorzio Püstarèsc
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BARCHETTA CON TARTUFO DI MELA E CACAO Ingredienti per 4 porzioni: 1 mela RED DELICIOUS 200 ml panna montata 2 cucchiai di cacao amaro in polvere 2 cucchiai di zucchero 150 grammi di biscotti tritati finissimi 30 grammi di cocco disidratato 1 limone frutta a piacere per decorare il piatto palline colorate e miele Preparazione ricetta Ricavare dalla parte superiore della mela dei piccoli cappelli da caramellare, tagliare la buccia col coltello scavino ricavando delle barchette, passare il succo di limone sulla polpa per non farla annerire. Grattugiare la mela e metterla in una ciotola, aggiungere lo zucchero, il cacao e biscotti
necessari per ottenere della palline abbastanza compatte. Mettere la polpa di cocco in una ciotolina e girare in essa i tartufi. Caramellare 2 cucchiai di miele e immergere usando lo stecchino i cappelli ottenuti precedentemente, spruzzare su di essi le palline colorate. Anna - www.cucinacreare.it
Orari: da Martedì a Venerdì 5.30/20.00 - Sabato 7.00/20.00 e Domenica 7.00/13.00
Info e prenotazioni 353 316 2543 - PIAZZA ROMA ISORELLA · BS ·
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BEST FRIENDS FOREVER
SE... Se hai paura di avermi dato poche carezze, sappi che non ne ho scordata nemmeno una. Se sei pentito di avermi sgridato anche solo una volta, sappi che io nemmeno me la ricordo. Se pensi di avermi lasciato troppo tempo da solo, sappi che io ti ho sempre aspettato. Se temi di avermi dedicato poco tempo, sappi che io, anche di quel poco, ne ho goduto ogni istante. Se credi di aver giocato poco con me, sappi che io non ho mai contato le volte in cui mi hai lanciato la pallina. Se pensi che io abbia dimenticato il tuo profumo, sappi che anche adesso lo sto annusando nel vento. Se tu volessi rinascere in un’altra vita, sappi che io vorrei essere il tuo cane anche in quella. Se sei convinto di avere qualche difetto, sappi che per me tu sei stata la perfezione. Se credi che l’ amore possa avere una fine, sappi che nel mio cuore il posto per l’ amore è infinito. Se pensi di nutrire dei rimpianti verso me, sappi che io non cambierei un solo secondo della vita che ho trascorso con te. Se credi che io non senta più la tua voce quan-
do mi chiami, basta che tu affidi alla brezza della sera il compito di portarmi le tue parole. Se pensi che io possa scordare il tuo viso, sappi che avrei voluto vivere solamente per godere di un tuo sguardo. Se credi che avrei potuto amare qualcuno più di te, sappi che io ti ho amato più di me stesso. Se pensi che mi sarebbe piaciuto sdraiarmi su di un morbido divano, sappi che con te avrei dormito anche sui sassi. Se credi che io volessi più di ciò che mi hai dato,sappi che io mi sono sempre sentito il cane più felice e ricco del mondo. Se a volte ti sei sentito solo, sappi che io non ho mai lasciato il mio posto accanto a te. Se pensi che la mia vita sia stata breve, sappi che io non avrei voluto vivere nemmeno un minuto in più se non lo avessi passato al tuo fianco. Se temi che io non sia più vicino a te, sappi che appena chiuderai gli occhi io mi addormenterò al tuo fianco. Se pensi di non aver fatto la scelta giusta, sappi che io mi sono sempre fidato di te. Sempre. Se sogni un giorno di potermi rivedere, sappi che sarò lì ad aspettarti, come ho sempre fatto. Emanuele Spud Grandi 13
COMUNICATO STAMPA
Efrem Sagrada un Italiano nel mondo
Produttore, organizzatore, manager di artisti e non solo... Efrem Sagrada è un produttore, manager e organizzatore di grandi eventi a 360 gradi nello Show Business. La sua storia arriva da molto lontano... Inizia a lavorare con i figli di Celentano nel 1994 per gioco. Nel 1997 conosce Miki Del Prete, l’ex produttore, paroliere e manager di Adriano Celentano, ed inizia – per l'appunto-una collaborazione a 360 gradi nello Show Business. In particolare nel 2008 da una idea di Efrem, nasce la Giack CELENTANO’S-CLUB Srl, società di produzioni, management ed eventi su autorizzazione di Adriano, con soci Miki Del Prete, Giacomo Celentano e lo stesso Efrem Sagrada. La società ha come obbiettivo l’estero, o meglio quello che ha fatto in Italia Adriano, con il figlio Giacomo e di portarlo all’estero, grazie ai contatti di Toto Cutugno ed al nome di Celentano: e così si aprono le porte della Russia, Paesi del Nord Europa e non solo... Efrem negli anni collabora con diversi artisti quali Al bano Carrisi, Andrea Bocelli, Mike Tyson e tanti altri. Inoltre produce vari dischi, l’ultimo è stato “Jermaine Jackson” fratello di Michael. Ma non si è fatto mancare nemmeno la TV: e infatti per Canale Italia, ha prodotto un program-
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ma dal titolo CELENTANO’S-CLUB, talent show per volti e voci nuovi/e. Efrem dopo l’esperienza della CELENTANO’S-CLUB e vedendo come va in Italia, nel 2014 si sposta a Londra ove con un socio inglese apre la Seven-Holding London con lo stesso obiettivo della Celentano’s. E inoltre, essendo appassionato di auto, apre su autorizzazione della Ferrari, la “Scuderia Ferrari Club London” (www.scuderiaferrariclublondon. co.uk), il primo club nel Regno Unito dedicato agli appassionati del Cavallino di Maranello. Ma veniamo ora alla “storia” più recente... Purtroppo per colpa del COVID, gli organizzatori si sono trovati costretti a cancellare tutti gli eventi 2020 per ripartire nel 2021 più forti di prima; infatti i grandi eventi cancellati nel 2020, il primo AL BANO & ROMINA POWER sarà a Bucarest Sala Palatului il 19 Febbraio 2021 (per info e prevendite:Ticket: Iabilet.ro oppure Eventim.ro). Il secondo grande evento ZUCCHERO SUGAR FORNACIARI si svolgerà sempre a Bucarest al Sala Palatului ma il 23 Maggio 2021 (per info e prevendite:Ticket: Iabilet.ro oppure Eventim.ro). Production by: Seven-Holding London/Efrem Sagrada,
COMUNICATO STAMPA
MTime Entertainment, VS-Eventi, Prince e Monteforte Group. Inoltre Efrem Sagrada da settembre 2020 è partito con altri progetti: il primo insieme a “Radio Cluster-Fm Alberto Zanni” dal titolo “Talenti”talenti@cluster.fm alla ricerca di nuovi talenti nella musica, un contest radiofonico, dove il vincitore sarà prodotto da una delle etichette create da Miki Del Prete 40 anni fa e che ha prodotto nomi illustri della musica italiana. Le etichette sono: Superstar Records, Fantasy Records e The Shark & Co Records, ora gestite totalmente da Efrem Sagrada. Il secondo progetto dal titolo “Contest” con “Radio Sound-Italia” Radio e Tv Web, sempre alla ricerca di nuove voci e volti, dove il vincitore sarà prodotto da una delle etichette menzionate prima e vincerà anche 2 biglietti per i concerti di AL BANO & ROMINA POWER oppure ZUCCHERO SUGAR FORNACIARI a Bucarest. (seven@sounditalia.it ) Il terzo progetto, sarà partner di “SANREMO-DOC”: sebbene da anni venga realizzato al Palafiori di Sanremo, nel 2021 avrà due grandi saloni presso il Grand-Hotel Des Anglais di Sanremo dal 2 al 6 Marzo 2021 con Radio e Tv dove saranno presenti grandi artisti della musica (e non solo!) e dove si ricercheranno voci e volti nuovi da produrre e portarli all’estero perché il made in Italy è sempre il Top nel mondo. Il vincitore avrà una produzione di un singolo e avrà 2 biglietti omaggio per i concerti sopra men-
Efrem Sagrada zionati. (management@seven-holding.com) Il quarto progetto si chiama “MUSIC LUXURY YACHT”, partirà da Ottobre 2020 per la stagione Marzo/Novembre 2021 nel proporre star nazionali e internazionali della musica, cinema e tv per private party su yacht, castelli, ville e altre location nel mondo, nonché nello show business luxury. Inoltre, in collaborazione con All-Sport Lux, si propongono pacchetti VIP e LUXURY in FORMULA-1 e MOTO-GP per i circuiti di tutto il mondo. (mktlondon@seven-holding.com ) Infine il quinto progetto: partiranno nuove produzioni con personaggi famosi di compilation come quelle realizzate nel passato con Rosalinda Celentano, Randi Ingerman, Federica Moro, Jennipher Rodriguez, Lory Del Santo, Nina Moric e tante altri/e. Nuove produzioni con uscita nel 2021. Che dire, Efrem Sagrada non si fa mancare nulla! Per maggiori informazioni: www.seven-holding.com
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Società
DROGA E MISTIFICAZIONI Agenzie di controllo a pieno regime, forze di polizia schierate, cani antidroga e perquisizioni a sorpresa, scuole e strade perlustrate a tappeto, eppure la lotta alla droga è una guerra persa in partenza, o per lo meno questa è l’impressione che ne ricava. Una battaglia combattuta a suon di arresti, di ingenti sequestri di stupefacente, di titoloni e fiumi di parole. Eppure più si ribaltano le fosse create a misura, più il bacino di utenza s’allarga, come fosse un gioco di anelli concentrici, il ritmo incalzante di una contraddizione dentro l’altra, un’azione e un’inazione dentro l’altra, silenzio e rumore l’uno dentro l’altro, come a voler significare un’impossibilità studiata a tavolino a scardinare il sistema. Governi in guerra, confini che si sgretolano, armi svendute e contropartite di quantitativi di droga da brivido. Da una parte la bandiera della giustizia ben innalzata al vento nel rispetto dei diritti umani, ma dietro al drappo sgargiante c’è il nero piratesco di quanti attendono la propria parte. La droga fa male, la droga non è la soluzione, la droga è da rigettare, tutta. La droga è illegale, si rischia la galera, si rischia la salute, si corre il rischio di farsi del male, 16
peggio, di fare male anche agli altri, ai soliti innocenti che quasi sempre rimangono senza giustizia. C’è l’indicazione illuminata a non fare uso di stupefacenti mentre dall’altra parte c’è il via libera a coltivare in casa propria la droga necessaria al “fabbisogno”. Insomma l’incredulità aumenta a ogni piè sospinto di rinculi, un passo avanti e due indietro, all’occorrenza ce la caviamo con la solita frase usurata ma ben congegnata: non ci siamo accorti di niente, il nostro giardino è senza erbacce, non abbiamo mai visto nessuno spacciare. Eppure a ogni angolo di strada si spaccia, non è qualcosa di celato, di mimetizzato, è chiaro come il sole dove sta in vendita la roba, si fuma e ci si inebetisce di droga qui e là, senza problemi, se non quando l’overdose incoglie, il coma etilico entra a gamba tesa alle nove di mattina, oppure qualche incidente ci parla di umanità disintegrata da qualcosa che non è accettabile licenziare come una ragazzata. Incessante il dispendio di propaganda sui soliti mercanti di morte, da anni e anni, tutti andati a male, si sente parlare di questa assai poco reale casata, senza mai riuscire a debellarne la residenza. Di contro però poco si sente parlare dei tanti e bravi ragazzi che ogni giorno vanno alla loro ricerca. Chissà forse sarebbe buona cosa una volta per tutte investire in cultura e formazione, anche nella famiglia dove è fin troppo palese lo scollamento tra l’attenzione sensibile e il non sapere cosa fa tuo figlio. Affermare “ti voglio bene” contempla una grande responsabilità, perché significa esser presenti anche quando nostro figlio con noi non intende parlare. Vincenzo Andraous
Riflessioni
IO CHE... ...e nonostante i forzati balli coi lupi rimango sempre io, a metterci la faccia in qualunque situazione. Io, che in questa ancor bella età, osservo con la gioventù del cuore la discesa generosa del tramonto. Ancora denso di luce, pur con tutti gli inganni attraversati e i sogni calpestati. Io che ancora credo, che ancora spingo sogni bambini a diventare grandi e forti...come se la vita non dovesse aver fine mai. Io, che rifiuto le meschinità e coi miei demoni converso, per convincerli che è meglio e comunque essere angeli, anche se si soffre il doppio.
Io, che quando sono triste ritrovo il giardino incantato negli occhi del mio nipotino, ritornando a credere che la bellezza è dentro noi. E non finisce mai. Io, che mi illudo, che baratto i miei sogni per un sorriso autentico, che come i cani fiuto il percorso che mi conduca a me. Poiché ciò che più mi aspetto è riuscire a essere il meglio di me. E scrivo, tanto e continuamente, affinché tutti i pensieri siano ali. Capaci di volare laddove la mia natura fragile e fallibile non può giungere. Ciò che scrivo, invece può volare...ovunque! Pinella Gambino
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QUESTO È IL MIO NOME di Micky
Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.
Piera/Piero
Il nome Piero e il suo corrispettivo femminile Piera sono una variante, nata durante il Medioevo, del nome Pietro. Pietro e la sua variante Piero rimasero interscambiabili fino al XIX secolo, periodo in cui Piero diventò un nome distinto e autonomo. Il nome Pietro, e quindi Piero, derivano dal termine greco petros il cui significato è “roccia” o “pietra”. Altri studi etimologici indicano il termine aramaico kefa, trasformato successivamente in kephaas, come progenitore del nome greco Petros e quindi del latino Petrus. Il nome Pietro fu dato da Gesù a Simone che gli disse ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa’. Esistono diversi altri nomi che hanno la radice Piero. Solo per citarne alcuni: Pierluigi, Piergiorgio, Pierpaolo, Piercarlo, Piermaria, Pierangelo/a, Pieranna, Pierino/a.
quali Roma e molte altre.
Caratteristiche del nome Chi porta il nome Piero o Piera è una persona in continua evoluzione, cerca sempre di rinnovarsi ed è sempre piena di idee. Abile con le mani, le piace stare all’aperto e creare oggetti.
Origine: greca Parola chiave: evoluzione Varianti maschili: Pier Varianti maschili alterate: Pierino, Pierotto Nomi composti maschili: Pierangelo, Pierantonio, Piercarlo, Piergiorgio, Pierluigi, Piermaria, Pierpaolo Varianti femminili alterate: Pierina, Pieretta Nomi composti femminili: Pieranna Numero portafortuna: 8 Onomastico Colore: Giallo Si festeggia il 29 giugno in onore di San Pietro Pietra Simbolo: Diamante principe degli apostoli, primo papa della Chiesa. Metallo: Oro Pietro è patrono degli orologiai, dei pescatori, Onomastico: 29 Giugno dei fabbri e degli orologiai. È patrono di città Segno zodiacale corrispondente: Leone
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TERRITORIO
A VIADANA DI CALVISANO INAUGURATO IL DEFIBRILLATORE PUBBLICO In questi tre anni di attività l'Associazione Viadana Eventi ha cercato di portare nella frazione di Viadana più vitalità. Possiamo affermare in tutta franchezza che c'è riuscita e in pochissimo tempo. Numerosi gli eventi organizzati in questo lasso di tempo tra spiedi, feste della birra e bancarelle di Natale ma ciò che ci preme sottolineare maggiormente è che non è mai mancato l'aspetto della solidarietà, del volere a tutti i costi aiutare associazioni del territorio come il "Centro Aiuto per la Vita" e "Casa da Grande" senza dimenticare la consegna delle mascherine a tutte le famiglie durante il lockdown. E così mercoledì 7 ottobre in Piazza Gepi Guarisco si è aggiunto un altro tassello che può solo rendere orgogliosi i componenti dell'Associazione: l'inaugurazione del defibrillatore pubblico grazie alla collaborazione della ditta CHIRO che lo ha donato. Il presidente Ferdinando Scarpella ha così espresso il suo pensiero: "Grazie all'unione di tutte le forze il nostro paesello diventerà sempre più vivo. Ringrazio pubblicamente la ditta CHIRO della donazione e voglio ricordare che è possibile iscriversi GRATUITAMENTE ai corsi di formazione per l'utilizzo del defibrillatore presso la Croce Rossa di Calvisano. I costi relativi ai corsi di coloro che parteciperanno saranno esclusivamente a carico dell'Associazione Viadana Eventi.
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Foto realizzate da Amadio Parolini
TERRITORIO
LETTERA AL DIRIGENTE Sono mille, un milione di miliardi, i volti, gesti, parole, sorrisi, che s’incontrano lungo un cammino tanto tortuoso quanto lieto chiamato vita. Sono poche quelle che lasciano un segno, impronta indelebile che mai nessuno, in nessun tempo o luogo potrà derubare o scemare in bellezza ed essenza. Un particolare e dovizioso ringraziamento vorremmo giungesse con affetto e stima al dirigente Giorgio Tortelli che per anni ha svolto il suo operato presso l’istituto comprensivo di Remedello dedicandosi con particolare attenzione ai molteplici dilemmi che il quotidiano offriva. Da qualche tempo operante presso l’istituto Mariano Fortuny di Brescia. Sono passati in un soffio gli anni. Domani per lui un nuovo cammino prende inizio, di riposo e di pausa dal trambusto a cui era abituato. E’ stato per noi famiglia compagno fido di viaggio; passo dopo passo ha con noi lottato, creduto, sperato, osato, affinchè Vittoria potesse sfruttare al meglio le opportunità cognitive e di relazione. Con commozione ricordo i tanti discorsi, sogni gettati, rincorsi, afferrati, rilanciati. Ha saputo sollevare un volto rigato di lacrime, il mio, quando sembrava che tutto fosse finito, che nessuna mano bussasse alla porta; che la burocrazia ci tagliasse le gambe; che la malattia affondasse radici ancora più fonde e crudeli... Abbiamo insieme galoppato le vie, condividendo gioie e dolori, vittorie. A distanza possiamo dire con orgoglio e gioia che è merito suo se la mia Vittoria quando era alla secondaria ha potuto dimostrare di comprendere, dando riscontro positivo; facendo capire che nulla era finito, che si poteva ancora sperare e tentare, sfidare; che la malattia non era un punto fermo ma di partenza, ponte di lancio verso l’infinito. Piansi lacrime amare quando seppi del suo trasferimento, mi sentivo in abbandono. Fu con poche parole che seppe ridarmi forza ed energia. Mi disse che se avessi smesso di lottare per Vittoria sarebbe stata la fine; che ce l’avrei fatta, che ci
saremmo tenuti in contatto. La parola ha mantenuto. Nelle mille traversie di una scuola superiore, da dietro le quinte, suggeriva e dava consigli, ammoniva, rincuorava, dava vicinanza ed affetto. La nostra fortuna è stata di averlo incontrato, di aver riposto nella sua figura fiducia piena, incondizionata. Mi addolora l’aver sentito per vie traverse parole poco gentili rivolte al suo operato o ai gesti bruschi che talvolta lo caratterizzavano. Nessuno è perfetto ma il dirigente, il nostro dirigente, è di animo gentile e generoso, buono, ilare, cordiale, affettuoso e misericordioso, competente, disponibile. Lo ringrazierebbe di certa la maestra Rita Piva, strappata alla vita l’11 aprile, la quale con senso di riconoscenza lo ricordava sempre e in lui serbava fiducia e stima. Lo ricorda la maestra Giovanna Bonetti per aver condiviso una parte di cammino scolastico. Lo ricordano i piccoli e grandi allievi da lui accolti con severa bontà. Lo ricorderà Joseph Bankole da lui accolto e supportato nell’ingresso a breve nella scuola superiore, aiutando, valutando, mettendo in atto le varie strategie. Lo ricorda quella furbastra di Vittoria che una mattina essendo l’insegnate di sostegno assente lo prese per mano e si fece accompagnare in classe. Lo ricorda la piccola Celeste… Per tutti coloro che non lo hanno saputo comprendere, apprezzare, amare, non sanno cosa si sono persi… Poche righe per tratteggiare un tratto di vita, ora volge in muta. Vittoria, Celeste con mamma Milena e papà Giorgio ringraziano di cuore “il dirigente” per aver saputo e voluto credere nella vita, dando appoggio pieno alla fragilità, supportando le famiglia nel complicato intrico burocratico ed umano. Mamma Milena chiede “scusa” per tutte le volte che l’ha disturbato … La nostra famiglia altro non può dire che “GRAZIE!! ED ANCORA GRAZIE!! LE VOGLIAMO TANTO TANTO BENE…” Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste 21
TERRITORIO
Un simbolo molto caro ai Remedellesi: dopo 55 anni ritorna la fontana in Piazza Bonsignori
Era il 1965 quando della fontana di Piazza Bonsignori a Remedello si persero le tracce... E stato l'anno 2020, detto del Covid, a portare come segno di rinascita e speranza una copia autentica di quella fontana, che ritrova la sua collocazione nuovamente nella piazza Bonsignori di Remedello. Domenica 11 Ottobre è avvenuta l'inaugurazione della stessa ma ora lasciamo la parola al Sindaco Simone Ferrari: "Grazie alla scelta politica di amministrare portando a scadenza i mutui in essere al bilancio comunale, che erano 64 nel 2009 E DI NON RINNOVARLI (evitando la RINEGOZIAZIONE DEI MUTUI) anno in cui Francesca Ceruti prese in mano le redini di Remedello, quest'anno, per la prima volta, abbiamo potuto registrare un avanzo spendibile di 40mila euro. 28mila di questi li abbiamo investiti nella nuova automobile della polizia locale ormai in consegna a giorni e 12mila nella fontana di piazza Bonsignori. Grazie alla chiusura dei 22
mutui i soldi prima spesi nelle rate ora sono spendibili in opere e misure concrete e l'anno prossimo saranno addirittura 100mila. Tornando alla fontana crediamo che giustizia sia stata fatta e che ora la piazza Bonsignori abbia ricevuto quanto mal tolto. É emozionante vedere di nuovo dal vivo quello che si poteva solo ammirare in vecchie foto storiche. Un tuffo nella Remedello degli anni cinquanta. La FONTANA vuole rappresentare anche un segno di speranza per tutto quello che abbiamo patito come comunità durante questa crisi pandemica. La Fontana sia segno di speranza anche e soprattutto per chi oggi sta soffrendo, a chi é malato, a chi sta lottando tra la vita e la morte. Grazie Francesca Ceruti, Grazie Squadra Paese Nuovo, grazie a chi ha contribuito, grazie Remedello!!! Un simbolo molto caro ai Remedellesi che oggi possono tornare ad ammirarla dal vivo. Altro importante traguardo raggiunto qualche settimana fa, l'i-
TERRITORIO
naugurazione del puntoacqua a Remedello Sotto in occasione della sagra di S.Luigi. Ce lo racconta il Consigliere della Regione Lombardia Francesca Ceruti: "Un'opera che è stata consegnata dall'Amministrazione Comunale di Remedello ai Remedellesi come promesso e
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che oltre a rappresentare una comodità e un buon servizio per i residenti è un ottimo strumento per limitare l'uso della plastica. Come sempre siamo attenti anche a tenere alta la guardia sotto un aspetto ambientale. Gianluca Boffetti
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ARIETE 21/03 - 20/04 Disciplina a tavola, se volete, ma immediata intraprendenza realizzatrice nel campo degli affari finanziari, Amore da favola e salute di ferro... Qualche bisticcio con gli amici ma nulla di che...
TORO 21/04 - 20/05 La prima bella previsione è per i giovani che sono alla ricerca di un lavoro o di una prima affermazione professionale, ma anche di un primo o un nuovo amore. Qualche acciacco per quanto riguarda la salute ma nulla di grave...
GEMELLI 21/05 - 21/06 La fortuna suona una volta, ma a voi suona invece due volte Amore, lavoro, hobby quasi a sfiorare l’eterna felicità... Naturalmente è anche merito della vostra capacità di relazione con gli altri che vi permetterà di fare nuove conoscenze interessanti.
CANCRO 22/06 - 22/07 Aspetto non ideale per il lavoro. La vostra forza è l’amore, Perdetevi pure nella passione e fatevi travolgere. Una festa tra amici vi risollevarà dai pensieri tristi che attanagliano la vostra mente. Rilassatevi...
LEONE 23/07 - 23/08 Un po’ di riserva dobbiamo averla perché non tutti avete superato gli intoppi creati negli ultimi giorni. Successo, guadagno e passione arrivono... Qualche acciacco per quanto riguarda la salute ma questo non creerà alcun problema.
VERGINE 24/08 - 22/09 Giorni che richiedono vita disciplinata. Avete ragione di lamentarvi anche nel lavoro, ma è proprio questa Luna che annuncia svolte e progressi. Con il partner qualche discussione di troppo... Calma!
BILANCIA 23/09 - 22/10 Crampi e stiramenti, primi effetti che non risparmiano nemmeno le collaborazioni. Ma non è il caso di creare problemi, aveteuna settimana luminosa che porta nel vostro mare agitato buone occasioni e molto amore.
SCORPIONE 23/10 - 22/11 Sarà la volta delle relazioni di coppia o delle associazioni di qualsivoglia genere, nelle quali dovrete impegnarvi ulteriormente. La settimana inizia nervosamente, per poi consegnarvi un paio di giornate intense sotto il profilo emozionale.
SAGITTARIO 23/11 - 21/12 L’amore ha qualche cedimento? Normale, gli alti e bassi li hanno tutti ma a voi è richiesta più calma e pazienza... Lasciate perdere le dicussioni vecchie e guardate avanti. L’amore vi sorriderà...
CAPRICORNO 22/12 - 20/01 Amore. Sensualità e romanticismo ridotti al lumicino. Siete troppo impegnate a litigare. Pensate anche ad altro! Lavoro. Novità positive per il portafoglio. Salute. Cupezze immotivate. State su!
ACQUARIO 21/01 - 19/02 Amore. Ipercritiche con il partner. Amare qualcuno vuol dire accettarne anche i difetti. Ricordatelo. Lavoro. Accordi sfumati, ci vuole pazienza. Salute. Lievi malesseri. Riguardatevi, ma non siate ipocondriache.
PESCI 20/02 - 20/03 Amore. I corteggiatori vi ronzano attorno grazie ad un fascino magnetico. Lavoro. Svolte importanti. Accogliete le novità con fiducia. Salute. Gola tentatrice. Occhio alle trasgressioni a tavola.
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Ed è Poesia
“La vecchia casa” Dal remoto angolo della memoria sei apparsa nel mio sogno, con mura un pò sgretolate, porte, finestre sbiancate, occhi semi accecati. Vetusta nell’ombra del noce immersa, vicino al pozzo con fresca acqua tersa. Bisbigliano qualcosa l’infanzia e la giovinezza, mi guardano con rimprovero o compassione? Mi ha portato il sogno e non per cercare spiegazione, percorrevo strade, frontiere, per orientamento guardavo il sole, il firmamento. Fuori alba, vespero nel sogno mi sveglio o mi addormento, sono arrivata o me ne sono già andata? Inutili domande.... l’orologio dell’Universo è preciso e disadorno, e la via senza ritorno. Darina Naumova
“Tramestio” Scure le ombre, copiose s’addensano fra volti e ricordi, fanno eco nella distratta lontananza di remote fantasie. Tramestio cheto, accompagna sogni passi, solleva desi. Si rinnovano interrogazioni, salse inquietano, animi appesantiti. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste 26
“Emozioni” Con l’arcobaleno dei colori dipingo emozioni trasformo pensieri in paesaggi realizzo sogni in progetti umani. Giuzzi Daniela
“Come salici piangenti”
Notte d’infinita sinfonia dov’è tremula la luce d’una stella Danza anche la luna se di melodia n’è colma l’aria e mentre i grilli parlottano chiassosi tra di loro rare lucciole s’accampano tra l’erba a festeggiare Notte solitaria e strana ch’emani profumi d’una estate avara d’emozioni t’affacci a noi come salici piangenti ricurvi sopra un fosso e or che l’acqua come sempre scorre al basso così lo scivolar del tempo par rappreso tra le crepe d’un muro posto a sud Ed è l’immergersi nelle acque cristalline dopo il destarsi da un sonno affannato che rigenera lo spirito e accentua i colori rendendo vivida anche la dolcezza degli sguardi Nell’immobile luce del mattino docile l’alba s’alza vestendo la terra d’un colore nuovo e a labbra dischiuse saluta la notte sfiorando sommessa ogni raggio di sole che affiora dietro la collina Rosa Leone
BRODO DI GIUGGOLE È stagione di giuggiole (le zöbie) frutto della pianta del giuggiolo, di origini asiatiche, conosciuto e apprezzato fin dai tempi degli antichi Egizi e dai Fenici, poi diffuso nei Paesi Mediterranei compresa l’Italia. Presso gli antichi Romani il giuggiolo era “simbolo del silenzio”, usato per adornare templi dedicati alla dea Prudenza, mentre in campagna era ritenuto un albero portafortuna. Nel Medioevo furono i monaci a tramandarne conoscenza e tradizioni, con decotti e preparazioni erboristiche. In epoca rinascimentale i Gonzaga, che possedevano una ricca residenza vicino al Lago di Garda, esaltarono l’uso delle giuggiole producendo un delizioso liquore chiamato brodo di giuggiole, perfetto per inzupparvi torte e biscotti secchi, oppure bevuto come digestivo a fine pasto. La giuggiola contiene vitamine e minerali dalle proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e utili ad alleviare ansia e depressione. È coltivata tuttora in Lombardia e in Veneto, soprattutto ad Arquà Petrarca, che l’ha eletto frutto simbolo del proprio territorio, sia da consumare fresca, sotto spirito, in confetture e per la preparazione elaborata appunto del famoso liquore “brodo di giuggiole”. La fama di que-
Riflessioni
sto liquore diede origine all’espressione metaforica molto incisiva, ancora spesso utilizzata nel linguaggio comune, “andare in brodo di giuggiole”: trovarsi in una situazione, uno stato d’animo estremamente piacevole, sentirsi quasi in estasi. Spesso però è rivolto ironicamente nei confronti di qualcuno che ha un’espressione estasiata un po’ esagerata rispetto ad una situazione o ad una persona che le fa battere il cuore. Ornella Olfi
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Riflessioni
QUEL VENTO DELL’IGNORANZA DI OGGI “Alla cassa di un supermercato una signora anziana sceglie un sacchetto di plastica per metterci i suoi acquisti. La cassiera le rimprovera di non adeguarsi all’ecologia e gli dice: “La tua generazione non comprende semplicemente il movimento ecologico. Noi giovani stiamo pagando per la vecchia generazione che ha sprecato tutte le risorse! “ La vecchietta si scusa con la cassiera e spiega: “Mi dispiace, non c’era nessun movimento ecologista al mio tempo.” Mentre lei lascia la cassa, affranta, la cassiera aggiunge: “Sono persone come voi che hanno rovinato tutte le risorse a nostre spese. È vero, non si faceva assolutamente caso alla protezione dell’ambiente nel tuo tempo.” Allora, un po’ arrabbiata, la vecchia signora fa osservare che all’epoca restituivamo le bottiglie di vetro registrate al negozio. Il negozio le rimandava in fabbrica per essere lavate, sterilizzate e utilizzate nuovamente: le bottiglie erano riciclate. La carta e i sacchetti di carta si usavano più volte e quando erano ormai inutilizzabili si usavano per accendere il fuoco. Non c’era il “residuo” e l’umido si dava da mangiare agli animali. Ma noi non conoscevamo il movimento ecologista. E poi aggiunge:“Ai miei 38
tempi salivamo le scale a piedi: non avevamo le scale mobili e pochi ascensori. Non si usava l’auto ogni volta che bisognava muoversi di due strade: camminavamo fino al negozio all’angolo. Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista. Non si conoscevano i pannolini usa e getta: si lavavano i pannolini dei neonati. Facevamo asciugare i vestiti fuori su una corda. Avevamo una sveglia che caricavamo la sera. In cucina, ci si attivava per preparare i pasti; non si disponeva di tutti questi aggeggi elettrici specializzati per preparare tutto senza sforzi e che mangiano tutti i watt che Enel produce. Quando si imballavano degli elementi fragili da inviare per posta, si usava come imbottitura della carta da giornale o dalla ovatta, in scatole già usate, non bolle di polistirolo o di plastica. Non avevamo i tosaerba a benzina o trattori: si usava l’olio di gomito per falciare il prato. Lavoravamo fisicamente; non avevamo bisogno di andare in una palestra per correre sul tapis roulant che funzionano con l’elettricità. Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista. Bevevamo l’acqua alla fontana quando avevamo sete. Non avevamo tazze o bottiglie di pla-
Riflessioni
stica da gettare. Si riempivano le penne in una bottiglia d’inchiostro invece di comprare una nuova penna ogni volta. Rimpiazzavamo le lame di rasoio invece di gettare il rasoio intero dopo alcuni usi. Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista. Le persone prendevano il bus, la metro, il treno e i bambini si recavano a scuola in bicicletta o a piedi invece di usare la macchina di famiglia con la mamma come un servizio di taxi 24 h su 24. Bambini tenevano lo stesso astuccio per diversi anni, i quaderni continuavano da un anno all’altro, le matite, gomme temperamatite e altri accessori duravano fintanto che potevano, non un astuccio tutti gli anni e dei quaderni gettati a fine giugno, nuovi: matite e gomme con un nuovo slogan ad ogni occasione. Ma, è vero, noi non conoscevamo il movi-
mento ecologista! C’era solo una presa di corrente per stanza, e non una serie multipresa per alimentare tutta la panoplia degli accessori elettrici indispensabili ai giovani di oggi. Allora non farmi incazzare col tuo movimento ecologista! Tutto quello che si lamenta, è di non aver avuto abbastanza presto la pillola, per evitare di generare la generazione di giovani idioti come voi, che si immagina di aver inventato tutto, a cominciare dal lavoro, che non sanno scrivere 10 linee senza fare 20 errori di ortografia, che non hanno mai aperto un libro oltre che dei fumetti,che non sanno dove passa il Danubio quando proponi loro la scelta tra Vienna o Atene, ecc. Ma che credono comunque poter dare lezioni agli altri, dall’alto della loro ignoranza!
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L’INTERVISTA
ERIKA ANTARES
Ph. Leonardo Parisi
LA CURVY CHE HA STREGATO LA FOTOGRAFIA Impossibile non notarla. Erika Antares è bella, sensuale, appariscente. Una fotomodella curvy che ha saputo costruire la sua immagine – e di conseguenza il suo successo – proprio sulle sue forme generose e su una femminilità improntata all’insegna dell’abbondanza. Fra lei e la fotografia, il feeling è sicuro e consolidato. Da ormai 15 anni, il suo personaggio è ricercato in giro per l’Italia perché particolare, originale e lontano dallo stereotipo della fotomodella anoressica, dove non c’è spazio per nessuna curva di troppo. Ma non solo. Erika è anche studentessa, fotografa amatoriale e orgogliosamente romana con un accento che non tradisce la sua origine nella Capitale. La fotografia però l’ha portata in giro per lo Stivale, facendole scoprire persone e paesaggi che le hanno permesso di crescere. Eppure la voglia di sperimentare non le è passata. Appena può si tuffa in qualche progetto a patto che il suo naturale esibizionismo possa coniugarsi con eleganza e semplicità. E in questo periodo di post-emergenza sanitaria è pronta a rimettersi in gioco, naturalmente da protagonista assoluta… Fra te e la fotografia, era scritto nel destino che la scintilla dovesse nascere… La passione per la fotografia scaturisce in me sin da bambina, quando i miei genitori avevano in casa numerose collezioni di macchine fotografiche; da quel momento non ho potuto più fare a meno di scattare e guardare il mondo da un obbiettivo… E da quel momento ha preso il via la tua carriera. Mi sono avvicinata al mondo del modelling ormai 15 anni fa, quando nel 2005 venni avvicinata da alcuni agenti di un noto concorso di 40
bellezza e da lì iniziai a conoscere il settore fotografico dall’altro lato della macchina fotografica. Naturalmente, non tutto è filato via liscio. Ho interrotto diverse volte quello che era iniziato per gioco e per esibizionismo, finchè non mi sono decisa di trasformarlo in un vero e proprio lavoro. Dal 2012, posso dire con orgoglio che sono a tutti gli effetti ed a tempo pieno una fotomodella. Una scelta che ti ha fatto sentire orgogliosa di te? Assolutamente sì! Sono felicissima del mio percorso lavorativo che, tra alti e bassi, mi ha portato tantissime soddisfazioni e tante belle conoscenze,oltre ad instaurare collaborazioni con progetti italiani e stranieri. E poi, la fotografia è stata scuola di vita e una splendida occasione per incontrare persone che custodisco nel mio cuore. Per questo ripenso sempre con gioia alle decine di collaborazioni con fotografi professionisti di varie regioni di Italia e alle tante collabo-
L’INTERVISTA
razioni con varie modelle. Cosa ti ha regalato la fotografia? Mi ha trasmesso sicurezza e mi ha insegnato ad amare di più il mio corpo e la mia anima. Il mio lavoro non è solamente un mero piacere, ma anche un viaggio introspettivo dentro me stessa, una via di comunicazione tra me e coloro che giudicano il mio operato. La fotografia, le immagini, le pose e gli sguardi sono il mio modo di esprimermi, di far conoscere me stessa; dietro ogni mio scatto ci sono io, c’è il mio cuore, la mia anima, il mio cervello assieme alla scatola che li contiene. Anche sul set, spesso ti piace condividere questa esperienza con altre fotomodelle. E ne escono scatti che… talvolta fanno sussultare gli uomini! Scherzi a parte, ho iniziato a collaborare con diverse colleghe nel 2014; avevo iniziato da due anni ad introdurmi nel settore della fotografia e la voglia di mettermi in gioco e di conoscere altre persone del mio stesso settore, mi hanno spinta a diversi shootings di coppia... Posare insieme a loro è sempre un’emozione che voi spettatori potrete gustare attraverso gli scatti che pubblico sui miei profili social, io ho la fortuna di vivere in prima persona quelle emozioni. Cosa serve per andare d’accordo sul set? Occorre che si instauri un rapporto di grande
Ph. Leonardo Parisi
affetto, sentimento, stima e fiducia... Cos’altro bisogna sapere di Erika Antares? Sono una donna che spesso ha sofferto per trovare serenità. Ma che anche grazie alla fotografia ha ritrovato personalità, autostima e soddisfazioni… CONTATTI www.erikaantares.it @erikaantares_official
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RIDIAMOCI SOPRA
Il giudice alla signora: “Mi dica, perché vuole divorziare da suo marito?”. “Eh, signor giudice, mi tratta come un cane!”. “La maltratta, la percuote?”. “No, pretende che io sia fedele”. Periodo oscuro della Francia medievale. Un uomo passeggia per la città quando vede in una piazza una donna legata a un palo sopra una catasta di legno. Si avvicina a un uomo e gli chiede: “Scusi, mi sa dire chi è quella donna?”. “Credo sia Giovanna D’Arco”. “Ne è sicuro?”. “Penso di sì!”. “È la sua risposta definitiva?”. “Sì”. “L’accendiamo?”. Due amici si incontrano e dopo i soliti convenevoli uno chiede all’altro: “Come va con tua moglie?”. “Sai, temo che mi tradisca” dice l’altro. “Ma va là, non è possibile, come fai a dirlo?”. “Sai - risponde l’altro - per il mio lavoro ci trasferiamo per lunghi periodi in altre città”. “E allora?”. “Siamo stati due anni a Milano, tre a Napoli, quattro anni a Torino e adesso siamo qui a Palermo da un anno”. “E allora?”. “Sai - dice l’altro - il postino è sempre lo stesso!”. Al bar dello spaccio della caserma dei carabinieri: “Che gelati ci sono?”. chiede il commilitone. “Vaniglia e cioccolato” risponde con voce molto roca il
carabiniere di turno al bar. “Che hai la laringite?”. “Macché... ho solo vaniglia e cioccolato!” Come si chiama il più famoso dentista giapponese? Tekuro Nakarie. “Dottore, mio marito mi trascura; vorrei farlo tornare come un toro”. “Bene si spogli!”. “Ma dottore, che dice?”. “Signora se vuole far tornare suo marito come un toro, incominciamo dalle corna!”. Un tizio, nel viottolo di accesso di casa sua, sta pulendo il giardino quando vede la sua bella e biondissima vicina andare alla cassetta delle lettere, aprirla, darle un’occhiata e richiuderla subito dopo, evidentemente contrariata. Poco dopo la ragazza esce nuovamente di casa, guarda nella cassetta delle lettere, la richiude con un colpo e rientra arrabbiatissima in casa. Alla terza volta il tizio le si avvicina e chiede: “Qualcosa non va?”. “Tutto” - dice la biondona - “Quel maledetto computer continua a dirmi che è arrivata della posta!”. “Questa situazione mi secca” come disse una merda nel deserto.
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Riflessioni
CARPE DIEM - COGLI L’ATTIMO “Nonno... nonno! Sul mio libro di storia c’è scritto che nel marzo 2020 c’è stata una pandemia! Ma cosa è accaduto?” -”E’ accaduto che dalla Cina è arrivato fino a noi un terribile virus influenzale mai studiato prima...” -”E poi?” -”Ci siamo tutti messi in quarantena, nessuno poteva muoversi da casa se non per comprare i viveri al supermercato. E’ accaduto da un momento all’altro, il giorno prima eravamo tutti insieme... amici, parenti, poi la mattina del 9 marzo ci siamo ritrovati con la vita capovolta”. -”E poi cosa è accaduto?” -”Siamo rimasti tanto tempo col solo contatto via internet, sai per fortuna esistevano i telefoni e i
computer. La gente si è responsabilizzata, abbiamo inquinato meno, abbiamo in parte riscoperto delle cose che non pensavamo di saper fare. Alla fine venne la bella stagione, e il primo pensiero fu quello di uscire per incontrare tutti. Il mondo si era fermato, per noi, però un aspetto positivo c’è stato: abbiamo capito il valore delle cose proprio perché ci sono state tolte. E credimi nipote, che il caffé che ho bevuto quando il bar ha riaperto, sebbene fosse stato fatto con lo stesso chicco di prima, era buonissimo. -”Perché?” -”Perché aveva il sapore di un paese che ce l’aveva fatta”. Questo è l'augurio di tutti noi!
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Teenager
La casa di carta (La casa de papel) è una serie televisiva spagnola ideata da Álex Pina. Dopo il grande successo sul canale Antena 3, la serie è stata acquisita da Netflix che ha ritrasmesso la prima stagione rimontata, diminuendo la durata degli episodi e dividendola così in due parti; successivamente ha prodotto altre due stagioni divise anch’esse in due parti. Trama prima e seconda parte La storia narra gli sviluppi di una rapina estremamente ambiziosa e originale: irrompere nella Fábrica Nacional de Moneda y Timbre, a Madrid, far stampare migliaia di milioni di banconote e scappare con il bottino. L’ideatore di questa impresa è un uomo conosciuto come “il Professore”. Il reclutamento di ogni singolo membro della squadra non è affatto casuale: il Professore, infatti, seleziona attentamente un gruppo di individui con precedenti penali, i quali, per motivi di estrazione sociale, non hanno nulla 44
da perdere. Ciascun membro durante la rapina agisce vestito di rosso con una maschera del pittore spagnolo Salvador Dalí. Considerato il divieto di rivelare la propria identità, a ciascun componente della banda viene assegnato il nome di una città: Tokyo, Mosca, Berlino, Nairobi, Rio, Denver, Helsinki e Oslo. Non solo le identità devono rimanere celate, ma ai fini della professionalità viene anche proibito di instaurare relazioni personali o sentimentali. I protagonisti si nascondono per cinque mesi in una vastissima tenuta di caccia abbandonata nelle campagne di Toledo per prepararsi adeguatamente, facendo tutte le simulazioni necessarie per affrontare qualsiasi possibile imprevisto. La ragazza soprannominata Tokyo è la voce narrante che commenta le diverse dinamiche della vicenda. Durante lo svolgimento degli eventi sorgono divergenze tra gli otto rapinatori e il rischio di compromettere l’intera operazione aleggia costantemente. Fingendosi poliziotti che scortano un tir pieno di bobine di carta per banconote, i componenti della banda riescono a entrare nella zecca di Stato, in un’azione coordinata dall’esterno dal Professore. Dal momento in cui gli occupanti vengono presi in ostaggio, il capo del gruppo (Berlino) decide di instaurare una certa empatia con ognuno di loro, specificando subito che non intendono fare del male a nessuno. La reclusione all’interno della zecca è stimata in 10 giorni all’incirca, tempo necessario per stampare la somma prestabilita e realizzare la via di fuga. La polizia prende le dovute contromi-
Teenager
sure e invia sul posto come negoziatrice l’ispettrice Raquel Murillo, una donna dalla grande determinazione, madre di una bambina e con una difficile situazione personale. Tutto sembra procedere come pianificato dal Professore, comprese le contromosse ai vari tentativi della polizia di interrompere la rapina, ma a un certo punto, nonostante l’accurata preparazione, la storia prende degli sviluppi inattesi, anche e soprattutto sul piano personale, che mettono a rischio l’esito del colpo e che cambiano le vite di ognuno dei protagonisti, ispettrice Murillo compresa. Il colpo riesce e la banda scappa in isole paradisiache in gruppi di due, girando il mondo per due anni. Terza e quarta parte I componenti del gruppo si riuniscono nuovamente quando Rio viene catturato dalla polizia, e decidono di aiutarlo organizzando un altro colpo: rubare l’oro della Banca di Spagna. Questo colpo era stato concepito 5 anni prima da Berlino e da Martín, suo amico che partecipa alla nuova rapina con il nome di Palermo e il ruolo di capo, visto che Berlino era perito sotto i colpi delle Squadre Speciali alla Zecca.
La banda, dopo essersi riunita in una parte del monastero cistercense fuori Firenze, studia per circa 5 mesi il nuovo colpo e i metodi di contrattazione per ottenere la restituzione di Rio, che nel frattempo viene torturato e interrogato in un luogo segreto. Fanno ingresso nella banda anche Marsiglia, militare estremamente animalista, e Bogotà, il miglior saldatore al mondo. Fingendosi il VI Plotone della I Compagnia BPAC dell’Esercito Spagnolo, arrivato per rendere sicuro l’edificio dopo che migliaia di banconote sono state rovesciate da alcuni dirigibili su Madrid, causando un caos generalizzato, la banda si infiltra nella sede centrale di Madrid del Banco de España, divenuta teatro di forti proteste del popolo a favore dei rapinatori, sequestrando tutte le persone presenti all’interno. Arrivati a 48 m sottoterra, i rapinatori si trovano di fronte all’ostacolo principale alla buona riuscita del piano: l’oro, così come ad alcune cassette piene di segreti di Stato, volute al fine di utilizzarle come strumento di ricatto nei confronti delle forze dell’ordine. L’oro si trova custodito all’interno di una camera blindata che, in caso di manomissione, si allaga in pochi minuti. In-
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Teenager
stallando una camera di decompressione e con l’ausilio di tute da sub e bombole d’ossigeno, i rapinatori riescono a recuperare a completare la missione, e Bogotà e Nairobi avviano immediatamente le operazioni per fondere le 90 tonnellate d’oro della Riserva Nazionale Spagnola Nel frattempo il Professore e Lisbona (il nuovo nome in codice dell’ispettrice Murillo), contrattano da un camper ipertecnologico la liberazione di 40 ostaggi in cambio di Rio, negoziando con la spietata ispettrice della Polizia Alicia Sierra, colei che ha interrogato e fatto torturare Rio, e con il Colonnello Luís Tamajo, capo temporaneo dei Servizi segreti di Spagna succeduto al Colonnello Alfonso Prieto, malato. La contrattazione va a buon fine e lo scambio avviene alle 8 di mattina. In banca intanto Rio lascia Tokyo, che reagisce ubriacandosi e perdendo il controllo, ed un cecchino spara a Nairobi, mentre guarda da una finestra suo figlio, portato fuori dalla banca dalla Sierra. Contemporaneamente il Professore e Lisbona si accorgono di essere seguiti da un drone, poiché alcuni contadini, che li avevano aiutati a fare uscire dal fango il camper, li avevano denunciati alla Guardia Civil. I due abbandonano il veicolo e cercano di nascondersi su degli alberi, ma ci riesce solo il Professore. Lisbona si nasconde in una fattoria lì vicino, venendo scoperta dai proprietari e dalla Polizia. Suárez, il capo delle pattuglie, su ordine della Sierra, fa finta di uccidere Lisbona, per far credere al Professore (connesso a lei con un auricolare) che sia morta e per indurlo ad arrendersi. Sergio, ancora in libertà nel bosco, dichiara guerra allo Stato, ordinando a Palermo di comportarsi di conseguenza. Il tentativo dell’esercito di entrare in banca con un blindato viene vanificato dall’utilizzo di due razzi, sparati da Rio e Tokyo, che fanno esplodere il veicolo. Ilaria Boffetti 46
CITAZIONI: “La casa di carta” Il vero caos non fa rumore PALERMO Ti piace saltare le paludi saltando sui sassi. E a ogni tuo passo affonda una pietra. E lasci i cadaveri per strada. E’ questo che ti piace fare. MOSCA A TOKYO La nostalgia ci seduce, ci costa separarci dai ricordi perché pensiamo che i ricordi siano realmente dei momenti felici, però non lo sono, e quello che faremo domani ci obbliga a pensare al presente, non al passato. IL PROFESSORE Si chiama nostalgia: scoprire che alcuni momenti del passato che non avevi considerato erano felici. DENVER C’è bisogno di più coraggio per l’amore che per la guerra. HELSINKI Sai che fa veramente paura? I pupazzi per i bambini. Quelli sì che fanno veramente paura. Quelli tipo Pippo, Pluto, Topolino. Se un tipo con la pistola si presenta con una maschera di Topolino, la gente capisce subito che è matto e che farà una strada. E sai perché? Perché le armi e i bambini sono due cose che non devono stare isieme. DENVER
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Riflessioni
Ehi ragazzi, non vi ammucchiate... «Ehi ragazzi… credo sia arrivato il momento di darci una mossa! Mi rivolgo soprattutto ai giovani. Quei giovani che di giovane hanno soltanto il fisico, ma per il resto: sono troppo vecchi per il mio carattere». «Dovete scusarmi ma è una cosa che ho sempre pensato fin da quando ero fisicamente giovane come voi. Oggi ho 82 anni e voi, per l'età che ho, dovreste portarmi in braccia e accarezzarmi come si fa con i bambini piccoli… perché solo accarezzando me, riuscirete a schivare le colossali stronzate che dicono i negazionisti e non mi riferisco solo a quelli che criminosamente negano lo sterminio ebraico perpetrato dal nazismo e tanto meno mi riferisco ai dibattiti medico-televisivi. Meno male che ci sono i medici, se non ci fossero loro a tenerci per mano in questa drammatica attraversata, saremo ancora più sbandati di quei… quei giovani». Per cui «i veri negazionisti siete "quei giovani" che senza mascherina, per esibire una prova di forza, a dir poco insensata, vi radunate in pericolose ammucchiate senza un minimo di distanza, respirandovi addosso
qualunque cosa… e questo lo chiamate coraggio? No. Questa è pura follia di massa». "Certo, non bisogna farsi prendere dal panico, come giustamente dicono i medici, bisogna uscire di casa e socializzare, non smettere di studiare, lavorare, fare tutto come se il virus non ci fosse, perché se l'economia crolla, non moriremo solo di virus, ma anche di fame». Abbiamo un traguardo da raggiungere. Forse il più importante della storia perché sarà quello della vittoria. E il modo per vincere lo conosciamo: dobbiamo rispettare al 100% le regole indicate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo dobbiamo assolutamente fare. Altrimenti… ragazzi che vi ammucchiate… non avete la più pallida idea di quello che ci potrebbe accadere. Ma io mi fido di voi!» Adriano Adriano Celentano Instagram 11/10/2020
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Jelena Bošnjak e Sladana Krstic, due grandi talenti della Moda, ora unite per una nuova collezione. Sovente le conoscenze casuali si trasformano in amicizie molto profonde che portano poi a importanti collaborazioni lavorative. Ed è questo decisamente il caso delle designer Jelena Bošnjak e Sladana Krstic. Nonostante siano entrambe originarie della Dalmazia, ora le dividono molti km, visto che la seconda risiede da tempo per motivi lavorativi a Roma, mentre la prima è rimasta a vivere e a operare nella sua terra d'origine. <<Ci siamo conosciute quest'estate tramite un mio caro amico amico, che è il proprietario di una nota agenzia di modelle a Spalato: io cercavo una sartoria molto importante per la mia nuova collezione e lui mi ha dato il numero di Jelena. Devo confessare che lei mi ha aiutato immediatamente e che ben presto siamo diventate amiche!>>, ha rivelato la Krstic. Se Jelena ha vinto il titolo di miglior designer in Europa nel 2019 al concorso mondiale di design a Baku. Sladana è considerata da tempo- a buona ragione- come una designer molto particolare in quanto crea in Italia le sue collezioni solo con i suoi materiali dipinti.
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COMUNICATO STAMPA
Inoltre da anni è vicepresidente dell'Associazione Italo-croata di Roma e rappresenta la Croazia in numerosi eventi di design europeo. Dulcis in fundo è anche la vincitrice del concorso "Culture trough fashion" a Malta. Le due sono completamente diverse a livello creativo ma sono simili a livello caratteriale in quanto amano la spontaneità, l'unicità e soprattutto la Moda. In particolare Jelena ama il monocromo, mentre Sladana è... “colorata”! Si sono poi trovate- per così dire- "a metà strada": in pratica hanno incorporato il materiale colorato dipinto di Sladana nelle creazioni di Jelena. Ed ecco così prendere vita in un solo mese la nuova collezione: la DeadLine. Una collezione che, dopo essere stata “immortalata” tra le mura del Palazzo di Diocleziano, sarà mostrata alla prestigiosa Fashion Week di Roma nel mese di gennaio 2021. Credits: Fashion designers: Sladana Krstic & Jelena Bosnjak Brand: DEADLINE Mua: JB LUX MAKE UP Hairdresser: F.S. SHINE Ph.: Aryan Mehrjouei
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Riflessioni
L’ARTE DEL VIVERE Dedicata alla mia mamma con amore immenso.
Ti definisti “artista” e artista lo sei stata davvero. Volevi insegnare a me, cosa significava essere artista. Dicevi che ci sono degli artisti che creano della vita un’arte. Avrei da chiederti ancora qualcosa... ma diventa sempre più difficile comunicare con te, perché ogni volta che ti chiamo non so più in quale lingua parlarti. Ti sento sempre più lontana. Non ti sei accorta che il tempo è diventato urgente, che stiamo sprecando distanze, inutilmente, e che non torneranno più i giorni degli eventi e che l’avvenire è più corto, più serio, più flebile. Meno intenso. Io mi domando: perché non hai voluto vivere vicino a me? Avrei potuto accudirti, come fanno tante famiglie. Ma tu no. Tu no. Non lo hai voluto fare. Sei troppo indipendente. Ti piace vivere per i fatti tuoi. Da artista. Ovviamente. Tu allora, come ora, non te ne fregava niente. Donna piccola e bizzarra. Codarda. Fiera e coraggiosa. Hai preferito startene in solitudine ad 52
aspettare che un regista ti desse l’ennesima parte. Da recitare e da cantare. Sarai l’Aida? O sarai la Carmen? Mentre io sono qui che penso a cosa è giusto fare. A rimurginare. Da persona quasi normale. Con la tua passione eri arrivata in alto, ma mai oltre, per non rinunciare ad una vita da bohémiene. All’essenza delle cose. Ora ti ritrovi in compagnia di fantasmi (io ti domando chi sono io, Desdemona o Violetta?) e a guardare da vetri appannati gli anni consumati. Ma so anche che, da brava artista che sei, saprai goderti gli ultimi applausi delle foglie al vento e a recitare con gran maestria la scena finale. Chissà se ti ricordi ancora, quando studiavi canto e speranzosa gorgheggiavi. Già ti vedevi dal primo istante cantante. E tuo padre che brontolava e diceva: “Vai a lavorare che è meglio”. Perché non hai continuato? Le altre lo hanno fatto. E tu che avevi incominciato così bene, hai rinunciato per un grande amore e quel grande amore che cosa ti ha dato? Perché fosti così severa con Renato? Avresti dovuto saperlo che l’uomo è cacciatore per natura e se poi lui visse una insignificante avventura, potevi perdonarlo, no? Potevi recitare anche allora una parte. No. Tu no. Tu accettavi solo ruoli da prima donna. E prima donna sei stata. Poi rinunciasti a cose futili, per diventare l’artista del saper vivere. Ripercorrere il tempo a ritroso è sempre un poco doloroso. Ma che vita che abbiamo vissuto, non la cambierei con nessuno. Giuro. Noi siamo le artiste, dell’arte del vivere. E tu hai insegnato a me di non cambiare. Di non barattare la fanciulla in me con la donna
fatale. Noi non temiamo il furore degli eventi. Siamo state plasmate da mani forti e sapienti. Siamo le libellule di una stagione sola. Noi siamo le artiste del saper vivere. La morte non la temiamo. Incomincio anche ad assomigliarti. Sempre di più. Anch’io come te ho conosciuto il disordine, ma anche il valore di sentimenti forti e profondi, il dolore, le gioie (poche) i sogni (tanti). I miei cassetti traboccano di poesie, come traboccavano i tuoi di musica. Come te, non butto via niente. E mai niente mi ritrovo. Nessun programma, nessuna aspettativa. E sorrido alla gente, come dicesti tu di fare. Non conto più su nulla e su niente. è l’arte mia il ricamo fatto di fili colorati, da rendere robusti
Riflessioni
più delle funi. La tua fu quella di scalfirmi il pensiero di questa arte. Se potessi chiedere un favore a Dio, gli chiederei di farmi ritornare bambina per una sola giornata di sole, a ripercorrere le vie innevate della nostra città, con te che mi traini la slitta sulla neve. Te e papà sottobraccio, a guardare le vetrine in festa. Ma so già che quel Dio non potrebbe accontentarmi, perché non è mai successo che tu papà ed io fossimo una famiglia normale. Perché? Perché noi siamo artiste. Artiste del vivere. O è del sopravvivere. Dunque, siamo tutto il contrario del normale. Soprattutto siamo straordinariamente egoiste! Silvio
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COMMODORE 64 Il Commodore 64 (abbreviazioni diffuse: C64, C=64) è un home computer della Commodore Business Machines Inc. commercializzato dal 1982 al 1994. Fu immesso sul mercato due anni dopo il Commodore VIC-20, con capacità di memoria, grafiche e sonore superiori rispetto a quest’ultimo, oltre a una buona compatibilità con le sue periferiche. La macchina venne venduta sino al fallimento della società, ed è stata la più venduta nella storia dell’informatica, con circa 22 milioni di unità prodotte e vendute. Il successivo Commodore 128 ne mantenne la compatibilità hardware e software grazie a una modalità dedicata. Il progetto e la realizzazione Nel gennaio 1981, la MOS Technology Inc., acquisita dalla Commodore International cinque anni prima, cominciò il progetto dei chip grafico e sonoro per una nuova generazione di console per videogiochi. Il lavoro di progettazione per i chip
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fu completato in novembre, ma il progetto della console venne cancellato dopo un meeting con il presidente della Commodore, Jack Tramiel, il quale voleva che i chip formassero la base per un computer con 64 kB di RAM, il doppio del quantitativo di RAM di molti dei personal computer disponibili nel tardo 1981. Sebbene 64 kB di RAM fossero molto costosi, Tramiel sapeva che i prezzi della DRAM stavano crollando e che sarebbero alla fine calati a un livello accettabile prima di passare alla piena produzione. Alla squadra di progettazione furono dati meno di due mesi per sviluppare un prototipo che potesse essere mostrato all’International Winter Consumer Electronics Show, nel gennaio 1982. Il costo di costruzione si sarebbe aggirato attorno ai 135 dollari, grazie all’integrazione verticale e, più crucialmente, ai vantaggi della fabbricazione dei circuiti integrati della MOS Technology, questo rendeva possibile un ampio margine di guadagno con il quale lavorare. Il nome adottato dalla casa costruttrice per il nuovo prodotto fu inizialmente Commodore VIC-30, ma prima della distribuzione venne cambiato in Commodore 64, dalla quantità di RAM installata. La presentazione al pubblico Il Commodore 64 è stato annunciato all’International Winter Consumer Electronics Show del 1982 (7–10 gennaio 1982 – Las Vegas Convention Center – Las Vegas, Nevada, Stati Uniti) durante il quale ne è stato anche mostrato un
1982
prototipo. In Italia il Commodore 64 è stato presentato in anteprima allo SMAU del 1982 (17–23 settembre 1982 – Fiera di Milano – Milano) dove Commodore International Ltd. era presente ufficialmente con un proprio stand. I visitatori non hanno potuto vederlo in funzione ma solo ammirarlo dietro una vetrinetta posizionata al centro dello stand. L’importazione e la distribuzione autorizzata del Commodore 64 in Italia venne curata direttamente dalla Commodore International Ltd. attraverso la propria consociata italiana Commodore Italiana S.r.l. che lo ha reso disponibile per la vendita al dettaglio a partire dal marzo 1983 con un prezzo di listino di 973.500 lire. Il successo sul mercato Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Software per Commodore 64 e Videogiochi per Commodore 64. Il C64 fronteggiò una vasta gamma di macchine concorrenti già appena dopo l’apparizione sul mercato; negli Stati Uniti d’America i più grandi concorrenti furono l’Atari 800 e l’Apple II. L’Atari 800 era molto simile nell’architettura, ma era molto costoso da costruire, mentre l’Apple II non poteva più competere con l’hardware del C64, anche se la sua espandibilità a slot interni rimaneva una caratteristica assente nel C64. Nel Regno Unito i concorrenti principali del C64 erano l’Amstrad CPC e soprattutto lo ZX Spectrum prodotto dalla Sinclair Research Ltd; quest’ultimo, distribuito qualche mese prima del C64 e venduto a quasi metà del suo prezzo, in un primo momento registrò un maggior numero di vendite ma alla fine non riuscì a fronteggiare le vendite della macchina della Commodore. La chiave del successo del C64 furono le aggressive tattiche di marketing, che portarono a venderlo nei grandi magazzini, nei discount e nei negozi di giocattoli, oltre che nella rete di rivenditori autorizzati. Questo, insieme con una grandissima disponibilità di software e in particolare di video-
Segni nel Tempo
giochi, consentì alla macchina di competere con le console per videogiochi. Il successo del C64 contribuì anche in modo significativo all’uscita di scena della Texas Instruments dal mercato degli home computer, dopo aver prodotto TI-99/4A.
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L’Emozione non ha voce
“JEALOUS” - LABRINTH
“Jealous” è una canzone del musicista elettronico inglese Labrinth. Scritta con Josh Kear e Natalie Hemby, la canzone, insieme al suo video musicale di accompagnamento, ha debuttato il 31 ottobre 2014. Il singolo è stato rilasciato il 23 novembre 2014. Labrinth scrisse “Geloso” a Nashville, nel Tennessee, con Josh Kear e Natalie Hemby. È stato prodotto da Labrinth e arrangiato da Gustave Rudman. La canzone, descritta come “ballata straziante” da MTV, è indirizzata a uno dei genitori di Labrinth, che lasciò la famiglia quando aveva quattro anni. Parlando del contenuto lirico della canzone, Labrinth ha offerto la seguente spiegazione: Molte persone hanno vissuto quell’esperienza. È un po ‘scritto dal punto di vista di come si sentiva la mia famiglia in quel momento, ma volevo scriverlo in modo che chiunque potesse scavare nella canzone e collegarla alla propria situazione. I’m jealous of the rain Sono geloso della pioggia That falls upon your skin Che cade sulla tua pelle It’s closer than my hands have been E’ più vicina di quanto lo siano state le mie mani I’m jealous of the rain Sono geloso della pioggia I’m jealous of the wind Sono geloso del vento That ripples through your clothes Che fa increspare i tuoi vestiti It’s closer than your shadow E’ più vicino della tua ombra Oh, I’m jealous of the wind, cause Oh, sono geloso del vento, perché I wished you the best of Ti auguravo il meglio di All this world could give Tutto ciò che questo mondo potesse dare And I told you when you left me E ti ho detto quando mi hai lasciato che There’s nothing to forgive Non c’è niente da perdonare But I always thought you’d come back, tell me all you found was Ma ho sempre pensato che saresti tornata, dicendomi che tutto quello che avevi trovato era Heartbreak and misery 60
Dolore e miseria It’s hard for me to say, I’m jealous of the way E’ difficile per me da dire, sono geloso del modo You’re happy without me In cui sei felice senza me I’m jealous of the nights Sono geloso delle notti That I don’t spend with you Che non passo con te I’m wondering who you lay next to Mi domando chi dorme vicino a te Oh, I’m jealous of the nights Oh, sono geloso delle notti I’m jealous of the love Sono geloso dell’amore
L’Emozione non ha voce
Love that was in here L’amore che era qui Gone for someone else to share Andato per essere condiviso con qualcun altro Oh, I’m jealous of the love, cause Oh, sono geloso dell’amore, perché I wished you the best of Ti auguravo il meglio di All this world could give Tutto ciò che questo mondo potesse dare And I told you when you left me E ti ho detto quando mi hai lasciato che There’s nothing to forgive Non c’è niente da perdonare But I always thought you’d come back, tell me all you found was Ma ho sempre pensato che saresti tornata, dicendomi che tutto quello che avevi trovato era Heartbreak and misery Dolore e miseria It’s hard for me to say, I’m jealous of the way E’ difficile per me da dire, sono geloso del modo You’re happy without me In cui sei felice senza me As I sink in the sand Mentre affondo nella sabbia Watch you slip through my hands Ti vedo scivolare via dalle mie mani Oh, as I die here another day Oh, sto morendo un altro giorno Cause all I do is cry behind this smile Perché tutto ciò che faccio è piangere dietro a questo sorriso I wished you the best of Ti auguravo il meglio di All this world could give Tutto ciò che questo mondo potesse dare And I told you when you left me E ti ho detto quando mi hai lasciato che There’s nothing to forgive Non c’è niente da perdonare But I always thought you’d come back, tell me all you found was
Ma ho sempre pensato che saresti tornata, dicendomi che tutto quello che avevi trovato era Heartbreak and misery Dolore e miseria It’s hard for me to say, I’m jealous of the way E’ difficile per me da dire, sono geloso del modo You’re happy without me In cui sei felice senza me It’s hard for me to say, I’m jealous of the way E’ difficile per me da dire, sono geloso del modo You’re happy without me In cui sei felice senza me.
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Racconti
L’AUTO FANTASMA
Questa è una storia vera che ancora si racconta tra i vicoli storici di alcune città del sud Italia, seminando angoscia e terrore. Pare che qualche anno fa, in una oscura e tenebrosa notte autunnale, un tale era fermo sul bordo della strada facendo l’autostop. Era il due novembre e si stava scatenando una terribile tormenta. Dopo molto tempo, ancora non si era fermato nessuno e così il tale si trovò in mezzo alla tormenta, talmente forte che non riusciva a vedere oltre i tre metri di distanza. Improvvisamente, vide avvicinarsi una sagoma, che alla fine realizzò essere quella di un’auto nera delle pompe funebri: si avvicinava lentamente e si fermò proprio di fronte. Il tale non si fece pregare: salì nell’auto e chiuse la portiera. Dopo essersi accomodato sul sedile anteriore, si girò e notò con terrore che non c’era nessuno al posto di guida. L’auto ripartì lentamente. Il tale era sopraffatto dal terrore, che aumentò a dismisura quando notò che l’auto si stava inesorabilmente dirigendo verso una curva a gomito. Allora iniziò a pregare chiedendo perdono dei peccati e implorando la salvezza della sua anima, in vista del tragico destino. Improvvisamente, poco prima dell’approssimarsi alla curva, una mano tenebrosa entrò dal finestrino del posto di guida, afferrò salda-
mente il volante e sterzò, poi scomparve. Paralizzato dal terrore, il tale si aggrappò con tutte le sue forze al suo sedile, rimanendo immobile e impotente. Tale macabro evento si verificò ad ogni curva, mentre la tormenta andava aumentando di intensità. Il terrore divenne panico quando cominciò a udire distintamente dei sospiri ovattati che provenivano da dietro, si voltò ma vide solamente una bara. Allora, sopraffatto dalla paura, con le ultime forze rimastegli aprì di scatto la portiera e si gettò fuori, iniziando a correre a più non posso verso il paesino più vicino che distava non più di un paio di chilometri. Ivi giunto, si diresse al più vicino bar, entrò e ancora affannato e tremante chiese un cognac. Visto il suo stato, alcuni dei presenti si incuriosirono e gli chiesero cosa fosse successo, e lui raccontò la orribile esperienza che aveva vissuto. Un silenzio di tomba scese nel locale, il terrore si impossessò dei pochi presenti. Dopo circa mezz’ora si presentarono nel locale due tizi bagnati fradici, e appena varcato l’uscio notarono il tale in piedi al centro del bancone. Avvicinandosi, uno dei due si rivolse all’altro dicendo: “Guarda, Giuva’, guarda dove sta chillu strunz che è salito sull’auto mentre la stavamo spingendo!!!” Valentino 63
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