Silvia Galletta

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Libera Università di Studi Psicologici Empirici Michel Hardy

Tesi di Laurea

“LA SPINTA YANG DELLA DONNA ”

“Essere una donna finta yang nella società moderna , è davvero una conquista?”

di Silvia Galletta

Anno Accademico 2013/2014 2


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- INTRODUZIONE -

L’argomento che vorrei esporre in questa trattazione mi tocca da vicino. L’energia yang che ha sempre dominato in me, facendomi essere una donna schietta e determinata, pronta a mettermi in “prima linea “ e anche a lottare con gli uomini, con un senso di competizione molto alto; mi ha , di fatto, impedito di accedere a quella energia che invece mi spetta di diritto, per il semplice fatto di essere donna, l’energia yin. Voglio inoltre proporre un piccolo viaggio nel mondo femminile per scoprire quanto la donna yang sia il frutto di una giusta rivendicazione da parte delle donne, per raggiungere la parità di diritti con l’altro sesso, e quanto, invece, sia una richiesta della società di oggi che ci vuole determinate, arriviste, a volte anche spietate per soddisfare le esigenze del mondo del lavoro che è da sempre il regno dello yang. In pratica esporrò quello che per la psicologia empirica viene definito “codice yang” per gli esponenti del sesso maschile, e “codice yin” per le esponenti del sesso femminile. Ogni essere umano ha in sé entrambi i codici, per l’uomo essere integrato nel suo codice vuol dire essere detentore di tutte le qualità che vi sono contenute, avendo però integrato anche i talenti yin. Lo stesso vale per la donna, che si può definire integrata quando ha accesso a tutta la luce del suo codice tenendo il codice yang come binario sul quale far scorrere tutti i suoi talenti. Tutto ciò mi è stato svelato durante il percorso di crescita che ho intrapreso da oramai 5 anni e che mi ha portata a vedere in me grandi cambiamenti e miglioramenti e che mi ha dato la possibilità di mostrarmi per ciò che sono, una donna con le sue fragilità e paure,

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che non cerco piĂš di nascondere con un atteggiamento aggressivo e superbo; una donna che sa mostrare la sua dolcezza e che non rinnega piĂš la sua capacitĂ di amare.

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- I DUE CODICI -

- L’UOMO YANG INTEGRATO – MODELLO DI ECCELLENZA MASCHILE-

Il maschio è detentore della forza yang. La sua natura è quella di interpretarlo al meglio. L’energia yang forma la carica primaria dell’uomo attraverso la quale si distingue. Gli appartiene anche un altro tipo di energia diametralmente opposta, quella femminile. Oltre ad essere detentore indiscusso della carica yang, si rivela anche come portatore sano della carica yin. Soltanto grazie a questa carica secondaria esso può entrare in possesso di una energia integrata che si traduce in una sinergia perfetta delle due. 6


I principi attivi secondari, ossia il suo lato femminile, gli permettono di addolcire e ingentilire la sua forza, altrimenti rozza e invadente. Lo yin lo rende più morbido e ricettivo,aprendolo verso il lato emotivo e sensoriale. Allo stesso modo lo collega con il cuore e con il suo lato più spirituale, distogliendolo dal solo ragionamento analitico. In questa maniera l’uomo si rende integrato, diventando un modello di riferimento per la propria specie. Allo stesso momento, costituisce l’unica forma virile in grado di rispettare e onorare la donna; non dovendo far uso improprio della propria forza, ma neppure nasconderla per l’incapacità di potervi accedere.

-LA DONNA YIN INTEGRATA – IL MODELLO EMPIRICO FEMMINILE-

Soltanto la donna yin integrata è in grado di esprimere l’intera gamma dei principi attivi yin, tutte le qualità e moti emotivi che la contraddistinguono. Essa è l’unico modello di riferimento ed unica interprete attendibile per l’ordine armonico e partner ideale per l’uomo yang integrato. Ogni carica yin si rende completa e intera soltanto con l’acquisizione della sua forza complementare che la trasforma nella donna yin integrata. Uno stato questo che prevede l’integrazione del proprio lato maschile creando l’unità dentro di sé. Ed è soltanto questa sinergia a conferirle la propria luce e a permetterle di sviluppare il suo femminile completamente. La donna yin integrata trova la sua piena espressione nella dolcezza e nell’accoglienza, lei sa accogliere chiunque le si avvicini attingendo alla sua capacità di dare amore incondizionato ; essa si distingue attraverso una forza più morbida di 7


quella maschile. Il potere liquido yin si mostra più delicato ed esteso rispetto alla spinta yang che resta sempre più circoscritta. Ogni energia yin richiede un supporto yang, avendo bisogno della sua spinta e determinazione, come un treno necessita delle rotaie. Soltanto viaggiando su di esse lo yin può portare a segno qualsivoglia progetto, donando ai suoi principi attivi visibilità ed esaltandone la luce. Così riesce ad integrare anche il suo lato ombra, fonte di ricchezza e pienezza, accettandolo e conferendogli il diritto di potersi manifestare.

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- I PRINCIPI GUIDA YANG -

L’uomo dispone di una carica primaria che gli dona vitalità e dinamismo, forza e controllo, determinazione e intraprendenza ed è portatore di una spinta aggressiva genuina che determina il suo dinamismo ed è responsabile di ogni suo slancio, fisico o emotivo che sia. Allo stesso momento , però, costituisce anche la sua minaccia più grande, il suo eterno moto di autodistruzione. Essa, nella sua parte ombra, contiene tutto ciò che lui più teme e di cui più si vergogna, sfociando nella violenza esplosiva, nell’abuso, nell’imposizione e nella forza bruta. Così l’uomo è sempre in lotta con se stesso, tra l’attrazione dell’ombra e il richiamo della luce, costituisce una sfida impari che soltanto l’uomo integrato sa mantenere in equilibrio. La carica aggressiva genuina costituisce la piattaforma per ogni 9


carica sessuale, essendo alla base dell’impulso della penetrazione yang, fisico o metaforico che sia, conferendo al maschio la sensazione di prestanza e vigore in tutto il suo fare. Tale carica aggressiva gli conferisce il diritto di alzarsi in piedi e dire no, allo stesso tempo lo rende capace di proteggere chi ama, di difendere le proprie convinzioni senza dover soccombere chinando la testa a causa del senso d’impotenza. Dalla carica aggressiva fiorisce la spinta irrefrenabile dell’autorealizzazione, il trampolino di lancio per ogni ambizione e la sua messa in opera. Si tratta di una forza onnipervadente che utilizza i binari energetici della rabbia, li strumentalizza, li veicola e ad essi appartiene. Allo stesso momento è orientata interamente verso il progetto vita e la sua espansione, per quanto nella sua parte buia porti distruzione e morte. Così la carica rabbiosa genuina costituisce la piattaforma per ogni maschile genuino, necessaria per lo sviluppo di uno yang integrato e ben radicato.

-PROTEZIONE E DIFESA-

Un principio guida questo, apparentemente obsoleto e superato in una società in cui raramente si è confrontati con pericoli reali o minacce contro la vita e dove si è delegato ogni compito di protezione allo stato e agli organi competenti. Non è così però ai fini empirici, in cui entrambi i sessi sono legati in maniera indissolubile a questo principio empirico di sempre: ogni donna integrata percepisce il desiderio profondo di sentirsi protetta e riparata al fianco del proprio uomo e allo stesso momento ogni uomo integrato percepisce il bisogno di sentirsi alla guida del proprio nucleo famigliare, cautelandolo e proteggendolo anche con la sua vita. Moti profondi questi che non possono essere né discutibili né negoziabili essendo alla base di ogni ben – essere o mal – essere personale e quindi anche relazionale. 10


La protezione e la difesa sono un predominio yang e hanno bisogno di essere riconosciuti da ogni partner femminile e richiedono di essere corrisposti attraverso la “ fiducia cieca “ yin, che nasce dalla scelta di affidargli la sua stessa vita e quella della prole, nella stessa maniera in cui liu è disposto a rischiare la sua per proteggerla. Così la protezione e la difesa yang sono al centro di ogni altra dinamica tra le parti chiedendo di essere accolte in maniera incondizionata, come soltanto la donna sa accogliere, e costituiscono parametri validi per distinguere una relazione sana da una alterata.

- IL DIRITTO ALLA GUIDA -

La maggiore stabilità emotiva, la mancanza di una sensibilità spiccata e la maggiore freddezza decisionale, predestina l’uomo – assieme alla sua stazza fisica – a questo ruolo empirico. La predisposizione yang alla guida si manifesta in tutti i campi della sua esistenza, là dove necessita una conduzione strutturale e strategica, a patto che la sua carica primaria risulti forte e piena. Il compito della guida può essere onorato soltanto dall’uomo yang integrato, l’unico ruolo capace di mettere a disposizione tutta la sua capacità di sostegno e di protezione. La donna yin integrata cerca questa sua facoltà in maniera naturale e inconsapevole, poiché potersi affidare a chi la guida, protegge e difende, costituisce un suo diritto di base. Il diritto alla guida costituisce l’indole maschile in ogni istante. Dovunque lui vada percepisce l’incarico dell’ordine empirico, ossia il compito di agire a sua vece nell’equilibrare situazioni precarie : smorzare ogni eccesso yang e ogni eccesso yin, in ogni qualsivoglia situazione, ma senza cadere nella sindrome del salvatore a tutti i costi.

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- LA FORZA DEL PADRE -

La forza del padre contiene la somma più pregevole delle qualità yang che l’uomo è in grado di interpretare, la massima affermazione del potere maschile. Si tratta di un ruolo sistemico ben preciso, quello del padre empirico, che non richiede una paternità biologica né basta quest’ultima per entrare in questa parte. Stando nella forza del padre sa trasferire i principi maschili in tutta la loro portata, passando l’autorità maschile come amore yang e fungendo per i figli come modello di eccellenza sistemica. Essere padre ai fini sistemici costituisce per l’uomo l’unico modo per legittimare la propria figura all’interno della famiglia. Si tratta della sola maniera per conferire alla prole punti di riferimento stabili per il resto della vita, per quanto comporti a volte, posizioni scomode e poco gratificanti. Essa riprende, scuote e sollecita, utilizzando l’autorità, la regola e il controllo, tutte qualità che vogliono essere adoperate senza abusare del proprio ruolo.

- IL CARISMA -

Man mano che la forza sinergica tra il lato yang e il lato yin aumenta, l’autorevolezza dell’uomo si avvicina al concetto di carisma. Esso costituisce la massima esposizione del potere maschile, segnalando la presenza di autorità e autorevolezza allo stesso momento. Quando il fascino maschile diventa particolarmente intenso, costituito oltre che dall’autorità e dalla forza di guida anche dalla conoscenza e dalla saggezza, viene definito come carisma. In altre parole quando l’uomo dimostra di avere radici maschili forti e ben sviluppate ma anche di aver integrato una cospicua parte yin e alla sua forza si aggiunge la dolcezza, e alla sua spinta portentosa uno spazio interiore che sa comprendere e contenere il dolore e la miseria a ltrui, emana carisma. 12


Il carisma dell’uomo viene spesso rafforzato da un principio guida che, abbinato al credo maschile, innalza la sua concezione di vita, ossia la purezza. Così sfuggendo alla mediocrità della paura si impone spesso come leader spirituale, politico, o laico diventando un catalizzatore vivente che tenta di ristabilire un equilibrio empirico perduto su larga scala.Questi sono i principi guida yang più importanti e contengono al loro interno altri principi come la fermezza e la solidità , l’autorità e l’autorevolezza, l’approvvigionamento. Queste sono qualià tipicamente appartenenti al sesso maschile ma, come vedremo più avanti, sono diventati prerogativa anche del gentil sesso. Quante donne, specialmente nel mondo della politica e del lavoro, sanno usare la fermezza e l’autorità con una dimestichezza da fare invidia, donne che nel mondo della politica sanno usare il carisma per raggiungere gli obbiettivi che si sono poste. Penso a donne come Margaret Tatcher, o alla cancelliera Merkel che con la loro fermezza e autorità hanno governato e governano tutt’oggi degli stati interi. Donne tutte d’un pezzo, come si suol dire, e che sanno fare il bene del proprio paese, ma che empiricamente pagano un prezzo molto alto per questo uso o abuso che fanno del potere yang. Esiste si una guida al femminile che si differenzia sensibilmente dalla blanda voglia di emancipazione a tutti i costi. Ma si sviluppa all’interno del proprio campo di appartenenza, del codice yin, contrapponendo alla stessa facoltà maschile l’equivalente femminile, ossia la forza dell’essere presente. A lei compete la conduzione nell’ambito intuitivo, emotivo, e del cuore in genere esercitando il suo diritto da “ guida d’amore “ e “ guida spirituale “. Lei lo esercita principalmente all’interno del nucleo famigliare, mettendolo a disposizione della prole e del partner, ma anche a chiunque altro si accosti a lei. Dal punto di vista empirico tali facoltà sono pregiate, ossia occupano un posto di massimo rilievo all’interno della gerarchia sistemica.. Esse sono subordinate soltanto alla protezione 13


e difesa yang, compito indispensabile alla sopravvivenza della specie, ma poichÊ I salvaguardano l’amore e quindi anche il moto del libero fluire, investono un ruolo di qualità superiore.

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- I PRINCIPI GUIDA YIN -

Di seguito presenterò i principi empirici più significativi del codice femminile. La donna yin integrata rappresenta l’unico ruolo capace di aderire alla totalità del codice yin, interpretando i suoi innumerevoli ruoli e sfumature sia di ombra che di luce. Si tratta di una matrice d’eccellenza a tutti gli effetti, la quale diventa punto di riferimento per ogni femminile, rivelando coordinate inconfutabili che non vengono influenzate dalle mode o dai costumi del momento. Si tratta indubbiamente di un ideale teorico, ma ogni esponente yin possiede l’assoluta responsabilità di affinarsi ai suoi parametri, ancora prima di esser madre, moglie o compagna.

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Lei è tenuta ad affinare il proprio sentire sui reali valori yin, invece di soffermarsi su un sentire acquisito o fasullo, in cui l’amore non corrisponde più all’amore, l’accoglienza si manifesta in modo contro – sistemico e la forza incondizionata è qualcosa d’altro. Più la donna si ri – avvicina allo stato integrato ossia al libero fluire delle cose, più si sente appagata e piena nella sua esistenza. Non è importante quindi, diventare una donna integrata in tutto e per tutto, ma piuttosto avvicinarsi a tale ruolo il più possibile.

- LA FORZA INCONDIZIONATA -

Si tratta del moto principale che definisce la totalità del mondo yin. Ogni suo talento ne viene esaltato, acquisendo una luce propria e distinguendosi dal mondo yang, più calcolatore e opportunista per sua natura empirica. Una condizione, questa, in grado di enfatizzare tutte le qualità empiriche femminili, facendole risplendere attraverso una forza unica e innata, sconosciuta al mondo maschile, il potere liquido. Essa è come un fiore, fragile e bellissimo allo stesso tempo, che una volta sbocciato inonda il mondo con un profumo impareggiabile,ma che va seguito e innaffiato da un buon giardiniere,in grado di proteggerlo da tutte le intemperie. Allo stesso momento costituisce una forza impareggiabile,l’unica in grado di contrastare,e superare,quella yang. Quest’ultima è impegnata sul fronte della vigilanza sistemica,meno incline a generare un’energia simile,e necessita di un esponente yin per potervi attingere. La forza incondizionata è l’unica in grado di conferirgli pace e serenità,riempiendogli l’anima. Essa è dedizione,spiritualità e dolcezza;essa è cura e accoglienza e arrendevolezza,ma anche fragilità e ammirazione,tutte qualità che la sua natura gli vieta. Il mondo yin è portatore di una sensazione rinvigorente che,come una rivoluzione silenziosa e profonda,avanza al momento in cui si espande,rasserenando attraverso la sua sola presenza chi vi si avvicina. 16


Un mondo questo,che porta con sé la forza della purezza,spesso scambiato con l’innocenza infantile( che invece nella donna è sempre un segno di alterazione ) generando chiarezza e luce,fiducia e apertura. Tutte qualità yin,queste,che come fari abbaglianti,illuminano un mondo narcisista e commerciale,governato da atteggiamenti di opportunismo e di convenienza. Un altro diritto yin si chiama ingenuità che per quanto venga scambiato in una società sempre più maschile con l’essere sprovveduti e immaturi,attiva dei meccanismi protettivi indispensabili per avvicinare un uomo integrato. La forza incondizionata costituisce l’atto più naturale e spontaneo per ogni donna integrata, la quale si sente nel proprio potere e lo percepisce ad un livello profondo. Lei si riconosce nel principio di apertura e non in quello di chiusura, nella fragilità piuttosto che nell’aggressività, in atteggiamenti di morbidezza invece che di durezza. E’ il trampolino di lancio essendo il presupposto per ogni cura, accoglienza e dedizione. Tutto questo prescinde da ogni processo di emancipazione, estraniazione o di ribellione da parte delle donne,anche in un epoca in cui il femminile sta incarnando sempre più le sembianze della finta yang o addirittura della yang autentica.

- IL POTERE LIQUIDO -

Esso costituisce il paradigma di base del potere yin, ciascun suo moto, ogni modo di porsi e perfino il corpo stesso della donna, la sua fisicità e le forme corporee lo esprimono. Il saper essere morbida e avvolgente, sia sul piano fisico che su quello del proprio essere, è la base per ogni suo fare, sia che si tratti dell’accoglienza, della cura o del semplice porsi verso il mondo. Se l’energia maschile tende ad essere rigida e inflessibile, determinata e stabile, quella femminile si manifesta in maniera più flessibile. Lei dispone di una forza più delicata e paragonabile a quella della goccia che cade sulla roccia dove, lievemente e 17


dolcemente, la scalfisce grazie ad una perseveranza tenue. Una forza ferma e posata, questa, che non prende l’ostacolo di petto, ma l’aggira in maniera diplomatica e delicata, lasciando margini più ampi della forza yang. Allo stesso momento però è destinata ad incrementare anche fraintendimenti, essendo meno diretta e chiarificatrice dell’altra,per quanto sia indispensabile nella gestione di tutto il mondo affettivo. Così la morbidezza non ha bisogno dello scontro diretto, della durezza o della severità per sentirsi rispettata, facendo a meno di critica e giudizio a favore di un contenimento generale di ciò che la circonda. Lei dispone di uno spazio maggiore a livello del cuore, ossia di uno spazio emotivo in grado di contenere il dolore, il coraggio yin che lei è in grado di sviluppare davanti alla morte. Il codice empirico yin scandisce la morbidezza e la flessibilità, la contiene e la genera nelle sue varie forme e sfumature, facendo rilassare chi vi si avvicina, rendendo più morbido anche lui. Il movimento yin esprime grazia e fluidità, essendo accompagnato da moti sinuosi e ondulatori come l’ombelico danzante della danzatrice del ventre. Il concetto empirico della morbidezza significa attenzione e disponibilità, premura e dedizione, doti che nascono da un livello profondo e senza sforzo. Non può esistere un approccio yin senza il potere liquido e in sua assenza le qualità empiriche del mondo femminile prenderebbero un aspetto diverso, atrofizzandosi fino a diventare irriconoscibili. Ciò nonostante la minaccia più grande nasce dalla sua stessa ombra, è la paura. Si tratta di un archetipo dell’energia yin, una forza deviante in grado di indurire, bloccare e inibire il suo moto naturale. Di seguito, come secondo passaggio, la rende scattante e aggressiva, facendola diventare severa con se stessa e rigida verso chi ama Così alla base di ogni moto rabbioso c’è la paura, che rende formali e spigolosi, chiude l’anima e anche il cuore anestetizzando il proprio sentire. Il principio dell’armonia è insito solo nella morbidezza, costituendo i binari per ogni approccio yin e valorizzando così anche tutte le altre qualità femminili. Non esiste 18


soddisfazione alternativa, appagamento professionale, o riconoscimento del suo fare in grado di sostituire questa sua esigenza profonda.

- L’ARRENDEVOLEZZA -

Nella società moderna è la donna a voler essere sempre più forte, autosufficiente ed equiparata al popolo maschile; in questo panorama l’arrendevolezza è uno dei principi yin meno immediati e viene confuso a prima vista con atteggiamenti di sconfitta e disagio. Tutte sensazioni queste che contengono una sconfitta per la natura yang, ma che costituiscono invece per la natura femminile movimento e fluidità,spazio e armonia. Per la donna integrata è un vero atto di forza, ai fini empirici, e non un fallimento. La sua mancanza fornisce prova del debito ingente della sua portatrice, la quale si rivela lontana dal proprio femminile. La facoltà di arrendersi plasma ogni carica yin. Essa è indispensabile per interpretare il proprio codice, accedendo alla facoltà di lasciarsi andare, di affidarsi e di abbandonarsi al libero fluire. Allo stesso momento permette di trasformare ciò che non serve più, senza il rancore e il risentimento che invece accumula un ruolo alterato. La capacità di arrendersi catalizza molti talenti yin, come la flessibilità, la duttilità,l’elasticità,oltre l’armonia profonda di essere donna, unendoli fra loro come un filo d’Arianna. In questa maniera la donna acquisisce la legittimazione di esibire la propria delicatezza, che non costituisce soltanto una possibile scelta ma una sua precisa responsabilità e come tale un obbligo. L’arrendevolezza genera un’altra qualità yin, la fiducia. Una fiducia profonda che che non implica soltanto la fede nel processo vitale ma anche quella nel suo fulcro, la morte. La sua presenza azzera il contatore emotivo, causando la mancanza sia di paura sia di rancore, permettendo alla donna di sapersi arrendere alla vita. In questo contesto dimostra 19


la sua valenza spirituale, essendo la base portante per ogni forma di approvazione e, di conseguenza, anche di perdono, un altro caposaldo del mondo yin. L’arrendevolezza quindi esprime la capacità di accogliere ogni cosa in maniera incondizionata e senza speculazione o calcolo di convenienza. Quando una donna non riesce ad accedere a questo moto, significa che il suo yin è alterato e sofferente e si manifesta attraverso l’incapacità a lasciarsi andare, ad affidarsi; alla necessità di manipolare e controllare continuamente e a manipolare, usando la seduzione, la furbizia e la convenienza come armi principali per tale scopo. Anche attraverso l’acidità, il sarcasmo o troppa ironia si manifesta uno yin debole, nella stessa maniera come la critica o il pregiudizio. L’arrendevolezza costituisce un valore considerevole per la donna, soprattutto per quanto riguarda l’accettazione dei propri limiti e quelli degli altri. Attraverso di essa può approvare la naturale tendenza a posticipare le cose senza doversi criticare per questo, non essendo sempre reattiva e paragonabile all’efficienza yang. Grazie alla sua presenza può perfino permettersi di subire gli eventi ( a brevi tratti e in situazioni circoscritte) ; lei può accettare facilmente la propria ingenuità e la sua esigenza di purezza, per quanto a volte desidererebbe sentirsi più scaltra o furba, sentendo l’esigenza di proteggersi maggiormente in questa società dai valori yang. Tutto ciò fa dell’arrendevolezza una necessità assoluta per ogni donna, essa non costituisce una condanna bensì l’unica opportunità per compiere un “salto quantico” all’interno del suo stesso universo. Essa la eleva ad uno stato di forza, svincolandola da ogni visione alterata che la potrebbe confondere con debolezza.

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- CURA E ACCOGLIENZA -

Accoglienza e cura vanno di pari passo,. Essendo l’uno il piedistallo dell’altro. Implicano l’impiego di una grande forza e persistenza che equivale alla forza più. potente dell’uomo,. Essendo semplicemente una diversa espressione della stessa intensità. L’aspetto più. fisico dell’accoglienza si manifesta durante l’atto sessuale. Durante l’amplesso la donna permette all’uomo di penetrarla come gesto di massima apertura ossia d’amore; così l’apertura non avviene soltanto a livello biologico ma soprattutto a livello del “cuore”, sul quale il partner viene accolto. L’accoglienza deriva dalla forza incondizionata,. Essendo la sua applicazione più. pratica ed evidente. Forte di questa qualità la donna integrata accoglie chiunque si avvicini a lei. Anche la disponibilità,. La dedizione,. l’amorevolezza,. la pazienza appartengono all’ambito empirico dell’accoglienza,. Formando un potere liquido ineguagliabile meglio conosciuto come potere liquido. Quest’ultimo,. Essendo la somma di tutte le qualità yin,.distingue la sua portatrice attraverso una “luce” propria, ossia la forza del suo “essere presente”. La cura,. invece,deriva dal ruolo della madre e dalla sua facoltà di donare la vita,. Atta a nutrirla anche in seguito. Essa la dona alla prole ma al contempo la dona anche al suo compagno e a chi percepisce come bisognoso intorno a sé. Essa è un dono ma anche un’esigenza, corrispondendo ad un preciso bisogno del suo codice. Per lo svolgimento di questo compito si può avvalere di altri talenti yin, tutti allo stesso modo indispensabili per svolgere la sua funzione sistemica. Così è portatrice di una dolcezza genuina, una disponibilità che si manifesta con garbo e delicatezza e un’amorevolezza di fondo che le

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appartiene naturalmente. Tutti questi talenti sono finalizzati a trasmettere il suo amore incondizionato, interamente focalizzato sul sostegno della prole. La donna yin integrata è l’unica a d accedere ad un altro moto ineguagliabile,. La compassione. Questo implica l’assenza di critica e giudizio verso chi le si rivolge. In caso contrario evidenzia uno stato alterato, esprimendo strategie di convenienza. Lei non accoglie soltanto per un “dovere” empirico o per soddisfare il bisogno della propria prole, bensì per uno slancio naturale e istintivo chiamato compassione. Attraverso tutte le qualità finora descritte, doti esclusive e uniche del mondo yin, il femminile esprime le proprie strategie vitali più significative. Soltanto mettendole in atto è in grado di sentirsi appagata in maniera incomparabile e senza uguali. In questo senso l’applicazione delle qualità yin è indispensabile e vincolante per ogni donna, a prescindere dall’opinione che lei ha in merito. Interpretando le proprie qualità yin, la donna si sente al suo posto, esprimendo soltanto così l'armonia e la forza incondizionata insita nella matrice di eccellenza. Tutto questo,però, non preclude il suo impegno al di fuori del proprio nucleo e rivolto ad un’affermazione diversa del Sé a patto che si tratti di un progetto secondario rispetto all’impegno familiare. I suoi progetti professionali sono un di più, dal momento che tutte le attività fuori casa hanno l’unico scopo di rafforzare il suo IO. Soltanto la donna alterata, compromessa da una carica debole e insufficiente, si rivela come sfidante, ambiziosa e carrierista. Nessuna posizione di potere, nessun salario generoso e nessun riconoscimento sociale può sostituire il suo moto empirico innato quello di sentirsi appagata attraverso la sua prole, accanto a suo marito, adoperandosi ai fini del proprio compito empirico. Nessun impegno intellettuale e nessun progetto di auto- realizzazione, per quanto possa essere appassionante, hanno la forza di generare un appagamento pari a quello dei suoi moti primari.

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- LA FIDUCIA CIECA -

La fiducia cieca costituisce un principio tanto importante quanto chiarificatore per ogni donna, e la sua mancanza indica sempre un ruolo alterato. Non si tratta di un tema reale, ossia di una questione su cui lei ragiona in maniera consapevole, bensì di un moto nascosto ma onnipresente. Essa nasce dalla morbidezza con la quale sa aderire al libero fluire delle cose, essendo malleabile e arrendevole per sua natura. Doversi affidare al proprio uomo, però,viene vissuto da molte esponenti yin come una condanna,considerandolo un modo obsoleto e superato di porsi verso l’altro sesso. Così la donna alterata non è in grado di fidarsi, entrando o in dipendenza o affidandosi soltanto fin dove è in grado di controllare e approvare ciò che avviene. La capacità di affidarsi non serve durante momenti di ordinaria amministrazione in cui tutto scorre al meglio,ma là dove si tratta di scelte difficili che evidenziano le responsabilità di guida. In quei momenti la donna integrata è capace di affidarsi,cosciente,nonostante la minaccia apparente,di aver scelto come partner una guida valorosa e capace. Così la fiducia cieca si esprime maggiormente quando la donna non approva le scelte del proprio compagno, quando non è d’accordo o le percepisce come errate,ma ciò nonostante lo affianca e lo sostiene. Lei,d’altro canto,è la sua più. grande consigliera che indirizza le scelte del proprio uomo ancor prima che lui le manifesti,senza per questo manipolarlo o costringerlo. L’uomo integrato offre come “pegno” all’interno della coppia, la volontà di difendere il nucleo famigliare anche con la propria vita,sebbene questa eventualità possa aver perso importanza nella società odierna,costituendo pur sempre il sentire maschile più profondo e quindi la sua unica realtà. Così la donna integrata corrisponde questa risorsa empirica maschile attraverso la fiducia cieca yin che le permette di lasciare al compagno il diritto di guida,non soltanto quando e dove questo le 23


faccia “comodo”,bensì in ogni occasione che riguarda il ruolo yang. Questa fiducia implica di affidare al partner oltre che la sua stessa vita anche quella della prole,nella stessa maniera in cui lui è disposto a rischiare la propria vita per proteggerla. Non è che lei non sia in grado di difendere la propria famiglia,ma semplicemente si avvale del diritto empirico di non inquinare la propria carica attraverso mansioni yang. La fiducia cieca le permette di rimanere al “proprio posto” mentre è l’uomo a ricoprire gli ambiti più. inquinanti per l’energia yin. Ed è proprio grazie alla fiducia che la donna è in grado di sviluppare il potere liquido,incrementando la propria forza incondizionata,l’accoglienza e la cura all’interno del rapporto. Si tratta di un atto di fede,la fede nella vita,che le permette di abbandonarsi al libero fluire. La fiducia è cieca quando va oltre la vita stessa,diventando lo strumento empirico di eccellenza per raggiungere l’unità.

- LO SPIRITO DI RINUNCIA -

O la forza di sacrificio come sarebbe più appropriato chiamarlo,è un concetto difficile da comprendere e da accettare da una società dove narcisismo e individualismo fanno da principi guida. Doversi “sacrificare” per qualcosa o qualcuno sembra un’imposizione,simile ad un sopruso e con significato punitivo,piuttosto ciò che è realmente,ossia un diritto empirico. Quest’argomento riapre le vecchie ferite di un femminile sottomesso e soggiogato,costretto a indietreggiare per millenni davanti a un maschile prevaricante. Così anche la concezione comune di ciò che significa sacrificio è d’estrazione yang,nascendo come tale dalla poca considerazione dei talenti femminili. Ciò che per lo yin è naturale, collegato maggiormente con la sua natura, per lo yang spesso ha a che fare con privazione e mancanza. Questa interpretazione maschilista ha 24


circoscritto il concetto moderno di sacrificio, anche se oggi sono le donne stesse a interpretarlo in questa maniera. Ciò significa che la maggior parte dei concetti guida yin non sono stati valorizzati come tali e sono stati dati per scontati. Ai fini empirici,però, lo spirito di sacrificio non fa della donna né un agnello sacrificale né una vittima designata,costituendo piuttosto il moto principale per la salvaguardia della specie. Ed è proprio questo il motivo per cui rappresenta un principio guida per il mondo femminile, separando automaticamente la donna integrata da quella alterata. Esso si rende necessario durante la gestazione ( ogni donna sopporta una pancia sempre più. ingombrante e voluminosa ) per sfociare poi nel parto ( in cui il dolore costituisce un ingrediente indispensabile e prezioso per la nascita della nuova vita). A dispetto dell’emancipazione femminile,alla donna oggi viene ancora chiesto di abbandonare il proprio lavoro o la carriera professionale per dedicarsi all’accudimento della prole. Così una donna finta yang,qualora partorisse, potrebbe vivere tale richiesta con un senso di ingiustizia e di ribellione,senza rendersi conto però che consegnare il proprio figlio nelle mani di baby-sitter, nonni o asilo nido comporterebbe una grave infrazione per l’ordine,generando debito sia per sé che per i propri figli. La presenza dello spirito di sacrificio dona, anche in tutte le situazioni in cui non si mostra, autenticità e verità al fare yin e di fronte a tutto ciò l’uomo, qualora possieda una carica sana e genuina, si inchina con ammirazione e profondo stupore, generando il moto d’amore. Il suo incanto più. grande, però, è il fatto che la donna integrata sa portare tale spirito con leggerezza e disinvoltura, invece che con vittimismo e auto- commiserazione, per lei è una vera dichiarazione d’amore. Soltanto la donna yin integrata, essendo controbilanciata da da una carica yang genuina e ben sviluppata, non si sente svilita quando dedica a chi ama il proprio servizio. Come una pioggia di morbidezza, concede l’ultimo cucchiaio di dolce, il posto migliore a tavola, o un semplice sorriso anche se è stanca o si sente in bilico. E’ la 25


sensibilità dell’uomo a restituirle questo suo regalo, rioffrendole nuovamente quanto offertogli o dividendolo con lei. Ogni altro ruolo alterato è escluso da questa forza, riempiendo tale mancanza attraverso strategie appropriate al proprio stato di degrado. Così la donna finta yin la innalzerà come propria bandiera, mentre la donna finta yang la rifiuterà decretandola come ingiustizia della società maschilista. Il senso di sacrificio si manifesta anche attraverso una maggiore capacità di contenere il dolore. Ogni donna, ammesso che sia radicata nel proprio codice, dispone di uno spazio interiore maggiore, presupposto indispensabile per trasformare il proprio dolore rinnegato. Per quanto si possa spaventare davanti a piccoli dolori, soffrendo apparentemente di mille paure, possiede una capacità di gestire il dolore reale in maniera sorprendente. Lei è arrendevole e morbida nella sua gestione, così sa approcciarsi anche al tabù empirico in modo fermo e consapevole. Come una porta verso l’aldilà il sentire yin si approccia alla morte come alla vita, senza il terrore di chi non accede alla forza sottile e morbida del suo potere. A questo fine è depositaria della spiritualità, forza e nutrimento d’eccellenza di ogni femminile, senza il cui accesso la donna non può radicarsi nel proprio codice. Non esiste forza yin in grado di farne a meno, pena di perdere il proprio significato. Ed è in questo contesto che si sviluppa la sua massima espansione energetica, quella più vicino alla forza incondizionata, ambito in cui nessun uomo è in grado di contrastare la sua supremazia.

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- LA DONNA FINTA YANG - UNA POSSIBILE ALTERAZIONE DEL RUOLO YIN -

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L’alterazione del ruolo yin parte dalla yin alterata proseguendo nella finta yin per arrivare allo stadio della finta yang, entrambi ruoli della vittima rabbiosa, per concludersi in quello della yang autentica, ruolo che non prevede più la possibilità di un riavvicinamento alla propria matrice di eccellenza e che contempla il sentimento dell’odio. In questo capitolo esporrò le caratteristiche del ruolo della donna finta yang, ruolo che contraddistingue nella società un sempre maggior numero di donne. La donna finta yang si riconosce per i suoi atteggiamenti da donna determinata e sicura ma anche invadente e arrogante, efficace e reattiva, schietta e con un “carattere forte”, in fondo però, senza volerselo ammettere si sente ancora vittima e bambina fragile, proteggendosi proprio attraverso la sua scorza dura. Essa si distingue attraverso un animus iper trofico ossia una carica yang eccessiva per mancanza di una carica yin sufficiente, di conseguenza essa ha sostituito i propri principi guida con qualità prettamente yang con le quali si identifica. Il suo meccanismo principale consiste nell’assumere il ruolo di carnefice, anche se chi investe tale ruolo spesso rifiuta questa immagine sconveniente, definendosi piuttosto come “intraprendente”, “ambizioso”, “efficiente” o furbo. Lei si sente la donna più prediletta e autentica, scambiando la propria brama di giustizia e le attitudini da salvatrice con forza e nobiltà. Lei non conosce la purezza (intesa ai fini empirici ) anzi la detesta, tutte le intenzioni della donna finta yang si protendono a fare il proprio vantaggio, vantandosi della propria furbizia e dell’astuzia, lei si commercializza, fa i propri interessi, usa la malizia e la scaltrezza per raggiungere le sue mete, giudicando ogni altro modo di essere stupido e retrogrado. Sa parlare in modo schietto e con eccessiva franchezza sentendosi pulita e innocente. E’ dotata di qualità battagliere indubitabili, lei sa cosa vuole, ha una personalità forte per quanto, in fondo, si senta ancora vittima. Chiunque si avvicini a lei resta colpito dalla sua forza, dalla sicurezza e dalla irremovibilità, in particolar modo l’uomo finto yin, il suo partner d’eccellenza. La sua parte agguerrita però rimane spesso nascosta dietro atteggiamenti ammalianti e maschere 28


più. diplomatiche evidenziandosi soltanto al momento dell’apparente bisogno. La donna finta yang non è una donna cattiva ma il suo degrado empirico è semplicemente avanzato fino al punto in cui rancore e risentimento sono diventati l’indicatore principale del suo mondo emotivo. Lei è amareggiata e delusa affettivamente parlando, nonostante che nella vita sociale e professionale abbia raggiunto spesso dei traguardi invidiabili ( per le altre donne finte yang ). Lei possiede una spiccata tendenza al controllo, che le permette di allontanare la sensazione di inadeguatezza e tenere a bada il senso di colpa lacerante dietro le quinte del suo essere carnefice. Il suo amore è condizionato (paterno) invece che incondizionato (materno), al posto della cura spinge verso l’indipendenza, invece di accogliere risolve i problemi altrui e piuttosto di dedicare il proprio tempo a chi ama lo trasforma in forza d’opera. Lei si compiace soprattutto dell’immagine della donna di potere, della donna emancipata e indipendente e ci tiene molto ad esserlo. A volte incarna le vesti della donna super efficiente a volte quelle della prima della classe e della maestrina o di chi si sente arrivato professionalmente o di chi, semplicemente, vuole sempre avere ragione. In ambito professionale, infatti, le sue attitudini yang sono molto richieste, diventando una forza per ogni datore di lavoro. A tal fine fa di tutto per non sembrare mai ingenua o impreparata (sarebbe una sconfitta e un’umiliazione per qualsiasi finta yang), distinguendosi sempre per la risposta pronta e il suo sapere. Per questo motivo rifiuta la spensieratezza e leggerezza yin, non sa esprimere la sua giocosità naturale e la sostituisce con il sarcasmo, i doppi sensi, l’acidità. Lei esorcizza la naturale tendenza yin verso l’essere naif vergognandosi di essa. Lei piuttosto detiene il mito della donna forte che vuole avere ragione a tutti i costi, anche se il più delle volte non lo ammette nemmeno a se stessa; ogni suo confronto, ogni suo scambio e ogni apertura verso il mondo esterno, nascono dallo stimolo di competizione. Nella stessa misura in cui rifiuta l’idea di essere mantenuta o di avere bisogno di qualcosa o qualcuno (la donna yang non chiede mai), diminuisce anche la sua predisposizione 29


verso la cura e l’accoglienza (i principi guida yin). Non essendo capace di dispensare né carezze né attenzioni, esige che chi le sta accanto sia affettivamente autonomo e indipendente. Tutti gli uomini che esprimono il desiderio di avere accanto una donna forte e di carattere, rivelano la loro alterazione yin, nella stessa maniera in cui una donna descrive come ideale un uomo dolce e tenero evidenzia il proprio eccesso yang. Il suo “amore” passa attraverso il fare invece che l’essere. Anche la sua prole viene svezzata precocemente e ha bisogno di imparare a stare sui propri piedi il più presto possibile. La donna finta yang non tollera ritardi, né di sé stessa né altrui. Per lei tutto è calcolato e premeditato (dò per ricevere); lei è vitale (yang) invece che vivace (yin), strumentalizzando la propria rabbia arretrata, che oramai non riesce più a nascondere e a gestire, a tale scopo. La donna finta yang, controlla, gestisce, giudica, critica, disapprova, e punisce avendo trovato nella carica maschile l’energia di maggiore sostegno. Lei si riconosce soltanto nel potere maschile invece che in quello liquido, identificandosi solamente nelle qualità yang, pretendendole come doti femminili invece che maschili. Di conseguenza identifica anche la maggior parte dei principi guida yin come “debolezza”, vergognandosi di riconoscerli come il proprio potere tranne quelli che, ovviamente, le vengono meglio. Di norma si percepisce come “superiore” alle altre donne, ma le stesse qualità che da un lato la rendono fiera le arrecano danno ai fini empirici. Ciò nonostante si sente di emergere dalla schiera delle “ casalinghe ordinarie e mediocri”, proprio grazie alla propria alterazione, una strategia di auto boicottaggio questa, declinata come affinità all’ombra. La donna finta yang sa essere anche femminile e seducente, ma soltanto dove e quando lo decide lei ossia quando questo occorre al fine di raggiungere le proprie mete; così sa atteggiarsi in maniera fascinosa e ammaliante (qualità yin), ma al contempo anche dissacrante, prevaricatrice e sfidante (qualità yang). Anche lei è intrappolata nel ruolo della figlia, per quanto all’apparenza potrebbe mostrare l’esatto contrario. Lei è permalosa e suscettibile come la sua bambina ferita, anche se ha imparato a fare finta di nulla per 30


convenienza; ai fini empirici è sempre in richiesta “guadagnandosi” l’affetto altrui per poi chiedere il proprio tornaconto. In genere si fa riconoscere attraverso la propria irriverenza verso lo yang ( che comprende tutti i diversi aspetti di ordine e autorità, al di fuori del suo) e a tale scopo usa la sua indiscutibile potenza ai fini di dimostrare all’uomo la sua inferiorità (sfidandolo e vincendo). Lei non sa sostenere il proprio partner, ma lo sprona, lo sfida e lo contrasta entrando in una relazione di continua competizione. Sfidando tutto e tutti, in particolar modo il genere maschile, le si avvicinano soltanto uomini disposti a sostenere i suoi capricci, uomini che, per compensazione empirica, mancano di forza yang. Così diventa, con il passare del tempo, e dei compagni, sempre più. disillusa e amareggiata, attirando a sé “magicamente” l’uomo finto yin, dolce, sensibile e disponibile salvo poi, in coppia, spodestarlo per incarnare lei il ruolo maschile. Dal quel momento pretende dal partner che lui accetti da un lato la sua predominanza e dall’altro i suoi capricci da bambina rabbiosa, detestandolo in seguito proprio per questo. I suoi atteggiamenti sono spesso arroganti, invadenti e sfacciati, a volte anche senza accorgersene pretende invece di chiedere, perchè ha spesso la percezione errata che le cose le siano dovute per il semplice fatto di esistere ( vive di diritti auto- erogati), percependo come diritto anche ciò che, ai fini empirici, sono imposizioni arroganti e senza alcun fondamento. La donna finta yang è dissociata dal sentire sistemico avendolo anche lei sostituito con un mondo percettivo alterato e soggettivo. Quest'ultimo nasce dall'accumulo della sua rabbia e non dalla paura. Si tratta della presenza di un indicatore sistemico imperante che, la anestetizza ai fini emotivi. Un'anestesia,questa, che provoca strategie corporee atte a un unico fine, ossia a nlon percepire il proprio debito empirico come la presenza dolorosa e persistente che in realtà è. Lei vede e sente ciò che è conforme al suo punto di vista e che possa dare ragione alle sue convinzioni alterate. Lei esige di essere fornita di tutto ciò che

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le serve nella vita e pretende di essere messa in condizioni di compiere ciò che vuole fare.E di contro "rende" in forma di efficienza, organizzazione e operatività. La donna finta yang misura il mondo attraverso chiavi di lettura soltanto concrete ed efficienti ( parametri yang sempre focalizzati sul controllo e proprio vantaggio); è capace di una grande versatilità nell'ambito professionale, è una professionista ambita e tende al ruolo di dirigente; è un'instancabile lavoratrice e un'abile commerciante, sapendo fare gli interessi della sua azienda a apatto che si senta remunerata generosamente. Sa essere testarda e ostinata, puntigliosa e caparbia riuscendo a celare tali qualità dietro atteggiamenti democratici e liberali.La sua tenacia e caparbietà le impediscono di lasciar andare le proprie convinzioni co ntro- sistemiche, difendendole a costo di "morire". La donna finta yang si riconosce per la sua affinità alla morte, il sentimento chiave che segnala questa affinità è il risentimento soddisfatto presupposto e catalizzatore principale nel dirigere il proprio rancore verso sè stessi. Così dietro ogni suo slancio di competizione si nasconde il desiderio di morire e di auto annullarsi; lei vuole vincere ad ogni costo anche se si tratta di soccombere sotto la sua stessa spinta ( chi pratica sport estremi, entra in sfida con chi ama, predilige la competizione come strumento principale della propria vita... ). Ella infatti percepisce maggiore relazione con situ- azioni o portatori di disfunzionalità sistemica, sente un'affinità "naturale" con ciò che non va ed è al servizio della sue convinzione contro-sistemiche. La donna finta yang non può fare a meno delle forti emozioni, essendo dissociata dall'amore ( lontana dal libero fluire), ha bisogno di riempire il proprio vuoto d'amore attraverso surrogati emotivi forti e persistenti per quanto non si ammetta di essere disperata, percepisce un vuoto profondo e una solitudine pronunciata ogni volta che entra in contatto con il dolore nascosato. Il principio dell'amore condizionato è quello che prevale nella donna finta yang, e lei si sente di saper amare non sapendo invece che rinnega ciò che invece le spetterebbe di

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diritto, ovvero la capacità di accedere all'amore incondizionato. Ecco perchè chiunque si avvicini a lei ha bisogno di "guadagnarsi" l'amore, superando giorno per giorno le sue prove; questo vale per le persone che lei sostiene di amare, partner,figli, nello stesso modo di chi invece collabora con lei nell'ambiente lavorativo. Tutto ciò che non le conviene o dove non esiste un tornaconto, viene considerato dalla donna finta yang ottuso e incomprensibile, sprezzando così ogni modalità yin.Lei non sa riconoscere il potere liquido femminile ma soltanto la forza impietosa yang, tutto il suo fare è legato a parametri e qualità maschili, per quanto sia velato da una parvenza yin più o meno accentuata, avendo "farcito" e "camuffato" questo suo modello con le proprie doti femminili, generando uno stato empirico ibrido. Ciò nonostante ella non ha presenza ai fini empirici ( non sa mai stare ferma controlla e programma continuamente). La sua bambina furiosa non sa accettare le situazioni per ciò che sono, pretendendo di poterle piegare secondo le proprie credenze e convinzioni, lei non sa fermarsi nè stare al proprio posto, se lo facesse la sua coscienza sistemica le porterebbe a galla tutto il dolore del proprio debito accumulato. La donna finta yang critica, giudica e contrasta ciò che non le piace; si interessa degli altri ma esclusivamente per acquisire più potere sulla loro vita e renderli così dipendenti da lei. Così facendo lei può gestire l'altro, appagando il suo desiderio di vendetta verso il mondo, rendendolo parte del suo "corteo". Così la donna finta yang si propone da benefattrice (mentre in realtà è una divoratrice), offrendosi come colei che sostiene per tenerezza o che si preoccupa della vita degli altri tendendogli la mano, ma, in verità, viola il diritto sacrosanto di ognuno di poter sbagliare, avendo così l'opportunità di risalire al proprio debito empirico e di estinguerlo. Quando diventa madre lei è la classica "mamma chioccia", soffocante e invadente, lei è una mamma energica e determinata, ma anaffettiva, lei non sa curare e pretende che la propria prole sia autonoma il più presto possibile. Lei fa da padre e non da madre e il

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bambino, crescendo, viene privato della propria volontà, dovendo eseguire il volere della madre pena di perdere la sua stima. La madre accoglie i propri figli amorevolmente anche quando deludono le sue aspettative, disattendono i suoi desideri, o compiono atti deplorevoli.CI VUOLE MOLTO PIU' CORAGGIO A RIMANERE APERTI CHE NASCONDERSI DIETRO ARMI TAGLIENTI. Lei non sa accedere alla sua morbidezza e alla sua accoglienza avendoli sostituiti con durezza e severità, spinta e determinazione, dimostrando di attingere più al potere yang che alla forza incondizionata. Più che la parte ricettiva interpreta il ruolo da propulsore: invece di accogliere vuole essere accolta, invece di comprendere pretende di di essere compresa, invece di essere morbida esige morbidezza da chi le sta intorno. La donna finta yang è sempre in richiesta. La donna finta yang ha sviluppato un animus imperante che sovrasta le qualità yin. Invece della vivacità sperimenta la vitalità, per sua natura più inquieta e sfidante, così invece della forza che sostiene sperimenta la spinta in avanti come moto preponderante della sua vita. Le sue doti yin sono trattenute e soffocate a favore di atteggiamenti e attitudini più maschili: lei non sa affidarsi a nessuno ( neanche a sè stessa ), e possiede una scarsa fiducia nel prossimo ( ancora meno se esso appartiene al sesso maschile). In realtà non possiede spazio interioree non sa gestire il proprio mondo emotivo represso, esternando le proprie sensazioni sempre, dicendo quello che ha da dire a prescindere dal contesto. Lei è sarcastica e utilizza commenti acidi per arrivare ai propri scopi, come quello di avere sempre ragione. Ma sa essere anche diplomatica, ma solo quando vuole raggiungere mete precise. Ciò nonostante la donna finta yang vive uno stato d'insoddisfazione profonda, a prescindere dall'appagamento professionale, che avanza progressivamente negli anni, non potendo mai sostituire le proprie esigenze profonde yin con mete e diritti yang. Lei tenta di esorcizzare la sua lontananza dal codice femminile attraverso impegmi incalzanti, progetti prestigiosi, più lavoro, svaghi e divertimenti di ogni genere, facendo un vanto della sua mancanza di fisionomia yin. Solo 34


alcune qualitĂ femminili sono degne di lei, di solito quelle che riesce ad applicare senza fatica e che comunque le forniscono un tornaconto.

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-LA DONNA NEL MEDIOEVO -

- MEDIOEVO AL FEMMINILE Nascere maschio o femmina non è mai stato, in nessuna civiltà, indifferente. Appena il neonato emette il primo vagito,la mentalità comune classifica la bambina in un gruppo distinto, il “genere” femminile, e le assegna un ruolo radicalmente diverso da quello che attribuisce al “genere” maschile. Ciò è in parte vero ancora oggi. Tanto più lo fu nelle società basate sull'agricoltura, in cui per lunghi periodi fu praticato addirittura l'infanticidio femminile. Fin dalle origini queste 36


società crearono due sfere: una pubblica in cui fu collocato il maschio, una domestica, in cui fu relegata la femmina, che non poteva fare politica, sedere nei tribunali, insegnare, predicare, combattere. Per secoli l'uomo esaltò se stesso soffocando le voci contrarie delle donne, finchè, nell'antica Grecia, un grande filosofo, Aristotele, non arrivò a teorizzare in modo “definitivo” la superiorità fisica ed intellettuale del maschio,la sua maggiore affidabilità, la maggiore forza del suo carattere. Dopo più di mille anni di storia occidentale sfavorevole alle donne, il Medioevo era stato in complesso, un'epoca più aperta alla realizzazione della personalità femminile. La castellana divenne proprietaria e amministratrice dei suoi beni, in grado di sostituire il marito lontano e persino di presiedere un tribunale, comandare un esercito privato e difendere un castello.Nello stesso periodo, la rinascita della città creava nuove opportunità per la donna borghese.Per crescere, infatti, un centro urbano aveva bisogno di aziende familiari armoniose ed efficienti, in cui moglie e marito collaborassero con pari competenza alla gestione degli affari, e all'inizio non pose limiti all'uno e all'altro sesso. La ventata di novità che soffiava nelle città del Basso Medioevo, portò in tutta Europa un gra numero di donne attive nel commercio e nell'artigianato. Ovunque nacquero corporazioni miste o esclusivamente femminili nel settore tessile, che comprendeva anche sarti, pellicciai, calzolai.Esclusivamente donne erano le filatrici d'oro e le ricamatrici della seta.Una volta entrate in una corporazione, le donne potevano lavorare, comprare e vendere esattamente come gli uomini e alcune fecero fortuna. Nel Basso Medioevo cultura significava non solo leggere e scrivere, ma anche conoscere il latino, senza il quale non ci si poteva accostare né alle sacre scritture o ai trattati di teologia né ai testi di pittura, architettura, economia, medicina. Naturalmente le giovinette d'alto rango venivano istruite in casa,però nel duecento nelle Fiandre, le ragazze potevano uscire di casa per frequentare la scuola. Parigi produceva, alla fine del XIII secolo 21 37


maestre di scuola all'anno e alcune donne dirigenti di scuole elementari femminili.Nell'Italia settentrionale c'erano scuole per ragazzi e ragazze. Di grande rilievo divenne l'attività delle donne anche nel campo della medicina, tra cui la chirurgia.Le donne giunsero rapidamente a fare concorrenza agli uomini, formati nelle università.Questi ultimi,però, difesero gelosamente la loro posizione, schiacciando con ogni mezzo la concorrenza femminile, ritenuta pericolosissima. In Italia e a Parigi le università chiusero le porte alle studentesse, mentre in Germania le cose andarono un po' meglio, tanto che nel XV sec. La città di Francoforte assunse 16 donne medico, specializzate in oculistica e chirurgia.

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- EVA NEMICA DI ADAMO -

Le donne, intanto, non trovavano sostenitori nelle grandi religioni storiche. Nell'ebraismo e nel cristianesimo, in particolare, la misoginĂŹa , l'ostilitĂ nei confronti della donna, trova una formidabile conferma nella funzione svolta da Eva nella creazione: prima di tutto proveniva da una costola dell'uomo; in secondo luogo si era lasciata sedurre dal serpente e aveva trascinato Adamo nel peccato, causando la cacciata dal Paradiso terrestre. Dunque essa era stata creata per seconda, era sensibile alle tentazioni del demonio ed era fonte di gravi disgrazie. I monaci benedettini furono addirittura ossessionati da questa interpretazione negativa, raccomandavano ai mariti di far scontare alle mogli la condanna 39


divina (“ partorirai con dolore “) costringendole a “ mettere al mondo figli in continuazione e fino alla morte”. Le opinioni dei francescani e sopratutto dei domenicani suffragate da quelle di Aristotele, cominciarono ad influenzare la società già nel XIII sec. E celebrarono il loro successo nel XV. Il loro messaggio misogino fu trasmesso dappertutto attraverso le affollatissime prediche che tenevano nelle città, durante la confessione e persino nel corso delle loro azioni caritatevoli. Le donne stesse si convinsero della loro natura peccaminosa e si macerarono per prendere coscienza dei propri vizi innati e combatterli. Sin da bambine ormai venivano bombardate da raccomandazioni: tenere gli occhi bassi, non parlare, gesticolare il meno possibile, mortificare il corpo e tenere sempre occupate le mani e i pensieri, filando, tessendo, ricamando, rammendando. Il lavoro dei predicatori ebbe tanto successo anche perchè gli Stati nazionali e regionali avevano deciso anch'essi di chiudere le porte alle donne. I sovrani, coadiuvati da teologi del calibro di san Tommaso,concepirono lo Stato come una grande famiglia comandata da un padre-padrone e, con apposite leggi, imposero questo modello anche alle cellule della società: le coppie di sposi e le corporazioni. La donna non potè più ereditare e la sua stessa dote matrimoniale divenne proprietà del marito; fu esclusa dalle università e da ogni genere di scuola pubblica, non potè più fondare aziende né iscriversi a un'associazione artigiana o mercantile, le fu perfino vietato di testimoniare in tribunale. Insomma tornò ad essere ciò che l'uomo massimamente desiderava che fosse :” Una donna è figlia, sorella, moglie e madre: una semplice appendice della razza umana”, come scrisse un saggista del seicento. Il cupo secolo delle Guerre di religione contribuì a peggiorare la situazione; in un epoca in cui si sente solo il clamore delle armi, la voce delle donne non viene udita. Inoltre il fanatismo religioso che afferrò sia i cattolici sia i protestanti fece di “Eva” la personificazione di satana. 40


Nell'alta società, dove ragazzine sposavano uomini più grandi di 20 o 30 anni, le nozze divennero un incubo per le donne, bistrattate e tradite dai mariti, relegate nelle loro stanze come una prigione, spesso divise prestissimo dai figli: dai maschi perchè dovevano ricevere un'educazione politica e militare, dalle femmine perchè, essendo talvolta promesse a quottro o cinque anni, venivano mandate ancora bambine nella casa del futuro sposo per essere educate dalle suocere. Solo donne di grande personalità riuscivano a imporsi e a impadronirsi del potere.

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- LA FINE DEL LAVORO FEMMINILE -

“ Nessuna donna può esercitare un mestiere anche se ha le stesse capacità di un uomo”, si legge in un trattato di diritto artigiano del XVI secolo. La rimozione della donna dal lavoro organizzato e l'espulsione dalla vivace atmosfera della città, riportò la donna alla sua vecchia condanna : l'isolamento. Nel manuale del diritto al lavoro, citato sopra, si legge anche :” Il destino della fanciulla è il matrimonio, e non si può prevedere chi le toccherà in sorte; un'abile calzolaia non servirà affatto ad un fabbro, perciò inutilmente cercherà di imparare un mestiere”. Il senso era: le donne devono solo “aiutare”; le loro eventuali competenze non interessano. Quegli accenni di indipendenza economica e sociale emersi nell'organizzazione delle famiglie e delle città del Medioevo erano naufragati nel pregiudizio e nella gelosia del mondo maschile. La grandissima maggioranza delle donne si arrese e condusse una vita la cui maggiore o minore infelicità dipendeva unicamente dal carattere del marito. Altre non si rassegnarono a questa disfatta e reagirono come poterono. Ai vertici opposti di un triangolo ideale di “ribelli” si collocarono le regine , le mistiche e le streghe. Molte regine furono, nel bene e nel male, tutt'altro che ombre al riparo di mariti o ministri. Maria la Sanguinaria, Maria Stuarda, Caterina de' Medici,furono soltanto alcune delle grandi protagoniste della politica europea di questo periodo. Le mistiche, al di là della loro importanza religiosa, rappresentarono un fenomeno straordinario della creatività femminile.

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Già nel Medioevo il convento rappresentava per molte donne di forte personalità il modo migliore per sfuggire alla prepotenza dei maschi, istruirsi e affermare le proprie capacità organizzative, come fecero decine di grandi badesse passate alla storia per le loro opere di carità e la competenza economica con cui fecero prosperare le loro abbazie. Una scrittrice femminista del XX secolo, Virginia Woolf, disse giustamente :” La cella del convento era il luogo dove finalmente la donna aveva una stanza per sé.” Il misticismo fu qualcosa di più : fu l'esplosione di un linguaggio nuovo che con le parole, i gesti, a volte le urla e il pianto, non imitava in nulla il linguaggio degli uomini e ne creava uno sconosciuto, interamente irrazionale ed emotivo, ma straordinariamente efficace, comunicativo,addirittura esplosivo. Le prime mistiche lasciarono stupefatti i confessori con i racconti delle loro visioni, precisi come il resoconto scientifico di un'operazione chirurgica e contemporaneamente irreali come un sogno. Solo così, con un linguaggio eccessivo, la donna riuscì a farsi sentire. E diventò santa. Le streghe furono le grandi vittime delle paure e dei pregiudizi maschili, e, di conseguenza, femminili. La loro bravura nell'assistere ai parti e nel prestare le prime cure ai neonati o la loro attività di balie si trasformò nell'accusa di bere il sangue dei bambini; gli unguenti che producevano per curare le ferite diventarono veleni; uno sguardo lanciato ad un uomo fu un incantamento o una fattura. Analizzando le immagini dei codici medievali alcune storiche contemporanee sostengono che a inventare il delitto di stregoneria furono due categorie: i frati e i medici, pronti a tutto pur di impedire alle donne una carriera in cui erano particolarmente dotate.

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- LA RABBIA DELLE DONNE -

Pur se la condizione di schiavitù e sottomissione all'arroganza maschile, ombra yang, non è di certo iniziata nel Medioevo, questo piccolo escursus mi serve per dare un senso a quel movimento che, secoli dopo, verrà chiamato femminismo. Il femminismo è un movimento composto prevalentemente da donne, che rivendicano la parità sociale ed economica tra i sessi, ritenendo che le donne siano sempre state discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate. Quasi tutte le società del mondo, 44


secondo le femministe, si sono basate sul patriarcato,a cominciare dalla prima donna, Eva, che fu posta da Dio sotto l'autorità di Adamo. La moglie è sempre stata un possesso: prima del padre e poi del marito,senza alcun diritto giuridico sulla sua persona, sui figli, sui beni, che venivano tramandati per discendenza maschile. Alla base dell'ideale femminista vi è invece la convinzione che i diritti sociali e politici del cittadino prescindano totalmente dal genere sessuale cui si appartiene; le femministe hanno per questo lottato: per essere considerate alla pari con gli altri esseri umani, ovvero gli uomini. Spesso si pensa che la lotta per la conquista della parità dei sessi sia iniziata e si sia conclusa nel secolo scorso. In verità le cose non stanno così, dal momento che la lotta femminista è figlia della rivoluzione francese, inoltre una vera parità dei sessi non è ancora stata del tutto raggiunta, come è facile constatare,in molti paesi del mondo e dunque è errato ritenere che la lotta di emancipazione femminista sia una cosa superata, di altri tempi. Nel 1968 nacque la seconda generazione del femminismo: le donne volevano riprendersi il dominio del proprio corpo. Negli anni ottanta e novanta il femminismo, come movimento, si è praticamente spento, ma le vittorie delle donne restano tuttavia ancora incomplete e dall'avvenire incerto, come possiamo leggere nella cronaca degli ultimi anni e mesi. Empiricamente le lotte femministe si possono analizzare in modo da poter dire che le donne hanno dovuto lottare con “armi” improprie, la carica yang, per ottenere riconoscimenti e pari diritti nella società e per poter entrare con pari opportunità anche nel mondo del lavoro. In questo ambito, tagliato a misura degli uomini, le donne hanno ottenuto e ottengono risultati estremamente gratificanti, occupando posizioni spesso ai vertici di aziende leader a livello mondiale. Sono dirigenti determinate e sicure di sé, e sanno portate guadagni ed introiti, economicamente rilevanti, a se stesse e alle aziende per le quali lavorano. 45


E allora, come mai, in questa epoca dove la donna ha ottenuto tutto, o quasi tutto, al pari degli uomini,la rabbia femminile ha raggiunto punte insospettabili e pericolose ? Vivendo in una società che esalta l'io ad ogni costo, anche l'identità femminile si è “aggiornata” a tale necessità, rivendicando l'accesso ad un tipo di autorealizzazione maschile. Così, il più delle volte, lo yin “moderno” percepisce il bisogno di manifestarsi in maniera indipendente e slegato dal proprio codice cercando l'affermazione anche nell'ambito yang. La necessità eccessiva della donna occidentale, ossia quella di affermarsi nell'ambito yang anziché in quello yin, evidenzia l'alterazione della specie, arrivando addirittura a proclamare, come è avvenuto all'inizio degli anni settanta, la sua fecondità come ostacolo discriminante nei confronti del maschio. Da allora molte esponenti del gentil sesso hanno percepito la propria funzione empirica maggiore, quella della riproduzione, come “scorrettezza morale” nei confronti della loro ambizione.Il fervore nel pareggiare i diritti del sesso maschile le ha allontanate dal proprio codice yin, facendole rinnegare i propri principi attivi. Situazione questa che ha generato un debito collettivo che ogni donna porta e vive in ogni istante. Come esiste un debito collettivo maschile per aver prevaricato la donna nei secoli, imponendosi attraverso la sua visione yang alterata, quello femminile consiste nell'averlo subito. Soltanto oggi esso si riscatta da tale situazione accumulata, come fra l'altro fa anche l'uomo, “pagando” per tale coazione a ripetere .Se l'uomo lo fa attraverso il proprio disagio, la sua insicurezza,e il senso di inadeguatezza, la donna ha bisogno di riscattarsi attraverso il suo indicatore passivo, la propria rabbia. Per la donna generare nuova vita è una condizione sine-qua-non per avvicinarsi ad uno stato di appagamento profondo. Qualora esso non venga adempiuto, si genera un debito ingente in grado di mettere in crisi l'intero suo assetto vitale; nonostante le buone ragioni per non procreare, si tratta di leggi naturali che non sottostanno alle scelte dell'uomo. Soltanto adempiendo il diritto alla maternità la donna riesce ad accedere alla pienezza delle sue facoltà empiriche. Ogni processo di auto-realizzazione yang evita 46


alla sua portatrice moti di rimpianti e di rammarico, boicottandola però nel suo ambito più delicato, nel proprio essere femminile. In altri contesti storici o in culture diverse dalla nostra, la donna non sentirebbe il bisogno di sentirsi riconosciuta attraverso la spinta autonoma del proprio Animus.Nel mondo occidentale, invece, un'interprete del gentil sesso si sentirebbe inadeguata ed esclusa dalla tribù femminile se mancasse a tale richiamo. Poco importa se , nella maggior parte dewi casi, questo le comporterà disagio e tensione a tutti i livelli del proprio essere, fisico, emotivo e spirituale. Quanto sopra descritto non significa che chi detiene il codice yin non possa lavorare, fare carriera o dedicarsi a progetti al di fuori della propria famiglia, ma semplicemente che ha bisogno di fare i conti con la propria natura empirica. L'ordine è inflessibile riguardo a ogni infrazione del codice,sia che essa è stata commessa a fin di bene, ossia in maniera inconsapevole, oppure no. Per mantenere il proprio equilibrio interiore ed esteriore ogni donna ha bisogno di rimanere collegata alla propria energia di base, data dai principi del codice yin. Dal momento però in cui impiega molto tempo, ambizione ed energia a perseguire delle mete esterne, permette ai moti yang di intaccare la propria natura femminile, inquinandosi lentamente con una polarizzazione opposta alla sua. Per evitare questo, ha bisogno di mantenere la maggior parte della propria attenzione, presenza e interesse, ma anche preoccupazioni e inquietudini quotidiane, all'interno del nucleo famigliare. Soltanto mantenendo questo ruolo come primario,può aggiungere anche progetti esterni senza infrangere l'ordine, qualsiasi sia l'indirizzo del suo interesse. Più il campo d'interesse è affine al proprio codice empirico, più è in grado di mantenere il proprio equilibrio senza inquinarsi; più lei rimane focalizzata su problemi famigliari piuttosto che lavorativi, più la sua posizione empirica rimane indenne. Così chi fa la stilista, l'artista, la musicista, la grafica, la regista, o chi gestisce un asilo nido, avrà più facilità a rimanere nella sua energia yin, più che la geometra, la contabile, la commercialista, o la commerciante. Queste ultime tipologie d'impiego 47


comportano un inquinamento inevitabile, avendo bisogno di accentuare un esubero di principi yang per essere svolti in maniera efficace e soddisfacente. Chi vuole raggiungere risultati per la propria azienda, chi deve raggiungere un budget, chi ha bisogno di speculare o fare scelte di convenienza, necessita di uno yang imperante poiché costituisce l'unico strumento efficace ai fini dei risultati. Si t ratta di ruoli empirici costretti ad accumulare soddisfazione soltanto attraverso l'auto-realizzazione yang, essendo “tagliati fuori” da ogni possibile appagamento femminile. Come una droga, una dipendenza profonda, una spinta irrefrenabile, la porta a mentire con se stessa, compromettendo sia la propria esistenza sia quella di chi ama. Ciò determina una rabbia atroce, testimoniando la sua lontananza dall'ordine, l'unica vera ragione che le impone un atteggiamento di sfida continua verso il mondo (maschile). Per quanto essa stessa non se lo ammetta, adducendo alibi e convinzioni apposite, si tratta di un atteggiamento di continuo autoboicottaggio. L'apparente ingiustizia fra i sessi, l'impossibilità di raggiungere posizioni equiparabili , le fa bramare il diritto di realizzarsi a tutti i costi. Così chiunque si avvicini a lei è libero di decidere la propria sorte, l'unica parte impotente rimane la sua prole, costretta a subire una donna incapace di esercitare il ruolo materno. Dovunque invece la donna si metta a disposizione, potendo accedere alla propria forza incondizionata, dove mette a frutto la propria accoglienza e capacità di cura, il suo femminile è salvo. Dove c'è bisogno di amorevolezza, di pazienza, o di comprensione, non importa se nelle pubbliche relazioni, a capo di un industria, nella cura di pazienti, la presenza di uno yin espanso si rende necessario. Anche in ambito spirituale o filosofico, nell'arte, e dovunque necessita un apporto creativo, esso trova il suo humus naturale. Ogni speculazione commerciale, invece, come ogni commercializzazione delle proprie doti, inquina i principi empirici naturali. Anche un campo lavorativo troppo arido, analitico o aggressivo, come pure l'abuso dei principi guida yang, la porta ad aquisire un debito empirico sempre più grande. Così il ruolo dell'imprenditrice che tenta di coprire anche il 48


ruolo di madre, costituisce un alto rischio empirico. La sua forza aggregante all'interno del nucleo viene meno, per quanto vorrebbe illudersi del contrario. Nonostante che lei creda di accudire la propria famiglia, impegnandosi a non venir meno al suo ruolo di madre e compagna, si tratta solo di un auto-inganno. Il miglior specchio per il suo debito crescente è l'evoluzione della famiglia stessa, ossia la deviazione empirica dei propri figli, il rapporto con un marito già alterato, e le conseguenze psicofisiche che subirà in prima persona. Ogni madre empiricamente alterata porta anche i propri figli verso una deviazione sistemica, compromettendoli per il resto della loro vita. Ogni donna che decide di sperimentarsi nel mondo del lavoro in maniera decisa, permettendo che la spinta della propria autorealizzazione prenda il sopravvento sui suoi princiopi yin, concorre nei medesimi risultati. Soltanto nell'età prima della maternità, prima che la ragazza abbia un nucleo famigliare da accudire, può entrare temporaneamente in questa energia senza inquinarsi. . In quel periodo può concorrere, anche se per un tempo circoscritto e senza eccessi estremi, nella gara delle ambizioni, della competizione e del successo. Questo escursus empirico si potrebbe rivelare, a certe condizioni, perfino come utile per il futuro sviluppo della sua portatrice.

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- LA SOFFERENZA DELL'ANIMA -

Apparentemente sempre alla ricerca dell'amore, la donna si accorge, una volta trovatolo, di non riuscire a farselo bastare. In tal modo la sua ricerca rimane disperata e fine a se stessa , costringendola a riconoscersi in espressioni che maggiormente rispecchiano la sua illusione, ossia il sentirsi “evoluta” rispetto alla maggioranza delle donne. Questo nasce dal suo bisogno di coprire il dolore, dato dalla separazione del codice yin, e di conseguenza, anche dal flusso sistemico. Ed è tale segregazione a generarle una disperazione profonda, sentendosi lontana dal flusso d'amore. Essa non si riconosce nei principi guida del proprio codice, li evita accuratamente, ma sviluppa in compenso convinzioni utili a poter rimuovere questa sua mancanza e mette i propri talenti empirici, le sue qualità femminili,le sue virtù yin al servizio di un abuso permanente. Agendo così, la sua posizione all'interno dell'ordine perde di confine e di definizione, non essendo più 50


funzionale al progetto empirico di base, e come ogni moto disfunzionale nell'evoluzione della specie, il sistema tende ad annientarlo. In tale maniera l'ordine empirico innesta meccanismi atti a isolare la specie “malata”, evitandone la riproduzione fino all'estinzione naturale. Fino ad allora, però, gli rispecchia il proprio debito, dandogli così la possibilità di poterlo evadere per rientrare in uno stato integrato. Esso, attraverso l'utilizzo degli indicatori sistemici, investe l'intero assetto psicoemotivo della sua portatrice, generando una condizione di disagio generale. Così sono il vuoto interiore, la rabbia, il senso di abbandono, la disperazione e la paura della morte, a segnalare le infrazioni avvenute. Tutto questo succede senza che la persona si accorga del meccanismo empirico nascosto, sperimentandone soltanto gli effetti di degrado. Questo è il caso della donna yang, che dispone di una rabbia enorme, focalizzata sul mondo intero e, in particolar modo, sul sesso maschile. Un atteggiamento che, anche in caso di rapporti sessuali sporadici o legami morbosi, porta ad una segregazione affettiva, in quanto si auto-esclude da ogni rapporto armonico. La donna finta yang, riserva la propria attenzione solamente verso chi le interessa o chi può offrirle vantaggi presunti, aspettandosi sempre qualcosa in cambio. Ogni donna yang commercializza sempre i propri talenti yin, vendendo la propria creatività e intuizione, il proprio talento comunicativo e la propria amabilità, al miglior offerente. In questo modo, e in tanti altri, viola in continuazione il proprio codice femminile, che come principio guida prevede il suo potere liquido. Essa diventa calcolatrice, prediligendo i giochi di potere che porta avanti con tutta la sua saggezza empirica e la sua capacità intuitiva. Ma è pur sempre la sfida e la competizione con il mondo yang che alimenta il suo moto, inibendo contemporaneamente ogni suo appagamento femminile.

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Ogni donna ha il diritto di rispettare se stessa, diritto che nel momento stesso in cui viene disatteso si trasforma in obbligo! Tale meccanismo è valido per tutti i diritti empirici. La definizione di cosa sia il rispetto dipende dalla visione personalizzata e disarmonica dei diversi ruoli empirici. A prescindere dalle convinzioni personali, però, l'unica forma di rispetto, valida ai fini empirici, consiste nell'essere portatrice sana dei principi guida femminili. Così ogni donna che si rispetti sa accedere alla propria forza incondizionata e alla propria morbidezza, fulcro del suo mondo e di tutti i suoi principi annessi. Chi applica invece prevalentemente principi d'estrazione yang, manca di rispetto a se stessa poiché rinnega la propria appartenenza empirica. Soltanto diventando nuovamente funzionale ai fini del proprio progetto empirico, il sistema cessa le sue dinamiche di segregazione dall'amore e accetta l'anima nuovamente nel flusso sistemico. Durante questa trasformazione, che noi definiamo processo di “yinghizzazione”, la visione del maschile muta, mano a mano che ci si avvicina alla matrice empirica di eccellenza. E mentre questo avviene, il processo di riconversione si esprime anche attraverso una nuova attrazione verso uomini più “sani” e meno alterati. Ogni avvicinamento alla matrice d'eccellenza indica anche una elaborazione del proprio debito, poiché il singolo si può accostare a essa soltanto nella stessa misura in cui prima ha evaso il proprio arretrato empirico. Così, l'avvicinamento al codice yang, o a quello yin, costituiscono il presupposto per ogni altro futuro ruolo, indispensabile per diventare “grandi” ai fini sistemici. Non esiste quindi né adulto, né padre, né madre, né nessun altro ruolo, senza che il suo portatore non si sia avvicinato prima il più possibile alla propria carica empirica.

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- L'INTEGRAZIONE FEMMINILE -

Come l'uomo, anche la donna ha bisogno di avvicinarsi alla propria carica opposta, ossia quella yang. Soltanto in questa maniera può sviluppare pienamente la propria forza femminile, senza rimanere relegata allo stato di bambina che, facendo finta di essere donna, è terrorizzata dal mondo maschile. Fino a quando non ha acquisito la carica secondaria in maniera piena e integra non potrà avvicinare partner empiricamente sani, non sapendo onorare l'uomo. Il suo animus, 53


espressione questa per definire la medesima carica, utilizza i principi

maschili

come base portante dei propri talenti yin. Un animus forte si evidenzia attraverso la capacità di sostenere le proprie posizioni pur rimanendo nella morbidezza yin. In sua presenza la donna sa esprimere i propri bisogni in maniera determinata ma amorevole, e senza la necessità di modi aggressivi e rabbiosi, caratteristica inconfondibile del suo potere liquido. Si tratta di una fermezza calma e autorevole, un atteggiamento morbido ma determinato, sempre atto ad indicare la presenza di un femminile radicato. E così è la sinergia tra forza e dolcezza a contraddistinguere la donna yin integrata, unione in cui la prima è sempre a sostegno della seconda e mai viceversa. L'Animus, tuttavia, non genera soltanto l'alleanza naturale con la spinta vitale yang, ma le conferisce anche il senso del proprio merito, oltre a consolidare il rapporto con la propria autostima. A ciascuna donna, per sviluppare a pieno i propri principi femminili, è richiesto di avere sperimentato prima i suoi atteggiamenti di sfida e di competizione. Ciò è indispensabile, in modo da poterli sfogare, integrare, e abbandonare in un secondo momento. Lei ha bisogno di aver toccato i capisaldi yang, misurandosi con il mondo anche attraverso il proprio maschile, con l'unica meta di saper tornare nuovamente al suo posto. Questa possibilità però è circoscritta, rendendosi possibile soltanto per un certo periodo della vita, ossia quando si è giovani e ancora adolescenti. Qualora, invece, tale condizione perduri, si trasforma in una vera e propria trappola empirica, svegliando un bisogno insaziabile di gratificazione e appagamento yang. Tale inquinamento, tuttavia, premette una carica primaria femminile debole, sfociando in una deviazione permanente del suo ruolo. Nonostante questo pericolo, ad ogni esponente yin è richiesto di sperimentare la forza dell'auto-realizzazione yang, in modo da poter soddisfare le diverse istanze del proprio Io

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che altrimenti rimarrebbero inevase.In questo senso la donna ha bisogno di accedere non soltanto al lato più “appetitoso” della carica maschile, a ciò che dello yang le fa più comodo, ma anche a quello che meno le piace. Si tratta della spinta rabbiosa, la quale costituisce per ogni donna lo scoglio più difficile nell'integrazione del proprio maschile, malgrado sia il moto più importante da assimilare. Solamente un'alleanza genuina con la rabbia le permette di accedere al senso del proprio merito, conferendole la facoltà di parlare a proprio sostegno e di esprimere i propri no quando questo è necessario. L'avvicinarsi amorevolmente al mondo delle regole, dell'auto disciplina, e dell'autorità, costituisce un passaggio indispensabile. Soltanto attraverso di esso può comprendere l'amore del padre, ossia l'amore yang, apprezzando i principi (a prima vista ostici) e riconoscendoli fondamentali per la propria crescita.

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- L'APPAGAMENTO FEMMINILE -

Ogni donna, per avvicinarsi alla propria integrazione,ha bisogno di sperimentare la “tentazione” della forza yang. Entrambi i sessi tendono a disattendere le proprie responsabilità ai fini dell'ordine, illudendosi di poter scegliere le qualità empiriche da integrare e quelle da tralasciare.L'uomo, nel suo complesso, è convinto di poter aderire alle doti yin o yang che più gli piacciono, rinnegando e contestando i restanti.Lui non considera che, hai fini empirici, ha bisogno di approvare il proprio codice nella sua complessità, a partire dai principi guida. Così anche il gentil sesso si avvicina soltanto alla parte del copione yang che meno la spaventa, prendendosi ciò che le sembra conveniente. Se la visione della donna integrata è naturalmente affine al proprio codice, tutti gli altri ruoli femminili sfoggiano visioni disarmoniche sull'argomento, scambiando le proprie fantasie più floride con la realtà empirica. Così la donna finta yang, costituisce un modello personalizzato e disarmonico del femminile e maschile ideale, che poi perseguirà per tutta la vita. Ciò che lei non sa, però, è di averlo plasmato secondo i propri limiti e il proprio degrado empirico, invece che seguendo valori reali. In questo modo stabilisce cosa è giusto e cosa sbagliato sia per gli uomini, sia per le donne, dandosi il permesso di agire secondo tali convinzioni. Così la donna finta yang giustifica la propria irruenza, l'impeto e l'essere battagliera, dichiarandolo come forza femminile, una condizione alterata, questa, che non la fa accedere all'appagamento profondo, possibile soltanto in vicinanza del proprio codice. 56


Solamente muovendosi all'interno del flusso sistemico, applicando qualità yin per raggiungere le proprie mete, la donna può accedere allo stato di felicità. Dietro la facciata della donna sicura di sé, la donna finta yang cela invece la sua disperazione profonda. Per quanto potrebbe avere, in apparenza, più ragioni di sentirsi compiuta, avendo raggiunto posizioni importanti, essendo in grado di farsi valere, o gestendo gli altri a proprio piacimento, le manca ogni appagamento a livello profondo. Nonostante una mascolinizzazione fin troppo avanzata, anche la donna finta yang ha bisogno di avvicinarsi ad un Animus sano e integro per rientrare nel libero fluire. Le è richiesto di accostarsi prima alla propria “luce” femminile, per uscire dall'ombra soltanto di conseguenza. Ogni ruolo alterato testimonia un avvicinamento eccessivo al lato ombra, per quanto sia avvenuto in maniera inconsapevole. Ammettersi di navigare in acque torbide costituisce un ostacolo difficile per la donna alterata, significa dover mettere in questione tutta l'esistenza, poichè ogni alterazione comporta scelte disarmoniche e alterate. Esse hanno bisogno di essere svelate e ammesse a se stesse entrando nel dolore che contengono.

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- IL BINOMIO INTEGRATO FORZA E DOLCEZZA -

La donna yin integrata trova la sua piena espressione nella dolcezza e nell'accoglienza, non nella competizione o nella sfida. Essa si distingue attraverso una forza più morbida di quella maschile, ma allo stesso tempo anche per una carica naturale più ampia. Se quella yang si fa riconoscere attraverso la spinta impietosa, il potere liquido yin si mostra come più delicato ma esteso. Una donna yin integrata sa adoperare in egual misura forza e dolcezza, binomio alquanto raro e prezioso nel mondo femminile. Il coraggio di essere donna,però, si manifesta soltanto nell'accettazione del suo lato ombra, permettendole di sperimentare la propria fragilità, delicatezza e sensibilità senza 58


paura di aprirsi. Il coraggio femminile nasce dal concetto dell' Animus, se ogni potere liquido può nascere soltanto dal proprio codice yin, partendo dai principi attivi femminili, la forza per affermare gli stessi nel mondo è generata dal proprio Animus. Esso esprime una carica yang naturale e genuina, incanalandola e mettendola a disposizione di ogni suo fare. Essa, però, non sovrasta bensì affianca il suo mondo yin, manifestandosi soltanto a seconda dei bisogni del momento. Una donna integrata non conosce crisi d'identità né si vergogna della propria fragilità, essendo fortemente radicata nel proprio potere yin. Esso determina la sua intera esistenza,conferendo ai principi empirici femminili la piena espressività del suo essere. In tutto ciò, l'Animus costituisce soltanto un'entità di sostegno che raramente si manifesta attraverso la propria energia, bensì il supporto invisibile di ogni moto femminile. Ogni yin radicato sviluppa il proprio potere senza doversi appropriare di strumenti maschili, per sentirsi realizzata. Si manifesta attraverso principi attivi ben diversi da quelli maschili, a volte al loro opposto, percependo la propria forza proprio in tale diversità.

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- LA FORZA DELLA VERITA' -

Lo strumento di eccellenza che ogni yin integrato ha a propria disposizione è la forza della verità. Questo è un meccanismo di difesa particolare e unico e appartiene soltanto alla donna e non può essere adoperato da nessun altro all'interno dell'ordine. Di fatto ciascun essere umano sviluppa dei meccanismi di difesa nei primi anni di vita, imparando a cautelare se stesso e il proprio mondo interiore attraverso di essi. Si tratta di schemi empirici che, una volta determinati dal proprio ruolo compensatorio, sfuggono al proprio controllo e diventano veri e propri binari emotivi per il resto della vita. Si tratta di strategie empiriche per evitare il proprio debito. Come un debito è correlato ad un dolore rimosso, così anche ogni tipo di difesa è funzionale a nascondere le proprie ferite emotive. La donna yin è l'unica ad adoperare come meccanismo preferito la forza della verità, svelandola e rivelandola semplicemente per ciò che è. La realtà empirica diventa così lo strumento d'eccellenza per contrastare ogni mancanza di rispetto, ogni atto di malignità e tutti gli atteggiamenti di critica o giudizio nei suoi confronti, obbligando la controparte a costituirsi apertamente. Questo avviene rivelando il proprio dispiacere, la propria tristezza, o l'amarezza per ciò che è avvenuto, costringendo l'altro a prendersi la responsabilità per il dolore che ha procurato. Chiunque ha bisogno di prendere pubblicamente atto di aver procurato dolore ad un'altra persona, viene messo in contatto con la propria coscienza empirica la quale, come attraverso un corto circuito, lo mette in contatto con la propria colpa acquisita. Ciò che, apparentemente, potrebbe sembrare una strategia di vendetta perfetta, nasce in maniera naturale e senza strumentalizzazione alcuna. La donna 60


percepisce la forza della verità e l'adopera come massima esposizione del potere yin. La donna yin integrata non adopera strategie di camuffamento o di rimozione, ma esterna il proprio dolore attraverso parole semplici e dirette, indirizzate verso chi gliele infligge. Non usa ironia o sarcasmo, non si perde in strategie di vendetta o desideri di rivalsa, ma esterna semplicemente ciò che è. Non si tratta però di atteggiamenti da vittima, in cui compiangersi o commiserarsi, cadendo in un fiume di lacrime davanti alla cattiveria altrui, ne di moti d'incontinenza emotiva in cui “butta fuori” tutto ciò che le reca dispiacere. Si tratta piuttosto di un atto di forza che, equivalente ad un catalizzatore empirico, svela il sopruso e rivela l'ingiustizia subita senza vergogna. Così la donna yin risponde ad ogni apparente offesa, oltraggio, o tentativo di diffamazione con un'autenticità disarmante, rivelando la semplice verità dietro le strategie aggressive altrui. Un passaggio questo, che implica che la persona sia pulita e non responsabile di quanto l'accusano, in caso diverso la stessa verità richiederebbe prima l'ammissione di colpa. Esistono tante strategie di difesa diverse, secondo l'alterazione dell'individuo,ma tutte coincidono nel deviare la realtà empirica per nascondere ciò che è. La donna yin, invece, diversamente da tutti, adopera i meccanismi di difesa più autentici e più maturi, trasformando, nell'ambito del possibile, ogni attacco in un moto amorevole, ogni “frecciata” in una risposta non aggressiva, e ogni commento acido in un atteggiamento propositivo. Non è però né santa né sprovveduta, ma dispone di uno spazio interiore maggiore. Esso le dà la possibilità di trasformare l'aggressività in comprensione e la pesantezza in leggerezza, senza affaticarsi. Si tratta dell'essenza della forza yin che, per quanto risolutiva e potente, rimane morbida e graziosa in ogni sua applicazione. I

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- CONCLUSIONE -

Sono arrivata ad un villaggio del “Sè”, del professor Hardy, in preda ad un dolore profondo al quale non riuscivo a dare una motivazione, e dopo aver incontrato vari percorsi mi sono imbattuta in quello che Michel propone nei suoi seminari. All'inizio ero molto spaventata e impressionata per tutto quello che sentivo muoversi dentro di me. Emozioni che tenevo chiuse come in un forziere, iniziavano a manifestarsi, e il pianto era quasi incessante durante i primi seminari, ma sentivo che tutto ciò era assolutamente necessario. Trovarmi di fronte al mio dolore, risentirlo,non è stato facile. La paura, all'inizio, la faceva da padrona, ma il coraggio e la voglia di liberarmi da tutto questo hanno avuto la meglio; e così, piano piano, con dolcezza e con molta pazienza mi

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sono incamminata su questa nuova strada, che Michel propone a tutte le persone che frequentano i suoi seminari. Ho iniziato un viaggio alla scoperta di me, di quella parte che non sospettavo nemmeno ci fosse,che, ho scoperto in seguito, avevo invece sempre rinnegato. Ho dato al mio dolore il suo posto, che gli spetta perchè fa parte anche lui della mia vita, e così facendo, attraverso questo riconoscimento, ho fatto spazio dentro di me, permettendo a qualcosa di nuovo ed inedito di manifestarsi. Una nuova percezione della vita ed un nuovo modo di sentirla e di starci dentro. Emozioni come la gioia, la leggerezza, si sono affacciate, permettendomi di re – agire agli eventi di tutti i giorni,in modo diverso da prima. Riuscire a sdrammatizzare con un sorriso un evento che prima avrebbe generato in me un moto di rabbia, mi ha dato la dimostrazione che la trasformazione è qualcosa di reale e tangibile, riuscire a non sentire più la rabbia come primo moto, in situazioni in cui non è necessaria, mi ha dato la misura di quanto sono riuscita a crescere, di quanta pulizia sono riuscita a fare dentro di me. Come dice Michel, bisogna prendere il proprio zainetto, pieno di cose che magari non sono eccessivamente gradevoli, che forse sono già in fase di “putrefazione” ed avere il coraggio di guardarci dentro.Iniziare a buttare via ciò che non ci serve più, pulire invece ciò che ci può essere ancora utile e metterlo al suo posto. Dare luce là dove c'era solo buio e fare entrare nuova aria e nuova vita. Insomma, prendersi la responsabilità di ciò che c'è, sapendo che non tutto è dipeso da noi, perchè il nostro bagaglio ha a che fare anche con la consegna familiare, con ciò che i nostri genitori ci danno come consegna d'amore, e non sempre questo amore è sano e genuino. Certo non è indolore questo passaggio, riconoscere, come è stato per me, di non essere stata amata e di non essere stata capace a mia volta di amare,è ancora oggi fonte di profondo rammarico, ma essere stata capace di vedere, riconoscere e accettare tutto ciò, mi consente di stare nella vita con una consapevolezza maggiore, sapendo che 63


soltanto io sono l'artefice del mio destino. Il percorso che mi ha permesso di fare luce su tutto ciò, è un percorso che si approccia al sentire, ovvero a riconoscere le emozioni e i sentimenti, attraverso l'uso del nostro corpo, che come un registratore infallibile, ha registrato, ancor prima di nascere, tutte le emozioni che in ogni momento lo coinvolgono. Il nostro corpo viene quindi stimolato a muoversi e ad esprimersi con un linguaggio suo proprio, e attraverso il fare, piuttosto che il capire, ci viene offerta l'opportunità di aprire accessi sul nostro vissuto e di ricontattare emozioni che la mente aveva rimosso bypassando i suoi blocchi e divieti. Uno step fondamentale nell'Approccio Empirico è quello della rabbia. Entrare in contatto con essa, esprimerla attraverso i rancori che spesso nutriamo verso i nostri genitori, in particolare con il genitore del nostro stesso sesso, dandole sfogo con atti di rilascio emotivo, ci consente di trasformarla in una energia propulsiva e creativa verso la vita, saldando così lo spaccato tra rancore e perdono. L'uomo moderno ha etichettato questa emozione come indesiderata e “poco colta”, ma il professor Hardy ci dimostra invece quanto sia fondamentale il rapporto con quella parte “selvaggia” per ripristinare e stabilizzare un equilibrio emotivo generale. Lui vede nell'emozione della rabbia una delle colonne portanti del nostro assetto psicofisico. Una colonna intorno alla quale si può districare la globalità del nostro ben – essere o mal – essere, in riferimento non tanto a quella generata day- by- day, ma bensì a quella rimossa e “soffocata” che in anni o decenni di sedimentazione ha potuto macerare nella profondità del nostro Essere. Così si sono costituiti a nostra insaputa, come si può constatare facilmente a posteriori, dei veri e propri focolai che alterano il nostro equilibrio psicofisico ed insidiano la nostra salute. Il livello sensoriale è l'approccio d'eccellenza nel lavoro del professor Hardy, perchè solo attraverso di esso è possibile riconoscere i limiti che noi stessi poniamo alla nostra vera realizzazione, è possibile smascherare quelle verità che il nostro ego tenta, con ogni mezzo, di nascondere. La crisi di profonda depressione che mi ha colpita quasi otto anni fa, è stata quindi per me una grande 64


opportunità per entrare in contatto con quella parte di me che, attraverso svariate strategie, l'anestesia emotiva era una di quelle, tenevo lontana per paura di affrontarla. Entrare in contatto con una parte di me che invece ha tanto amore a disposizione e sa offrirlo in maniera incondizionata, ha generato in me una profonda felicità e mi ha fatto sperimentare una gioia profonda e una nuova e inedita sensazione di benessere e appagamento. L'atto di “disintossicazione” è ancora in corso e non posso nascondere che le vecchie dinamiche ancora si affacciano nel mio fare, ma adesso sono padrona di nuovi strumenti, di nuove frecce al mio arco e sono in grado di usare nuove strategie, che mi permettono di avere con me stessa e in generale anche con gli altri,atteggiamenti più pro – positivi, una maggiore disponibilità alla comprensione del dolore altrui, una visione che, oltre alla mente, passa dal cuore e mi rende anche più amorevole e accogliente.

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- RINGRAZIAMENTI -

Ringrazio mia mamma Iride e mio papĂ Domenico per avermi donato la vita. Ringrazio l'Universo per avermi sempre amata e protetta e per avermi fatto incontrare Michel, portatore di luce nel mondo. Ringrazio i miei figli Aurora e Gabriele per l'amore che ogni giorno mi regalano. Ringrazio il mio amico Daniele che mi ha accompagnata in questo cammino sostenendomi con il suo amore e la mia amica Raffaella che mi ha incoraggiata nella stesura di questa tesi con amore materno. Grazie a tutti i miei compagni dei seminari, che sono stati preziosi e necessari per il mio cammino.

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