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Barbara Berti
Periodo di Residenza 25 gennaio–9 febbraio 2021
Residenza a distanza da Tanzfabrik e Tatwerk–Berlino, con tutoraggio in streaming Barbara Berti, concept, coreografa e performer Rocio Marano, danzatrice e performer Simon Rose, suono e drammaturgia tutor, Rita Mafei, co-direttrice artistica CSS
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Barbara Berti (IT, DE) Space
Space è un’indagine sul concetto di limite e limitazione sviluppata dalla danzatrice e performer Barbara Berti. Nella sua idea di performance, Berti vuole far affiorare a livello cosciente alcune delle limitazioni fisiche e mentali che ci attraversano. Limitazioni dovute a restrizioni esterne o interne, incluse naturalmente le strutture e le regole sociali e morali che abbiamo incorporato. Come afferma il filosofo coreano Byung-Chul Han, il teorico della “società della stanchezza”, ciò che il mondo contemporaneo occidentale intende per limite è spesso il risultato normativo e psicologico dell›incapacità di accogliere l’Altro.
“Nella performance, esploriamo quel determinato stato di presenza che possiamo sperimentare nel passaggio tra la veglia e il sonno, come uno stato che può essere fluire e trasferirsi nella vita quotidiana al nostro risveglio.
Inoltre indaghiamo e riflettiamo su tre modi di esistere che invece potremmo scegliere per la nostra vita: godersi le cose belle, creare cose belle per gli altri, oppure una forma di vita contemplativa. Come possiamo integrare queste tre forme nella nostra esistenza umana? Nel mondo in cui viviamo, che tipo di azioni collettive potrebbero essere la conseguenza di questa integrazione? Come si incontrano gli altri all’interno di questa integrazione?
La ricerca e la performance mirano a esplorare queste domande, insieme al pubblico, incontrando il pubblico, nella comunicazione somatica verbale e non verbale.” — Barbara Berti
Barbara Berti è danzatrice e coreografa. Nasce a Bologna e lavora tra Italia e Berlino. Dopo una formazione come graphic designer, si avvicina alle arti performative collaborando con performer e danzatori come Judith Seng, Tino Sehgal, Gabi Schilling e Isabelle Schad. Contestualmente sviluppa una propria dimensione autoriale nella danza contemporanea, elaborata in un personale linguaggio coreografico grazie al contributo di discipline ibride quali instant composition, body-mind centering, meditazione e contact improvisation. Nel 2014 crea il suo assolo I am a shape, in a shape, doing a shape” per il festival 100° Berlino, presentato anche in Italia. Nel 2017 vince ex equo il Premio Scenario con bau#2, dalla serie “Bau – Coreografia del pensare”.