2 minute read

Amministrare una OdV: diritti e doveri

Dlgs 231/2001: responsabilità para-penale e un organismo di controllo per gli enti no profit

[Gaetano Filograno]

Il Centro di Servizio al Volontariato “San Nicola” prosegue la sua opera di divulgazione pratico/scientifica in favore delle Odv pubblicando un nuovo numero della collana “Opera. Strumenti del volontariato” titolato “La responsabilità degli amministratori delle organizzazioni di volontariato”. Si tratta di un argomento assai delicato - ed al quale le Odv non sempre prestano la dovuta attenzione - a causa del meccanismo particolare che espone coloro che agiscono in nome e per conto dell’associazione ad una possibile responsabilità (oltre che nei confronti dell’ente stesso) nei confronti dei creditori sociali. Ciò è conseguenza del fatto che quasi sempre le Odv sono associazioni non riconosciute, come tali non dotate di quella autonomia patrimoniale perfetta in base alla quale il patrimonio sociale è ben distinto da quello dei soci. Alla previsione del nostro codice civile, si è aggiunta una recente giurisprudenza che ha affermato che anche il semplice associato (non amministratore) che agisce “spendendo” – cioè usando – il nome dell’associazione (anche se non delegato) impegna il proprio patrimonio. A questa responsabilità degli amministratori il Legislatore ne ha aggiunto una più specifica con il relativamente recente Dlgs 231/2001 che ha introdotto nel nostro ordinamento una sorta di responsabilità para-penale che ricade, fra l’altro, anche sugli enti non profit. Il decreto prevede la responsabilità per le Odv per i reati commessi dalle persone con funzioni di rappresentanza, amministrazione e direzione (e dalle persone sottoposte alla loro vigilanza) dai quali sia derivato un vantaggio o un interesse per l’ente stesso. La norma prevede (e qui bisogna prestare grande attenzione) che nel caso in cui il reato sia stato commesso da un soggetto che amministra, dirige o rappresenta l’Odv, la responsabilità di questa è “automaticamente presunta”, a meno che non riesca a dimostrare di aver adottato un efficiente modello di organizzazione della propria attività e di aver istituito un apposito organismo di vigilanza e controllo sulla sua applicazione. Il Modello di organizzazione rappresenta, sostanzialmente, un insieme di codice etico, protocolli, buone prassi e procedure di cui l’Odv deve dotarsi ed al quale deve uniformare la propria attività sociale, soprattutto in alcuni settori particolarmente delicati quali ad es. i rapporti con la Pubblica amministrazione. È sufficiente pensare, al riguardo, alla possibilità che le Odv hanno di stipulare convenzioni con le PA, di accedere ad attività progettuali, di ottenere le agevolazioni fiscali previste dalla l. 266/91 e così via. Ma, dispone ancora il Dlgs 231/2001, per sottrarsi alla eventuale responsabilità è necessario che l’Odv istituisca anche un organismo di controllo (monocratico o collegiale) il cui compito sia quello di vigilare sulla osservanza e corretta applicazione del Modello stesso. Nel rimandare alla lettura della pubblicazione del CSV “San Nicola”, basta qui osservare che le conseguenze sanzionatorie per l’Odv sono notevoli e gravose, potendo comportare l’applicazione di pene pecuniarie, interdittive ed accessorie. Giova segnalare che alla tematica in oggetto il CSV “San Nicola” ha altresì dedicato un serio ed utile approfondimento con il seminario svoltosi il 1° ottobre presso l’Hotel Excelsior in Bari con l’autorevole contributo del prof. Michele Castellano, professore ordinario di Diritto commerciale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari, e Ebe Guerra, responsabile del Dipartimento di Diritto civile Fondazione AIGA “Tommaso Bucciarelli” e presidente dell’associazione Centro studi di diritto dello spettacolo.

This article is from: