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Lavoro alle donne
+LAvORO DONNE +BENESSERE La Consigliera di parità: “Più politiche di
genere e servizi
[Marilena De Nigris]
La Strategia di Lisbona impone agli Stati membri di raggiungere entro il 2010 il 60% dell’occupazione femminile. Ma siamo ben lontani da questo obiettivo. Secondo i dati Istat riferiti al primo trimestre del 2010, in Italia le donne di età compresa tra 15 e 64 anni occupate sono il 45,7% mentre le inattive il 48,8%; in Puglia alle stesse categorie corrispondono rispettivamente il 27,8% e il 66,3%. Nella nostra regione, con D.lgs 198/2006 convertito in D.l. n.5 del 2010, è stata istituita la figura della Consigliera di Parità, un pubblico ufficiale che ha l’obbligo di segnalare all’autorità giudiziaria i reati sui luoghi di lavoro. In Puglia l’Ufficio della Consigliera regionale di Parità è composto da Serenella Molendini, effettiva, e Teresa Zaccaria, supplente.
Dottoressa Zaccaria, la donna quanto contribuisce alla ricchezza della nostra società ?
È dimostrato che una maggiore presenza femminile nel mercato del lavoro produce un aumento del PIL. È documentato che 100 donne lavoratrici producono ben quindici posti di lavoro nuovi. Altrettanto evidente è che la realizzazione di una donna tout court produce benessere individuale, familiare e, di conseguenza, sociale. Il benessere si trasforma in maggiore ricchezza. Eppure, sul finire del 2010, siamo ancora così lontani da un modello di società in cui le donne hanno le stesse opportunità di accesso e di carriera nel mondo lavorativo, di una società che elabora politiche che tengano presente la diversità di genere e che prevedano servizi di conciliazione dei tempi di vita-lavoro.
Qual è il contributo della Consigliera di Parità per sanare le disuguaglianze?
Il compito della Consigliera è la promozione e il controllo dell’attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e non discriminazione per uomini e donne nel mondo del lavoro. In questa funzione la Consigliera raccoglie le denunce da parte dei lavoratori, dei sindacati, degli ordini professionali e, dell’Ispettorato del lavoro, in seguito al Protocollo d’Intesa sottoscritto con la Direzione regionale del Lavoro. L’Ufficio, a sua volta, consulta l’Albo degli avvocati, istituito a tal fine nel 2008, e individua il legale che seguirà il caso. Inoltre, il nostro compito è di sollecitare i nostri decisori politici a proporre azioni positive a favore delle donne. In ultimo abbiamo sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’associazione di tutela dei consumatori ADOC per contrastare il fenomeno dello stalking e, nel 2009, abbiamo istituito un Osservatorio regionale sull’occupazione femminile e le condizioni delle donne di concerto con l’Assessorato al Lavoro e l’Assessorato alle Politiche sociali.
La Consigliera ha un ruolo di controllo della situazione del personale delle aziende…
Il DL del 2007 stabilisce che le aziende con oltre 100 dipendenti debbano dotarsi di un piano del personale con le rispettive competenze a cui devono avere accesso alla pari gli uomini e le donne. Gli enti della pubblica amministrazione devono produrre attraverso il Cpo - Comitato di pari opportunità del personale - un piano triennale delle azioni positive poste in essere per compensare la mancanza di donne al loro interno. Inoltre, le aziende, pubbliche e private, devono inviare ogni due anni il rapporto sulla situazione del personale alla Consigliera. Purtroppo spesso queste prescrizioni sono disattese e i rapporti e i piani non sono inviati. L’unico che abbiamo ricevuto due anni fa è del Comune di Bitonto.
I dati Istat riportano che in Italia 1milione 224mila lavoratrici ricevono molestie e ricatti e solo l’1,1% denuncia. Al Sud le donne vittime di questo sistema rappresentano il 3,2%...
Mediamente riceviamo 2-3 telefonate la settimana di donne che subiscono discriminazione o mobbing sul luogo di lavoro, che sia ente pubblico o privato. Per lo più sono donne con una cultura medio alta che sanno a chi rivolgersi, ma sfuggono tutte quelle lavoratrici abituate ad una cultura che impone loro il silenzio anche se vittime. La discriminazione maggiore che registriamo è l’impossibilità della progressione della carriera e il differenziale salariale che in Puglia è di ben il 25% a sfavore della donna.