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4. Come l’Europa sfida il volontariato: finanziamenti e bandi

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6. Conclusioni

6. Conclusioni

4. Come l’Europa sfida il volontariato: finanziamenti e bandi

I fondi dell’Unione europea rappresentano una grande possibilità per le organizzazioni non profit che però non sempre ne sono a conoscenza oppure vi accedono nella maniera sbagliata. Infatti, per poter competere sulla scena internazionale con i propri progetti è necessario un cambiamento di mentalità, cioè è necessario cambiare il modo in cui generalmente si affronta una sfida tanto grande ma anche tanto gratificante quando la si vince.

Sono molte le difficoltà che le associazioni che desiderano competere in bandi europei incontrano.

Una prima difficoltà riguarda la ricerca di partner internazionali: per molte associazioni è già difficile osare relazioni nel proprio territorio, sulla scena internazionale risulta ancora quasi impensabile, a causa di un individualismo diffuso e di una diffusa incapacità di aprirsi all’altro. Eppure, sempre di più, la stabilità e la crescita di un’associazione dipendono proprio dalla sua apertura nei confronti di altre realtà associative che possono accompagnarla nel perseguire i suoi scopi.

Una seconda difficoltà è la mancanza di strategie: non si può pretendere di affrontare un bando europeo all’ultimo momento, sul filo della scadenza, approntando progetti ad hoc. L’accesso ai finanziamenti europei dovrebbe essere inserito nell’agenda delle associazioni. Bisogna preparare con cura i propri progetti e pensare quali possono essere candidati per ottenere un finanziamento europeo. D’altra parte, è necessario sviluppare una mentalità flessibile che permetta di non puntare lo sguardo solo sui bandi esclusivamente dedicati alle tematiche che ciascuna realtà segue – difficili peraltro da reperire se tali tematiche sono troppo specifiche.

Anche la lingua straniera può rappresentare spesso un ostacolo dal momento che i bandi sono in inglese e in inglese si devono redigere i progetti.

Ma la più grande difficoltà è forse la questione dei co-finanziamenti dei progetti: i bandi a erogazione diretta generalmente garantiscono il 70% del budget complessivo, il restante 30% della copertura è a carico dell’associazione. Non tutte le associazioni possono permettersi di anticipare denaro che rientrerà dopo quattro o cinque mesi dalla conclusione del progetto. E d’altra parte gli istituti di credito non sono granché disponibili a sostenere le spese (almeno a costi ragionevoli) dei progetti, anche se le associazioni possono già contare su un contratto. Va da sé che le piccole associazioni non ce la fanno a sostenere i progetti. Ma questo è un motivo in più per prendere sul serio la prima delle difficoltà che venivano enunciate, vale a dire la ricerca di partner.

Viste le difficoltà, su cosa si fondano le chance di successo?

I. Il volto del volontariato europeo 17

È fondamentale, per avere successo con il proprio progetto, la conoscenza delle politiche europee in atto. L’Europa, infatti, appronta periodicamente delle politiche, di settore o trasversali, e all’interno di esse stabilisce degli intenti e degli obiettivi. Per la realizzazione di tali obiettivi stanzia dei fondi; i fondi vengono gestiti attraverso dei bandi, che sono specifici.

Pertanto, il proprio progetto, oltre che rispondere adeguatamente al bando specifico, deve aver presente i programmi e le politiche europee, vale a dire l’intero processo, che dovrà fungere da cornice al progetto che si propone.

Vale la pena, quindi, monitorare gli obiettivi e gli intenti che in un certo periodo l’Europa si prefigge. Tutte le “call” (gli inviti dell’ue a presentare progetti) saranno funzionali alla realizzazione di questi obiettivi.

Ciò significa che si può cominciare a pensare ai progetti prima che le singole call siano bandite. Si può, cioè, su questa base già cominciare a pensare come si può contribuire con un proprio progetto alla realizzazione delle linee guida dettate dalla Comunità Europea entro un certo periodo (le linee guida sono importanti al punto che devono essere richiamate esplicitamente all’interno del progetto).

Non si può pensare di ottenere dei fondi per degli scopi particolari che non abbiano attinenza con le politiche dell’ue: bisogna rispondere inserendosi nel cammino tracciato dall’Unione, prospettando risposte e attività che realizzino i suoi obiettivi, porsi sulla sua stessa “lunghezza d’onda”. In particolare, oggi bisogna essere a conoscenza della strategia di “Europa 2020”, che ha lo scopo di rilanciare l’economia dell’ue, tentando di realizzare un’economia intelligente, sostenibile e solidale. Un altro tema importante nell’impostazione del documento legato a Europa 2020 è quello dell’innovazione sociale. È cruciale la questione della sperimentazione di un modello sociale europeo.

In generale, la domanda che bisogna tenere a mente per inserirsi da protagonisti con la propria associazione – e certo senza rinunciare alla propria identità – nell’orizzonte europeo è cosa possiamo fare per rispondere ai bisogni segnalati dall’Europa: non pensare all’Europa come a un serbatoio da cui attingere risorse.

Del resto questa è anche la strada più entusiasmante poiché stimola a progettare, innovare, aprirsi all’altro, insomma a crescere.

Box 1. Un passaporto per l’Europa delle opportunità

Da alcuni anni l’Europa si occupa di fornire strumenti per aiutare i cittadini europei a comunicare meglio le proprie qualifiche e competenze quando cercano un’occupazione o desiderano rientrare in programmi di apprendimento.

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