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LA STAMPA GIOVEDÌ 8 SETTEMBRE 2011
Reportage
La mobilitazione Riunite organizzazioni di tutto il continente: «Ora vogliamo far toccare con mano ciò che facciamo»
MARCO ZATTERIN CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
Società 19
Colosso internazionale Ci sono 140 milioni di persone impegnate in 37 Paesi, il settimo «Stato» più popoloso al mondo
“Siamo noi l’Europa che funziona” Meeting a Bruxelles di 100 associazioni di volontari: le loro attività valgono il 3% del Pil mondiale
G
Austria
3,50% Svezia
3,14% Finlandia
LA REALTA’
«Spesso siamo vittime di minacce e intimidazioni»
2,72%
Fonte: dati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Altri settori
7,6%
2,61%
Sport
Regno Unito
2,0%
Sanità
2,26%
28,0%
Germania
Tutela dei diritti
1,95%
2,8%
Irlanda
1,79%
Ambiente
Francia
4,4%
1,65%
Istruzione
Lussemburgo
3,2%
1,59% Spagna
Protezione civile
1,33% Belgio
9,6%
1,08% Assistenza sociale
Portogallo
0,66%
Ricreazione/ cultura
27,8%
Malta
14,6%
0,50% Lituania
Il concerto
0,43% Slovenia
0,42% Bulgaria
0,37%
Alla fine potranno divertirsi. La Convention si chiude domani con un bizzarro concerto. I palazzi di Bruxelles diventeranno un teatro e sul Vertical Stage, installato sul balconi della vecchia Gare du Luxembourg, saliranno i belgi The Compact Disk Dummies e gli italiani Motel Connection, nati da una costola dei Subsonica.
I
Repubblica Ceca
0,28% Ungheria Romania
0,15%
Fonte: dati Eurostat in GHK
ITALIA
0,11% Polonia
Valore nel lavoro del volontariato 0,06% in percentuale Slovacchia del Pil
0,06%
Grecia
0,02% Centimetri - LA STAMPA
l’1 e il 3% del pil mondiale. «Mettiamola così - racconta -: un’analisi su 37 Paesi sviluppati ha contato 140 milioni di volontari. Se fossero in un solo Stato, sarebbe il settimo più popoloso del pianeta». Porcaro parla di «potenziale moltiplicatore di ricchezza, di cervelli e di innovazioni». I volontari sono gente che ha deciso di mettere una parte del tempo libero a servizio degli altri, «trasformandosi in imprenditori sociali». Formano un esercito disarmato di giovani pronto ad offrirsi per una rivoluzione dal basso che sconfigga una recessione che arriva dall’alto, dai grandi poteri, dalla superfinanza. Li riconosci dallo sguardo prima ancora che dalla t-shirt blu della Convention. «È in questo momento di crisi che si dovrebbe capire che è qui che bisogna investire», insiste il segretario dell’Eyf. Soldi? Anche, ma più che altro servono regole e garanzie. I ragazzi ripetono storie di accessi mancati, di visti non dati, di regole non rispettate, di minacce ed intimidazioni. «Troppo spesso li si considera lavoratori da non pagare», ammette Staffan Nillsson, presidente del Comitato economico e sociale. Di qui a sabato si parlerà della Carta dei diritti dei volontari che deve risolvere il problema. Una dichiarazione chiederà che il documento venga fatto pro-
Organizzazioni di volontariato in Italia per settore
Danimarca
0,25% I PREGIUDIZI
«Troppi ci considerano persone che non devono essere pagate»
I numeri
4,75% Olanda
Elaborazione dati
iuseppe Porcaro s’avvicina a passo rapido, appena trafelato, il casco in una mano e una borsa nell’altra. Un ragazzo è stato appena investito da un piccolo veicolo da trasporto, nulla di grave, ma «arriva la polizia, devono fare il verbale e c’è bisogno di qualcuno parli francese». Nell’attesa, il segretario dell’European Youth Forum (Eyf), raccordo fra quasi 100 associazioni di volontari, si accomoda su un muretto all’ingresso dell’edificio che l’Europarlamento ha dedicato a Altiero Spinelli e raccontare sereno perché lui e 1500 altri si sono decisi «a portare la montagna da Maometto». Ovvero a occupare pacificamente Bruxelles per «far toccare ciò che facciamo, così smettono considerarci invisibili». Visibili lo sono. Eccome. Non solo sull’Esplanade Simone Veil sferzata dal vento, dove squadre miste di operai e ragazzi montano le tende del villaggio che sino a sabato ospiteranno la seconda Convention europea del volontariato. Marian Harkin, eurodeputata liberale irlandese votata al sociale, riferisce di un rapporto Onu secondo il volontariato pesa qualcosa fra
prio dalle istituzioni europee. Gianni Pittella, vicepresidente dell’eurassemblea, sposa l’idea della Carta, e ipotizza «una detassazione degli investimenti nel settore». Mica facile.
Sebbene si sia appurato che un euro ai volontari produce un valore dalle cinque alle otto volte superiore (lo dice la Harkin), Porcaro concede che «ci sono priorità diverse che oscurano
un lavoro fatto spesso nel silenzio». Ecco il problema. Se dovesse esprimere un solo desiderio per il volontariato, Katarina Nevedalova, eurodeputata slovacca e vicepresidente dello
Eyf, sceglierebbe «l’essere riconosciuti». L’invasione di Bruxelles serve sopratutto a questo. Deve obbligare i profeti della politica ad ammettere l’esistenza della montagna.
Storie a confronto
Nona: aiuto chi vuole rinunciare a qualche cattiva abitudine ona ha 32 anni e si sente «diversamente giovane». Viene da Iasi, in Romania, dove è insegnante di lingua inglese. A Bruxelles si occupa dell’organizzazione e dei visitatori della Convention. A casa si prende cura delle vite della gente che ha dei problemi o che «ha deciso di rinunciare a qualche cattiva abitudine». Ha un sorriso contagioso. Racconta che nelle provincie orientali della Romania i volontari vengono visti con sospetto, se non con intolleranza. «Non capiscono perché facciamo cose a cui loro non pensano nemmeno e senza essere pagati». Fortuna, ammette, «che c’è una parte del Paese più tollerante che ci accetta». Ha cominciato perché ha trovato un team che l’ha caricata, l’ha fatta sentire importante. Ora ha una missione. Il suo auspicio è che ci sia un quadro legislativo più chiaro che permetta a quelli come lei di svolgere le proprie mansioni. «Spesso chiediamo di entrare in un ospedale per occuparci di qualcuno e non ce lo permettono. Mi dicono, "vogliamo un’autorizzazione”. Dentro la gente soffre e a noi non viene concesso di intervenire». [M. ZAT.]
Annamaria: ho studiato Costas: nei campi il giapponese e posso profughi la medicina intervenire a ogni ora contro la xenofobia
N Nona Viene da Iasi, in Romania, dove è insegnante di lingua inglese e ha 32 anni
entro di me ho sempre sentito il bisogno di impegnarmi nel volontariato», giura Annamaria, 23 anni, arrivata da Budapest. Ha cominciato all’università, si è offerta di assistere gli studenti stranieri che atterravano da fuori ad acclimatarsi nella capitale ungherese. Parla giapponese e questo le ha regalato la specializzazione con i ragazzi e le ragazze del Sol Levante. «Intervengo a ogni ora; sono davanti al pc e, se arriva una mail di qualcuno che chiede aiuto, cerco di trovare una soluzione». Come un supereroe. «Certo - scherza lei -, è quello il momento in cui appare una grande letta "A" nel cielo e tutto va a posto». Problemi con lo Stato? «La legge non ci ama, ci vuole un permesso per tutto, anche per pulire o piantare un fiore in un giardino». Infastidita dalla burocrazia, Anna la rossa assicura però di non essersi mai sentita in pericolo. Pensa che l’impegno al servizio della collettività possa aiutarla a trovare un lavoro, «si conosce molta gente ed importante per il curriculum». Ma alla domanda, cosa vorresti per il volontariato, risponde «la libertà». [M. ZAT.]
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Annamaria Ventitré anni, parla giapponese e ha lavorato da volontaria nell’università di Budapest
o scuote ancora il ricordo della debolezza provata davanti ai profughi afghani, il senso di impotenza nei confronti di quegli uomini disperati. Costas è stato volontario in un campo profughi di Rodi, si occupava di tutto per far sì che questi viaggiatori - senza documenti e senza avvenire - trovassero sollievo nella loro drammatica avventura. Ora intende restare a Bruxelles, a tentare la sorte. Ha 30 anni ed è senza lavoro. Come molti della sua generazione è vittima della crisi economica. La laurea in Scienze politiche non gli è servita a molto. Nel volontariato ha trovato un senso per la vita, giura «che si tratta di una esperienza che dovrebbero fare tutti». Vivere in un campo profughi è la medicina per la xenofobia, rivela, «una volta che l’hai fatto la smetti di andare in giro a dire che è sempre tutta colpa degli stranieri». Lui ci si è messo anche in occasione delle Olimpiadi di Atene, «però quello è stato un divertimento». Il futuro? «Spesso i volontari appaiono come una merce da sfruttare - dice -. Siamo una parte rilevante della società non manodopera gratuita. Non tutti lo capiscono, purtroppo». [M. ZAT.]
L Costas È stato volontario in un campo profughi di Rodi Ha 30 anni ed è senza lavoro