100. Il Centenario della Scuola d’Arte e Mestieri Umberto Folli

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Il presente catalogo è stato realizzato in occasione della mostra

è stata realizzata da: Comune di Massa Lombarda Il Mosaico Società Cooperativa Sociale

Massa Lombarda Sala del Carmine 12-27 settembre 2020 Istituzioni ed Enti patrocinanti Regione Emilia-Romagna IBC Istituto per i beni artistici, culturali e naturali Comune di Massa Lombarda Ideazione, progettazione e allestimento Antonio Caranti per Il Mosaico Lisa Emiliani per Il Mosaico

Comune di Massa Lombarda Sindaco Daniele Bassi Assessore alla Cultura Elisa Fiori Area Servizi Culturali, Giovani e Comunicazione Chiara Alboni Valeria Brunetti Francesca Golinelli

Grafica e catalogo DOD Artegrafica di Donati Ombretta Stampato nel mese di settembre 2020 da DOD Artegrafica di Donati Ombretta Testi Lisa Emiliani Crediti fotografici: Antonio Caranti Lisa Emiliani Costantino Ferlauto Archivio fotografico Comune di Massa Lombarda

Si ringraziano vivamente tutti gli artisti e i prestatori delle opere esposte e quanti hanno in vario modo collaborato alla realizzazione della mostra, in particolare, il Maestro Luigi Valgimigli per la preziosa testimonianza e Il Prof. Mauro Remondini che con le sue ricerche ha reso possibile la ricostruzione dei primi anni di vita della Scuola d’Arte e Mestieri.


Massa Lombarda è da sempre caratterizzata da un ricco e dinamico fermento artistico e la Scuola d’Arte e Mestieri intitolata a Umberto Folli ne è la prova più tangibile. Con questa mostra celebriamo oggi la sua fondazione, avvenuta un secolo fa, e lo facciamo ripercorrendo passo dopo passo la vita artistica dei maestri che l’hanno sapientemente guidata e dei loro allievi. Sono loro, con le loro sfaccettature, con i loro modi diversi di intendere l’arte, la vera anima della scuola. Anima che ancora oggi vive nella scuola, dopo aver attraversato 100 anni, evolvendosi, modificandosi ma rimanendo sempre fedele a ciò che amava ripetere il maestro massese Umberto Folli che ne fu insegnante e successivamente direttore: “Aprire le menti”. Questo è sempre stato, e continua a essere, lo scopo primario della Scuola Comunale d’Arte e Mestieri. Suscitare interesse nell’arte, stimolare la creatività, guidare l’allievo a trovare un modo nuovo di comunicare e trasmettere emozioni oltrepassando il confine della parola. Tramandare l’arte che diventa un nuovo veicolo comunicativo per risvegliare le menti non solo in chi la produce ma anche in chi la osserva, questo è il compito di una Scuola d’Arte e Mestieri, allora come adesso, e se chiudiamo gli occhi ci sembra quasi di sentire l’odore pungente della tempera, il fruscio delle pennellate sulla tela, la superficie liscia della creta pronta per essere manipolata e le mani degli allievi che fremono per cominciare la lezione. L’Assessore alla Cultura Elisa Fiori


Il mio rapporto con la Scuola d’Arte e Mestieri inizia dall’incontro con Umberto Folli al Liceo Artistico nel 1967, quando mi invitò a frequentare i corsi serali che teneva a Massa Lombarda. Accolsi immediatamente l’invito poiché nel fare artistico avevo trovato la mia strada. L’esperienza alla Scuola era molto diversa dagli insegnamenti accademici, erede di quei cenacoli artistici ottocenteschi, fucine di amicizie e pregni di fame di fare. Furono anni che mi diedero l’opportunità di prender parte a imprese collettive di pregio, come lavorare alle decorazioni del soffitto del Teatro alla Scala di Milano. Dopo aver completato gli studi, mi sono dedicato alla professione di animatore grafico pittorico in forma indipendente con le attività laboratoriali presso le scuole comunali e al coordinamento e realizzazione dei carri carnevaleschi o delle scenografie di spettacoli teatrali. Le cose sono cambiate quando nel 1995, dopo la scomparsa di Giuseppina Zardi, il posto di Maestro della Scuola restò vacante. Il Comune mi propose di occuparlo e di portare con me tutte quelle attività che per tanti anni avevo promosso, facendo quindi della Scuola d’Arte e Mestieri un luogo accentrante tutte le proposte artistico-creative del territorio: si aggiunsero infatti i laboratori per i bambini in età prescolare con una suddivisione più puntuale dei corsi per età e il lavoro di arte terapia presso la casa protetta per anziani. La sera invece continuavo la tradizione del corso per adulti, mai meno di una trentina di iscritti ogni anno, che sono cresciuti o invecchiati con me, uniti da quella passione che io avevo saputo trasmettere loro così come Folli aveva fatto con me. Le soddisfazioni sono state numerose: curare e allestire mostre prestigiose, occuparmi delle decorazioni per le varie festività, e infine i riconoscimenti per la mia carriera pittorica. Ma ciò che in 22 anni mi ha veramente ripagato è l’aver ricoperto il ruolo del mio mentore ed essere stato in grado di trasmettere non solo la tecnica, ma la passione per l’arte a tutti coloro che sono entrati nella mia Scuola. Luigi Valgimigli


La realizzazione della mostra volta a celebrare i 100 anni di vita della Scuola e per ricordare il centenario (intercorso nel 2019) dalla nascita di Umberto Folli al quale la Scuola è intitolata, ha trovato, in quest’anno particolare segnato dalla sospensione dei corsi a causa dell’emergenza sanitaria, una motivazione ancora più forte. L’esposizione, oltre a essere una celebrazione, rappresenta una ripartenza da una tradizione centenaria che ha avuto, da sempre, un fortissimo valore educativo, culturale e sociale e che ancora oggi, a maggior ragione, rappresenta un punto di riferimento per la comunità. Il progetto ha preso corpo man mano che Antonio Caranti e io ci confrontavamo su questa grande opportunità, cercando di capire le difficoltà di un progetto che prevedeva l’esposizione di opere di 28 artisti, viventi e non, per ripercorrere a ritroso i talenti e le peculiarità di chi è “artisticamente nato alla Scuola d’Arte di Massa Lombarda” e, al contempo, inserirsi nella linea espositiva seguita dal Comune negli ultimi decenni, dedicata all’esplorazione delle personalità artistiche locali tra Otto e Novecento. Una volta sondato il terreno ed effettuate molte ricerche attraverso testimonianze orali e scritte e grazie al reperimento di documenti d’archivio fondamentali per ricostruire questa lunga storia, il progetto ha preso vita. È per me un onore aver collaborato alla realizzazione, non solo di un percorso espositivo, ma di un vero e proprio viaggio a ritroso nella linea del tempo della tradizione figurativa del nostro territorio. Così mi auguro possa essere per i visitatori. Un’esperienza che faccia percepire a ogni passo il trascorrere di questi cento intensi anni, attraverso il talento e le peculiarità di ogni artista, i ricordi che le opere fanno riemergere e l’atmosfera di bellezza e sapienza tecnica che non ha fine e che continua nel fare degli ultimi talentuosi allievi della Scuola. Mi auguro sia stimolo per chiunque senta il desiderio di prendere in mano un pennello o impastare le mani nella creta per cercare terreno fertile negli spazi della Scuola d’Arte, ancora cenacolo di impostazione accademica e, al contempo, luogo di nuova energia e apertura verso metodi didattici di sperimentazione laboratoriale. Lisa Emiliani

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LE ORIGINI. LA FONDAZIONE DELLA SCUOLA La nascita delle prime Scuole d’Arti e Mestieri si colloca verso la seconda metà dell’Ottocento, contestualmente al sorgere del giovane Stato italiano. Forte era il dibattito riguardante la formazione professionale e il tipo d’istruzione da impartire ai bambini per rivedere e aggiornare la figura sociale dell’artigiano, le sue competenze e il suo prestigio. L’urgenza di intervenire per evitare che le riforme scolastiche in atto lasciassero una lacuna nella parte degli insegnamenti professionali, che fino ad allora erano stati tramandati attraverso l’apprendistato presso le botteghe artigiane, fu imprescindibile. Molti furono gli interventi, in un’ottica lungimirante, di politici e uomini di cultura italiani di quegli anni. Il 12 dicembre 1900, l’imprenditore e deputato toscano Ginori Conti, così si esprimeva sulla questione alla Camera: “L’Italia ha bisogno di aumentare il numero degli artieri e degli artisti e di diminuire il numero stragrande e minaccioso dei concorrenti agli impieghi... Mentre i figli delle nostre classi lavoratrici abbandonano il mestiere dei loro padri, dimenticando le nobili tradizioni di arti e mestieri... nelle scuole tecniche oggi si formano degli scrivanelli spostati…io vorrei che la scuola tecnica divenisse più professionale e fine se stesso per lo sviluppo e il progresso dell’Italia”. L’idea di difendere il saper fare era già molto chiara in un contesto socio-economico che tendeva a dimenticare l’importanza delle botteghe artigiane. Nel corso del Ventesimo secolo si diffusero le Scuole d’Arti e Mestieri come luoghi in cui impartire insegnamenti integrativi ai programmi scolastici, per colmare quella lacuna che si stava creando con la conseguente perdita di |6|

tutte le professionalità di una cultura artigianale. Negli ultimi anni del Novecento poi la visione sempre più astratta di una formazione scolastica uguale per tutti e l’idea della scuola come ascensore sociale per favorire l’integrazione tra i diversi strati della società, sono le ragioni principali della progressiva trasformazione delle scuole professionali in tanti piccoli licei in cui la pratica laboratoriale si riduce sempre più. Oggi, in piena globalizzazione, con le nuove generazioni di nativi digitali, il mantenere la tradizione delle Scuole d’Arti e Mestieri pare ancora più urgente per offrire un ponte saldo e fondamentale con la pratica manuale, sempre più ostica e dimenticata, incentivando la curiosità e lo stimolo allo sviluppo di un pensiero creativo individuale che possa assumere un valore rinnovato di ripresa di una tradizione centenaria negata dalla modernizzazione che, con la sua crescita economica, ha portato al depauperamento delle tradizioni culturali e produttive. La difesa di questa tradizione culturale e produttiva, ha evitato scongiurato il rischio di una riproduzione totalmente seriale di qualunque tipologia di oggetto e di una omologazione anonima del quotidiano. Con il Made in Italy, invece, i prodotti italiani hanno guadagnato prestigio nel mondo, in quanto sono stati storicamente associati a qualità, alta specializzazione, differenziazione ed eleganza, tutte caratteristiche di una produzione manifatturiera di tipo artigianale ed erede di una sapienza artistica e creativa centenaria. Per quel che riguarda l’area della Bassa Romagna, oltre al quadro nazionale che anche qui si rispecchia, va rilevato che l’intero Novecento ha


visto una fervente vitalità artistica, un fenomeno che conta pochi casi simili in altre realtà del territorio regionale. Alla base di questa peculiarità va identificata la presenza di numerosi e validi artisti, annoverati tra i maggiori esponenti della vicenda figurativa del Novecento romagnolo quali Luigi Varoli, Giovanni Romagnoli, Giulio Avveduti, Teodoro Orselli, Domenico Visani, Umberto Folli e molti altri. Oltre che artisti poliedrici e sperimentatori sono stati anche Maestri, ovvero mentori di quella antica tradizione fatta di tramandi, discendenze e competenze che non potevano interrompersi nell’opera di un singolo, ma dovevano continuare a vivere, trasformandosi nell’insegnamento agli allievi. La profonda essenza delle Scuole d’Arte e Mestieri è proprio questa, la consapevolezza della necessità di tenere vivo lo stimolo creativo e di trasmettere gli strumenti per poterlo trasformare in opere. La Scuola Comunale di disegno aperta, secondo i documenti in possesso dell’Amministrazione Comunale, il 15 gennaio 1920, risalirebbe a epoche più lontane sulla base di alcune ricerche portate avanti dal Prof. Mauro Remondini. Da subito conta un rilevante numero di iscritti, ben 117, forse testimonianza di una tradizione già presente sul territorio che, sotto l’amministrazione di stampo socialista, assume un inquadramento più specifico. Nell’articolo 1 del primo regolamento stilato è ben indicato lo scopo dell’istituzione di una scuola comunale di disegno che “è di impartire ai Giovanetti delle scuole elementari e dei corsi integrativi utili nozioni atte a completare la coltura, a dare agli stessi gli elementi indispensabili all’esercizio di alcuni mestieri e professioni e utilmente avviarli a speciali corsi di natura artistica”. L’articolo 11 indica l’età minima

per poter essere ammessi alla scuola, ovvero aver superato i quattordici anni oppure essere iscritti al corso integrativo delle scuole elementari. L’alto gradimento da parte della popolazione e l’evidente richiesta di partecipare ai corsi anche da parte di adulti, vede la creazione di tre sezioni così ripartite: la Prima Sezione è dedicata agli adulti con un orario delle lezioni che permetta agli operai di poter frequentare senza perdere giornate di lavoro, la domenica mattina e il mercoledì sera. I partecipanti sono 50. La Seconda Sezione è per i giovani, 33 in tutto, che frequentano il lunedì e il venerdì sera. La Terza Sezione è destinata agli adolescenti: ne conta 34, che frequentano il mercoledì, mattina e pomeriggio. Questa iniziativa si colloca in quel bacino di interventi nati dall’impegno del Partito Socialista rivolti all’emancipazione culturale di contadini e operai e alla loro partecipazione cosciente alla vita dello Stato. Alfabetizzare la classe lavoratrice è uno dei punti chiave del programma: al Congresso Nazionale di Bologna del 1904 il gruppo parlamentare socialista chiede l’aumento delle scuole serali, il conferimento del diritto elettorale a chi le avesse frequentate con successo, l’istituzione di scuole festive per donne analfabete e la riduzione della ferma militare di almeno sei mesi per i frequentanti. All’inizio del Novecento le iniziative sono dunque numerose e si moltiplicano continuamente, sotto il duplice impulso della rinnovata lotta all’analfabetismo e della necessità di formare manodopera qualificata anche attraverso corsi al contempo professionali e di cultura generale. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale questo fervore si spegne e molte iniziative riprenderanno solo a conflitto terminato. |7|


I PRIMI MAESTRI. LUIGI VAROLI E TEODORO ORSELLI I primi regolamenti della Scuola Comunale di disegno, ma anche alcune modifiche avvenute nel corso del 1927, sottolineano alcuni punti fondamentali sui quali si basa la gestione e l’organizzazione dei corsi, a partire dal docente che deve essere debitamente abilitato e nominato annualmente dal Comune stesso, alla definizione degli spazi e dell’aula di disegno, adibita solo e rigorosamente a questo scopo sotto la custodia del bidello e la sorveglianza dell’insegnante che è responsabile di arredi e attrezzature. All’articolo successivo del regolamento sono specificate le materie di insegnamento: ornato e decorazione, geometria, architettura e prospettiva, scultura e plastica, disegno e figura di paesaggio e, infine, nozioni di storia dell’arte. Le lezioni sono due a settimana e il corso ha durata triennale con rilascio di diploma attestante le capacità raggiunte dall’allievo. Se un alunno si macchia di condotta sconveniente deve essere segnalato all’Autorità Comunale per valutarne o meno l’esclusione. L’anno scolastico si conclude con l’emissione dei voti di profitto e una dettagliata relazione dell’Insegnante al Comune sull’andamento didattico e disciplinare. La nomina del maestro è cardine fondante della Scuola stessa, motivo di pregio e garanzia di professionalità. Consultando i documenti relativi alle delibere comunali sulla Scuola di disegno troviamo citato come primo insegnate il Prof. Alfredo Zini, ma apprendiamo che la sua prematura scomparsa ha implicato la chiusura dei corsi. L’urgenza di trovare un sostituto per far ripartire la scuola, così altamente frequentata, emerge dal verbale del 5 dicembre 1921 in cui si nomina d’urgenza, con incarico provvisorio, il Prof. Giuseppe Rossi ma an|8|

che lui mantiene per poco tempo la posizione e viene sostituito da colui che sarà il primo Maestro a lasciare una profonda traccia e una matrice di guida della scuola senza precedenti: Luigi Varoli. Le attestazioni richieste per poter accedere a questa cattedra arrivano tardi per Varoli, che inizia a frequentare l’Accademia a venticinque anni essendo molto impegnato con il lavoro in fornace e dovendo interrompere il percorso di studi a causa della chiamata alle armi che lo porterà a combattere in trincea. Riesce a diplomarsi con il massimo dei voti il 29 febbraio 1920 a trentun’anni. Dopo il soggiorno romano, nel 1922 rientra a Cotignola, città natale, ove lo attende la moglie e la preparazione di uno studio che diverrà negli anni una delle botteghe più ferventi e frequentate da allievi e colleghi. Fra il ’22 e ’23 Varoli inizia anche l’attività di insegnamento alla Scuola Arti e Mestieri di Cotignola, e successivamente presso la Scuola di disegno di Massa Lombarda. La docenza è regolarizzata con verbale della Giunta Comunale, il 31 gennaio 1924 che rinnova l’incarico per l’anno 1923-24 confermando il suo subentro al predecessore, Prof. Rossi.


Al termine dell’anno Varoli scrive al sindaco proponendo una mostra per esporre i lavori degli studenti “allo scopo di fare meglio constatare dal punto di vista artistico i risultati ottenuti nell’insegnamento” con la nomina di una commissione. Gli incaricati sono il pittore imolese Tommaso della Volpe e lo scultore forlivese

Giuseppe Casalini; la relazione riporta un’ottima impressione. Oltre all’assegnazione dei diplomi di I grado, la Signorina Giannina Melandri e Domenico Panighi ottengono un attestato di meriti speciali. Quest’ultimo espone ritratti e paesaggi, dei quali è messa in rilievo l’osservanza giusta del vero, la larga e franca pennellata e qualità indiscussa del disegno; tutte premesse che faranno di Panighi il primo, in ordine di tempo, vero allievo di Varoli. L’esperienza massese si conclude presto, al termine dell’anno scolastico 1925-26, ma Varoli lascia una traccia significativa per aver ampliato i programmi dei corsi liberi e di quelli integrativi alla scuola elementare, introducendo in particolare la scultura detta spontanea, in linea con le recenti introduzioni della metodologia didattica riguardanti il linguaggio grafico dei bambini. Nel cortile di casa dell’amico Guccio Tabanelli realizza una piccola fornace per cuocere i lavori degli allievi. Varoli aveva appreso queste competenze durante la formazione a Roma, ne costruisce altre nel territorio ravennate, non ultima quella a Cotignola. L’affezione dei massesi è stata evidente negli anni a seguire quando molti allievi prendono a frequentare il suo studio privato, alla ricerca di quel maestro che tanto aveva da insegnare e trasmettere. Inoltre l’Associazione Amici dell’arte e della cultura lo nomina Presidente Onorario. L’insegnamento diviene sempre più una priorità assoluta: “La mia attività nei riguardi della scuola per quella mia passione innata di insegnare non si esplica soltanto in quei quattro metri di aula destinata a tale scopo ma si estende ovunque io posso arrivare insegnando con profitto anche per corrispondenza quando non posso farlo di persona”. |9|


Varoli non si risparmia mai né di cuore né di danari, investe tutto quello che ha, offrendo ai suoi allievi quella particolare formazione di qualità che solo nelle grandi città si poteva avere. È persona di rara sensibilità che concede opportunità anche ai figli di contadini e operai. Nel 1943 Francesco Balilla Pratella ne parla così: “A Cotignola, presso il Senio arioso, in mezzo a una campagna incomprensibile, vive ostinato e invincibile, Luigi Varoli, pittore, artiere, solitario, mago, grande maestro. Nessuno è riuscito mai a strappargli il velo dei sogni. Varoli insegna ai piccoli con amore di padre e con fantasia di incantatore antico. […] ha salvato e salva i giovani artisti solitari della bassa Romagna e, soprattutto, ha salvato e salva l’istinto artistico della nostra gente, la poesia della razza”. Al temine dell’incarico di Varoli, viene nominato un nuovo maestro, il ravennate Teodoro Orselli,

giovane pittore di grande talento che però resta per un solo anno. Poco sappiamo dei suoi metodi di insegnamento, ma ci è giunta una sua lettera in cui si lamenta dello scarso stipendio: apprendiamo che percepisce 300 lire circa al mese, non sufficienti al sostentamento, spendendone 100 per i quotidiani viaggi in treno. Dopo quasi un anno dalla richiesta di percepire almeno 500 lire mensili (contro le 700 del titolare della scuola di Cotignola), rinuncia, non senza dispiacere, all’incarico. La necessità di provvedere alla sistemazione economica dell’insegnante era stata in effetti presa in considerazione dal Comune che, nel marzo 1927, ritiene adeguato uno stipendio di 1800 lire lorde. Contestualmente si procede anche a una riforma della scuola di disegno per mantenerla all’altezza dei suoi bisogni e delle sue finalità.

UN NUOVO INIZIO. UMBERTO FOLLI Dalla fine degli anni ’20 del Novecento le notizie sulla scuola di disegno si interrompono: il Prof. Mauro Remondini ipotizza che possa essere stata chiusa o molto ridimensionata dalla gestione fascista che sostiene l’importanza di una educazione “maschia” in preparazione alla guerra, limitando tutti gli insegnamenti volti a uno sviluppo personale e interiore. Sarà Umberto Folli, uno dei più valenti allievi di Varoli, a riaprire la scuola nel 1947. Folli, fin da ragazzo, sotto l’ala protettrice del maestro cotignolese, si perfeziona a Bologna all’Accademia di Belle Arti. Si diploma del 1946 vincendo il premio Tullo Moy, ma la sua carriera aveva già preso il via | 10 |

anni prima con la realizzazione degli affreschi della Chiesa parrocchiale di Sant’Agata sul Santerno nel 1942 e con la personale a casa Oriani a Ravenna nel 1943, anno in cui Francesco Balilla Pratella ne parla non come di una promessa, ma “già una affermazione e una rivelazione”; a maggior ragione apprezzabile in una Romagna che Pratella definisce “tutta un deserto, un paese di esilio per i suoi figli artisti.” Chissà se Folli, negli anni a seguire, avrà mai ripensato a quella poco lusinghiera affermazione, lui che si sentiva, come pochi, legato alla sua terra al punto di sacrificarle, per molti aspetti, le possibilità di una carriera di più ampie prospettive. Egli ha preferito pagare il prezzo di


una vita appartata, di dedizione totale alla pittura e all’insegnamento, nella fiera tradizione appresa dal suo maestro, nel quadro di una tradizione di stampo artigiano e non accademico per la necessità di tramandare un sapere che non si trova nei libri, ma nelle mani e nella sapienza di chi lavora.

Umberto Folli con il suo maestro, Luigi Varoli (fine anni trenta)

La Scuola rinasce completamente rinnovata, a partire dalla denominazione di “Scuola Comunale d’Arte e Mestieri”, per rimarcarne identità e intendimenti didattici che non erano certo quelli di avviare tutti gli allievi verso una carriera artistica, ma di “aprire le menti” (espressione cara a Folli) a chi provasse attrazione per il mondo della creazione artistica o per intraprendere attività artigianali che necessitassero di insegnamenti di arte applicata. Anche dal punto di vista amministrativo e organizzativo la Scuola non propone più corsi paralleli e integrativi agli studi elementari, ma indipendenti. Oltre alla Storia dell’Arte, Folli insegna disegno artistico e geometrico, pittura, scultura, grafica e ceramica.

Settimanalmente dedica anche qualche ora ai bambini delle scuole elementari e medie con approfondimenti in classe, su richiesta del Preside. Si aggiunge anche l’impegno di organizzare iniziative sovracomunali quali mostre collettive o monografiche di pittori locali e conferenze su tematiche artistiche specifiche tenute da critici noti a livello nazionale. Al contempo Folli insegna al Liceo Artistico di Ravenna. Sono due ruoli che si compenetrano, pur differenziandosi nel tipo di insegnamento e approccio; accade che rivolga l’invito ai liceali più promettenti a frequentare i corsi pomeridiani e serali alla Scuola, ritenendo necessario, per chi possedesse davvero la vis artistica, anche l’apprendimento di un “saper fare” derivante da quell’antica esperienza delle fucine artigiane locali. Il radicamento alle tradizioni della terra natia è per Folli elemento fondante della sua opera pittorica, e basilare nel suo ruolo d’insegnante. Le testimonianze di alcuni raccontano di un uomo che già con la sua statura e portamento incute reverenziale timore; è di poche parole espresse attraverso sentenze schiette e brevi, rigorosamente in dialetto. Insegna per quarant’anni con un’attitudine morale, dietro un compenso praticamente simbolico del quale non accetta mai l’aumento. È rigido nel far rispettare il programma degli insegnamenti, pretende obbedienza dagli studenti che, scherzosamente, sono chiamati “Folletti”. Sotto la sua guida gli allievi della scuola sono stati coinvolti in commissioni di grande rilievo a partire dall’incarico del rifacimento degli affreschi della volta del Teatro alla Scala di Milano su disegni originali del Piermarini nel 1969. Folli sceglie sei degli allievi più talentuosi e li porta con sé a Milano: | 11 |


Ezio Camorani, Enzo D’Amore, Vittorio Chiarini, Davide Sasdelli, Nino Cortesi e il giovanissimo Luigi Valgimigli.

In alto da sinistra: Ezio Camorani, Enzo D’Amore, Vittorio Chiarini, Umberto Folli, l’imprenditore Dante Cocchi. In basso da sinistra: Luigi Valgimigli, Davide Sasdelli e Nino Cortesi, Teatro alla Scala, Milano, 1969

Nello stesso anno il Comune di Massa Lombarda commissiona la realizzazione di un monumento intitolato ai “Caduti di tutte le Guerre”, posto all’ingresso del Cimitero monumentale: si tratta di una stele di grandi dimensioni, principalmente in cemento, con alcuni elementi in bronzo. L’iconografia rimanda alle tracce, orme di stivali, i cingoli di un carro armato, pneumatici che si lasciano dietro un corpo straziato senza vita e una scia di croci. La Scuola è anche interpellata per il rifacimento dei capitelli della cattedrale di San Paolo di Massa Lombarda danneggiati dalla guerra. L’importanza di queste commissioni e l’evidenza dei risultati mette chiaramente in luce competenze che vanno oltre l’apprendimento della pittura da cavalletto, ben testimoniando il permanere di sapienze tecniche difficilmente acquisibili nei percorsi di studi accademici. | 12 |

Allievi della Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda MONUMENTO AI CADUTI DELLA PRIMA E DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE cemento, incisione, fusione, bronzo, 1969-70

Sempre sul finire degli anni Sessanta, momento d’oro per la Scuola, Luisa e Gianni Paganini decidono di aprire una galleria d’arte a Massa Lombarda per dare spazio a una nuova generazione di pittori e scultori maturati nel difficile momento del dopoguerra. Questo fiorire artistico


è fortemente sostenuto dalle amministrazioni civiche, solerti nell’indirizzare le proprie politiche culturali a sostegno della creatività. Le gallerie private nascono parallelamente agli sforzi dei gruppi e associazioni di artisti che si adoperano per individuare luoghi da adibire stabilmente a spazi espositivi e alla nascita di nuovi musei; il mercato dell’arte è florido e numerose sono le iniziative per i collezionisti. La Galleria San Paolo, così battezzata, ha vita breve (1971-75), ma intensa e di alto livello: i coniugi Paganini hanno ben chiaro l’intento di voler favorire una positiva contaminazione fra gli esponenti della cultura figurativa romagnola e i maestri, nonché i giovani esponenti del panorama artistico nazionale, nell’ottica di una direzione bilaterale di comunicazione e scambio su un’area più ampia. Non è quindi casuale la scelta di inaugurare la galleria, il 25 gennaio 1971 (in cui si festeggia San Paolo) con gli insegnanti (a

queste date Giuseppina Zardi è già collaboratrice di Folli) e gli allievi della comunale Scuola d’Arte, e di proporre a seguire un sentito tributo all’importante esperienza massese di quattro celebrità della pittura ravennate come lo stesso Folli, Ettore Panighi, Francesco Verlicchi e Giulio Ruffini. Nel 1970 Folli è chiamato a ricoprire la cattedra di pittura all’Accademia di Ravenna e la sua presenza alle lezioni della Scuola diventa meno assidua (è già presente la fidata Giuseppina Zardi, a supportarlo): scende la sera dal suo studio e verifica con perizia il lavoro degli allievi, distribuisce qualche consiglio, commenta, aggiusta con la matita qualche linea. Nel 1989 Folli si appresta a lasciare definitivamente l’insegnamento ma qualcosa si spezza, come la linfa vitale in lui si esaurisse, e di lì a pochi mesi, il 5 settembre, viene a mancare improvvisamente.

DAGLI ANNI OTTANTA A OGGI. GIUSEPPINA ZARDI E LUIGI VALGIMIGLI La morte di Folli è un durissimo colpo per la comunità massese. Gli allievi non sentono più i suoi passi nello studio sopra le aule, laddove la sola presenza del Maestro scandiva il senso della scuola stessa. È un’eredità pesante per Giuseppina Zardi, detta amichevolmente da tutti Pina, che dopo essergli stata allieva e aver completato un’intensa formazione, torna alle origini, andando a occuparsi dei corsi per bambini. Artisticamente parlando le coincidenze e somiglianze con l’opera del Maestro sono numerose e si potrebbe rischiare di concentrarsi su queste senza notare invece le diversità e le contrappo-

sizioni che risiedono principalmente nell’uso e nella funzione del colore, piegato a curvature espressionistiche di contorsioni soggette al sentimento. Così come le sue figure sulle tele sono meno rigide e imponenti, anche il suo ruolo di maestra è più morbido: sa trasmettere la passione e le competenze seguendo la linea dei programmi di Folli, ma è più disponibile al confronto, alla paziente spiegazione, al supporto costante e, quando si rende conto che l’allievo è in grado di reggersi sulle proprie gambe, lo lascia libero di sperimentare e di varcare i rigidi confini del programma didattico. | 13 |


Giuseppina Zardi

Atteggiamento forse mosso dalla sua personale ricerca, in cui si notano riprese e ripensamenti in chiave inedita e una sua apertura alle influenze delle nuove tendenze dell’arte contemporanea. Agli insegnamenti tradizionali si può così affiancare una curiosità verso le possibilità espressive offerte dalle nuove tecnologie, dalla fotografia, alla ricerca dell’utilizzo di materiali “diversi” per la creazione, a mix di tecniche che | 14 |

i suoi allievi hanno sperimentato per tutti gli anni ’90 del Novecento. L’attaccamento degli allievi alla Magistra si fa personale e affettivo. Quando la Scuola d’Arte deve essere traslata dalle due sedi in cui si trova (una per la pittura e una per l’incisione) in alcuni spazi all’interno delle scuole elementari, gli studenti più grandi aiutano nell’operazione e sono parte attiva nella sistemazione degli arredi nelle nuove aule. Anche quando Pina si ammala e non riesce più a tenere lezioni, i corsisti adolescenti e adulti, per evitare la chiusura della scuola, attuano un sistema di autogestione fino alla nomina di un nuovo Maestro, dimostrando, ancora una volta, l’importanza di questa realtà nel tessuto sociale e culturale massese. Nel 1995 si apre un nuovo ciclo: ulteriori riforme allo svolgimento delle lezioni e la nomina di un nuovo maestro perseguono l’intento di rendere la Scuola d’Arte e Mesteri punto di accentramento e coordinamento di tutte le attività artisticocreative. In quest’ottica la nuova figura individuata dall’Amministrazione a guida della Scuola è Luigi Valgimigli, allievo di Folli, diplomato all’Accademia di Belle arti, animatore grafico pittorico che già collaborava con il Comune occupandosi di laboratori artistici nelle Scuole di ogni grado di Massa Lombarda. Oltre alla carriera pittorica, portata avanti con successo fin dalla prima esposizione che lo vede ancora studente alla nuova Galleria San Paolo di Massa Lombarda nel 1971 (riesce anche a vendere il disegno esposto per 25.000 lire), e la successiva partecipazione a concorsi di pittura di alto livello, Valgimigli acquisisce una straordinaria esperienza nel lavoro con i bambini e crea un tessuto connettivo importante sul territorio. Tutti lo conoscono e apprezzano per la sua disponibilità


e il suo entusiasmo nell’aiutare a realizzare carri mascherati in cartapesta per il Carnevale, sculture effimere per festività e manifestazioni, scenografie per i corsi di teatro per bambini.

della cittadina. La collocazione delle aule negli spazi delle scuole elementari è funzionale a favorire la partecipazione dei bambini dai sei agli undici anni al laboratorio Il Pastello appena terminate le lezioni. Il sabato mattina è dedicato ai piccolissimi dai tre ai cinque anni con attività di manipolazione e disegno espressivo. I tradizionali corsi serali sono affollati da allievi dai quindici anni di età che faticano a lasciare i pennelli quando scoccano le 23.30. Verso la fine del 1990 la Scuola d’Arte e Mestieri viene intitola a Umberto Folli su sua proposta, a suggello di una tradizione che deve continuare. Valgimigli sa adattarsi a un ruolo che nel tempo è cambiato, che necessita di flessibilità e dedizione oltre che passione per l’insegnamento. Egli ha saputo conquistare le giovani generazioni che ancora oggi lo avvicinano con gratitudine per averli indirizzati allo studio e alla pratica dell’arte, ancora così fortemente importanti. Lascia la scuola nel 2017 dopo ventidue anni di insegnamento e tracce forti su coloro che saranno i maestri di domani.

Luigi Valgimigli

Questa esperienza, fino a quel momento gestita come figura autonoma in collaborazione con il Comune, sembra ideale per il perpetuarsi della tradizione della Scuola d’Arte e Mestieri, trainandola nel panorama sempre più multietnico | 15 |


MAESTRO

LUIGI VAROLI

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Nasce a Cotignola nel 1889 e comincia a lavorare in campo artistico molto presto come ceramista mentre contemporaneamente studia disegno. Nel 1914 si iscrive all’Accademia di Ravenna e nel 1922 si trasferisce a Roma per seguire i corsi superiori di pittura. Una volta terminata la formazione, la partecipazione a rassegne nazionali e internazionali è immediata: lo troviamo addirittura a Parigi al Salon des Indépendants. Fonda la Scuola d’Arti e Mestieri di Cotignola e nel 1924 è chiamato a dirigerne la gemella di Massa Lombarda fino alla fine dell’anno scolastico 1925-26. Pittore, scultore, ceramista, incisore e musicista, artista poliedrico e prolifico con una grande propensione alla didattica. Ha saputo far avvicinare molti giovani al disegno e ha contribuito alla diffusione della cultura attraverso iniziative artistiche in tutta la Romagna e con la rivista È Val, da lui diretta. Dal punto di vista stilistico, Varoli resta legato al periodo ottocentesco tardo romantico, fedele alla forma e alla resa cromatica pervasa da naturalismo con a tratti accenti sensuali; non aderisce alle avanguardie nonostante l’amicizia con Francesco Balilla Pratella e Fortunato Depero. La carriera di insegnante si svolge prevalentemente a Ravenna, al Liceo Artistico dove insegnerà fino a pochi mesi prima della morte, avvenuta nel 1958. Molte delle sue opere, raccolte dopo la scomparsa, sono custodite presso il Museo Luigi Varoli di Cotignola.


Luigi Varoli CRISANTEMI Olio su cartone, 35x50 cm, 1923 Collezione Ercolani Giulia

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MAESTRO

TEODORO ORSELLI

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Ravenna, la città che nel 1901 dà i natali all’Orselli, è anche il luogo di formazione artistica, prima alla Scuola degli Elementi e poi all’Accademia di Belle Arti dove si diploma nel 1920. La sua carriera è brillante, successiva alla partecipazione alla Quadriennale di Roma e a una mostra dedicata a Silvestro Lega a Modigliana. Nel 1931 si trasferisce a Parigi: la produzione artistica e l’impegno espositivo sono notevoli così come l’apprezzamento della critica. Un suo dipinto è acquistato dalla galleria del Petit Palais. Dopo la guerra rientra in Italia e dirige L’Accademia e il Liceo Artistico di Ravenna fino al 1965. Fonda, e dirige per due anni, l’Istituto Statale d’Arte per il Mosaico, con l’intento di riportare a nuova vita la tradizione artistica simbolo di Ravenna. L’interesse per l’arte musiva lo renderà uno dei massimi esperti nel settore tanto da lavorare per l’UNESCO tra il 1954 e 1955 in Israele e Cirenaica presso scavi archeologici alla ricerca di antichi mosaici. La sua competenza e versatilità come ricercatore e decoratore interessano Marc Chagall che lo contatta nel 1956 per un consulto volto alla realizzazione di alcune sue opere con questa tecnica. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1971, la galleria Le Arti di Ravenna gli dedicherà una retrospettiva ma la sua produzione resta a oggi quasi del tutto purtroppo inedita. Orselli è da considerarsi una delle personalità artistiche più importanti e valevoli del XX secolo ancora poco studiata e conosciuta.


Teodoro Orselli ANEMONI Olio su tela, 54x42 cm, 1942 Collezione Pagnani Riccardo

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DOMENICO PANIGHI

ALLIEVI

Nato a Massa Lombarda nel 1908 in una famiglia di umili origini, si avvicina al fare artistico frequentando un parroco che restaura arte sacra e successivamente iscrivendosi ai corsi di Luigi Varoli, del quale diventa una sorta di apprendista. Come Varoli, porta avanti la carriera di musicista e quella di pittore che lo vede realizzare molte locandine pubblicitarie per la Massalombarda S.p.A., la prima azienda italiana a produrre succhi di frutta. Nel 1935 è richiamato alle armi: al fronte realizza bozzetti del paesaggio francese. La fine della guerra è segnata dalla perdita del padre e del fratello sotto i bombardamenti. Dal 1945 al 1961 è grafico presso la Tipografia Foschini di Massa Lombarda, per la quale realizza diverse campagne pubblicitarie per importanti aziende. Porta avanti una carriera autonoma, lontano dai dibattiti contemporanei. Fonda un laboratorio di ceramica, dedicandosi con passione all’arte fittile fino al 1948. Nel 1962 si trasferisce a Bologna e apre una zincografia. Due anni dopo un grave incidente lo costringe a iniziare un’attività di consulenza nel settore della grafica pubblicitaria. Parallelamente si dedica con sempre maggiore assiduità alla pittura. Nel biennio 1970-71 frequenta la Scuola di Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, città dove si spegne nel 1974. Massa Lombarda gli ha dedicato tre mostre nell’ottica di un’indagine puntuale sull’opera di un artista bivalente, da un lato pittore rigoroso che elabora la lezione del naturalismo varoliano, dall’altra, grafico, che esplora linguaggi di comunicazione moderna rivolta al grande pubblico. | 20 |

UMBERTO FOLLI

ETTORE PANIGHI

Nasce a Massa Lombarda nel 1919. Inizia giovanissimo a lavorare per un artigiano, coltivando da subito un’innata passione per la decorazione, ma è grazie alla frequentazione delle lezioni di disegno alla Scuola d’Arti e Mestieri di Cotignola sotto la guida di Luigi Varoli che trova le basi per il suo percorso artistico futuro. La figura di Varoli è, per Folli, determinante dal punto di vista della vis creativa e per una consapevolezza esistenziale. Nel 1941 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove segue i corsi di Giovanni Romagnoli e Giorgio Morandi: con entrambi instaura un rapporto di amicizia, stima e collaborazione. L’anno seguente è impegnato nei lavori di decorazione ad affresco della chiesa di Sant’Agata sul Santerno, mettendo in luce le sue capacità di lavorare su ampie superfici murali. Nel 1943 espone con una personale a Casa Oriani a Ravenna, che ottiene il plauso di Francesco Balilla Pratella. Nel 1946 si diploma ottenendo il Premio Tullo Moy come miglior licenziando. Riconoscimenti e meriti fanno sì che il Comune di Massa Lombarda lo chiami per rifondare la Scuola Comunale d’Arti e Mestieri che, grazie alla sua presenza, conta da subito un numeroso seguito. L’attività didattica, come fu per il suo maestro Varoli, non sarà meno importante della produzione artistica nella sua vita.

Nasce a Massa Lombarda nel 1917 e, come il coetaneo e amico Umberto Folli, frequenta la Scuola d’Arti e Mestieri di Cotignola per poi diplomarsi al Liceo Artistico di Ravenna. In seguito studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna con Virgilio Guidi per poi iscriversi alla facoltà di architettura dell’Università di Firenze. Nel capoluogo toscano entra a far parte di quella componente artistica attivamente coinvolta nel vivissimo dibattito in ambito figurativo e in relazione con la dilagante ondata neo cubista. Panighi, fino a quel momento è un post-macchiaiolo, con accentuazioni coloristiche e accecanti luminosità che rendono le sue vedute romagnole quasi lastre fotografiche sfuocate e sovraimpresse. Successivamente abbraccia queste nuove tendenze trovando una sua cifra personale in un ritrattismo dalla vocazione largamente sociale, caratterizzato da forti linee grafiche di estrazione espressionista e da acute ma mai compiaciute campiture di colore. Giorgio Ruggeri, nel 1981, così parla dei suoi interni: “Essi incantano anche per il carico di memorie che racchiudono, certe sue figure inquietano e alcuni suoi cardinali allarmano, fino a rivelare, macinati in silenzio, fremiti sottili di nascosta aggressività”. Dal 1965 torna a Ravenna, insegna al Liceo Artistico fino al 1978 continuando a essere uno dei protagonisti della vita artistica romagnola. Le sue opere sono state esposte in varie rassegne dedicate ai pittori di Romagna e nel 1998 la città di Lugo gli dedica una personale. Si spegne nella città natale nel 2007.


Domenico Panighi ROSSANNA Olio su tela, 29x39 cm, 1973 Collezione privata

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Umberto Folli LO SCEMO Olio su tela, 50x36 cm, 1936 Collezione Privata

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Ettore Panighi NATURA MORTA Olio su tela, 47x66 cm, 1963 Collezione privata

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ALLIEVI ROBERTO BENTINI

Nasce a Massa Lombarda nel 1927. Frequenta lo studio di Luigi Varoli e compie la sua formazione artistica presso il Regio Istituto d’Arte per la Ceramica Ballardini di Faenza, completando gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, allievo di Giorgio Morandi e Giovanni Romagnoli. Nel tempo libero frequenta lo studio di Umberto Folli. Anche lui artista poliedrico: pittore, scultore e ceramista. Ha partecipato a numerose rassegne italiane e straniere e le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private. Dal 1961 al 1985 insegna all’ Istituto d’Arte F.A. Grue di Castelli in provincia di Teramo ove muore nel 2003. Bentini ha approccio alla materia e al senso che non possono che passare per la terra: fatto di terra e per la terra. Il suo messo comunicativo è l’atto incestuoso della mano che accarezza la zolla e lo sguardo che percorre il solco. La terra cresce e facendosi forma crea il proprio senso, si fa vaso, si fa vasca, poi scultura, cosa, e ancora contiene senza storia le stratificazioni del pensiero. L’artefice non fa che capirla perché essa già è i suoi segni, non simulacri, ma impronte che sono necessità. È terra presa tra apparenza e certezza, tra vuoto e pieno, tra visibile e tattile, così, all’infinito.

Roberto Bentini VISO Ceramica, diam. 35 cm, 1975/76 Collezione privata

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MAESTRO

UMBERTO FOLLI

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L’attività di Folli nella sua cittadina natale è molto intensa, oltre a insegnare alla rinata Scuola Comunale d’Arte e Mestieri, partecipa, nel 1951, alla mostra La frutta nell’arte, ottenendo il primo premio. Una delle due opere esposte viene inviata a Roma, alla Quadriennale, manifestazione alla quale partecipa anche l’anno successivo. La fama oramai accompagna il suo nome e negli anni ’60 gli viene offerta una cattedra al Liceo Artistico di Ravenna e poi alla rifondata Accademia di Belle Arti. L’insegnamento lo assorbe, come fosse una missione morale, quasi religiosa: Folli ritiene che la trasmissione della conoscenza artistica, soprattutto ai giovani, sia fondamentale. Gli anni Settanta e Ottanta lo vedono realizzare numerosi e importanti nuclei di opere: ritratti, quadri di figura, qualche paesaggio e le nature morte, tema prediletto, certamente il genere più indagato e amato in molteplici variazioni compositive, alla ricerca di quella qualità pittorica pura attraverso una resa per grandi campiture cromatiche, pennellate decise, colori accesi che si avvicinano a uno stile espressionista. Più naturali e legati alla concezione accademica del disegno, sono i bozzetti, ove i corpi, così imponenti e densi di materia negli oli, si fanno sinuosi, morbidi e sfumati nel delicato bianco e nero. Quando, nel 1989 si appresta a lasciare la didattica, il 5 settembre, viene improvvisamente a mancare. Nel 1999 Massa Lombarda e Ravenna, le due città che più Folli ha amato, gli dedicano contemporaneamente due mostre antologiche.


Umberto Folli FIORI Olio su tela, 70x50 cm, 1978 Collezione Bordini

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IRMO DEGIOVANNI

ALLIEVI

Nasce nel 1913 a Mordano da una famiglia di umili origini. Inizia a lavorare presto come imbianchino ma la passione per la pittura è così forte che non resta inascoltata. In età giovanile svolge un apprendistato presso il pittore conterraneo Brialdi, ma lui stesso si definisce autodidatta. Nel 1936-37, dopo aver conosciuto Umberto Folli, affina la sua tecnica e nel 1945-46 i due affittano uno studio a Massa Lombarda. Anche lui frequenta sia l’Accademia di Belle Arti di Ravenna sotto la guida di Teodoro Orselli poi la Scuola d’Arte e Mestieri sempre sotto la guida di Folli. Il suo esordio pubblico avviene nel 1963, in occasione della Mostra Regionale d’Autunno a Bologna. Ha successivamente allestito diverse mostre personali, collettive e antologiche in Regione. Nel corso della sua lunga carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. “La materia di Degiovanni è raffinata, il suo segno è ricercato; si avverte una tensione continua che lo porta alla compiutezza tonale, ricreando in modo originale i colori dei fauves e una struttura dei piani che rincorre equilibri in bilico tra figurativo e naturalismo astratto. Parte iniziando il quadro en plein air e lo finisce in studio reinventando la natura. Nel contrasto realtà e immaginazione, crea un prodotto in cui la memoria e la sperimentazione trovano un giusto equilibrio. Ne nasce un paesaggio quasi da favola con dentro una gioia infantile che forse si va perdendo in un ottimismo che non sopporta il mistero” (A.B. 1971). Muore a Imola nel 2007. | 28 |

GIOVANNI MAIARDI

VITTORIANA BENINI

Nasce a Massa Lombarda nel 1932. È stato valente pittore, distintosi anche come incisore, già assistente all’Accademia di Belle Arti di Ravenna del celebre artista padovano Tono Zancanaro. Allievo di Umberto Folli, ha esordito pubblicamente alla fine degli anni ’50. Partendo da una matrice prettamente figurativa, si è cimentato anche in alcune interessanti esperienze sperimentali sul piano tecnico e del linguaggio espressivo. Nel corso della sua lunga carriera artistica ha ottenuto riconoscimenti pubblici e autorevoli attenzioni da parte della critica. Si spegne a Massa Lombarda nel 1999.

Nasce a Imola nel 1941, attualmente vive e lavora a Mordano. È pittrice, grafica, scultrice e disegnatrice. In quinta elementare, il maestro Giorgio Montevecchi segnala un suo quadro a un concorso a Milano: è il primo di tanti premi. Intorno agli anni ’70 sente il bisogno di dare una base solida al suo lavoro e si iscrive alla Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, allieva di Umberto Folli, e di altri illustri maestri come De Grada, Spadoni, Zancanaro e Caldari. Predilige lo studio del corpo umano, e particolarmente della figura femminile. Dal 1974 tiene per cinque anni nella Scuola Elementare di Mordano corsi integrativi di disegno, si dedica poi per alcuni anni alla grafica pubblicitaria. Negli anni ’80 decide di raccogliersi in se stessa a rielaborare quanto acquisito dagli studi accademici, per fonderlo con la preesistente ispirazione soggettiva, più forte di qualsiasi tecnicismo. Soprattutto negli anni ’90 ha definito una tematica autenticamente personale, in cui, insieme alla figura femminile, diventano protagoniste le bambole. La sua arte è consacrata dalla mostra americana del ’97 Women and Dolls alla Feirligh Dickinson University negli Stati Uniti; nel ’98, ne segue un’altra in Arkansas. Nel 2000 inizia un nuovo percorso: Tra sogno e realtà e Il teatro della vita, dove si alternano artisti di strada, clown e altri personaggi del circo. Importanti le esposizioni anche in Italia, da Casinalbo di Modena, presentata da Vittorio Sgarbi nel 2004, all’esposizione al Quirinale a Roma nel 2013.


Irmo Degiovanni NATURA MORTA Olio su legno, 63x86 cm, 1967 Collezione Augusto Degiovanni

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Giovanni Maiardi GRAPPOLO D’UVA Acqua forte e acqua tinta, 70x50 cm, 1960 Collezione Elio Errani

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Vittoriana Benini ALLA RICERCA DEI BALOCCHI Olio su tavola, 45x39 cm, 2007 Collezione privata

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EZIO CAMORANI

ALLIEVI

Nasce a Massa Lombarda nel 1940. Dai primi anni Sessanta frequenta i corsi liberi dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e la Scuola d’Arte e Mestieri diretta da Umberto Folli. Verso la metà degli anni Settanta soggiorna frequentemente all’estero: oltre alla pittura, si dedica anche all’arte calcografica, prediligendo l’acquaforte e la puntasecca. Nel 1975 è presente alla Quadriennale di Roma e nel 1976 alla Biennale di Venezia. Lo troviamo annoverato nella Storia dell’Arte Italiana del ’900 dello storico dell’arte Giorgio di Genova che così ne parla: “A differenza di tanti pittori che fanno pittura impulsiva perché non sanno né disegnare né dipingere, Ezio Camorani, che invece sa disegnare e dipingere, come attestano larghe parti della produzione qui considerata, sta cercando di far convivere modalità antitetiche della pittura, quali la resa oggettiva della realtà e i diagrammi dell’energia impulsiva, in altre parole la forma e l’informale, il definito e l’indefinito, vere e proprie scariche di energia pura”. Per Camorani affondare le mani nella materia pastosa del colore è come avventurarsi in un corpo pieno di sensualità e di armonia per poi aggredirlo come un avvoltoio, lacerarlo e chissà, anche masticarlo e, infine, sputarlo sulla superficie della tela, per poi accarezzarlo, lisciarlo, adorarlo, annusarlo, ammirarlo: questo è il suo modo di fare pittura. È come se ogni colore corrispondesse a uno strumento dell’orchestra che eseguano una sinfonia, nelle opere di Camorani è come se la musica fosse prodotta da un solo strumento. | 32 |

LIVIO MINARINI

NINO CORTESI

Nasce a Imola nel 1939. Nel 1974 ha conosciuto Umberto Folli, iscrivendosi alla Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda, recependone l’aspirazione a una pittura espressiva. Minarini ricorda con affetto e profonda gratitudine l’incontro con il maestro che descrive severo e a tratti burbero: “Una sera, osservando il mio affannoso tentativo di disegnare da un calco la bella bocca di Guidarello Guidarelli, mi apostrofò ‘Ma va là, ma va là, va bè a zapè che forse tat là cavarè mei... guèrdà cum cus fa...’ e fu la più bella lezione di disegno della mia vita”. Una prima esposizione alle Terme di Brisighella e la partecipazione a un concorso nazionale presieduto dal pittore Ilario Rossi e dal critico Raffaele De Grada (dove ha ottenuto il quarto premio ex equo) lo hanno incoraggiato a proseguire nella pittura, ma Minarini teme di non poter sopravvivere solo con la sua arte e mette da parte il pennello. Più avanti negli anni, la famiglia lo sprona a riscoprire quella talentuosa passione e Imola lo omaggia con una personale nel 2004. I suoi soggetti preferiti sono tratti dalla quotidianità: scorci di paesaggio, oggetti, figure e volti colti nella loro naturale casualità. Nei suoi lavori l’intento è quello di operare una sintesi della forma arricchita da una costante ricerca di valori tonali del colore, espressione di emozioni vissute. Muore a Bologna il 7 marzo 2020.

Nasce a Bagnacavallo nel 1949, vive e lavora a Mordano. Frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Ravenna presso la quale ha anche svolto attività didattica. Nel frattempo si iscrive anche alle lezioni di Umberto Folli presso la Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda. Di tutti i suoi allievi forse Cortesi è quello che, nel corso del tempo, è rimasto più legato alla pittura e agli insegnamenti del maestro. Scrive di lui Ilario Rossi nel 1975: “Rilevo in Cortesi, oltre che un profondo e istintivo senso del disegno compositivo, un illimitato amore per le armonie della pittura che dagli arcani del tono è passata, nelle opere più recenti, alle sottigliezze cromatiche del quadro in senso globale”. Ha dipinto con continuità fino al 1976, anno in cui partecipa, con un’opera collettiva, alla Biennale di Venezia. Successivamente si è dedicato alla produzione artistica solo in modo sporadico, impegnandosi prevalentemente nel restauro. Nel 2007 ha ripreso l’attività artistica, realizzando prevalentemente affreschi che riporta su tela mediante la tecnica dello strappo, tecnica appresa nella professione di restauratore.

Ezio Camorani LA SEDUZIONE DEL COLORE Tecnica mista su pannello e pallet di legno, 120x80x120 cm, 2012


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Livio Minarini FIGURA SEDUTA Olio su cartone, 50x40 cm, 2014 Collezione Buldrini

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Nino Cortesi FRANCESCO Affresco strappato riportato su tela, 50x55 cm, 2009

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ALLIEVI VANNI SPAZZOLI

Nasce a Forlì nel 1940, vive e lavora a Sant’Agata sul Santerno. La sua attitudine artistica si manifesta sul finire degli anni ’60, quando frequenta la Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda con Folli e lo studio del pittore Ettore Panighi. Su questa solida formazione figurativa l’artista innesta una tensione pittorica fondata sul valore della materia e sulla pregnanza gestuale dell’immagine. Dalle prime nature morte e paesaggi, passa a immagini del quotidiano e tematiche spirituali. Dagli anni ’70 la sua carriera artistica è riconosciuta ad alti livelli con la partecipazione a eventi regionali fino a grandi esposizioni nazionali e internazionali. Dalla prima personale al Palazzo del Podestà di Faenza (1980) l’ascesa è stata rapida: alla fine degli anni ’90 lo troviamo in Belgio, Spagna, Austria e Germania. Dal 2000 a oggi è molto attivo in collettive regionali. Adriano Baccilieri così descrive lo stile di Spazzoli: “Il segno dipinto obbedisce a pulsioni profonde, a interruzioni forti e improvvise, rabbiose e liberatorie, per non abbandonarsi quasi, nella pennellata che gronda al basso, trascurando di finire qualche parte della figura [...] sulla superfice resta il segno, gesto lacerato e lacerante, che detta l’apparizione di fiere [...] sconquassate nell’ interpretazione infantilistica della forma [...]. Egli è, una scoperta, un epigono del clima neoespressionista del decennio ottanta, un’identità isolata e segreta, operante in regime di quasi clandestinità, al quale va sottratto”. Le sue opere si trovano presso musei e spazi pubblici.

Vanni Spazzoli PAURE Tecnica mista su carta intelaiata, 70x100 cm, 2013

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MAESTRO

GIUSEPPINA ZARDI

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Nasce a Lugo nel 1920, la sua predisposizione alla creatività è marcata fin dai primi studi: si diploma figurinista e costumista all’Accademia di Roma nel 1954. Frequenta poi la Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda con Umberto Folli (del quale, in seguito, diventerà assistente), il corso internazionale di sperimentazione per l’incisione, la litografia e la serigrafia a Venezia e il corso di pittura e disegno dell’Istituto d’Arte Italia di Roma. Esordisce in campo espositivo partecipando alla VII Biennale romagnola d’arte contemporanea a Forlì nel 1963. Seguono due personali a Lugo nel 1964 e 1965. Fino da queste prime esperienze la Zardi rivela i suoi tratti caratteristici: una particolare sensibilità coloristica, gestualità segnica dalla pennellata rapida, originalità e spregiudicatezza nell’adozione di soluzioni formali tendenti ad attenuare il realismo figurativo. Il confronto con il maestro sarà sempre presente, anche in virtù dell’eredità della direzione della Scuola d’Arte di Massa Lombarda dal 1989. Negli anni successivi di affannosa ricerca si notano riprese e ripensamenti motivati dall’esigenza di un continuo aggiornamento espressivo. La pittura e la grafica costituiscono i principali mezzi espressivi. La critica accoglie con favore la sua opera, premiata con prestigiosi riconoscimenti; gli anni Settanta sono ricchi di esposizioni come la mostra internazionale di pittura contemporanea di Milano e negli anni Ottanta varca i confini nazionali esponendo a New York, Francoforte, Madrid, Strasburgo, Tokyo, Parigi, Basilea. Si spegne a Lugo nel 1994.


Giuseppina Zardi FIORI Olio su tela, 54x30 cm, 1981 Collezione privata

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LAMBERTO CARAVITA

ALLIEVI

Nasce a Massa Lombarda nel 1956, frequenta l’Istituto d’Arte Ballardini di Faenza e l’ISIA di Urbino laureandosi a pieni voti nel 1980. Espone per la prima volta nel 1974, allora studente, nella mostra Maestri ed allievi alla Galleria della Molinella di Faenza. È attivo da anni nel campo della comunicazione visiva, prima lavorando come grafico e illustratore free-lance, in seguito cimentandosi anche come editore e curatore di eventi culturali ed espositivi. Inizia la sua attività artistica negli anni ottanta, inserendosi nel circuito internazionale di “mail art” e partecipando a numerose mostre in Italia e all’estero ottenendo numerosi premi e riconoscimenti, da esposizioni collaterali alla Biennale di Venezia, al Festival Land art al Furlo nelle Marche. Nel corso della sua ricerca, dopo le sperimentazioni che caratterizzano i primi anni Ottanta, verso la metà del decennio successivo, torna ad avvicinarsi al mondo dell’illustrazione, al Libro d’artista e all’incisione, specializzandosi nella tecnica pirografica. Alcuni dei suoi libri d’artista sono stati selezionati per il Salone internazionale del libro di Parigi e per quello di Torino. Attualmente è docente di Arte-Immagine nella Scuola secondaria e direttore artistico dell’archivio del libro d’artista C.A.B.A. da lui fondato nel 2010 presso la Biblioteca comunale di Conselice e che dal marzo 2020 ha visto inaugurare la propria sede a Villa Verlicchi di Lavezzola.

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ROSSELLA RICCI

MASSIMO BRANCALEONI

Nasce a Massa Lombarda nel 1955, dove vive e lavora. Scopre la sua vocazione artistica fin da bambina, frequentando la Scuola Comunale d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda, dove studia pittura sotto la guida di Umberto Folli e per diversi anni lo studio della pittrice Giuseppina Zardi. Ha svolto un intenso lavoro di ricerca, sospeso tra l’astrattismo e la figura, ha sperimentato, la stampa e il transfer painting. Negli ultimi anni si è avvicinata al collage e all’utilizzo di manifesti lacerati. Il lacerare i manifesti e rincollarli è per lei un’operazione non di composizione ma di scomposizione della materia e del colore. “Il collage - dice la Ricci - non è una scorciatoia all’astrazione o un rifiuto dell’arte, ma una pratica indispensabile per la sua capacità inesauribile di mutare ogni volta. Di due esseri farne uno solo”. Dai primi anni ’80 a oggi Rossella Ricci è presente in mostre ed eventi artistici in tutto il territorio nazionale. I suoi quadri figurano in collezioni private e pubbliche.

Nasce a Conselice nel 1969, attualmente vive e lavora ad Argenta. Dall’età di sette anni, sino ai tredici, segue le lezioni di disegno, pittura, scultura e ceramica alla Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda, allievo di Giuseppina Zardi. Consegue il diploma prima al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Artista in progress, Brancaleoni non è stato tanto influenzato dai ritorni colti all’arte del passato che hanno caratterizzato gli anni della sua formazione quanto piuttosto da una originaria vena intrisa di rispetto nei confronti dei Maestri del passato coi quali tenta di modernamente riconciliarsi, superando le fratture operate dalla modernità e, soprattutto, dalla contemporaneità. È l’artista stesso ad affermare: “Il mio interesse per la pittura antica e ai Maestri del passato non è un effimero esercizio di plagio. [...] Purtroppo una frettolosa e ingorda corsa verso il futuro ci impedisce di posare uno sguardo umile e rispettoso all’eredità lasciataci dai Padri dell’Arte. Vorremmo seppellire e mettere a tacere i veri Maestri per una forma di intima meschinità o per timore di confrontarci con loro”. Brancaleoni accetta la sfida che porta avanti distillando, rielaborando, sublimando. Rare e sporadiche sono invece le presenze a manifestazioni espositive, da ricordare però nel 2003 la personale al Museo Civico San Rocco di Fusignano. Negli ultimi anni ha affiancato alla pittura una attività di libero insegnamento tenendo corsi incentrati sul disegno e sulle tecniche di rappresentazione.


Lamberto Caravita LEGAME-GROVIGLIO Pirografia, corda, acrilico, intonaco su tavola, 1 pezzo 60x40 cm x2, 2019

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Rossella Ricci IL SILENZIO-OMAGGIO AG. KIENERK Collage con manifesti strappati, 80x60 cm, 2020

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Massimo Brancaleoni ELEGIA Pastello su cartoncino, 16,5x14 cm, 2017

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ANTONIO CARANTI

ALLIEVI

Nasce nel 1971, vive e lavora a Massa Lombarda. Dall’età di otto anni frequenta la Scuola d’Arte e Mestieri Umberto Folli guidato da Giuseppina Zardi e Luigi Valgimigli. Successivamente si diploma all’Istituto d’Arte per la Ceramica Ballardini di Faenza, specializzandosi in rivestimenti ceramici di interni ed esterni Nell’ultimo decennio porta avanti la sua ricerca artistica nel progetto Terra Mater Est che nasce da interrogativi profondi: è lo scontro/ incontro tra Uomo e Natura che ripropone il problema dell’io e dell’altro e lo scorrimento della dimensione fisica dell’apparire imprescindibile da quella più profonda dell’essere. Il fare artistico e la materia creativa si fanno tramite per la resa di sé e dell’altro. La Natura è il tramite per la rappresentazione di tutto ciò che ci circonda, sia trasposta nelle sue molteplici essenze, sia trasfigurata simbolicamente con sacre icone. Le fasi della creazione sono divise, fratturate, per rimarcare la dinamica degli eventi del vivere. Caranti utilizza tecniche espressive miste, creando un connubio tra disegno, pittura, scultura e riutilizzo di materiali di riciclo che danno vita a vere e proprie installazioni. Ha partecipato a molte esposizioni nazionali e internazionali. Nel 2006 apre lo Studio d’Arte Contemporanea SanVitale41 in cui ospita anche esposizioni artistiche. Lavora come pittore, ceramista, scultore, scenografo e attualmente insegna alla stessa Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda ai corsi per bambini e adulti.

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ROBERTO MORINI

STEFANO CONTI

Nasce a Massa Lombarda nel 1971. Dall’età di sei anni inizia a coltivare la passione per la pittura nella Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda sotto il diretto insegnamento della pittrice Giuseppina Zardi, imparando le regole del disegno, dell’incisione e della pittura. Frequenta il Liceo Artistico di Ravenna sezione architettura e prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna studiando pittura con Massimo Pullini e fotografia con il Professore Ken Dami. Si trasferisce all’Accademia di Ravenna per studiare le stesse materie con il Professore Radu Dragumirescu e con Guido Guidi. Si diploma nel 1995 con una tesi su Francis Bacon. Dipinge per fissare sulla tela appunti tracciati con il pennello. Idee che attraverso il colore indagano come rappresentare qualcosa oltre il visibile. Il disegno si fa pittura e la pittura texture. Il soggetto è ispirazione che trova nella tecnica mista il mezzo per venire alla luce e mostrarsi come impressione, come presenza. Attraverso il soggetto rappresentato l’artista scopre se stesso, si indaga: la rappresentazione diventa espressione intima e personale. Dalla metà degli anni Novanta è molto attivo partecipando a varie estemporanee d’arte vincendo numerosi premi, collabora con alcune gallerie, è molto presente sul territorio locale. Dal 2006 collabora con Antonio Caranti aprendo lo Studio d’Arte Contemporanea SanVitale41.

Nasce a Lugo nel 1960 dove vive e lavora. Ha frequentato la Scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda dal 1988, spinto dall’artista e amica Rossella Ricci. Già si dedicava al disegno nelle sue più disparate tecniche e alla pittura, ma quando arriva alla scuola, seguendo i mirabili insegnamenti di Giuseppina Zardi, apprende le prime tecniche dell’incisione calcografica. Da solo poi, preso dalla straordinaria forza espressiva di questa arte con tutte le sue procedure, la sviluppa in una notevole produzione di lastre incise in maniera sempre più complessa e articolata. I soggetti di Stefano sono figure e paesaggi a volte di antica bellezza e resa naturalistica, altre volte la materia sembra scomporsi, come se Conti volesse rendere l’effetto pittorico di correnti post cubiste con la tecnica dell’incisione, creando texture raffinate e intricate. Partecipa a numerosi concorsi di pittura con le sue grafiche in tutta Italia; nel 1998 è in personale a Ravenna presso la galleria Art Em Studio di Ravenna, e nel 2003 nella sala espositiva presso il Comune di S. Agostino di Ferrara. Le sue opere sono conservate in collezioni private e una dozzina è nelle collezioni del Museo delle Cappuccine di Bagnacavallo.


Antonio Caranti NATURAE PUTREFACTIONE Installazione scultorea, materiali vari, dimensioni variabili

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Roberto Morini RITRATTO Tecnica mista su carta, 33x49 cm, 2019

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Stefano Conti A DUE PASSI DAL CIELO Acqua forte-acqua tinta-punta secca, 49,8x39,8 cm, 2015

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MAESTRO

LUIGI VALGIMIGLI

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Nasce a Castel Bolognese nel 1951, risiede in Massa Lombarda. Dopo il Liceo Artistico frequenta l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e frequenta i corsi di Umberto Folli. Dal 1973 al 1995 è animatore grafico-pittorico presso i Laboratori Comunali di pittura a Massa Lombarda. Terminati gli studi nel 1976 si dedica alla pittura e alla grafica, partecipa a diverse mostre nazionali di pittura. Dal 1995 al 2017 cura e gestisce la Scuola Comunale d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda: dal 1998 alla Scuola viene data una nuova organizzazione che le permette di integrarsi con le agenzie culturali del territorio e gli altri centri di espressione artistica dedicati all’infanzia, all’adolescenza e alla terza età, avviando laboratori per il raggiungimento degli obiettivi ricreativi, culturali e aggregativi che consentono di sviluppare il potenziale artistico degli allievi, mantenendo intatta la propria matrice di vera e propria bottega d’arte aperta ai più giovani, con la propria storia e la propria tradizione e l’intatta e sempre fervida capacità di educare al “saper fare”. Nel corso di questi ultimi trent’anni è stato responsabile di numerose iniziative, come l’allestimento di mostre d’arte per la ricorrenza del Patrono di Massa Lombarda, laboratori di cartapesta per la realizzazione di carri allegorici e la costruzione di maxi strutture con materiali di recupero in occasione di particolari ricorrenze o festività. Partecipa a numerose esposizioni collettive, nel 2010 si tiene una sua personale a Palazzo Briccolani di Meldola.


Luigi Valgimigli SECCHIO BLU CON PAPAVERI, CAMOMILLE E GRANO Olio su tela, 68x58 cm, 2004

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ALLIEVI

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MARIA TERESA PREDA

NICOLÒ RENDA

BARBARA COTIGNOLI

Nasce a Massa Lombarda nel 1942. I primi lavori appartengono negli anni Cinquanta, quando, ancora liceale, traccia figure leggere con gli acquerelli sulla carta grigiastra e spessa avanzata dalle produzioni industriali che da subito Preda apprezza, poiché il colore fluido reagiva secondo un’alchimia singolare su di essa. Il suo percorso artistico si sviluppa parallelamente agli studi di tutt’altre discipline che la portano a intraprendere la carriera di insegnante. La tavolozza dei colori la segue, e le atmosfere del suo vissuto si tramutano in immagini sulla tela. Dalla prima esperienza scolastica in Polesine, durante all’alluvione del ’56, rimane una particolare sensibilità per i paesaggi acquosi e desolati che si ritrovano spesso nei suoi acquerelli. Anche gli oli, l’acrilico e i pastelli fanno parte dei mezzi che ama utilizzare. La sua produzione subisce un forte rallentamento negli anni ’80, per poi riprendere copiosa agli inizi degli anni’90, quando frequenta nuovamente la scuola d’Arte e Mestieri di Massa Lombarda. La figura comincia a intrigarla: da una parte c’è un lavoro costante sull’olio, che ha come soggetto ricorrente la maternità e, dall’altra, ci sono gli schizzi veloci a china, a matita o spesso anche semplicemente fatti a biro poi acquerellati. Sono ritratti leggeri, a dispetto dei soggetti che sono immancabilmente donne grasse, spesso in costume da bagno. Tiene sempre nella borsa della spiaggia un taccuino e un paio di matite, e quando avvista una “modellina” di taglia forte estrae veloce i suoi strumenti e si mette a ritrarre. Si spegne nel 2013.

Nato nel 1968, vive e lavora come ceramista a Massa Lombarda. Ha frequentato l’Istituto d’Arte per la Ceramica Ballardini di Faenza e, successivamente, la Scuola d’Arte e Mestieri Umberto Folli di Massa Lombarda, prima con Giuseppina Zardi poi con Luigi Valgimigli. La sua ricerca ceramica si basa soprattutto sulla figura umana: realizza sculture dai forti toni espressivi e con particolare ricerca ed eleganza. Le sue opere, di sapiente fattura, rappresentano personaggi che potrebbero essere del nostro tempo, ma anche di un tempo passato o futuro, ove l’ironia si insinua nella versatilità della materia plastica. La passione e la curiosità verso l’arte in ogni sua forma espressiva lo avvicinano anche alla pittura: qui la ricerca di inusuali e potenti abbinamenti cromatici, spatolati e spessori materici fortemente pigmentati, lo porta a esprimere il suo mondo, interiore ed esteriore.

Nasce a Faenza nel 1969, vive e lavora a Massa Lombarda. A Ravenna frequenta il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti dove è allieva di Umberto Folli. A Bagnacavallo segue corsi di formazione in arti applicate, specializzandosi in ceramica, mosaico e stampa su stoffa, lavora poi presso la cooperativa Il Raggio e, con questa, espone più volte le sue opere durante la festa di San Michele a Bagnacavallo o in mostra permanente presso il laboratorio della locale Stazione Ferroviaria. A Massa Lombarda continua a dedicarsi con profitto all’attività ceramica presso la Scuola d’Arte e Mestieri. Dal 1995 partecipa a esposizioni collettive su tutto il territorio regionale, soprattutto presso gallerie d’arte. Nel 2015 collabora con la Galleria MAMO, laboratorio di arti visive di Valeria Modica di Milano e alcune sue serie tematiche vengono esposte a Palermo, Napoli e Salerno. Collabora con la rivista La Piê e con varie case editrici specializzate in albi per l’infanzia come le Edizioni del Bradipo di Lugo e le Edizioni Scarabocchio di Bolzano del poeta e artista visivo Renato Sclaunich, per il quale illustra libri d’artista in tiratura limitata.


Maria Teresa Preda MATERNITÀ Olio su tela, 59x43 cm, 2003 Collezione privata

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Barbara Cotignoli DON CHISCIOTTE Tecnica mista su tela, 50x50 cm, 2020

Nicolò Renda IN VIAGGIO Ceramica, 30x15 cm, 2015

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LUCA MANTELLI

ALLIEVI

Nasce nel 1974, vive a Massa Lombarda. Fin da bambino, amante dell’immagine, ha iniziato a disegnare abitualmente, da autodidatta, influenzato dai quadri visionari dello zio pittore. Intorno al 1995, per alcuni mesi, frequenta la Scuola d’Arti e Mestieri del paese natale, provando la copia dal vero e apprendendo le nozioni del disegno accademico. Nel 1997 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna per studiare decorazione, ma dopo aver sostenuto solo alcuni esami lascia gli studi per la scarsa predisposizione verso lo studio della storia e delle teorie sull’arte. A oggi ama usare linguaggi figurativi diversi in cui cerca di far influenzare reciprocamente forma e contenuto qualora questo sia presente. Adatta al momento creativo istintivo la tecnica che in quell’esatto momento percepisce come più affine al suo sentire e alla parte più passionale della sua anima sempre volta a una raffinata ricerca estetica che lo appaghi. Mantelli non è mosso e motivato dal desiderio di comunicare qualcosa di definito attraverso una progettualità iniziale, il processo creativo parte da uno stimolo istintivo senza che l’artista stesso sia a conoscenza di quello che sarà il risultato finale. Solo quando l’opera è terminata egli la osserva e ne percepisce il significato che prende sostanza con il titolo. Oltre a mostre personali ha preso parte a molte collettive principalmente in ambito regionale.

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MASSIMILIANO MARIANNI

SILVIA GOVERNA

Nasce nel 1979 a Faenza, vive a Villanova di Bagnacavallo. Fin da ragazzo il suo occhio è attento all’immagine artistica alla quale si affeziona in qualsiasi sua forma. Dopo un primo approccio alla tecnica calcografica tradizionale presso la bottega di Giuseppe Maestri a Ravenna e presso la Scuola d’Arte di Massa Lombarda, si avventura nella sperimentazione di tecniche non convenzionali quali la Gum Print, l’utilizzo di lastre tipografiche come matrice e infine alla serigrafia in modo da poter sviluppare le sue visioni in modo indiretto ma non per questo freddo e impersonale. È ossessionato dai multipli e dal collage. Non disdegna neppure una certa simpatia per l’immagine in movimento della quale ha rincorso la realizzazione tramite brevi animazioni e videoesperimenti lo-fi. A partire dal 2015 intraprende la strada della scultura e della videoinstallazione. Partecipa a numerosi eventi espositivi legati alle arti visive, al fumetto, realizza video musicali, copertine di dischi e performance che uniscono suoni e musica alle immagini.

Nata nel 1995 cresce a Massa Lombarda che lascia per la sua formazione universitaria nel 2014. Da bambina frequenta il corso Il Pastello presso la Scuola d’Arte e Mestieri Umberto Folli con Luigi Valgimigli. Dopo aver frequentato l’ISIA di Urbino si stabilisce a Bologna dove prosegue gli studi e lavora. Collabora dal 2018 con Tommaso Buldini, artista bolognese, a una serie di progetti multimediali e pittorici. Continua parallelamente la sua ricerca artistica personale: l’interesse principe è la pittura, tenendo allo stesso tempo viva la sperimentazione di più forme visive ed espressive.


Luca Mantelli NUVOLA SURREALE Acrilici su tavola, 70x100 cm, 2020

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Massimiliano Marianni CONFORT ZONE Mixed media, misure variabili, 2020

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Silvia Governa INDIGESTI Acrilici su carta, 70x50 cm, 2019

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ALLIEVI AGATA BENASSI

Nasce nel 2000 a Massa Lombarda. Dal 2006 al 2010 frequenta il laboratorio Il Pastello presso la Scuola Comunale d’Arte e Mestieri Umberto Folli, diretta dal maestro Luigi Valgimigli. Si diploma al Liceo Artistico di Ravenna; è attualmente iscritta all’Accademia di Belle Arti di Bologna, indirizzo scenografia. Dal 2017 prende il via anche l’esperienza espositiva con una collettiva organizzata al Centro Giovani JYL di Massa Lombarda, e cominciano le collaborazioni con l’iniziativa del Ravenna Festival Giovani artisti per Dante.

Agata Benassi MATTONELLE Tecniche miste su carta, 45x60 cm, 2020

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BIBLIOGRAFIA - Arte a Massa Lombarda: Galleria San Paolo, 19711975, a cura di Orlando Piraccini, Faenza, 2006 - Giuseppina Zardi, catalogo della mostra antologica tenuta a Lugo nel 1992, Faenza, 1992 - Giuseppina Zardi. Sguardo sul mondo. Dipinti dal 1945 al 1992, a cura di Sabina Ghinassi, Faenza, 2003 - I maestri e i luoghi. Attualità della Scuola comunale d’arte e mestieri “U. Folli” di Massa Lombarda, a cura di Orlando Piraccini, Imola, 2009

- Museo Varoli, Faenza, 1991 - Nudo. Artisti romagnoli del ’900, a cura di Serena Simoni, Enrica Ballardini, Emma Filangeri, Aldo Savini, Faenza, 1993 - “Tre più uno” mostra collettiva degli artisti Camorani Ezio, Fabbri Floriano, Valgimigli Luigi, Zardi Giuseppina, Massa Lombrada, 1984 - Umberto Folli e i suoi amici, a cura di Laura Gavioli, Milano, 1999

- L’opera grafica del Prof. Umberto Folli, Massa Lombarda, 1991

- Umberto Folli. Dipinti dal 1940 al 1989, a cura di Laura Gavioli, Milano, 1999

- Luigi Varoli e la Scuola d’Arte e Mestieri a Massa Lombarda, Chiesa del Carmine dal 10 al 25 giugno 1989, Massa Lombarda “citta” (1889-1989), Massa Lombarda, 1989

- Umberto Folli. MAGNUS PICTOR, Claudio Spadoni, Faenza, 2017

- Luigi Varoli. Un maestro del Novecento, a cura di Orlando Piraccini, Bologna, 2008

- Un Museo in Comune. Percorsi nelle sedi municipali tra Novecento e Contemporaneo, a cura di Orlando Piraccini e Daniele Serafini, Faenza, 2014

- Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola, a cura di Giovanna Montevecchi, Fusignano, 2009

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