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SOLO CRISTO PUO’ PORTARE BENEFICIO ALL’UMANITA’ PAG DOSSIER: GLI EXTRATERRESTRI E LE APPARIZIONI MARIANE PAG16 LA COMMEDIA : INFERNO CANTO XVII – XVIII PAG39

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Solo Cristo può portare beneficio all'umanità Di Maria José Lastra

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Domenica 28 marzo è stata trasmessa in diretta streaming, attraverso il canale youtube e la pagina facebook di Bridges of Light, di Gaetano Vivo, l’intervista della scrittrice Paola Giovetti a Giorgio Bongiovanni. Una lunga e sincera amicizia lega la scrittrice allo stigmatizzato, è infatti autrice di due libri sulla sua storia “Giorgio Bongiovanni stigmatizzato. L’avventura di una vita” (2010) e “L’Esperienza straordinaria di Giorgio Bongiovanni. Segreti, stigmate, Esseri di Luce” (1997). Gaetano Vivo e Paola Giovetti hanno intrattenuto il pubblico in attesa del collegamento di Giorgio costretto a un ritardo dovuto alla sua salute un po’ provata da una vita segnata dalle stigmate da quando aveva 26 anni, e dalle conseguenti dolorose sanguinazioni. A ciò si aggiunge un’attività intensa che non conosce sosta e che lo vede in prima linea nella lotta contro la mafia e per la legalità, oltreché nella diffusione del messaggio celeste che gli fu affidato dalla Madonna a Fatima nel lontano 1989.

Paola ha condiviso con gli ascoltatori alcuni momenti vissuti in questi anni con Giorgio, la sua famiglia e i suoi collaboratori: “io l’ho visto sanguinare diverse volte, è una cosa che i medici non si spiegano, come lui possa tutti i giorni perdere sangue in questo modo, considerando che è anche diabetico. Io lo conosco bene dagli anni 90 quando era molto giovane”. Paola ha ricordato che quando ha scritto il primo libro su di lui Giorgio aveva ancora la stigmata in fronte. Sin da bambino viveva esperienze particolari perché vedeva i dischi volanti e aveva come guida Eugenio Siragusa, il grande contattato che incontrò gli extraterrestri alle pendici dell’Etna e che riceveva messaggi da loro da diffondere all’umanità: che non siamo soli nell’universo, messaggi di pace universale, di chiamata al ravvedimento. Anche lei lo ha conosciuto essendo andata a trovarlo in Sicilia.

La scrittrice ha ripercorso la vita di Giorgio, che da giovane ragazzo si trasferisce dalla Sicilia nelle Marche dove si sposa e ha un figlio. Diventa un piccolo imprenditore, inizia a avere visioni della Madonna. Un percorso che culmina con le stigmate alle mani a Fatima il 2 settembre 1989. Poi le riceverà anche sui piedi, al costato e sulla fronte. “La croce sulla fronte era incredibile, io l’ho vista, era impresa profondamente nella carne. Poi negli anni ha iniziato a occuparsi di antimafia, e a volte poteva suscitare imbarazzo nei suoi interlocutori. Quindi si rivolge alla Madonna chiedendo di renderla invisibile, seppure lasciando la sofferenza. La croce sparì immediatamente”. E ha aggiunto: “Lui e i suoi collaboratori hanno una raccolta di documenti di testimonianza della realtà extraterrestre davvero incredibile. Insieme a lui c’è Pier Giorgio Caria, un documentarista molto bravo che si occupa del lavoro di diffusione”. Ed ecco il momento del collegamento con Giorgio, all’ascolto ci sono oltre 300 persone. Giorgio è visibilmente provato fisicamente “… sono molto sensibile e quindi soffro per delle cose che mi accadono e che non riesco a superare subito, anche se poi le supero sempre comunque”, dice. “Io ho avuto una bellissima guida spirituale.” - inizia dicendo – “Poi, ad un certo punto, abbiamo preso strade diverse. Ho sofferto tantissimo, ma doveva andare così. È questo che cerco di trasmettere ai miei alunni. Nella vita ci possono essere anche dispiaceri, ma mai andare contro nessuno. Accettare e ubbidire. E puoi avere la libertà di scegliere strade diverse, un cammino che ti porti lo stesso da Cristo. L’importante è portare sempre alto il vessillo del tuo maestro. Ci hanno provato in un milione di modi a farmi andare contro Eugenio e non ci è riuscito mai nessuno”. Rispondendo alla prima domanda del pubblico riguardo il beneficio per l’umanità della sua vita con queste sofferenze, Giorgio ha riposto: “… per tanta gente, tantissimi giovani che hanno attraversato momenti difficili e adesso sono artisti, poeti, cantanti, attori e attivisti. Molti hanno migliorato nella propria malattia, hanno acquisito una coscienza nuova”. … “Io adesso sono alla fine della mia missione, ho parlato a miliardi di persone, sono andato in Russia, quando c’era l’Unione Sovietica e Gorbaciov… credo abbiano portato bene a tante gente, ma all’umanità solo Cristo può portare beneficio”. Non poteva mancare la domanda sulla pandemia che sta mettendo a dura prova l’umanità: “ Io ho ricevuto comunicazioni al riguardo. Il virus c’è, non è un’invenzione. Non sono d'accordo nell'esposizione che il virus sia una farsa o una truffa. Purtroppo ha ucciso anche amici miei, quindi parlare di fronte alla morte di persone care di una farsa non va bene. È anche vero che il Covid è un pretesto per i potenti per cercare di mangiarci sopra, di manipolare… Ma quello che so dal Cielo è che il virus è vero… Bisogna stare attenti alle speculazioni farmaceutiche, quindi non sono né negazionista né a favore del vaccino. Bisogna avere tanto discernimento. Il virus è una difesa della madre Terra, lo stesso Papa, che io ammiro molto, ha detto che abbiamo fatto del male alla Terra e la Terra si difende. Dovremo iniziare a sederci a tavolino, cioè l'Onu, le Nazioni Unite e cominciare a cercare di decontaminare la Terra, quindi il buco dell'ozono è l'inquinamento e gli esperimenti nucleari, le guerre e cominciare ad amarci e rispettarci. Dobbiamo iniziare a capire un linguaggio diverso che sia spirituale… la stessa Paola ha scritto libri parlando di altre dimensioni che si collegano con la nostra su tutto lo scibile umano, ma ancora questi argomenti sono tabù. In sintesi, il messaggio che mi hanno dato questi esseri è che se noi non cambiamo musica la terra alzerà il livello della difesa e non so cosa succederà.

Terremoti, tsunami, altre pestilenze, io non me lo auguro. Ma non posso girarmi dall’altra parte e non vedere che la terra è un essere vivente e ha diritto a difendersi da quegli enzimi quali siamo noi che vogliono attentare alla sua vita”. Alla domanda se il virus potrebbe essere stato creato in laboratorio, Giorgio ha spiegato: “Premesso che ci sono delle armi di sterminio cento volte superiori al corona virus e batteri creati in laboratori che possono sterminare il mondo, le cosiddette armi batteriologiche… Di questo virus non sono assolutamente convinto che sia un esperimento in laboratorio, perché credo nei messaggi che ricevo ma anche c'è una logica. Il virus ha mandato quasi in disfacimento l'economia mondiale, le borse mondiali sono tutte quasi cadute… sono in crisi le piccole e medie imprese, anche le multinazionali. La Cina stessa sta perdendo a livello del prodotto interno lordo e anche dei mercati”.

Paola informa Giorgio che prima aveva risposto alla domanda di una signora che chiedeva se si era chiesto perché era stato scelto proprio lui e lei di istinto ha risposto che lui era stato in grado di caricare quella croce sulle spalle con piena accettazione pur essendo un uomo molto giovane. A questo proposito Giorgio ha detto: “mi permetto di capire insieme a voi perché io. Al di là di una risposta diciamo scolastica che potrei dare, come reincarnazioni precedenti, vite parallele… tutto può essere, anzi, forse è proprio così. Ma il vero motivo lo voglio trovare dal punto di vista umano, dalla scelta che questo grande ragazzo che io adoro che si chiama Gesù, questo ragazzo eterno come io lo chiamo, è perché non lo tradisco, ha fiducia di me. Lui sa che commetto errori, che forse non sono umile come Lui vuole… ma Lui è certo che non lo tradirò”.

Giorgio fa fatica a trattenere l’emozione che lo avvolge ogni volta che parla del suo Maestro, un amore incommensurabile che lo lega intimamente a Lui. “Gesù mostra l’amore che non esiste in questo modo, si fa uccidere per amore, ribalta in me tutte le convinzioni evangeliche del vecchio testamento, corano, tradizioni esoteriche orientali, ecc.” Già avviandosi alla conclusione Giorgio ha sottolineato l’importanza dell’azione dei giovani in questo tempo. “Oggi capisco che io, Eugenio e tanti altri siamo venuti sulla Terra per questi ragazzi. Io vedo una parte di loro ma ce ne sono milioni. Questo movimento Our Voice dedica la vita a organizzare spettacoli teatrali, musica, poesia per denunciare i mali del mondo e volerlo cambiare amandosi, abbracciandosi, sorridendo e denunciando le dittature o le mafie”.

GLI EXTRATERRESTRI GLI EXTRATERRESTRI E LE APPARIZIONI MARIANE E LE APPARIZIONI MARIANE

Di Redazione

In questi tempi in cui ogni follia degenerativa fermenta con tutta la sua forza anticristica sul pianeta Terra, numerosissimi “segni dal Cielo” si manifestano in ogni parte del mondo; Gesù li aveva profetizzati come preludio della sua imminente venuta: “ Tornerò sulle nuvole con potenza e gloria” ( Matteo 24,30). La realtà dei cosi detti UFO o dischi volanti visti nei cieli di tutto il mondo, le apparizioni Mariane ed ogni evento soprannaturale indubbiamente fanno parte di questi segni e appartengono alla stessa matrice. Se pure le stesse realtà sono operanti apparentemente con una metodologia diversa l’una dall’altra il loro fine è comune. Il 23 maggio 1987, alle ore 16:30, Vincenzo Fullone, un ragazzo quattordicenne di Crosia, un piccolo paesino situato lungo la costa jonica in Calabria, dopo essere entrato insieme ad un suo amico in una piccola chiesa sconsacrata poco fuori dalla città, avrebbe notato una notevole lacrimazione da parte di una statua all'interno della chiesa, raffigurante la Madonna. Alle ore 18.30 dello stesso giorno, Vincenzo Fullone, sarebbe stato chiamato per tre volte da una voce, che gli avrebbe parlato in dialetto rivolgendosi a lui con queste parole: “Non avere paura. Io sono la tua mamma. Io sono la Vergine della pace e dei miracoli. Domani, alla stessa ora, ti voglio qui. Gli avvertimenti all'umanità non sono ancora terminati”. Durante l’apparizione serale del 30 1987 alle ore 22.00, il

veggente Vincenzo Fullone si alza ed avvisa la gente di uscire dalla chiesetta Vincenzo Fullone si alza ed avvisa la gente di uscire dalla chiesetta e di osservare il cielo per osservare la Stella della Madonna con la quale è venuta. Anche Campana, un cameraman, che sta riprendendo la scena, si reca all’esterno, guarda verso l’alto e scopre una luce insolita tenendo la telecamera "appoggiata sulla spalla" Campana inizia a filmare quel globo di luce pulsante che girava su se stesso". Uno spezzone del filmato è trasmesso dalla RAI nel programma "L'incredibile", il 17 Ottobre dello stesso anno.

La meta che si vuole raggiungere è convertire la bene l’umanità ed in particolare mira a sensibilizzare positivamente coloro che si predispongono ad ad essere spiritualmente integri e desiderosi di non farsi condizionare dal male sempre più dilagante. Spesso l’uomo della strada,con la sua logica, non riesce a dare una spiegazione razionale a questi avvenimenti celesti poiché superano ogni umana conoscenza e la sua accesa fantasia. In ogni dove la celeste signora, madre dell’Uomo-Dio Gesù, per apparire si è servita sempre si una nuvola luminosa, di un globo di luce, di un disco solare infuocato o di un veicolo celeste. Nella bibbia si legge che esseri venuti dal cielo hanno visitato con gli stessi mezzi, Abramo, Lot, Mosè, Ezechiele ecc..ecc.. Questi profeti con il linguaggio del loro tempo, hanno definito questi misteriosi esseri; Angeli, arcangeli, cherubini, serafini e troni. Ad un attento esame ci accorgiamo che attualmente questi personaggi celesti ci stanno rivisitando con gli stessi velivoli. Nel linguaggio de XX° Secolo l’uomo definisce questi mezzi dischi volanti o ufo ed i loro piloti Extraterrestri o volgarmente marziano o addirittura alieni. Allora perché non credere che attualmente gli Aneli ieri Extraterrestri oggi e la Divina Madre servendosi di questi mezzi vengono per cercare di salvare l’uomo ormai ad un passo dall’autodistruzione?

Un tempo hanno visto salire Gesù in cielo su di una nuvola luminosa. Oggi non ci dobbiamo meravigliare se ritornerà per operare giustizia sulle stesse nubi luminose pilotate da questa schiera di esseri evolutissimi possessori di prodigiose caratteristiche multidimensionali che manipolano la luce come noi uomini manipoliamo la materia. L’uomo in questi tempi è diventato peggiore degli abitanti di Sodoma e gomorra e le nefaste opere che giorno per giorno si appalesano, ne sono la testimonianza.

Basti pensare che mentre mortali armi nucleari e atomiche si costruiscono numerose come caramelle e milioni di tonnellate di alimenti vanno al macero o nella spazzatura, lo spettro della fame miete ogni giorno oltre 45.000 vittime e sopratutto a pagare le spese più gravi sono i bambini. I popoli sono contro i popoli e le nazioni contro le nazioni e per il raggiungimento del potere e della supremazia sono in corso ogni giorno, da secoli, continue guerre. Milioni di persone sono falciate da queste lotte e nel cuore degli uomini l’amore muore sempre più. Il male è dilagante ovunque. A causa di ciò l’ira santa di Dio potrebbe scatenarsi da un momento all’altro distruggendoci come ha fatto con queste città di biblica memoria. Ecco spigata la visita di questi meravigliosi esseri celesti e della Madre Divina: salvare il salvabile prima che sia troppo tardi. Ma vediamo, prima di parlare del messaggio , come le maggiori apparizioni mariane presentano sorprendenti analogie nel loro modo di manifestarsi, con la realtà Extraterrestre.

FATIMA: Portogallo, cittadina situata a 60 miglia a Nord di Lisbona. Dal 13 maggio 1917 al 13 ottobre 1917, il 13 di ogni messe la Madonna appare a tre pastorelli Lucia Dos Santos di 10 anni, Giacinta e Francesco Marto rispettivamente di 9 e 7 anni. In tutte le apparizioni i bambini osservano in cielo un lampo di luce cui fa seguito l’apparizione di una figura luminosa vestita di un indumento bianco che dirà essere la Madre di Dio.

Ecco come Lucia descrive il verificarsi di questi fenomeni; “...Alzo gli occhi e mi metto a guardare. Con grande sorpresa vedo distintamente un globo luminoso che si muove verso occidente spostandosi lento e maestoso attraverso lo spazio....di colpo ecco che il globo con la sua luce straordinaria scompare dai nostri occhi.” I pastorelli in celeste visione avevano contemplato la madre di dio in persona mentre alle migliaia di testimoni fu consentito il velivolo che aveva trasportato la madonna dal cielo sull’inospitale Serra d’Aire.

Anche il De Fonseca nel suo volume – le meraviglie di fatima- conferma che i più ritennero che il globo non fosse altro che un aeroplano di luce venuto a portare la madonna all’appuntamento con i tre pastorelli, per ricondurla poi in paradiso. Nella sesta e ultima apparizione del 13 ottobre 19\7 alla presenza di 60.000 persone puntualmente si verificò il prodigio preannunciato dalla madonna, il così detto miracolo del sole. Ecco la descrizione del grande prodigio: “La pioggia cessa immediatamente, le nubi si squarciano ed appare il disco solare come una luna d’argento poi gira vertiginosamente su se stesso, simile ad una ruota di fuoco, proiettando in ogni direzione fasci di luce gialla, verde, rossa, azzurra, viola… che colora le nubi del cielo, gli alberi, le rocce, la terra in modo fantastico. Si ferma per alcuni momenti, poi ricomincia di nuovo la sua danza di luce come una girandola ricchissima, si arresta ancora, per incominciare una terza volta più variato, più colorito che mai.” Anche in quest’ultima apparizione le testimonianze dei presenti concordano con la descrizione del prof. Josè Maria Proença de Almeida Garret testimone oculare che così si esprime: “Vidi somigliante ad un disco a netti contorni fulgente ma senza bargaglio. Il disco era piatto e lucido e si sarebbe detto ricavato dalle valve di una conchiglia. Non era lo scintillio di una stella : girava su se stesso a velocità travolgente”. Altri, riferendosi al momento in cui il globo sembrava precipitare sulle loro teste, così si espressero: “ L’astro arrestò e quindi la sua apparente caduta e prese ad ondeggiare nel cielo. Subito dopo tornò a prendere il suo posto nel firmamento”.

Non sembrano queste testimonianze degli attuali avvistamenti di dischi volanti attorniati dal caratteristico alone fluttuante elettromagnetico multicolore che costituisce la loro energia propulsiva? Questi mezzi riescono a comparire e scomparire dalla nostra vista grazie alla tecnologia avanzatissima in possesso di questi esseri che manipolano la luce prodigiosamente. I testimoni oculari dei fenomeni di Fatima sono riusciti addirittura a rilevare il caratteristico movimento a foglia morta che spesso i dischi volanti adottano per rimanere in sosta nello spazio.

MONTECHIARI E FONTANELLE - Brescia - Le Apparizioni Mariane avute dalla signora Pierina Gilli hanno circostanza simili a quelle di fatima. Tali apparizioni, avute inizio primavera del 1947, continuarono per molti anni. Il 14-8-74 a Montichiari arrivò un pullman di pellegrini dalla Jugoslavia che dopo la meditazione, prima di ripartire, si sentirono tutti contemporaneamente attratti a guardare il sole che così descrissero: “ ...somigliava ad un disco argenteo luccicante nel quale si poteva fissare lo sguardo senza sforzo alcuno…”.

Anche in questo caso è presente il solito disco argenteo (metallico indubbiamente perché luccicante) uguale ai tanti già fotografati e definiti UFO. Riviste e giornali sono pieni di documentazioni al riguardo.

TRE FONTANE – Roma, quartiere Eur - Il 12 Aprile 1947 nella grotta delle tre fontane a Roma la madre divina è apparsa al sig. Bruno Cornacchiola ed ai suoi tre bambini che si trovavano casualmente per una passeggiata all’aperto. La Madonna si presentò dicendo: “ Sono colei che è nella trinità Divina. Sono la Vergine della Rivelazione.” e tra le mani che teneva appoggiate al petto aveva un piccolo libro, l’apocalisse. E’ da tener presente che rivelazione in greco si dice apocalisse. La Madonna confidò parecchi segreti al Cornacchiola e le apparve molte volte ancora. Durante ventitreesima apparizione del 7 novembre 79 Essa gli annunciò che il 12 aprile dell’80, data del 33° anniversario della prima apparizione, avrebbe fatto alla grotta un miracolo. E il giorno dell’appuntamento ecco cosa videro le circa 3000 persone presenti alle tre fontane.

Improvvisamente dopo la consacrazione la statua della madonna sembrò che si incendiasse, e da essa partì un fascio di luce che trapassò la grotta e riportò il sole indietro di due ore. Era grande molto più del normale e lo si poteva fissare senza rimanere abbagliati. Il sole cambiava con frequenza colore, dal verde al rosa e agli altri colori dell’iride, fin poi ad avere un moto vorticoso attorno a se come a Fatima.

Il sig. Bruno Cornacchiola era convinto che il ritorno di Gesù e la resurrezione finale sono vicini: è una convinzione sua o glielo ha rivelato la Madonna?

GARABANDAL – SPAGNA-

A 100 km a sud-ovest della città spagnola di Santander, nella vecchia Castiglia, si trova questo borgo di San benedetto in Garabandal, più brevemente Garabandal. In questo paesino quattro bambine Conchita e Jacinta di 12 anni e Mari Cruz di 11 anni tutte e tre con il cognome Gonzales ma non erano imparentate tra loro, Marie-Loli Mazon di 12 anni, hanno avuto delle apparizioni della Madonna accompagnate da numerosi manifestazioni di luce. La prima avvenuta il 18 Giugno del 61 ha reso le bambine testimoni di un fatto meraviglioso. Esse videro nel cielo una bellissima figura di una luce vivida. Tutte insieme gridarono: “l’Angelo!”. Questo angelo è apparso anche nei giorni successivi alle 4 bambine sempre nella stessa luce vivida. Egli rivelò di essere l’Arcangelo Michele. Il 2 luglio dello steso anno le bambine videro apparire la madre di dio fiancheggiata da due angeli. Uno era l’Arcangelo Michele e l’altro che non rivelò il suo nome, aveva sembianze simili al primo. Le bambine descrissero così l’aspetto degli angeli. Capelli lunghi divisi nel mezzo della testa, viso allungato, naso piccolo e labbra carnose, abito bianchissimo con un mantello azzurro e una corona di stelle d’oro sul loro capo, età molto giovane. Alla destra dei tre esseri apparsi, era sospesa un’immagine che fiammeggiava rossastra.

Questi avvenimenti di Garabandal sono sorprendentemente simili a ciò che è successo ad un daziere di Catania di nome Eugenio Siragusa.

Egli il 25 marzo del 1952 stava attendendo l’autobus che come ogni mattina prendeva per andare a lavoro quando all’improvviso scorse nel cielo una luce di colore bianco mercuriale, man mano che questa si avvicinava sempre più, in essa si distinse una specie di oggetto a forma trottolare o a cappello da prete.

Eugenio Siragusa terrorizzato da quella apparizione, che scambiò inizialmente per un ordigno nucleare, cercò di nascondersi ma la paura lo paralizzò. Da quella luce, che sostava in cielo ed aveva un movimento di sistole e diastole, partì un raggio luminoso a forma di chiodo rovesciato che lo compenetrò in tutto il suo essere e improvvisamente si sentì come in beatitudine.

Da quel giorno, come Egli, ha sempre ripetuto, non si sentì più quello che era prima. Per 11 anni degli esseri extraterrestri instaurarono con lui contatti telepatici ammaestrandolo sui più alti concetti Divini che questi esseri hanno da tempo realizzato.

Dopo 11 anni Eugenio Siragusa fu spinto da una forza misteriosa a recarsi sul Monte Manfrè, un cratere spento dell’Etna a quota 1370m. Lì erano ad aspettarlo due esseri si aspetto angelico, giovani, alti, dal fisico atletico, capelli lunghi biondi divisi nel mezzo, spioventi sulle spalle. Essi portavano delle tute spaziali bianco argenteo e dorati bracciali ai polsi e alle caviglie, una cintura fosforescente alla vita e strane placche sul petto. Questi esseri rivelarono ed Eugenio Siragusa di essere Ashtar Sheran (l’Arcangelo Michele) e Ithacar (Supremo rappresentante di Marte) e gli diedero dei messaggi da divulgare ai capi di stato del pianeta terra. Dissero inoltre di appartenere ad una confederazione intergalattica a cui aderiscono rappresentanti di diversi pianeti, di essere preoccupati del cattivo andamento delle cose sulla terra che quindi erano stati costretti a prendere in osservazione.

Eugenio Siragusa dopo che i due esseri lo salutarono li vide scomparire nel cratere. Poco dopo da lì una luce splendette e un disco volante si alzò nel cielo e scomparve in un baleno. Non è sorprendente vedere nel disco volante , di cui si sono serviti Ashtar Sheran e Ithacar per incontrare il Sig. Siragusa. La Stessa immagine che fiammeggiava rossastra di cui si sono serviti la madonne e gli arcangeli (gli stessi sopracitati personaggi) per incontrare i bambini di Garambandal?

Giorgio Bongiovanni nasce in Sicilia, a Floridia (SR), il 5 settembre 1963. Fin da piccolo, raccontano il padre Carmelo e la madre Giovanna, mostra una particolare attitudine verso gli altri. La sua vita cambia per la prima volta nel 1976, a soli 13 anni, quando incontra Eugenio Siragusa, il noto contattista catanese, che diviene suo Padre Spirituale. Eugenio spalanca a Giorgio Bongiovanni la conoscenza universale, lo segue e lo ammaestra con insegnamenti cosmici che in alcuni casi sono conferme e spiegazioni di esperienze che Giorgio ha già vissuto: avvistamenti di globi luminosi e incontri con Esseri speciali della cui reale essenza prenderà coscienza nel corso degli anni. Spinto da quella ardente fiamma che Eugenio Siragusa ha riacceso nel suo Spirito, Giorgio si dedica anima e corpo allo studio dei messaggi che il suo Padre Spirituale riceve da antichi Esseri venuti da altri mondi per assistere all'evento della creazione del nostro sistema solare e per aiutare la razza umana nel suo percorso evolutivo. Apprende che il pianeta Terra è una creatura viva il cui Spirito può essere identificato con quell'Essere comunemente indicato con il nome di Maria, Myriam o Madre Terra, a seconda delle culture. Una Madre generosissima che senza nulla chiedere nutre incessantemente i suoi figli in totale simbiosi con il Sole, la sede della Luce Cristica, che come un Padre la feconda dando la Vita per poi illuminarla e riscaldarla. Allo stesso tempo Giorgio comprende che questa stessa Madre si trova in pericolo a causa del gravissimo stato di inquinamento e soprattutto per l’altissimo rischio di conflitto atomico. Sono tantissimi infatti gli avvertimenti di questi Esseri che, attraverso Eugenio Siragusa, manifestano una viva preoccupazione per la sopravvivenza del pianeta e quindi della razza umana progredita in scienza, ma non in coscienza. Con il passare del tempo la personalità spirituale di Giorgio va delineandosi con sempre maggior chiarezza. L'attività divulgativa lo porta a trasferirsi nelle Marche, a Porto S.Elpidio (AP), dove tuttora vive. Qui si sposa con Lorella che gli darà un figlio: Giovanni. Giorgio Bongiovanni mantiene la giovane famiglia grazie alla sua piccola attività imprenditoriale che produce accessori per calzature. Al lavoro che lo impegna per moltissime ore Giorgio Bongiovanni alterna l'edizione del giornale, l'organizzazione e la partecipazione a conferenze e i contatti con tutte le persone nel mondo che vengono a sapere di Eugenio Siragusa. Un giorno di aprile, il 5, del 1989, verso mezzogiorno, Giorgio esce dal lavoro per andare a pranzo. Scorge vicino alla sua auto una Signora che gli pare lo stia aspettando. Lo colpisce la luminosità che proviene da questo Essere poiché il sole primaverile è alto in cielo. Avvicinandosi si rende conto che la Signora vestita di bianco è sospesa da terra. Lo saluta, gli dice di chiamarsi Myriam e lo invita a prepararsi a successivi incontri. Giorgio Bongiovanni è emozionato, ma sconvolto. Rientra a casa, racconta tutto a Lorella e si precipita al telefono per chiamare Eugenio Siragusa che lo tranquillizza spiegandogli che è stato visitato dalla Madonna. Seguono nuove apparizioni, sempre più intense, fino a quando la Vergine invita Giorgio Bongiovanni a recarsi a Fatima poiché lì gli avrebbe dato un segno per tutta l'umanità. A settembre, il 2, del 1989, Giorgio, accompagnato da due amici spagnoli, è in ginocchio sotto la grande quercia che domina la piazza del santuario. Ha portato in dono rose rosse e attende, raccolto in preghiera. Come promesso la Madre Celeste lo chiama; Giorgio, caduto in estasi, rivede il Sublime Essere che gli domanda se è disponibile a portare una parte della sofferenza di suo Figlio. Giorgio Bongiovanni accoglie l'offerta della Vergine e vede partire dal suo petto, adornato da una rosa rossa, due fasci di luce che vanno a colpire i palmi delle sue mani. Giorgio cade all'indietro. Gli amici presenti accorrono in suo aiuto e vedono formarsi sul dorso delle sue mani una sorta di rigonfiamento che piano piano si lacera, come se un chiodo spingesse da sotto a sopra, per aprirsi in una profonda ferita che trapassa completamente i palmi. I dolori sono lancinanti e il trauma spirituale profondo.

Giorgio fa ritorno a casa dove l'attendono Lorella e Giovanni, già disposti a condividere la sofferenza e la benedizione che il miracolo delle stimmate racchiude nel suo mistero. La loro vita cambia per sempre. Le copiose sanguinazioni quotidiane avvengono anche più volte al giorno e sono dolorosissime. Solo dopo ore Giorgio è in grado di riprendersi. Nonostante i tentativi si rende conto che non può continuare a lavorare e si vede costretto a vendere la sua piccola, ma pur fruttuosa attività.

D'ora innanzi ogni sua risorsa spirituale, fisica, umana e materiale, compreso ciò che gli verrà donato o prestato, sarà impiegata totalmente nella missione affidatagli dalla Vergine. Infatti, oltre a stimmatizzarlo, la Madonna gli assegna come primo compito la divulgazione del Terzo Segreto di Fatima che la Chiesa Cattolica e Suor Lucia, l'unica dei tre veggenti ancora in vita, avrebbero dovuto diffondere già dal 1960 in obbedienza alle Sue disposizioni.

Il 2, del 1991. Giorgio è a Porto S. Elpidio, nella sua casa. Sanguina e il Signore Gesù gli mostra "due croci per l'umanità, una che redime, una che castiga". Nello stesso momento si formano nei suoi piedi due croci sanguinanti. E' un nuovo trauma sia per lui che per la sua famiglia. Giorgio pensa si tratti di un segno temporaneo poiché teme di non poter più camminare e quindi assolvere al suo incarico. Ma passano i giorni e le due croci assumono sempre più la stessa forma delle stimmate nelle mani. Sostenuto da Lorella e da altri amici si alza, con molta fatica riesce a muovere qualche passo, capisce che le ferite saranno permanenti.

Con le mani e i piedi segnati Giorgio Bongiovanni arriva a Mosca. Forse per la prima volta nella storia un uomo religioso parla in diretta sul primo canale della televisione nazionale ad un pubblico di 150 milioni di persone.

A maggio, il 28, è di nuovo in Sud America, a Montevideo, Uruguay. Si apre la quinta stimmata, al costato, sul lato sinistro. La sanguinazione è abbondante e lo sgorgare del sangue disegna sul corpo del giovane l'evidente forma di un calice. Cinque giorni prima, in Italia, viene barbaramente assassinato il giudice Giovanni Falcone, assieme alla moglie e ai tre agenti della sua scorta. Neanche due mesi dopo toccherà al giudice Paolo Borsellino e a cinque guardie del corpo pagare lo stesso prezzo per l'ineguagliabile servizio al valore della Giustizia. La morte dei due giudici siciliani colpisce profondamente Giorgio Bongiovanni e segnerà una svolta determinante nella sua storia.

Giorgio Bongiovanni stesso, durante le prime esperienze, vede sia la Vergine che Gesù uscire da globi di luce e tra i suoi messaggi ve ne sono moltissimi provenienti da Esseri Extraterrestri. Tra i più importanti alcuni che concernono la visita del Cristo su altri pianeti, dove, invece di essere crocifisso, è stato accolto da queste civiltà che per tanto sono state redente. Sono, poi, quattro oggetti volanti luminosi a preparare il giovane stimmatizzato ad un ulteriore segno di sofferenza. E' luglio, il 26, del 1993. Ad Aurora, Uruguay, si apre sulla sua fronte, all'altezza del terzo occhio, una ferita a forma di croce: è la sesta stimmata.

Nel settembre del 1993 si tiene a Nicolosi (CT) una riunione con tutti i rappresentanti dei centri Nonsiamosoli che si sono andati istituendo nel mondo con il passare degli anni. In quell'occasione, davanti a centinaia di persone, tra cui alcuni giornalisti, Eugenio Siragusa consegna ufficialmente nelle mani del Figlio Spirituale la responsabilità della diffusione del messaggio universale di cui entrambi sono testimoni.

Arriva ancora una volta settembre, il 2, del 1996. Giorgio compie 33 anni. Nella sua città natale, a Floridia, presso la casa di suo fratello Filippo, vive un nuovo miracolo. Sanguina dalla corona di spine e versa lacrime di sangue. L'impatto emotivo per familiari e amici è forte; Lorella, però, con incredibile presenza di spirito riesce a riprendere l'evento con una videocamera amatoriale. Riavutosi dalla grande sofferenza Giorgio racconterà di avere avuto una visione drammatica degli eventi futuri e di essere ora giunto ad una più piena consapevolezza della sua missione. La visione è apocalittica e il messaggio di Gesù promette Giustizia per i pargoletti della Vita e per la Madre Terra in agonia. Lo stesso miracolo avverrà per i successivi quattro anni, 1997 – 1998 – 1999 - 2000. Il 2 di Settembre dell’anno 2000 significa per Giorgio una sofferenza ancora più violenta delle altre. Oltre alla lacrimazione e alla sanguinazione dalla corona di spine, sul suo corpo sono presenti altre ferite all’altezza delle rotule e sulle braccia in corrispondenza dei polsi e dei gomiti. Come se avesse ricevuto dei colpi sulle ginocchia Giorgio giace nel suo letto senza quasi riuscire a muovere le gambe e il resto del corpo. Attorno a lui la famiglia e qualche amico assistono sconvolti a questo nuovo prodigio di dolore.

I messaggi ricevuti in questo periodo hanno un potente contenuto profetico e prevedono, entro breve, fatti gravissimi che si devono manifestare, questa volta, nei paesi più ricchi. Giorgio spiega inoltre ai suoi collaboratori che man mano che passano gli anni prende sempre più consapevolezza di essere guidato da un Essere di Luce che chiama Nibiru-Arat-Ra. La simbiosi con questo Fratello superiore è tale che spesso sente di non poter scindere la sua stessa personalità da quella che lo compenetra. Per questo molti messaggi, anche se scritti in prima persona, porteranno la firma di Nibiru. e quotidiane sanguinazioni e le esperienze mistiche in questi anni sono vissute da Giorgio in maniera più intima rispetto al passato, così come gli incontri spirituali sono più radi e ristretti a pochi amici. A febbraio, l’11 del 2002, Giorgio sente di doversi recare a Medjugorie dove dopo diverso tempo rivive l’apparizione mariana. Alla Vergine, che mai lo ha abbandonato e che sempre ha steso il suo manto pietoso per proteggerlo e consolarlo, Giorgio chiede di rendere invisibile la stimmata sulla fronte, pur mantenendo il dolore, poiché la missione che sta svolgendo richiede una certa discrezione. La Madonna accoglie la sua richiesta specificando però che la croce si renderà nuovamente palese in corrispondenza di determinati eventi, mentre le altre stimmate rimarranno permanenti fino alla conclusione del suo compito. Così, dopo 9 anni la fronte di Giorgio torna ad essere libera, almeno ad occhio nudo, come se non vi fosse stato mai nulla. Un altro miracolo che colpisce gli studiosi del fenomeno e in particolare Michael Hesemann, giunto in visita in Italia. Per legere la biografia integrale dello stimmatizzato italiano, Giorgio Bongiovanni, collegarsi al sito ufficiale: www.thebongiovannifamily.it

A partire dal 31 luglio 1988, Salvatore Marchese, sposato con Maria e padre di tre figli, afferma di vedere in una campagna ai piedi dell'Etna alle porte di Linguaglossa in provincia di Catania la Santa Vergine Maria che consegna una serie di messaggi riguardanti la conversione e l'avvenire dell'umanità.

Nato nel 1932 lui stesso racconta di aver incontrato per la prima volta la Madonna all’età di 9 anni. In quell’occasione gli viene preannunciata una lunga malattia che sarebbe durata 6 mesi.

Passano anni, il bambino diventato adulto si sposa

con Maria e diventa padre di 3 figli. Il cambio di rotta è il 31 luglio 1988 quando nella campagna di proprietà di famiglia, Salvatore riceve l’apparizione della Santa Vergine Maria. «Ho visto una nuvola e poi una fanciulla sui 19 anni con i capelli castani chiari, gli occhi azzurri e una voce angelica» racconterà e quella voce lo avrebbe accompagnato per tutta il resto della sua vita. Salvatore Marchese andava spesso da Padre Pio a San Giovanni Rotondo, riferirà l’aneddoto di avere ricevuto uno schiaffo dal Santo di Pietrelcina perchè “ancora non credeva in lui” Nel corso di queste apparizioni il veggente riceve anche le stimmate.

«Padre Pio mi benedisse dopo la sua morte» quindi arrivarono le stimmate.

«Ho sentito come se qualcuno mi inchiodasse: un dolore ai piedi e al costato enorme. Mi svegliai in un bagno di sangue con le stimmate». Quindi cominciarono i miracoli. La prima apparizione avuta da salvatore risale al 31 luglio 1988. Da allora le apparizioni si sono succedute ogni giorno 3 e 30 di ogni mese alle ore 15.00. Nel dicembre del 1994 fu scattata anche una foto verso il cielo in cui apparve una splendida corona gemmata, ed il 30 ottobre 1999, verso le ore 16.00, una falcata sembrò roteare in senso orario attorno al sole con vari colori, mentre le altre delineavano volti angelici. Sono tantissimi i miracoli che, per concessione di Gesù, sono stati fatti. sono guarite tantissime persone da problemi molto gravi, gente che non poteva camminare, con tumori, che aveva perso quasi la vista. A Linguaglossa in questa piccola campagna venivano molti curiosi e non credenti, Salvatore Marchese sapeva già che molti di loro non credevano. Per dare testimonianza che tutto quello era reale, invocava lo Spirito Santo, molti di loro a gesto fatto svenivano sul colpo per poi risvegliarsi soli dopo un po. In seguito alla morte del veggente avvenuta nel 2006, il luogo delle apparizioni risulta essere completamente abbandonato.

BORRELLO- Belpasso (Ct) - Rosario Toscano è nato a Catania il 22 giugno 1971. Figlio unico di una tranquilla coppia di coniugi residenti a Catania, (il padre è morto alcuni anni or sono), ha un diploma Classico e ha studiato Lettere Classiche all’Università di Catania.

Al tempo delle apparizioni Rosario aveva 15 anni. Il giovane, qualche tempo prima che le apparizioni avessero inizio, aveva contratto una malattia misteriosa di origine virale che gli causava febbri persistenti e debilitanti. Proprio quando questa malattia sembrava diventare una condanna per Rosario, il 4 maggio 1986 cominciano le prime manifestazioni soprannaturali.

Il ragazzo è a letto, spossato dalla malattia, e improvvisamente sente tornargli le forze. Si alza e sente una voce che gli dice: "Hai sofferto abbastanza, ora basta". La voce gli preannuncia la guarigione e intanto gli comanda di non rivelare l’accaduto. La voce si fa sentire nei due giorni seguenti e alle continue richieste del giovane per sapere chi è risponde: "Sono Maria Madre di Dio, l’Immacolata Concezione". Le apparizioni vere e proprie hanno inizio domenica 11 maggio 1986. Rosario l’11 maggio si reca, come gli aveva chiesto la Madonna, presso una roccia che si trova vicino alla sua casa di campagna. Il ragazzo va all'appuntamento accompagnato dai genitori e da alcuni parenti, increduli di fronte a quegli strani avvenimenti. A mezzogiorno su una roccia Rosario vede per la prima volta la Madonna. Le apparizioni sono in tutto 32 e nell'ultima, nel 1° maggio 1988, la Madonna preannuncia la 33ma ed ultima apparizione che dovrà avvenire in tempi imprecisati. Rosario spiega in questi termini ciò che avveniva al momento delle apparizioni: "Ogni qualvolta (dopo essermi inginocchiato ed aver atteso qualche minuto in preghiera e col capo chino) ho alzato lo guardo al di sopra della roccia, non ho visto subito la Madonna, ma prima vedevo una nuvoletta venire da quella parte dove vi è il mare, che si avvicinava alla roccia con velocità sostenuta.

Poggiatasi sulla roccia, la nuvola splendente e di una grandezza tale da avvolgere una persona, cominciava ad aprirsi, alla stessa maniera di un fiore e con la stessa velocità con la quale si era diretta verso la roccia. Mentre la nuvola si apriva, cominciava a trasparire la luce della Madonna, che era talmente forte in intensità che la luminosità del sole sembrava diminuire al punto tale da apparire come appare la luna di giorno. Nello stesso momento si percepiva che il vocio più o meno leggero delle persone circostanti diminuiva a tal punto da sentire il silenzio più assoluto intorno a me. Nel frattempo la nuvola, aprendosi, si raccoglieva tutta sulla roccia per formare una sorta di cuscino tra la roccia stessa e i piedi della Madonna. L'apertura della nuvola procedeva in modo tale da far vedere prima la testa della Madonna (qui cominciavo il "Ti saluto, o mia Regina...") per poi proseguire fino ai piedi. Attorno non si percepiva nessuna sensazione: sembrava di essere soli e che ci fossero soltanto la Madonna e la roccia.

La luce della Madonna era sconfinata, ma ciò non offendeva la vista, al contrario, calamitava lo sguardo verso di Lei, ti faceva desiderare di guardarla e di guardarla ancora, sempre.

Prima di parlare con me la Madonna volgeva lo sguardo verso la gente, sorridendo, immagino che si compiacesse nel guardare i suoi figli accorsi al luogo delle apparizioni. Dopo di che chinava lo sguardo verso di me e incominciava a parlare. La Madonna mi è apparsa sempre vestita di bianco. Ma di un bianco incandescente come i riflessi argentei del sole in un'acqua placida e cristallina. Questa luminosità intensissima faceva sì che anche il cielo, che faceva da sfondo all'immagine della Madonna, cambiasse il suo usuale colore e che, da celeste che era, assumesse quegli stessi colori che si vedono all'aurora.

La Madonna ha sempre indossato un manto bianco che dal capo le pendeva fino ai piedi ricoprendo la Sua persona. Gli orli del suo mantello sembravano d'oro. Il suo vestito era tutto intero, stretto alla vita da una cintura (i cui orli sembravano d'oro) che, annodata con un solo nodo, pendeva fin oltre le ginocchia. Il lembo destro era un po' più lungo del sinistro. Il vestito, con un semplice girocollo e le maniche non molto strette ai polsi, ricadeva morbidamente sui piedi facendo delle delicate pieghe ai lati di questi, ma senza coprirli del tutto. I piedi erano scalzi e si potevano vedere (ambedue) sin oltre le dita, poggiavano sulla nube che era molto densa: non si aveva l'impressione che la Madonna poggiasse sul vuoto o che fosse sospesa a mezz'aria. La carnagione della Madonna è chiara, leggermente più rosata sugli zigomi. I capelli sono castani, ma con un riflesso leggermente più rossiccio, come le venature che hanno le castagne; sono leggermente ondulati; non so se sono lunghi o corti, non mi è mai capitato di vedere il capo della Madonna scoperto. Gli occhi sono di un azzurro intenso, sembrano zaffiri. A volte il mare assume questo tipo di colore, e luccicando al sole, ricorda, anche se molto lontanamente, gli occhi della Madonna. Il Cuore è di un rosso scuro, circondato da tante spine che gli si aggrovigliavano attorno. Il Cuore della Madonna sembra immerso in un roveto e sopra di esso vi è una fiamma. Comunque, tutto il Cuore emana una luce intensa, penetrante e avvolgente. Ogni qualvolta la Madonna me lo mostrava io mi sentivo pregno di quella luce come una spugna immersa nell'acqua, la sentivo di dentro e di fuori. Questo Cuore Soave, però, non mi appariva all'esterno del vestito della Madonna, come molti erroneamente credono, ma era talmente luminoso che traspariva all'esterno e il vestito in quel punto era trasparente come un velo. La Madonna portava sempre un rosario nella mano destra. I grani di questo erano bianchi come perle, mentre la catena e la croce sembravano d'oro. Le sue mani non sono molto grandi, direi proporzionate alla sua persona e alla sua statura (un metro e sessantacinque circa), non sono affusolate, ma neanche grassocce. La Madonna non dimostra un'età superiore ai 18 anni [...]". Quello che la Madonna dice nei suoi messaggi coincide con molte altre apparizioni conosciute: invito alla recita del Rosario, alla preghiera, alla conversione, alla penitenza.

Esistono in particolare numerose concordanze con Medjugorie: dieci segreti da non rivelare di cui il settimo è stato cambiato in un evento lieto per tutto il mondo; numerosi segni nel cielo e nel sole visti da migliaia di persone; il modo in cui si presenta la Madonna e il titolo che ha assunto: "Sono la Regina della Pace, vengo per portare al mondo la pace". Ma quello che stupisce, e che non è umanamente spiegabile, è la reazione della gente: i fedeli accorrevano in massa, si trasmettevano a voce le date dei successivi appuntamenti e ogni volta la folla aumentava sempre più. Si calcolarono pressappoco 70.000 presenti il 1° novembre 1987 e 150.000 circa all'ultima apparizione del 1° maggio 1988. I fedeli continuano a recarsi a Belpasso in grande quantità anche ora che le apparizioni sono finite. Dal 1° maggio 1988 (data dell'ultima apparizione) ad oggi sono passati molti anni e la roccia continua ad attirare sempre migliaia di pellegrini che vi si recano anche quotidianamente.

La gente alla "roccia" dice di avvertire un gran senso di pace e serenità e di sentire il bisogno di riconciliarsi con Dio e con il prossimo. Ne sono prova le innumerevoli ore di confessione. Non mancano le guarigioni inspiegabili, alcune delle quali sono allo studio, in attesa che venga costituita dalla Curia di Catania una commissione per appurare la veridicità del fenomeno.

Foto sopra: Alcune immagini del Miracolo del Sole accaduto a Borrello fraz. Di Belpasso alla presenza di 75.000 persone. Fenomeni analogi sono continuamente accaduti durante le apparizioni anche in presenza di Eugenio Siragusa stesso.

Il Contattista e Stimmatizzato italiano, Giorgio Bongiovanni e il Contattista Eugenio Siragusa, entrambi devoti alla Madonna. I fenomeni accaduti a Borrello sono in relazione con il Contatto di Eugenio Siragusa e l’Opera Dal Cielo alla Terra

Un ragazzo, all’epoca 15 enne, Miguel Angel Poblete sin dal 1983, ha avuto sistematiche apparizioni della Vergine Maria . Spesso durante la veggenza il ragazzo rivive la sofferenza di Gesù; nel luglio del 1984 il suo capo ha sanguinato abbondantemente da ferite che sembravano prodotte da una corona di spine, le ferite si rimarginarono subito dopo le apparizioni.

La Celeste Signora è stata vista anche da migliaia di persone presenti durante le apparizioni le quali affermavano di aver visto anche un punto bianco luminoso accanto al sole. Questi avvenimenti sono stati testimoniati anche da cronisti della radio nazionale cilena che ha trasmesso le radiocronache in diretta delle apparizioni. Anche a Villa Alemania non sono mancate le manifestazioni del sole che è stato visto girare su se stesso e cambiare velocemente colore assumendo le numerosissime tonalità dell’iride.

L’analogia esistente tra apparizioni mariane e avvistamenti di dischi volanti è stata in questo caso resa ancora più palese; sulla mano di Miguel Angel durante un’apparizione si è formata improvvisamente la parola OVNI che sembrava essere scritta da una mano invisibile con una penna stilografica. La parola OVNI viene usata nei paesi dell’America Latina per indicare gli oggetti volanti non identificati (ufo). La celeste madre ha indubbiamente voluto far capire che i dischi volanti, che oggi solcano i nostri cieli, vengono per volere divino e servono come mezzo anche a lei, messaggera di Dio, per venire dal cielo alla terra.

La Divina Signora, oltre alle sue apparizioni, ha dato altri numerosi segni tangibili della Sua presenza tra noi e del suo amore. Ne sono esempio le immagini di statue raffiguranti lei e io suo diletto figliolo Gesù che trasudano sangue. Come si fa ancora a non avere occhi per vedere e orecchie per udire per capire gli avvenimenti che la gente interpreta in chiave ufologica e o apparizioni mariane facciano parte di un preciso piano Divino? La sublime Madre ed i meravigliosi esseri angelici, che molti definiscono extraterrestri, appartengono ad un piano evolutivo dove è possibile essere volumetricamente coscienti delle leggi della intelligenza cosmica, che chiamiamo Dio, la incarnano servendola incondizionatamente. Quando contattano, gli individui spiritualmente predisposti, assumono un corpo fisico o un corpo astrale ( o corpo di luce). E’ nelle loro possibilità proiettare immagini astrali alle persone e nei luoghi desiderati spesso servendosi di mezzo teconologici evolutissimi che possiedono a bordo dei loro dischi volanti.

I loro mezzi, che chiamiamo dischi volanti o sigari volanti, vengono costruiti nei loro mondi con cristalli psichizzati e componenti di luce psichizzata. Conoscendo le leggi cosmiche manipolano la luce a loro piacimento e usano quest’ultima come mezzo propulsivo per viaggiare con le loro cosmonavi.

Spesso questi mezzi, quando aumentano la frequenza dell’energia propulsiva, scompaiono alla vista dell’occhio umano e viceversa, o a seconda delle situazioni la luce dell’alone fluttuante elettromagnetico cambia di colore. Di tali fenomeni ne sono testimoni oculari migliaia di persone sia tra coloro che hanno avuto avvistamenti ufo sia tra coloro che sono stati presenti durante le apparizioni mariane. Esistono una grande quantità di foto e filmati che comprovano l’autenticità di queste testimonianze.

Ma quale altra prova avalla ancor di più la nostra tesi? I messaggi che gli extraterrestri ci hanno comunicato tramite i Contattisti Eugenio Siragusa, Giorgio Bongiovanni, di cui abbiamo parlato ampiamente in queste pagine, George Adamski, di origine polacca è vissuto in California dove è sepolto nel cimitero degli eroi vicino la tomba del presidente Kennedy, ed altri ancora più o meno noti sono accomunati dalle stesse esperienze ed hanno ricevuto identici comunicati da esseri di altri mondi.

I messaggi degli extraterrestri sono carichi di amore e di giustizia nei nostri confronti ed è per il nostro bene e per la nostra sopravvivenza in questa galassia che ci esortano a realizzare un’esistenza migliore basata sull’amore, la giustizia la pace e la fratellanza universale. Molte sono le cose che sul nostro pianeta peggiorano di giorno in giorno a causa della mancanza completa tra gli uomini di questi valori edificatori di una convivenza civile. I fratelli del cosmo ci esortano a mettere le cose a loro giusto posto al più presto e di convertirci in rispetto alle leggi dell’Amore Creante Cosmico, Dio. Ci avvertono sopratutto di abbandonare i pazzeschi progetti di esperimenti nucleari e bandire la costruzione di ogni tipo di arma e di ogni piano di guerra perché questo ci sta portando verso l’autodistruzione. Una guerra nucleare potrebbe distruggere non solo il pianeta Terra ma turberebbe l’equilibrio dell’intera galassia dove milioni di esseri vivono in pace e in armonia. E Dio questo vuole impedirlo.

L’intervento di questi esseri dell’amore cosmico diverrebbe subito attivo e carico di giustizia se l’uomo di questo pianeta disubbidirà. In caso di conflitto nucleare Essi neutralizzerebbero ogni arma, anche la più potente e sofisticata, ma solo dopo 8 minuti e durante questo tempo, ci hanno avvertito, milioni di persone moriranno a causa della presunzione. Un Novello sinedrio con nuovi Caifa che giudicano anche la madre divina e i suoi servitori, come si sta con i veggenti di tutte le apparizioni mariane, come è avvenuto 2000 anni fa per il diletto figliolo Gesù? Anche questa volta il verdetto non sarebbe diverso da quello Che condannò ingiustamente il maestro Gesù.

La Chiesa si è rivestita oramai di potere politico ed economico; dimenticando i suoi doveri spirituali opera al fianco dei corrotto potere politico e militare affinché si mettano a tacere i personaggi scomodi, messaggeri e portavoce dei santi voleri divini.

Dai novelli Erode, i potenti della politica, parte la parola d’ordine: - soffocare ad ogni costo le rivelazioni messianiche che gli extraterrestri fanno conoscere tramite i Contattisti -.

Dai potenti Caifa, potenti della chiesa, parte la parola d’ordine: - negare, tergiversare e screditare i meravigliosi fenomeni delle numerose apparizioni mariani e di conseguenza smentire anche i comunicati che la Vergine Maria rilascia per il bene dell’Umanità - . Ma i numerosi segni del cielo rimangono innegabili; i segni che Gesù-Cristo ci ha preannunciato come indicatori dell’imminente suo ritorno. Sappiano i suoi nemici che egli non tornerà più con la frusta per scacciare i mercanti del tempio, divenuti ora peggiori di quelli di allora, ma questa volta porterà la fiammeggiante Spada della Giustizia. Non ripeterà più davanti ai dotti sacerdoti, che il tempio del padre suo non è fatto di pietra, perché se ne sono eretti di più ricchi e sfarzosi. Non verrà più con l’umile tunica per rivolgersi con disprezzo agli attuali sacerdoti e ammonirli di continuare ad operare solo per essere riguardati dagli uomini, di ambire ancora i primi posti nei conviti, di farsi adulare durante le adunanze facendosi chiamare: Rabbi, Rabbi. Stolti, guide cieche. Il genio della giustizia e dell’amore tornerà con potenza e gloria per portare il solenne e giusto verdetto che darà ciascun uomo la propria ricompensa a seconda di quello che è stato capace di seminare.

Egli tornerà insieme ai suoi compagni e collaboratori, i potenti personaggi di sempre che sono di questo mondo, i divini , i messaggeri celesti, gli angeli ieri extraterrestri di oggi. Non ci saranno più lacrime di sangue per la divina madre celeste ma radiosi sorriso per il mondo che rinasce sorretto dall’amore più grande di tutti gli amori.

Prodigi come questo, avvenuto in casa dell’umile panettiere Filippo Orofino in Adrano (Catania) l’8 Dicembre 1980, festa dell’Immacolata Concezione, si verificano a migliaia in tutte le parti del mondo. Il giornalista siciliano Tino La Spada deciso a trattare il caso di questi quadri sanguinanti, per saperne di più si rivolse al Vescovo Ausiliario di Catania dell’epoca, il Mons. Vigo, per chiedere spiegazioni in merito. Questo gli rispose che: “all’arcivescovado non interessava niente dei quadri di Adrano”. Così mentre migliaia di persone, testimoni oculari, giuravano ed attestavano la veridicità delle lacrimazioni di Adrano, l’arcivescovo di Catania preferì serrarsi nel mutismo più assoluto.

La Parusia

“subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle del cielo cadranno sulla terra e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’Uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della Terra, e vedranno il Figlio dell’Uomo venire sopra le Nubi del Cielo con grande Potenza e Gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei Cieli”.

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di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVII

Cerchio settimo: violenti

Girone terzo: violenti contro Dio nella natura (sodomiti) e nell'arte (usurai) - Gerione - gli usurai - discesa al cerchio ottavo in groppa a Gerione. Gli usurai siedono sotto la pioggia di fuoco

Gerione - v. 1-15

nel libero commento di Giovanna Viva

«Ecco la fiera con la coda aguzza, che passa i monti, e rompe i muri e l'armi! 3 Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!»

Sì cominciò lo mio duca a parlarmi; e accennolle che venisse a proda, 6 vicino al fin d'i passeggiati marmi.

E quella sozza imagine di froda sen venne, e arrivò la testa e 'l busto,

9 ma 'n su la riva non trasse la coda.

La faccia sua era faccia d'uom giusto, tanto benigna avea di fuor la pelle, 12 e d'un serpente tutto l'altro fusto;

due branche avea pilose insin l'ascelle; lo dosso e 'l petto e ambedue le coste 15 dipinti avea di nodi e di rotelle.

Con più color, sommesse e sovraposte non fer mai drappi Tartari né Turchi, 18 né fuor tai tele per Aragne imposte.

Come talvolta stanno a riva i burchi, che parte sono in acqua e parte in terra,

21 e come là tra li Tedeschi lurchi lo bivero s'assetta a far sua guerra, così la fiera pessima si stava

24 su l'orlo ch'è di pietra e 'l sabbion serra.

Nel vano tutta sua coda guizzava, torcendo in sù la venenosa forca

27 ch'a guisa di scorpion la punta armava. «La fiera armata di coda a mo' di spada e che va da nazione in nazione, oltrepassando i monti e distruggendo città, eserciti e fortezze! È questo il mostro di inaudita violenza che tutto il mondo sconvolge!» «La fiera armata di coda a mo' di spada e che va da nazione in nazione, oltrepassando i monti e distruggendo città, eserciti e fortezze! È questo il mostro di inaudita violenza che tutto il mondo sconvolge!» È la guerra che nasce dal pensiero gerarchico: "Gerione" gerarchica funzione. Il maestro, dopo avermi parlato, fece cenno alla bestia che approdasse vicino al termine delle strade di pietra. E quel laido simbolo di frode ci venne vicino arrivando fino a noi con la testa e col busto, ma non trasse la coda sulla riva. Nascondendo così la parte violenta del suo corpo armato. Esso giunse fino a noi così come sarebbe arrivato in capo al mondo, poiché per tutto il pianeta si estende il pensiero gerarchico. Gerione aveva la faccia di un uomo giusto e tanto benevolo l'aspetto ma di serpente aveva il lungo corpo; due branche (che simboleggiavano il prepotente ghermire umano che schiaccia con ferro e fuoco la vita e la libertà altrui) pelose fino alle ascelle (tali branche erano il simbolo della forza prepotente che tende ad impadronirsi degli averi del mondo stendendo il suo avido abbraccio per tutta la Terra); il dorso, il petto e i fianchi aveva dipinti di nodi e rotelle (simboli entrambi dei raggiri e delle storture che stringono e annodano la volontà umana costringendo l'uomo in un cerchio chiuso senza via d'uscita). Né Tartari né Turchi fecero mai, nella loro rinomata arte della tessitura, simili drappi con tanti colori e fondi e rilievi di ricamo; né mai furono ideate e composte simili tele dalla mitologica tessitrice Aragno. Si tratta di Oracne, che fu trasformata in "ragno" per avere osato sfidare la dea Minerva in una gara di ricamo. Come talvolta stanno a riva "i burchi", barchette fluviali che sono tratte a riva di modo che in parte sono sulla spiaggia e in parte in acqua e come nei fiumi in Germania "lo bivero" il castoro si prepara a pescare tenendo il corpo sulla terraferma e in acqua la coda e che trasudando una sorta di grasso attira i pesci, così Gerione stava sull'orlo di pietra che circonda il sabbione. Tutta la sua coda guizzava nel vuoto, torcendo in sù la velenosa forca che a guisa di scorpione la punta armava. La coda biforcuta ricorda le tenaglie dello scorpione nella ricerca spasmodica della preda, e la "forca" le condanne ordite da "Gerione" nel mondo intero.

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVII

nel libero commento di Giovanna Viva

Lo duca disse: «Or convien che si torca la nostra via un poco insino a quella 30 bestia malvagia che colà si corca».

Però scendemmo a la destra mammella, e diece passi femmo in su lo stremo, 33 per ben cessar la rena e la fiammella.

E quando noi a lei venuti semo, poco più oltre veggio in su la rena 36 gente seder propinqua al loco scemo.

Quivi 'l maestro «Acciò che tutta piena esperïenza d'esto giron porti», 39 mi disse, «va, e vedi la lor mena.

Li tuoi ragionamenti sian là corti; mentre che torni, parlerò con questa, 42 che ne conceda i suoi omeri forti».

Così ancor su per la strema testa di quel settimo cerchio tutto solo 45 andai, dove sedea la gente mesta.

Per li occhi fora scoppiava lor duolo; di qua, di là soccorrien con le mani 48 quando a' vapori, e quando al caldo suolo: non altrimenti fan di state i cani or col ceffo, or col piè, quando son morsi 51 o da pulci o da mosche o da tafani.

Poi che nel viso a certi li occhi porsi, ne' quali 'l doloroso foco casca, 54 non ne conobbi alcun; ma io m'accorsi che dal collo a ciascun pendea una tasca ch'avea certo colore e certo segno, 57 e quindi par che 'l loro occhio si pasca.

E com'io riguardando tra lor vegno, in una borsa gialla vidi azzurro 60 che d'un leone avea faccia e contegno.

Poi, procedendo di mio sguardo il curro, vidine un'altra come sangue rossa, 63 mostrando un'oca bianca più che burro.

E un che d'una scrofa azzurra e grossa segnato avea lo suo sacchetto bianco, 66 mi disse: «Che fai tu in questa fossa?

Or te ne va; e perché se' vivo anco, sappi che 'l mio vicin Vitalïano 69 sederà qui dal mio sinistro fianco.

Con questi Fiorentin son padoano: spesse fïate mi 'ntronan li orecchi 72 gridando: "Vegna 'l cavalier sovrano, che recherà la tasca con tre becchi!"» Qui distorse la bocca e di fuor trasse 75 la lingua, come bue che 'l naso lecchi. Virgilio disse: «Ora è opportuno deviare il nostro cammino fino a Gerione che colà è adagiato».

Scendemmo dal lato destro e dopo pochi passi fummo sull'orlo estremo per bene scansare la rena infuocata e le sue fiammelle.

Quando fummo vicini alla bestia, io vidi gente, un po' più oltre sulla rena, che era seduta sul lato prospicuo alla discesa.

E qui il maestro: «Affinché di questo girone tu porti piena esperienza», mi disse, «Va e vedi la loro condizione di vita.

I tuoi discorsi fra costoro siano brevi. Mentre tu sei colà io parlerò con questa bestia affinché ci conceda i suoi omeri forti per trasportarci nel cerchio sottostante».

Così continuai tutto solo per l'estrema altura di quel settimo cerchio dove sedeva la gente mesta.

Il loro dolore esplodeva dagli occhi in lacrime dolorose e di quà e di là si riparavano con le mani, quando dai vapori infuocati e quando dal caldo sabbione:

così come d'estate fanno i cani or col muso, ora con i piedi quando sono morsi dagli insetti. Dopo che ebbi gaurdato nel volto di alcuni, non riconobbi gli spiriti degli usurai ma mi accorsi che dal collo di ciascuno pendeva una tasca che aveva un certo colore e un certo segno decorativo sul quale i loro occhi pareva si pascessero. E riguardando, in una borsa gialla vidi azzurro che aveva la figura di un leone. Era lo stemma di un leone azzurro in campo giallo. Poi scorrendo ancora il mio sguardo, vidi un'altra borsa rossa come il sangue che al centro mostrava un'oca bianca. Era lo stemma di un'oca bianca in campo rosso. Un altro aveva una scrofa azzurra e grossa segnata sopra il suo sacchetto bianco e mi disse: «Che fai tu in questa fossa? Ora vattene; e poiché sei anche tu nella Verità, sappi che il mio vicino Vitaliano siederà qui sulla mia sinistra (dando a me l'onore del lato destro). Tra questi Fiorentini io mi onoro d'esser padovano, essi spesso mi rintronano gli orecchi gridando: "Venga il cavaliere sovrano, che recherà la tasca con tre becchi!"» A tal punto il padovano con gesto sprezzante trasse fuori la lingua stirandola verso il naso.

Gianni Buiamonte dei Becchi, usuraio fiorentino, che fu condannato per truffa, aveva sullo stemma, in base al suo nome "dei Becchi" tre becchi gialli di nibbio in campo azzurro.

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVII

nel libero commento di Giovanna Viva

E io, temendo no 'l più star crucciasse lui che di poco star m'avea 'mmonito, 78 torna'mi in dietro da l'anime lasse.

Trova' il duca mio ch'era salito già su la groppa del fiero animale, 81 e disse a me: «Or sie forte e ardito.

Omai si scende per sì fatte scale: monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo, 84 sì che la coda non possa far male».

Qual è colui che sì presso ha 'l riprezzo de la quartana, c'ha già l'unghie smorte, 87 e triema tutto pur guardando 'l rezzo, tal divenn'io a le parole porte; ma vergogna mi fé le sue minacce, 90 che innanzi a buon segnor fa servo forte.

I' m'assettai in su quelle spallacce: sì volli dir, ma la voce non venne 93 com'io credetti: 'Fa che tu m'abbracce'.

Ma esso, ch'altra volta mi sovvenne ad altro forse, tosto ch'i' montai 96 con le braccia m'avvinse e mi sostenne; e disse: «Gerïon, moviti omai: le rote larghe e lo scender sia poco; 99 pensa la nova soma che tu hai».

Come la navicella esce di loco in dietro in dietro, sì quindi si tolse; 102 e poi ch'al tutto si sentì a gioco, là 'v'era 'l petto, la coda rivolse, e quella tesa, come anguilla, mosse, 105 e con le branche l'aere a sé raccolse.

Maggior paura non credo che fosse quando Fetonte abbandonò li freni, 108 per che 'l ciel, come pare ancor, si cosse; né quando Icaro misero le reni sentì spennar per la scaldata cera, 111 gridando il padre a lui «Mala via tieni!», che fu la mia, quando vidi ch'i' era ne l'aere d'ogne parte, e vidi spenta 114 ogne veduta fuor che de la fera. E io temendo che la mia permanenza colà crucciasse lui che mi aveva ammonito di ardar via, ritornai allontanandomi da quelle anime stanche. Ritrovai il mio maestro che era seduto in groppa al fiero Gerione e che mi disse: «Ora sii forte e ardito.

Ormai si scende per tali paurose scale, monta dinanzi che io voglio stare in mezzo così che la coda non possa attanagliarti per condurti nel vortice del suo gioco».

Come colui che prova ribrezzo della febbre malarica e che dallo spavento ha già unghie livide e trema tutto al sol guardare, così divenni io alle parole sue, ma nascosi la mia paura per quella vergogna che, in presenza del padrone valoroso, fa il servo forte. Io mi sedetti sulle spalle di Gerione, credetti di poter dire al maestro di abbracciarmi, ma la voce non venne.

Ma egli lesse il mio pensiero come altre volte aveva fatto e quando io fui accanto a lui, con le braccia mi avvinse e mi sostenne;

e disse: «Gerione, moviti ormai: le tue ruote vadano in lento giro e l'andare ti sia tranquillo: pensa alla nuova insolita soma che hai». Come una navicella che si stacca a ritroso dalla riva così Gerione si staccò da lì e quando si sentì a suo agio,

si rigirò volgendo il petto in avanti dove prima aveva la coda che mosse come un'anguilla, agitando le branche per raccogliere l'aria a sé.

Servendosi dell'aria al pari di una navicella che vola nello spazio, Gerione partì agitando la coda a guisa di timone. Non credo che maggiore fosse la paura di Fetonte allorquando abbandonò il freni del "carro del sole" che volava nello spazio per cui il cielo si incendiò;

Come si vede ancor oggi, non avendo mai l'uomo smesso di emanare energia malsana affuocante l'atmosfera. Né quando Icaro, dopo aver attaccato sul corpo le ali con la cera, sentì questa sciogliersi al calore del sole e il padre suo gridò «Mala via tieni!», ancora più paura mi venne quando vidi che ero nell'aria d'ogni parte e nulla vedevo tranne la fiera.

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVII

nel libero commento di Giovanna Viva

Ella sen va notando lenta lenta; rota e discende, ma non me n'accorgo 117 se non che al viso e di sotto mi venta.

Io sentia già da la man destra il gorgo far sotto noi un orribile scroscio,

120 per che con li occhi 'n giù la testa sporgo.

Allor fu' io più timido a lo stoscio, però ch'i' vidi fuochi e senti' pianti;

123 ond'io tremando tutto mi raccoscio.

E vidi poi, ché nol vedea davanti, lo scendere e 'l girar per li gran mali

126 che s'appressavan da diversi canti.

Come 'l falcon ch'è stato assai su l'ali, che sanza veder logoro o uccello

129 fa dire al falconiere «Omè, tu cali!», discende lasso onde si move isnello, per cento rote, e da lunge si pone

132 dal suo maestro, disdegnoso e fello; così ne puose al fondo Gerïone al piè al piè de la stagliata rocca, e, discarcate le nostre persone,

136 si dileguò come da corda cocca. Essa se ne va nuotando nell'aria lenta lenta e gira e discende, ma io di questo non mi accorsi se non per il vento che da sotto mi saliva al viso.

Io già sentivo alla mia destra i mali del mondo e il sangue del Flegetonte che scrosciava sotto di noi, per cui sporsi la testa e guardai giù.

A tal punto mi colse maggiormente la paura della discesa, poiché vidi il fuoco del dolore e sentii i pianti della Terra per cui tutto tremante strinsi le coscie sulla groppa di Gerione.

Come l'umanità si aggrappa alla "gerarchica funzione".

E vidi dopo, che non lo vedevo prima (come spesso avviene nella vita), lo scendere e il girare di Gerione per i grandi mali del mondo che a me si appressavano dai diversi canti dell'Inferno (dai diversi luoghi del pianeta Terra).

Come il falco dopo lungo volo, senza aver visto barlume e senza alcuna preda si cala, meravigliando il falconiere, e discende stanco lì dove prima si muoveva snello per cento giri e poi si posa crucciato e sdegnato per la mancata preda lontano dal falconiere,

così Gerione si posò accasciato sul fondo rasente alla roccia stagliata a picco e, liberatosi da noi, fuggì dileguandosi veloce come una freccia scagliata dalla corda di un arco.

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVIII

nel libero commento di Giovanna Viva

Cerchio ottavo: fraudolenti Bolgia prima: ruffiani e seduttori - Venedico Caccianemico – Giasone

Bolgia seconda: adulatori - Alessio Interminelli - Taide

Malebolge - v. 1-18

Luogo è in inferno detto Malebolge, tutto di pietra di color ferrigno, 3 come la cerchia che dintorno il volge.

Nel dritto mezzo del campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo, 6 di cui suo loco dicerò l'ordigno.

Quel cinghio che rimane adunque è tondo tra 'l pozzo e 'l piè de l'alta ripa dura, 9 e ha distinto in dieci valli il fondo. Il luogo infernale denominato "Malebolge", malefico ripostiglio, è la prigione, sistema carcerario esistente sul pianeta Terra. In questo luogo tutto è color ferrigno come il recinto che lo circonda.

Ovviamente Dante identifica nella prigione la limitatezza della dimensione umana costretta nel tempo e nello spazio; prigione terrestre, questa, che preclude all'uomo l'immersione nell'Universo che è la manifestazione dell'Eternità. Nel centro del "campo maligno" del mondo umano, "vaneggia" si spazia cioè nel vuoto di una logica errata, un gran pozzo, baratro di incomprensione. Ma "nel pozzo largo e profondo del diritto mezzo del campo maligno", non giunge la Luce della Sorgente lontana che spinge ad agire in opposizione al Male, giunge invece la forza cieca della Gerarchica Gestione, il mostro Gerione che arma l'uomo e lo spinge al delitto col nome di "Eroe", sotto il vessillo della "gloria" rosso del sangue dei fratelli d'umano cammino. Così la forza cieca del Potere Centrale alimenta il già copioso corso del Flegetonte. E il pensiero collettivo si propaga e le vibrazioni sono anelli energetici sia di gioia che di dolore. La gioia è un fiore profumato, il canto armonioso d'un uccello, il dolore è lo stesso fiore strappato dallo stelo, lo stesso uccello ucciso dalle fucilate di un cacciatore, nel perfetto collegamento del Tutto il cui significato è racchiuso nelle parole di Francis Thomps: "Non puoi scuotere un fiore senza agitare una stella". Quel cinghio è tondo, perché pervade tutto il rotondeggiante pianeta. Esso rimane appunto fra il pozzo dell'incomprensione "e 'l piè" e l'inizio dell'alta ripa "dura" che duramente, drasticamente, vieta di oltrepassare il confine, vieta di inquinare la purezza dello spazio siderale.

Tale purezza appartiene alle creature dei pianeti superiori viventi nel rispetto delle Leggi Divine. Gli uomini hanno prevaricato tali confini e, spiritualmente inquinati, hanno oltrepassato l'atmosfera terrestre, liberato inoltre nello spazio barili di diossina, di microbi e di vari veleni per "studiare" l'effetto che l'inquinamento avrebbe procurato nella purezza dello spazio e se i microbi, oltre la stratosfera, avrebbero acquistato proporzioni maggiori. L'uomo è composto degli elementi di cui è formato il suo pianeta e l'inquinamento afferra e sconvolge, come ogni cosa creata, anche il cervello umano. Si può dedurre pertanto che l'assassino rinchiuso in "Malebolge" non è il solo colpevole del suo delitto. Oggi l'Umanità si trova in balìa di una severa forza karmica, di una drastica "forza del destino" che si agita e rimbalza inesorabile nei penosi labirinti della vita, "il cui fondo è "distinto in dieci valli" espiative.

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVIII

nel libero commento di Giovanna Viva

Quale, dove per guardia de le mura più e più fossi cingon li castelli, 12 la parte dove son rende figura,

tale imagine quivi facean quelli; e come a tai fortezze da' lor sogli 15 a la ripa di fuor son ponticelli,

così da imo de la roccia scogli movien che ricidien li argini e ' fossi 18 infino al pozzo che i tronca e raccogli. L'aspetto di questi luoghi è simile a quello dei luoghi dove parecchi fossati, a difesa delle mura, cingono i castelli,

tale immagine qui rendevano quei fossi e come dalle soglie delle fortezze partono dei ponticelli che vanno fino al margine esterno,

così dal fondo della roccia dell'ottuso intendere si muovevano verso il margine esterno del pianeta, i duri scogli degli errori umani. La loro energia malefica, mediante la cosmica Legge del "Flusso e Riflusso", ritorna al pozzo largo e profondo che "i tronca e raccogli" nella voragine tossica dell'esistenza umana.

Gli scienziati, alla ricerca affannosa della "vita nello spazio", si spingono sempre più ad invadere il complesso Edificio Cosmico. Essi ignorano che non si può rapportare a livello umano ciò che alita nelle superiori dimensioni della vita e dell'energia. Procedono pertanto in un deleterio cammino di ricerca illudendosi di poter trovare la vita umana lì dove le strutture organiche hanno raggiunto velocità vibratorie cosmodinamiche ed orbitanti su piani genetici superiori e perciò alla umana capacità invisibili e intangibili. Sassi e sabbia che la "stazione automatica Viking I" ha prelevato da Marte, così pure le immagini marziane fotografate e trasmesse alla stazione di Pasadena, in California, nel luglio 1976, non sono altro che ciò che esiste ancora su Marte in dimensione umana, nella quale quel pianeta non vive più, perché sta seguendo il lento processo di assorbimento verso i piani superiori della vita.

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVIII

nel libero commento di Giovanna Viva

In questo luogo, de la schiena scossi di Gerïon, trovammoci; e 'l poeta 21 tenne a sinistra, e io dietro mi mossi.

A la man destra vidi nova pieta, novo tormento e novi frustatori, 24 di che la prima bolgia era repleta

Nel fondo erano ignudi i peccatori; dal mezzo in qua ci venien verso 'l volto, 27 di là con noi, ma con passi maggiori, In questo luogo fummo deposti dalla schiena di Gerione; il poeta tenne a sinistra ed io lo seguì.

Alla mia destra io vidi una nuova forma di sofferenza e nuovi frustatori che riempivano la prima bolgia.

Nel fondo della bolgia i peccatori erano ignudi di ogni difesa al cospetto della Giustizia Divina. Essi venivano verso di noi, ma con passi più veloci dei nostri (poiché abbisognevoli di svelta purificazione),

come i Roman per l'essercito molto, l'anno del giubileo, su per lo ponte 30 hanno a passar la gente modo colto,

che da l'un lato tutti hanno la fronte verso 'l castello e vanno a Santo Pietro 33 da l'altra sponda vanno verso 'l monte.

Di qua, di là, su per lo sasso tetro vidi demon cornuti con gran ferze, 36 che li battien crudelmente di retro.

Ahi come facean lor levar le berze a le prime percosse! già nessuno 39 le seconde aspettava né le terze.

Mentr'io andava, li occhi miei in uno furo scontrati; e io sì tosto dissi: 42 «Già di veder costui non son digiuno». Secondo le affermazioni dei commentatori, l'esercito dei Romani avrebbe trovato il modo di ridurre la calca dei pellegrini deviandoli verso il punto opposto, ma se così fosse stato, i Romani non avrebbero commesso nessun peccato e Dante non parlerebbe così di loro nella descrizione di questa dolorosa bolgia. Pertanto interpretiamo nel modo seguente:

come i Romani attraverso il numeroso "esercito" (sia il complesso delle forze armate, sia il complesso delle forze militanti della chiesa), dei loro seguaci, nell'anno del giubileo avevano escogitato un espediente per deviare i pellegrini che avevano "la fronte" la volontà disposta a seguire il veritiero insegnamento di Pietro e "da l'altra sponda vanno verso 'l monte" li spingevano verso il monte degli errori. In simil modo, di qua e di là, su per il sasso tetro dell'espiazione, io vidi " demoni cornuti", che con grande sferze battevano i peccatori crudelmente di dietro, costringendoli ad avanzare verso la dolorosa purificazione. Ahi come i demoni cornuti sollevavano le vesciche sul corpo dei pecatori alle prime percosse! tanto che nessuno aspettava le seconde né le terze, perché morivano prima.

Come sappiamo, durante la storia del Cristianesimo, ogni colpo di sferza apriva nelle carni profonde ferite specie quando la sferza aveva delle palle di ferro ricoperte da punte aguzze. Migliaia e migliaia di martiri hanno sofferto per opera di coloro che, nel veritiero pensiero di Dante, subiscono il giudizio della condanna lungo la strada della inesorabile Legge del Karma.

Per ch'io a figurarlo i piedi affissi; e 'l dolce duca meco si ristette, 45 e assentio ch'alquanto in dietro gissi. Mentre io andavo vidi un tale; e dissi: «Già mi pare di averlo visto». Mi fermai per guardarlo e il mio cortese accompagnatore attese acconsentendo che io mi fermassi per meglio vederlo.

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVIII

nel libero commento di Giovanna Viva

E quel frustato celar si credette bassando 'l viso; ma poco li valse, 48 ch'io dissi: «O tu che l'occhio a terra gette,

se le fazion che porti non son false, Venedico se' tu Caccianemico. 51 Ma che ti mena a sì pungenti salse?»

Ed elli a me: «Mal volentier lo dico; ma sforzami la tua chiara favella, 54 che mi fa sovvenir del mondo antico.

I' fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese, 57 come che suoni la sconcia novella

E non pur io qui piango bolognese; anzi n'è questo loco tanto pieno, 60 che tante lingue non son ora apprese

a dicer 'sipa' tra Sàvena e Reno; e se di ciò vuoi fede o testimonio, 63 rècati a mente il nostro avaro seno».

Così parlando il percosse un demonio de la sua scurïada, e disse: «Via, 66 ruffian! qui non son femmine da conio».

I' mi raggiunsi con la scorta mia; poscia con pochi passi divenimmo 69 là 'v'uno scoglio de la ripa uscia.

Assai leggeramente quel salimmo; e vòlti a destra su per la sua scheggia, 72 da quelle cerchie etterne ci partimmo. Il condannato credette di nascondersi abbassando il viso, ma ciò a nulla valse, poiché io gli dissi: «O tu che abbassi gli occhi,

se le tue sembianze non son falsate, io ti riconosco, tu sei Venedico Caccianemico. Quale colpa ti ha condotto a così grave soffrire?»

Egli rispose: «Malvolentieri lo dico, ma m'invita il tuo sincero parlare che mi fa ricordare del bel mondo antico.

Io fui colui che condusse la Ghisolabella a soddisfar le voglie del marchese e te lo dico malgrado appaia sconcio tale mio comportamento.

Ma non solo io, bolognese, sono qui a piangere per tali misfatti, ché questa valle è piena di peccatori e molti bolognesi come me e altri di tutto il mondo e di diverse razze e di diverse lingue che non tutte qui son conosciute

così come è sconosciuta la nostra lingua bolognese che, nel territorio tra Sàvena e Reno, dice "sipa" invece di "sia"; e se vuoi essere certo della moltitudine umana espiante per tali misfatti, rammenta l'avarizia e l'ingordigia che ogni creatura umana serba in seno».

I precedenti commenti affermano che il discorso di Venedico si riferisce ai bolognesi racchiusi tutti, o quasi, in una stessa bolgia. Ma una bolgia non può intendersi un fosso tra altri fossi, o un cerchio tra altri cerchi. Essa deve intendersi una stessa categoria di anime espianti uno stesso peccato, racchiuse nella rotondeggiante Terra, anime che se pur lontane sono unite assieme da uno stesso genere di dolore, come potrebbe quindi questa "bolgia", questa espiazione che pervade tutto il pianeta Terra, racchiudere soltanto Bolognesi? Mentre Venedico parlava, un demone punitore lo frustò e disse: «Via, ruffiano, qui non vi sono femmine da prostituire per ricavarne denaro». Io mi avvicinai ancor più a Virgilio, poi con pochi passi giungemmo dove uno scoglio usciva dal bordo. Vi salimmo "assai leggermente", avendo resa più leggera la materia corporea in una dimensione evanescente, poi, volti a destra (lato positivo), risalimmo su per la scheggia e ci allontanammo da quel posto che racchiude l'eterna espiazione.

Non si può partire da sopra la scheggia di uno scoglio e per giunta "assai leggermente", se non per via extraterrestre, tramite, cioè un mezzo spaziale che può accogliere soltanto la materia poco densa, che aveva loro permesso di posarsi "assai leggermente".

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVIII

nel libero commento di Giovanna Viva

Quando noi fummo là dov'el vaneggia di sotto per dar passo a li sferzati, 75 lo duca disse: «Attienti, e fa che feggia

lo viso in te di quest'altri mal nati, ai quali ancor non vedesti la faccia 78 però che son con noi insieme andati».

Del vecchio ponte guardavam la traccia che venìa verso noi da l'altra banda, 81 e che la ferza similmente scaccia.

E 'l buon maestro, sanza mia dimanda, mi disse: «Guarda quel grande che vene, 84 e per dolor non par lagrime spanda:

quanto aspetto reale ancor ritene! Quelli è Iasón, che per cuore e per senno 87 li Colchi del monton privati féne.

Ello passò per l'isola di Lenno, poi che l'ardite femmine spietate 90 tutti li maschi loro a morte dienno.

Ivi con segni e con parole ornate Isifile ingannò, la giovinetta 93 che prima avea tutte l'altre ingannate.

Lasciolla quivi, gravida, soletta; tal colpa a tal martiro lui condanna; 96 e anche di Medea si fa vendetta.

Con lui sen va chi da tal parte inganna; e questo basti de la prima valle 99 sapere e di color che 'n sé assanna».

Già eravam là 've lo stretto calle con l'argine secondo s'incrocicchia, 102 e fa di quello ad un altr'arco spalle.

Quindi sentimmo gente che si nicchia ne l'altra bolgia e che col muso scuffa, 105 e sé medesma con le palme picchia. Quando noi fummo in "alto", là dove "grande vano si apre di sotto per dar passo agli sferzati", Virgilio disse: «Fermati e fa che

in te s'imprima bene l'aspetto di questi altri "mal nati" nati in dimensione inferiore, dei quali (data la diversità delle loro dimensionali strutture) "non vedesti la faccia", il loro normale aspetto umano, ma che sono stati nostri compagni nel trascorso cammino della vita terrena».

Dal "vecchio ponte" (mezzo volante extraterrestre, vecchio ponte di collegamento tra Cielo e Terra), guardavamo la schiera che veniva verso la nostra direzione dall'"altra banda" altra vita terrena e che la frusta dell'espiazione sempre in egual modo spinge avanti sul cammino evolutivo. Il buon maestro mi disse: «Guarda quel grande che orgogliosamente avanza e non par che soffra del suo tormento:

egli conserva ancora il suo aspetto regale, è Giasone che, a capo degli Argonauti e con sete di conquista "per cuore e per senno" nel cuore e nella mente, combatté contro i Colchi per appropriarsi del vello d'oro. Giasone passò per la greca isola di Lenno, dopo che le ardite femmine spietate avevano ucciso i loro uomini ritenendoli capaci di ingannarle. Qui egli, con moine e parole d'amore, ingannò la giovinetta Isifile, "che prima avea tutte l'altre ingannate" così come egli aveva già ingannate tutte le altre donne di Lenno. Poi l'abbandonò gravida e sola; tale colpa egli espia in questo luogo assieme al tradimento fatto a Medea.

Medea, figlia di Oeta, re della Colchide, invaghitasi di Giasone, lo aveva aiutato a togliere ai Colchi il vello d'oro ed era fuggita poi con lui. Ma Giasone, innamoratosi di Creusa, figlia di Creonte, re di Corinto, abbandonava anche Medea, che gli era stata di aiuto nella conquista del vello d'oro. Con lui espiano le proprie colpe coloro che ingannarono le donne per ritrarre vantaggi personali e questo può bastare per conoscere la prima valle di Malebolge e coloro che la popolano». Già eravamo là dove lo stretto sentiero s'interseca ripetutamente con un altro argine e fa da sostegno ad un altro arco (poiché vari e tanti sono i modi per operare tali inganni). Sentimmo la gente che "si nicchia" (ciò non significa "rannicchiarsi" come si afferma in altri commenti. Il rannicchiarsi non si sente, ma si vede; pertanto deve intendersi per "nicchiare" il tipico rauco abbaiare silenzioso dei cani segugi). Questa gente, infatti, si sentiva nicchiare nell'altra bolgia e "che col muso scuffa" (cioè profondamente e rumorosamente respirare come i maiali fanno nella melma), "e sé medesma con le palme picchia" (si picchiava palma contro palma, similmente a come, per le sue bravate, tale gente venne un giorno applaudita).

di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica in chiave parapsicologica INFERNO - Canto XVIII

nel libero commento di Giovanna Viva

Le ripe eran grommate d'una muffa, per l'alito di giù che vi s'appasta, 108 che con li occhi e col naso facea zuffa .

Lo fondo è cupo sì, che non ci basta loco a veder sanza montare al dosso 111 de l'arco, ove lo scoglio più sovrasta.

Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso vidi gente attuffata in uno sterco 114 che da li uman privadi parea mosso.

E mentre ch'io là giù con l'occhio cerco, vidi un col capo sì di merda lordo, 117 che non parea s'era laico o cherco.

Quei mi sgridò: «Perché se' tu sì gordo di riguardar più me che li altri brutti?» 120 E io a lui: «Perché, se ben ricordo,

già t'ho veduto coi capelli asciutti, e se' Alessio Interminei da Lucca: 123 però t'adocchio più che li altri tutti».

Ed elli allor, battendosi la zucca: «Qua giù m'hanno sommerso le lusinghe 126 ond'io non ebbi mai la lingua stucca».

Appresso ciò lo duca «Fa che pinghe», mi disse «il viso un poco più avante, 129 sì che la faccia ben con l'occhio attinghe

di quella sozza e scapigliata fante che là si graffia con l'unghie merdose, 132 e or s'accoscia e ora è in piedi stante.

Taide è, la puttana che rispuose al drudo suo quando disse "Ho io grazie grandi apo te?": "Anzi maravigliose!". 136 E quinci sien le nostre viste sazie». Le pareti erano incrostate da una muffa formatasi dal denso alito degli esseri immersi in quella bolgia che si addensava in ciuffi (non: "azzuffandosi", dal longobardo: "zupfa" zuffa significa "ciuffo").

Il fondo è così profondo, che non ci basta lo spazio per vedere, senza montare a ridosso dell'arco dove lo scoglio si eleva maggiormente.

Qui venimmo ed io vidi giù nel fondo, gente immersa in uno sterco che pareva rimosso dalle umane latrine.

Mentre laggiù cercavo di guardare, vidi uno col capo così sporco di sterco che non era chiaro se avesse la chierica, se fosse laico o ecclesiastico.

Questo a me gridò: «Perché sei così bramoso di guardare me, più degli altri sporchi?» Io gli risposi: «Perché, se ben ricordo.

già ti ho veduto quando non eri ancora in questo stato. Tu sei Alessio Interminelli da Lucca, perciò ti guardo più degli altri». Ed egli allora, battendosi la zucca, rispose: «Qua giù mi hanno portato le false promesse che io non fui mai stanco di proferire».

Questa gente "mal nata" (in dimensione inferiore) della quale Dante non vide la faccia, questa gente che nicchia immersa nello sterco e col muso "scuffa" e batte la zucca sulle pareti incrostate, non fa forse pensare alla situazione di anime espianti in corpo da bestia?...

Dopodiché Virgilio disse: «Sporgi il viso un po' più in avanti, affinché tu possa ben vedere le sembianze

di quella sozza e dissoluta femmina da conio, che si gratta lì, cerca di liberarsi, cioè, dalla dissolutezza, ed or s'accoscia e ora resta in piedi.

Quella prostituta che promise al drudo suo grazie grandi si chiama Taide. E di ciò che abbiamo appreso il nostro sapere sia soddisfatto».

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