Chopin
Chopin
Mieczysław To m a s z e w s k i
Chopin
Progetto, testi e photo editing
I documenti e i materiali di archivio contenuti
Mieczysław Tomaszewski
nel libro provengono dalle seguenti collezioni:
Damiani editore
Narodowy Instytut Fryderyka Chopina,
via Zanardi, 376
Progetto grafico
Towarzystwo im. Fryderyka Chopina,
40131 Bologna, Italy
Władysław Pluta
Muzeum Fryderyka Chopina w Warszawie,
t. +39 051 63 50 805
Biblioteka Jagiellońska, Muzeum Narodowe
f. +39 051 63 47 188
Traduzione dall’inglese
w Warszawie, Muzeum Narodowe w Krakowie,
info@damianieditore.it
Fulvia de Colle
Biblioteka Narodowa, Fundacja XX Czartory-
www.damianieditore.com ISBN 978-88-6208-145-0
skich, Muzeum Narodowe w Poznaniu, Polskie Editor
Wydawnictwo Muzyczne, Muzeum Historycz-
Christopher Cary, Joanna Kułakowska-Lis
ne Miasta Stołecznego Warszawy, Muzeum Literatury im. Adama Mickiewicza w Warszawie,
Coordinamento editoriale
Fundacja im. Ciechanowieckich w Warszawie,
Joanna Kułakowska-Lis, Jakub Kinel
Tate Gallery, London, Musée Carnavalet, Paris (©Bridgeman/BE&W), Musée du Louvre, Pa-
Con la collaborazione di Edizione Italiana © Damiani, 2010
Małgorzata Fiedor, Agnieszka Simonides
© BOSZ, Olszanica 2009 © Polskie Wydawnictwo Muzyczne SA, Kraków 2009
Editing delle didascalie e indice delle illustrazioni Joanna Kułakowska-Lis DTP
Titolo dell’edizione originale: Chopin,
Lorenzo Tugnoli
Pubblicato per la prima volta nel 2009 da Wydawnictwo BOSZ, Poland e
Fotografie
Polskie Wydawnictwo Muzyczne SA
Waldemar Panów, Zbigniew Panów,
Kraków, Poland
Wojciech Buss
Wydawnictwo BOSZ
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Finito di stampare nel mese di luglio 2010
www.pwm.com.pl
presso Grafiche Damiani, Bologna.
ris (©RMN/BE&W)
Indice 1
Casa
6
2
Radici
24
3
Campagna
36
4
Va r s a v i a
52
5
Primi viaggi
78
6
Rivolta
116
7
Parigi
142
8
Il movimento romantico
160
9
Il pianista
176
10
Il compositore
190
11
Salotti
202
12
Incontro a Marienbad
218
13
Maiorca
232
14
Nohant
252
15
Dissonanze
270
16
Patria e fede
284
17
Ultimi anni
300
18
Ultimi giorni
318
19
Risonanze
338
Indice delle illustrazioni
352
Casa
1
Le abitudini che Chopin conobbe prima di tutte le altre, fra le quali crebbe come in una culla solida e soffice, furono quelle di una vita familiare unita, calma, occupata; così quegli esempi di semplicità, di sentimento pio e di nobiltà rimasero sempre per lui i più dolci e i più cari. Franz Liszt, Chopin, 1852
Casa
8
Tutte le fonti – lettere, diari, memorie e ricordi – e le diverse voci concordano: Fryderyk Chopin venne al mondo, crebbe e visse fino alla fine dei suoi giorni circondato da una famiglia felice e amorevole. Franz Liszt aveva ragione: la vita familiare di Chopin era davvero un’oasi “unita, calma, occupata”. L’opinione di Liszt, amico e primo autore di una monografia su Chopin, era senza dubbio degna di fiducia, oltre che corroborata da altre considerazioni: “Le virtù domestiche, le consuetudini religiose, la carità pietosa, la rigida modestia lo circondavano di un’atmosfera pura, ove la sua immaginazione prese quella vellutata morbidezza delle piante che non sono mai state esposte alla polvere delle vie maestre”.¹ Se esiste un compositore a proposito del quale si può parlare di un’infanzia “idilliaco-angelica”, quello è di certo Chopin. Descrivendo la casa di Justyna e Mikołaj Chopin, Jarosław Iwaszkiewicz ha coniato l’espressione “la casa insolita e curiosa”, per terminare con questo paragone: “La sua famiglia costituisce veramente uno dei pochi esempi ove tutti i membri sono legati da sentimenti di amore e da un attaccamento non comune. Mentre Beethoven si scontrava con il padre ubriacone, e Bach, troppo presto orfano, dipendeva dalla buona o cattiva volontà del fratello, Chopin, nel suo nido familiare, fu circondato dall’amore più tenero della madre, del padre, delle sorelle”.² Alla nascita di Chopin, quella “casa insolita” dall’atmosfera ricolma d’amore si trovava a Żelazowa Wola: luogo tranquillo e lontano dal trambusto del mondo, nei cui pressi scorreva lento il fiume Utrata, il villaggio sorgeva sul limitare della Foresta Kampinoska, nel distretto di Sochaczew (voivodato di Masovia), a cinquanta chilometri da Varsavia. Sebbene il futuro autore della Fantasia su temi polacchi abbia abitato là solo i primi sei o sette mesi di vita (ed in seguito si limiterà a gettarvi uno sguardo di sfuggita durante le poche visite di passaggio), Żelazowa Wola è diventato un posto speciale nel mondo in quanto paese natale di Chopin, ed è ormai associato in permanenza al suo nome. Per coloro a cui la musica di Chopin è particolarmente vicina e cara, il villaggio è divenuto meta di visite e nostalgici pellegrinaggi. I genitori di Chopin s’incontrarono a Żelazowa Wola, s’innamorarono e nel 1806 si sposarono nella vicina Brochów. Il villaggio era apparte-
Tekla Justyna Chopin (1782-1861), nata Krzyżanowska, madre di Fryderyk.
11 nella primavera del 1844, causò a Chopin un grave trauma psicologico. Restavano i ricordi dei momenti idilliaci, quando Mikołaj suonava melodie come Malbrough s’en va-t-en guerre al flauto o al violino. Justyna Chopin riempiva la casa intonando canzoni di un repertorio che gli studiosi stanno ancora ricostruendo. Pare che amasse particolarmente la romanza di Laura e Filone Już miesiąc wzeszedł, psy się uśpiły… (La luna è già alta e i cani stanno dormendo…). Nel tempo libero tra una faccenda domestica e l’altra, sedeva probabilmente al pianoforte e suonava per far danzare i bambini. Nelle memorie viene ritratta come l’anima della casa, una persona dotata semplicemente di “un carattere di straordinaria dolcezza”. Dobbiamo a lei, a quanto pare, alcuni tratti del carattere di Chopin, a partire dall’apertura per tutto ciò che è poetico e spirituale. Negli anni di Parigi lo tenne sempre d’occhio da lontano. “Caro Fryderyk, cosa posso dirti nel giorno del tuo compleanno e onomastico? Sempre una sola cosa: che io chiedo alla Divina Provvidenza, e prego ogni giorno per la benedizione del tuo corpo e della tua anima, senza la quale tutto è niente”.9 Chopin ebbe la fortuna di crescere circondato dalle sorelle. La più piccola delle tre, Emilia, che suonava con lui e partecipava alle attività artistiche della famiglia, morì prematuramente. Delle altre due, Izabela, di un anno più giovane, e Ludwika, di tre anni più grande, fu quest’ultima ad essergli
Emilia Chopin (1812-1827), sorella
più vicina. I due si capivano al volo. Secondo alcune testimonianze, fu lei la
minore di Fryderyk, molto dotata;
prima a fargli scoprire, ancora bambino, il mondo della musica; anni dopo divenne la sua confidente. Entrambe le sorelle si crearono una famiglia propria, ma furono sempre in soggezione davanti al fenomenale talento del fratello, e quasi ne vissero la stessa vita. “Non passa giorno” scrisse Izabela “senza che ti pensiamo o parliamo di te parecchie volte; il nostro conforto: custodire un dolce pensiero di te”.¹0 Tutte le lettere di Chopin dimostrano inequivocabilmente che il senso della famiglia divenne l’ancora di salvataggio della sua vita. Egli diede tanto quanto ricevette, senza compromessi. Mentre era a Parigi o a Nohant, aspettare una lettera da casa faceva parte delle sue attività giornaliere. La nostalgia di casa e del suo paese trapela dalle pagine dei suoi manoscritti musicali. “Sono sempre con un piede da voi e con l’altro nella stanza accanto, dove lavora la Padrona di Casa” scrisse nell’estate del 1845¹¹ dall’ospitale
morì di tubercolosi.
Casa
14
Anna Skarbek (1793-1873), sorella di Fryderyk Skarbek, madrina di Fryderyk Chopin. Nel 1820 sposò Stefan Wiesiołowski nella medesima chiesa di Brochów. Secondo varie testimonianze, rimase in buoni rapporti con gli Chopin.
Certificato di battesimo di Fryderyk Franciszek. Il bambino fu battezzato il 23 aprile 1810 nella chiesa di San Rocco (oggi San Giovanni Battista) a Brochów; il certificato fu redatto
Fryderyk Skarbek, economista, romanziere,
da Józef Morawski, vicario della parrocchia di
professore all’Università di Varsavia, padrino
Brochów. Padrino di Fryderyk fu Franciszek
di Fryderyk Chopin.
Grembecki, in rappresentanza di Fryderyk Skarbek e della contessa Anna Skarbek.
15
La chiesa fortificata di Broch贸w in una fotografia dei giorni nostri.
Disegno della chiesa di Broch贸w.
Casa
18
La casa padronale di Żelazowa Wola dove Fryderyk Chopin trascorse i primi mesi di vita, oggi trasformata in un museo dedicato al compositore.
Interno della casa padronale, ricostruita e arredata dopo la guerra: non si è cercato di ricreare l’aspetto che aveva ai tempi di Chopin, ma piuttosto di rendere l’atmosfera e lo stile dell’epoca in cui nacque il compositore.
19
Napoleon Orda, Ĺťelazowa Wola, illustrazione tratta da Album widokĂłw historycznych Polski (Album di vedute storiche della Polonia). Alla fine del 1810 gli Chopin, con il piccolo Fryderyk e la sorella Ludwika, di poco piĂš grande, si trasferirono a Varsavia, lasciando la tenuta degli Skarbek.
La canzone preferita della madre. Chopin la incluse nella Fantasia in la maggiore su temi polacchi per pianoforte e orchestra.
Casa
20 Un biglietto preparato dal piccolo Fryderyk per l’onomastico del padre, il 6 dicembre 1816.
Auguri scritti da Fryderyk per l’onomastico della madre, 16 giugno 1817.
Il Palazzo Saski – sede del Liceo di Varsavia e dell’appartamento degli Chopin.
21 Lettera della madre a Fryderyk, febbraio 1848.
Tomba del milite ignoto – solo quest’arcata del Palazzo Saski è sopravvissuta alla distruzione della seconda guerra mondiale.
Radici
2
La Polonia gli ha dato il senso cavalleresco e la sua storica sofferenza, la Francia – leggerezza, eleganza e fascino, la Germania – profondità romantica. Heinrich Heine, X Lettera da Parigi, 1838
Radici
26
Heine cercò più di una volta di catturare ed esprimere a parole il “fenomeno Chopin”. Usò sempre toni superlativi. Come ascoltatore – quasi eccessivamente sensibile – afferrò qualcosa della sua musica che era sfuggito agli scritti di altri. Fu il primo a notare e a sottolineare che Chopin non poteva essere classificato, come era avvenuto fino ad allora, quale pianista-compositore per le masse, al pari di Thalberg, Liszt, Moscheles e Kalkbrenner. “Egli non è solo un virtuoso” annunciò nella sua decima Lettera da Parigi, “è anche un poeta, e la sua musica riflette la poesia della sua anima. È un poeta dei suoni [Tondichter], e niente può eguagliare il piacere che ci dà quando siede al pianoforte e improvvisa”.¹ E poi segue un momento del discorso in cui Heine sembra rinnegare l’intuizione che gli aveva ispirato la frase sulla tripla provenienza della musica di Chopin. Egli scrive: “Quindi Chopin non è né polacco, né francese, né tedesco; egli rivela origini provenienti da un ordine superiore, ha la sensibilità che gli deriva dal regno di Mozart, Raffaello, Goethe, e la sua vera patria è il reame sognante della poesia”.² Tra le due posizioni non c’è di fatto alcun conflitto; esse concordano e si completano a vicenda. La prima parla della tripla genesi, la seconda riguarda l’essere intonato su una più alta, universale risonanza. E anche se è possibile discutere col poeta sui dettagli del suo concetto, o sulla sua
Wojciech Żywny, primo insegnante
incompiutezza, il dato della provenienza molteplice è incontestabile.
di Chopin.
Analogamente, anche se in maniera diversa, Robert Schumann intravvide la natura sfaccettata della musica di Chopin. Egli fece risalire le sue origini allo spirito delle opere di tre singoli compositori: Beethoven, Schubert e John Field. Beethoven avrebbe “sviluppato il suo spirito nell’arditezza”, Schubert “il suo cuore nella delicatezza”, ed infine John Field avrebbe sviluppato “la sua mano nell’abilità”. ³ Tutto calza qui un po’ troppo alla perfezione perché l’intuizione di Schumann sia completamente corretta. Chopin non aveva bisogno di guardare al di là del suo Paese, della sua storia e delle sue tradizioni, per trovare spirito ardito e sensibilità di cuore. Ed era nato con la fluidità nelle dita. È sorprendente, ma non ebbe mai un vero e proprio maestro di pianoforte. Il suo solo insegnante di professione fu un violinista, non un pianista.
27 Wojciech Żywny, personaggio pittoresco oltre ogni dire, comparve nella vita di Chopin nel momento in cui, quando Fryderyk era ancora bambino, ci si accorse del suo talento e della sua sensibilità musicale senza precedenti. Sulla base di informazioni non del tutto verificabili, si ipotizza che egli vivesse a Varsavia dal 1811, per entrare in contatto con gli Chopin cinque anni più tardi: contatti talmente stretti da divenire quasi un membro della famiglia. Egli insegnò il pianoforte non solo a Chopin, ma anche alle sue
Inizio del Preludio I in do maggiore BWV 870
sorelle e agli amici del pensionato fondato da suo padre per giovani di buo-
dal Clavicembalo ben temperato di Johann
na famiglia. Compariva costantemente nelle lettere di Fryderyk, e sempre
Sebastian Bach.
con toni umoristici. Céco di nascita e dall’accento divertente, usava fiutare tabacco e indossava parrucche gialle che ricordavano l’epoca di Bach. Contemporaneo di Mozart, Żywny portò in Polonia una tradizione assai feconda: quella bachiana. Egli fece della musica di Bach – almeno del Clavicembalo ben temperato – il fondamento e la Bibbia del pensiero musicale di Chopin. Senza i preludi e le fughe di Bach non esisterebbero i preludi e gli studi di Chopin. Portò con sé a Maiorca un volume del Clavicembalo ben temperato e suonava “Bach e nient’altro che Bach” per prepararsi ai concerti, consigliando ai suoi studenti di fare lo stesso. Secondo un’attendibile dichiarazione della sua allieva Fryderyka Müller, un giorno egli le suonò 14 preludi e fughe a memoria.4 Molti indizi mostrano
Lacrimosa dies illa dal Requiem in re minore
che questo bizzarro culto vedeva Chopin – e la sua classe – dipendere dal
KV 626 di Wolfgang Amadeus Mozart (particolare).
“gentile Żywny, sempre con una vecchia parrucca”.5 Chopin studiò con Żywny sei anni, tra il sesto e il dodicesimo anno d’età, quando Józef Elsner se ne assunse la cura. Nella dedica della Polacca in la bemolle maggiore (WN 3) ringraziò i suoi insegnanti per quanto aveva appreso da loro. Qualche anno più tardi, rispondendo a un critico viennese che era rimasto colpito dal livello di preparazione di questo giovane virtuoso di Varsavia, Chopin affermò garbatamente: “Con il Signor Żywny e il Signor Elsner anche il peggior somaro avrebbe imparato [qualcosa]”.6 Tra gli dei dell’Olimpo di Chopin, dopo Bach viene Mozart. E dopo Mozart, Beethoven. L’autore delle Variazioni op. 2 su Là ci darem la mano
Ludwig van Beethoven, Sonata in fa minore
considerava il Don Giovanni e il Requiem dei capolavori assoluti, che aveva
op. 57, nota col titolo di “Appassionata”
avuto modo di ascoltare e vedere rappresentati a Varsavia. Egli non mancò mai l’occasione di riascoltarli. Secondo Karol Mikuli, il suo insegnante
(particolare).
Radici
28
“suonava Bach e soprattutto Bach, ma è difficile dire chi apprezzasse di più fra Bach e Mozart. Egli eseguiva i lavori di entrambi in modo ugualmente ed incomparabilmente grandioso”.7 Chopin condivise la devozione per Mozart con Pauline Viardot, e soprattutto con Eugène Delacroix. Il pittore annotò il contenuto delle sue discussioni con Chopin sull’autore del Don Giovanni. Un giorno scrisse “Mozart non fa mai errori!”. Secondo Liszt (il che suona piuttosto improbabile), Chopin riteneva che con i suoi ultimi lavori Mozart avesse inaugurato l’era romantica. Secondo Jean-Jacques Eigeldinger, “Chopin era l’erede di Mozart”.8 Gli influssi della musica di Beethoven non sono così profondi. Chopin provava ammirazione e insieme distacco per l’autore dell’Appassionata. Nonostante avesse ascoltato varie volte la Nona Sinfonia – a Parigi, Aquisgrana, Londra – nelle discussioni con Delacroix non era lontano dal criticarla. Egli non valutava tutte le opere di Beethoven allo stesso modo. Eseguiva con piacere alcune sue sonate ma, secondo alcuni esperti del tempo, non alla maniera di Beethoven: le “chopinizzava”.9 Tuttavia, se consideriamo l’argomento dal punto di vista della poesia compositiva, senza Beethoven non ci sarebbero le sonate, le ballate o gli scherzi di Chopin. Bach, Mozart e Beethoven: ognuno influenzò lo sviluppo del linguaggio chopiniano a suo modo e misura. Nonostante questa provenienza molteplice, l’idioma di Chopin è assolutamente personale. Questa molteplicità non si
Józef Elsner (1760–1854), compositore, pe-
esaurisce tuttavia nell’influenza dei tre grandi predecessori. Prima che essi
dagogo, direttore del Conservatorio e della
giungessero all’orecchio, e subito dopo fra le dita “del fanciullo destinato a prendere il posto di Mozart”, per lui esisteva già una musica di un altro tipo e provenienza: il canto popolare polacco. Esso riempiva gli spazi acustici della casa di Żelazowa Wola, e poi del Palazzo Saski. Era ricco e vario nei temi, nello spirito e nel carattere; dalle ninne nanne infantili alle romanze, dai canti natalizi a quelli patriottici. Chopin ricorreva a questo repertorio – custodito nelle orecchie e nell’immaginario degli anni giovanili – quando era sopraffatto dalla nostalgia: per esempio quando confidò, in una lettera degli ultimi anni alla famiglia, “ho passato la serata suonando da solo e canterellando motivi delle rive della Vistola…”.¹0 Tracce di canti popolari fanno la loro comparsa fin dai primi anni in reminiscenze, allusioni, citazioni. Alcuni esempi: Już miesiąc zeszedł (Già un mese è passato) nella Fantasia su
Scuola Primaria di Musica. Chopin prese lezioni da lui dai tredici anni in poi.
29
Aleksander Kokular, Ritratto di Maria Szymanowska, circa 1825; Maria Szymanowska (nata Wołowska nel 1789), pianista e compositrice; diede concerti in tutta Europa, e verso la fine dei suoi giorni fu pianista di corte dell’Imperatrice a San Pietroburgo.
Michał Kleofas Ogiński (1765–1833), compositore, aristocratico, coinvolto nel Frontespizio della prima edizione di Vingt
movimento indipendentista, partecipò all’in-
Exercices et Préludes di Maria Szymanowska.
surrezione di Kościuszko; autore di popolari polacche.
32
Radici
I ragazzi del pensionato Chopin ascoltano il giovane Fryderyk al pianoforte; dipinto di A.C. Gow, A Musical Story by Chopin.
Julian Ursyn Niemcewicz (1758–1841), poeta, aiutante di Adam Kazimierz Czartoryski, partecipò attivamente al Partito Patriottico (Stronnictwo Patriotyczne); Presidente della Società degli Amici delle Scienze (Towarzystwo Przyjaciół Nauk), i suoi Canti storici divennero un testo di riferimento per la Polonia sottomessa; già da bambino Chopin improvvisava su quei temi.
33
Frontespizio dei Canti storici di Niemcewicz, pubblicati nel 1816 “con musica e illustrazioni”, e una pagina con lo spartito di Jan Kazimierz. La musica dei canti venne composta da tredici autori polacchi del tempo, fra cui Franciszek Lessel, Karol Kurpiński e Maria Szymanowska.
Illustrazione per la Duma su Stefan Potocki dai Canti storici.
Campagna
3
Se vedrai Szafarnia, Płonne, Gulbiny, Radomin, Ornówek, ricorda il mio nome… Chopin a Jan Białobłocki, 20 giugno 1826
I tuoi campi mi hanno lasciato una certa nostalgia… Chopin a Tytus Woyciechowski, 21 agosto 1830
Campagna
38
“Non sono fatto per la campagna”, lamentava Chopin in una lettera alla famiglia, scritta a Nohant nell’estate del 1845.¹ Pochi giorni prima, sempre da Nohant, aveva inviato ad un amico di Parigi queste parole deliziate: “La campagna è così bella che proverei compassione per te, confinato laggiù in città, se non si trattasse di Parigi”.² Era diviso in due. Da una parte, era un uomo di città, non di campagna. Ma dall’altra, forse proprio in quanto uomo di città, era sensibile all’influenza dell’immagine sentimentale della vita in mezzo alla natura e si abbandonava all’aura romantica: “Bella campagna, usignoli, allodole”.³ Affascinato dalla tenuta rurale della Signora Sand, cercò di tentare anche Wojciech Grzymała a visitarla. Ma quando sopraggiunsero i tipici giorni di maltempo – pioggia, tuoni e forte vento – la sua fragile natura disse no. In quel momento, come annotò George Sand, “tutti i suoi poveri nervi erano sottosopra”.4 La prima esperienza piena e profonda della vita di campagna fatta dal tredicenne Chopin coincise con un entusiasmo sconfinato, l’attrazione per un modo di vivere diverso, e la meraviglia per il folklore esotico. Accadde nel 1824 a Szafarnia, un piccolo villaggio sperduto in mezzo ai campi ed alle foreste attorno a Dobrzyń, punto d’incontro delle regioni di Masovia, Pomerania e Cujavia. Era la sua prima vera vacanza, trascorsa in mezzo a
Esposizione nel Museo del villaggio maso-
gente ospitale, a lui conosciuta e vicina: la famiglia di un amico, un aristo-
viano di Sierpc.
cratico studente del pensionato del padre. La lettura dell’epistolario fra Chopin e la famiglia durante il soggiorno a Szafarnia è preziosa; in forma giocosa, le sue lettere fanno la parodia di un quotidiano della capitale polacca. Il “Corriere di Szafarnia” ci permette di seguire ogni fase della meraviglia del dandy di città in visita al villaggio. Tutto era nuovo: l’aria di campagna e il pane del paese, la fauna domestica e le corse a cavallo, e soprattutto i canti, le danze e i costumi locali, che incitavano stranamente alla stravaganza ed alla sfrenatezza. Sulle prime, a predominare era il punto di vista dell’osservatore: “A Obrowo c’era la festa del raccolto”, riportava il “Corriere di Szafarnia” del 24 agosto. “L’intero paese si era riunito davanti alla casa padronale, e gioiva sinceramente, specie dopo la vodka, e ragazzine dalla voce stridula cantavano una famosa canzonetta, stonate di un semitono:
39 Davanti alla casa sta l’anitra nel pantano, e la nostra signora tutta nell’oro”. L’ascolto, passando per Nieszawa, di una “Catalani di paese seduta sullo steccato, che cantava qualcosa a voce spiegata” (il riferimento è ad Angelica Catalani, celebre soprano dell’epoca), fu sufficiente ad attivare il collezionista di folklore. Tre groszy persuasero la ragazza a permettergli di annotare le parole della “mazureczek”: “Guarda là dietro quei colli, quei colli, come danza il lupo, è proprio perché non ha moglie, che si affanna così”. Infine, l’ospite di città si abbandonò all’abbraccio magico della festa di villaggio, lasciandosene coinvolgere ed assorbire completamente: suonare, danzare e cantare insieme agli altri, nella notte, fino a cadere a terra sfiniti. Chopin riportò ogni cosa sin quasi nel minimo dettaglio in una lettera da Szafarnia. Il suo resoconto dell’accaduto merita di essere citato, almeno in parte: “Eravamo a cena ed avevamo appena finito l’ultima pietanza, quando da lontano si sono fatti sentire cori di voci stonate, ora con grida nasali di donne, ora con toni più alti di ragazze che stridevano impietosamente, a bocca quasi aperta. Li accompagnava un solo violino a tre corde che ad ogni strofa cantata rispondeva con voce di contralto”. Ogni ritornello “motteggiava” qualcuno. Quattro versi riguardavano i dandy della capitale: “Davanti alla casa c’è uno spiazzo verde, il nostro varsaviense è magro come un cane. Sul fienile ci sono delle pertiche, il nostro varsaviense è molto svelto”. Alla fine “cominciarono i salti, i valzer e le obertas, ma per incoraggiare i garzoni che se ne stavano in silenzio saltellando da soli sul posto, aprii le danze con un valzer in coppia con la signorina Tekla [Borzewska], e finii con la signora Dziewanowska. Più tardi tutti si erano così ringalluzziti che ballavano nel cortile con tanto slancio da finire per terra…”. E, continua Chopin con entusiasmo, “impossessatomi dell’archetto polveroso ho incominciato a suonare con tanta energia [un contrabbasso con una corda sola] che tutti sono volati a vedere…”. E da bravo cittadino non trascura di notare che “la notte era bellissima, rilucevano la luna e le stelle…”5
Interno di una casa nel museo di Sierpc.
Campagna
40
Quanto al rapporto di Chopin con i villaggi polacchi, Szafarnia non è un caso isolato. Essa era circondata da un’intera costellazione di borghi, paesi e cittadine che un tempo si chiamavano, non a torto, “il distretto di Chopin”.6 Nel 1824 e nel 1825 essa fu soltanto un punto di partenza per gite in tutta la regione, un crogiolo di folklore masoviano-cujavian-pomeraniano, e non solo di folklore. Chopin vi si ritrovò su invito della famiglia Dziewanowski, nota per essersi fatta onore nell’epopea napoleonica. Vi si recò per riposarsi e mantenersi in salute, ma è probabile che fosse lì anche affinché i suoi ospiti potessero meglio ostentare i suoi notevoli talenti. Per questo motivo, dai dintorni di Szafarnia arrivavano carrozze che conducevano il giovane virtuoso di castello in castello. I luoghi, e quasi tutti i nomi delle famiglie aristocratiche che egli visitò si possono apprendere dalle sue lettere, ossia dai “Corrieri di Szafarnia”. Dunque Chopin non visitò soltanto i villaggi degli Dziewanowski (Szafarnia, Bocheniec e Płonko), ma anche, almeno per una breve sosta, Sokołowo dei Wybraniecki, Gulbiny e Płonne dei Piwnicki, Ugoszcz dei Borzewski, Radomin dei Ciżewski, Obrowo dei Romocki, Kikół, Kozłowo e Kowalewo degli Zboiński, Rusinowo dei Podoski, Zbójno dei Sumiński e Turzno degli Działowski. Un giorno d’agosto del 1824, il giovane Chopin fu testimone di una riunione tra famiglie nobiliari, una scena che evocava l’atmosfera del Pan Tadeusz. Nel suo resoconto, egli elencò i nomi dei notabili di otto famiglie, giunti a Szafarnia non solo per discutere di qualche argomento a lui sconosciuto, ma anche per ascoltare le sue interpretazioni al pianoforte. A Szafarnia il tredicenne Chopin si sottopose anche ad un’altra iniziazione: quella alla musica delle orchestrine ebree che accompagnavano la vita di paese in Polonia. Il suo interesse per questa diversa sonorità era così profondo che, con una sorta di settimo senso, egli ne carpì l’idioma stilistico. Nelle memorie di un amico di famiglia degli Chopin, Kazimierz Wójcicki, è descritta la scena seguente: “Quando alcuni ebrei giunsero in una vicina tenuta di Obrowo per comperare del grano, Fryderyk li chiamò e suonò per loro una mayufes. La sua esecuzione li esaltò e li portò a lasciarsi andare al punto che non soltanto saltarono e danzarono gioiosamente, ma chiesero anche al signore del castello di far esibire Chopin ad un imminente matrimonio, dal momento che suonava come un vero ebreo”.7 Un indizio
Jan Piotr Norblin, Musicisti ebrei, particolare.
41
Casa e aia nel museo di Sierpc.
Utensili e arredi domestici nel padiglione del Museo del villaggio masoviano.
Campagna
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sicuro di quest’attrazione musicale è un pezzo composto a Szafarnia e chiamato dallo stesso Chopin Żydek (Il piccolo ebreo). Se diamo credito alla tradizione familiare, Żydek era il titolo della prima versione della Mazurka in la minore op. 17, marcatamente orientaleggiante ed esotica. Sebbene in misura incomparabilmente minore che a Szafarnia, Chopin ebbe svariate occasioni di familiarizzare con diverse altre regioni del suo paese. Alcune le conobbe durante visite di piacere più o meno prolungate; fu così nel 1823, quando andò a Żelazowa Wola a trovare gli Skarbek; nel 1827 visitò i Sierakowski a Waplewo, in Pomerania;8 nel 1828 i Pruszak a Sanniki, in Masovia; nel 1829 i Wiesiołowski a Strzyżew (Grande Polonia) e i Radziwiłł ad Antonin; nel 1830, infine, fece visita a Tytus Woyciechowski a Poturzyn, nella regione di Chełm. Lungo la strada, egli pernottò inoltre in almeno una dozzina di altri luoghi. Viaggiava intensamente. Nel 1826 si recò a Duszniki passando per Kalisz e Breslavia; nel 1827 raggiunse Danzica passando per Płock (“Oggi, quindi, a Płock, domani a Rościszewo, il giorno dopo dopodomani a Kikół, alcuni giorni a Turzno, altri a Kozłowo, un momento a Danzica, e poi ritorno” 9); nel 1828 si recò a Berlino passando per Poznań e Sulechów; nel 1829 a Vienna attraverso Opoczno, Cracovia e Wadowice; nel 1830 a Poturzyn attraverso Puławy e Lublino. A quanto pare Chopin attraversò la Polonia in lungo e in largo, ed ebbe molte occasioni per entrare in contatto con le varietà regionali del folklore polacco, talvolta in conflitto le une con le altre. Alle sue orecchie – allevate e allenate alla musica di Mozart e Bach, oltre che a canti e danze dei compositori polacchi coevi – queste manifestazioni regionali potevano inizialmente suonare piuttosto esotiche. Ben presto, tuttavia, esse sarebbero divenute una fonte d’ispirazione profonda e durevole, sempre più evidente nei suoi scritti “on the road”, nel suo diario di bordo: mazurke, oberek, kujawiak. Chopin non intendeva pubblicarli; essi rimasero fra i suoi inedit, in quanto brani ancora un po’ troppo vicini alle fonti dalle quali egli li aveva tratti. Considerò degni di pubblicazione soltanto i brani composti durante il suo addio alla patria. L’ispirazione spontanea fu stemperata dalla nostalgia, che segnò le successive mazurke con un carattere unico; l’intonazione dei villaggi polacchi,
Sculture popolari nel museo di Sierpc.
43 con un tocco di idee romantiche e poetiche (ma non realistiche); come quelle che apparivano in alcune frasi atte a descrivere la “salita a bordo” della carrozza un mattino presto, sulla già citata rotta da Płock a Danzica: “Aria fresca, il sole splende meravigliosamente, gli uccellini cinguettano, nessun mormorio di ruscello, ma al suo posto c’è uno stagno dove le ranocchie cantano soavemente”.¹0
¹ Chopin alla famiglia, Nohant 18–20 luglio 1845. ² Chopin ad August Léo, Nohant 8 luglio 1845. ³ Chopin a Wojciech Grzymała, Nohant 2 giugno 1839. 4 George Sand a Eugène Delacroix, Nohant 7 luglio 1841. 5 Chopin alla famiglia, Szafarnia 26 agosto 1825, in Valeria Rossella (a cura di): Vita di Chopin attraverso le lettere, Lindau, Torino 2003, pp. 11, 16-17. 6 Vedi Paweł Dzianisz, Okolica Chopina, Gdynia 1964. 7 Cfr. Marceli Antoni Szulc, Fryderyk Chopin i utwory jego muzyczne, Poznań 1873, p. 31. 8 Vedi Andrzej Bukowski, Pomorskie wojaże Chopina, Danzica 1993. 9 Chopin alla famiglia, Kowalewo, venerdì, estate 1827. ¹0 Ibidem.
Il parco di Szafarnia ricorda ancora l’epoca di Chopin.
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Michał Stachowicz, Festa del raccolto, 1821.
Mazurka in la bemolle maggiore op. 7, fotografia dell’autografo, bella copia della prima versione con il titolo Mazur.
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Corriere di Szafarnia – le spiritose lettere alla famiglia sono oggi un documento eccezionale sulle impressioni di Chopin durante la sua permanenza in campagna. Nel corso delle vacanze in Szafarnia nel 1824 e nel 1825, Chopin visitò una ventina di villaggi della zona.
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Szafarnia. Al posto della casa in legno della tenuta di Dziewanowski, dove Fryderyk trascorse le vacanze, c’è oggi un eclettico palazzo della fine del XIX secolo.
Chopin al pianoforte, disegno di Eliza
A Szafarnia si trova oggi il Centro Chopin,
Radziwiłł fatto ad Antonin, probabilmente
dove hanno luogo concerti ed eventi culturali.
nel 1829.
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Ugoszcz – palazzo e parco del XIX secolo circa. A Ugoszcz Chopin fu ospite della famiglia Borzewski.
Palazzo neogotico a Sanniki, costruito agli inizi del XX secolo nel luogo in cui un tempo sorgeva la villa in legno della famiglia Pruszak, dove Fryderyk trascorse l’estate del 1828; in questo palazzo ha sede oggi il Centro in memoria di Fryderyk Chopin (Ośrodek Pamięci Fryderyka Chopina).
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Durante il suo soggiorno a Szafarnia, Fryderyk fece visita a vari amici; Jan Białobłocki a Sokołowo, e Antoni Wybraniecki nella tenuta di suo padre
La villa della tenuta di Obrowo, costruita agli inizi del XIX secolo. Chopin vi fu ospite di Hieronim Romocki e prese parte a molti balli di paese.
Va r s a v i a
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Suono ogni settimana, la domenica, l’organo della chiesa delle Visitandine, e gli altri cantano… Questa settimana ho sei ore di contrappunto severo con Elsner. Chopin a Jan Białobłocki, novembre 1825 e ottobre 1826
Va r s a v i a
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Chopin trascorse metà della vita a Varsavia. Non c’è palazzo dove non abbia risuonato la sua musica. Per vent’anni – dal settembre 1810 al novembre 1830 – egli visse nella capitale, studiando, dando concerti, suonando l’organo in chiesa e accompagnando danze e feste tra amici, e là si innamorò. Universalmente apprezzato e ammirato, nella vita della città assunse all’inizio il ruolo di “Wunderkind”, poi di giovane estremamente dotato, per arrivare infine ad essere acclamato come un “genio”. Giunto al termine degli studi di composizione, il suo insegnante Józef Elsner diede di lui il seguente giudizio: “attitudini eccezionali, un genio musicale”. Chopin approdò in città all’epoca del Ducato di Varsavia istituito da Napoleone, e lasciò il Regno Polacco (creato dal Congresso di Vienna dopo la caduta di Napoleone) come suddito dell’imperatore russo. In città egli trascorse tranquillamente (ma solo in apparenza) gli anni in cui minacciosi venti di guerra scuotevano l’Europa. Lasciò Varsavia alla vigilia di violenti avvenimenti, solo quattro settimane prima della Rivolta di Novembre, quando i Polacchi si ribellarono al governo straniero che era stato loro imposto. Durante la primissima infanzia abitò nell’ala destra del Palazzo Saski, e dalla sua finestra poteva vedere i Giardini Saski. Era quella la sede originaria del Liceo di Varsavia, dove Mikołaj Chopin era impiegato come profes-
Ricostruzione della stanza di Chopin nel
sore di lingua e letteratura francese. Qui suo padre aveva anche aperto un
Palazzo Czapski (già Krasiński). Fryderyk visse qui con la famiglia dal 1827 al 1830.
pensionato per fanciulli di nobile famiglia. Sette anni più tardi, gli Chopin
Insieme ad altri brani, i suoi due concerti per
si trasferirono – al seguito del liceo e del pensionato – nel padiglione di
pianoforte furono creati qui.
sinistra del Palazzo Kazimierzowski. Infine, Chopin passò i suoi ultimi quattro anni a Varsavia nell’ala sinistra del Palazzo Krasiński, insieme ai suoi più intimi amici. Fino all’età di sette anni aveva vissuto spensierato, libero dagli obblighi derivanti dal suo straordinario talento. E anche quando quel talento fu scoperto e pubblicizzato dalla stampa, il padre di Fryderyk non seguì le orme del padre di Wolfgang Amadeus. In ogni caso, dopo la prima esibizione in pubblico, organizzata dalla Contessa Zofia Zamoyska sotto gli auspici di Niemcewicz, il virtuoso di otto anni iniziò ad esibirsi nei salotti più altolocati di Varsavia, ma sempre senza oltrepassare i limiti della ragionevolezza.
55 I biografi ricordano che in quegli anni il giovane Chopin si esibiva presso le famiglie Czartoryski, Sapieha, Czetwertyński, Radziwiłł, Potocki, Zamoyski, Mostowski, Grabowski, Drucki-Lubecki e Zajączek. I tour per presentare le doti del ragazzo nei salotti di Varsavia morirono per così dire di morte naturale non appena egli passò dall’infanzia all’adolescenza. Quando divenne studente del Liceo di Varsavia era già in grado di scegliere le sedi e la natura della sua partecipazione alla vita artistica della città. Le sue attività persero presto il carattere di uno sfoggio di talenti precoci, per diventare eventi sociali ricchi di musica, danza e saggi di recitazione. Circondato dai suoi coetanei, Chopin si esibiva ora in salotti di altro genere: quelli di Teresa Kicka, Katarzyna Lewocka, Klementyna Hoffman nata Tańska. Ancora qualche anno, e con l’inizio del primo corso di studi alla Scuola Principale di Musica, “tutti i the, le serate e i piccoli balli”, come egli stesso ebbe a dire, rischiavano di “darti alla testa”. Era tempo di concentrarsi sullo studio, ed anche di cominciare a prendersi cura della propria salute. Chopin iniziò a comporre fin dal settimo od ottavo anno di vita. Nel 1818 fu felice di vedere stampata una delle polacche della sua infanzia (in sol minore, WN2) per i tipi di J. Cybulski nella Città Nuova, trascritta da suo padre secondo le consuetudini del tempo. “Il compositore di questa danza polacca,” scrisse un recensore sul “Diario di Varsavia”, “ha solo otto
I Giardini Saski – i dintorni più prossimi al
anni […] un autentico genio musicale, non solo perché in grado di ese-
primo appartamento di Chopin a Varsavia
guire al pianoforte i pezzi più difficili con la massima facilità e gusto, ma anche perché è l’autore di alcune danze e variazioni, che non mancano di sorprendere gli esperti…”.¹ All’inizio Chopin componeva in modo puramente amatoriale, imitando i modelli musicali che aveva ascoltato. Per lui scrivere musica era qualcosa che stava al confine tra l’arte e il divertimento. Solo quando iniziò a prendere lezioni private di composizione con Józef Elsner, all’età di tredici anni, il suo dilettantismo infantile scomparve. Oltre a danze polacche, valzer e scozzesi, componeva rondò, la forma pianistica più in voga dell’epoca. Il giovane virtuoso che stupiva gli esperti interpretando autori come Jírovec, Kalkbrenner, Moscheles e Hummel, ebbe l’opportunità nelle proprie composizioni di dimostrare la sua totale maestria tecnica, allora molto en vogue, e si lasciò affascinare da questa tecnica senza pensarci due volte.
nel Palazzo Saski.