Un rifugio nel bosco

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un rifugio nel bosco



un rifugio nel bosco

2012_Laboratorio di progettazione architettonica 2 Prof._Decio Guardigli_Stephan Jung_Franca Neonato progetto individuale

a sinistra foglie, Quercus robur

music totally nude(David Byrne) _cfr Naked_Talking Heads_1988


a destra Foto dal finestrino_Ettore Sottsass_Adelphi edizioni_2009_pag.64-67


“Spesso mi è venuta voglia di scappare dalla città per vivere da eremita, chissà come, in un buco del deserto o per finire su qualche prato ai piedi delle impassibili torri bianche dell’Everest e farmi proteggere dalle molte segrete visioni di qualche monaco tibetano. Molti anni fa ho anche provato a fare qualcosa di simile, di molto vagamente simile: sono scappato. Ho girato a lungo, tre o quattro anni, per le montagne dei Pirenei: volevo impossessarmi di qualche piccolissimo pezzo di terra, quella piccolissima parte di terra del pianeta che sta sotto una tenda. Da quegli spazi diventati me stesso e segnalati nell’universo da una stoffa, speravodi potermi sentire coinvolto dall’immenso rombo dei tuoni dei temporali, dall’immenso peso dell’acqua dal cielo, dall’immensa chiarezza dell’aria, dall’immensa violenza delle stagioni, dall’immenso non senso della mia presenza nello spazio e nel tempo. Speravo cioè di poter affondare nell’ignoto: l’inconoscibile senso della mia presenza. In quel piccolissimo spazio del pianeta, sotto una tenda, forse avrei potuto smettere di pensarmi come ‘speciale’ natura pensante che pensa alla natura. Forse potevo semplicemente sentirmi natura: natura che non ha pensiero ma è. Non sono mai riuscito a scappare, sono sempre ritornato in mezzo ai muri sporchi della città.” Iran, 1998


“Progettare architettura vuole anche dire disegnare un posto dove,al tramonto, due amici seduti per terra si raccontano, adagio, le storie della loro vita.� India, 1993


a sinistra Foto dal finestrino_Ettore Sottsass_Adelphi edizioni_2009_pag.52-53


Da piccolo trascorrevo numerosissime giornate con i miei nonni, ma furono alcune domeniche a rendere questi giorni così particolari. La mattina ci si alzava presto, la nonna preparava il necessario per il pranzo in montagna e si partiva. La montagna non è molto distante da noi, abitiamo in un piccolo paesino e ci bastano pochi minuti per raggiungerla. In montagna mi divertivo con poco, con i rami spezzati, con le foglie e tra le cose che la terra mi regalava c’erano anche i funghi. Dopo il pranzo infatti con il nonno si partiva “alla ricerca”, e questo rituale fin dalle prime volte mi ha lasciato quel non so che di misterioso e affascinante. Si camminava in silenzio, il nonno era sempre davanti, era la mia guida, solo lui sapeva come muoversi per raggiungere le cosiddette “macchie”, i luoghi dove i funghi amano crescere, ogni anno e, a volte, numerosi. Mi emozionava tantissimo la sua conoscenza del bosco, delle piante e dei sentieri. Ho imparato ad amare spontaneamente queste cose. Ogni volta che torno in questi posti è per me come entrare in un tempio di alberi dove è d’obbligo il segreto silenzio. Un luogo così unico che produce e produrrà così molteplici ricordi.


in alto funghi, Cantharellus cibarius a sinistra racconti


a destra il rifugio, planimetria




a sinistra il rifugio, sezione



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