Ristoranti Galeotti

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San Pietro Via Laurito 2 Positano (SA) Tel. 089.875455 Fax 089.811449 Ferie: dal 1° novembre al 31 marzo E-mail: info@ilsanpietro.it Amore: Travolgente Ospiti ideali: Venere e Marte - Richard Wagner e Cosima Liszt - Greta Garbo e Leopoldo Stokowski Piatto G.I.: “Tortino di alici con marmellata di pomodori”

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lmeno una volta nella storia del loro amore due G.I. “devono” provare l’emozione di una sosta al “San Pietro” di Positano. Così come chi ama l’arte, la poesia, la musica deve almeno una volta visitare la galleria degli Uffizi, assistere ad una rappresentazione delle nozze di Figaro, leggere Guerra e Pace, il quinto canto dell’Inferno e il trentesimo del Paradiso, così come un maomettano deve recarsi almeno una volta in pellegrinaggio alla Mecca. Il “San Pietro” è la cornice perfetta per un amore pieno, assoluto, travolgente, ma è anche il luogo ideale per un amore ancora timido, in cerca di certezze e di conferme; è perfetto per un amore che nasce ma anche per una passione sulla via del tramonto, non c’è luogo migliore per dirsi il primo “sì” o per darsi teneramente l’addio. Tutta la costiera amalfitana è luogo d’amore; il dio che la creò doveva essere al colmo della creatività, certo doveva essere innamorato. Non c’è altro luogo che comprende tanta bellezza in così breve spazio; quale fantasia se non quella di un dio innamorato può avere immaginato tali meraviglie? Non sempre però gli uomini sono stati degni dei regali ricevuti e li hanno spesso deturpati con orrende costruzioni. Non è stato fortunatamente il caso del San Pietro costruito da un uomo amante del bello, rispettoso della natura, determinato a realizzare il sogno della sua vita. Si chiamava Carlo Cinque, detto affettuosamente zio Carlino: nato e vissuto a Positano si era occupato fin da giovinetto dell’albergo Miramare, storico locale di famiglia. Nel ’62 acquista Punta San Pietro, un promontorio sulla scogliera rocciosa appena fuori dal paese e vi compie il miracolo di costruirvi uno dei più suggestivi “Relais & Chateaux” del mondo senza alterare l’armonia del paesaggio, senza violentarne la bellezza. Per capire appieno questo miracolo vi si dovrebbe arrivare dal mare e ammirare la costruzione incastonata armoniosamente sullo sperone di roccia fra macchie di piante di ulivi, limoni, pini, fra cascate di bouganvillee, campanule, ibiscus, nasturzi… Dalla spiaggia privata si salirà poi con un ascensore costruito dentro la roccia fino alla hall che dà sulla grande terrazza dalla quale lo sguardo spazia sul’azzurrità del golfo più bello del mondo dall’isola di Capri fino al mare di Amalfi… E si penserà che il Paradiso se non è così dovrebbe assomigliarvi molto. 3


La cucina

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l curioso destino del “San Pietro” è quello di essere tramandato da zio a nipote; da Carlino è passato a Salvatore, figlio del fratello e poi a Carlo e Vito figli della sorella Virginia e questi rischiano di continuare la tradizione. La loro non è stata una facile eredità. Sia zio Carlino che Salvatore erano molto amati dagli ospiti fra i quali moltissime celebrità del mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo: da Barbra Streisand a Dustin Hoffman, da Carla Fracci a Tina Turner, da Franco Zeffirelli a Sidney Poitier, a Gore Vidal, a Bernard Levy… Assistiti amorevolmente da mamma Virginia, hanno continuato però a gestire l’albergo con lo stesso spirito e lo stesso stile. Chi si occupa della cucina è Vito, il fratello maggiore il quale, anche se figlio di un apprezzato chirurgo, è da sempre innamorato dell’arte culinaria; ha frequentato la scuola alberghiera ed è poi andato a farsi le ossa in giro per il mondo per tornare a Positano nel ’96 dopo la scomparsa dello zio Salvatore. Si è proposto subito un traguardo ambizioso: far arrivare la cucina, che se pure di buon livello non era all’altezza del fascino dell’albergo, ai massimi vertici. Non ha dovuto compiere grandi rivoluzioni: è bastato partire dai prodotti di una terra o di un mare generoso, ascoltare i loro suggerimenti, rispettare i sapori senza prevaricarli. Due grandi appezzamenti di terra producono l’uno i fiori per abbellire le camere e ogni altro luogo dell’hotel e l’altro le verdure, gli ortaggi e la frutta che, fragranti entrano nella cucina. Ed ecco creato un menu dove sono sempre presenti, accanto ad alcune proposte di cucina creativa e di fantasia, i piatti della tradizione: “Ravioli di patate e ricotta con sugo d’agnello”, la superba “Zuppa di pesce” i deliziosi “Babà al limoncello”… I risultati non hanno tradito ad arrivare e la critica che aveva per anni ignorato il “San Pietro” come relais gourmand, ha incominciato ad occuparsi della nuova realtà, ha preso atto che sulla scogliera di Positano, oltre ad un fascinoso albergo c’è anche un grande ristorante.

Tortino di alici con marmellata di pomodori

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La cantina “Aujourd’hui l’espace est splendide sans mors, sans éperon, sans bride partons à cheval sur le vin pour un ciel féerique et divin”

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“Oggi lo spazio è splendido senza morso, senza speroni, senza briglie partiamo a cavallo sul vino verso un cielo divino di magia”. (C. Baudelaire)

nche ai vini (sono attualmente circa 500 etichette e in continua crescita) Vito pone naturalmente grande attenzione dando fiducia a produttori emergenti; è attento a scoprire i giovani di talento soprattutto nella sua regione per creare un connubio ideale con i cibi. Ed ecco perciò accanto a pluridecorati vini d’oltralpe e del resto d’Italia, deliziosi vini della Campania pressoché sconosciuti ma destinati ad un avvenire luminoso; come è accaduto al Montevrano che Silvia Imparato produce a San Cipriano Picentino (scoperto anni fa da Vito è stato di recente catalogato da Wine Spectator fra i cento migliori vini del mondo) o il Fior d’Uva che Marisa Cuomo ottiene a Furore a pochi passi da Positano da vitigni di Ginestra e Fenile (da quando lo ha assaggiato il presidente Ciampi non se lo fa mai mancare nella sua cantina) o i superbi, eleganti vini dell’Azienda Pietracupa che Sabino Loffredo imbottiglia solo nelle grandi annate a Montefredone (fra questi un grandissimo Greco di Tufo che Sabino, per misteriose ragioni ha chiamato “G” e che Vito ha scelto come perfetto accompagnatore del piatto che gli innamorati gusteranno nella loro cena a lume di candela).

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Luoghi G.I.

ntorno al “San Pietro” c’è il “paradeisos” il giardino terrestre lambito dal mare, con luoghi fra i più suggestivi; gli innamorati di tutto il mondo lo sanno e hanno solo l’imbarazzo di scegliere le mete per le loro gite: Capri, Amalfi, Sorrento, Furore, Ravello… Vito e Carlo ne suggeriscono però altre non molto conosciute: Nocelle, una frazione di Positano a 500 metri d’altezza da dove si gode un panorama di intensa bellezza con lo sguardo che dalla lontana isola d’Ischia arriva fino al golfo di Salerno; un altro prezioso suggerimento per i G.I. è quello di percorrere il sentiero di montagna sui monti Lattari, definito da Steinbeck “il sentiero degli Dei”, una passeggiata di incantevole fascino. Una esperienza infine alla quale i G.I. non devono assolutamente rinunciare se si trovano nella bella stagione è il bagno notturno sulla spiaggia di Fornello, vicino alla Torre Clava: se quella notte ci sarà anche la luna si capirà meglio perché il “San Pietro” è il perfetto rifugio per amori travolgenti.

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A lume di candela

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l tavolo sul quale consumeranno la cena per la “loro” grande serata sarà posto accanto alla vetrata che si affaccia sulla emozionante veduta del golfo con le isole “Li Galli” appartenute al grande Balanchine e poi a Nurejev, due tra i più grandi ballerini del XX secolo. Le luci di Positano si confonderanno con le luci delle stelle che in questo cielo sembrano più luminose e vicine. La cena sarà servita su piatti in terra cotta con una forma diversa per ogni tipo di portata creati apposta per il “San Pietro” dalla ditta Solimene di Vietri, i vini nei luminosi bicchieri che Riedle fabbrica in Germania dopo aver imparato i rudimenti del mestiere in una ditta napoletana; il menù verrà concordato dai G.I. con un attento e premuroso maître, ma si aprirà con un delizioso antipasto che Vito ha ideato per i G.I., il “Tortino di alici con marmellata di pomodori”, un piatto che è un’esplosione di sapori (ben sedici sono le erbe che lo compongono) e che diventa di assoluto piacere accompagnato da un grandissimo Greco di Tufo il “G” di Sabino Loffredo. Vito non poteva scegliere meglio: il connubio fra il tortino e il Greco di Sabino è un’unione d’amore. Sarà perfetto il commento musicale il sublime Preludio al “Tristano e Isotta” di Richard Wagner.

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La notte

ono 62 le camere del “San Pietro”, una diversa dall’altra, ognuna con una sua caratteristica, i suoi mobili, alcuni di grande antiquariato appartenuti a nobili famiglie napoletane, tutte con vista sul golfo, costruite accarezzando la roccia. Le prime 33 sono state inaugurate nel 1970, insieme alla grande terrazza che il “Los Angeles Time” ha definito la più suggestiva al mondo. Quale sceglieranno i G.I.? Ognuna ha il suo fascino, la sua storia da raccontare, come la camera “8 e mezzo” così chiamata perché ha ospitato la luna di miele di Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve pochi mesi dopo che il grande attore aveva terminato di girare il capolavoro di Fellini, o come la 24, la preferita di Sidney Poitier o la 52, la passione di Barbra Streisand. In ogni caso, qualunque camera scelgano i G.I., quella resterà la “loro” camera e quando la ventura li riporterà in questa magia sarà quella camera che chiederanno e sarà quella che suggeriranno ai loro figli che forse sono stati concepiti proprio lì. Accanto ad un colorato bouquet di fiori Vito avrà provveduto a far trovare un vino da meditazione: il Mel, un passito ricco di dolcezze, di profumi, di seduzioni inventato da Antonio Caggiano. Sorseggiandolo i G.I. potranno meditare sui versi di Eduardo de Filippo che ha molto amato questa costiera tanto che proprio vicino a Positano ha acquistato negli anni Sessanta un’isola, che ormai per tutti è “l’isola di Eduardo”, dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. L’ammore ched’è? “Scusate, sapite l’ammore ched’è? “L’ammore è ‘na cosa c’addora di rosa… ca rosa nunn’è… nduvina ched’è?” “E’ rosa… e scusate, sapite pecché?” “E’ rosa ‘o culore che serve p’ammore. L’ammore nun c’è si rosa nunn’è” “L’addore che c’entra… si rosa nunn’è?” “Pecché dinto maggio, se piglia curaggio. Sentenno l’addore te nasce l’ammore” “A maggio sultanto? … E sapite pecché?” “E’ maggio pé n’anno pé ch’ille c’o ssanno, pé chi nun vò bene stu mese nun vene” “E senza l’addore l’ammore nun c’è?” “Nun c’è … pecché ammore è forte delore ca pare ‘na cosa c’addora di rosa”. La notte sarà infinita.

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