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L'AUSTRIA AUMENTA IL DEBITO PUBBLICO E SFORA IL 3%...
NESSUN RECLAMO ! L'ARABIA SAUDITA ESPELLERA' 2 MILIONI DI LAVORATORI STRANIERI IL TERRIFICANTE DISASTRO SOCIALE GRECO CHE I MEDIA HANNO GIA' SCORDATO
CI SONO TASSE SPROPOSITATE PRATICAMENTE OVUNQUE LE 80 EURO SE LI RIPRENDONO ELIMINANDO LE DETRAZIONI PER IL CONIUGE A CARICO
L'AUSTRIA AUMENTA IL DEBITO PUBBLICO E SFORA IL 3%... NESSUN RECLAMO !
L'Austria - nottetempo - ha aumentato il proprio debito pubblico del 6% portandolo dal 74 all'80% del Pil e non solo, superando di botto anche il famigerato limite del 3%. Eh, già. Se devono essere "salvate" le banche con i soldi pubblici, non c'è limite che tenga e neppure sanzione che valga. Avete visto fulini e saette tedesche di Berlino contro Vienna, per caso? Neppure l'ombra. Cosa è accaduto? Qual è la notizia? Ve la faccio leggere traendola dall'europeista ed euro-fanatico Sole 24 Ore: "Vienna salva Hypo Alpe Adria e fa aumentare il debito del 6%, portandolo all’80%, e il deficit sopra il 3%. Vienna ha deciso di seguire il modello tedesco e olandese
L'ARABIA SAUDITA ESPELLERA' 2 MILIONI DI LAVORATORI STRANIERI
Riyadh ha detto di voler espellere forzatamente ben 2milioni di lavoratori stranieri, tra cui centinaia di migliaia di etiopi, somali, indiani, pakistani e bengalesi, che costituiscono circa un terzo della popolazione del paese. A casa, l’esodo dei lavoratori clandestini viene visto come esperimento per liberare il mercato del lavoro del regno facendo salire gli stipendi degli autoctoni. Con uno su quattro giovani maschi sauditi senza lavoro, gli analisti plaudono alla determinazione di Riyadh di affrontare il problema – pensate che in Italia siamo quasi ad uno su due, ma i sindacati nemmeno pensano a chiedere una risposta del genere al problema disoccupazione giovanile. Sarebbe ‘razzista’.
CI SONO TASSE SPROPOSITATE PRATICAMENTE OVUNQUE
E' cosa nota: italiani e tasse non sono mai andati d'accordo. Anzi, si potrebbe quasi dire che si odiano. Eppure in un Paese civile pagare le tasse dovrebbe essere un gesto ordinario, quasi spontaneo, per il bene della comunità e del senso civico. Il popolo le dovrebbe guardare senza alcuna avversione e lo spirito dovrebbe essere questo: "pago per rendere la mia società migliore e funzionante". Ma è proprio in questa frase che risiede la nascita della dicotomia italiani-tasse. L'Italia non è un Paese dove le cose funzionano: politica insufficiente, corruzione, disoccupazione, evasione, mafie, welfare inadatto, qualità dei servizi scadenti, malasanità, istruzione in ritardo, burocrazia antiquata, giustizia lentissima, incompetenza, raccomandazioni, clientelismo, tecnologia da "Quarto mondo", etc. Quante volte allora vi sarete chiesti dove vadano a finire i soldi che ogni anno pagate in tasse?
IL TERRIFICANTE DISASTRO SOCIALE GRECO CHE I MEDIA HANNO GIA' SCORDATO
Mentre l'impatto reale è visibile in ogni ospedale, scuola, ufficio o azienda, sottolinea l'autore, ci sono alcuni indicatori che devono essere presi in considerazione per comprenderne l'estensione: il 34.6% della popolazione vive a rischio povertà o esclusione sociale (dati del 2012), il reddito dei proprietari di immobili si è contratto del 30% dall'inizio della crisi, con circa un terzo che dichiara ormai di essere indietro con i pagamenti e il 40% che non è in grado di adempiere a tutte le scadenze per quest'anno.
LE 80 EURO SE LI RIPRENDONO ELIMINANDO LE DETRAZIONI PER IL CONIUGE A CARICO
Il governo di Matteo Renzi ha tutta l’intenzione di cancellare la detrazioni per il coniuge a carico. Le donne devono essere incentivate a lavorare, non tanto a restare a casa a badare a figli o anziani genitori. E il mondo cattolico insorge: altro che aiuto alle famiglie, così le si penalizza. L’intento dell’esecutivo è scritto nero su bianco sulla scheda di sintesi della legge delega per la riforma del mercato del lavoro. Un po’ nascosto, certo. Per la precisione, si trova nell’ultima pagina della scheda, dove si fa riferimento al capitolo dedicato alla «Delega in materia di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali».