farAway: dispositivi emozionali per genitori divorziati e figli adolescenti Fusco Dante 275011 2012/2013
Philip Tabor Gillian Crampton Smith Straordinaria (Aprile 2014)
farAway dispositivi emozionali per genitori divorziati e figli adolescenti
Dante Fusco 275011 Relatore Philip Tabor Correlatrice Gillian Crampton Smith Sessione di laurea Aprile 2014 UniversitĂ Iuav di Venezia Corso di Laurea Magistrale in Design (Comunicazioni Visive e Multimediali)
Abstract | Italiano
Le possibilità che ci vengono offerte dalla tecnologia al fine di cercare di ridurre le distanze fisiche tra i rapporti umani sono molte. I casi in cui ad esempio, i membri di una stessa famiglia si trovano a non poter più vivere nello stesso posto a causa di situazioni lavorative, dello studio, sono migliaia, ma grazie ai nuovi dispositivi, alle applicazioni per smartphone, si riesce a trovare il modo di poter condividere tutti insieme dei momenti particolari, delle sensazioni, in modo tale da sentirsi comunque parte attiva di un unico elemento. Non accade però la stessa cosa in quelle famiglie in cui ci si trova ad affrontare situazioni difficili come il divorzio. In casi come questo, il modello mentale legato al nucleo familiare va a scomparire, creando non pochi inconvenienti per i figli. Si ha come la certezza che ciò che c’era prima non si potrà più avere. Spesso, a causa di un divorzio, con il conseguente allontanamento di un genitore dal nucleo familiare, le relazioni con i figli tendono a decrescere nella qualità e nel tempo speso assieme. farAway è un progetto indirizzato al rapporto tra genitori separati e figli adolescenti. Tutti sappiamo quanto sia importante la presenza di un genitore nella vita del figlio, e nulla può rimpiazzare tutte le cose legate a questo rapporto, ma ci sono tanti esempi che dimostrano come la tecnologia abbia cercato di rimediare alle lacune create dalle distanze fisiche, anche in caso di divorzio. Risulta strano però come nessuno sembra prestare attenzione all’adolescenza, anche se questa risulta essere un periodo molto particolare della crescita di un individuo, in cui si hanno molte difficoltà nell’esternare emozioni, stati d’animo, e nel momento in cui si presenta un divorzio, gli adolescenti tendono ancora di più a tenersi tutto dentro. Con farAway ho cercato di lavorare ad una possibile soluzione che desse la possibilità agli utenti di condividere semplici emozioni e sensazioni, al fine di ricreare un’intimità. Un modo per ristabilire l’importanza della presenza di ognuno nella vita dell’altro, ma allo
stesso modo, un qualcosa che non fosse invasivo per le necessitĂ di un adolescente. Una possibilitĂ di incrementare la qualitĂ della comunicazione tra due membri della stessa famiglia che si scontrano con una distanza dovuta ad un divorzio, con degli stereotipi e dei modelli mentali tipici della societĂ moderna.
Abstract | English
New technologies offer many ways to decrease physical distances in human relations. There are a lot of cases in which the conception of the family fail, because people go abroad for work, study,et., but thanks to new devices, services and mobile applications, family members can share moments and emotions to maintain that feeling of being one single element. There are some occasion in which family members that don’t live together anymore can meet in the same place and do the usual activities of a family. This is not true for families in which there’s a divorce. In this cases, the mental model of the family totally disappears. There’s the certainly that what was before will not be anymore. Often, due to a divorce and the following moving of a parent from what we call home, relations between children and parents tend to decrease in quality and time spent together. The physical part of a relation disappears very quickly. farAway is a system to strengthen relations between parents and adolescent children that have to face a divorce. The presence of a parent in the life of a child is important and nothing replaces all aspects of this connection, but new technologies have tried to fill the gap of the physical distances, even in cases of divorce. Adolescents have a lot of difficulties in showing their emotions, and when there’s a divorce, they tend to keep all their thoughts inside. Through farAway, I tried to work on a solution for this target of users, something that can give the possibility to share simple emotions and feelings, in order to create intimacy. A way to keep the importance of the relation between son and parent, the importance of the presence of each other in each other’s life, but at the same time, something not invasive, in order to respect what are the needs of an adolescent. A possibility to increase the quality of a communication between two persons of the same family that had to face with distances, mental models and stereotypes.
INTRODUZIONE
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1.1 Punti di partenza 1.2 Il divorzio, le conseguenze, la tecnologia 1.3 Condividere emozioni 1.4 Momenti e ricordi 1.5 Presenza e collettività 1.6 Conclusioni e riflessioni
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2 PASSO PER PASSO 2.1 Le basi 2.2 Quali intenti 2.3 Ulteriori investigazioni 2.4 Eureka 2.5 Punti fissi 2.6 Possibili scenari 2.7 Prime prove, primi errori 2.8 Metafora per l’esprienza utente
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3 IL DESIGN FINALE 3.1 Il contesto 3.2 Il servizio 3.3 I dispositivi 3.4 Il funzionamento 3.5 Le interazioni 3.6 Il prototipo finale 3.7 User testing
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CONCLUSIONI
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RINGRAZIAMENTI FONTI COLOPHON
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INTRODUZIONE
In Italia, negli ultimi anni, il numero dei divorzi e delle separazioni, in cui vengono coinvolti anche i figli, è andato aumentando notevolmente, con una crescita altrettanto veloce dei nuclei familiari che vanno a disgregarsi, al cui interno sono presenti degli adolescenti. La conseguenza di tutto ciò si manifesta sui rapporti fra genitori, che vanno via da casa, e figli, specialmente se questi ancora non sono maggiorenni. Si tende, in merito, a pensare che un ragazzo sia abbastanza maturo da comprendere determinate dinamiche e che si trovi in un’età che gli consente di poter camminare da solo. In realtà, come è ben noto, durante l’adolescenza si vivono situazioni di insicurezza, che si manifestano soprattutto a livello emotivo. Ciò si riflette anche nel rapporto con i genitori, che risulta spesso conflittuale, ancor più complicato da gestire nel momento in cui bisogna convivere con un divorzio. Spesso accade che, dopo una separazione, il rapporto di un adolescente con il genitore che lascia la famiglia tende ad incontrare molti ostacoli che vanno a diminuire la qualità della comunicazione. È proprio da qui che parte il mio progetto, farAway, pensato per dare una possibilità utile a ristabilire un contatto puro e intimo tra genitori e adolescenti che convivono con un divorzio, attraverso lo scambio di semplici input basati sulle emozioni. Nel corso di questo elaborato mostrerò come ho tentato di amalgamare al meglio ciò che la tecnologia offre, con quello che insegna la disciplina dell’interaction design, cercando di andare a sopperire alle lacune che si creano nel rapporto tra genitore e figlio adolescente, dopo le separazioni e gli abbandoni, sia dal punto di vista psicologico che da quello che ne stabilisce la distanza fisica. Nei capitoli che seguono è possibile capire come, da una fitta ricerca sul tema in questione e su cosa attualmente offre la tecnologia, ho dato forma ai primi processi creativi di sviluppo del progetto, fino alla creazione di un prototipo funzionante che mostrasse al meglio quelli che erano, sin dall’inizio, i miei intenti sul tema in questione.
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capitolo 1 | CHIARIRSI LE IDEE
1.1 Punti di partenza
Oggi giorno sono molte le possibilità che ci vengono fornite dall’avanzamento delle tecnologie, al fine di sopperire quello che è un problema derivante dalla dinamicità dei tempi moderni: le distanze. Sono molti i casi in cui il classico nucleo familiare, inteso come rifugio, sicurezza, collettività, viene a mancare; e allo stesso modo sono tanti i motivi che portano ad una dislocazione dei membri della famiglia. Si provi a pensare a quante persone, per scelta o no, lasciano la propria casa per motivi che sono riconducibili al mondo del lavoro, allo studio, alla curiosità insita nel carattere di un individuo. Si tenga anche conto di quanto spesso, al giorno d’oggi, molti di questi nuclei familiari vengono meno a causa dei divorzi. È qui che inizia il mio percorso. Partendo da ciò che la distanza può generare all’interno di una famiglia, ho deciso di prendere in considerazione ciò che deriva da una situazione difficile come quella di un divorzio e con essa quali sono le cause e gli effetti che ne susseguono, prestando particolare attenzione a ciò che comporta l’allontanamento di un genitore per un figlio. Questa scelta è da ricondursi al fatto che, per lavoro, studio, o curiosità, ci sono momenti in cui il nucleo familiare in qualche modo va a ricomporsi. Basti pensare a situazioni in cui i figli studiano in una città diversa da quella di provenienza; ci sono determinati momenti come le vacanze, in cui la famiglia torna ad essere unita, seppur per un periodo di tempo determinato e dove vengono svolte le normali attività
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all’interno di essa. In questo modo, le figure di padre, madre e figli si ritrovano. Lo stesso non avviene nei divorzi. In situazioni del genere, il modello mentale del nucleo familiare viene totalmente distrutto; si prende atto, all’istante o col passare del tempo, che ciò che era prima non esisterà più. Nei divorzi, una delle cause principali che va a minare la stabilità del rapporto tra genitore e figlio, è la consapevolezza dell’assenza di una persona nella quotidianità di quel luogo denominato casa. L’assenza di un genitore, che va a concretizzarsi nel modello mentale di un figlio, è motivo di disagi caratteriali e sociali, poiché comporta la mancanza di una comunica-
Divorzi con figli Divorzi con figli adolescenti: 31%
zione stabile tra i due, la partecipazione attiva di un genitore nella vita di un figlio e molto spesso genera un allontanamento nel tempo. Ciò che insomma va a mancare tra un genitore e un figlio, in una situazione di divorzio, è la fisicità del rapporto, a cui si aggiunge una scarsa qualità nella comunicazione. Le nuove tecnologie hanno apportato molti benefici; vastissimi sono stati i tentativi di annullare quella che è la distanza e molteplici sono stati i campi di ricerca valida, ma a mio avviso non sempre completa, al fine di ristabilire un rapporto che possa sfruttare le possibilità di condivisione e di presenza. Da qui, ho iniziato a ragionare attraverso delle domande: - Quali sono i problemi? - Cosa esiste attualmente? - Come la tecnologia si manifesta in questo campo? - Quali sono le lacune?
Separazioni con figli Separazioni con figli adolescenti: 36%
- Dati ISTAT relativi alle separazioni e ai divorzi in Italia nell’anno 2011 18
Durante la fase di ricerca, ho deciso di documentarmi sui numeri riguardanti le separazioni e i divorzi in Italia, specialmente dove sono coinvolti figli adolescenti. Successivamente ho indagato su quelli che sono gli effetti principali di un divorzio nella figura del figlio, in
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modo tale da comprendere dove la tecnologia potrebbe operare. In seguito ho spostato il tutto sulla documentazione di quelli che sono i progetti già esistenti in riguardo alla comunicazione a distanza tra due individui, in alcuni casi relativi principalmente al rapporto genitore-figlio. 1.2 Il divorzio, le conseguenze, la tecnologia
Attraverso la ricerca delle conseguenze che un divorzio può avere nel rapporto genitore - figlio, e cosa va a modificare nella personalità di un figlio, molti sono stati gli aspetti interessanti che ne son venuti fuori, in particolar modo ciò che riguarda il confronto col genitore che abbandona la casa e la qualità del rapporto che si va a stabilire. Ciò che ne è emerso, confermato dalla mia esperienza personale, è che nella maggior parte dei casi, il legame va ad indebolirsi a causa della mancata presenza fisica del genitore. Ovviamente c’è da dire che tutto cambia a seconda dell’età in cui il figlio va a confrontarsi con una realtà simile, come quella del divorzio, ma inevitabilmente la qualità del rapporto che si ha con il genitore che abbandona la famiglia, che esce dal modello mentale di collettività familiare, inizia a diventare sempre più scadente. Quello che ha attirato maggiormente la mia attenzione, durante questa fase di analisi, è un articolo di Wired dal titolo “How Multitasking on Mobile Affects Children of Divorce” 1, dove appunto si discute su come la tecnologia abbia in qualche modo annullato le distanze, ma allo stesso tempo non sia stata capace di superare un ostacolo importantissimo per i bambini che vivono un divorzio: il tempo e l’attenzione che un genitore può dare loro. Nell’articolo, il concetto principale trattato è legato all’importanza della presenza fisica di un genitore nella vita di un figlio e all’attenzione che vi si dedica, in quanto elementi fondamentali ad evitare l’instabilità del bambino, quale conseguente rottura del rapporto tra i due dopo un divorzio. Sempre nello stesso articolo, l’autrice Arabella Watters, anche ella
Arabella Watters, “How Multitasking on Mobile Affects Children of Divorce”, Wired Opinion, Agosto 2013, reperito da: http://www.wired.com/opinion/2013/08/ solving-multitasking-on-mobile-mayaffect-children-of-divorce-in-unexpectedways/ 1
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reduce dall’aver vissuto in prima persona il divorzio dei suoi genitori, in un’epoca in cui le tecnologie non erano ancora ai livelli odierni, spiega il perché in situazioni di divorzio, quanto spesso sia un male nel rapporto tra genitore e figlio, perché allo stesso tempo, se da un lato apporta giovamenti nell’annullare le distanze dall’altro diventa fonte di distrazione a causa del concetto di “multitasking”. Molti sono i genitori che, durante una Skype call con i figli, prestano attenzione ad altro, come mail, social network, ecc. La tecnologia dunque, pur essendo di grandissimo aiuto, non può colmare i vuoti creati dalla non presenza in termini fisici di un genitore. Questo è allo stesso tempo il problema che ho personalmente riscontrato nella mia esperienza. Da questo punto ho iniziato a guardarmi attorno, trovando in rete diversi spunti utili per le mie ricerche, progetti validi che in un qualche modo sono riusciti ad annullare le distanze e a mantenere una certa qualità in un rapporto.
1.3 Condividere emozioni
Durante la fase di analisi dei progetti, ho scelto di concentrare la mia attenzione su quelli che possono essere i canali e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie in riguardo alla condivisione emotiva che caratterizza il rapporto tra genitore e figlio. Uno dei principali progetti esistenti sui quali mi sono soffermato è un lavoro di Antonio Altomare, Luca Murgia e Matteo Stocco, studenti della facoltà di Design e Arti all’ Università IUAV di Venezia. Mood Swing 2 è pensato per stabilire una comunicazione tra genitore e figlio, nel caso in cui vi sia una notevole distanza fisica tra i due. Costituito da due dispositivi di grandi dimensioni, Mood Swing permette la condivisione di stati d’animo attraverso semplici interazioni fisiche con l’oggetto e l’ambiente circostante. Compiendo azioni intuitive con il dispositivo, il bambino può condividere in tempo reale con il genitore le sue sensazioni, tramutate in giochi di luce e movimenti attuati
Antonio Altomare, Luca Murgia e Matteo Stocco, Mood Swing, Iuav Interaction Design Studio 2, 2010 - 2011, reperito da: http://www.interaction-venice.net/ iuav1011studio2/projects/mood-swing/ 2
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dall’oggetto. Ciò che mi ha colpito di questo lavoro è la semplicità delle interazioni possibili con il dispositivo. Inoltre è molto interessante il lavoro svolto attorno il design dell’oggetto, il quale risulta di grandi dimensioni, quasi come se volesse sopperire in qualche modo quella che può essere la percezione di un corpo adulto, come quello di un genitore, da parte di un bambino.
- Particolare prototipo del dispositivo Mood Swing, ralizzato con un pallone ad aria rivestito di lana, ricoperto da una texture tessile. 21
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- Estratto dal video scenario di Mood Swing, rappresentanti un genitore ed una figlia che interagiscono con il dispositivo 22
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Lo stesso tipo di condivisione avviene in Kaleidos 3. Questo progetto, realizzato da Damiano Gui, Martina Maitan e Fiona Yu allo IUAV, si colloca in quella fascia di dispositivi che permettono la condivisione di emozioni e sensazioni attraverso una comunicazione non verbale. Kaleidos si compone di due dispositivi comunicanti, i quali, attraverso delle semplici interazioni, permettono di condividere stati d’animo, che vengono tramutati in messaggi di luce e movimento. Oltre che alla forma dei dispositivi e al mood che essi invocano, ciò che mi ha interessato di questo progetto è la fascia di utenti scelti. Gli studenti infatti, hanno deciso di lavorare sulla comunicazione a distanza, ma hanno scelto due particolarissimi tipi di utenza: i bambini e gli anziani. Questo perché, come ben sappiamo, molto spesso questi utenti non vengono presi molto in considerazione dall’industria delle telecomunicazioni e della tecnologia, infatti sono molti i bambini che non hanno un approccio veloce agli odierni modi di comunicazione. Stessa cosa accade per gli anziani, legati ad un modello di comunicazione ormai passato. Attraverso Kaleidos, semplici gesti vengono a contatto con tecnologie all’avanguardia, che si mischiano con la bellezza e la poeticità di questo progetto, riuscendo a mettere in contatto persone poco familiari con tutto ciò che esiste al momento di più avanguardistico nel campo della comunicazione non verbale a distanza. Proseguendo la mia ricerca sulla scia di progetti che permetto la comunicazione a distanza tra due persone, sulla base della condivisione di emozioni e stati d’animo, la mia attenzione è stata catturata da Cubble 4. Progetto ad opera di Robert Kowalski, risulta interessante per la sua completezza nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Composto da due dispositivi tangibili e comunicanti, pensati per un uso domestico, offre anche la possibilità di interfacciarsi con un’esperienza digitale attraverso un’app mobile. In altre parole i dispositivi comunicano tra loro, ma sono anche connessi ad un’app mobile.
Damiano Gui, Martina Maitan e Fiona Yu, Kaleidos, Iuav Interaction Design Studio 2, 2010 - 2011, reperito da: http://www.interaction-venice.net/ iuav1011studio2/projects/kaleidos/ 3
Robert Kowalski, Cubble, reperito da: http://mediainformatics.wordpress. com/2013/01/02/cubble-multi-deviceassistance-for-emotional-closeness-andcommunication-in-relationships-over-adistance/ 4
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Cubble offre una serie di interazioni molto semplici. Anche qui i giochi di luce e colore utilizzati per esprimere gli stati d’animo giocano un ruolo da protagonista. L’utente può scegliere il tipo di colore e luce più appropriato al messaggio da condividere direttamente sul suo dispositivo e mandarlo al dispositivo connesso che riceverà il messaggio in tempo reale. Nel caso in cui il dispositivo ricevente non sia connesso, il messaggio viene inviato all’app. Se entrambi gli utenti non dovessero avere la possibilità di usufruire dei dispositivi, la comunicazione può avvenire tranquillamente attraverso l’app, che presenta le stesse caratteristiche di interazione dei dispositivi. Un’ottima intuizione da parte di Robert Kowalski, che decide di stabilire una comunicazione non verbale sempre disponibile, avvalendosi di tecnologie tangibili e su schermo, ma a mio avviso ci sono senz’altro delle critiche da fare. Innanzitutto il design dei dispositivi è molto distaccato da quello che è il mood del progetto. Cubble è un lavoro pensato per relazioni a distanza, e quindi deve ricreare intimità, privacy, ma i dispositivi appaiono molto anonimi. Anche l’app mobile sembra un momento ludico piuttosto che un’opportunità per condividere sensazioni e stati d’animo.
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- Rappresentazione dei dispositivi, particolare dell’effetto luminoso, utente che interagisce con Kaleidos, viualizzando i giochi cromatici 25
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- Dispositivi Cubble in funzionamento, particolare dell’effetto cromatico tra i due dispositivi che interagiscono con l’app mobile. 26
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1.4 Momenti e ricordi
Proseguendo la ricerca, mi sono imbattuto in lavori che avevano al centro del loro essere la condivisione di particolari momenti, o di ricordi, che potessero rafforzare la comunicazione di un rapporto a distanza. In Here and There 5, Mimi Son parte dalla sua esperienza personale, ovvero dal suo rapporto a distanza con il figlio. Mossa dall’insoddisfazione di videochiamate e telefonate, con Here and There sceglie di progettare due dispositivi che danno la possibilità di condividere momenti particolari della loro vita. I dispositivi si presentano come “contenitori” di memorie. Nell’oggetto notiamo che ci sono due punti di controllo, il primo è uno slider che permette la navigazione attraverso i contenuti presenti nella memoria del dispositivo, il secondo è uno switch. Lo switch è proprio la parte più interessante in quanto permette all’utente di scorrere tra i contenuti di ciò che succede “li” e di ciò che egli stesso decide di condividere “qui”. La mia attenzione è stata catturata dal fatto che Son abbia cercato in qualche modo di trovare una soluzione a quella mancata presenza che comporta la distanza fisica tra due persone, mossa anche dal fatto di voler a tutti i costi essere presente nelle diverse fasi di crescita del figlio. Sempre sulla scia della condivisione, Memory Jar 6 risulta essere molto interessante non tanto per la possibilità di condividere, che risulta quasi assente in questo progetto, ma per l’abilità di rendere i ricordi tangibili. Memory Jar permette di conservare file multimediali attraverso dei “contenitori della memoria”. Grazie ad un semplice gesto, come quello di porre qualcosa all’interno di un contenitore, i file vengono salvati all’interno di questi particolari dispositivi, che mostrano con una fascia di LED la loro capacità contenitiva. La tangibilità di un qualcosa che risulta immateriale alla percezione fisica umana è ciò che più mi ha colpito di questo progetto.
Mimi Son, Here and There, reperito da: http://ciid.dk/education/portfolio/py/ final-projects/here-and-there/ 5
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- Prototipo del dispositivo Here and There nelle sue due funzioni - Prototipo del dispositivo Memory Jar nel suo funzionamento 28
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Fondamentale per la mia ricerca è stata la scoperta di Presence in Absence 7. Progettato per bambini e genitori in situazioni di divorzio, questo lavoro offre quattro tipi diversi di comunicazione a distanza in modo tale da sopperire quelle che sono le conseguenze di un allontanamento come la presenza fisica di un genitore nella vita del figlio e la non totale partecipazione all’interno della quotidianità del bambino. Presence in Absence offre quattro modalità di comunicazione: • Music Mood permette di condividere informazioni sullo stato d’animo di una persona attraverso la musica che sta ascoltando. Sostanzialmente composto da due radio connesse, permette anche di sapere se si sta ascoltando la stessa stazione radio, in modo da poter condividere un momento, una sensazione, che può creare aggregazione e in qualche modo ridurre la percezione della distanza fisica. • Probe n’ Play è un modo di suggerire ai bambini cosa potrebbero fare nel momento in cui si sentono annoiati. È strutturato come un’applicazione mobile e permette ai genitori di dare suggerimenti ai figli in riguardo a nuovi giochi, e con essi partecipare attivamente nonostante la distanza. • Link offre invece la possibilità di sentirsi parte attiva della routine giornaliera di una persona. Nei divorzi con conseguente allontanamento, spesso un genitore non è più a totale conoscenza delle attività svolte dal figlio. Attraverso degli orologi sempre connessi tra loro, Link cerca di risolvere quel senso di vicinanza che la distanza dovuta al divorzio va a creare.
Erlend Kyte, Mimi Son, Nina B. Nygaard Christoffersen, Memory Jar, reperito da: http://ciid.dk/education/portfolio/py/ courses/physical-computing/projects/ memory-jar/ 6
Nina B. Nygaard Christoffersen, Presence in Absence, reperito da: http://ciid.dk/education/portfolio/py/ final-projects/ui/ 7
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• Show ‘n’ Tell. Questo è quello che maggiormente ha attirato la mia attenzione in quanto permette ai bambini di condividere con i genitori le attività che ad esempio vengono svolte a scuola, e di ricevere dei feedback. Si sa che i bambini sono sempre alla ricerca di attenzioni, di lodi, di suggerimenti e consigli da parte dei genitori, nel momento in cui mostrano loro i lavori svolti ad esempio durante la scuola. Questo è uno di quei momenti che viene a mancare a causa di un divorzio e di una lontananza. Attraverso una webcam, i bambini possono documentare e condividere il loro lavoro con i genitori e scoprire i feedback di questi ultimi grazie ad un interfaccia di messagistica istantanea.
- Padre e figlia interagiscono con i dispositivi del progetto Presence in Absence, in particolare sfruttando la modalità del Probe n’ Play 30
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1.5 Presenza e collettività
Continuando l’analisi di progetti esistenti, ho deciso di soffermarmi su lavori che avessero come fine quello di ricreare l’idea di collettività, di qualcosa da poter fare assieme, in concomitanza con altri progetti che permettessero la partecipazione attiva di entrambi gli individui in un momento particolare della giornata. Doodle 8, progetto di Gianni Cardone, Carla Piazza e Nicola Vittori, anch’essi studenti dello IUAV, è un lavoro molto interessante che ha subito attirato la mia attenzione, in quanto pensato per famiglie con divorzi all’interno. Doodle si presenta come una coppia di dispositivi connessi tra loro, più precisamente come dei libri, attraverso i quali è possibile stabilire una connessione in tempo reale attraverso una scrittura musicale. In altre parole, scrivendo sul libro, è possibile generare dei suoni, e quindi creare una melodia collettiva con la partecipazione attiva di entrambi gli utenti. Ciò che ha fortemente attirato il mio interesse è proprio l’idea alla base di questo lavoro, ovvero la partecipazione attiva di due persone lontane nel poter condividere un momento creativo e magico insieme. Come esperienza personale, posso confermare quanto sia importante svolgere delle attività con i propri genitori, soprattutto in fase di crescita e nel momento in cui ci si trova a confrontarsi con altri bambini che hanno la fortuna di vivere una situazione normale familiare, dove sono molte le attività svolte assieme ai genitori. In caso di divorzio, e ovviamente di conseguente allontanamento di un componente del nucleo familiare, questà possibilità viene a mancare, generando importantissime conseguenze nella vita del bambino.
Gianni Cardone, Carla Piazza, Nicola Vittori, Doodle, Iuav Interaction Design Studio 2, 2010 - 2011, reperito da: http://www.interaction-venice.net/ iuav1011studio2/projects/doodle/ 8
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- Particolare del dispositivo Doodle nel suo funzionamento e di come un utente interagisce con esso attraverso la scrittura 32
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Con il progetto Lullaby 9 invece, ho constatato l’importanza della condivisione di un momento fondamentale nella quotidianità della famiglia e nel rapporto tra genitori e figli, il momento della buonanotte. Pensato per genitori e figli costretti a vivere a distanza, Lullaby si presenta come una coperta interattiva, che permette di confermare, nonostante la distanza, la presenza di un genitore per un figlio in un momento importante come la buonanotte. Attraverso Lullaby, genitori e figli possono comunicare utilizzando giochi di luce, grazie ai LED presenti all’interno di questa particolare coperta interattiva. Oltretutto i due utenti, possono anche svolgere dei semplicissimi giochi, in modo tale da sentirsi parte attiva l’uno nella vita dell’altro. È stato fondamentale per me vedere come in questo lavoro, viene a ricrearsi un momento intimo di un rapporto tra genitore e figlio, e come è importante preservare quella che può essere la privacy, nonostante vi sia la necessità di dover vivere a distanza. Altro punto interessante di questo progetto, è l’importanza che viene data al tatto. Tutto gioca attorno all’esaltazione di questo senso, quasi come a voler rafforzare quello che è un aspetto fondamentale di un rapporto tra genitore e figlio, ovvero l’esperienza tattile che va ad affermare il senso di sicurezza e protezione, se si pensa a quante volte ad esempio i bambini durante la notte, vanno a cercare le mani dei genitori per sentirsi sicuri.
Alberto Elizondo, Roberto Picerno, Francesca Pizzutillo, Lullaby, Iuav Interaction Design Studio 2, 2010 - 2011, reperito da: http://www.interaction-venice.net/ iuav1011studio2/projects/lullaby/ 9
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- Particolare Lullaby nel suo funzionamento, con dimostrazione di comunicazione dei due utenti attraverso la creazione di pattern luminosi 34
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Altro progetto per la condivisione di un particolare momento della giornata è Pillow Talk 10. Pensato per coppie a distanza, Pillow Talk è composto da due braccialetti con dei sensori che rilevano il battito cardiaco, nonchè da due cuscini muniti di LED, in modo da rappresentare la presenza di un utente che cerca di mettersi in contatto attraverso un segnale luminoso. L’impulso rilevato dai bracciali viene trasmesso ad un’apposita app mobile, in modo tale da mandare il segnale dall’emittente al ricevente e viceversa. Il progetto prevede una periferica audio esterna, inserita nei cuscini, la quale, connessa all’app mobile, riceve l’impulso cardiaco e da la possibilità di ascoltare il battito della persona con cui si è connessi. Nonostante sia ancora un prototipo non in commercio, Pillow Talk risulta molto interessante dal punto di vista dell’intimità. Riesce a ricreare privacy, a dare la sensazione di presenza fisica e in qualche modo a ridurre la percezione della lontananza.
- Componenti del progetto Pillow Talk, ovvero braccialetto, speaker e applicazione mobile
Little Riot, Pillow Talk, reperito da: http://littleriot.com/ 10
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Interessante è il lavoro svolto nei centri di ricerca Nokia su un progetto come Family Story Play 11. Attraverso questo sistema, pensato principalmente per facilitare la comunicazione tra nonni e nipoti a distanza, è possibile ricreare quello che risulta un tipico momento di aggregazione e di privacy della sfera affettiva familiare. Family Story Play ruota principalmente attorno a quelle che sono le possibilità offerte dalle videochiamate via web. Il dispositivo si presenta come un contenitore per libri, dove nella parte superiore sono stati costruiti due piccoli cassetti per disporvi all’interno degli smartphone. Con uno smartphone è possibile stabilire una videochiamata con la persona desiderata. Il punto più interessante di questo progetto sta tutto nell’altro smartphone. Attraverso l’utilizzo di un noto personaggio della serie The Muppet Show 12, il bambino può interagire con il libro, con il secondo utente, e allo stesso tempo essere attratto da questo speciale narratore, che in altre parole funge da intermediario nella comunicazione tra i due utenti. È stato utile capire che esistono diversi strade per permettere un veloce approccio ai bambini con le nuove tecnologie, in modo tale da poterli abituare con molta facilità a quelle che sono le possibili strade per ridurre il più possibile un rapporto familiare che deve interfacciarsi con una distanza fisica.
Hayes Raffle, Rafael “Tico” Ballagas, Glenda Revelle, Hiroshi Horii, Sean Follmer, Janet Go, Emily Reardon, Koichi Mori, Christopher Paretti, Jofish Kaye, Mirjana Spasojevic, Family Story Play, reperito da: http://research.nokia.com/page/9341 11
- Utenti che interagiscono con Pillow Talk durante la notte, attraverso il particolare cuscino 36
Il Muppet Show (The Muppet Show) è una trasmissione televisiva ideata dallo statunitense Jim Henson, andata in onda dal 1976 al 1981, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/Muppet_Show 12
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- Particolare del prototipo per il progetto Family Story Play, il quale comprende due alloggiamenti per smartphone e uno spazio dove riporre il libro 37
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Ultimo progetto chiave della mia fase di ricerca è Keep in Touch 13. Progettato da Nima Montamedi, questo dispositivo si presenta come un pannello tattile. Pensato per coppie a distanza, Keep in Touch mette insieme la capacità visiva e tattile in una relazione a distanza. Il suo funzionamento prevede che l’immagine digitale, proveniente da una videochiamata via web, sia proiettata su di un pannello in modo sfocato, e, nel momento in cui uno dei due utenti si avvicina al pannello e inizia a toccare il corpo proiettato della persona lontana, questa diventa nitida. Ciò che impressiona di questo progetto, è l’abilità da parte di Nima Montamedi nel riuscire a combinare la tecnologia e i sensi, in modo tale da regalare agli utenti un’esperienza che più si avvicina a quella del toccare.
Nima Montamedi, Keep in Touch, Architectradure Blog, Agosto 2008, reperito da: http://architectradure.blogspot. it/2008/05/keep-in-touch-tactile-visionintimate.html 13
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capitolo 1 | CHIARIRSI LE IDEE
- Rappresentazione fotografica del progetto Keep in Touch, composto da una proiezione che diventa nitida durante l’interazione con il pannello da parte degli utenti 39
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1.6 Conclusioni e riflessioni
Grazie alla fase di ricerca, e all’analisi dei diversi progetti esistenti, ciò che ne è venuto fuori è che non esiste un qualcosa che riesca a combinare le diverse necessità che vengono a crearsi nel momento in cui c’è un divorzio con conseguente allontanamento di un genitore dal nucleo familiare. Molti dei progetti analizzati tendono a creare un’interazione collettiva, che sia attiva da entrambe le parti, ma quasi tutti si collocano in quella zona che riguarda la sfera emotiva, andando così a creare un buco non indifferente nel voler cercare di riprodurre ciò che più si avvicina alle esigenze umane, ovvero la fisicità dei rapporti. Interessante è stato anche vedere come, nei progetti analizzati che avevano al centro del loro essere il rapporto tra genitori e figli a distanza, il target fosse sempre quello di bambini piccoli. È proprio per questo che farAway dovrà essere indirizzato ad una fascia di età diversa: gli adolescenti. Questa scelta è motivata, oltre che dalla mia esperienza personale, dal fatto che gli adolescenti che affrontano una situazione di divorzio, tendono spesso a risentirne maggiormente le conseguenze, nonché a nascondere le loro necessità e i loro stati d’animo in quanto attraversano un momento particolare e molto delicato della loro vita. farAway dovrà partire da queste basi, ed essere qualcosa che da la possibilità di condividere emozioni, stati d’animo, di ricreare privacy, intimità, di migliorare la qualità di una comunicazione nonostante la distanza, di mantenere intatta l’importanza della presenza di un genitore nella quotidianità della vita di un figlio e viceversa, di avvicinarsi alle necessità fisiche di un legame tra genitori e figli, ma allo stesso tempo non dovrà essere invasivo per le esigenze di un adolescente. Dovrà inoltre prevedere dei forti input da parte del genitore stesso, in modo tale da far capire quanto per quest’ultimo sia importante essere presente nella vita del figlio, ma sempre in modo non invasivo, permettendo così al figlio stesso di condividere quelle che sono le sue necessità.
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capitolo 1 | CHIARIRSI LE IDEE
INDIVIDUALE
Kaleidos
Mood Swing
Here and There
Memory Jar EMOTIVO
FISICO
Presence in Absence
Cubble
Keep in Touch
Doodle
Lullaby Pillow Talk
Macroarea di appartenenza di farAway
Family Story Play
COLLETTIVO
- Scattergraph, grafico utile alla collocazione dei progetti analizzati, con individuazione della macroarea dove collocare farAway 41
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PASSO PER PASSO
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
2.1 Le basi
Grazie alla profonda ricerca effettuata nel campo dei dispositivi attualmente presenti sul mercato, che sono rivolti in un certo qual modo ad appianare quelle che sono le distanze, per lo più emotive, tra due individui, ho subito capito in che modo avrei dovuto indirizzare il mio lavoro. Come già detto in precedenza, ho scelto di lavorare per un target che al momento risulta abbastanza “libero” ovvero quello degli adolescenti, visto che ci sono già diversi progetti pensati per lo più per utenti di età più bassa, che si trovano a dover affrontare un rapporto a distanza con i propri genitori. Scegliendo di lavorare con la fascia dell’adolescenza, ho subito capito quali potevano essere i pro e i contro: un target considerato familiare con le nuove tecnologie, quindi capace di adattarsi facilmente a progetti abbastanza spinti in materia tecnologica, ma allo stesso tempo un target che tende a nascondere il suo lato emotivo, per tutti quegli aspetti appartenenti alla sfera sociale che caratterizza questa fase della vita di una persona. In altre parole, l’adolescente tende nella maggior parte dei casi ad evitare discorsi di tipo emotivo per paura di essere giudicato dalla società, dal “branco”, per paura di non essere accettato. Poste queste importantissime basi, ho ritenuto opportuno chiarire nel miglior modo possibile quali erano gli intenti del mio progetto e andare più a fondo nello studio di quella che è la sfera psicologica del mio target attraverso interviste e possibili scenari.
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farAway
2.2 Quali intenti
Stabilito quale sarebbe stato l’ambito di sviluppo del progetto, ho cercato di rendere più chiari gli intenti fondamentali del mio lavoro. Ciò che principalmente mi ha mosso nel plasmare farAway è stata la voglia di creare una possibilità per le difficili situazioni che si presentano nel momento in cui, durante l’adolescenza, un figlio deve confrontarsi con un genitore che abbandona il nucleo familiare per via di un divorzio. Tutti sappiamo che durante l’adolescenza è sempre difficile stabilire un rapporto con i propri genitori, ancora di più nel momento in cui ci si trova a dover affrontare la rottura dell’equilibrio familiare. Ciò è dovuto dal fatto che, come detto in precedenza, l’adolescenza è un periodo molto difficile nel quale risulta molto complicato mettersi a nudo e mostrare quelli che sono i bisogni principali della sfera emotiva. È proprio da qui che ho mosso i primi passi, indirizzando il mio processo creativo in modo da definire un lavoro che potesse essere inteso come un filtro, un medium, una possibilità nella gestione di un rapporto a distanza tra un genitore e i figli che deriva dalla rottura di un matrimonio. La cosa che più di tutte viene a mancare nel momento in cui un genitore decide di allontanarsi dal nucleo familiare nel momento in cui si presenta una situazione di divorzio, è la presenza fisica nel rapporto con i figli. Col mio lavoro ho voluto dar forma ad un qualcosa che riuscisse a mantenere, nonostante le conseguenze di un divorzio, una relazione pura, viva, intima, tra genitore e figlio, cercando sempre di rimanere in quelli che sono i bisogni di un adolescente, i suoi comportamenti, tenendo conto che sarebbe stato difficile cercare operare su quelle che sono le peculiarità derivanti dalla presenza in senso fisico di un genitore nella vita del figlio e viceversa. Per arrivare a ciò, una delle cose che si è subito chiarita nella mia mente, è stata la consapevolezza che per ottenere una relazione pura, viva, intima, bisognava lavorare su un qualcosa che invogliasse entrambe le parti ad essere attive; dove per attive
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
si intende la voglia da entrambe le parti di inviarsi dei chiari segni di interesse che avrebbero poi scaturito la voglia e di comunicare, di confidarsi nonostante vi fosse di mezzo una distanza fisica. Così ho capito che farAway avrebbe dovuto tradurre quelle che sono le emozioni e i sentimenti chiave di una comunicazione basata sulla presenza fisica di un genitore per il figlio e viceversa, in qualcosa che potesse rappresentato attraverso delle interazioni che non erano più tra persona e persona, ma che prevedessero la presenza di un filtro, un medium tra di loro. farAway doveva creare la possibilità di condividere quell’input emotivo ed intimo che non trova spazio attraverso l’utilizzo di chat, videochiamate, sistemi di messaggistica. farAway avrebbe dovuto essere caratterizzato dalla capacità di creare un input nella sfera emotiva, che avrebbe poi portato all’utilizzo di tutti i sistemi citati, ottimi sistemo placebo per le distanze fisiche, ma del tutto privi di una capacità emozionale.
2.3 Ulteriori investigazioni
L’idea cominciava sempre di più a prender forma, fino a quando è stato chiaro il bisogno di dover indagare ancora più a fondo su quelli che sono i problemi e le conseguenze di un divorzio nel rapporto tra un adolescente e il genitore che abbandona il nucleo familiare. Ho così deciso di tornare indietro e iniziare a muovere i primi passi basandomi su quella che era la mia esperienza personale. Ho cercato di riflettere a mente lucida su tutti i problemi che ho riscontrato con mio padre durante l’adolescenza, nel momento in cui i miei genitori hanno deciso di separarsi, rendendomi conto che la grande maggioranza delle difficoltà che ho riscontrato in passato e che ancora oggi affronto nel rapporto con mio padre, sono da ricollegare al fatto che è venuta a mancare quella presenza e quell’autorità fondamentale all’interno della famiglia. A questo, si sono aggiunti tutte le conseguenze dell’abbandono del nucleo familiare da parte di un genitore,
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farAway
ovvero la voglia di concentrarsi sulla propria vita, di ricominciare un qualcosa da capo, lo scarso interesse nei confronti di quelli che potevano essere i miei problemi e primo fra tutti, la lontananza fisica e quindi la quasi totale assenza durante un momento molto importante della mia vita, la mia adolescenza, che coincideva di pari passo con la mia crescita sia fisica che psicologica, totalmente priva di un fondamentale punto di riferimento. Ma ciò non bastava per portare avanti quelle che erano le mie idee su questo progetto. Non potevo basare un intero processo creativo semplicemente su quelle che erano le mie convinzioni, le mie esperienze, i miei ricordi, altrimenti tutto sarebbe stato fine a se stesso, sarei potuto incappare in una strada sbagliata, ovvero quella di trovarmi a pensare e a progettare qualcosa che sarebbe potuto essere utilizzato solo da me, un lavoro che avrebbe risposto semplicemente a quelli che erano i miei problemi, le mie difficoltà nel rapporto con mio padre, mentre ciò a cui miravo era cercare di creare una possibilità ad un problema che ricopriva una fascia più vasta di utenza, ricercando quelli che potevano essere i punti in comune di ragazzi adolescenti che trovano ostacoli e difficoltà nel mantenere i rapporti con il genitore che, una volta verificatosi una separazione, un divorzio, vanno a creare una distanza con i propri figli. Inoltre, visto che farAway sarebbe dovuto essere un progetto che prevedeva una partecipazione attiva da entrambe le parti, avevo bisogno di indagare a fondo anche su quali erano i punti di vista di un genitore che affrontava un divorzio e che trovava ostacoli e difficoltà nell’instaurare una comunicazione intima con il proprio figlio, fatta di condivisione emotiva. Chiarito questo fondamentale punto per lo sviluppo del mio progetto, ho deciso di indagare più a fondo rivolgendomi a persone che come me hanno affrontato il divorzio dei propri genitori durante la loro adolescenza, attraverso delle interviste con loro e con i genitori
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
stessi. In seguito alle interviste svolte, facendo riferimento a ciò che ne è venuto fuori, ho individuato un tipo di utenza che racchiudesse i punti fondamentali delle mie investigazioni, stilando così quattro persona 14 molto dettagliate. Ecco appunto Mario con suo padre Armando. Mario, 25 anni, vive a Berlino, dove segue un corso di specializzazione per diventare un tipografo. Fino all’età di 21 anni ha vissuto con la madre Giovanna ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino, nel sud Italia. Mario ha anche un fratello ed una sorella maggiori: Vincenzo di 45 anni e Antonia di 35. La separazione tra i suoi genitori, è avvenuta quando lui aveva 13 anni. Nel momento in cui il padre si è allontanato da casa, poiché innamorato di un’altra donna, Mario era l’ultimo figlio che ancora viveva in famiglia, visto che i suoi fratelli erano già adulti e sul procinto di iniziare a costruirsi una propria vita al di fuori delle mura familiari. Negli anni successivi al divorzio, Mario ha dovuto affrontare diversi problemi sia personali che familiari, primo fra tutti il suo rapporto col padre. La loro comunicazione diventava sempre di più scarsa poiché Mario trovava sempre più difficile confidarsi e parlare con Armando, e questo era dovuto in parte al fatto che Mario attraversava l’adolescenza, che come già detto in precedenza è un periodo in cui si fa fatica ad instaurare un rapporto privo di conflitti con i propri genitori, in parte perché Mario era totalmente in disaccordo con la decisione del padre di abbandonare la famiglia per seguire un nuovo amore. Inoltre Mario ha provato in determinati momenti, nei primi tre anni successivi al divorzio tra i genitori, a cercare un interesse da parte del padre nella sua vita, nelle sue scelte, un confronto, ma ha sempre ricevuto pareri a sua detta discordanti o molto superficiali, mentre dall’altro lato, Mario ha dovuto combattere e aiutare la madre, che soffriva di una forte depressione post-divorzio. A causa di questi problemi nel rapporto con suo padre, Mario ha sofferto di un forte senso dell’abbandono da parte di Armando,
“Le persona sono personaggi creati appositamente per risolvere questioni legate al design. Queste persona hanno bisogno di basarsi su una reale ricerca e possono essere descritte in forma narrativa.”, Wikipedia, reperito da: http://en.wikipedia.org/wiki/Persona#In_ user_experience_design 14
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situazione che si rispecchiava nel non cercarsi da parte di entrambi, nella totale perdita di interesse ad avere una comunicazione ed una relazione pura ed intima, fatta di confronto e condivisione, che ha poi portato ad alimentare in lui una rabbia che è tipica degli adolescenti, nei confronti di suo padre, che ancora oggi porta le sue conseguenze nella relazione di entrambi. Armando, padre di Mario, sessantacinquenne pensionato di origine avellinese, ha vissuto fino all’età di 55 anni da Ariano Irpino con la moglie Giovanna, dopo di che ha deciso di trasferirsi a Napoli dopo il divorzio, con la sua nuova compagna, ritenendo esaurita la passione che c’era con sua moglie. Nel momento in cui è avvenuta la separazione, forte anche del fatto di avere, oltre a Mario, altri due figli molto più adulti, Armando ha abbandonato il nucleo familiare convinto anche dell’autosufficienza di questi ultimi. Mosso da ciò, Armando a trascorso i primi anni del divorzio concentrandosi sulla sua nuova vita, convinto che i suoi figli sarebbero stati capaci di capire le sue scelte. Ciò però non è avvenuto in particolari modo con Mario. Dopo molti scontri, Armando sente che il suo rapporto con Mario è molto povero, rinchiuso tra semplici conversazioni, anche se, a sua detta, ha cercato di ristabilire un rapporto intimo con lui, cercando di essere presente anche se a distanza. Diverso è invece il caso di Silvia con sua madre Armida. Silvia, 26 anni, studentessa di lingue e figlia unica, ha affrontato il divorzio tra i suoi genitori con conseguente allontanamento da parte della madre Armida quando aveva 15 anni, e da allora vive con suo padre Alfonso. Negli anni che si sono susseguiti al divorzio dei suoi genitori, Silvia ha sofferto molto il paragone con le situazioni familiari dei suoi amici, a sua detta più fortunati perché potevano contare su entrambe le figure di madre e padre che vivevano sotto lo stesso tetto, nello stesso ambiente. Nei primi anni successivi al divorzio, Silvia più volte ha tentato di far riconciliare i suoi genitori, ma invano.
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Mario 25 ANNI | STUDENTE
– Ha due fratelli maggiori – A 13 anni ha affrontato il divorzio tra i suoi genitori – Al momento del divorzio era l’unico figlio a vivere ancora con i genitori – Dopo il divorzio, la comunicazione con Armando, suo padre, è andata diminuendo – Più volte ha cercato un confronto con suo padre, che veniva spesso a mancare – Ha aiutato sua madre nella fase del postdivorzio – Col tempo ha smesso di cercare Armando – C’è rabbia nei confronti dei comportamenti del padre
Armando 65 ANNI | PENSIONATO – A 55 anni ha deciso di divorziare – Si è trasferito in una nuova città con la sua nuova compagna – Il sentimento che lo legava a sua moglie era svanito – Era convinto che i suoi figli potessero capire le sue motivazioni – Suo figlio Mario ha sofferto molto di questa sua decisione – I rapporti con Mario sono stati sempre più scontrosi dopo il divorzio – Armando ha cercato di ristabilire un’intimità con Mario, anche se a distanza
- Persona realizzate per lo studio dei possibili utenti del servizio, con brevi descrizioni al riguardo 51
farAway
Silvia 26 ANNI | STUDENTESSA
– Figlia unica – I suoi genitori si sono separati quando lei aveva 15 anni – Da 11 anni vive solo con suo padre Alfonso – Paragonava la sua situazione familiare con quella dei suoi amici, soffrendone – Ha più volte tentato di far riconciliare i suoi genitori, ma invano – Si è sentita abbandonata dalla madre Armida – Ha represso le sue emozioni – Non riesce più a confidarsi con la madre
Armida 52 ANNI | IMPIEGATA – – – –
Si è sposata a 19 anni Ha vissuto un matrimonio molto conflittuale Ha deciso di ricominciare una nuova vita Ha ripreso le vecchie amicizie accantonate dopo il matrimonio – Dopo il divorzio, ha vissuto un forte rifiuto verso ciò che le ricordava il suo matrimonio fallito – Ha sempre cercato di mantenere intimo il rapporto con sua figlia Silvia – Riscontra ancora difficoltà nella comunicazione con sua figlia
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
Ha anche sofferto di una repressione emotiva, poiché, con il divorzio dei suoi genitori, valori come il matrimonio e la fiducia sono venuti a mancare, nonché, di un forte senso di abbandono da parte della madre, con la quale non riusciva più ad essere sincera, a confrontarsi e a cercare attenzioni a livello emotivo. Armida, 52 anni, impiegata, dopo un matrimonio da giovanissima, divenuto molto conflittuale col passare del tempo, ha deciso di ricominciare una nuova vita come donna indipendente. Armida, come Armando, una volta abbandonato il nucleo familiare, si è concentrata sulla sua nuova vita, cercando di riprendere il controllo su tanti aspetti che aveva accantonato dopo il matrimonio come le sue vecchie amicizie. A causa delle forti problematiche con il marito Alfonso, una volta presa la decisione di interrompere il matrimonio, Armida ha vissuto un forte rifiuto verso tutto ciò che le ricordava quella persona, cercando comunque di mantenere fuori da tutto il suo rapporto con Silvia, trovando però delle difficoltà in quanto come detto prima, Silvia non riusciva più ad essere completamente libera di condividere le sue necessità. Il mio quadro ormai si andava a concretizzare sempre di più, assumendo forme ben definite, e diventava sempre più chiaro dove andare ad operare. Ciò che si poneva al centro del mio processo creativo era il rapporto tra genitore e figlio adolescente dopo il divorzio con conseguente allontanamento. Iniziavo a ragionare in modo molto più lucido su come andare a migliorare quella condizione di lontananza, disinteresse, come cercare di mantenere quel rapporto puro, intimo, nonostante le conseguenze di una separazione del nucleo familiare, tenendo sempre bene a mente le tipicità di un adolescente e gli ostacoli che un genitore divorziato poteva trovare nel cercare di stabilire un momento intimo di condivisione. Iniziavo così a buttare giù le prime idee sul lavoro, ma sentivo che avevo ancora bisogno di un parere “esterno”, ma pur sempre correlato al tema. Ho così deciso di rivolgermi ad una psicologa, alla quale darò il nome
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di Maria, in quanto ha preferito rimanere in anonimato, la quale mi ha dato importantissime delucidazioni sul problema da un punto di vista prima di tutto esterno, e poi professionale. Con Maria mi è stato subito chiaro in che modo gli adolescenti reagiscono, spesso su se stessi, al divorzio dei genitori, sfociando in bullismo, repressione dei propri sentimenti, e talvolta anche nell’autolesionismo. Ma la cosa più importante è stata capire in che modo si va ad operare dal punto di vista psicologico nel momento in cui si cerca di ristabilire un contatto tra genitore e figlio attraverso delle sedute terapeutiche. Attraverso un’ulteriore intervista ai fini delle mie indagini, è venuto fuori che uno degli aspetti fondamentali del rapporto tra genitori e figli dopo un divorzio, e che nella maggior parte dei casi viene trascurato, è la qualità della comunicazione tra i due. In altre parole, quello che viene a mancare è un input per poi avviare un contatto da parte di entrambi. Ciò avviene perché il figlio, trovandosi in un momento particolare della vita, quale l’adolescenza, quasi rifiuta la necessità di esternare qualsiasi tipo di emotività nei confronti del genitore, ancor di più se questo ha abbandonato il nucleo familiare. Dall’altro lato abbiamo una persona adulta che, mosso dalla voglia di ricominciare qualcosa di nuovo, da una seconda possibilità di vita, tende ad essere totalmente concentrato su se stesso, rifiutando la possibilità che il figlio possa avere delle necessità legate agli stati d’animo e alla sfera emotiva, oltretutto nella maggior parte dei casi, gli adolescenti tendono ad essere totalmente in disaccordo con le scelte del genitore che va via da casa. Bisogna anche tener conto del fatto che, molto spesso, il genitore che viene lasciato facilmente può entrare in una depressione, e questo non facilita la convivenza con il figlio che viene affidato, nonché non migliora il rapporto, visto che gli adolescenti, in situazioni di divorzio, tendono a farsi carico di quelle che possono essere le problematiche del genitore lasciato, il che va talvolta ad alimentare
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
la rabbia che si prova nei confronti del genitore che decide di abbandonare il nucleo familiare. Tramite quest’ultimo parere, ho capito che il mio lavoro doveva intervenire sulla qualità della comunicazione, cercando di rimediare alle lacune che si creano tra i genitori e figli per via della distanza e delle conseguenze del divorzio. Ho stabilito che il mio progetto dovesse essere una possibilità per entrambi gli utenti, nel cercare di dare degli input, doveva renderli parte attiva ognuno nella vita dell’altro. La posta in gioco diventava molto alta, poiché è difficile colmare quella che è l’importanza della presenza fisica di un genitore nella vita del figlio e viceversa, ma non impossibile. Mi sono così concentrato su come andare ad operare al fine di attenuare questa distanza, in modo tale da dare una possibilità ad entrambi per ristabilire un rapporto puro e continuativo, da farli sentire parte attiva uno nella vita dell’altro.
Maria
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27 ANNI | PSICOLOGA – –
–
–
Spesso gli adolescenti, dopo il divorzio tra i genitori, sfociano nel bullismo, repressione emotiva e autolesionismo Il rapporto col genitore che va via diventa complicato Se il genitore lasciato, che coincide a colui che ha la custodia del figlio, cade in depressione, l’adolescente tende ad alimentare una rabbia nei confronti del genitore che lascia Si ricorre spesso a terapie di famiglia le quali prevedono la presenza di tutti i componenti del nucleo familiare Bisogna curare la qualità della comunicazione tra genitore e figlio, dandole la sua importanza e intimità
- Persona rispondente alle caratteristiche di una psicologa familiare su base di una reale intervista 55
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2.4 Eureka
Chiariti gli intenti e costruite solide basi di investigazioni, ho iniziato a buttare giù le prime idee su che forma e quali possibilità dovessero caratterizzare il mio lavoro. Come anticipato nel precedente paragrafo, ciò su cui andavo a lavorare era la qualità del rapporto tra genitore e figlio dopo un divorzio, quindi iniziavo a ragionare su quale strada prendere. Ero sicuro che il mio lavoro dovesse essere un modo per creare degli input che avrebbero poi dato luogo ad una normale conversazione, priva di conflittualità, come appunto dicevo, qualcosa di puro e intimo, di necessario. Mettendo per iscritto idee su idee, riflessioni, schemi, ho capito che il rapporto tra genitore e figlio è un qualcosa che va coltivato, alimentato, che ha bisogno di input provenienti da entrambe le parti, e soprattutto ha bisogno di rimanere fuori dalle dinamiche di un divorzio. Così ho deciso di cercare ispirazione nella natura, trovando una valida metafora nella Rosa del deserto, o falsa Rosa di Jericho 15. Questa particolare pianta, ha la caratteristica di presentarsi come un rovo, sempre chiuso su se stesso, ma non appena incontra l’acqua, si apre, per beneficiare delle sue proprietà e spargere i suoi semi. Una volta terminata la risorsa d’acqua, questa ritorna alla sua forma iniziale, un rovo chiuso su se stesso. Attraverso questa ispirazione, ho capito che il rapporto tra genitore e figlio che vanno a confrontarsi con un divorzio ha bisogno ancor di più di essere alimentato. Ho immaginato l’adolescenza come una Rosa del deserto chiusa su se stessa, poiché a quell’età, come già anticipato, si hanno difficoltà nell’esternare la propria emotività, soprattutto ad un genitore, ancor più difficilmente se questo ha abbandonato la famiglia. Sempre sul modello comportamentale della pianta, ho intuito che una delle necessità principali al fine di permettere ad un adolescente di esternare i propri stati d’animo è quella di metterlo a suo agio, e ciò può avvenire esclusivamente mostrando interesse, essendo presenti, proprio come la Rosa del deserto ha bisogno dell’acqua per
“Specie di licopodiofita della famiglia delle Selaginellacee, originaria del deserto di Chihuahua, in America centrale.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/Selaginella_ lepidophylla 15
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
- Particolare fotografico di una Rosa del deserto nelle sue fasi di apertura e chiusura.
aprirsi e spargere i suoi semi. Da questo spunto presente in natura, ho iniziato a ragionare sull’idea di creare una coppia di dispositivi comunicanti, che rispondessero a delle semplici interazioni fisiche, creando un codice appropriato con il compito di tradurre i bisogni e le necessità di una comunicazione, di un rapporto tra genitore e figlio in una situazione difficile, di distanza, come quella conseguente un divorzio.
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2.5 Punti fissi
Forte dell’ispirazione trovata in natura, ho subito cominciato il mio progetto ragionando su quali interazioni dovesse fornire agli utenti e in che modo. Fin dalle prime bozze della mia idea, era chiaro che il prodotto finale del mio lavoro sarebbe stato caratterizzato da una coppia di dispositivi di uguale forma, comunicanti tra loro, i quali avrebbero risposto attraverso dei cambiamenti di forma agli input fisici che venivano dati dagli utenti. Ho così stabilito due stati essenziali che avrebbero definito il mio lavoro. I miei dispositivi dovevano essere capaci di mostrare all’utente la volontà di una ricerca emotiva da un lato, la rabbia, l’angoscia, un momento delicato dall’altro. In questo modo, ho capito che attraverso queste semplici interazioni, potevo davvero sviluppare un qualcosa che poteva migliorare quella che è una situazione complicata, ovvero il rapporto tra un genitore separato e il figlio adolescente.
- Schizzi progettuali sugli intenti del lavoro, rispettivamente una coppia di dispositivi comunicanti che esprimessero due stati d’animo essenziali 58
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
2.6 Possibili scenari
Fissati questi punti, ho creato dei possibili scenari di utilizzo dei miei dispositivi, in modo da rendermi conto in che modo gli utenti avrebbero potuto interagire con essi. Così ho immaginato delle persona, ragionando su una giornata tipo ad esempio di Emanuele, 15 anni, studente, il quale di ritorno a casa la sera dopo una brutta giornata, dovuta da diversi problemi a scuola, e dal paragone tra la sua famiglia e quella di Giovanni, amico con il quale ha passato il pomeriggio in casa di quest’ultimo, che a sua volta vive una situazione di serenità tra lui e i suoi genitori sempre presenti, viene assalito da una grande tristezza per via dell’assenza del padre, Girolamo, divorziato, che ha deciso di trasferirsi in una città diversa da quella di Emanuele. Una volta tra le quattro mura della sua stanza, Emanuele, che vive con sua madre Anna, la quale purtroppo soffre tanto il fallimento del suo matrimonio da non essere sempre totalmente lucida nel confronto con suo figlio, sente un forte bisogno di stabilire una connessione di livello emotivo, con il padre Girolamo, che come detto in precedenza, vive in un luogo diverso. Ho immaginato che, attraverso semplici gesti, i quali permettono di interagire con il dispositivo, Emanuele possa inviare al padre, tramite un codice prestabilito di movimenti ed effetti luminosi da parte degli oggetti in questione, la sua necessità di stabilire una connessione che ricerca affetto e presenza. Una volta inviato il segnale, questo viene ricevuto dal dispositivo in dotazione di Girolamo, il quale si comporterà nello stesso modo di quello di Emanuele per quanto riguarda le luci e i movimenti, segnalando quindi che c’è una voglia di comunicare. Ricevuto il segnale, Girolamo potrà decidere di rispondere, interagendo col dispositivo nello stesso modo in cui Emanuele ha operato. Così facendo, l’oggetto di Emanuele riceverà una risposta, che in questo caso sarà uguale al segnale mandato dal dispositivo del ragazzo, segnalandola sempre attraverso effetti luminosi e movimenti, in modo tale da
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poter dare il via in seguito ad una comunicazione che può avvenire nel modo in cui si vuole, ad esempio via chat, o via telefono, data la distanza tra i due utenti. In questo modo ho cercato di capire come andare a migliorare quegli input che scaturiscono poi la voglia di una comunicazione verbale tra i due utenti, immaginando una situazione di totale calma, in cui entrambi decidono di essere parte attiva, condividendo l’un l’altro la voglia di confrontarsi e comunicare condividendo stati d’animo. Allo stesso modo ho anche immaginato uno scenario che descrivesse una situazione diversa riguardo lo stato d’animo che si va a condividere. Ho immaginato che Emanuele, di ritorno da una brutta giornata, sia assalito da una sensazione di incertezza relativa al suo ruolo nella società, ai suoi problemi di integrazione nel gruppo, che sia in totale disaccordo con la scelta di suo padre, che ha deciso di cambiare città dopo il divorzio, e che sia infuriato perché nota un totale disinteresse da parte di quest’ultimo. Sempre attraverso una semplice interazione che darà il via ad un codice prestabilito, Emanuele potrà mandare un segnale al dispositivo di Girolamo, il quale comunicherà lo stato d’animo di totale rabbia al padre da parte di Emanuele. A questo punto sono sorte due cruciali domande: • Cosa succede nel momento in cui un si riceve un segnale di rabbia che sia da parte del figlio o da parte del genitore? • Cosa succede se dall’altro lato qualcuno non vuole o non può rispondere al segnale? Per quanto riguarda la prima domanda, ho trovato giusto discuterne con la psicologa intervistata nelle fasi di investigazione, la quale mi ha giustamente fatto riflettere sulla questione psicologica dell’utenza. In poche parole non è possibile prevedere, o obbligare a rispondere ad un segnale di rabbia, il tutto è a discrezione del
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ricevente. Sarebbe però quanto meno logico, da parte sia di un genitore, quanto da parte di un figlio, cercare di rispondere con un segnale che indichi la voglia di una connessione emotiva, in modo da cercare di tranquillizzare l’altro, e provare ad avere una conversazione tranquilla, dove si espongono i problemi e si cerca di trovare delle soluzioni. Per la seconda domanda, ho deciso autonomamente di non fornire i miei dispositivi di una memoria. Questo perché ho subito stabilito che il mio lavoro è destinato ad un momento, fa parte della privacy di un individuo, e soprattutto è un qualcosa che viene progettato esclusivamente ad uso domestico, visto che il momento in cui si tende a riflettere su questioni come gli ostacoli del rapporto tra genitore e figlio, risulta essere il momento in cui ci si trova in casa, da soli. Ecco perché ho deciso che i miei dispositivi non devono essere collegati a nessuna applicazione esterna sempre visibile, ne tanto meno essere dotati di memoria. Il mio lavoro è qualcosa che tende a rifarsi a quelle che sono le caratteristiche fisiche di un rapporto, a quella presenza che viene a mancare, quindi può funzionare nel momento in cui si ha la voglia di condividere qualcosa, e ovviamente nel momento in cui entrambe le persone sono disposte a farlo. Ho stabilito che è a discrezione di chi manda il messaggio, nel momento in cui non riceve una risposta, di avvisare o meno, di raccontare all’altra persona che un segnale è stato inviato, e di avvalersi della possibilità di chiedere spiegazioni per un mancato responso.
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Scenario 1
Emanuele 15 ANNI | STUDENTE
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Figlio unico Vive con la madre Anna Ritorna a casa dopo una brutta giornata Invidia la coesione familiare del suo amico
Giovanni – Viene assalito da un forte senso di tristezza – Sente tanto la mancanza del padre Girolamo – Vorrebbe cercare una connessione emotiva con il padre
Girolamo 53 ANNI | LIBERO PROFESSIONISTA – Ha divorziato due anni fa – Vive in un posto diverso da suo figlio – Ha deciso di ricominciare una nuova vita con un’altra donna – Trova molte difficoltà nel confronto con suo figlio Emanuele – Ammette di non essere molto presente nella vita del figlio – La distanza tra di loro complica molto il loro rapporto – Difficilmente riescono a dialogare con tranquillità
- Personaggi di finzione, soggetto del mio scenario di utilizzo dei dispositivi, con relativa descrizione. - Scenario di possibile utilizzo dei dispositivi per lo studio delle interazioni 62
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Scenario 2
Emanuele 15 ANNI | STUDENTE
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Figlio unico Vive con la madre Anna Ritorna a casa dopo una brutta giornata Invidia la coesione familiare del suo amico
Giovanni – Incertezza relativa alla sua integrazione sociale – In disaccordo con le scelte di Girolamo – Forte rabbia nei confronti del disinteresse del padre
Girolamo 53 ANNI | LIBERO PROFESSIONISTA – Ha divorziato due anni fa – Vive in un posto diverso da suo figlio – Ha deciso di ricominciare una nuova vita con un’altra donna – È molto impegnato per via del lavoro – Dopo il divorzio ha concentrato le sue forze nel ricostruire la sua vita – Non dialoga molto con Emanuele – Non sempre riesce ad avere un confronto con il figlio – Emanuele non accetta che lui abbia un’altra donna
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2.6 Prime prove, primi errori
Una volta stabilite le due semplici interazioni che il mio progetto doveva avere, ho incominciato a lavorare sulla forma. Una delle prime idee che ho avuto è stata quella di lavorare su una forma semplice, che fosse caratterizzata dal fatto di avere dei suoi comportamenti in base al tipo di messaggio che doveva segnalare. Così facendo, i miei dispositivi avrebbero avuto due stati, che come detto in precedenza, dovevano rispecchiarsi nella volontà da parte degli utenti di voler esternare la voglia di una connessione di livello emotivo da un lato, il voler mostrare una situazione di rabbia e sconforto dall’altro. Inoltre, ero fermamente convinto di voler lavorare su qualcosa che rispondesse a dei gesti fisici, così ho incominciato a pensare ad un dispositivo che, se tenuto in mano, come un qualcosa di cui bisogna tener cura, avrebbe segnalato la voglia di stabilire una connessione emotiva, mentre se lanciato contro una superficie, avrebbe mostrato un evidente stato di rabbia e dissenso. Inoltre, ho iniziato anche a lavorare su che tipo di effetto visivo doveva avere la mia coppia di dispositivi. Ho così deciso di utilizzare un effetto luminoso di color acqua, con un intermittenza di luce che simulasse un respiro per quanto riguarda la connessione emotiva, mentre nel caso in cui si dovesse segnalare dissenso e rabbia, la luce sarebbe stata di colore rosso, con un effetto luminoso simile ad un flash. Sempre lavorando su una forma semplice, ho pensato che nel caso in cui vi fosse la necessità di mostrare la volontà di una connessione emotiva, il dispositivo avrebbe dovuto assumere una forma distesa, rilassata, mentre nel caso di rabbia, avrebbe dovuto ritrarsi, assumendo una forma più compatta, dura, quasi come se alla vista deovesse apparire come un oggetto caratterizzato dalla possibilità di cambiare la sua forma, i suoi comportamenti. Così, ho incominciato a ricercare i tipi di tecnologia da usare. Stabilito che il tutto sarebbe stato coordinato da Arduino 16, ho ritenuto opportuno iniziare a capire quali dovevano essere gli altri
“Arduino è una scheda elettronica di piccole dimensioni con un microcontrollore e circuiteria di contorno, utile per creare rapidamente prototipi e per scopi hobbistici e didattici.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/Arduino_ (hardware) 16
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
- Schizzi progettuali relativi alle interazioni degli utenti con il dispositivo e al comportamento di forma dell’oggetto in base allo stato da mostrare 67
farAway
componenti elettronici da usare al fine di riuscire a dare ai miei dispositivi, i comportamenti che avevo pensato. Ho trovato le risposte di cui avevo bisogno in componenti come sensori di temperature, i quali avrebbero permesso ad Arduino di rilevare la temperatura corporea nel momento in cui il dispositivo veniva tenuto tra le mani, mentre un sensore di tilt avrebbe permesso di capire quando il dispositivo veniva lanciato. Attraverso questi sensori, Arduino avrebbe poi comunicato con dei muscle wire 17, i quali avrebbero permesso ad una membrana elastica, che sarebbe dovuta essere l’involucro esterno del dispositivo, di ritrarsi o distendersi a seconda della necessità. Per l’effetto luminoso invece, ho pensato all’utilizzo di un semplice LED 18 RGB. Per quanto riguarda la comunicazione tra i due dispositivi, ho scelto di utilizzare, per la fase di prototipazione, una comunicazione via Bluetooth 19, tenendo a mente che, in un’ipotetica reale realizzazione dei dispositivi, essi devono essere dotati di connessione Wi-Fi 20, in modo da poter inviare segnali anche a lunga distanza. Ma più andavo avanti, più mi rendevo conto degli errori che stavo commettendo, anche grazie al continuo confronto con i miei colleghi Luigi Frettoloso, Andrea Micco e Luca Migliore, i quali mi hanno aiutato a riflettere sulla parte tecnica e sulle interazioni da progettare. Andando più a fondo sul lato tecnico, ho capito che sarebbe stato molto complicato creare un oggetto che poteva essere scaraventato contro una superficie, senza andare a rompere tutti i componenti elettronici che doveva contenere. Inoltre, non avrei mai ottenuto quel movimento che desideravo, utilizzando i muscle wire, visto che hanno bisogno di raggiungere una temperatura molto elevata, al fine di cambiare la loro forma.
“Materiale a memoria di forma che cambia aspetto una volta riscaldato, ritornando poi alla sua forma iniziale.”, Wikipedia, reperito da: http://en.wikipedia.org/wiki/Shapememory_alloy 17
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“Dispositivo optoelettronico che sfrutta le proprietà ottiche di alcuni materiali semiconduttori per produrre fotoni attraverso il fenomeno dell’emissione spontanea ovvero a partire dalla ricombinazione di coppie elettronelacuna.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/LED 18
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
“Standard tecnico-industriale di trasmissione dati per reti personali senza fili.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/Bluetooth 19
- Schizzi progettuali relativi agli ipotetici componenti utili per ottenere gli effetti e i comportamenti pensati
“Tecnologia con relativi dispositivi che consentono a terminali di utenza di collegarsi tra loro attraverso una rete locale in maniera wireless.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/Wi-Fi 20
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farAway
2.7 Metafora per l’esperienza utente
Incamerate considerazioni, investigazioni e studi sull’aspetto psicologico delle conseguenze del divorzio su un adolescente e su un genitore dal punto di vista della qualità del loro rapporto, l’esempio del comportamento della Rosa del deserto mi è stato di grandissimo aiuto al fine di riuscire a paragonare il comportamento di un adolescente nel gestire il bisogno di esternare la sua emotività. Trovato questo particolare esempio in natura, ho iniziato a rapportarlo al mio progetto, in altre parole ho cercato di capire come riuscire a riprodurre i miei intenti con ciò che avevo “rubato” dalla natura, attraverso la tecnologia. L’impresa risultava difficile per la complessità della forma di una Rosa di Jericho, ma non volevo abbandonare quella particolarità dettata da questo fiore, ovvero il fatto di aprirsi solo se incentivata dall’acqua. Così, ancora una volta ho deciso di cercare nella natura una forma più semplice da riprodurre con i materiali che avevo, e molto più adatta ad essere gestita a livello tecnico, trovando una valida fonte di ispirazione nel Fiore di Loto 21. Questo particolare fiore, oltre ad avere una forma molto meno complessa, viene considerato come sinonimo di purezza. Ed è proprio la purezza una caratteristica alla base del mio lavoro, dove per puro si intende la qualità del rapporto tra geniere e figlio dopo un divorzio. Così, partendo da semplici schizzi progettuali ho cercato semplificare quanto più possibile l’aspetto dei miei dispositivi, rifacendomi appunto ad una forma organica e facilmente interpretabile dal punto di vista dell’esperienza dell’utente. Ho iniziato a lavorare ad un oggetto che riprendesse la forma di un fiore. In questo modo, avrei potuto giocare con l’apertura e la chiusura dei petali, al fine di sostituire quel cambiamento di forma che avevo immaginato nelle prime idee e nei primi schizzi progettuali. Così facendo, alcune componenti del mio lavoro rimanevano invariate, come l’utilizzo di sensori di temperatura e di
“Il Fiore di Loto è considerato simbolo di purezza per la sua capacità di autopulirsi.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/ Nelumbo#Simbolismo_e_curiosit.C3.A0 21
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capitolo 2 | PASSO PER PASSO
LED RGB, mentre al posto dei muscle wire andavo ad utilizzare un servomotore che avrebbe permesso ai petali di aprirsi e chiudersi a seconda del messaggio che si andava a visualizzare attraverso il dispositivo. Inoltre, ho deciso di sostituire il sensore di tilt con dei Sensori Piezoresistivi o di Forza 22. Attraverso questi sensori, avrei potuto modificare un comportamento da parte dell’utente, quello che sarebbe servito ad esternare un senso di rabbia.
“Il sensore piezoresistivo o di forza è un tipo di sensore utilizzato per rilevare delle grandezze meccaniche e trasformarle in un segnale di tipo elettrico.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/Sensore_ piezoresistivo 22
- Particolare fotografico di Fiore di Loto
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farAway
Mi sono rifatto ad un tipico comportamento di una persona arrabbiata, anche sotto suggerimento dei miei colleghi, la quale tende a stringere con molta forza un oggetto tra le mani, meglio ancora se questo risulta soffice e quindi facile da deformare. Qui ho capito che i petali del mio fiore avrebbero dovuto poggiarsi su una base contenente tutte le parti elettroniche, la quale avrebbe dovuto essere rivestita di un materiale soffice al tatto, in modo tale da essere deformata con facilità . Al suo interno inoltre, pensavo ad una piccola cassettina di legno dove poter collocare tutti i sensori da utilizzare, ma in effetti, tutto questo si è rivelato alla fine un passo sbagliato, poichè la base poteva risultare molto piÚ grande rispetto alla parte superiore del dispositivo, dove sarebbero stati collocati i petali. Intanto mi concentravo sul materiale da usare per i petali, andando a modellarli nelle prime prove con un anima di fil di ferro, ricoperta da un tessuto elastico cucito semitrasparente.
- Schizzi progettuali sulla matrice floreale, sulla possibile struttura del dispositivo nelle fasi di apertura e chiusura, interazioni, e sulla struttura e materiale dei petali attraverso fil di ferro e maglina 72
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
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farAway
Lavorando sulla struttura e sul materiale dei petali, riflettevo su quale fosse la soluzione migliore per ottenere il movimento di apertura e chiusura di questi elementi. Avendo a disposizione delle forme composta da una struttura in fil di ferro, rivestita di materiale tessile semitrasparente, ovvero della maglina, avevo bisogno di una resistenza tale da permettere al servomotore di svolgere il suo lavoro. Ho così deciso di ricorrere all’utilizzo di fili di nylon trasparenti, in modo tale da avere la giusta resistenza che cercavo, e da rendere il lavoro strutturale per l’apertura e la chiusura quanto meno invasivo possibile sull’aspetto complessivo esteriore dei dispositivi. Attraverso diverse prove, ho legato il nylon alla struttura in fil di ferro di ogni petalo, sfruttando la trama elastica della maglina, successivamente, ho creato un foro sulla circonferenza dove andavo a poggiare i petali per ognuno di essi, in modo tale da permettere al nylon di passare all’interno della base.
- Schizzi particolare della base del dispositivo con rappresentazione del materiale per il rivestimento e della cassettina in legno da apporre all’interno per contenere i componeti 74
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
Così facendo, prima di testare l’effettiva riuscita con il servomotore, ho provato ad applicare manualmente la forza necessaria che avrebbe permesso ai petali di aprirsi e chiudersi. Qui ho capito che l’effetto non sarebbe stato lo stesso che io avevo immaginato, in quanto la resistenza che trovavo non era adatta a ricreare un movimento fluido, inoltre, il problema più grande era dato dal filo di nylon che, a causa della sua composizione plastica, non esercitava molto attrito sulla struttura in fil di ferro, andando così a diminuire la resistenza utile per permettere ai petali di muoversi. Ho così deciso di fare un passo indietro e ritornare a ricercare un materiale adatto sia all’aspetto esteriore dei dispositivi che all’effettiva funzionalità di questi.
- Schizzi di studio sull’applicazione del filo in nylon e sul movimento del servomotore relativo all’apertura e chiusura dei petali attraverso il suddetto filo 75
farAway
- Particolari fotografici delle prime prove di struttura dei petali e applicazione del filo in nylon attraverso la trama in maglina 76
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
- Particolari fotografici per lo studio del movimento dei petali su base provvisoria cartonata 77
farAway
Lavorare cercando di creare un fiore era di per se un azzardo in quanto i miei dispositivi dovevano essere indirizzati ad entrambi i sessi, ragion per cui, grande differenza l’avrebbe fatta la scelta del materiale. Al fine di creare un qualcosa di totalmente neutro, nonché per facilitare il lavoro che poi avrebbe dovuto svolgere il servomotore nel momento in cui avrei dovuto far aprire e chiudere i petali, ho abbandonato l’idea di utilizzare un materiale elastico semitrasparente, per provare a lavorare con della plastica opaca, che avrebbe dato al dispositivo un tono più neutro. Inoltre, come già detto in precedenza, dopo aver abbandonato l’idea di rivestire la base contenitiva del fiore con un materiale soffice al tatto, ho deciso di far si che l’oggetto mostrasse interamente il suo materiale, ponendo sui lati esterni e sulla parte sottostante i sensori che poi avrebbero interagito con la fisicità umana degli utenti. In questo modo, avrei potuto giocare con la curiosità delle persone, nel riuscire ad intravedere i componenti che formavano la struttura dei dispositivi, e allo stesso tempo, rendendo chiaramente visibili dei sensori, questi avrebbero facilmente attirato l’attenzione degli utenti nell’interagire con essi al fine di capire a cosa servissero già dal primo utilizzo, dando dei punti di riferimento visuali ben riconoscibili. Ho così iniziato a ragionare a quale sarebbe dovuta essere la forma finale degli oggetti attraverso diversi schizzi progettuali sulla forma e sulla posizione di tutte le componenti elettroniche all’interno. Ho anche ragionato a come poter ridurre gli spazi al minimo, andando a sostituire Arduino Uno 23 con un modello meno invasivo, ovvero Arduino Micro 24, mantenendo però le stesse caratteristiche in termini di memoria del microcontrollore e potenza. Stabiliti quali dovevano essere le componenti finali utili per realizzare il prototipo, ho cominciato a lavorare alla parte di codice relativa agli effetti luminosi e al movimento dei petali
“Arduino Uno, evoluzione della Duemilanove con un differente chip, programmabile e più economico, dedicato alla conversione USB-seriale.”, Wikipedia, reperito da: http://it.wikipedia.org/wiki/Arduino_ (hardware) 23
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“L’Arduino Micro è una scheda basata sul processore ATmega32u4, sviluppata in collaborazione con Adafruit.”, Arduino Store, reperito da: http://store.arduino.cc/index.php?main_ page=product_info&cPath=11&products_ id=245&language=it 24
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
attraverso il servomotore. in seguito, ho lavorato alla creazione della struttura esterna dei dispositivi attraverso fogli di plastica opaca e strutture sferiche trasparenti per la base, che sono poi state trattate con della carta vetrata al fine di ridurre la loro trasparenza e renderle più omogenee al materiale da me utilizzato per i petali. Dopo diverse prove strutturali, il dispositivo si presentava con i petali cuciti alla base, scelta pensata anche per poter dare agli oggetti una piccola parvenza di un qualcosa che viene in qualche modo pensato e creato dall’uomo, un piccolo tocco di artigianalità che andasse a contrastare la freddezza di un oggetto interamente plastico, riprodotto in serie nella più totale freddezza industriale, ed attraversati da un filo di nylon, il quale veniva collegato ad un servomotore che avrebbe permesso il movimento di apertura e chiusura dei petali. Al fine di ottenere un effetto migliore per il movimento, i petali sono stati leggermente piegati alla base, in modo tale da ricreare più resistenza nel punto in cui sono stati cuciti alla base. In quest’ultima, andavano a collocarsi tutti i componenti elettronici necessari. Sui lati esterni della base andavo a collocare attraverso due fori, i due sensori di forza che avrebbero permesso all’utente di applicare una pressione in modo tale da attivare uno stato, mentre nella parte sottostante, veniva collocato il sensore di temperatura, il quale avrebbe interagito con la temperatura corporea rilevata dalle mani, attivando così il secondo stato del dispositivo.
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farAway
- Schizzi progettuali sulla forma finale del dispositivi, possibili alloggiamenti per le componenti da porre all’esterno, struttura e movimento dei petali attraverso il filo in nylon 80
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
- Particolari fotografici del circuito per il funzionamento dei dispositivi e prove resa di colore del Led RGB per i due messaggi 81
farAway
- Particolari fotografici sulla costruzione e realizzazione dei petali attraverso la modellazione del materiale plastico 82
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
- Particolari fotografici sulla strutturazione della base dei dispositivi e sullo studio del movimento dei petali cuciti sulla base attraverso il filo in nylon 83
farAway
- Particolari fotografici prima vrsione del prototipo del dispositivo 84
capitolo 2 | PASSO PER PASSO
- Particolari fotografici sulla cucitura dei petali alla base, posizione dei sensori di forza all’esterno del dispositivo, attacco del nylon al servomotore 85
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IL DESIGN FINALE
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capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
3.1 Il contesto
farAway è un progetto indirizzato ad un’utenza molto particolare. È un lavoro nato per cercare di andare incontro ad una ben specifica situazione: le conseguenze del divorzio sulla qualità del rapporto tra un adolescente ed un genitore che abbandona il nucleo familiare. Come detto nei precedenti capitoli, l’adolescenza risulta essere, dal punto di vista sociale e psicologico, un periodo molto particolare, difficile se si vuole, poiché coincide di frequente con una marcata difficoltà nell’esternare quelli che possono essere i bisogni e le necessità della sfera emotiva. Questo tipico comportamento adolescenziale, è da ricondursi alla continua ricerca da parte di questi del loro ruolo sociale, alla paura di non essere accettati dai loro coetanei, dal “branco”. Nel momento in cui però, un adolescente deve confrontarsi con una situazione che al giorno d’oggi ricorre in modo sempre più frequente, ovvero quella del divorzio tra genitori con conseguente allontanamento di uno dei due, capita che nei momenti di totale solitudine, la sfera emotiva prende il sopravvento. In altre parole, gli adolescenti, al contrario di quello che può sembrare, soffrono in modo molto amplificato tutto ciò che riguarda le emozioni, tendendo però ad indossare una maschera che nasconda le loro necessità emotive, quando sono in gruppo. Altro fattore tipico che va a collegarsi con quello che è il lavoro svolto dietro farAway, è la difficoltà che questi hanno nel rapporto con i loro genitori, questione che tocca in egual modo madre e
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farAway
padre, i quali non sempre riescono a comprendere quale sia il giusto comportamento da assumere, in quanto trovano dei muri, degli ostacoli, che gli adolescenti spesso instaurano nella loro convivenza con gli adulti. Certo è che l’adolescenza risulta essere un momento molto delicato specialmente dal punto di vista educativo, nonché per la crescita psicologica di una persona, e che quindi, anche con tutte le difficoltà sopra citate, in qualche modo trova un punto di forza in quello che è l’equilibrio familiare, dove per equilibrio familiare si intende un continuo confronto tra genitori e figli, la presenza dell’uno nella vita dell’altro. Nel momento in cui questo viene a mancare, la qualità del rapporto tra adolescenti e genitori va mano mano riducendosi, minando l’intimità e l’importanza della presenza di un genitore nella vita del figlio, che in questi casi è soggetta al fattore distanza. Gli ostacoli tra i due diventano sempre più insormontabili, trovando terreno fertile in quelle che sono le conseguenze di un divorzio, fino a quasi annullare quelle scintille da cui scaturisce l’importantissimo confronto che l’uno ha con l’altro. La fisicità di un genitore nella vita del figlio va quasi a perdersi.
3.2 Il servizio
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farAway, è un servizio pensato per due particolari scenari di utilizzo, che corrispondono a due diverse situazioni che possono verificarsi a seguito di un divorzio o di una separazione tra due coniugi, che riscontrano dei problemi nel rapporto con un figlio adolescente. In un primo scenario, il divorzio avviene attraverso vie legali. Questo implica un intervento da parte di una persona esterna, ad esempio un giudice, nell’andare a definire le modalità e le regole che i coniugi devono rispettare nei confronti del loro rapporto con il figlio (affidamento, vacanze, ecc.). In questo caso, sarà stesso l’ente competente a suggerire l’utilizzo del servizio, disponendo il
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genitore degli strumenti per ottenere i dispositivi e spiegandone il funzionamento. Sarà poi compito del genitore, preparare il figlio all’utilizzo di questo nuovo canale di comunicazione, che va ad affiancare i consueti metodi di interazione genitore-figlio, che in questo caso viene ostacolato dalla distanza. Nel secondo scenario, può accadere che i coniugi, pur non ricorrendo a vie legali, possano rivolgersi a strutture adeguate in modo da gestire eventuali problemi di comunicazione con il figlio, ricorrendo a terapie psicologiche di famiglia. Attraverso la figura dello psicologo, il genitore può venire a conoscenza di tale servizio e fruirne nei modi sopra elencati. farAway viene previsto in questi scenari come un servizio totalmente gratuito, volto a tendere un aiuto in situazioni difficili come quelle esposte. Al fine di poter rendere comprensibile il funzionamento dell’intero servizio, è stata utile la stesura di un Blueprint 25, uno schema che mostra il processo di farAway dal momento in cui l’utente ottiene informazioni attraverso gli enti competenti, fino alle interazioni dirette con i dispositivi. Nel Blueprint, sono state suddivise chiaramente le attività di sistema visibili e non, separate dalla “linea di visibilità”, riuscendo così a distinguere le azioni dell’utente da ciò che avviene nella parte tecnica di gestione del sistema dei dispositivi.
Per Blueprint si intende una tecnica relativa al design dei servizi, in cui viene mostrato l’intero funzionamento di un servizio dal punto di vista dell’utente e la risposta del sistema alle sue azioni, per approfondimenti si veda: http://en.wikipedia.org/wiki/Service_ blueprint 25
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farAway
- Blueprint dell’intero sistema del servizio farAway con azioni dell’utente e risposta dei dispositivi 92
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farAway
3.3 I dispositivi
farAway nel suo aspetto finale è composto da due dispositivi comunicanti tra loro, che permettono, attraverso due semplici interazioni, di inviare degli input tra gli utenti, al fine di creare le giuste condizioni per poter avviare una conversazione pura, intima. È indirizzato ad una tipologia di utenza molto precisa: genitori che abbandonano il nucleo familiare dopo un divorzio e figli adolescenti, ed è pensato esclusivamente per un uso domestico, in quanto i momenti in cui ci si trova a pensare a determinati aspetti come la mancanza di un genitore nel nucleo familiare, risultano essere quelli in cui si è soli, spesso tra le mura domestiche. Proprio per questa ragione, farAway non è supportato da nessun tipo di applicazione esterna capace di inviare notifiche nel momento in cui si riceve un segnale quando non si è in casa, ne tanto meno prevede l’utilizzo di una memoria capace di conservare i messaggi ricevuti, aspetto che andrò poi a chiarire nei paragrafi successivi. farAway è inoltre progettato per essere un lavoro che tiene conto delle necessità e delle difficoltà che prova un adolescente al momento di esternare la propria emotività. Esteriormente, gli oggetti presentano una forma intuitiva, quella di un fiore, più precisamente un Fiore di Loto, in quanto le forme organiche naturali sono già ben presenti nell’esperienza dell’uomo. Ogni dispositivo è caratterizzato da sei petali di plastica semitrasparente opaca e flessibile, che vengono cuciti ognuno su una base ricavata da una semisfera. All’interno della base, anch’essa di plastica opaca semitrasparente, ma molto più resistente, vengono posti tutti i componenti elettronici. All’esterno invece, si trovano i sensori che permettono l’interazione con gli oggetti da parte degli utenti ed un piccolo LED che segnala quando il dispositivo è in standby, cioè in carica, o accesso. Il materiale plastico utilizzato, oltre a conferire agli oggetti un aspetto neutrale, in modo tale da risultare appropriato per entrambi i sessi, anche se si tratta di
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una forma molto più vicina per convenzione all’universo femminile, permette di intravedere i componenti elettronici situati all’interno, risultando più interessante alla vista. Inoltre, la scelta delle cuciture visibili, le quali essendo in cotone nero, creano un contrasto con il restante materiale, sono state pensate al fine di dare agli oggetti un piccolo particolare riconducibile alla manualità, cercando di spezzare visivamente quello che può risultare un prodotto esclusivamente legato alla anonima produzione industriale e macchinosa, tipica dei nostri giorni.
- Rendering dispositivo durante l’attività di connessione emotiva 95
farAway
- Rendering dispositivo durante l’attività di rabbia e dissenso 96
capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
- Illustrazioni computerizzate del dispositivo nella sua forma finale, con annessi elementi elettronici visibili dall’esterno 97
farAway
- Viste tecniche del dispositivo in fase di chiusura, con annessi elementi elettronici e strutturaliesternamente situati 98
capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
- Viste tecniche del dispositivo in fase di apertura, con annessi elementi elettronici e strutturaliesternamente situati 99
farAway
farAway è composto da diverse componenti elettroniche che ne permettono il funzionamento e le interazioni con gli utenti in quanto necessitano di rilevare dei valori dalla fisicità delle persone. I due dispositivi permettono due semplici interazioni che corrispondono alla necessità di andare a definire due situazioni fondamentali nel rapporto tra genitore e figlio. Andiamo ad analizzare i due stati.
3.4 Il funzionamento
Microcontrollore
Wi-Fi shield
LED RGB
Servomotore
Sensore di temperatura
- Rappresentazione delle componenti elettroniche utilizzate all’interno dei dispositivi 100
Sensori di forza
capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
3.4.1 Connessione emotiva Questa interazione viene resa possibile da quattro componenti elettroniche fondamentali presenti all’interno dei dispositivi, più precisamente all’interno della base: un microcontrollore, un sensore di temperatura, un servomotore ed un LED RGB 26. Nel momento in cui si va ad attuare questa interazione tra l’utente e il dispositivo ponendo l’oggetto tra i palmi delle mani, il sensore di temperatura, posto nella parte inferiore della base, verrà attivato, e, una volta nelle mani dell’utente, incomincerà mano mano a rilevare un valore diverso da quello ambientale, ovviamente relativo alla temperatura corporea della persona che lo sta utilizzando. Una volta in possesso di questi valori, il microcontrollore sarà in grado di rielaborarli, mandandoli di conseguenza al LED RGB, il quale compitò sarà quello di attuare il giusto effetto luminoso, ovvero un effetto color acqua caratterizzato da una sequenza lenta simile ad un respiro, per il segnale che dovrà essere spedito all’ulteriore dispositivo connesso ed al servomotore che, ricevuto l’input dal microcontrollore, attuerà una rotazione in modo da permettere ai petali di aprirsi, in quanto forati uno ad uno nella parte alta, e oltrepassati da un sottile filo di nylon. Ognuno di questi fili è saldamente legato al servomotore, posto anch’esso all’interno della base, in modo tale da permettergli di modificare la posizione dei petali con delle rotazioni che vanno a tirare o mollare i suddetti fili.
Diodo a emissione luminosa che sfrutta il modello di colore basato su Rosso, Verde e Blu, per approfondimenti si veda: http://it.wikipedia.org/wiki/LED, http://it.wikipedia.org/wiki/RGB 26
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farAway
3.4.2 Dissenso e rabbia L’interazione relativa alla necessità di mostrare all’altro utente una situazione particolare come quella di rabbia e dissenso nei confronti ad esempio di un disinteresse verso una scarsa qualità di comunicazione, o di un non voler accettare scelte sulle quali non si è d’accordo, viene gestita da un microcontrollore, due sensori di forza 27, un servomotore e un LED RGB. Nel momento in cui, si va ad applicare una pressione con le dita sui due sensori, che sono posti all’esterno della base dei dispositivi, questi rileveranno una serie di valori, non sempre fissi, i quali, che inviati al microcontrollore, verrano smistati al LED, il quale, in ultima istanza genererà a seconda
- Schema di componenti elettronici che permettono l’attivazione di un segnale di connessione emotiva 102
“Polimero conduttivo che cambia la resistenza in base alla forza applicata su di esso.” http://en.wikipedia.org/wiki/Forcesensing_resistor 27
capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
dei valori rilevati un effetto luminoso di variabile intensità. Il servomotore invece, attuerà una rotazione inversa, nel caso in cui dovesse trovarsi nello stato in cui si cerca una connessione emotiva, andando così a chiudere i petali; altrimenti semplicemente riconoscerà nei valori inviati la sua attuale posizione, rimanendo così fermo in modo da mantenere i petali chiusi.
- Schema di componenti elettronici che attivano un segnale di rabbia e dissenso 103
farAway
3.4.3 La connessione Immaginando lo scenario del primo utilizzo dei dispostivi, questi verrano forniti in un sistema già automaticamente configurato. Questo avviene perché gli oggetti necessitano di essere comunicanti tra di loro anche a lunghe distanze. La comunicazione avviene, come detto in precedenza, attraverso una scheda per connessione Wi-Fi, caratterizzata da un suo codice indentificativo univoco. Tale codice permette al sistema interno del dispositivo di avere un’ identità, nonché di essere precedentemente configurato al fine di comunicare con una o più schede Wi-Fi di altri dispositivi. In altre parole, viene definito nel sistema interno un piccolo programma caricato nella memoria del microcontrollore, dove vengono dichiarati i codici identificativi degli oggetti tra cui stabilire la comunicazione. 3.4.4 L’alimentazione Ogni dispositivo farAway viene alimentato da un apposito supporto usb per batterie da 9V, in modo da renderlo compatibile con qualsiasi tipo di alimentazione elettrica. In questo modo si può ricaricare la batteria nel momento in cui il dispositivo si trova in fase di standby, permettendogli di operare nel momento in cui vi è la necessità senza dover essere ostacolati da cavi che ne condizionano il funzionamento e soprattutto l’interazione. È sufficiente collegare all’apposito supporto, posto all’interno del dispositivo, dove vengono situate tutti gli altri componenti elettronici, un semplice cavo usb che viene poi attaccato alla presa di corrente. L’attacco usb è posto verso l’esterno in corrispondenza di un apposito foro ricavato sulla base dei dispositivi.
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- Schema esplicativo dello scambio di segnali tra i dispositivi attraverso la scheda Wi-Fi 105
farAway
- Esploso del dispositivo con annessi componenti elettronici e relativa posizione nella struttura 106
capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
3.5 Le interazioni
farAway permette ai suoi utenti di interagire con i dispositivi attraverso due semplici interazioni, che sono dei chiari rimandi a comportamenti tipici della sfera emotiva, come mostrerò in questo paragrafo. Gli oggetti danno la possibilità di condividere precisamente un bisogno affettivo, dove gli utenti vanno alla ricerca di una connessione emotiva, di un momento di intimità del loro rapporto, oppure uno stato di disagio, di incertezza, di rabbia, dove si ricerca invece un confronto, un dibattito tra le persone in questione. Se vogliamo semplificare questi due stati, potremmo semplicemente dire che si vuole avviare l’altra persona che c’è una mancanza di base, una necessità fisica di avere una determinata persona accanto, presente e interessata alle situazioni della persona che decide di condividere un determinato messaggio. Ma come avvengono queste interazioni? Supponiamo ci sia la necessità di condividere con la persona lontana un desiderio di connessione emotiva, di voler esternare un sentimento legato all’affetto, di far sapere alla persona distante, ad esempio un genitore, che la sua assenza fisica genera insicurezza, dispiacere. In questo caso, il dispositivo, una volta messo in funzione, dovrà essere tenuto tra le mani, come un qualcosa di cui bisogna tener cura. Attraverso questa gesture 28, l’oggetto sarà in grado di capire qual’è il segnale da inviare al dispositivo a cui è associato. Nel caso in cui invece, ci sia la necessità di voler condividere con l’altra persona una situazione di dissenso, di rabbia, una volta attivato il dispositivo, bisognerà assumere un comportamento gestuale che ricorre molto spesso nelle persone che tendono a scaricare il loro stress, la loro rabbia e frustrazione dovuta magari a qualcosa che non possono cambiare direttamente, ovvero la tendenza a prendere un oggetto, porlo tra le mani, e cercare di deformarlo, di romperlo, applicando una forte pressione su di esso con le dita. Allo stesso modo si va ad operare sul dispositivo, ovvero applicando una pressione su
“Forma di comunicazione non verbale e non vocale, che prevede lo scambio di messaggi attraverso azioni corporee.” Wikipedia, reperito da: http://en.wikipedia.org/wiki/Gesture 28
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due punti specifici della base del dispositivo, che, come vedremo nei successivi paragrafi, saranno contrassegnate dalla presenza di particolari componenti elettronici, in modo da segnalare dei punti sensibili del dispositivo all’utenza. Come detto in precedenza, i dispositivi sono connessi tra loro, ed è per questo che c’è la possibilità di rispondere ad un segnale ricevuto. Attraverso questo scambio di messaggi, che può avvenire solo nel momento in cui entrambi gli utenti sono disponibili ad interagire con i dispositivi, si potrà decidere in che modo, e con quale interazione, rispondere. Cosa comportano le interazioni menzionate? In precedenza, ho parlato dell’intento di voler dare ai dispositivi dei comportamenti che avevo tratto da esempi presenti in natura, in particolari modo dal comportamento della Rosa del deserto. Ecco perchè, ad ogni interazione, corrisponde un comportamento specifico del dispositivo. Stabilito che i dispositivi partono da una posizione iniziale, che corrisponde allo stato di standby dell’oggetto, dove i petali sono chiusi, supponiamo che ci fosse la necessità da parte degli utenti di inviare a vicenda un input che corrisponda alla voglia di ricercare una connessione emotiva, per poi andare a stabilire una conversazione attraverso altri mezzi citati in precedenza. In questo caso, una volta attuate le interazioni fisiche con l’oggetto, questo andrà ad aprire lentamente i suoi petali verso l’esterno, facendo partire contemporaneamente un effetto luminoso color acqua, il quale emetterà una luce pulsante simile al ritmo di un respiro in fase di rilassamento, in modo tale da comunicare al destinatario del messaggio che si vuole andare a creare una situazione di calma, intima, dove ciò che si cerca è appunto un conforto, uno stato affettivo. Nel momento in cui invece, si va a segnalare una situazione di dissenso e rabbia, il dispositivo, se aperto, tornerà a chiudersi lentamente, quasi a voler emulare un tipico comportamento di una persona che fatica ad esternare le proprie sensazioni, che non permette un confronto
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quieto, razionale. Quindi, una volta chiusi i petali, il dispositivo tornerà nella suo stato di standby, mostrando ovviamente una peculiarità che lo contraddistingue da quando non riceve segnali, ovvero l’effetto luminoso. In questo caso, la luce risulterà di colore rosso, vivo, e la sua intensità luminosa sarà direttamente proporzionale alla pressione applicata sul dispositivo, andando a creare così un leggero e veloce effetto flash della luce.
Standby
Rabbia e dissenso
Connessione emotiva
- Rappresentazione schematica illustrante i tre stati del dispositivo 109
farAway
Il dispositivo, ancora in Standby, viene tenuto tra i palmi delle mani
Il sensore di temperatura rileva il valore relativo al copro umano, attivando il LED ed il servomotore
Il dispositivo apre lentamente i petali, emettendo una luce color acqua
- Schema di funzionamento del dispositivo durante l’attivazione di un segnale di connessione emotiva 110
capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
Il dispositivo, ancora in Standby, viene sottoposto alla pressione delle dita, posizionate sulla base
La forza applicata sui Sensori Piezoresistivi viene rilevata, attivando il servomotore ed il LED
Il dispositivo lascia chiusi i suoi petali, o in alternativa, li ritrae attraverso il servomotore, emnanando una forte luce rossa
- L’oggetto riconosce la pressione delle dita, attivando un segnale di rabbia e dissenso 111
farAway
Utente A
Necessità di comunicare dissenso e rabbia
Utente B
Il messaggio viene ricevuto dal secondo dispositivo
L’utente B risponde al messaggio con la ricerca di una connessione emotiva
Il dispositivo riceve, in contrasto all’input inviato, un segnale di calma e tranquillità
- Schema esplicativo della comunicazione dei dispositivi con entrambe le parti attive pronte alla comunicazione 112
capitolo 3 | IL DESIGN FINALE
Utente A
NecessitĂ di ricercare una connessione emotiva
Utente B
Il messaggio viene ricevuto dal secondo dispositivo
L’utente B non può, o non vuole rispondere al messaggio ricevuto
Il dispositivo torna in fase di standby
Il dispositivo torna in fase di standby
- Schema esplicativo della comunicazione dei dispositivi con solo una parte attiva, pronta alla comunicazione. 113
farAway
3.6 Il prototipo finale
Allo stato attuale, farAway si presenta come una coppia di dispositivi, che cercano di rispecchiare la maggior parte delle caratteristiche che dovrebbero essere fornite dai reali dispositivi. Costruiti con materiale plastico semitrasparente, malleabile per i petali, più resistente per la base, i dispositivi presentano sei petali ognuno, cuciti alla base superiore con del cotone nero, traforati sulla parte alta. Dal foro posto in alto ad ogni petalo, passa un filo sottile di nylon, precisamente un filo da pesca trasparente, ed ognuno di questi converge in un unico punto della circonferenza superiore dei dispositivi, entrando così nella base, dove troviamo una struttura a strati per la disposizione dei componenti elettronici. Nella prima parte, esattamente al di sotto della circonferenza superiore della base, abbiamo il servo motore, dove sono fissate le estremità dei fili in nylon, in modo da permettere ai fiori di muoversi, dopodiché troviamo il LED RGB, che nella diffusione della luce, incontra un solo ostacolo, ovvero il disco polimerico che fa da base superiore, dove sono cuciti i petali. Proseguendo nella struttura, troviamo un Arduino Micro e una scheda Bluetooth. Nel prototipo, ho scelto questo tipo di connessione perché mi risultava più semplice da gestire, in quanto a me già familiare, ed è ovviamente uno dei punti dove il prototipo differisce da quello che dovrebbe essere il prodotto finale. Questa parte è stata gestita creando una comunicazione seriale attraverso la coppia di dispositivi, mediante l’utilizzo del software Arduino 29 e di Processing 30, dove Arduino ha lo scopo di comunicare all’omonimo microcontrollore, il quale gestisce i segnali delle schede Bluetooth e che tipo di segnale devono inviarsi, mentre Processing funge da server gestendo le porte di connessione per le schede Bluetooth, e smistando i segnali da esse inviati al software Arduino. Questo è uno dei punti in cui il prototipo si differisce dai dispositivi reali, che sarebbero ipoteticamente caratterizzati dalla presenza di apposite
“Software scritto in Java che permette la programmazione dell’omonimo hardware.” http://it.wikipedia.org/wiki/Arduino_ (hardware)#Software 29
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“Software di programmazione Open Source che consente lo sviluppo di applicazioni interattive.” http://it.wikipedia.org/wiki/Processing 30
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schede per la connessione Wi-Fi. All’estremità interna della base troviamo, come detto anche nella descrizione del prodotto finale, il sensore di temperatura che fuoriesce verso l’esterno attraverso un apposito foro creato in modo tale che questo sensore possa venire a contatto con l’ambiente esterno e con la componente fisica degli utenti. Sull’esterno laterale della base, troviamo due piccole fessure, da dove fuoriescono i sensori di forza. Questi, visti dall’esterno, si presentano su farAway mostrando solo la parte sensibile, la quale va appositamente in forte contrasto con l’aspetto dei dispositivi per forma e colore, in modo tale da segnalare chiaramente all’utenza che quella può essere una potenziale zona di interazione con l’oggetto, utile ad attivare una delle sue funzionalità. Per quanto riguarda gli effetti relativi alle interazioni e all’esperienza utenti, il prototipo risulta totalmente funzionante con quelli che sono gli intenti, i comportamenti e i feedback descritti nel paragrafo riguardante la potenziale forma finale e reale dei dispositivi, e proprio grazie a questo che sono stato capace di capire effettivamente quale sarebbe stato il risultato finale. Inoltre per poter mostrare al meglio l’esperienza degli utenti attraverso farAway, avendo un prototipo funzionante, ho potuto girare un videoscenario che mostrasse chiaramente le interazioni degli utenti e i relativi comportamenti dei dispositivi, nonché in che modo questi avrebbero comunicano tra loro i segnali.
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farAway
- Particolare fotografico del prototipo finale durante un segnale di rabbia e dissenso 116
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- Particolare fotografico del prototipo finale durante un segnale di connessione emotiva 117
farAway
3.7 User testing
Al termine della fase di progettazione di farAway, è stato utile testare il prototipo realizzato in due diverse sessioni. Il funzionamento quasi completo del dispositivo, infatti, permetteva un confronto diretto con l’utente, per capire quanto le interazioni progettate corrispondessero ad una reale comprensione. Nella prima sessione il testing è stato effettuato con uno dei potenziali utenti già precedentemente incontrato nella fase di raccolta delle interviste, un adolescente (14 anni) che si trova a vivere la situazione di una famiglia che ha attraversato una separazione coniugale. Durante l’incontro, prima di far testare il dispositivo, ho presentato il tema progettuale e le sue funzioni, per preparare il ragazzo a comprendere il suo scenario d’uso. Questo incontro è stato utile per capire l’apporto psicologico del progetto: infatti, senza suggerire il funzionamento preciso delle interazioni, l’utente ha riconosciuto velocemente come tenere in mano il dispositivo e ha naturalmente sperimentato il funzionamento dei due sensori di forza presenti all’esterno della base, che hanno automaticamente attivato la connessione con l’altro dispositivo, posizionato a distanza. Una delle considerazioni che è stata fatta dall’utente è stata quella relativa ad un feedback rispetto all’avvenuta ricezione del messaggio che viene inviato, che è stato subito confrontato con sistemi di comunicazione e messaggistica oggi presenti sugli smartphone più comuni. Al termine del test, tuttavia questo aspetto non è stato percepito in modo negativo, in quanto la connessione tra i due dispositivi è stata vista come una comunicazione privata e personale che potrebbe fare a meno di un feedback di questo tipo. Altra considerazione, positiva, è stata quella riguardo il posizionamento del sensore di temperatura sulla parte bassa della base, il quale suggeriva il giusto modo di presa del dispositivo in base al messaggio che si voleva inviare, ovvero il tenere un qualcosa tra le mani con cautela, un prendersene cura, al fine di
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comunicare uno stato di ricerca affettiva. Per quanto riguarda lo scenario di utilizzo e il luogo in cui l’interazione potrebbe avere origine, l’utente ha insistito nel considerare il dispositivo un oggetto privato, da tenere quindi in un luogo intimo (la sua camera da letto), in particolare lontano dagli occhi degli amici, a cui dovrebbe dare spiegazioni se lasciato in vista. Durante il testing, l’accensione luminosa del LED con relativo movimento dei petali, rappresenta l’elemento del progetto che ha destato più stupore, ed è stata accolta facilmente anche per quanto riguarda la differente colorazione per i due stati del dispositivo, associandola a stati psicologici corretti rispetto alle mie intenzioni iniziali. Nella seconda sessione di user test, ho deciso di testare il prototipo su un utente nella situazione complementare, un genitore con figli (donna, 51 anni). In questo caso, anche se la situazione famigliare non è coinvolta dal divorzio, il mio intento era capire il grado di usabilità generale del dispositivo e la sua affordance. L’utente ha familiarità con i dispositivi mobili e comunica con i figli con semplici sms, ma ha accolto bene la possibilità di avere un oggetto tangibile da tenere in camera e con cui comunicare durante le ore che si trascorrono in casa. Il dispositivo ha dimostrato una buona affordance, anche se per permettere una comprensione delle interazioni è stato necessario lasciare l’utente provare più volte il dispositivo. Se all’inizio veniva mostrata un po’ di diffidenza nell’uso di uno strumento così poco comune, al termine del testing l’utente aveva compreso la semplicità del codice di comunicazione e appariva soddisfatto nel riuscire a rispondere con facilità ai messaggi che venivano mandati dall’altro dispositivo presente.
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CONCLUSIONI
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farAway è un progetto pensato per migliorare la qualità del rapporto tra genitori e figli adolescenti che si trovano a dover superare gli ostacoli dovuti da una situazione di divorzio e di disgregazione del nucleo familiare, spesso con conseguente allontanamento del genitore. Sin dalle prime idee, questo progetto è stato fortemente indirizzato verso un carattere sociale, che è uno degli aspetti fondamentali dell’interaction design moderno, ovvero cercare di apportare dei miglioramenti qualitativi ai rapporti tra persone attraverso il beneficio delle tecnologie moderne. Le linee guida che hanno caratterizzato questo lavoro sono sempre state molto chiare, eccetto per ciò che ha poi riguardato in seguito l’aspetto tecnico e materico dei dispositivi. Già dalle fasi di ricerca, era chiara la mia intenzione di voler dare una possibilità di miglioramento alle situazioni descritte in questo percorso attraverso la creazione di un dispositivo tangibile, commettendo ovviamente errori che sono stati di grande importanza per le fasi progettuali, e che mi hanno permesso di intraprendere le giuste vie da seguire al fine di ottenere quelli che erano i miei intenti. Lavorare con un oggetto fisico è stato a mio parere molto complesso, in quanto ciò a cui miravo era un qualcosa fortemente legato a sensazioni, stati d’animo, e soprattutto relativo a molte caratteristiche di quello che è un rapporto fisico tra due persone e che non può essere rimpiazzato da un oggetto. Inoltre, era la rpima volta in cui mi trovavo a creare un prototipo totalmente da solo, ed è stata per me una grande sfida ed un grande lavoro dal punto di vista tecnico e di programmazione, nonostante il mio totale interesse verso tutto ciò che riguarda il physical computing. Tuttavia, trovare le giuste metafore da attribuire ai dispositivi e alle relative interazioni, si è rivelato di grande effetto, soprattutto durante la fase finale di testing sugli utenti tipo, che ha dato i suoi risultati positivi in base a ciò che questo progetto, fin dall’inizio,
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voleva comunicare. Al termine di tutto il percorso progettuale affrontato, ciò di cui sono sicuro è che farAway può essere un piccolo punto di partenza nel campo in cui è destinato ad operare, e spero che col tempo possa essere ampliato e migliorato, in modo tale da poter dare realmente un contributo sociale nei rapporti umani facente parte alle situazioni da me descritte durante questo percorso.
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RINGRAZIAMENTI FONTI COLOPHON
Ringraziamenti
Alla fine di questo lungo percorso di tesi, risulta doveroso ringraziare a coloro che mi hanno supportato, sopportato ed ispirato durante il mio lavoro. In primo luogo ringrazio i miei docenti Philip Tabor e Gillian Crampton Smith per avermi insegnato ad osservare il mondo da una prospettiva diversa, attraverso la disciplina dell’interaction design, dandomi sempre degli ottimi spunti per quello che è stato e che sarà il mio lavoro, attraverso una grande passione per l’insegnamento. Ringrazio in particolar modo la mia famiglia, che mi ha sempre supportato durante questo lungo percorso di studi, tra distanze e sacrifici, ed in particolar modo mio fratello Luigi, per essere da sempre un punto costante di riferimento, confronto e riflessione. Un grazie molto speciale a Laura Dal Bo’, per i sinceri confronti durante tutte le fasi di sviluppo di questo progetto, per aver avuto tanta pazienza nel sapermi rassicurare durante le situazioni più critiche affrontate in questi mesi, per tutto l’amore incondizionato che colma le mie giornate. Grazie a Ruggero Baracco, per la sua infinita disponibilità e pazienza, per il suo enorme contributo tecnico nella fase finale di questo progetto, senza il quale non sarebbe stato possibile raggiungere il livello tecnico finale dei prototipi, e Alessandra Cavaler per le delucidazioni sulle terapie psicologiche di famiglia, a Luigi Frettoloso, Luca Migliore e Andrea Micco per aver condiviso con me ogni istante legato a questo lavoro, dalle prime idee fino alla realizzazione finale dei prototipi, per tutte le sincere critiche fatte e per le notti insonni trascorse tra risate e attimi di puro panico prima di ogni scadenza per le consegne. Grazie ai miei compagni di corso, con cui ho trascorso questi ultimi due anni di studi, dei quali avrò sempre un magnifico ricordo, e grazie di cuore a Tito, per essere sempre stato pronto al confronto e al dialogo, nonché un costante spunto di riflessione critica
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durante il processo di sviluppo di questo lavoro. Grazie agli amici di sempre, a Chicco, Marco e Luca, per aver annullato tutte le distanze che ci hanno separato in questi due anni e a quelli nuovi, fra tutti Marco Miccichè, Sebastiano Cappello, Elton Zorba, Georges Jadam, Chiara Contrino, Ivo Pisanti e Roberto Rabito, per essere stati la mia famiglia durante questi oltre due anni. Grazie ai colleghi di Nokia Berlin, Gianpaolo Tucci, Mauro D’Alessandro, Nicola Plaisant, Claudia De Angelis, Michael Gomez, Eric Dirschedl e agli amici Gianni Cardone e Valerio Calimici, con cui ho vissuto un’esperienza indimenticabile per la mia crescita sia professionale che caratteriale, in una città che ho amato dal primo momento ed infine, ma non meno importante, un sincero ringraziamento a chi non ha mai creduto in me, per avermi spronato sempre di più a raggiungere con dedizione e costanza i miei obiettivi.
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Fonti
BIBLIOGRAFIA Banzi, Massimo, Getting Started With Arduino, O’Reilly Media/Make, Sebastapol CA 2009. Cicognani, Elvira, Zani, Bruna, Genitori e adolescenti, Carocci editore, Roma 2003. Dolto, Françoise, Quando i genitori si separano, Mondadori, Milano 2004. Dufoyer, Pierre, La psicologia degli adolescenti spiegata alle mamme, Edizioni Paoline, Milano 1953. Ferraris, Oliviero, Anna, Dai figli non si divorzia. Separarsi e rimanere buoni genitori, Rizzoli, Milano 2005. Finzi, Vegetti, Silvia, Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli, Mondadori, Milano 2007. Igoe, Tom, Making things talk. Practical methods for connecting physical objects, O’Reilly Media/Make, Sebastapol CA 2011. Lucarini, Spartaco, Genitori e figli. Questa volta parlano i figli, Città Nuova, Roma 1969. Norman, Donald A., Emotional Design. Perchè amiamo (o odiamo) gli oggetti della vita quotidiana, Apogeo, Milano 2004. Saffer, Dan, The Role of Metaphor in Interaction Design, The School of design Cernegie Mellon University, Pittsburgh 2005.
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SITOGRAFIA www.arduino.cc www.bildr.org Colanzi, Manuela, I “figli di genitori separati�: conseguenze univoche sullo sviluppo?, http://www.abcpsy.it/i--figli-di-genitori-separati----conseguenze-univoche-sullo-sviluppo-.html (Settembre 2013). www.hobbytronics.co.uk www.playground.arduino.cc Proietti, Angela, (Aprile 2013), Separazione: Traumi dei Figli di Genitori separati, http://www.guidapsicologi.it/articoli/separazione-traumi-dei-figli-di-genitori-separati.html, (Ottobre 2013). Separazione e divorzio. Quante sono le separazioni in italia?, http:// www.azzurro.it/it/informazioni-e-consigli/consigli/separazione-edivorzio/quante-sono-le-separazioni-e-i-divorzi (Ottobre 2013). Shaw, Daniel S., Ingoldsby, Erin M., Children of Divorce, http:// www.pitt.edu/ppcl/Publications/chapters/children_of_divorce.htm (Settembre 2013). www.startingelectronics.com www.wikipedia.it www.wiring.org.co
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ICONOGRAFIA IN ORDINE DI INSERIMENTO http://www.interaction-venice.net/iuav1011studio2/files/MS_moodswing_intera.jpg http://www.interaction-venice.net/iuav1011studio2/files/MS_Luna. jpg http://www.interaction-venice.net/iuav1011studio2/files/MS_ Ricardo.jpg http://www.interaction-venice.net/iuav1011studio2/files/2011/04/k_ bowlsdef1.jpg http://www.martinaemme.com/wp-content/uploads/2011/05/ Kaleidos_03.jpg http://www.martinaemme.com/wp-content/uploads/2011/05/ Kaleidos_04.jpg. http://mediainformatics.wordpress.com/2013/01/02/cubble-multidevice-assistance-for-emotional-closeness-and-communication-inrelationships-over-a-distance/02_nudge/ http://mediainformatics.wordpress.com/2013/01/02/cubble-multidevice-assistance-for-emotional-closeness-and-communication-inrelationships-over-a-distance/00_cubble/ http://ciid.dk/root_ciidwww/wp-content/uploads/2009/08/ mimi_4x3_web.jpg
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Corpo del testo (10 pt/15 pt, nero 80%), titoli delle sezioni (25pt/30 pt, bianco 100%), corpo delle note (8 pt/11 pt, nero 70%) composto in Interstate Light. Titoli dei paragrafi (10 pt/15 pt, nero 50%) composti in Interstate Regular. Didascalie (9 pt/ 14 pt, nero 50%) composte in Interstate Light Italic. L’intestate è stato progettato da Tobias Frere-Jones per la fonderia digitale FontBureau (1993 - 1994), e rilasciato dalla stessa. Stampato su carta Laguna 120 gr. Copertina stampata su carta Classic demimatt 250 gr. da Pixartprinting srl. Software
utilizzati:
Adobe
Indesign
Cs6,
Adobe
Illustrator Cs6, Adobe Photoshop Cs6, Maxon Cinema 4D, Rhinoceros. Schemi realizzati con illustrazioni personali e con l’ausilio dell’archivio digitale The Noun Project (http://thenounproject.com/), rilasciato sotto Creative Commons Attribution 3.0 License. 136
UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA FACOLTA’ DI DESIGN E ARTI
DICHIARAZIONE DI CONSULTABILITA’ O NON CONSULTABILITA’ DELLA TESI DI LAUREA (da inserire come ultima pagina della tesi di laurea) Dante Fusco 275011 Il/La sottoscritto/a ………………………………………….matr. n. ...…………….
Laurea Magistrale in Design laureando/a in ………………………………………………... Straordinaria (Aprile 2014) dell’a.a. …………….…………. 2012/2013 sessione …………………………
DICHIARA
che la tesi di laurea dal titolo: …………………………………………………………………………………………. farAway: dispositivi emozionali per genitori divorziati e figli adolescenti ………………………………………………………………………………………….
√ è consultabile da subito potrà essere consultata a partire dal giorno ………………….. non è consultabile (barrare la casella della opzione prescelta)
data …………………..
firma ………………………