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Corso di Laurea Magistrale in Archiettura classe LM-4 a.a. 2014/2015

progetto David Costantino Cirocchi relatore Prof. Flaviano Maria Lorusso

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ai nonni Costantino e Antonio, per chi porto il nome e per chi non c’è più.

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INDICE

_Arcipelago delle Canarie -Isole Canarie, 9 -La Palma, 15 -Area di progetto, 19

_Termalismo nella storia -Nascita e sviluppo della cultura termale, 26

_Riferimenti architettonici -Teshima Art Museum, R. Nishizawa, 34 -Piscina delle Maree, A. Siza, 36 -Bagni termali di Vals, P. Zumthor, 38 -Complesso termale Ginzan, K.Kuma, 40

_Progetto -Considerazioni sull’area, 43 -Complesso termale, 50 -Residence, 71

_Bibliografia, 87 _Ringraziamenti, 88

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Arcipelago delle Canarie

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Isole Canarie L’arcipelago delle Canarie situato nell’Oceano Atlantico, a pochi chilometri dalla costa marocchina, è caratterizzato da sette isole maggiori e due minori, tutte di origine vulcanica. Le suddette formano una comunità autonoma della Spagna, dove la capitale è condivisa tra Santa Cruz de Tenerife e Las Palmas de Gran Canaria. Le forme tronco-coniche dei vulcani dominano il territorio di tutte le isole. Le dimensioni sono varie: dai più piccoli, fino a Teide, nell’isola di Tenerife, che con i suoi 3718m, è la motagna più alta della Spagna. Elemento di grande attrazione turistica sono le piscine naturali che caratterizzano alcuni tratti delle coste delle isole. Le più conosciute sono quelle site nell’isola di El Hierro. Si tratta di vasche d’acqua recintate naturalemente dalla pietra e dallo scoglio: un prolungamento del mare sulla terraferma. Il clima risulta essere molto mite durante tutto l’anno grazie all’influenza dei venti alisei, considerati sinottici, ovvero costanti. Infatti assicurano grande stabilià climatica, con escursioni minime tra una stagione e l’altra, con bassa piovosità: in media i giorni di pioggia nei mesi invernali sono diciassette, in quelli autunnali tredici, nei primaverili sette e negli estivi solamente uno. 9


montagna di Teide

Alcuni studiosi stimano che l’origine delle Canarie risalga a circa 30 milioni di anni fa. La loro esistenza nei tempi antichi era conosciuta e le prime tracce si trovano nella letteratura greca (Platone) dove si fa riferimento ad Atlantide che sprofonda negli abissi; da qui una delle molte misticità che aleggiano sulle Canarie. Letteratura a parte, non vi sono concrete testimonianze o riscontri che, altra supposizione, i Fenici o i Greci siano mai effettivamente sbarcati su una delle 7 isole delle Canarie. Invece i riscontri scientifici datano in primi insediamenti, dovuti al popolo dei guanci, intorno al 200 a.C. . Si ipotizza però che questi possano però essere anche antecedenti. I ritrovamenti di teschi appartenenti agli abitanti originari unitamente alle descrizioni che i primi conquistatori fecero delle popolazioni autoctone, danno degli indizi in merito a questi. Con particolare riferimento a Tenerife, si fa menzione a persone alte e di corporatura robusta, con occhi e capelli chiari; questo popolo era conosciuto col nome di “Guance”. Sembra che il nome composto di questa gente derivasse da “guan” (uomo) e (achinch) che significa ‘montagna bianca’. Quest’ultima facendo riferimento al Teide e alla sua vetta innevata durante il periodo invernale. Varie sono le ipotesi in merito alle origini dei guance; alcuni ritengono che siano discendenti da celti provenienti da Spagna e/o Portogallo, o popolazioni giunte dalla vicina Africa Sahariana che successivamente si sono mischiati con gli invasori provenienti dal continente europeo (norvegesi in primis); il che spiegherebbe le loro caratteristiche somatiche. Questi abitanti pre-ispanici si vestivano rudemente con pelli e pare assodato che ignorassero l’arte della navigazione. I guanche vivevano essenzialmente di agricoltura, di pastorizia e di caccia; le loro abitazioni erano ricavate in caverne. 10


piscine naturali_Tenerife

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statua del re Beneharo_Tenerife

Gli Europei iniziarono ad interessarsi alle Canarie tra la fine del XIII e del XIV, essenzialmente motivati da sogni di facili ricchezza derivanti da informazioni mitologiche e pratiche in merito a tesori e risorse che le Canarie e le aree circostanze potevano dare. Le operazioni di colonizzazione iniziarono nei primi del 1400 ad opera prima dei Normanni e successivamente degli Spagnoli; le campagne militari finirono solo quasi un secolo dopo (1495) quando gli invasori riuscirono a prendere il totale controllo di tutti il territorio dell’arcipelago Canario. Questo periodo fu contraddistinto da continue lotte e massacri; i guanches vennero sottoposti ad una vera e propria pulizia etnica, quindi fatti prigionieri e venduti in massa come schiavi; si stima che a conquista completata la lingua guance fosse stata totalmente soppiantata con quella dei colonizzatori. I sopravvissuti erano solo coloro i quali si erano adattati alle usanze, ai costumi e alla cultura degli invasori unendosi con loro in matrimonio e convertendosi al cattolicesimo. Nel tempo il controllo spagnolo sull’arcipelago fu messo in discussione da tentativi d’invasioni da parte di marocchini, olandesi e soprattutto inglesi; nonostante tutto gli spagnoli mantennero saldamente il controllo dell’arcipelago. L’arcipelago delle Canarie assume un’importante rilevanza storica verso la fine del 1400 ed inizio del 500, in particolare dopo la formalizzazione della scoperta delle Americhe da parte di Colombo nel 1492, in quanto i principali porti di questo arcipelago furono impiegati da tutti i colonizzatori europei che si recavano nel nuovo continente come punto di ultimo scalo, rifornimento e riparazione delle navi prima di intraprendere l’attraversata dell’atlantico verso il nuovo continente. La presenza e la frequentazione di Colombo alle Canarie è ampiamente documentata. 12


grotta di Belmaco_La Palma

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Guanci_incisioni_La Palma

Riferimenti della storia recente portano in ribalta le Canarie quando nel marzo del 1936 la Repubblica di Spagna trasferì qui, avendone fondate motivazioni e timori, il generale Franco ritenendo che questi stesse organizzando un colpo di stato. Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale le Canarie patirono le medesime difficoltà sofferte dalla Spagna continentale generando un massiccio fenomeno di immigrazione soprattutto verso il sud america. L’attuale fortuna economica e commerciale della Canarie iniziò negli anni ‘60 quando Franco decise, tenendo conto sia delle necessità ma soprattutto delle potenzialità delle isole e del diffondersi dell’utilizzo dell’aeroplano come mezzo di trasporto, di dar impulso all’industria del turismo, già conosciuto e noto sin dai secoli scorsi. La storia recente è caratterizzata da importanti eventi come il decreto Regio del 1982 che sancisce e riconosce alle Canarie lo status di “Regione Autonoma” e la conseguente profusione di leggi e disposizioni speciali aventi lo scopo di dar ulteriore maggior impulso all’economia. Proprio il decennio tra la metà degli anni ottanta e novanta è contraddistinto da un vertiginoso aumento degli investimenti nell’arcipelago canario e il trend si è successivamente mantenuto e rafforzato soprattutto per gli investitori Europei quando la Spagna (quindi anche le Canarie) ha fatto ingresso nella Comunità Europea. 14


La Palma

Isole Canarie

La Palma Situata 80 chilometri ad Ovest di Tenerife, La Palma si presenta come un’isola prevalentemente montuosa, data la presenza di tre vulcani, uno solo attivo (l’ultima eruzione negli anni ’70). La cima più alta è il Roque de los Muchachos con i suoi 2426m, compreso nel parco nazionale de La Caldera de Taburiente. Grazie alle peculiarità del clima palmero, e in particolare al fatto che le nubi si formano in uno strato compreso tra 1 e 2 km di altezza, sulla sommità del Roque de los Muchachos (al di sopra delle nubi) si trova l’Osservatorio, un gruppo di telescopi di varie nazionalità gestito in comune dall’Instituto de Astrofísica de Canarias e dalle nazioni proprietarie dei telescopi. Tra essi si trova anche il Telescopio Nazionale Galileo, il maggiore telescopio ottico italiano. Il panorama quotidiano dall’Osservatorio è un mare di nubi al di sotto e un cielo sereno al di sopra. Il terreno fertile e prevalentemente pianeggiante della costa viene sfruttato per la coltivazione di banani, molto spesso racchiusi dentro serre bianchissime di notevoli dimensioni: tutta la costa infatti, da una visione sopraelevata, allude ad una schacchiera di colore bianco-verde. 15


Santa Cruz de La Palma_dal mare

Il capoluogo dell’isola è Santa Cruz de la Palma. Degli oltre 17.000 abitanti, circa 15.000 sono residenti in città, mentre i restanti abitano i quartieri periferici. Il nucleo urbano comincia al livello del mare, ma il territorio del comune si estende fino a oltre i 1800 m di altezza. Santa Cruz si trova sul versante orientale dell’isola di La Palma, all’interno del bordo della Caldereta (antica caldera vulcanica), limitata a sud dal Risco de la Concepción e a nord dal Barranco Seco (una fiumara molto profonda). Parte della città e il porto sono ubicati sopra un’antica colata lavica della Caldereta che, al frantumarsi della sezione nord-est della parete, è arrivata velocemente al mare e si è raffreddata bruscamente formando uno strato basaltico. Il territorio comunale si estende poco oltre i 43 km², con 4,03 km di costa. Nonostante la città sorga sul mare, il suo territorio sale molto rapidamente verso l’interno, a causa delle pareti scoscese della Caldereta. Nel centro della città si trovano i quartieri più piccoli chiamati La Luz, San Telmo, San Sebastián, El Puente, Benahoare, La Alameda, La Calle Real, El Pilar e El Marquito; mentre la periferia comprende i quartieri Calsinas, Velhoco, Las Nieves, La Dehesa, La Encaración, El Planto, El Carmen e Mirca. 16


serre

L’estrema vicinanza fra i monti e il mare conferisce alla città un discreto dislivello superato con scalinate e tratti in pendenza. Santa Cruz fu fondata il 3 maggio 1493 su una spiaggia situata all’interno di una baia, che costituiva di per sé un porto naturale, e in vicinanza dello sbocco del torrente dove si trovava la caverna dell’antico capo del regno dei Tedote (la attuale Cueva de Carías, al nord della città); divenne ben presto capitale dell’isola: la scelta del luogo fu dovuta alle sue caratteristiche, protetto dai venti e adatto all’approdo delle navi, che ne fanno un porto ideale. L’esistenza della chiesa principale di El Salvador si attesta a partire dal 1512. La città crebbe rapidamente grazie al suo porto, l’ultimo sulla rotta per l’America, e grazie all’esportazione della canna da zucchero prodotta sull’isola. Tuttavia la sua prosperità la espose all’attenzione dei pirati che la attaccarono a più riprese. Il peggiore di questi attacchi avvenne nel 1553. La città fu poi ricostruita e fortificata. Delle antiche fortificazioni rimangono soltanto il Castillo de Santa Catalina sul mare e il Castillo de Santa Cruz del Barrio, recentemente ristrutturato, situato a nord dell’imboccatura del Barranco de Las Nieves, di cui si conservano i resti delle mura e della porta. 17


Castillo de Santa Catalina

Fu in Santa Cruz che nel 1558, su decisione del re Filippo II, venne creato il primo Tribunale delle Indie: tutte le imbarcazioni spagnole che volevano commerciare con le colonie americane dovevano registrarsi a questo tribunale. Santa Cruz de La Palma fu anche la prima città spagnola ad avere un sindaco eletto democraticamente: nel 1773 si celebrarono in tutta la Spagna le prime elezioni a suffragio popolare, a seguito di un processo contro i governatori perpetui della città intentato dai commercianti Dionisio O’Daly, di origine irlandese, e Anselmo Pérez de Brito, che ottennero una sentenza favorevole dalla Corona di Castiglia. All’inizio della rivolta militare del 1936 che sfocerà nella Guerra civile spagnola, l’isola di La Palma resisterà al golpe e manterrà la legalità repubblicana fino al 25 luglio, quando arrivò a Santa Cruz la nave cannoniera Canalejas. Questo episodio viene ricordato con il nome di Settimana Rossa. Santa Cruz possiede un ricco patrimonio artistico di stile rinascimentale, barocco e neoclassico, che è raggruppato quasi totalmente in alcune vie e piazze del centro storico. Di particolare rilievo è Piazza di Spagna, centro nevralgico della città, su cui si affacciano pregevoli palazzi di epoca rinascimentale, fra cui spiccano il municipio e la chiesa di El Salvador. Su un lato, vicino alla chiesa, si trova l’unica fontana del XVI secolo rimasta nell’arcipelago. 18


sorgenti naturali ritrovate grazie agli scavi della galleria

Area di progetto L’area di progetto è situata sulla punta inferiore dell’isola, in quella regione denominata Fuencaliente proprio per le acque termali che nascono in prossimità della costa, al di sotto della scogliera solcata dalla strada panoramica che nacque dalle colate di lava successive all’eruzione del vulcano San Antonio. Proprio al di sotto di questa, nella zone dell’area destinata ad ospitare l’edificio termale, al livello del mare, sono nascoste alcune grotte di acque termali alle quali si accede tramite una galleria con ingresso sulla spiaggia. Tali acque sono conosciute con il nome di Fuente Santa. Sin dai tempi più antichi una moltitudine di infermi venivano da tutta Europa, ma anche dall’America, per queste acque le cui proprietà curative erano ormai famose. Fino all’anno 1677 suddette acque termali erano esposte alla luce solare, fin quando l’eruzione del vulcano San Antonio le seppellì sotto fiumi di lava. Dopo circa trecento anni passati a ricercare la giusta posizione delle sorgenti sotto quella che era ormai diventata una vera e propria montagna, nel 1995, dopo studi su carta, vennero eseguiti rilevamenti geologici guidati dall’ingegnere Carlos Soler, per un progetto di recupero, con il quale si raggiunsero quattro sorgenti grazie ad una galleria che dalla spiaggia conduceva fino alle ultime due vasche alla distanza di 170m. 19


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Ingresso alla galleria dalla spiaggia

L’intera area di progetto si estende per 290.000mq c.ca e comprende le tre zone denominate t,s,c. In particolare la zona t, che misura 24.000mq, è interessata ad ospitare l’edificio termale (con le varie funzioni associate); la zona s, di 57.000mq, corrisponde all’area occupata dalle serre di banani (foto s) e verrà occupata, almeno in parte, da alloggi turistici, mentre la zona c rimarrà esente da costruzioni e funzionerà solamente da tramite fra le due aree sopra citate, rimanendo quindi naturale. L’edificio termale dovrà tener conto di una distanza di 12 metri dalla strada e non potrà superare il livello della stessa, considerato come 0.00m, quindi affossarsi nel terreno; inoltre, proprio sotto la strada, nascerà un parcheggio auto di circa 150 posti che ospiterà le affluenze sia alle terme che alla spiaggia. Al suo interno, l’edificio termale sarà suddiviso in due macro-spazi: le terme vere e proprie e ambienti aggiuntivi come caffetteria, bookshop, sala conferenze, uffici e direzione. Nelle terme troveranno spazio le classiche funzioni di balneazione: spogliatoi, sauna e doccia turca, vasche di acqua calda e fredda, interne ed esterne, massaggi, fanghi, fisioterapie e spazi relax. Gli alloggi turistici funzioneranno come un residence all’aperto, in stile campeggio, in chiaro riferimento alle serre che contraddistinguono tutta la costa occidentale. 22


saline_processo di lavorazione

saline_particolare

Esattamente sulla punta inferiore dell’isola, nell’ultimo lembo di terra che si affiaccia sull’Oceano Atlantico, si distendono su un terrazzamento le saline di Fuencaliente, unico stabilimento ancora in attività sull’isola di La palma dopo la chiusura di quello a Los Cancajos, nelle vicinanze di Santa Cruz, circa un centinaio di anni fa. Questo stabilimento è in attività dal 1967, da quando Don Luis Rodriguez decise di trasferire questa tradizione, presente sull’isola di Lanzarote, a La Palma. Il sito, dichiarato “area di interesse scientifico”, avrebbe dovuto avvalersi anche di un’area di ristorazione e museale per permettere, grazie agli auspicabili ricavi, di colmare quei costi che consentirebbero il proseguo dell’opera di estrazione, appurato che la sola vendita di sale non era sufficiente a coprirli nella loro totalità. Al momento, tuttavia, il progetto sembra tramontato. Il processo nelle saline avviene quasi interamente a mano; gli unici ausili tecnici sono un forno di essiccazione, un mulino e due impianti per l’imballaggio. Temperatura, vento, umidità, ore di sole sono i fattori che devono essere monitorati per contribuire in maniera decisiva all’estrazione del sale. L’acqua di mare viene pompata in un bacino principale per poi essere trasferita in vassoi, dove comincia il processo di evaporazione che durerà circa venti giorni; con la pioggia il processo subisce inevitabilemente dei rallentamenti. Quando l’acqua ha raggiunto la concentrazione di sale desiderata, viene passata negli stagni di cristallizzazione. In questi (di dimensioni quadrate di 3x3 metri) viene lasciata per altri 10-15 giorni. Solo quando si raggiunge una concentrazione del 25% si può estrarre il sale con delle pale e porlo sui bordi delle vasche fatti di pietra lavica; questi servono ad impedire al vento di muovere eccessivamente il pelo dell’acqua che farebbe diventare il sale troppo grossolano. Qui viene lasciato asciugare per poi passare nei magazzini per essere confezionato. 23


Termalismo nella storia

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Terme di Caracalla pagina precedente e successiva: Campi flegrei, Pozzuoli

Nascita e sviluppo della cultura termale La conoscenza dell’acqua come mezzo curativo è da riferirsi a circa 3500 anni prima dell’era cristiana, in Persia, Egitto e altri paesi arabi. Presso gli Assiri il medico era “colui che conosce l’acqua”. La costruzione di spazi appostiti idonei all’effettuazione di bagni caldi ebbe la sua diffusione inizialmente in Grecia, in età cretese-minoica (II millennio a.C.), per svilupparsi in età micenea (1300-1700 a.C.) e in età classica. Inizialmente le località termali coincisero con le sedi di importanti luoghi sacri: ad esempio nel tempio di Apollo, a Delfi, venivano praticati bagni in acque calde e vapori per ottenere la guarigione, in quanto elementi ritenuti di origine sovrannaturale. In Grecia, mentre i primi bagni nacquero al di fuori delle città, presso radure boschive e sorgenti, durante il IV secolo a.C. il modello cambiò spostandosi all’interno della polis, nei pressi dell’agorà assumendo forme in pianta compatte, rettangolari e modulari. Nel periodo ellenistico i bagni si diffusero quando vennero incorporati al ginnasio, dove il nuoto diventò anche pratica sportiva. La massima espressione del termalismo si raggiunse con l’Impero Romano che, grazie anche ad uno sviluppo delle opere infrastrutturali, favorirà la nascita di fenomeni di turismo termale e strutture specializzate. Il complesso termale inizia ad avere le sue funzioni principali: tepidarium, sudatorium, calidarium e frigidarium. Inizialmente il riscaldamento degli ambienti avveniva con la tecnica dell’ipocausto, cioè con la circolazione di aria calda attraverso cavità poste nelle pareti; successivamente si evolverà con l’utilizzo della sala suspensurae, un primo modello di riscaldamento a pavimento, utilizzato per la prima volta a Pompei. Il primo edificio termale romano venne fatto edificare da Agrippa, tra il 26 e il 19 a.C., con una tipologia in linea che vedeva uno sviluppo di una piscina per oltre cento metri. Con Nerone e gli imperatori Flavi si svilupparono le terme imperiali vere e proprie: le Terme di Diocleziano, Traiano e Caracalla. La caduta dell’Impero Romano siglò un momento di declino del termalismo. 26

Ginnasio_Cirene


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Bath_Terme

Nel Medioevo non si perse l’abitudine di bagnarsi: si costruirono luoghi idonei di carattere privato, riservati però alle classi più elevate ed agiate. Col risorgere della vita cittadina, a partire dall’XI secolo, si costruirono edifici balneari in Germania, nelle Fiandre e in Catalogna. Nel Rinascimento si continuò con gli studi sull’acqua iniziati nel tardo Medioevo, illustrando, ad esempio, le proprietà balneo-fangoterapeutiche delle acque di Montecatini, delle terme di Bormio, di Pisa e di Lucca, di Porretta. Solo nel Settecento si verificò una svolta scientifica dell’idrologia grazie anche ad un progresso scientifico della medicina e della chimica: nasce l’idrologia su nasi scientifiche e l’opera di Francesco Hoffmann, De acquae salubritate del 1729, inaugura un intenso periodo di pubblicazioni volte ad approfondire la relazione tra il fenomeno delle terme e quelli naturali, come il vulcanismo. Gli studi procedono anche nell’Ottocento e, nel XIX secolo, nascono le prime località termali. In Europa, grazie anche al fenomeno del Gran Tour, cambia il significato del soggiorno termale, per cui le finalità curative si trovano a convivere con la ricerca di svago e mondanità. Vengono alla luce vere e proprie città del loisir: Bath e Spa tra le più importanti. E’ proprio nella seconda metà dell’Ottocento che vengono edificati i più grandi stabilimenti europei, molto spesso ubicati in posizione scenografica. 28


Terme di Chianciano_particolari

Le città termali rappresentano luoghi di sperimentazione urbanistica, architettonica e stilistica, in quanto prive di una tipologia e di un’immagine radicata nel passato. Non a caso proprio l’ambiente termale fu dominato dal liberty, prima, e dall’architettura fascista, poi. A partire dagli anni Novanta, in tutta Europa, gran parte delle località termali sono già pronte a sfruttare il momento di crescita della domanda di benessere. In Italia vengono in prima istanza reputati più adatti alla cura e al relax gli stabilimenti entrati a far parte delle memoria storica: Salsomaggiore, Chianciano, Montecatini. Nel processo di turisticizzazione delle terme, il primo passo è rappresentato dalla scoperta delle risorse idroterapeutiche di un luogo. 29


Lago di Hèviz_Terme

In epoca contemporanea il “sistema terme” vive momenti di importante affermazione, seppur attraverso forme profondamente disarticolate e disomogenee. Non si registrano omissioni di eventuali strategie comuni, bensì l’assenza di un disegno normato, identificativo di una tipologia tradizionale. Il concetto di cura si dilata rispetto alla visione terapeutica del corpo, per abbracciare forme ampie di benessere. Da un lato viene riproposto il binomio terme-città, riprendendo il concetto dalle terme romane che possedevano un’identità prettamente urbana, come nel caso del progeto di Rem Koolhaas per il recupero degli ex-mercati romani all’Ostiense. In questo ambito si sviluppa anche il tema di terme-museo, qualora ci fosse la necessità di valorizzare antiche rovine con sistemi di copertura metallici e passerelle. Dall’altro il binomio terme-paesaggio, esaltato dalle Terme di Hèviz in Ungheria, dalle Termas Geometricas in Cile, dalle Terme di Myvtan in Islanda, per citarne alcune. Qui la natura disegna l’architettura, l’edificio termale è solamente uno spazio interno complementare ai veri e propri spazi termali che trovano collocazione nella natura appunto. Nel caso di Héviz, il lago diventa l’elemento pricipale, elevato al massimo grado di funzionalità e di aggregazione, mentre la piattaforma eccentrica al suo interno diventa artificio. L’architetto German del Sol, in Cile, costruisce una promenade di corbusiana memoria che lega le varie celle termali, mentre il fiume che scorre al di sotto crea atmosfera. 30

Termas Geometricas_German del Sol


Pamukkale_Terme

Elemento di principale modifica dell’impianto termale nei nuovi interventi è la pianta libera: essa testimonia l’esigenza di “liberare” i percorsi sequenziali terapeutici per lasciare scelta all’utente. Gli spazi sono esenti da gerarchie e organizzazioni funzionali, prestandosi sempre di più all’aggregazione, alla collettività ed alla condivisione del benessere grazie a grandi vasche all’aperto e vasti ambienti curativi. Esemplari le Terme di Széchenyi a Budapest. Gli interventi degli ultimi decenni non mostrano un’evoluzione architettonica dipendente dalla cultura stilistica del loro tempo, bensì dipendono dalla formazione personale del progettista; tuttavia, la tipologia ospedaliera, tipica degli anni Settanta, è stata superata molto spesso a favore di volumi nitidi e di tipologia a padiglione, come le nuove Terme di Merano, a matrice distributiva, dove l’utilizzo di pietra naturale e di vetro ne fa da padrone. Nel nord Europa l’High-tech predomina in quasi tutte le costruzioni termali, con grandi vetrate all’esterno e molto spesso colori vivaci all’interno. L’est Europa è contraddistinto, come nei casi dell’Ungheria e Turchia, da grandi laghi naturali che ospitano al loro interno edifici, oppure grandi vasche esterne dove l’aggregazione è la nuova matrice del wellness. Anche in Islanda, come nel caso di Blue Lagoon, il complesso termale è stato già definito dalla natura e dal paesaggio.

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Riferimenti architettonici

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TESHIMA ART MUSEUM RYUE NISHIZAWA_GIAPPONE_2010

Situato sull’isola di Teshima, il museo si affaccia sull’Oceano dall’alto di una collina, caratterizzata da terrazzamenti per la coltivazione del riso. All’esterno si presenta come un guscio bianco continuo ed assume le sembianze di una goccia d’acqua, per entrare in comunicazione con i profili ondulati dei rilievi circostanti. L’ingresso, stretto e non molto alto, non proprio a misura d’uomo, è una superfetazione del guscio verso la strada come a voler accogliere il visitatore; allude alla bocca di una grotta che cela lo spazio interno. Lo spazio interno, invece, è più ampio, arioso, è unico, fluido e organico ed orizzontale, illuminato da due aperture nella copertura che lasciano passare anche vento e pioggia. Le aperture simil-circolari, organiche, alludono all’erosione della roccia. Quindi uno spazio coperto, destinato ad essere allestito per l’occasione ed ospitare opere d’arte, ma, allo stesso tempo, aperto verso l’ambiente. L’obiettivo, infatti, è quello di fondere i tre elementi, arte, architettura e ambiente, tentando di farli convivere in un’unica entità. 34


a sinistra: veduta dalle colline a destra: interno in basso: pianta

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PISCINA DELLE MAREE ALVARO SIZA_PORTOGALLO_1973 Invisibili dalla città. L’unico elemento che denuncia la presenza delle piscine di Leca da Palmeira è lo smisurato parapetto del lungo oceano che accompagna il bagnante lungo il marciapiede della strada. A confine con questa, setti ortogonali in cemento armato brutalista racchiudono spogliatoi e docce. Tutto il progetto è pensato come una promenade. La discesa alle piscine si confonde con gli scogli: tutto sembra naturale, ma in realtà non lo è. Un museo dell’acqua a cielo aperto. Camminando sul lungomare ci si imbatte in esso senza nemmeno volerlo: il visitaore non si rende conto di entrare in quel progetto che sembra nemmeno esistere. Con le spalle alla strada, scendendo dagli spogliatoi, sulla destra si estende una piccolissima spiaggia con sabbia, mentre sulla sinistra trova luogo la prima vasca, più piccola fra le due progettate, di forma organica, pressochè ellittica. La vasca principale, quella più grande, assume le sembianze di un quadrato, dove il quarto lato, quello che tocca l’Oceano, è formato dalla scogliera con una linea spezzata. Architettura e natura rivendicano le loro origini fino a fondersi in un unico punto. 36


a sinistra: veduta dalla alto a destra: vasche in basso: pianta

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BAGNI TERMALI DI VALS PETER ZUMTHOR_SVIZZERA_1991 Il progetto si presenta come sostituzione dell’antico albergo che sorgeva in quest’area, all’interno del piccolissimo paesino di Vals, fra le montagne svizzere. Roccia, luce ed acqua sono le tre matrici generatrici del progetto che fuoriesce dalla montagna come un monolite, rivestito internamente in gneiss, pietra del luogo, tagliata in oltre 60.000 listelli. Le finestre sono ritagliate perfettamente nella facciata principale come se ci fosse dietro il lavoro precisissimo di un taglio laser; d’altronde la formazione di falegname del progettista incide molto spesso sulla rigorosità dell’angolo e dell’intaglio. La copertura verde riprende il dolce declivio della collina soprastante nascondendolo alla vista dalla montagna e mimetizzandolo ancora di più. L’ingresso è nascosto, buio e stretto, ricavato nel retro dell’edifico, come se si entrasse in una spelonca. Anche gli interni riflettono questa sensazione con diversi dislivelli. La luce che proviene dal soffitto è sottilissima. Un edificio introverso, che richiama le sensazioni di un’ispezione in una grotta, dove il rumore dell’acqua che scorre rompe un silenzio innaturale. 38


a sinistra: veduta esterna a destra: scalinata interna in basso: pianta

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COMPLESSO TERMALE GINZAN KENGO KUMA_GIAPPONE_2006 Il complesso si trova ad Obanazawa, lungo in fiume Ginzan, in una delle regioni più nevose del Giappone. Il progetto di divide in due edifici: l’hotel e un piccolo edificio termale. Per quanto riguarda il primo esso viene pensato mantenendo parte dell’albergo esistente recuperando anche la facciata composta da legno centenario. L’interno viene ridistribuito con un grande atrio centrale a tutta altezza, schermato da sottili fasce di bambù. Non vi sono veri e propri muri divisori, ma listelli di legno o sottili vetrate semitrasparenti dette Dalle de verre, che richiamano l’antica carta di riso giapponese. Gli spazi interni sono silenziosi, rilassanti, in totale armonia con le funzioni alle quali l’edificio deve assolvere. La tradizione giapponese è maestra di silenzio, pacatezza, minimalismo e rigore. L’edificio termale vero e proprio richiama anch’esso le tradizionali case giapponesi, dove la dimensioni degli spazi è ridotta al minimo necessario. Dislocato su due piani, al piano terra troviamo due sale per spogliatoi, servizi e la scala che porta al piano superiore, dove una minima vasca si affaccia discretamente sul fiume sottostante l’edificio. 40


a sinistra: veduta interna hotel a destra: edificio termale in basso: pianta edificio termale

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Progetto

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scendendo dalla strada verso la spiaggia

Considerazioni sull’area Come già specificato, il sito di progetto sorge sulla punta inferiore dell’isola; più precisamente spostato sul versante occidentale della costa, dove la strada principale delimita, sostanzialmente, le alte vette dalla costa. La vasta area di progetto è suddivisa in tre micro-ambiti all’interno dei quali sono stati pensati gli interventi progettuali richiesti: il complesso termale, gli alloggi turistici ed il collegamento naturale fra i due. La caratteristica principale, che è stata anche nodo centrale per lo studio del collocamento dei vari manufatti, è il dislivello: non solo inteso come discesa dalla strada fino alla spiaggia e al mare, ma anche per la struttura della strada stessa e della costa, superfici che non offrono punti pianeggianti. D’altronde il terreno, formato da antiche colate laviche, non poteva che presentarsi come è in questo momento, cioè aspro, rude, scosceso, caratterizzato da forti pendii. Inoltre, considerando il livello strada come quota 0,00m di partenza, l’edificio termale vero e proprio non potrà sorgere al di sopra di essa, per non interrompere la costante visuale dell’oceano ,mentre gli alloggi turistici possono superarla di un piano fuori terra. Il complesso termale dovrà anche essere dotato di un parcheggio di circa 150 posti auto; lo stesso potrà avere due possibilità di posizione: sotto l’edificio stesso anche con più livelli sotto terra, oppure sotto la strada, ma in questo caso si potrà scendere solamente di un piano. 43


antiche acque termali ritrovate scavando la galleria sotterrnaea

Scendendo dalla strada verso l’oceano, percorrendo dei sentieri pedonali che si snodano sul pendio della costa, si arriva alla spiaggia caratterizzata dalla sabbia grigio scura. E’ da qui che si entra nella galleria sotterranea che conduce alle antiche acque termali sotterrate dalle colate laviche del vulcano San Antonio nel 1677. Subito dopo l’ingresso, troviamo un atrio con illuminazione zenitale, dal quale si snodano verso destra e sinistra una piccola sala conferenze, i servizi e la galleria, che si estende per circa 170 metri. Questa è completamente pianeggiante e si trova esattamente alla stessa quota dell’ingresso, fungendo quindi come promenade di un museo. Man mano che lo scavo procedeva, le pareti venivano puntellate per poi essere definitivamente fissate con degli archi in ferro al di sopra dei quali scorre un tubo metallico che funge da condotta dell’aria. Le vasche sono quattro, scavate nella roccia stessa, nelle quali ci si può immergere grazie a scale metalliche poste successivamente. Al di fuori della galleria, ma sempre in prossimità della spiaggia, altre due pozze d’acqua contribuiscono al disegno del terreno; estremamente naturali e quindi gratuite ai fruitori, queste ultime contribuiranno a completare il programma funzionale delle terme. Il complesso termale si avvarrà, quindi, anche di questa esposizione naturale-museale che arricchirrà l’interesse verso questa meta turistica; l’intento infatti è quello di offrire al viandante non solo relax, ma un’esperienza a tutto tondo per conoscere le antiche tradizioni dell’isola e riscoprire il passato attraverso il contemporaneo. 44


tra le serre

Procedendo verso Ovest, la strada si imbatte, nelle serre di banani che caratterizzano tutta la costa occidentale dell’isola. In questo caso ne incontriamo quattro; due di queste lunghe quasi 300 metri, si distendono lungo la costa che, in questo ambito, risulta essere meno pendente rispetto all’area dove sorge l’edifico termale. Altre due invece si arrampicano sulla montagna retrostante, allineate con le altre a valle. Sono state edificate con un basamento in mattoni forati di colore grigiastro, oppure con la pietra lavica del posto murata a secco, che segue l’andamento del terreno; l’involucro è costituito dai classici tessuti impermeabili con i quali si coprono le serre, sorretti da puntelli in ferro posti a distanze regolari. Al loro interno, piante di banani si riparano dal freddo apparendo come fantasmi, sfiorando il velo bianco che le nasconde. Questa è l’area destinata ad ospitare gli alloggi turistici, volutamente distaccati dal complesso termale. Come già sottolineato le pendenze sono meno forti rispetto alla zona che ospita le terme. Nonostante il terreno aspro, la discesa è meno forte e quindi permette di prevedere un volume di forma più allungata, rispecchiando magari proprio le volumetrie offerte dalle serre che possono anche essere smantellate totalmente o in parte. La roccia lavica cambia leggermente tonalità in base alle ore del giorno e al modo in cui la luce batte su di essa, ma in generale il colore rimane molto scuro, sui toni del marrone, con chiazze di grigio specialmente nelle zone sabbiose o anche in corrispondenza di forti declivi, dove emerge la roccia interna, a scaglie e molto spesso sfaldata. 45


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planivolumetrico

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sezioni ambientali

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acque termali naturali e gratuite per i fruitori del complesso

Complesso termale Un assoluto. Un frammento di salina. Uno scoglio eroso. Il complesso termale si presenta con decisione nel territorio imponendo la sua geometria e il suo bianco che, guardando trascorrere il giorno, assume tutte le sfumature di colore della vita. Una forma quadrata precisa di 40x40m che, come da progetto, non supera il livello strada per non ostacolare la visuale del passeggero, ma, al contrario, si dilata dalle viscere della montagna fino ad affacciarsi sull’ Oceano, con uno sbalzo non uniforme rispetto alla base d’appoggio, ma che segue l’andamento arbitrario del terreno. Arrivando in macchina dalla strada, il visitatore è invitato a sostare nel parcheggio sotterraneo, che offre 150 posti auto c.ca. Posto al di sotto della strada alla quota -3.20m, si estende ad arco seguendo l’andamento della stessa al di sopra. Un percorso pedonale guida il visitatore fino all’ingresso delle terme, accompagnandolo con una luce filtrata che proviene dalla parete in pietra murata a secco e sfalsata in modo da lasciare in allusione ai basamenti delle serre vicine. Grazie a questa parete e alla canna shunt posta nel retro è garantito anche il flusso di aria continua all’interno interno. Ogni 30ml si aprono fessure grandi quanto porte di sicurezza, che assicurano vie di fuga in caso di incendio, conducendo direttamente all’esterno, quindi in luogo sicuro. 50


esploso_complesso termale

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percorso pedonale che affianca il parcheggio e conduce all’ingresso delle terme

modello

L’ingresso all’edificio termale è nascosto, celato, come l’ingresso di una grotta da ispezionare. Solamente un setto in cemento bianco, che lo divide dal parcheggio, lo annuncia. In realtà gli ingressi sono due: uno a servizio degli spazi termali veri e propri, l’altro per quelli aggiuntivi, vale a dire caffetteria, bookshop, sala conferenze. Entrando nelle terme, l’utente viene accolto nella hall che si affaccia sulla vasca interna a tutto volume e sfonda con lo sguardo verso la corte e la vasca esterna. Solamente il bancone ed una panca in legno arredano questo primo spazio definito da luci tenui e dal legno che riveste pareti e soffitti. Sui lati del bancone due piccoli ambienti ospitano gli spogliatoi e i servizi per il personale che vi lavora, mentre gli spogliatoi per l’utente si trovano sulla sinistra, passando attraverso una strettoia rasente il muro perimetrale; anche in questi l’arredamento è minimo, composto da una seduta e dagli armadietti per depositare gli effetti personali. Uscendo si viene immessi in un lungo corridoio che sfocia nell’ambiente più grande del piano terra, che ospita docce, sauna e doccia turca, spazio relax e servizi. I muri, completamente in legno, si sfiorano con angoli retti netti e precisi, ma non si toccano fra loro alludendo ai resti monumentali di terme romane. La pianta, difatti, richiama all’antico e lo fa rivivere riproponendo il concetto di reperto che nell’attualità testimonia il legame con le nostre radici.

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pianta piano nobile -3.20m

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hall d’ingresso alle terme

Le docce sono nascoste alla prima vista: infatti si deve come tornare indietro per accedervi, e non sono dotate di porte, così come altri ambienti; le ultime si affacciano sulla vasca interna del piano inferiore. La sauna e la doccia turca, entrambe in un unico spazio, occupano gran parte del piano nobile inserendosi come blocco unico staccato dal resto degli altri ambienti e offrendo locali distinti per uomini e donne. Al loro interno due sedute poste dirimpetto permettono di godersi i vapori della sauna e di rilassarsi, mentre la doccia turca, di dimensioni quadrate con ingresso su uno dei quattro lati, è sistemata libera al’interno dello spazio staccandosi dall’insieme. Di fronte agli ambienti della sauna, una grande vetrata a tutta altezza illumina debolmente lo spazio relax interno, arredato con sdraio che affacciano quindi sulla corte interna dell’edificio e di conseguenza, sulla vasca grande. E’ da questo ambiente che risulta essere visibile il grande cerchio dal quale la corte interna prende luce. Procedendo si incontrano i servizi di piano che nascondono una delle due scale che permette di scendere all’esterno al piano inferiore; l’altra, posta adiacente alla vasca grande interna, divide gli ambienti della hall e degli spogliatoi dagli spazi termali. Sullo stesso livello del parcheggio e degli ambienti già descritti, riguardanti l’edificio termale, in corrispondenza nello spazio pubblico adiacente, l’ingresso conduce alla caffetteria, la quale si affaccia su un ambiente a doppio volume che funge da atrio per la sala conferenze posta al piano inferiore.

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sezioni

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pianta piano inferiore -6.40m

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vasca interna 35°

La caffetteria conduce poi al bookshop che si affaccia, tramite una vetrata sottile, alla sala conferenze, e in due punti, alla vasca interna delle terme fondendo così i due macrospazi che non sono quindi indipendenti fra di loro ma contribuiscono alla creazione di un ambiente unico, fluido ed unitario. Sia la caffetteria che il bookshop guardano attraverso una grande vetrata la corte interna e la grande piscina, come succede nello spazio relax delle terme. L’attenzione è spostata tutta in questo grande spazio interno con una luce molto varia e particolare. L’edificio, come già illustrato, si scompone quindi in due livelli che molto spesso diventano uno solo ed unico grazie ai giochi di doppi volumi. Negli spazi termali una prima scala è posta in prossimità della vasca interna e conduce al piano inferiore interno. Questa vasca, con acqua a 35°, a tutto volume, attrae su di sè molteplici affacci sia dalla hall delle terme stesse, dalle docce, dal corridoio degli spogliatoi, ma anche dal bookshop degli spazi pubblici. Assume un alone di mistero grazie ad una luce non troppo intensa e al vapore che salendo verso l’alto la nasconde fra il legno delle pareti. Da questa si può procedere in più direzioni: una vetrata a tutta altezza conduce direttamente verso l’esterno e verso la piscina principale, mentre un passaggio più stretto porta agli impianti dell’edificio, posti al di sotto degli spogliatoi; uscendo dalla vasca dal lato opposto all’ingresso, invece, si accede all’ala dedicata alla fisioterapia e ai massaggi. 62


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sezioni

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piscina esterna 35°

modello_piscina esterna dall’alto

Contenuta da muri su tre lati, adiacente alla vasca più grande, una più piccola con acqua a 15° allude alle grotte ritrovate con gli scavi nella galleria. Gli ambienti per i fanghi sono quattro, posti in sequenza e tutti uguali, arredati con lettino per distendersi e recipiente da cui attingere il fango. Nel retro troviamo invece una sala per la fisioterapia ed una per i massaggi completa di tre lettini. Una batteria di servizi conclude il piano inferiore insieme all’ambiente per le inalazioni. Uscendo all’esterno, nella corte illuminata zenitalmente dal foro circolare, uno spazio per il relax di circa 5 metri annuncia la piscina più grande, con acqua a 35°. Il lato verso l’Oceano è irregolare in quanto segue l’andamento del terreno e così permette di nasconderla a una vista esterna; infatti risulta essere totalmente scavata nel terreno. Dall’altro lato, invece, la grande vetrata a tutta altezza permette l’affaccio verso la piscina sia dalla caffetteria e il bookshop al piano superiore sia dagli uffici e dalla direzione al piano inferiore. Il grande vuoto in alto è un assoluto, un richiamo alle grandi cime vulcaniche che dominano l’isola ed inoltre allude ad un’erosione. Nella parte a sbalzo il solaio è stato tolto volutamente per permettere così un piccolo scorcio verso il paesaggio circostante e verso il mare che si scorge appena, ma si sente. Un edificio introverso dove la luce è elemento di arredo, gli spazi sono fluidi e continui, visitabili dall’utente come in un museo archeologico dove le vasche e gli arredi sono le opere esposte.

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dalla spiaggia

modello

Come già anticipato, il materiale utilizzato per gli esterni è un cemento armato reso bianco con additivi, mentre gli interni sono completamente rivestiti in legno di palma lasciato invecchiare prima di essere montato. Tornando all’ingresso ed uscendo dall’edificio, dal percorso che cinge il parcheggio, è possibile arrivare fino alla spiaggia grazie a sentieri ricavati nel terreno con sassi e ciottoli, identificati da corrimano in legno. Seguendo i punti dove il terreno risulta essere meno scosceso, il sentiero viene disegnato fino ad arrivare alla spiagga dove non solo si può godere della stessa fino ad arrivare all’Oceano, ma anche visitare le sorgenti antiche di acque termali entrando nella galleria proprio dalla spiaggia. Da qui l’edificio termale assume tutta la sua importanza nel territorio; la parete forata del parcheggio si confonde con il terreno grazia alla pietra lavica con la quale è stata costruita, mentre l’assoluto bianco emerge dalla roccia sporgendosi fino al limite estremo così da lasciare sul terreno quell’ombra che lo stacca e lo solleva conferendogli un ulteriore alone mistico. Specialmente nelle giornate estive, quelle più soleggiate il bianco si comporterà come il sale, brillando e quasi accecando lo sgurdo curioso del visitatore che noterà sfumature di colore al trascorrere della giornata: sul celestino al mattino quando il sole è ancora basso e più rosato la sera al tramonto. Con lo sguardo rivolto verso oriente, il faro e l’odore del sale concludono l’espierenza da dove era cominciata. 68


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prospetti

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serre dalla montagna e sguardo verso l’Oceano

Residence Nella’area occupata al momento dalle serre di banani trovano posto alloggi turistici, volutamente distanti dalle terme. Constatando che il luogo e l’isola sono ambite mete turistiche e che quindi la maggior parte degli utenti non saranno del posto, abbiamo ritenuto più che opportuno prevedere posti letto per coloro che giungono per una vacanza. La matrice di progetto nasce proprio dalle serre, forte elemento caratteristico dell’isola: pensare un telo trasparente come identificatore di spazio privato che lasci passare vento, luce dall’alto, ma che allo stesso tempo offra intimità all’interno. Lasciando le terme alle spalle e procedendo verso occidente si incontrano le quattro serre, la prima a sinistra delle quali verrà “trasformata” in alloggi prendendo come riferimento la forma rettangolare di base. Ci troviamo quindi di fronte ad un lunghissimo terrazzamento al livello strada che raggiunge i 300 metri di lunghezza e che in fondo, nella parte più alta, misura circa 9 metri, difatti come già accennato in precedenza in questa parte della costa il terreno non risulta essere troppo scosceso. Le altre serre verranno lasciate intatte come monumento alla natura, che in queste zone aride è praticamente inesistente. Il residence non sarà completamente riservato per i viaggiatori che decideranno di prenotare una camera, ma anche visitabile allo stesso tempo da chi passi di lì per una passeggiata.

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scorcio dall’interno del residence

serra_particolare costruttivo

Il residence bianco. Una serra invertita. Corrispondenze mediterranee. Rompere con le tradizioni e reinterpretare il concetto di tenda, di campeggio, di residence all’aperto. Il grande terrazzamento in pietra nera lavica del luogo farà da vassoio ad elementi rettangolari sempre in pietra che racchiudono il minimo indispensabile della vita in villeggiatura che, per la maggior parte della giornata, si svolge in spiaggia, in montagna, tra un’escursione e l’altra. All’interno, quindi, camere da letto, singole e doppie, servizi e cucina; a seconda delle esigenze sono state pensate dai 2 posti letto fino a 5. Questi incubatori sono poi cinti da tende di forma pressochè circolare, un segno rafico che conferisce ulteriore movimento al materiale usato, di per sè non statico. Tubi bianchi in ferro posti al di sopra del manufatto in pietra si dilungano fino al bordo della tenda e la sorreggono dall’alto, creando un reticolo. L’attacco a terra, della tenada stessa, è incassato nel pavimento con un meccanismo a scorrere per gli ingressi. L’effetto è così simile a quello della serra: avvicinandosi e toccando la tenda, appare la fiugra sfocata, mentre allontanandosi essa scompare, così da nascondere i momenti intimi della giornata e lasciare comunque libertà all’interno. Tuttavia, pur alludendo alla struttura della serra, nel progetto del residence si invertono le parti: la vegetazione è spostata al di fuori del telo, mentre la pietra che crea il basamento della serra, è all’interno diventando incubatore di vita. 72


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pianta_livello strada 0.00m

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pianta_particolare

La disposizione delle unità abitative all’interno del recinto sembra arbitraria e confusionaria. In realtà è stata studiata per creare scorci che possano offrire in più punti la vista del mare ed anche per non far combinare in corrsipondenza più ingressi alle tende. Alcune unità sono state collocate esattamente sul perimetro del basamento alludendo all’archetipo di fortificazione che vedeva cinte sul confine e stradine strette e tortuose all’interno. La luce e le ombre portate accompagnano la camminata attraverso il bianco dei tessuti che, nelle giornate di pieno sole, risplenderanno provocando una suggestione mediterranea, ricordando alcuni tipici abitati delle nostre coste meridionali. Sia all’ingresso del residence, come al suo limite, si trovano due unità prive di tenda. La prima ospita uffici e direzione che amministrano il residence e dove è possibile prenotare camere e ricevere la chiave delle stesse una volta arrivati sul posto. L’altra, in fondo, è costituita da un’ascensore e due blocchi servizi che possono essere utilizzati da eventuali visitatori che non villeggianti che possono comunque visitare il residence, arrivare fino al belvedere e scendere fino alla spiaggia. Inoltrandosi nelle strette vie e procedendo verso il mare si arriva al belvedere che esplode verso l’orizzonte, affiancato da un unorme lucernario che nasconde al suo interno una rampa elicoidale per scendere fino a terra dove trova posto una scultura, un volto umano che fuoriesce dal terreno.

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modello_tenda

In realtà la grande voragine che alla base funge da espositore, potrebbe essere allestita con qualsiasi opera d’arte funzionando così come museo che accoglie mostre di varia materia e natura. In questo caso è stato posto un volto umano di grandi dimensioni, in richiamo alle sculture di Mjtoraj, ormai scomparso. Da qui, grazie a due grandi aperture, proprio in corrispondenza del vertice del basamento, è possibile raggiungere la scogliera e la spiaggia delle terme, attraverso un sentiero della stessa natura di quelli che accompagnano la discesa dal parcheggio verso la spiaggia, situati zin prossimità dell’edificio termale. La grande serra, il grande manufatto si scompone in tante piccole cellule che ospitano vita; dalla natura all’uomo, dall’uomo alla natura. Architettura e natura si fondono, tenda e pietra si intrecciano in un’unica sostanza. Triadi di palme scandiscono con rigore tutto il residence da cima a fondo. “Nacla”, le palme, dal fusto molto alto, per essere più scenografiche e visibili, contribuiranno anche a fornire ombra fra le vie fra le tende e dentro le tende stesse.

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profili

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belvedere

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modello_abitazione e belvedere

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pianta concettuale grotta -9.00m

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modello_veduta del residence dal terreno

pianta concettuale grotta

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Der Wanderer 端ber dem Nebelmeer Viandante sul mare di nebbia Caspar David Friedrich, 1818, olio su tela, 98,4x74,8

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BIBLIOGRAFIA

E. FAROLDI, F. CIPULLO, M. PILAR VETTORI, Terme e architettura. Progetti e tecnologie per una moderna cultura termale, Maggioli Editore Repubblica di San Marino 2007 C. TONON (a cura di), L’architettura di Aires Mateus, Electa Milano 2011 P. ZUMTHOR, Pensare architettura, Electa MIlano 2011

RIVISTE A.A.V.V., Architecture now!, Landscape, Bonn 2012 Casabella 648 Domus 798 Area 115, Concrete Area 123, On the Water Area 133+, Wellness Area 136, Elements

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RINGRAZIAMENTI

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A Valeria e Giulia per la traduzione dallo spagnolo

A Plinio, Luca, Nadia, Filippo, Elisabetta e Lorenzo per gli utili consigli progettuali e gli aiuti con i plastici

A Claudio per tutte le fotografie scattate in questi cinque anni

A Eraldo per la sua grande professionalitĂ , per la sua grande umiltĂ

Al Prof. Flaviano Maria Lorusso maestro di architettura, di scacchi e di vita

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