The Jungle Museum. (Master Thesis)

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The Jungle Museum. Progetto per la trasposizione architettonica del romanzo di Upton Sinclair nei luoghi dove è stato scritto e ambientato.

Davide Guida

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Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni Architettura - Ambiente Costruito - Interni

"The Jungle" Museum. Progetto per la trasposizione architettonica del romanzo di Upton Sinclair nei luoghi dove è stato scritto e ambientato.

Relatore Andrea Gritti Correlatore Federico Deambrosis Sessione di laurea Luglio 2021

Studente Davide Guida 2

Matricola 925873

Anno accademico 2020 - 2021


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Abstract

Nel 1904, dopo l’esplosione di disordini politici e rivolte sociali che avevano avuto come epicentro il distretto dei macelli di Chicago, lo scrittore e giornalista Upton Sinclair fu incaricato da un settimanale socialista di documentare le condizioni di vita dei lavoratori impiegati nell'industria dell'imballaggio della carne, un settore industriale, che, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, aveva sperimentato uno sviluppo impetuoso e incontrollato e aveva trovato in Chicago la sua roccaforte. Le testimonianze raccolte e l'osservazione diretta degli ambienti di lavoro, offrirono a Sinclair molti più elementi di quanti potesse riportare nell’inchiesta giornalistica che gli era stata commissionata. Per questo motivo, le osservazioni antropologiche e i dati ambientali, che egli aveva registrato durante la permanenza in fabbrica, divennero il tessuto narrativo di un romanzo destinato a un grande successo, sia negli Stati Uniti, che in Europa. “The Jungle” narra le vicende del protagonista, l’emigrante lituano Jurgis Rudkus, e la discesa nell'inferno della città industriale della sua famiglia. Il ruvido realismo adottato da Sinclair come stile di scrittura, perfettamente adatto a descrivere la malsana lavorazione della carne, colpirono i lettori, mettendo a repentaglio quel tipo di produzione, che stava proponendosi come guida del processo capitalistico negli Stati Uniti del Novecento. Gli argomenti e l’intreccio del romanzo di Sinclair sembrano essere più attuali che mai, dal momento che

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l’autore è riuscito ad esporre compiutamente i problemi derivati da condizioni di lavoro disumane in stabilimenti il cui processo industriale era, allora come oggi, tanto controverso quanto poco conosciuto. A distanza di oltre un secolo da quell’inchiesta certamente molte cose sono cambiate, mentre altre sono rimaste del tutto simili a come il romanzo le ha presentate. Come Sinclair ha trasposto la propria inchiesta giornalistica in un romanzo, questa tesi si propone di trasporre l’opera letteraria in un’opera architettonica. La tesi quindi presenta il progetto per un museo dedicato a “The Jungle” da realizzare nei luoghi che ne costituivano lo scenario, per ripercorrere le vicende del protagonista, la storia dell'azienda che lo aveva assunto e la parabola di un settore produttivo, che ha caratterizzato l’intera storia sociale e culturale dell’Occidente. Nel progetto del museo le informazioni, i luoghi, le tracce disseminate da Sinclair nel romanzo trovano una corrispondenza, diretta o indiretta, concreta o metaforica, nelle tappe che scandiscono l’itinerario del visitatore, che volutamente viene lasciato in bilico tra le evidenze della storia sociale e le finzioni del genere letterario. Il progetto inquadra dal punto di vista museografico anche gli eventi successivi al romanzo, ricostruendo l'impatto che le trasformazioni di questo ramo dell’industria alimentare ha prodotto sulla società fino ai giorni nostri, con l’obiettivo di rendere più consapevoli i potenziali visitatori del museo.

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ATTO PRIMO

Inizio del viaggio: Lituania 1899

ATTO SECONDO

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Arrivo al porto di Ellis Island, New York

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ATTO TERZO Arrivo a Chicago

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ATTO QUARTO Union Stockyards: L'illusione del sogno

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ATTO QUINTO Il lavoro a Packingtown: la scoperta della verità

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ATTO SESTO Discesa nel baratro

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THE JUNGLE: IL PERCORSO DEL PROTAGONISTA

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Perché un museo: The Jungle e l’ Union Stockyards I.

Il ruolo del cibo all’interno dello sviluppo delle città La civiltà attraverso il cibo Sacralità ed equilibri Cambio di paradigma Emergenze

II. The Hog Butcher of the World : la macchina produttiva della città di Chicago Il ruolo dell'acqua Il ruolo della ferrovia Il miracolo Politica e corruzione

III.

L’industria della carne in USA: nascita di un nuovo modello produttivo Nascita di un settore I mercati di bestiame Protagonisti e intuizioni

IV. The Union Stockyards e Packingtown : tra sviluppo industriale e disordini sociali Una città nella città Da animale a scatola La chiave del successo: l'immigrazione di massa Oltre le barriere fisiche

V. The Jungle di Upton Sinclair: la messa a nudo di una società malsana Una stagione di tumulti L'arrivo di Sinclair Il romanzo L'inchiesta giornalistica e lo scandalo

VI. After Sinclair : Tendenze e cambiamenti di un settore industriale Azione e reazione L'ultimo spettacolo Declino: la Grande Depressione e l'opera di Brecht La diaspora dei meatpackers

VII.

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Scenari presenti e futuri: le nuove frontiere dell’industria della carne

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45 47 57 63 69

79 83 86 95

103 105 111 119 121

127 129 133 135 139

147 148 153 155 157

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L'area oggi Il meatpacking oggi La giungla odierna: problematiche sociali e ambientali Futuro: le nuove frontiere del consumo consapevole

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Bibliografia

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CRONACHE: INTORNO AL ROMANZO

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PERCHÉ UN MUSEO: THE JUNGLE E THE UNION STOCKYARDS Il cibo è senza dubbio un elemento imprescindibile per la vita umana , per la prosperità delle società e di conseguenza per lo sviluppo dello spazio costruito fin dall’inizio della civiltà. È proprio attorno alle creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento che si sono sviluppate gli insediamenti umani, dalle primissime civiltà alle metropoli, fino alle grandi trasformazioni industriali del XX secolo. Tutto l'ambiente costruito ruotava attorno al cibo, al suo approvvigionamento, la sua conservazione e la sua distribuzione;una presenza costante e continua che ha permesso di fatto lo sviluppo delle società così come le conosciamo oggi.

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Questa condizione è rimasta sostanzialmente immutata fino alla rivoluzione industriale del XX secolo, in cui i processi di produzione, trasformazione e conservazione del cibo hanno subito una massiccia meccanizzazione, ampliando e potenziando il sistema cibo su scala globale. Questa trasformazione ha generato notevoli vantaggi: una disponibilità enorme e continua di cibo, in ogni momento e in quasi tutto il globo, un controllo rigoroso sui prodotti e un abbassamento notevole dei prezzi finali dei prodotti. Ma se risulta evidente agli occhi di tutti che il sistema cibo riesce a compiere il miracolo di sfamare ogni giorno miliardi di persone in tutto il mondo, meno evidenti sono le sue pesanti conseguenze: inquinamento ambientale, serializzazione di processi naturali e delle materie prime, deforestazioni, pessime condizioni lavorative, e così via. Tra i vari settori dell'industria alimentare, quello della produzione di carne


sembra essere uno dei più controversi: l'aumento esponenziale del consumo di carne durante il XX secolo (da 45 milioni di tonnellate all'anno nel 1950 a 233 milioni di tonnellate all'anno nel 2000), nonché la crescita numerica della popolazione (2,5 miliardi nel 1950, 7 miliardi oggi), hanno favorito lo sviluppo del più grande e problematico settore alimentare. Si stima infatti che gli allevamenti industriali siano responsabili del 20 % di emissioni di gas serra e dell'oltre l'80% deforestazione (per pascoli e per mangimi), nonché del consumo di miliardi di litri di acqua ogni anno. Un'altra emergenza riguarda le condizioni dei lavoratori dell'industria della trasformazione: le difficili condizioni igienico - sanitarie , il rischio altissimo di incidenti sul posto di lavoro (tre volte superiore a qualsiasi altro settore)nonché l'impatto psicologico di alcune mansioni lo rendono, secondo Human Rights Watch, il lavoro di fabbrica più pericoloso degli Stati Uniti. Ed è proprio negli Stati Uniti che questa condizione emerge più che in qualsiasi altro luogo: qui i macelli impiegano e sfruttano illegalmente lavoratori minorenni e immigrati clandestini , in condizioni sanitarie e psicologiche spesso difficili, mentre il consumo di carne aumenta esponenzialmente : nel solo 2018 tocca i circa 100 Chilogrammi pro capite, il che lo rendono il paese con il consumo più alto in assoluto. Eppure queste tematiche non sono recenti: il dibattito si è aperto più di un secolo fa, più precisamente nel 1906, con la pubblicazione del romanzo The Jungle dello scrittore e giornalista Upton Sinclair, che denunciava le difficili condizioni lavorative all'interno delle industrie conserviere di Chicago, nonché le pratiche insalubri della lavorazione della carne che finiva sulle tavole dei cittadini americani. La pubblicazione del libro provocò un grande scandalo all'interno dell'opinione pubblica ed ebbe come conseguenza l'emanazione di due leggi sui controlli della qualità delle carni:il Federal Meat Inspection Act e il Pure Food and Drug Act. Il romanzo - inchiesta affrontava delle problematiche paradossalmente simili a quelle che ci troviamo a fronteggiare oggigiorno, nonostante i profondi cambiamenti della società americana settore industriale. Il settore, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, aveva il suo quartier generale a Chicago, più precisamente nell'area che va sotto il nome di Union Stockyards, una vera e propria città industriale di oltre un miglio quadrato nella parte sud occidentale della città, teatro di una serie infinita di avvenimenti storici, politici e sociali legati ai lavoratori delle industrie conserviere. Dopo la sua definitiva chiusura nel 1971, questa area ha subito un progressivo smantellamento di tutte le sue componenti urbane(ferrovie, edifici, corsi d'acqua,ecc.), uno smembramento programmato e senza precedenti per lasciare spazio a un nuova area industriale fatta di grandi capannoni per la logistica, di grandi aree dismesse, di parcheggi e di un massiccio si11


stema stradale a sostituzione di quello ferroviario; una trasformazione che ricorda quella del territorio americano nel corso del Novecento, nonché quello dell'industria della carne stessa. Ma questa trasformazione ha lasciato dietro di se alcune tracce urbane della vecchia città industriale,testimoni silenti di una storia troppo controversa per essere dimenticata. L'accesissimo dibattito contemporaneo sull'alimentazione consapevole, sul consumo di carne e il suo impatto ambientale, sulle condizioni di lavoro dei dipendenti dell'industria del cibo e sull'importanza fondamentale delle nostre abitudini alimentari, ci porta a riconsiderare la nostra posizione su queste tematiche. Ma per fare ciò è necessario conoscere la storia e le vicende che hanno scatenato questo dibattito, è necessario assumere un livello di consapevolezza tale da permettere di formulare un giudizio pertinente, e sulla base di quel giudizio, modellare e ridimensionare la nostra alimentazione. Non basta cambiare le proprie abitudini, occorre capirne il perché. L'obbiettivo del museo è quello di fare assumere al visitatore la consapevolezza e l'importanza della tematica che sta nel dibattito contemporaneo, e di farlo attraverso lo strumento teorico più preciso e potente: il romanzo The Jungle e il suo spaccato realistico e crudo dell'industria e della società americana. Spazializzare il romanzo di Sinclair consente di ripercorrere attraverso un percorso museale - allestitivo la parabola discendente del protagonista della storia, in cui il visitatore si immedesima, e nel vivere la sua storia comprende l'importanza delle sue scelte alimentari cercando di immaginarsi un futuro differente. Il percorso museale non può che avvenire nel luogo in cui Sinclair ambienta la storia, un luogo emblematico che riassume le vicende della città americana contemporanea; più precisamente all'interno dell'edificio più datato dell'area, l'unico appartenente al periodo a cui si riferisce lo scrittore nel romanzo; il percorso all'interno di questo edificio costringe il visitatore a confrontarsi con la storia del luogo, con le tracce superstiti e con i cambiamenti urbani.

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Inizio del viaggio: Lituania estate 1899

ATTO PRIMO 14


I VIAGGIATORI Jurgis Rudkus Ona Lukoszaite Teta Elzbieta Lukoszaite Marija Berczynskas Dede Antanas Rudkus Jonas Lukoszaite Antanas Rudkus Juozapas Lukoszaite Kotrina Lukoszaite Stanislovas Lukoszaite Jokubas Szedvilas Nonna Majauszkiene

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Copertura / Lituania

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Jurgis Rudkus and his family, and as many ancestors back as legend could go, had lived in that part of Lithuania known as Brelovicz, the Imperial Forest. This is a great tract of a hundred thousand acres, which from time immemorial has been a hunting preserve of the nobility. There are a very few peasants settled in it, holding title from ancient times. [...] Jurgis, had heard of America. That was a country where, they said, a man might earn three roubles a day. [...] and decided forthwith that he would goto America and marry, and be a rich man in the bargain. In that country, rich or poor, a man was free, it was said;

The Jungle, CAP. 1 17


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Traversata in mare: Lituania - New York

16000 Km 15 giorni

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Il ruolo del cibo all’interno dello sviluppo delle città

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I.


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LA CIVILTÀ ATTRAVERSO IL CIBO Il cibo è sempre stato l'elemento attorno al quale e grazie al quale la civiltà è nata e si è sviluppata. Non è chiaramente un caso che la nascita della prima civiltà coincida con la nascita dell'agricoltura, intesa come prima attività praticata dall'uomo per procurarsi il cibo da sé. Prima dell'agricoltura, infatti, l'uomo era un essere nomade, costretto a spostarsi continuamente insieme al cibo per rincorrerlo, che si trattasse di raccogliere frutti o di cacciare. Il passaggio da essere nomade a sedentario accadde grazie ad una geniale intuizione, avvenuta 12 mila anni fa, in una zona della Terra denominata Mezzaluna Fertile, una regione del Medio Oriente compresa tra la valle del Nilo e i fiumi Tigri ed Eufrate. Qui l'ultima era glaciale, ritirandosi, lasciava dietro di se distese di terreni fertili che venivano periodicamente irrorati dalle esondazioni dei fiumi, che insieme al clima favorevole della zona, permettevano alle piante di cereali e di legumi di proliferare. Ma se da un lato il luogo dava la possibilità alle popolazioni nomadi di attingere ai frutti della terra, dall'altro le continue inondazioni dei fiumi che spesso danneggiavano il futuro raccolto, unito alla possibilità di poter conservare legumi e cereali per poterne attingere quando ce ne fosse stata necessità, ha suggerito alle popolazioni di trovare una soluzione al problema. Essi avevano capito che riuscendo in qualche modo a domare le esondazioni dei fiumi, irrorando regolarmente e in maniera controllata i terreni fertili, sarebbero riusciti 22


ad ottenere un raccolto sicuro e abbondante; per farlo realizzarono sistemi di argini e dighe che erano in grado di contenere le pesanti inondazioni primaverili, trattenendo l'acqua in eccesso e rilasciandola quando fosse opportuno. Questa operazione richiedeva una continua opera di cura e manutenzione dei sistemi di irrigazione, che poteva essere effettuata solo vivendo stabilmente in un luogo; da qui la necessità di creare i primi insediamenti urbani, le prime città.

Area della Mezzaluna Fertile e relativi insediamenti 23


Per quanto esistessero una serie di insediamenti pre-urbani, occupati semplicemente nei periodi di raccolto come Gerico in Palestina (8000 a.C.) e Çatalhöyük in Anatolia (7000 a. C.), il primo insediamento urbano definibile in tutto e per tutto come città è Uruk, in Mesopotamia, non per il fatto che avesse magnifici templi o monumenti, ma perché all'interno di essa ogni cittadino aveva un compito specifico, costituendo di fatto la prima vera società umana. Anche in questo caso, tutto ruotava intorno al cibo: la sua produzione, la sua conservazione e la sua ridistribuzione ai cittadini mise in moto un meccanismo complesso che accompagnerà la popolazione umana per tutta la sua esistenza. Un meccanismo così complesso già all'epoca che costrinse i Sumeri ad utilizzare le prime forme di scrittura per registrare entrate e uscite di scorte alimentari. Infine, con la costante disponibilità di cibo, le neonate civiltà potevano dedicarsi ad attività non essenziali: culturali, religiose e ludiche, creando la società così come la conosciamo oggi.

1. Steel, C. (2008) Hungry City: How Food Shapes Our Lives p. 26 2. See Tannahill (1994), op.cit., p.47, and J.N. Postgate, Early Mesopotamia: Society and Economy at the Dawn of History.

Le civiltà mesopotamiche coltivavano ceci, lenticchie,fagioli, cipolle, aglio, porri, cetrioli, crescione, senape, lattuga, datteri, fichi, uva; ma in particolare grano, orzo e sesamo, che potevano essere conservati per tutto l'anno [2]. Modellando il mondo naturale in base alle loro esigenze, le città sumere stabilirono le regole di base della civiltà urbana. I loro orti sono stati i primi paesaggi artificiali del mondo, mostrando come la natura possa essere modificata per servire l'uomo sedentario. Città e campagna si unirono per formare un'unica entità: la città-stato.

LA MUTUA DIPENDENZA TRA CITTÀ E CAMPAGNA, COSÌ CHIARA NEL MONDO ANTICO E COSÌ OSCURA NEL NOSTRO, HA SOSTENUTO L'ESISTENZA URBANA FIN DAL PRINCIPIO. 1 Nessun uomo del mondo antico ha mai dato per scontato il proprio cibo e c'era dunque bisogno di ringraziare gli dei per questo preziosissimo dono ; riti e sacrifici venivano celebrati in occasione del raccolto, che veniva all'occorrenza conservato ed utilizzato durante l'anno. Di fatto , il cibo era considerato un bene sacro, da amministrare nel miglior modo possibile; una buona gestione delle risorse alimentari era sinonimo di prosperità. Nelle antiche città egizie i templi erano, oltre che luoghi di ve24


nerazione, dei veri e propri magazzini di scorte alimentari, combinando la simbolica funzione di nutrire gli dei con quella meno sacra, ma ugualmente necessaria, di nutrire le persone. I templi ricevevano tasse dai proprietari terrieri, organizzavano il raccolto, gestivano le scorte di grano e lo distribuivano. Il grano era più di un semplice cibo nella città antica, era ricchezza; il mantenimento di scorte adeguate era fondamentale per la sopravvivenza della città. Il Ramesseum di Tebe, ad esempio, era in grado di conservare abbastanza grano per sostenere 3.400 famiglie: la popolazione di una città di medie dimensioni. Come ha osservato l'egittologo

La città di Uruk circondata da mura e canali di irrigazione 25


Barry Kemp, tali templi non erano solo centri cerimoniali o granai pubblici, erano "le banche di riserva del tempo" [3].Poiché i lavoratori e gli schiavi egizi erano pagati direttamente in grano e birra, dalle dimensioni del raccolto i faraoni erano in grado di prevedere quanto lavoro poteva essere svolto l'anno successivo.

3. Barry Kemp (1985), Ancient Egypt: Anatomy of a Civilization, , p.195.

SACRALITÀ ED EQUILIBRI Gli antichi attribuivano alle terre coltivate uno status uguale a quello delle città che abitavano. I campi e i vigneti delle antiche città-stato erano considerati importanti tanto quanto le strade e gli edifici all'interno delle mura; i cittadini rurali della polis di Atene godevano degli stessi diritti della loro controparte urbana. Molti ateniesi possedevano fattorie e gli agricoltori venivano spesso in città per votare o svolgere altre attività. Allo stesso modo, la terra coltivata intorno alle città romane, l'ager, era considerato un prolungamento naturale della civitas, la città. L'equilibrio simbiotico tra città e campagna, tra terra coltivata e terra edificata, tra natura e artificio, era principio base della prosperità di entrambe [4]. Questo fece sì che la dimensione e la crescita della città fosse sempre sotto controllo: più abitanti significava anche più cibo da procurarsi;se la campagna circostante non fosse stata in grado di nutrire la città, il problema diventava irrisolvibile, per il semplice motivo che la distanza fisica era un fattore determinante, per cui coltivazioni troppo lontane dal centro abitato erano spesso inutili.

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4. Steel, C. (2008) Hungry City: How Food Shapes Our Lives p. 28


Il complesso funerario Ramasseum di Tebe circondato dai granai pubblici 27


Nell'antichità il solo modo per superare il vincolo spaziale era la navigazione, grazie alla quale era possibile attingere a prodotti molto lontani ottenendo più cibo di quanto non si possa produrre nelle campagne appena fuori dalle città. E sebbene non tutte le grandi città europee erano potenze marittime, quelle che non lo erano hanno affrontato tutte lo stesso destino: più crescevano , più era difficile trovare il modo per nutrirsi, mentre i loro rivali marittimi prosperavano. Roma potrebbe non essere stata la prima città ad importare cibo via mare, ma la scala del suo commercio ne fece la vera pioniera. Nel I secolo d.C. la capitale era una metropoli di circa un milione di cittadini: un numero abbastanza sbalorditivo per il tempo che nessuna città occidentale avrebbe eguagliato fino alla Londra del XIX secolo. L'intero Mediterraneo inviava cibo alla città: vino e olio provenivano dalla Spagna e dalla Tunisia, il maiale dalla Gallia, il miele dalla Grecia e, ultimo ma non meno importante, il liquamen spagnolo, una salsa di pesce fermentata senza la quale la vita di nessun romano era apparentemente degna di essere vissuta. Ma il trasporto marittimo era tutt'altro che semplice: le tempeste minacciavano i carichi di grano, che all'occorrenza veniva tenuto nel porto di Alessandria in attesa di condizioni migliori. Successivamente, poiché il porto di Ostia era troppo piccolo per le navi alessandrine, esse venivano fatte attraccare nel porto di Puteoli (Pozzuoli) e il carico veniva sistemato su navi più piccole, per giungere poi ad Ostia, e infine, attraverso il Tevere, a Roma. [5] Questo enorme flusso di merci generò il più complesso sistema logistico del mondo antico provocando indirettamente la crescita di uno degli imperi più potenti di sempre. L'Impero romano vide una popolazione in continua crescita, nella cultura, nella tecnologia, ma soprattutto nel numero, e che quindi si trovò costretta ad espandere i suoi confini nella ricerca infinita di cibo per sfamare i suoi cittadini, che con la sua l'abbondanza continuavano a crescere, in un circolo vizioso apparentemente senza fine.

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5. ( 1980) Geoffrey Rickman, The Corn Supply of Ancient Rome, p.19.


Le vie di commercio della Roma imperiale 29


Nonostante la supremazia delle civiltà marittime si protrasse ancora per molti secoli, l'equilibrio simbiotico tra città e campagna fu uno status inamovibile per tutto il Medioevo. Qui i comuni italiani raggiunsero dimensioni importanti: nel 1300 Milano aveva 150 mila abitanti, Firenze 110 mila e Bologna 50 mila, e si affermarono come comunità autosufficienti circondante da mura difensive, ma soprattutto da orti. L'importanza dell'equilibrio tra città e l'intorno che la nutriva è ben rappresentata da un ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, realizzato nella Sala del Consiglio dei Nove, all'interno dei Palazzo Comunale di Siena, datato 1338. Gli effetti del buon governo sulla città e sulla campagna, prima rappresentazione del ciclo ,raffigura una Siena ordinata e ben tenuta, circondata da un paesaggio coltivato e curato. I contadini lavorano i campi, due cacciatori si avviano con un branco di segugi, un contadino entra in città con muli carichi di grano e un altro guida un gregge di pecore al mercato. Città e campagna trasudano pace e prosperità; esattamente il contrario di ciò che avviene nella parete opposta. Ne Gli effetti del cattivo governo sulla città e sulla campagna, invece, la guerra infuria nelle campagne, i campi sono in fiamme e la stessa Siena è una polveriera con finestre rotte, edifici fatiscenti e una popolazione intenta a derubare e combattersi a vicenda. Il messaggio è semplice: prenditi cura della tua campagna e lei si prenderà cura di te [6]. L'affresco di Lorenzetti cattura un momento unico nella storia urbana, nel quale città e paese coesistevano in relativa armonia. Armonia che bene o male si mantenne integra fino al XIX secolo, quando l'avvento della ferrovia ha cambiato definitivamente le carte in tavola.

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6. Steel, C. (2008) Hungry City: How Food Shapes Our Lives p. 33.


Effetti del buon governo

Effetti del cattivo governo 31


CAMBIO DI PARADIGMA All'inizio del XIX secolo, poco prima della costruzione delle ferrovie in tutto il mondo occidentale, le grandi città europee erano cresciute considerevolmente: Londra raggiunse 1 milione di abitanti all'inizio del 1800, Parigi 700 mila, Madrid 600 mila; nelle città il cibo era ovunque, sotto qualsiasi forma e in tutti i gesti quotidiani. Londra, scrisse lo storico George Dodd, era uno straordinario porcile a cielo aperto, in cui ogni famiglia aveva a disposizione maiali e piccoli orti al di fuori della propria abitazione[7]; nessuno poteva prescindere dall'agricoltura e dall'allevamento. Per quanto riguarda il bestiame, esso aveva il vantaggio di potersi spostare con le proprie gambe, ma era necessario portarlo il più vicino possibile ai cittadini per poterlo macellare e consumare in fretta, non essendoci ancora modalità per poter conservare la carne fresca. Mandrie di bovini partivano ogni giorno dalle pianure della Scozia, attraversando territori spesso ostili; al bestiame veniva fatto perdere peso per rendere il cammino più facile, per poi farlo riacquisire una volta arrivato nella capitale [8]. Qui raggiungeva i grandi mercati cittadini e veniva finalmente macellato. La presenza del bestiame che percorreva la città, i suoni, gli odori, il sangue che fluiva per le strade, erano tutte componenti imprescindibili della Londra vittoriana e di tutte le grandi città dell'età moderna. L'invenzione della ferrovia, insieme ad altre intuizioni del XIX secolo, aprì subito una grande prospettiva da questo punto di vista: c'era 32

7. George Dodd (1856), The Food of London,, p.244. 8. Alex Forshaw, Theo Bergström (1980), Smithfield Past and Present.


9. Steel, C. (2008) Hungry City: How Food Shapes Our Lives p. 43.

la possibilità di rendere le strade della città più pulite e salubre, libere da mandrie di animali e da macellazioni alla luce del sole nei mercati cittadini; si potevano effettuare queste operazioni altrove, per poi portare solo i prodotti finiti all'interno delle città. Questo aspetto rappresenta la prima grande cesura tra l'insediamento urbano e la sua posizione geo - morfologica: le città sarebbero potute nascere potenzialmente ovunque, finché la ferrovia le collegava alle loro fonti di cibo [9]. Naturalmente la ferrovia non è stata l'unica ragione per il quale il rapporto tra cibo e città è profondamente mutato: le innovazioni tecnico - scientifiche applicate in ambito agricolo hanno permesso di ottenere risultati mai visti prima: l'impiego di macchine agricole ha drasticamente ridotto il numero di persone necessarie, i fertilizzanti e i pesticidi hanno ridotti i costi dell'agricoltura permettendo di ottenere più prodotti a buon mercato. I prodotti di origine animale, considerati da sempre un bene di lusso a causa dell'enorme mole di lavoro e del tempo necessario per ottenerli, divennero all'improvviso molto più accessibili: grazie ai fertilizzanti era più facile ed economico produrre mangimi per il bestiame, grazie alle ferrovie era più facile trasportare le bestie e infine grazie ai macchinari e alle conseguenti industrie, più semplice e veloce macellarlo e addirittura conservarlo.

Il mercato del bestiame di Smithfield a Londra agli inizi del XIX secolo 33


È ciò che è successo a Cincinnati, nel Midwest americano, fino alla metà dell'800 e poi ,in misura più grande, a Chcago. Cincinnati si guadagnò presto il soprannome di Porkopolis, poiché divenne il più importante centro di trasformazione della carne di maiale del mondo, capace di processare fino 450 mila maiali ogni anno. Il bestiame proveniva dagli allevamenti delle pianure del Midwest, talmente estese da poter essere utilizzate sia per le coltivazioni di mais e soia da cui produrre i mangimi, sia per gli allevamenti. Si trattava di una delle industrie più redditizie di sempre, su cui diversi piccoli imprenditori - allevatori provenienti da ogni angolo del paese decisero di investire divenendo in poco tempo grandi industriali. Cincinnati , con le sue strade pullulanti di mandrie di maiali dirette ai macelli, mantenne il primato nel settore fino alla fine della guerra di secessione. Da lì in poi, la costruzione di linee ferrate in tutto il paese, e in special modo nelle grandi città, consegnò il testimone alla città di Chicago, che infranse ogni primato possibile nel mercato della carne americana e mondiale. La città del vento mise rapidamente in piedi il più grande centro industriale della lavorazione della carne, che andò sotto il nome di Union Stockyards: qui gli animali, e soprattutto i maiali, venivano processati a velocità mai viste prima, con un flusso giornaliero di migliaia di capi di bestiame che diventavano carne in scatola. Non c'era spazio per sentimentalismi o dispiaceri, la grande macchina produttiva dava ai consumatori un cibo che fino a poco prima veniva consumato forse una volta l'anno e per di più a prezzi accessibili; arrestare il processo sarebbe stato impossibile.

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Illustrazione delle strade di Cincinnati al'inizio del XIX secolo 35


Chicago e l'Union Stockyards furono teatro di eventi storici e culturali di grande rilevanza, ma anche di grandi scandali e sconvolgimenti politici, che influirono in maniera determinante sul settore, che però continuò a dominare almeno fino alla crisi del '29. La grande depressione mise irrimediabilmente in ginocchio il settore con pesanti conseguenze soprattutto sui lavoratori e sugli operai, come testimonia la celebre opera di Bertold Brecht Santa Giovanna dei Macelli del 1930. Il dramma teatrale offre un drammatico spaccato sociale e politico della città di Chicago e dell'America intera che raggiunse uno dei punti più bassi della sua storia. Nel frattempo , un altro grande settore stava riscrivendo le sorti dell'industria del cibo e dell'intera società: quello dell'automobile.

10. Pacyga, D. (2015) Chicago’s Union Stock Yard and the World It Made p. 115[

SI RACCONTA CHE FORD ABBIA PRESO ISPIRAZIONE PER LA CATENA DI MONTAGGIO DALLO SMONTAGGIO DEI MAIALI, SEMPLICEMENTE INVERTENDONE IL PROCESSO E APPLICANDOLO ALLE PARTI DELL'AUTOMOBILE [10]. Il successo dell'auto e la conseguente esplosione dell'infrastruttura stradale, sancirono la fine definitiva del dominio commerciale della ferrovia, nonché del primato di Chicago come il più grande macellatore di maiali del mondo; le grandi industrie conserviere abbandonarono gli stabilimenti delle grandi città, non solo Chicago, ma anche Fort Worth, Omaha, Wichita, ecc. per stabilirsi nell'entroterra del Midwest, il più lontano possibile dai centri urbani e in prossimità delle grandi arterie stradali, per muovere le merci in tutto il mondo attraverso camion e container. Le varie fasi della produzione dunque non si concentrano più in un singolo luogo, ma sono strategicamente dislocate in luoghi differenti, spesso anche molto distanti tra loro, a seconda dove conviene che una certa fase avvenga. La produzione industriale della carne dunque, così come quella del cibo in generale, si espande a macchia d'olio, si distende per tutto il paese e, in casi di aziende di grandi dimensioni, in tutto il globo. Questo sancisce la fine definitiva del contatto fisico con la dimensione del cibo nelle grandi città, una dimensione chiusa all'interno di grandi stabilimenti inaccessibili ai più, o in forma di enormi campi coltivati completamente meccanizzati nei loro processi che hanno come obbiettivo il mero ritorno economico, senza che l'impatto ambientale della grande industria del cibo possa minimamente rallentare questo processo. 36


Progetto dell’Union Stockyards di Chicago, 1864 37


EMERGENZE Risulta evidente come il valore che attribuiamo al cibo non è più lo stesso di quello attribuitogli in antichità; le città sono svuotate da componente del cibo, che emerge solo nella forma dell'acquisto al dettaglio all'interno dei supermercati, ultimi ingranaggi di un sistema cibo tanto complesso quanto sconosciuto alla maggior parte della popolazione. I prezzi accessibili della maggior parte del cibo prodotto e la costante ed abbondante disponibilità quasi ovunque, ci porta a credere che sia un bene scontato e banale, ma la storia insegna che non è così. Come sappiamo, spesso i prezzi economici, in particolar modo quelli della carne e dei suoi derivati, non ne rappresentano il vero costo in termini di impatto ambientale e sociale: per ottenere carne a basso costo si utilizzano sistemi dannosi per l'ambiente, si sradicano foreste per ricavarne campi dove coltivare cereali per mangimi, si utilizzano ormoni e antibiotici per ottimizzare i processi vitali del bestiame. Pratiche che a lungo andare mettono in serio pericolo la nostra salute e quella del pianeta. Come scrive Carolyn Steel nel suo saggio "Hungry City: How Food Shapes Our Life", la prima cosa da fare, non tanto per risolvere il problema ma innanzitutto per inquadrarlo correttamente, è quella di ripensare il ruolo che il cibo ha all'interno della nostra società, che è necessariamente un ruolo vitale e non scontato, di ripensare le città e i luoghi che viviamo in funzione di esso, di porre la tematica al centro del dibattito culturale. L'obbiettivo del progetto museale in question è essenzialmente quello posto da Carolyn Steel, interpretato in un'ottica culturale, servendosi di una delle storie più rappresentative di questa industria per stimolare ad una riflessione tanto complessa quanto urgente. 38


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Arrivo al porto di Ellis Island, New York

ATTO SECONDO 40


NEL PORTO DI ELLIS ISLAND TRA IL 1892 E 1924 ARRIVARONO CIRCA 12 MILIONI DI IMMIGRATI PROVENIENTI DA OGNI ANGOLO DELL'EUROPA

L’ANNO PIÙ IMPEGNATIVO FU IL 1907 CON OLTRE UN MILIONE DI PERSONE APPRODATE. IL 17 APRILE 1907. ENTRARONO NEGLI STATI UNITI, PASSANDO PER ELLIS ISLAND, 11 747 PERSONE

QUASI LA METÀ DEGLI AMERICANI HA OGGI NELLA STORIA FAMILIARE ALMENO UNA PERSONA PASSATA PER ELLIS ISLAND

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Piano 6 / Arrivo a New York

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They had a hard time on the passage ; there was an agent who helped them, but he proved a scoundrel, and got them into a trap with some officials, and cost them a good deal of their precious money, which they clung to with such horrible fear. This happened to them again in New York for, of course, they knew nothing about the country, and had no one to tell them, and it was easy for a man in a blue uniform to lead them away, and to take them to a hotel and keep them there, and make them pay enormous charges to get away. The Jungle, CAP. 2 43


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Viaggio in treno New York - Chicago


1200 Km 21 ore

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The Hog Butcher of the World : la macchina produttiva della città di Chicago

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II.


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IL RUOLO DELL'ACQUA La municipalità della città di Chicago si formò ufficialmente il 12 agosto 1833; si trattava di una comunità di poco meno di 300 persone che sostituiva i precedenti insediamenti dei nativi americani, scacciati ad Ovest del fiume Mississipi agli inizi del XIX secolo come accaduto in tante altre future città americane. La città fu però presto considerata un grandissimo hotspot commerciale, un importante vaso comunicante tra l'Ovest e l'Est del paese, tra i terreni agricoli e gli allevamenti delle pianure del Midwest e le grandi città della costa orientale; fu proprio su questa sua caratteristica geo - morfologica che la città costituirà , nel corso del XIX secolo e in buona parte del XX, una delle più potenti realtà economiche dell'intero paese [1]. Ma al di là del suo carattere mediativo tra due realtà territoriali differenti, la posizione della città era favorevole anche a causa della presenza del lago Michigan, che oltre a rappresentare un'enorme fonte idrica, permetteva di raggiungere in poco tempo le regioni più occidentali del paese, nonché il continente europeo. A questo proposito fu realizzata la prima grande opera di ingegneria idraulica americana a fini commerciali: la realizzazione del Canale Erie (completato nel 1825), un corso d'acqua artificiale che collegava la regione dei grandi laghi fino alla città di New York e che aprì alla città di Chicago e a tutto il Midwest enormi possibilità commerciali, che non attardarono a dare i loro frutti. 48

1. Walter Nugent. "Demography" in Encyclopedia of Chicago. Chicago Historical Society.


Il sistema delle acque degli Stati Uniti 49


Il primo grande commercio della città fu guarda caso il cibo, in particolare i cereali: Chicago divenne il principale porto del mondo per il commercio dei cereali, che dal bacino granario del Mississippi, una delle principali regioni agricole del mondo, venivano esportati via mare attraverso i Grandi Laghi. Nel 1848 Chicago costruì il primo elevatore per cereali. Nel 1858 ne erano in funzione venti, che ne caratterizzavano il profilo di Chicago così come ora i grattacieli, al punto che Carl Sandburg, poeta americano, descrisse in quegli anni la città come un "enorme catasta di grano" [2]. Per facilitare ed ampliare questo commercio si pensò quindi di realizzare un collegamento acquatico tra i Grandi Laghi e il fiume Mississipi: fu realizzato l'Illinois and Michigan Canal che fu terminata nel 1848 e che correva per 96 miglia da Chicago fino a Perù, Illinois ; a questo punto risulta già completo il collegamento geografico tra l'Est e l'Ovest che consacrò Chicago come principale centro di trasporto degli Stati Uniti già prima dell'arrivo della ferrovia. [3]

2. Carl Sandburg (1916), Chicago.

3. David Buisseret (1990), Historic Illinois From The Air.

Il tratto del canale Erie completato nel 1925 50


51


Il ruolo della città fu determinante anche durante gli anni della Guerra di Secessione, in cui solo una città come Chicago e il sistema di trasporto creato attorno ad essa erano in grado di far arrivare agli eserciti nordisti abbastanza cibo da poter condurre una guerra di tale portata. All'impetuosa crescita economica della città seguiva naturalmente quella demografica: Nel 1850 il centro contava 29.963 abitanti, occupando il 25° posto fra le agglomerazioni urbane negli Stati Uniti di allora; nel 1860, 109.260, nel 1870, 298.977; nel 1880, 503.185 prendendo il terzo posto dopo New York e Philadelphia. Ma la grande crescita della città e della popolazione e la simultanea esplosione del settore industriale nella seconda metà del XIX secolo rappresentarono un grosso problema sanitario per la città di Chicago. Le prime grandi industrie nate alle porte del centro cittadino (tra cui le industrie conserviere dell'Union Stockyards) si stabilirono lungo i principali canali acquatici per tre motivi : per sfruttarne l'acqua all'interno degli stabilimenti produttivi, per spedire velocemente le merci all'interno del paese e per gettare i rifiuti industriali nelle acque. Il problema era che questi canali confluivano all'interno del lago Michigan, che nonostante la crescita della popolazione rimaneva la principale fonte d'acqua potabile della città. Per risolvere il problema il distretto sanitario della città nel 1865 posizionò delle prese d'acqua (in inglese Crib) a circa 2 miglia dalla costa (3,2 km) che immagazzinavano l'acqua pulita al largo e la facevano arrivare alla città attraverso dei tunnel sotterranei [4]. Ma essendo Chicago in una posizione particolarmente sensibile a vento e tempeste (verrà chiamata Windy City, la città del vento), questa soluzione si rivelò essere insufficiente. Una tempesta particolarmente violenta nel 1885 infatti spinse le acque contaminate della costa al largo, finendo dunque direttamente nelle case dei cittadini e provocando una serie di epidemie di febbre tifoide, colera e altre malattie infettive che uccisero centinaia di persone. [5] Questo costrinse l'amministrazione a trovare una soluzione differente: si decise di invertire in senso dei canali contaminati che defluivano nella acque del fiume Michigan, così da scaricare i rifiuti industriali nella acque del fiume Mississipi , finendo direttamente nel Golfo del Messico [5]. Nel 1887 fu quindi pianificata la costruzione del Chicago Sanitary and Ship Canal, che prevedeva il potenziamento delle connessioni con il fiume Mississipi e l'inversione del fiume Chicago; l'opera 52

4. Engineer's Report. Tunnel and Crib Construction". Annual Report of the Dept. Of Public Work, 1896

5. "Chicago Wastewater System". American Society of Civil Engineers, 2012


Ericson, John. The Water Supply System of Chicago, 1824 53


ingegneristica fu completata nel 1900 e La costruzione del canale fu la più grande operazione di ingegneria idraulica che fosse stata intrapresa in Nord America fino a quel momento. Il progetto fu terreno di formazione di una generazione di ingegneri, molti dei quali in seguito lavorarono sulla costruzione del Canale di Panama.

Condizione dei canali prima dell'inversione 54


Costruizione dei nuovi canali artificiali e inversione della direzione dei vecchi fiumi 55


Ma se da un lato la grande opera ingegneristica ha permesso di salvare le acque potabili del lago Michigan permettendo alla popolazione di continuare a crescere economicamente e demograficamente, dall'altra ha legittimato gli stabilimenti industriali della città di continuare a scaricare rifiuti all'interno dei canali senza apparenti conseguenze. Le acque reflue dell'Union Stockyards, ad esempio, venivano scaricate nel Bubbly Creek, soprannome dato ad un ramo meridionale del fiume Chicago, che nel corso degli anni ricevette così tanti rifiuti dalle industrie della carne come sangue e interiora, che iniziò a gorgogliare a causa dei gas della decomposizione, restituendo allo spazio circostante un caratteristico odore sgradevole ancora percepibile fino a pochi anni fa. In The Jungle Upton Sinclair ne offre una agghiacciante descrizione:

6. Gallun, Alby. Flushing out Bubbly Creek. Chicago Business, 2004.

"Bubbly Creek" is an arm of the Chicago River, and forms the southern boundary of the Union Stock Yards; all the drainage of the square mile of packing-houses empties into it so that it is really a great open sewer a hundred or two feet wide. One long arm of it is blind, and the filth stays there forever and a day. The grease and chemicals that are poured into it undergo all sorts of strange transformations, which are the cause of its name; it is constantly in motion as if huge fish were feeding in it, or great leviathans disporting themselves in its depths. Bubbles of carbonic gas will rise to the surface and burst, and make rings two or three feet wide. Here and there the grease and filth have caked solid, and the creek looks like a bed of lava; chickens walk about on it, feeding, and many times an unwary stranger has started to stroll across and vanished temporarily. The packers used to leave the creek that way, till every now and then the surface would catch on fire and burn furiously, and the fire department would have to come and put it out. Once, however, an ingenious stranger came and started to gather this filth in scows, to make lard out of; then the packers took the cue, and got out an injunction to stop him, and afterwards gathered it themselves. The banks of "Bubbly Creek" are plastered thick with hairs, and this also the packers gather and clean.

The Jungle, CAP. 9

Nonostante i continui interventi di decontaminazione, ancora oggi il canale risulta essere fortemente inquinato e quasi totalmente privo di pesci e vegetazione. [6] 56


L'assetto attuale del sistema delle acque di Chicago; fotografia del Bubbly Creek del 1910 57


IL RUOLO DELLA FERROVIA Come già detto nel capitolo precedente, con la costruzione del sistema ferroviario l'acqua perse il suo ruolo dominante nel trasporto commerciale, anche se risulterà essere ancora di vitale importanza per gli stabilimenti industriali e in particolare per gli Stockyards per altre motivazioni. La costruzione della ferrovia a Chicago iniziò nel 1864 con la prima linea ferrata che collega la città del vento con Galena, nel nord dell'Illinois. Il collegamento non è casuale: Galena infatti è una piccola cittadina sulle sponde del Mississipi, e questa linea ferrata avrebbe coperto le tratte commerciali delle regioni settentrionali bagnate dal fiume, con risultati mai visti prima [7]. Da li in poi iniziò una grande infrastrutturazione di tutta la regione del Midwest che aveva come principale scalo ferroviario Chicago e che in poco tempo surclassò il commercio via acqua. Le ferrovie provocarono l'esplosione del settore industriale oltre che a favorire i primi grandi flussi migratori provenienti dagli stati meridionali del paese, ma anche da oltreoceano. Si trattava spesso di famiglie spinte dalle grandi opportunità che la città offriva , apparentemente in grado di offrire lavoro a chiunque vi si presentasse. La popolazione continua dunque a crescere incessantemente: nel 1890 gli abitanti toccano quota 1 milione, numero che raddoppierà solo vent'anni dopo [8].

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7. Chicago Historical Society, History Lab Collections - Riding the Rails, 2006.

8. Chicago Growth 1850–1990: Maps by Dennis McClendon, University Illinois Chicago.


Sistema ferroviario attuale degli Stati Uniti 59


Sistema ferroviario attuale nello stato dell'illinois e dintorni 60


Sistema attuale dei Loops ferroviari della città di Chicago 61


L'infrastruttura ferroviaria era il sistema vitale della città, talmente importante da costituire l'immagine definitiva della città la cui impronta appare ancora oggi largamente osservabile. Il sistema ferroviario costituisce all'interno del tessuto urbano una serie di loop, percorsi circolari che permettono ai treni di arrivare e virare nella direzione opposta; l'Union Stockyards fu uno dei loop più importanti della città, in cui i treni molto pragmaticamente arrivavano, scaricavano il bestiame a terra e ripartivano carichi con i prodotti finiti; altro esempio ben più famoso è il centro cittadino, denominato The Loop per autonomasia. Ma l'importanza delle linee ferroviarie per città come Chicago era ben nota a tutti, anche ai lavoratori delle industrie, che per protestare contro i tagli salariali a causa della crisi economica del 1873 presero d'assalto stazioni ferroviarie e locomotive, provocando pesanti disagi in tutto il paese. Ma le vie ferrate erano talmente importanti per le sorti economiche del paese (in quel periodo già in grossa difficoltà) che lo sciopero fu violentemente soppresso dalle truppe federali che andarono di città in città a sgomberare le linee ferroviarie, con conseguenze drammatiche. Dopo il 1873, altri scioperi e disagi ugualmente importanti colpirono le linee ferroviarie del paese e di conseguenza la città di Chicago [9]. La potenza economica delle ferrovie e di chi e gestiva non sfuggì a Sinclair, che lo definì un vero e proprio trust che dominava incontrollato in tutto il paese e dal quale dipendevano tutti gli altri settori industriali, compreso quello della lavorazione della carne di Chicago. Sempre in questo passaggio del libro, Sinclair dice che nonostante ciò, il trust della carne era diventato talmente potente da pensare di sfidare quello delle ferrovie attraverso la minaccia del trasporto privato su gomma; minaccia che si concretizzerà effettivamente qualche decennio dopo:

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9. Bruce, Robert V. (1959) [1st pub. 1957]. 1877: Year of Violence


[...] you would understand that the power which really governs the United States to-day is the Railroad Trust. It is the Railroad Trust that runs your state government, wherever you live, and that run the United States Senate. And all of the trusts that have named are railroad trusts save only the Beef Trust! The Beef Trust has defied the railroads it is plundering them day by day through the Private Car ; and so the public is roused to fury, and the papers clamor for action, and the government goes on the war-path ! And you poor common people watch and applaud the job, and think it's all done for you, and never dream that it is really the grand climax of the century-long battle of commercial competition, the final deathgrapple between the chiefs of the Beef Trust and ' Standard Oil,' for the prize of the mastery and ownership of the United States of America. The Jungle, CAP. 30

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IL MIRACOLO Ma la ferrovia non fu l'unico elemento rappresentativo della Chicago del XIX secolo; anche l'architettura sarà destinata a diventare un caposaldo nello sviluppo della città, sempre a causa di una necessità a cui far fronte, questa volta però ben più grave e dagli effetti molto più immediati e devastanti. L'8 ottobre 1871, un incendio si accese nel settore settentrionale della città e, spinto dal vento che soffiava da nord ovest, raggiunse in poche ore in centro cittadino distruggendo quasi tutti gli edifici, costruiti prevalentemente in legno e mattoni e che quindi offrirono poca resistenza al fuoco. Il disastro si propagò per 9 km 2 e più di 120 km di strade vennero distrutte, 190 km di marciapiedi, 2 000 lampioni, 17 500 edifici, e 222 milioni di dollari di proprietà, circa un terzo del valore dell'intera città. Di 300 000 abitanti, 90 000 restarono senza abitazione [10]. Finito il disastro, bisognava trovare un modo veloce e conveniente di ricostruire la città, in modo tale che possa resistere ad altre incombenze del genere. William Le Baron Jenney era un ingegnere ed architetto che insegnava all'Università del Michigan e che aveva studiato all' École Centrale Paris con Gustave Eiffel; si era specializzato in costruzioni in acciaio e, con la distruzione della città dovuta all'incendio, pensò per la prima volta di applicare le tecnologie dell'acciaio per la costruzione della struttura portante di un edificio. L'idea 64

10. Murphy, Jim (1947). The Great Fire, Scholastic Inc.


era rivoluzionaria perché permetteva di ottenere un edificio molto più leggero (ed economico) e quindi elevarsi in altezza molto più rispetto ad una tradizionale costruzione in legno o mattoni. Da queste sperimentazioni nel 1884 viene realizzato l'Home Insurance Building, il primo edificio che utilizzava la tecnologia di travi e pilastri in acciaio imbullonati e saldati tra di loro e per questo considerato il precursore del grattacielo. Seguirono a Jenney una serie di architetti ed ingegneri che amplieranno queste conoscenze e fonderanno la cosiddetta Scuola di Chicago, una vera e proprio scuola di architettura che getterà le basi per un nuovo modo di concepire l'edificio che, come sappiamo dominerà tutto il XX secolo.

Home Insurance Buildng, demolito nel 1931 65


Tra i protagonisti di questa nuova stagione architettonica figurano, tra gli altri, Daniel Burnham e John Root, che nel 1873 aprirono il loro studio a Chicago. La loro prima commissione venne da John B. Sherman, il sovrintendente dell'Union Stock Yards, che si fece costruire dai due giovani architetti la propria residenza al 21esima strada. Successivamente lo studio realizzò una serie di costruzioni all'interno degli Stockyards, come il famoso Union Stockyards Gate del 1879 [11]. La collaborazione si rivelò essere fruttuosa e lo studio continuerà a realizzare edifici e a contribuire alla ricostruzione della città; ma fu nel 1893 che i due architetti si ritrovarono davanti alla più grande commissione della loro storia lavorativa: la progettazione e la supervisione dell'area dedicata Esposizione Colombiana Mondiale, in occasione dei 400 anni della Scoperta dell'America. Lo studio collaborò i più grandi architetti americani dell'epoca tra cui Frederick Law Olmsted, e Louis Sallivan. Il progetto, e di conseguenza l'evento, fu il palcoscenico sul quale la città presentò al mondo intero le sue innovazioni, le sue scoperte e il volume di affari che queste erano in grado di generare, reincarnando alla perfezione lo spirito imprenditoriale e capitalistico americano meglio di qualsiasi altra città nel mondo [12]. Un altro grande lascito di Daniel Burnham per la città fu il piano di Chicago del 1909, un progetto che cercava di fare fronte all'inarrestabile crescita della città, con una particolare attenzione allo spazio a disposizione dei cittadini con grandi parchi e Boulevard, massicci interventi di infrastrutturazione stradale e ferroviaria e grandi centri civici e culturali. Per quanto il piano sia stato criticato perché "tentava di costruire una Parigi nella prateria" [13] (la città Haussmanniana sarà il principale riferimento per altri piani urbanistici attuati da Burnham), ebbe in realtà una grande influenza sul futuro assetto della città, soprattutto per quanto riguarda i grandi parchi civici e i grandi Boulverd alberati, confluiti poi nel famoso progetto definito Chicago Park and Boulevard System. L'idea di creare un sistema di parchi e strade alberati che circondasse la città risale in realtà al 1849, ma si concretizzò realisticamente dopo l'esposizione colombiana; l'area dell'evento divenne un grande parco pubblico e divenne parte del sistema. Per quanto sia stato realizzato solo parzialmente, il Chicago Park and Boulevard System rappresenta ancora oggi un'importante testimonianza della capacità imaginifica e realizzativa di una città come Chicago, inserito nel National Register of Historic Places insieme ad altre realizzazioni di questa epoca [14]. 66

11. Hines, Thomas S. (1974) Burnham of Chicago, Architect and Planner. New York: Oxford University Press.

12. (1964) Peisch, Mark L. The Chicago School of Architecture : Early followers of Sullivan and Wright. London: Phaidon Press

13. Kling, Samuel (2013). "Wide Boulevards, Narrow Visions". Journal of Planning History.

14. Bachrach, Julia Sniderman (2005). "Park Districts". The Encyclopedia of Chicago


Mappa dell'area dell'Esposizione Internazionale del 1893

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Union Stockyards Boulevards Parchi 68

Chicago Park and Boulevard System: progetto del 1893


Il sistema oggi con i parchi della città 69


POLITICA E CORRUZIONE Dietro al grande miracolo economico, industriale e urbano realizzato dalla città di Chicago però, si nascondevano tantissimi retroscena fatti di criminalità, di corruzione politica e di sfruttamento umano tanto importanti e determinanti nella storia della città quanto i miracoli già citati. Sinclair cerca di ricostruire un quadro completo della situazione sociale e politica dell'Hog Butcher of the World (citazione della poesia "Chicago" di Carl Sandbourg, che significa letteralmente il macellatore di maiali del mondo") di cui l'Union Stockyards e le industrie conserviere rappresentano solo una parte della grande piaga di corruzione e sfruttamento che investiva la città, in cui spesso bene e male, giusto e sbagliato, illegale e legale si confondevano al punto da non essere più facilmente distinguibili. Oltre alle problematiche politiche e sociali che investirono l'area dei macelli di cui si parlerà più avanti, un altra grande area della città investita dal crimine era il quartiere Levee, ovvero il quartiere a luci rosse, roccaforte del racket della malavita con bordelli, saloon, sale da ballo e tante altre attività illecite che avvenivano nella città anche alla luce del sole. L'area comprendeva quattro isolati del South Loop della città, tra la 18esima e la 22esima strada [15] e il volume di affari del quartiere di Levee era tranquillamente paragonabile a quello più o meno legale degli industriali della città. Spesso gli industriali stessi erano anche i gestori silenti di questa grande macchina illegale in cui erano 70

15. Baldwin, Peter C. (2019) Vice Districts, Encyclopedia of Chicago.


coinvolti cittadini di ogni estrazione sociale, inclusi i lavoratori immigrati che, in mancanza di vere possibilità lavorative, spesso si affidavano alle mani della criminalità per poter sopravvivere. Con l'aumento dell'immigrazione di massa aumentarono drammaticamente oltre che la povertà, anche prostituzione e le altre attività legate alla malavita. Le istituzioni cittadine, d'altra parte, favorirono largamente lo sviluppo delle attività nel quartiere facendosi facilmente corrompere. Nel 1912 uno dei tanti raid della polizia fece chiudere definitivamente le attività illegali del quartiere, ma senza risolvere realmente il problema; nel 1915 William Hale Thompson, sindaco corrotto, riattivò il quartiere che divenne terreno fertile per

Foto di inizio '900 del quartiere Levee, roccaforte della criminalità organizzata 71


criminali del calibro di Al Capone e James " Big Jim " Colosimo [16]. Celebre è il lavoro d'inchiesta effettuato dal giornalista investigativo William Thomas Stead che passò diverso tempo a Chicago documentando la sua osservazione; il lavoro deflagrò in un libro inchiesta dal provocatorio titolo: If Christ came to Chicago! A plea for the union of all who love in the service of all who suffer del 1894. Sembra paradossale che l'uscita di questo libro quasi coincida con l'esposizione Colombiana del '93: mentre la città prosperava agli occhi del mondo, gran parte della popolazione viveva in condizioni difficili, nella criminalità e nella povertà; per certi versi il lavoro di Stead anticipa quello di Sinclair qualche anno dopo. La morsa criminale a cui era sottomessa Chicago non sembra aver mai allentato la presa: tutt'oggi, come in tante altre città degli Stati Uniti, la criminalità rappresenta un grave problema sociale e politico a cui far fronte. Come per altre problematiche affrontate da Sinclair nel suo romanzo - inchiesta, esse anche cambiato i luoghi e le modalità, senza mai essere realmente risolte. Il grande fervore politico e lavorativo degli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo fu terreno fertile, specialmente a Chicago per la nascita dei primi movimenti dei lavoratori e dei sindacati, che rappresentarono l'unica vera opposizione al potere degli industriali; la battaglia politica, ma anche fisica, tra operai e imprenditori, tra sindacati e cordate di industriali, proseguirà senza sosta per tutto il XX secolo. Il lavoro di Sinclair , schierato dalla parte degli operai(faceva parte del Partito Socialista degli Stati Uniti d'America )e la pubblicazione del suo romanzo, fu solo una delle tante feroci battaglie combattute tra queste due fazioni.

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16. Grossman, Mark (2008). Political Corruption in America: An Encyclopedia of Scandals, Power, and Greed. Amenia, NY


Mappa di William Thomas Stead riportante le attività illegali nel quartiere Levee (tratta dal libro - inchiesta If Christ came to Chicago!) 73


Arrivo a Chicago

ATTO TERZO 74


LA GRAND CENTRAL STATION ERA STAZIONE PRINCIPALE DI CHICAGO, SIMBOLO DELLO SVILUPPO INFRASTRUTTURALE DELLA CITTÀ. FU APERTA NEL 1890 E FU DEMOLITA NEL 1969 NEL 1912, LA STAZIONE RICEVEVA 373 TRENI AL GIORNO; IN CITTÀ ARRIVAVANO UN TOTALE DI 1350 TRENI AL GIORNO

LA CITTÀ DI CHICAGO NEL 1900 AVEVA UNA POPOLAZIONE DI 1,68 MILIONI DI ABITANTI ED ERA LA SECONDA CITTÀ DEGLI STATI UNITI DOPO NEW YORK

LA GRAND CENTRAL STATION ERA STAZIONE PRINCIPALE DI CHICAGO, SIMBOLO DELLO SVILUPPO INFRASTRUTTURALE DELLA CITTÀ. FU APERTA NEL 1890 E FU DEMOLITA NEL 1969

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Piano 4 / Chicago

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[...]tumbled out of the cars without ceremony, they were no better off than before ; they stood staring down the vista of Dearborn Street, with its big black buildings towering in the distance, unable to realize that they had arrived, and why, when they said "Chicago," people no longer pointed in some direction, but instead looked perplexed, or laughed, or went on without paying any attention. For the whole of the first day they wandered about in the midst of deafening confusion, utterly lost. they were taken and put upon a car, and taught a new word "STOCKYARDS."

Then. tumbled out of the cars without ceremony, they were no better off than before ; they stood staring down the vista of Dearborn Street, with its big black buildings towering in the distance, unable to realize that they had arrived, and why, when they said "Chicago," people no longer pointed in some direction, but instead looked perplexed, or laughed, or went on without paying any attention. They were pitiable in their helplessness.

The Jungle, CAP. 3 77


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L’industria della carne in USA: nascita di un nuovo modello produttivo

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III.


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Sgozzamento

Taglio

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Salatura

Inscatolamento

Rappresentazione artistica di uno stabilimento di macellazione e inscatolamento di maiali a Cincinnati, nel 1873. Si riconoscono già chiaramente e le fasi della catena di montaggio e l'impiego dei primi macchinari industriali

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NASCITA DI UN SETTORE La produzione di carne per il consumo umano, negli Stati Uniti come in nel resto del mondo, prima del XIX secolo era un settore molto dispendioso in termini economici ed energetici, poiché richiedeva un'attenzione e un impiego di lavoro e risorse molto più consistenti rispetto all'agricoltura. Gli allevatori si prendevano carico di nutrire e abbeverare le bestie portandole al pascolo, di curarle in caso di necessità e di proteggerle da ogni evenienza: furti, incendi e intemperie. Una volta raggiunto il peso ideale per la macellazione, il bestiame veniva portato nel centri urbani muovendosi sulle proprie zampe e,una volta arrivato a destinazione, veniva nutrito ancora fino all'uccisione e alla macellazione. Da quel momento la carne doveva essere consumata nel minor tempo possibile per evitarne la putrefazione, o al massimo conservata con gli unici metodi conosciuti: sale o ghiaccio, se la stagione lo permetteva (il che faceva della carne fresca un alimento limitato alla stagione invernale).Gli alimenti di origine animale erano dunque cibi pregiati e costosi, aspetto che ne limitava il consumo alle sole occasioni speciali e alle persone più facoltose. Queste caratteristiche favorivano dunque la produzione di carne nel luoghi in cui c'era grande disponibilità di terre per pascolo e per la coltivazione di cibo per il bestiame, in cui gli inverni lunghi e rigidi permettevano di conservare più a lungo gli alimenti freschi e in cui le caratteristiche morfologiche permettevano di spostare in fretta il bestiame e la carne macellata. 84


Il territorio del Midwest americano rispondeva a tutte le caratteristiche sopra citate e, in aggiunta, vedeva nel XIX secolo la nascita e la crescita poderosa della città di Chicago come grande porta di accesso ai mercati redditizi della costa occidentale. Per quanto la nascita del settore della carne a Chicago sia difficile da attribuire a singoli eventi, si può far risalire il primo atto di questa vicenda all'inverno del 1826 quando Gurdon Hubbard, commerciante di pellicce, trasportò trecento maiali dalla Wabash Valley fino a Fort Dearborn (corrispondente al centro di Chicago oggi), e qui trovò diversi acquirenti pronti a macellare le bestie e venderne le carni ai cittadini, che aumentavano a vista d'occhio. Il viaggio si rivelò redditizio e attirò una serie di investitori che aprirono i primi stabilimenti in città, che lavoravano la carni conservandole in dei barili pieni di sale. Il primo dato disponibile è quello di George W. Dole, che nel 1832 macella e spedisce a Detroit 152 vitelli e 332 maiali attraverso il lago Michigan, inaugurando una stagione commerciale senza precedenti. La domanda cresce e nel 1833 vengono macellati 4400 maiali e 1000 vitelli. Gli stabilimenti erano tutti posizionati lungo il fiume Chicago, per poterne sfruttare le acque durante la lavorazione ma soprattutto per spedirne i prodotti a Est. Nell'inverno del 1842-43 Archibald Clybourn macella e inscatola 3000 vitelli per spedirli a New York attraverso il canale Erie; secondo i dati del Board of Trade, gli stabilimenti di Chicago macellano 29 mila vitelli e 74 mila maiali nella sola stagione invernale del 1855-56.

Pressa imballatrice, inizi '900 85


Chicago Omaha Peoria

Kansas City Saint Louis

Oklahoma City

Fort Worth

I principali mercati di bestiame del paese tra il XIX e il XX ecolo erano tutti concentrati nelle pianure del Midwest e spesso lungo i principali corsi d'acqua 86


I MERCATI DI BESTIAME Con i primi stabilimenti proto - industriali della città, si fece largo tra gli investitori l'idea di creare dei veri e propri mercati del bestiame all'interno della città, per fare in modo che i conservieri acquistino i capi a seconda della necessità e della domanda, secondo una crescente tendenza ad accentrare le attività produttive per migliorarne l'efficienza e la redditività (logica economica che dominerà per tutto il XIX e buona parte del XX secolo). Nel 1848 nacque dunque il primo mercato di bestiame della città: il Bull's Head Stock Yard, che faceva arrivare giornalmente i capi di bestiame degli allevamenti dell'Illinois e li vendeva ai trasformatori locali [1]. Ma l'avvento delle ferrovie segnò un passo fondamentale nello sviluppo del settore: l'infrastrutturazione della città e del Midwest aprì Chicago ad una serie di mercati che prima erano semplicemente irraggiungibili, come quello dei manzi del Texas e dei maiali dello Iowa e dell'Indiana. Le ferrovie divennero le nuove arterie dello sviluppo del settore e fu vicino alle nuove linee ferrate della città che nacquero i nuovi mercati di bestiame che in poco tempo superarono di gran lunga il fatturato del primo mercato del 1848. Primo grande investitore dei mercati di bestiame di Chicago fu John Drill Sherman, , che iniziò a gestire enormi quantità di bestiame sulle linee ferrate del paese, raggiungendo già nel 1860 una capacità giornaliera di 5 mila vitelli e 30 mila maiali all'interno dei confini della città. L'intuizione di Sherman fu quella di creare

1. Pacyga, D. (2015) Chicago’s Union Stock Yard and the World It Made p. 34

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una rete dei mercati di bestiame collegati attraverso la ferrovia in modo tale che ognuno potesse compensarsi a vicenda e rifornire per tempo gli stabilimenti in ogni angolo della città. Il prestigio e i capitali di Sherman aumentarono anche durante gli anni della guerra civile, quando gli stabilimenti inviarono enormi quantità di carne in scatola agli eserciti nordisti, ma la crescita del volume di affari (e della quantità di bestie in città) rendeva sempre più difficile gestire e controllare i mercati, così si fece largo l'idea di realizzare un unico mercato centralizzato poco fuori dalla città (risolvendo il problema igienico - sanitario che sempre più preoccupava gli abitanti di Chicago). Sherman riuscì a trovare investitori e capitali e nel 1864 iniziò lo costruzione del più grande mercato di bestiame del mondo che andrà sotto il nome di Union Stockyards. La parola Union ha una doppia valenza: indica la riunificazione di tutti i mercati di bestiame di Chicago, ma anche l'Unione, la fazione trionfante della guerra civile che si apprestava a formare una nuova America, piena di prospettive e di fiducia nel futuro [2].

2. Pacyga, D. (2015) Chicago’s Union Stock Yard and the World It Made p. 39

Relazione tra i vecchi mercati di bestiame, le ferrovie e L'union Stockyards (1865) 88


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L'area designata è una palude a sud ovest del centro cittadino; la costruzione coinvolgeva un consorzio formato da ben cinque gestori di ferrovie, che trasformarono l'area in un enorme scalo ferroviario in cui far arrivare in bestiame, in attesa di essere acquistato dai conservieri e portato negli stabilimenti cittadini. Il nuovo e unico mercato di bestiame apre ufficialmente i battenti il 25 dicembre 1865; la città intanto continuava a crescere e per quanto le ferrovie avessero risolto il problema del trasporto del bestiame dagli allevamenti, la mobilitazione degli animali dal mercato agli stabilimenti avveniva ancora attraverso le strade della città. I cittadini iniziarono a lamentarsi della presenza disagevole e spesso anche pericolosa di maiali e vitelli che attraversavano Chicago e così il governo della città proibì la circolazione di mandrie di animali nelle strade cittadine dalle 8 del mattino alle 5 del pomeriggio [3]. Questo mise in grossa difficoltà gli stabilimenti, i quali si trovarono costretti a trovare una soluzione che evitasse le enormi processioni di bestiame in città; e così, a poco a poco, tutti i grandi trasformatori si trasferirono in prossimità del nuovo mercato, abbattendo i tempi (e i costi) di tutto il processo di lavorazione e spedizione. I nuovi stabilimenti si posizionarono nell'area immediatamente ad ovest dei recinti del bestiame, che negli anni assunse il nome di "Packingtown", ovvero la città dei packers, gli imballatori.

3. Pacyga, D. (2015) Chicago’s Union Stock Yard and the World It Made p. 45

Ilustrazione dell'area, Chas Raschar, 1878 90


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Numero di vitelli arrivati nel recinti di Chicago tra il 1857 e il 1873 (Fonte: The University Journal of Business , Jun., 1924, Vol. 2, No. 3) 92


Numero di maiali arrivati nel recinti di Chicago tra il 1857 e il 1873 (Fonte: The University Journal of Business , Jun., 1924, Vol. 2, No. 3) 93


Numero di pecore arrivate nel recinti di Chicago tra il 1857 e il 1873 (Fonte: The University Journal of Business , Jun., 1924, Vol. 2, No. 3) 94


Sistema ferroviario di trasporto del bestiame dagli stati del Midwest a Chicago 95


3. Wade, Louise Carroll (2003). Chicago's Pride. University of Illinois Press 4. Neilson, Helen Louise Swift (1937) My Father and My Mother, The Lakeside Press 5. Roth, Nelson (Spring 2008). "Nelson Morris and "The Yards

PROTAGONISTI E INTUIZIONI Come la maggior parte dei mercati in rapido sviluppo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, anche quello della carne in scatola non si attardò ad essere dominato da un trust, un numero ristretto di imprenditori che grazie alla loro potenza economica e mediatica riescono a dominare l'intero mercato decidendone i prezzi e abbattendo ogni tipo di concorrenza esterna. Il trust della carne di Chicago (ma anche di altre città americane) si componeva di imprenditori che avevano una storia e un vissuto molto simili,e che con poche intuizioni si inserirono in un business crescente costruendo un vero e proprio impero. Philip Danforth Armour nacque nello stato di New York nel 1832 e, prima di immettersi nel business della carne in scatola, aveva accumulato capitali con le miniere di oro e con il commercio del grano [3]. Nel 1852, insieme al fratello Herman, affittò il primo stabilimento in città (Old Bell House, che nello stesso anno macellerò 25 mila maiali) e nel 1868 formeranno la Armour & Co., costruendone il primo grande macello proprio nell'area ad ovest dell'Union Stockyards e si affermerà come la prima grande azienda di trasformazione della carne di Chicago e degli Stati Uniti. Gustavus Franklin Swift nacque in Massachusetts nel 1839 e si affermò presto come macellaio e mercante di carni. Dopo alcune esperienze imprenditoriali ad Albany e Buffalo, fu attirato dal crescente business della carne di Chicago e vi trasferirà la sua azienda nel 1877 [4]. Successivamente si unì all'avventura il fratel96

Pressa per la produzione di sego, inizi '900


lo Edwin creando la Swift & Company, che nel 1885 impiegava già 1600 lavoratori. Nelson Morris nacque invece con il nome di Moritz Beisinger a Hechingen, in Germania nel 1839 in una famiglia di allevatori e si trasferì a Chicago nel 1853. Qui adottò il suo nome americano e iniziò a lavorare per John Sherman fino a quando nel 1865 non decise di unirsi al business della carne in scatola aprendo i primi stabilimenti a Packingtown [5]. Entro il 1870 dunque, i tre uomini che riscriveranno le sorti della città di Chicago e del settore della carne negli Stati Uniti erano già arrivati negli Stockyards e non c'era nulla in grado di fermarli; c'erano già tutte le carte in regola per la creazione della più grande industria che il mondo avesse mai visto fino a quel momento. Furono però due le intuizioni che trasformarono un mercato in crescita in una vera e propria industria: una di tipo tecnologico e un'altra di tipo logistico. Le prime trasformazioni industriali del XIX secolo permisero di esplorare nuove modalità di conservazione del cibi: nel 1827 il pasticcere ed inventore francese Nicolas Appert mise a punto una tecnica per ottenere il latte condensato: il latte veniva portato ad ebollizione perdendo circa il 60 % di acqua (elemento responsabile della proliferazione dei batteri e della putrefazione) e successivamente conservato in barattoli o tubetti, per poter essere poi utilizzato mescolandolo con acqua e ottenendo l'equivalente del latte fresco.

NEL 1869 I VITELLI RICEVUTI DALL'UNION STOCKYATDS ERANO CIRCA 400 MILA E NEL 1885 RAGGIUNSERO QUOTA 1,9 MILIONI. PER QUANTO RIGUARDA I MAIALI RICEVUTI ERANO 1,5 MILIONI NEL 1867, CHE DIVENTARONO 7 MILIONI NEL 1880. BEN 4 MILIONI DI MAIALI E 1 MILIONE DI VITELLI FURONO PROCESSATI NEL 1885.

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Questa tecnologia fu successivamente adottata dai primi stabilimenti di produzione di carne, in cui fu però un'altra intuizione a fare la differenza: l'inscatolamento della carne precotta, reso possibile grazie a macchinari che sfruttano la pressione del vapore e che chiudono ermeticamente i barattoli di latta, preservandone in maniera ineccepibile la qualità e la durevolezza. Questo permetteva di portare sulla tavola dei cittadini americani (e non) un prodotto assolutamente paragonabile ad un taglio di carne fresco ad un prezzo accessibile, a cui nessuno poteva resistere. Un'altra grande intuizione derivò invece dalla necessità di impiegare in maniera più efficiente gli scarti della lavorazione delle carni: le parti non edbili delle bestie (in particolare dei maiali), fino agli anni '80 dell'800, venivano semplicemente scaricati nelle pozze a cielo aperto o nei corsi d'acqua delle città. Ma nel 1882 Lucius Bowles Darling, imprenditore del Rhode Island, scoprì che riutilizzare le parti non edibili per produrre sottoprodotti di uso comune come fertilizzante, sego, sapone, ecc. era un'attività per certi versi più prolifica e meno costosa della carne in scatola.

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CHICAGO

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Union Stockyards: L'illusione del sogno

ATTO QUARTO 100


PER LA SOLA GESTIONE DEL BESTIAME, NEL 1900 FURONO IMPIEGATE CIRCA 2000 PERSONE NEL 1899 IL NUMERO DEI RECINTI ATTIVI ERA DI 25 MILA.

TRA IL 1865 E IL 1900, GLI STOCKYARDS HANNO RICEVUTO CIRCA 400 MILIONI DI ANIMALI VIVI.

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Piano 2 / Union Stockards

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Here they stood, staring, breathless with wonder. There is over a square mile of space in the yards, and more than half of it is occupied by cattle-pens ; north and south as far as the eye can reach there stretches a sea of pens. And they were all. filled so many cattle no one had ever dreamed existed in the world. The sound of them here was as of all the barnyards of the universe. and as for counting them it would have taken all day simply to count the pens. The Jungle, CAP. 7 103


The Union Stockyards e Packingtown : tra sviluppo industriale e disordini sociali

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IV.


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Union Stockyards Gate, 1874

CITTÀ NELLA CITTÀ L'inarrestabile crescita economica e industriale dei mercati del bestiame e delle industrie adiacenti generò nel tempo un mondo nuovo, costituito non solo da stabilimenti industriali tecnologicamente avanzati, infrastrutture efficienti ed enormi flussi di capitali, bensì da tante realtà (economiche e non) che entrarono far parte della grande macchina produttiva. All'interno dell'area dell' Union Stockyards e nelle sue immediate vicinanze furono realizzate una serie di attrezzature a supporto della grande macchina produttiva, costituendo quella che in pochi anni diverrà una vera e propria città nella città con i suoi confini, le sue banche, i suoi abitanti e i suoi comitati di quartiere. Già nella mappa ufficiale del 1890, si intravedono all'interno dei confini dell'area già tutte le componenti architettoniche e urbane che caratterizzeranno la sua storia nei decenni successivi. Come già accennato, lo studio di architettura Burnham & Root si occupò della costruzione dello Stockyards Gate, terminato nel 1879 e ancora uno dei pochi testimoni silenti di questa storia; i due progettisti realizzeranno anche la Water Tower, una torre dell'acqua goticheggiante alta circa 40 metri , che insieme agli alti edifici industriali di Packingtown disegnerà lo skyline della città industriale per tutta la sua esistenza. La torre non era altro che un elemento di vedetta per segnalare la presenza di incendi anche a grande distanza ed intervenire tempestivamente; anche gli incendi saranno, come vedremo, determinanti per la storia di questo luogo. 106


NEL 1899 ERANO PRESENTI IN TOTALE 25 MILA RECINTI DEL BESTIAME, PER UNA CAPACITÀ MASSIMA DI CIRCA DI UN MILIONE DI BESTIE Altro elemento che spiccava dalla distesa incommensurabile di recinti di bestiame erano il celebre International Amphitheatre, un auditorium di 9000 posti a sedere costruito inizialmente per ospitare l' International Livestock Exhibition, un concorso di capi di bestiame che attirava allevatori da tutto il paese e visitatori da tutto il mondo. Naturalmente, l'esposizione era un escamotage per attirare clienti ed investitori nel grande mondo dell'Union Stockyaryards e renderlo noto a quanta più gente possibile. L'arena divenne una spazio per grandi eventi politici e culturali anche ben dopo la fine della mostra e la chiusura dei recinti: sarà il campo da gioco dei Chicago Packers (squadra di pallacanestro NBA) e dei ben più noti Chicago Bulls (il cui logo del toro ha una connessione con l'area e l'attività dei macelli). Immediatamente a nord dell'International Amphitheatre sorgeva la National Stockyards Bank, ed è tutt'oggi uno dei pochissimi edifici rimasti in piedi nell'area; il suo linguaggio ricorda vagamente l'Independence Hall di Philaderphia : un corpo in mattoni rettangolare alto due piani e una grande torre centrale con un orologio e una cupola in sommità. L'edificio era una della banche più grandi e più lussuose della città: i suoi curatissimi interni in stile neoclassico e l'arredamento moderno restituivano a chiunque ci entrasse una sensazione di prosperità e potere, ben distanti dalla realtà più cruda che caratterizzava l'attività delle industrie qualche centinaio di metri più a ovest. Altra attrezzatura fondamentale per la gestione degli enormi flussi umani era la Transit House, una specie di enorme albergo - pensione a disposizione dei tantissimi viaggiatori che ogni giorno attraversavano questo luogo. L'edificio fu fatto costruire dal Sherman appena dopo la realizzazione dei recinti e aveva il delicato compito di introdurre gli allevatori del Midwest, che non avevano ancora idea di come si vivesse in una grande città, alla vita metropolitana. Bar, ristoranti, sale gioco e quant'altro costituivano l'offerta del luogo, e questo fu determinante per il successo economico dei mercati del bestiame. Ma i mercati stessi erano dotati di una struttura assai complessa: tutti i flussi monetari erano gestiti dall'Union Stockyards & Transit 107


Company, che aveva sede nell'Exchange Building, un edificio per uffici dotato delle attrezzature più sofisticate dell'epoca in grado di registrare ogni singolo movimento finanziario. Il nome dell'edificio non è casuale: la parola Exchange fa riferimento alla borsa valori, proprio perché i prezzi del bestiame cambiavano a seconda dell'andamento del mercato, per cui ogni giorno, dalle 7 del mattino alle 3 del pomeriggio, i mercati diventavano un luogo di continue contrattazioni tra allevatori e conservieri, un tira e molla contino per accordarsi sul prezzo e le quantità giuste di bestiame. È esattamente quello che succede nel complesso sistema della borsa valori; curiosa è l'analogia tra i recinti del bestiame e i "recinti delle grida", nome con cui si definivano le sale della borsa piene di venditori che urlavano i nomi e le quantità di azioni da acquistare o vendere.

Interno dell'International Amphitheatre, 1912 108


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DA ANIMALE A SCATOLA Naturalmente, per far si che questo sistema funzioni, è necessaria un'organizzazione maniacale: i recinti erano divisi per tipologie di bestiame, per peso, sesso, ecc. e ognuno di essi era progressivamente numerato, proprio come i numeri civici della strade cittadine [1]. Una volta avvenuta la compravendita del bestiame, questo veniva immediatamente mandato ai macelli e, per poter agevolmente superare le barriere ferroviarie, fu costruito una rete di viadotti e scivoli che velocizzavano le operazioni di trasporto; nelle rappresentazioni fotografiche e artistiche del luogo si nota come questi elementi aerei erano componente fondamentale del paesaggio industriale. Giunto all'interno dell'edificio industriale, il bestiame riceveva un trattamento differente a seconda dell'animale. I maiali, che rappresentavano la fetta più grande del mercato, venivano innanzitutto appesi per la zampa su una ruota girevole che terminava con un nastro trasportatore, su cui le bestie venivano sgozzate e fatte dissanguare; dopodiché la carcassa veniva immersa in una vasca d'acqua bollente per sterilizzarne la pelle, per poi farla passare attraverso un macchinario che ne tirava via i peli, utilizzati per produrre pennelli e prodotti simili. Dopo essere passata da un manipolo di operai che rimuovevano i peli rimanenti, la carcassa veniva infine scuoiata e macellata, rimuoven112

1. Pacyga, D. (2015) Chicago’s Union Stock Yard and the World It Made p. 6-7


do arti, ossa, testa, interiora e tutte le parti non edibili, che venivano fatte scendere , attraverso grandi botole, nei piani inferiori degli stabilimenti. Qui si concentravano le fasi di produzione dei sottoprodotti: dal grasso e dalle interiora si produceva il sego e il lardo, dai tendini si ricavavano corde di violino e simili, dallo stomaco pepsine, dalle ossa tritate si produceva il fertilizzante, dalla testa si otteneva la colla e dalle zampe cuoio e pelle . Le carcasse finalmente macellate, invece, proseguivano il proprio viaggio e, prima di arrivare nelle ghiacciaie in attesa di ulteriori trasformazioni, venivano controllate da ispettori federali che si assicuravano di non far passare carcasse tubercolari, mortali per l'essere umano, apponendo sull'animale un timbro ufficiale.

SWIFT & COMPANY, NEL 1900, AFFERMA CHE IL TEMPO IMPIEGATO DA UN MAIALE PER ARRIVARE DAL RECINTO ALLA GHIACCIAIA ERA DI SOLI 25 MINUTI. Dalla ghiacciaia, le carcasse seguivano una strada diversa a seconda del prodotto da ottenere: la carne in scatola veniva cotta, salata e inscatolata, il prosciutto subiva un periodo di affumicatura variabile all'interno di enormi vasche di salamoia, le parti più grasse venivano tritate e impiegate nella produzione di salsicce, e così via. Questa serie di operazioni avveniva su livelli differenti , in modo tale da sfruttare la forza di gravità per muovere le varie parti dell'animale più velocemente e in maniera più efficiente; ogni piano degli edifici quindi avevano un preciso compito da assolvere all'interno dell'enorme catena di (s)montaggio; al piano terra dunque era presente di solito una banchina in cui venivano caricati i prodotti all'interno dei vagoni frigoriferi per raggiungere ogni città americana e del mondo occidentale. La lavorazione era frenetica e inarrestabile, nulla poteva fermare la fiumana di maiali che arrivavano negli stabilimenti e il processo trasformativo era continuamente perfezionato nei minimi dettagli per aumentarne la produttività a qualunque costo.

LA ARMOUR & COMPANY, AGLI INIZI DEL '900, AFFERMÒ DI AVER RAGGIUNTO LA CAPACITÀ GIORNALIERA DI 50 MILA MAIALI PROCESSATI GIORNALMENTE CONSIDERANDO TUTTI I SUOI STABILIMENTI NELL'AREA. 113


L'operato delle industrie della lavorazione della carne di maiale poteva essere assunta in una semplice frase, divenuto poi celebre: DEL MAIALE SI UTILIZZA TUTTO, ECCETTO IL GRUGNITO, e fu proprio questo l'aspetto fondamentale che permise gli industriali di espandere a dismisura il proprio settore e i propri guadagni. Con altre tipologie di bestiame il funzionamento era pressoché simile: i manzi e i vitelli venivano innanzitutto storditi con un puntale elettrico e uccisi con un maglio, dopodiché, sollevati da un carrello, venivano trasportati in altri settori per essere scuoiati e macellati, seguendo un percorso simile a quello dei maiali. In ognuno di questi recinti in cui avveniva l'uccisione, si riuscivano ad abbattere dieci manzi al minuto.

"CONSIDERANDO CHE OGNI STABILIMENTO AVEVA UNA VENTINA DI RECINTI DELLA MORTE, AD UN RITMO SIMILE SI RIUSCIVANO AD ABBATTERE FINO A 100 MILA BESTIE IN UN SOLO GIORNO" A differenza della lavorazione del maiale , quella dei manzi e dei vitelli avveniva in maniera orizzontale, probabilmente a causa del peso più alto delle bestie, difficili da gestire verticalmente; tutto avveniva in un unico piano,sempre collegato agli stabilimenti di produzione dei sottoprodotti tramite gallerie e binari. Per quanto i sottoprodotti, invece, dalle corna si ottenevano bottoni, spazzole, pinze e oggetti in falso avorio; dalle ossa manici di coltello, spazzolini da denti e bocchini per pipe; dai tendini si ottenevano derivati della gelatina come colla di pesce, fosforo, nero d'osso, lucido per scarpe e olio di concia; dalla coda e dalla pelle, infine, parrucche e capi di abbigliamento. Ogni fase del processo era svolta da operai, spesso poco specializzati, che avevano il solo compito di svolgere una semplicissima operazione all'infinito, che spesso si riduceva a qualche colpo o a due tre tagli a velocità agonistiche e non esenti da pericoli ed incidenti. Questa macchina produttiva rappresentava una realtà mai vista prima di allora, e gli industriali sapevano benissimo che mostrarla al mondo avrebbe avuto senz'altro un effetto positivo: nessuno sarebbe rimasto impassibile dinnanzi ad un vero e proprio spettacolo della modernità (inteso sia in senso positivo che negativo). 114


2. Swift And Company, Visitors Reference Book, 1913. 3. Sinclair, U. (1906) The Jungle p. 34

Per concedere la visione di questo spettacolo a chiunque passasse da Chicago, gli industriali organizzavano continuamente visite guidate all'interno degli stabilimenti: tutte le sale della lavorazione, infatti, erano dotate di passerelle sopraelevate aperte al pubblico che permettevano una visita quasi totale degli stabilimenti, e questo non fece altro che aumentarne il prestigio e la fama. [2] D'altro canto, la pubblicizzazione dei prodotti e delle grandi industrie rappresenta, ancora oggi, l'apparato documentaristico più importante di questa realtà produttiva: una produzione enorme di cartoline, disegni, cartelloni pubblicitari, vignette, loghi, slogan e quant'altro permisero al settore di raggiungere clienti in ogni angolo del mondo, ma anche (e soprattutto) nuovi lavoratori, che vedevano nella industrie conserviere di Chicago la massima realizzazione del sogno americano. Gli stabilimenti produttivi erano di fatto l'attività principale dell'intero distretto, e definivano chiaramente l'aspetto architettonico di Packingtown: edifici alti 6 o 7 piani in mattoni, anneriti dalla fuliggine, tappezzati di cartelloni pubblicitari e intervallati da ciminiere alte più di 30 metri, continuamente circondati e attraversati da chilometri di ferrovia. Ma oltre alle industrie della macellazione, all'interno del distretto convivevano una serie di attività produttive a supporto della principale, come stabilimenti di produzione dei barattoli di latta e di scatolame, officine ferroviarie, stabilimenti per la produzione di ghiaccio, centrali elettriche e tutto ciò che serviva per tenere in piedi un business del genere; spesso queste attività erano gestite dai conservieri stessi, rendendo la loro attività assolutamente indipendente e incontrollata.Gli edifici dei macelli, gli stabilimenti di produzione dei sottoprodotti, i 400 chilometri di ferrovia, le gallerie, i viadotti, le decine di migliaia di lavoratori e l'oltre mezzo miglio quadrato di recinti di bestiame, costituivano tutti insieme il più grande conglomerato di lavoro e capitale che si fosse mai concentrato in un unico luogo. [3]

LE INDUSTRIE DAVANO DA MANGIARE A TRENTAMILA PERSONE , NE MANTENEVA 250 MILA NEL DISTRETTO E NE IMPIEGAVA MEZZO MILIONE NELL'INTERA FILIERA, FORNENDO CIBO A QUASI 30 MILIONI DI PERSONE."

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IL VIAGGIO DEL MAIALE

I maialiI approdavano maiali approdavano nello nello stabilimento stabilimento attraverso attraverso degli degli scivoli, scivoli, sempresempre condotti condotti e e controllati controllati da operai da operai

0 min0 min

Scaricamento Scaricamento

Le carcasse Le carcasse passavano passavano in una in una vasca divasca acqua di bollente acqua bollente per per indebolirne indebolirne e igienizzarne e igienizzarne le pelli le pelli

5 min

5 min

Sgozzamento Sgozzamento

Venivano poiad legati una ruote Venivano poi legati una ad ruote che li posizionava in fila che li posizionava in fila sul un sul un su cu venivano sgozzati e carrellocarrello su cu venivano sgozzati e dissanguati dissanguati

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I peli rimanenti I peli rimanenti venivano venivano prelevati prelev manualmente manualmente ma operai ma muniti operai di muniti pinzette pinzette

15 min 15 min

Bollitura Bollitura

Epilazione Epilazione mecanica mecanica Epilazione Epilazione manuale manuale

Successivamente passavano Successivamente passavano in un in un macchinario grado epilare le macchinario in gradoinepilare le carcasse e ricavarne e carcasse e ricavarne pennellipennelli e materiali materiali simili simili

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Le carcasse sono successivamente pronte per restare un giorno interno nelle ghiacciaie, pronte per la lavorazione

25 min

Ispezione

Le varie parti dell’animale vengono spedite in reparti differenti e lavorate per ottenerne i prodotti. In questa fase venivano largamente impiegate le donne

0 min

Stoccaggio

1 ORA

Macellazione

Lavorazione

Inscatolamento

24 ORE Le carcasse vengono eviscerate delle interiora e di tutte e le parti non edibili, venendo contemporaneamente controllate da ispettori federali

I sezionatori dividono le carcasse in parti differenti, ognuna della quali subirà una differente lavorazione

I prodotti infine venivano inscatolati, sigillati e spediti. Anche questa fase era affidata principalmente alle donne

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IMMIGRAZIONE DI MASSA: LA CHIAVE DEL SUCCESSO Il successo del settore industriale e dell'intera città di Chicago non tardò ad arrivare all'orecchio degli abitanti del vecchio continente che, carichi di speranze e di fiducia per il futuro e per il progresso industriale, partirono alla volta degli Stati Uniti già dalla seconda metà dell'Ottocento. Gran parte dei paesi europei, infatti, non avevano ancora sviluppato un'economia industriale, e il desiderio di stabilirsi in un luogo dove poter essere veramente liberi, avere un lavoro e potersi realizzare come persona e come cittadino fece gola a chiunque. L'America a cavallo tra i due secoli era l'unico luogo dove questo sembrava essere possibile proprio per tutti, anche per i ceti più bassi della società. Chicago fu una delle tante città americane che si trovò a fare i conti con l'immigrazione di massa dai paesi europei: i primi grandi flussi migratori provenivano dai paesi del centro e dell'est Europa: Germania, Polonia, Romania, Bulgaria e i paesi sovietici. Il lavoro delle industrie dei macelli si sposava alla perfezione con le condizioni di partenza degli immigrati: persone spesso molto povere disposte a tutto pur di guadagnare dei soldi e stabilizzasi nel nuovo mondo, ma spesso senza conoscerne la lingua e senza particolari abilità lavorative. Di fatto il lavoro nei macelli non necessitava di particolari competenze lavorative ne linguistiche e tutti potevano svolgerlo, a patto di essere disposti a farlo. E così i flussi migratori investirono costantemente Chicago per più di un secolo, facendo si che si cre120


assero enormi comunità di lavoratori immigrati, con case, attività commerciali, circoli ricreativi, istituzioni religiose e quant'altro. Tutto questo cosmo si sviluppò nell'area denominata molto intuitivamente Back of the Yards, ovvero dietro ai recinti, e si trattava di un intero quartiere pieno di casolari e attività commerciali, del tutto informale e non esente da degrado e illegalità, paragonabile a molti slums di immigrati sorti nelle metropoli americane in questo periodo. Il quartiere si presentava, alle porte del Novecento, come un reticolo di strade sterrate e fangose, di casolari di legno precari e sovrappopolati, dalle condizioni igieniche e sanitarie difficili. Condizioni che non si limitavano ai confini del quartiere residenziale, bensì a gran parte del distretto industriale: l'inquinamento dell'aria e delle acque limitrofe non si arrese per decenni, tanto che l'odore emanato dalle ciminiere si estendeva per svariati chilometri quadrati e poteva essere percepito addirittura dal centro città se il vento soffiava da sud ovest. Ma se da un lato il crescente flusso migratorio rendeva sempre più complicata la situazione sanitaria e igienica del distretto, dall'altro accresceva sempre più il senso di comunità tra i lavoratori e le famiglie: il malcontento condiviso tra i lavoratori deflagrò nella creazione dei primi sindacati e questo fu il primo passo per la costituzione di un meccanismo di difesa contro la forza incontrastata dei capitalisti. Gli scioperi e i conseguenti disordini sociali, dunque, non attardarono a manifestarsi, e in breve tempo investirono la città di Chicago e il macrocosmo dell'Union Stockyards.

Foto del quartiere Back of the Yards di fine Ottocento 121


OLTRE LE BARRIERE FISICHE Nonostante le problematiche che già emergevano al tramonto del XIX secolo, la crescita economica e tecnologica delle industrie conserviere era inarrestabile; in particolare, il 1880 fu un anno cruciale per le sorti del settore. Fino a quel momento, l'attività produttiva era prevalentemente stagionale, poiché la conservazione delle carni, fino alla loro trasformazione, non poteva che avvenire attraverso il freddo. La città di Chicago si prestava bene a questa condizioni, poiché gli inverni sono lunghi e rigidi, e la presenza del lago Michigan dava la possibilità di produrre grandi quantità di ghiaccio; per evitare il viaggio dal lago però, le prime industrie realizzarono delle grandi riserve acquatiche in prossimità degli stabilimenti, grandi vasche artificiali d'acqua da cui poter attingere all'occasione; in ogni caso, le spedizioni dei prodotti fino a quel momento erano limitate alle città limitrofe raggiungibili entro un giorno al massimo. La grande intuizione che cambiò il business appartiene ad August Swift, che assunse l'ingegnere Andrew Chase per trovare il modo di conservare il freddo all'interno dei vagoni refrigerati durante il trasporto. [4] Il carro refrigerato era una sorta di ghiacciaia su rotaie, con pareti tappezzate di pacchi con ghiaccio e sale, che grazie ad un sistema di fessure e tubature sfruttava le correnti provocate dal movimento su rotaia per far circolare aria fresca nel vagone e refrigerare i prodotti. L'invenzione permise di abbattere definitiva122

4. Pacyga, D. (2015) Chicago’s Union Stock Yard and the World It Made p. 56-57.


mente la barriera spaziale delle spedizioni, con risultati mai visti prima di allora. Il sistema fu presto copiato da tutti gli altri industriali e, insieme alla produzione artificiale di ghiaccio negli stabilimenti, fu l'atto che sancì il successo definitivo del settore. I numeri non si fecero attendere:

NEL SOLO 1880 SWIFT & COMPANY CONSUMÒ DA SOLA 450 MILA TONNELLATE DI GHIACCIO, E ORMAI IL 40 PERCENTO DEI SUOI PRODOTTI VENIVANO SPEDITI AL DI FUORI DEI CONFINI STATALI. NEL 1873 4,4 MILIONI DI MAIALI ARRIVARONO NEI RECINTI, MENTRE NEL 1880 BEN 7 MILIONI SUPERARONO IL CANCELLO DI INGRESSO DI BURNHAM & ROOT; STESSA SORTE PER LE INDUSTRIE: NEL 1866 CI FURONO IN TOTALE 90 MILA I VITELLI E I MANZI TRASFORMATI IN CIBO IN SCATOLA, MENTRE NEL 1885 I NUMERI TOCCARONO 1 MILIONE DI VITELLI E MANZI E BEN 4 MILIONI DI MAIALI. (i restanti non processati venivano spediti in altri mercati), La grande macchina produttiva non passò ovviamente inosservata e non fu esente da critiche fin dal principio: i metodi feroci dei capitalisti, il loro impatto sulla vivibilità della città intera, le condizioni spesso difficili dei lavoratori del settore e la spietatezza della macchina della morte, per quanto potessero inizialmente affascinare gli uomini dell'epoca, iniziarono a scuotere l'opinione pubblica fin da subito. In un settore tanto prosperante quanto sconosciuto e incontrollato, evidenti erano i problemi che lo caratterizzavano e lo scandalo era irrimediabilmente dietro l'angolo.

Swft & Company refrigerated car, 1880. 123


Packingtown: la scoperta della verità

ATTO QUINTO 124


I MACELLI, GLI STABILIMENTI DI PRODUZIONE, I 400 CHILOMETRI DI FERROVIA, LE GALLERIE, I VIADOTTI, LE DECINE DI MIGLIAIA DI LAVORATORI E L'OLTRE MEZZO MIGLIO QUADRATO DI RECINTI DI BESTIAME, COSTITUIVANO TUTTI INSIEME IL PIÙ GRANDE CONGLOMERATO DI LAVORO E CAPITALE CHE SI FOSSE MAI CONCENTRATO IN UN UNICO LUOGO.

ALLE PORTE DEL '900 TUTTA PACKINGTOWN ERA IN MANO A TRE GRANDI INDUSTRIALI: SWIFT, ARMOUR & MORRIS, CHE FORMARONO IL TRUST DEI "BIG THREE".

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Piano terra / Packingtown

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The uproar was appalling, perilous to the ear-drums ; one feared there was too much sound for the room to hold that the walls must give way or the ceiling crack. There were high squeals and low squeals, grunts, and wails of agony ; there would come a momentary lull, and then a fresh outburst, louder than ever, surging up to a deafening climax. It was too much for some of the vistors the men would look at each other, laughing nervously, and the women would stand with hands clenched, and the blood rushing to their faces, and the tears starting in their eyes.

The Jungle, CAP.20 127


“The Jungle” di Upton Sinclair: la messa a nudo di una società malsana

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V.


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UNA STAGIONE DI TUMULTI Gli scioperi e i conseguenti disordini sociali hanno accompagnato tutta l'esistenza dell'Union Stockyards fin dalla messa in opera della prima pietra. La città di Chicago era notoriamente una città socialmente instabile per i motivi già citati, e l'immigrazione e il lavoro in fabbrica non fecero altro che ingigantire questa sua condizione. Il Great Railroad Strike del 1877 fu il primo grande sciopero di portata nazionale, che dimostrava la grande egemonia dell'infrastruttura ferroviaria nonché la sua vulnerabilità; l'Union Stockyards subì pesanti perdite a casa degli incidenti ferroviari causati dagli scioperanti, poi soppressi con le armi dall'esercito. Lo sciopero delle ferrovie, però, fece comprendere a tutti la pericolosità di una mobilitazione di massa di quel calibro, ed era notorio che non sarebbe stato un episodio isolato. [1] Il 1886 rappresenta un anno di svolta per le mobilitazioni di massa. In tutto il mondo avanzava inesorabile il movimento per l'ottenimento della giornata lavorativa di otto ore. In quegli anni, la regolamentazione del lavoro era qualcosa di assai lontano, e la giornata lavorativa, in fabbrica come nelle miniere, poteva raggiungere facilmente le 12 - 14 ore a seconda delle necessità. Negli Stati Uniti la lotta per le otto ore fu intrapresa da una della prime e più importanti organizzazioni sindacali del paese: i Knights of Labor. Furono fondati nel dicembre del 1869 a Philaderphia e promuovevano lo sviluppo sociale e culturale dei lavoratori, rifiutando socialismo e radicalismo, rivendicando la giornata lavorativa ridotta e promuo130

1. Fels, Rendigs (1949). "The Long-Wave Depression, 1873-79". The Review of Economics and Statistics


2. Fireside, Bryna J. (2002). The Haymarket Square Riot Trial: A Headline Court Case. Berkeley Heights.

vendo l'ideologia repubblicana degli Stati Uniti. In alcuni casi agì come un sindacato, negoziando coi datori di lavoro ma non fu mai strutturalmente organizzata e agiva in maniera informale e poco premeditata. L'organizzazione raggiunse comunque i 700 mila membri nel 1886 e nello stesso anno arrivò a Chicago e conquistò i lavoratori degli Stockyards. Le violenze e i disagi non attardarono ad arrivare: il 4 maggio ad Haymarket Square, nell'ambito di una manifestazione per le otto ore scoppiarono gli scontri tra polizia e manifestanti, e una bomba lanciata da uno scioperante uccise 11 persone e ne ferì un centinaio. I lavoratori dei macelli ottennero per un breve periodo le otto ore, ma la crescente domanda lavorativa dei sempre più numerosi immigrati europei, con la dequalificazione della mansioni lavorative, offrì agli industriali la possibilità di rimpiazzare con estrema facilità gli operai, reintroducendo nel giro di pochi mesi le dieci ore. Un'altra grande mobilitazione di massa si ebbe nel 1894 e partì da Pullman, una località appena fuori Chicago che all'epoca era una grande company town delle ferrovie private . Qui i dipendenti, vedendosi tagliare i salari a causa di una grave crisi economica che andava avanti dal 1873, decisero di scioperare bloccando tutti i treni che andavano in direzione Chicago, compresi quelli destinati ai recinti del bestiame. Da Chicago la protesta investì velocemente gran parte delle città americane da San Francisco a New York; dopo giorni di blocco, l'allora presidente Grover Cleveland di impedire agli scioperanti di bloccare i vagoni, con conseguenze pesanti. Lo sciopero fu soppresso dopo qualche mese non senza conseguenze: più di 70 morti e pensanti perdite per tante attività, tra cui l'industria dei macelli. Nonostante la mole di queste prime mobilitazioni, il business della carne in scatola di Chicago riuscì a riprendersi in fretta e dal 1890 in poi vide una crescita senza ostacoli, anche se gli scioperi e disordini erano sempre all'ordine del giorno. A causa della ruolo sempre più centrale del settore della lavorazione della carne, nel 1897 fu costituita l' Amalgamated Meat Cutters, un sindacato pienamente dedicato ai lavoratori di questa nuova realtà industriale. Naturalmente, l'organizzazione operava a Chicago più che in qualsiasi altro luogo, e all'inizio del XX secolo riuscì a reclutare tantissimi membri tra le fila di aziende come Armour e Swift. Nel 1904 fu proclamato uno sciopero generale a causa delle condizioni di lavoro sempre più difficili e dei salari

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I LUOGHI DEL GREAT RAILROADS STRIKE, 1877

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sempre più bassi. la tendenza era chiara: aumentare la produttività dei lavoratori e dequalificare le mansioni in modo tale da rendere gli operai facilmente sostituibili, riducendone la paga

|| NEL 1884 5 LAVORATORI PROCESSAVANO 800 CAPI DI BESTIAME IN UN’ORA (16 A TESTA) PAGA: 50 CENT/ ORA || 1894 4 LAVORATORI PROCESSAVANO 1200 CAPI DI BESTIAME IN UN’ORA (30 A TESTA) PAGA: 40 CENT/ORA. 3. Commons, J.R. (1908) Labor Conditions in Meat Packing and the Recent Strike.

Nello sciopero del 1904 gli industriali si fecero furbi e per la prima volta impiegarono i crumiri per sopperire al personale mancante; questo fu possibile solo grazie alle mansioni semplici di quasi tutta la filiera per cui bastavano al massimo pochi minuti per insegnare il lavoro a qualcuno. I crumiri arrivavano dalle campagne o da altre città, e spesso si trattava di immigrati afroamericani, che arrivavano a Chicago in treno ed erano protetti dalla polizia per evitare che finissero nelle mani dei manifestanti. Sempre per evitare questo problema, spesso i crumiri non uscivano dagli stabilimenti per tutta la durata dello sciopero e soggiornavano nelle sale della macellazione, in condizioni sanitarie al limite dell'umanità. Per questo motivo, lo sciopero del 1904 si rivelò un completo fallimento e i disordini e le violenze non ottennero i risultati sperati. [3]

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L'ARRIVO DI SINCLAIR La notizia dello sciopero del 1904, insieme ad altri rumors negativi sulla situazione dei macelli di Chicago insospettì l'opinione pubblica. Lo stesso anno il giornale socialista Appeal to Reason (l'appello della ragione), a seguito degli ennesimi disordini nel distretto dei macelli, mandò il giovane scrittore e giornalista Upton Sinclair in città, con il compito di investigare le condizioni dei lavoratori e documentarne gli aspetti e i racconti più significativi. Upton Beall Sinclair Jr. era originario di Baltimora e crebbe in una famiglia colta: la madre proveniva da una famiglia benestante e il padre produceva e vendeva bevande alcoliche. Con la guerra di secessione, la sua famiglia cadde finanziariamente in rovina, e Sinclair fu costretto a fare i lavori più svariati e più umili per potersi permettere gli studi; dopo l'ottenimento del diploma si iscrisse alla Columbia University cambiando continuamente facoltà, non essendo interessato a laurearsi bensì a studiare le materie che più lo interessavano. Avendo vissuto sia in condizioni di ricchezza che di estrema povertà, fu pesantemente colpito da questo enorme divario sociale, e per questo si avvicinò al partito socialista cercando di documentare le grandi problematiche del capitalismo e le sue conseguenze sulle vite della maggior parte delle persone. [4] Sinclair entrò a far parte di quel gruppo di giornalisti investigativi denominati muckrakers (letteralmente: spalatori di letame) che a cavallo tra i due secoli si occuparono di smascherare istituzioni corrotte e sleali, indagando partendo da i gradini più bassi della scala sociale. Un celebre esempio è il lavoro del giornalista e fotografo Jacob Riis che ne 1890 pubblicò How the Other Half lives, ovvero come vive l'altra metà, la prima inchiesta fotogiornalistica che raccontava attraverso immagini dal forte impatto sociale le condizioni disumane dei distretti malfamati di New York. Il lavoro provocò poi il risanamento dei quartieri e aprì ad una nuova stagione di inchieste giornalistiche che scossero l'opinione pubblica, come quella condotta da Sinclair. Lo scrittore di Baltimora passò sette settimane sotto mentite spoglie nel quartiere dei macelli di Chicago, visitando le industrie e i luoghi limitrofi, intervistando i lavoratori e vivendo a stretto contatto con loro. Dall'acuta analisi ne venne fuori un romanzo inchiesta pubblicato inizialmente a puntate su Appeal to Reason, dal nome iconico e provocatorio: The Jungle. [5] 134

4. Laidler, Harry W. (October–November 1915). "Ten Years of ISS Progress". The Intercollegiate Socialist. 5.Michielin, E. (2019) Una bomba incendiaria di romanzo. La giungla di Upton Sinclair,, Archeologie del presente,; ww.pulplibri.it


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IL ROMANZO Il romanzo racconta della parabola discendente di Jurgis Rudkus, un immigrato lituano partito con la sua famiglia alla volta di Chicago per cercare fortuna nella città che macella più maiali al mondo. Qui un suo parente ha fatto fortuna aprendo una salumeria. Le voci di un mondo libero oltreoceano, quindi, insieme alla profonda povertà della sua terra, spingono il giovane e la sua famiglia a partire per l'America in cerca di fortuna. Già dal viaggio che porterà i tredici personaggi dalla Lituania a Chicago, Sinclair mette in evidenzia le enormi difficoltà, le continue truffe subite, l'enorme sforzo fisico di una traversata di quel tipo. Nonostante le prime difficoltà,la famiglia riesce a stabilizzarsi nel quartiere di Back of The Yards, e molti dei protagonisti riescono a trovare lavoro in una delle industrie dei macelli e a guadagnare qualche soldo. Qui però Jurgis e la sua famiglia devono farei conti con una società tanto frenetica quanto spietata; Sinclair descrive maniacalmente ogni angolo delle industrie denunciando pesantemente le condizioni dei lavoratori: ritmi frenetici, incidenti sul lavoro, condizioni igieniche pessime che col tempo causavano ai lavoratori malattie infettive, temperature insostenibili e paghe al limite della sopravvivenza. L'insalubrità degli ambienti si riversava poi sulla qualità delle carni: molte erano le carcasse tubercolari che venivano fatte passare pur di evitare sprechi e massimizzare la produzione; topi e insetti, inoltre, popolavano i luoghi meno in vista degli stabilimenti finendo spesso accidentalmente nei cibi lavorati. Ma l'analisi cruda di Sinclair non si limita a descrivere il dramma 136


del lavoro nei macelli, ma cerca di andare sempre più a fondo, mettendo in luce ogni aspetto negativo della città nonché dell'intera società americana. Nel romanzo, ad esempio, la famiglia decide di acquistare una casa di proprietà, convinta da pubblicità ingannevoli e dal lavoro apparentemente stabile, ma col tempo scoprirà che il contratto d'acquisto nascondeva delle clausole truffaldine che richiedevano molto più danaro di quello concordato; un trucco utilizzato dagli immobiliari per ingannare gli immigrati facendo leva sulla loro ignoranza. Il lavoro ai macelli, inoltre, non aveva nessun tipo di tutela e i lavoratori, in mancanza di bestie da macellare e di carne da produrre, semplicemente venivano licenziati in tronco. Jurgis e la sua famiglia subirono continui licenziamenti e si ritroveranno presto in condizioni disperate: molti dei membri della famiglia perderanno la vita a causa delle malattie prese all'interno del macelli; gli uomini e i bambini si ritroveranno costretti a fare l'elemosina e le donne a prostituirsi. Ad un certo punto della vicenda, Jurgis riesce a trovare un lavoro all'interno degli stabilimenti di produzione di fertilizzante, descritte da Sinclair come il peggior luogo di lavoro dell'intero distretto. La produzione avveniva all'interno di spazi seminterrati senza luce, a temperature altissime e respirando continuamente vapori nocivi, il tutto a velocità sostenute pena il licenziamento in tronco. Un infortunio sul lavoro costringe il povero protagonista ad abbandonare l'impiego senza il minimo sostentamento, e così inizia la lunga fase di vagabondaggio tra le strade di Chicago; drammatico è il confronto tra la crescita impetuosa della città e la discesa del baratro di un uomo che combatte contro il suo destino per sopravvivere. Nel racconto di Sinclair non c'è mai limite al peggio, poiché proprio come nella giungla il più forte, per sopravvivere, deve mangiare il più debole; il protagonista subisce continui inganni e soprusi e, pur provando a riprendere in mano la sua vita, non è ormai più socialmente accettato ed è condannato ad una vita di stenti. L'unico bagliore di luce per Jurgis è rappresentato dalla vita criminale, dalle organizzazioni malavitose che arrivavano dove le istituzioni non riuscivano ad arrivare, e che per quanto costringano ad una vita pericolosa, rappresentano spesso l'unica alternativa al vagabondaggio per milioni di persone che vivevano come Jurgis.

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Furti, tangenti, pestaggi e racket diventano il nuovo impiego del protagonista, che rapidamente riesce a farsi strada nelle gerarchie delle organizzazioni criminali e in breve tempo ottiene una posizione di rilievo in un'organizzazione politica. Anche qui la critica totale di Sinclair tocca qui le viscere più profonde della società americana, denunciando la presenza costante del verme della malavita insediato nelle organizzazioni politiche, nei partiti e nei sindacati, e che spesso rappresentava la strada più privilegiata per il successo. La vicenda prosegue con il protagonista che commette un errore "pestando i piedi" ad un membro di spicco dell'organizzazione criminale, e per questo allontanato e fatto andare in prigione ; da qui si ritrova di nuovo a condurre una vita di stenti, ma grazie a delle conoscenze maturate durante l'esperienza criminale, riesce a riottenere un lavoro stabile nei macelli, spesso lavorando come crumiro, a patto che non riveli a nessuno la grande struttura corrotta e criminale di cui era venuto a conoscenza e che tiene in piedi il business dei macelli e il governo della città. Il romanzo si conclude con Jurgis che, avendo imparato ormai bene la lingua inglese, si avvicina sempre di più alla cultura e allo studio, entrando a poco a poco a far parte del sindacato operaio e avvicinandosi al movimento socialista, che in quegli anni si faceva largo tra le file della classe operaia e che rappresentava l'unica vera alternativa concreta al capitalismo divagante. Il messaggio finale di Sinclair sembra essere quello di una società spietata e senza vie di uscita; è interessante notare la similitudine del percorso di vita del protagonista con il percorso della morte della bestia verso il macello; Jurgis parte per questa avventura quasi contro la propria volontà, ingannato e beffato dal richiamo di una "falsa terra promessa" (proprio come il maiale nell'allevamento), un luogo in cui crede di poter essere finalmente libero ma, prima che se ne renda conto, si trova in trappola, costretto a seguire un percorso in realtà prestabilito, che serve solo a far arricchire qualcuno che non ha mai visto in vita sua, e come lui milioni di lavoratori che seguono la stessa strada (così e come i centinaia di migliaia di maiali che ogni giorno attraversavano i macelli). In questo scenario drammatico l'unica vera speranza di libertà dal capitalismo e dal ricatto del lavoro salariato è rappresentata dalla cultura e dallo studio; lo scrittore invita infine i suoi lettori ad avvicinarsi al socialismo e ai suoi ideali di libertà e uguaglianza. 138


La copertina della prima uscita americana di The Jungle 139


L'INCHIESTA GIORNALISTICA E LO SCANDALO

La stesura del romanzo durò due anni: Sinclair sperava di risvegliare gli animi dei cittadini americani e di fare in modo che il partito socialista raggiungesse quote significative per provare ad immaginare una società differente, ma le cose non andarono esattamente così. Il romanzo uscì nel 1906 e il suo impatto fu devastante: giornali di tutto il paese urlavano allo scandalo, denunciando pesantemente le condizioni dei lavoratori e destando preoccupazioni per la salute dei consumatori di carne in scatola, considerato da sempre alimento sano e di qualità. Ma mentre Sinclair voleva fare luce sulle condizioni dei lavoratori chiedendo per questi più diritti, ciò che sconvolse l'opinione pubblica furono i racconti sulla carne malata e le condizioni igieniche in cui avveniva la lavorazione, che comprometteva i prodotti finali. Per definire questo impatto inaspettato Sinclair disse una frase celebre: I aimed at the public's heart, and by accident hit it in the stomach [6]; ovvero ho mirato al cuore della gente, e per sbaglio l'ho colpita allo stomaco, ammettendo che il suo successo arrivò non perché alla gente importasse qualcosa dei lavoratori, ma semplicemente perché non voleva mangiare manzo tubercolare.

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6. Chicago Tribune, 21 maggio 2006


7. Øverland, Orm (Fall 2004). "The Jungle: From Lithuanian Peasant to American Socialist". American Literary Realism. 8. Phelps, Christopher. "The Fictitious Suppression of Upton Sinclair's The Jungle"

Il romanzo non fu inizialmente ben visto da tutti; molti, incluso l'allora presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, sostenevano che la maggior parte di ciò che c'era scritto nel libro fosse frutto della fantasia di Sinclair (insospettito anche dai suoi ideali socialisti); per questo incaricò il commissario del lavoro Charles P. Neill e l'assistente sociale James Bronson Reynolds di fare rapporto e verificare quanto di vero fosse scritto nel romanzo. Nostante gli industriali ricevettero la notizia dell'imminente ispezione e si attivarono per ripulire al meglio gli stabilimenti, Neill e Reynolds rimasero ugualmente scioccati da ciò che videro all'interno degli impianti della lavorazione, pur non avendo alcuna esperienza all'interno del settore. Dal rapporto Neill-Reinolds emerse che quasi tutto quello che Sinclair scriveva era vero. Successivamente Roosevelt divenne un sostenitore della regolamentazione del settore e il rapporto venne presentato al Congresso degli Stati Uniti. Da questo confronto scaturirono due leggi fondamentali: la prima fu il Federal Meat Inspection Act, che rendeva illegale adulterare o etichettare in modo errato la carne e i prodotti a base di carne venduti come alimenti e garantiva che il bestiame fosse macellato e lavorato in condizioni sanitarie rigorosamente regolamentate. [7] Le quattro disposizioni principali della legge erano: • Ispezione obbligatoria del bestiame prima della macellazione (bovini, ovini , caprini , equini e suini ); • Ispezione post mortem obbligatoria di ogni carcassa ; • Norme sanitarie stabilite per macelli e impianti di lavorazione della carne; • Monitoraggio e ispezione autorizzati dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti delle operazioni di macellazione e lavorazione. Le legge dopo il 1906 subì ulteriori modifiche e accorgimenti per standardizzare e regolamentare il settore. L'altra legge scaturita dall'inchiesta di Sinclair fu il Pure Food and Drug Act dello stesso anno, che imponeva standard rigorosi il contenutto di prodotti chimici nei cibi lavorati, obbligando a riportare sulle etichette ogni ingrediente impiegato nella lavorazione e la data dell'inscatolamento. La legge avrà come principale conseguenza la creazione della Food And Drug Administration sempre nel 1906, una delle organizzazioni governative più importanti del paese che si occupa tutt'oggi della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. [8]

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Nonostante i risultati inaspettati, la pubblicazione dell'inchiesta ha sortito effetti importanti sulla regolamentazione di un settore prima di allora totalmente incontrollato. Il romanzo fu talmente discusso che presto entrò nella memoria collettiva dei cittadini americani senza mai abbandonarla del tutto: ancora oggi, il romanzo è una delle letture fondamentali all'interno delle scuole dell'obbligo e ogni cittadino americano ne conosce a memoria la storia e le dinamiche, nonostante la sua crudezza. La pubblicazione del romanzo e la dissoluzione delle accuse rivolte a Sinclair sancirono il successo editoriale del giornalista di Baltimora, che continuò la sua battaglia contro i soprusi e la forza incontrastata del capitalismo statunitense. Nel 1917, sulla falsa riga di The Jungle, scrisse King Coal, in cui descrive le cattive condizioni di lavoro nell'industria mineraria del carbone negli Stati Uniti occidentali ; nel 1926 scrisse Oil! (Petrolio) in cui criticava aspramente il trust del petrolio, che in quegli anni conquistò l'america e divenne il business del momento, e tanti altri scritti di stampo politico - socialista. Sinclair lavorò anche nel cinema e nel 1914 co-produsse un adattamento cinematografico di The Jungle con la regia di George Irving, John H. Pratt e Augustus E. Thomas, in cui Sinclair stesso figurava come portavoce del socialismo. Purtroppo, non essendo più pervenuta alcuna copia delle bobine cinematografiche, ad oggi è considerato un film perduto. finalmente libero ma, prima che se ne renda conto, si trova in trappola, costretto a seguire un percorso in realtà prestabilito, che serve solo a far arricchire qualcuno che non ha mai visto in vita sua, e come lui milioni di lavoratori che seguono la stessa strada (così e come i centinaia di migliaia di maiali che ogni giorno attraversavano i macelli). In questo scenario drammatico l'unica vera speranza di libertà dal capitalismo e dal ricatto del lavoro salariato è rappresentata dalla cultura e dallo studio; lo scrittore invita infine i suoi lettori ad avvicinarsi al socialismo e ai suoi ideali di libertà e uguaglianza.

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Discesa nel baratro

ATTO SESTO 144


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Piano interrato / baratro

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Poor Jurgis was now an outcast and a tramp once more. He was crippled he was as literally crippled as any wild animal which has lost its claws, or been torn out of its shell. He had been shorn, at one cut, of all those mysterious weapons whereby he had been able to make a living easily and to escape the consequences of his actions, He could no longer command a job when he wanted it ; he could no longer steal with impunity he must take his chances with the common herd. The Jungle, CAP. 26 147


After Sinclair : Tendenze e cambiamenti di un settore industriale

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VI.


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AZIONE E REAZIONE La pubblicazione del romanzo, le pesanti accuse, l'emanazione delle nuove leggi sulla regolamentazione del settore e l'opinione pubblica scioccata ebbero conseguenze negative sulla crescita incontrastata e sui flussi monetari del settore; gli industriali però, riuscirono abilmente a difendersi. Già prima del lavoro di Sinclair a Chicago i quattro industriali più potenti avevano creato un vero e proprio trust della carne, i cosiddetti Big Four, ovvero Swift & Co., Armour & Co. Morris & Co. e Wilson & Co., i quali crearono una cordata potentissima in grado di controllare l'intero mercato e di fissarne i prezzi, riuscendo ad ottenere un'enorme influenza politica che limitò i danni subiti da The Jungle e dall'inchiesta. I responsabili dunque si aiutarono a vicenda ; subito dopo la pubblicazione del romanzo i grandi trasformatori di carne del paese costituirono l'American Meat Packers Association per fronteggiare le accuse di Sinclair e favorire nuovi investimenti in un settore che aveva ancora molto da dare all'economia americana. L'associazione, con a capo Thomas Wilson (proprietario di Wilson & Co.), aveva l'obiettivo di "istituzionalizzare" il settore della carne in scatola, abbracciando l'idea di un business totale basato sulla formazione lavorativa, sulla ricerca scientifica, sul dialogo con le autorità e sui diritti del lavoro. Gli industriali cercavano di allinearsi alla tendenza dell'era progressista, che in quegli anni condannò il laissez-faire e l'individualismo di fine ottocento a favore di riforme economiche, politiche, sociali e morali in risposta ai cambiamenti e ai problemi indotti dalla rivoluzione industriale. 150


1. Pacyga, D. (2015) Chicago’s Union Stock Yard and the World It Made p. 131

Sempre a difesa del loro business, i trasformatori di Chicago utilizzarono un'importante pubblicazione del 1905, intitolata The Modern Packinghouse, realizzata da Fred W. Wilder, sovrintendente della Swift & Company. Si trattava di un volume di quasi 600 pagine che ilustrava e descriveva in maniera rigorosa tutto il processo trasformativo, la realizzazione degli impianti in cui ogni processo doveva svolgersi, i macchinari da utilizzare, quanti e quali prodotti chimici impiegare, le condizioni in cui ogni singola lavorazione doveva avvenire ,sottolineando come tutto dovesse svolgersi nella pulizia e nel rigore più assoluti. Gli industriali volevano mettere in evidenza il fatto che, nonostante non ci fosse ancora una vera e propria regolamentazione statale del settore, ne avevano già scritto ampiamente le regole, e che dunque i casi descritti da Sinclair, se fossero stati veri, erano soltanto degli episodi isolati che non riguardavano tutti gli stabilimenti. In parole povere, i conservieri cercarono di ripulire la loro immagine pubblica e, nonostante il duro colpo iniziale, riuscirono nel loro intento. [1] Dopo la grande inchiesta di Sinclair, gli industriali della carne dovettero affrontare un altro problema.

IL 23 DICEMBRE 1910 UN GRANDE INCENDIO SCOPPIA NELL'EDIFICIO N.7 DI DELLA MORRIS & CO. NEL DISTRETTO DI PACKINGTOWN A CHICAGO, CAUSANDO LA MORTE DI 21 VIGILI DEL FUOCO E TRE CIVILI ; sarà la più grande perdita di uomini dello Chicago Fire Department in una singola operazione; l'episodio scosse l'opinione pubblica della città e risvegliò inevitabilmente i fantasmi del grande incendio che distrusse la città qualche decennio prima. Gli incendi erano all'ordine del giorno all'interno del distretto: gli impianti elettrici erano sempre esposti e molto fragili, gli edifici avevano strutture lignee, i recinti del bestiame, gli scivoli e i viadotti per trasportare le bestie erano tutti costruiti in legno e acciaio, per cui bastava spesso una scintilla per scatenare il disastro. Per fronteggiare il problema, l'area si era dotata di un'infrastruttura dell'acqua sotterranea che irrorava le strade della città industriale, permettendo di intervenire tempestivamente. Si trattava però di condotti a bassa pressione, che durante le notti invernali venivano svuotati per evitare che gelassero; l'acqua, 151


perciò, necessitava di circa quindici minuti per raggiungere nuovamente gli stabilimenti, che diedero il tempo necessario al fuoco di distruggere tutti gli edifici adiacenti, per un danno che ammontava a 1 milione di dollari (circa 25 milioni oggi). Il Cicago Fire Department in realtà avvertì gli industriali della necessità di costruire nuovi condotti ad alta pressione, ma la risposta data fu sempre no, a causa della mancanza di fondi. Gli industriali si offrirono di costruire il loro sistema di approvvigionamento delle acque, ma le autorità negarono la concessione per non rinunciare agli introiti derivati dall'acqua, un bene primario a Packingtown; il disastro fu dunque solo questione di tempo. Ma a quanto pare nulla poteva realmente fermare la crescita industriale: Morris ricostruì gli stabilimenti distrutti in tempi record e la produzione continuò imperterrita. La Prima Guerra Mondiale rappresenterà un punto di svolta per il settore: la carne in scatola fu uno degli alimenti fondamentali degli eserciti di tutta Europa: leggera, economica, facile da conservare e ricca di proteine per affrontare la logorante guerra di trincea. Il conflitto consacrerà il meatpacking come l'industria con il più grande volume di affari degli Stati Uniti per circa un decennio, surclassando quella dell'acciaio e dell'automobile, e Chicago rimarrà il suo centro nevralgico per ancora molto tempo. Dopo la guerra in settore metterà in atto una serie di cambiamenti e innovazioni, allontanandosi sempre più dalla proto - industria ottocentesca e trasformandosi in un affare globale, complesso e stratificato. I Big Four apriranno stabilimenti al di fuori degli Stati Uniti e oltreoceano, introdurranno macchinari all'avanguardia e integreranno l'utilizzo delle ferrovie con quello dei camion, più leggeri e flessibili delle strade ferrate; gli anni tra le due guerre rappresentano di fatto il periodo di massima espansione dell'industria della carne in scatola.

Numero del Chicago Tribune dedicato all'incendio del 1910 152


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L'ULTIMO SPETTACOLO I grandi cambiamenti messi in atto dalle industrie conserviere nei primi decenni del Novecento, oltre che a modernizzare un settore altrimenti obsoleto, servirono senz'altro ad assorbire e neutralizzare le accuse fondate di Upton Sinclair, ma molti aspetti negativi dell'inchiesta erano tutt'altro che risolti. I lavoratori immigrati europei lottarono duramente a cavallo dei due secoli per ottenere riforme e garanzie lavorative, che furono lentamente approvate dopo una resistenza da parte dei capitalisti durata decenni; dopo il primo conflitto mondiale però, a partire dal 1916, la Grande Migrazione portò milioni di afroamericani nelle grandi città degli Stati Uniti orientali, tra cui ovviamente Chicago. Questi cittadini scappavano dalla segregazione razziale degli stati del sud, diventata sempre più difficile a causa dell'emanazione delle leggi di Jim Crow che prevedevano la separazione dei cittadini bianchi da quelli di altre etnie nei luoghi pubblici (bagni, autobus, piscine, ecc.). Tantissimi afroamericani arrivarono a Chicago e in poco tempo presero il posto degli immigrati europei negli stabilimenti di Packingtown, poiché si trattava di lavoratori con molte meno pretese rispetto a quelli europei, ormai ben integrati e organizzati politicamente, che invece si spostarono in massa nei settori industriali considerati più "puliti" come quello siderurgico e metalmeccanico. I nuovi lavoratori afroamericani subirono la stessa sorte degli immigrati di qualche decennio prima: disposti a tutto pur di avere un lavoro e una stabilità, si ritrovarono a lavorare fino a 12 ore al giorno per paghe misere, popolando le nuove strade 154


2. Sophie Kosciowlowski, Chicago Stockyards History, Interview Series, Chicago 1971.

di Back of the Yards e lavorando in condizioni difficili; la Packinghouses Workers Organizing Committee indagò in segreto negli stabilimenti e affermò che poco o nulla era cambiato da ciò che Sinclair scriveva in The Jungle venti anni prima. La presenza crescente di comunità afroamericane nella città di Chicago non fu esente da disagi sociali; i diversi gruppi etnici di immigrati entrarono in conflitto e iniziarono ad attaccarsi per rivendicare i propri territori e il proprio lavoro. Così nell'estate del 1919 scoppiò una violenta rivolta in tutta la città, a partire proprio dalla zona residenziale di Back of The Yards, in cui la convivenza tra immigrati europei e afroamericani era già molto forte. Il bilanciò fu drammatico: in una settimana di rivolte ci furono 38 decessi e centinaia di feriti, oltre che a interi quartieri residenziali semidistrutti. Come a Chicago, eventi simili si verificarono in tutti le grandi città con conseguenze sempre drammatiche. La macchina produttiva dei macelli e dei recinti risentì della rivolta, poiché ancora convivevano negli stabilimenti etnie differenti, ma la questione sembrò risolversi da se, e la crescita non si fermò nemmeno in questa occasione.

IL 1924 È L'ANNO DEI RECORD PER L'INTERO SETTORE: IN TOTALE L'UNION STOCKYARDS RICEVETTE 18,6 MILIONI DI CAPI DI BESTIAME IN UN SOLO ANNO (L'ANNO PRIMA ERANO 18 MILIONI), CON LA GIORNATA RECORD DEL 14 DICEMBRE 1924 IN CUI BEN 122 749 MAIALI ARRIVARONO NEI RECINTI. Negli anni non si raggiunse mai più tale cifra, ma in ogni caso il settore non dava segni di cedimento: in tutta la città furono impiegati 1 milione e mezzo di metri cubi di spazi refrigerati e il distretto di Packingtown ne utilizzava la maggior parte; il distretto riceveva più del 20 % di tutto il bestiame degli Stati Uniti.

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DECLINO: LA GRANDE DEPRESSIONE E L'OPERA DI BRECHT

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Il miracolo durò fino alle soglie degli anni '30, quando la Grande Depressione mise la parola fine ai sogni di gloria degli anni precedenti: la crisi colpì ogni settore industriale del paese e il meatpacking non fu risparmiato. La situazione divenne drammatica soprattutto per gli operai, rimasti improvvisamente senza lavoro e costretti a presentarsi ogni giorno davanti ai macelli per sperare di ottenere un posto e non morire di fame. È in questo scenario che Bertold Brecht nel 1931 compone Santa Giovanna dei Macelli, un'opera teatrale ambientata proprio a Packingtown durante la crisi; il drammaturgo tedesco si ispirò liberamente a The Jungle, che dopo la pubblicazione americana arrivò in Europa riscuotendo un grandissimo successo. Brecht riconosce pubblicamente il plagio dell'opera di Sinclair e decide di darne una rilettura all'interno del contesto della grande crisi, riconoscendo che il lavoro del giornalista americano è capace di raccontare lucidamente la società americana e capitalistica in generale anche a distanza di più di venti anni. La storia ha come protagonista Giovanna Dark, una rappresentante leale e umile di una confraternita religiosa, predicatrice di bontà e di altruismo che si schiera dalla parte dei poveri operai, su cui cade il peso maggiore di tutta la crisi: salari ridotti all'osso, fabbriche che chiudono, scioperi sanguinosamente repressi dalla polizia. Il nome della protagonista è un chiaro riferimento a Giovanna d'Arco, grande condottiera francese che risollevò le sorti praticamente già scritte della Francia nella guerra dei cent'anni contro i britannici, morendo per la propria causa. Anche qui l'eroina moderna cerca di cambiare le sorti del popolo e cerca di convertire Mauler,


magnate della carne in scatola, alla carità cristiana e all'altruismo per i poveri. La protagonista cerca di riconciliare le due parti, di sfamare i lavoratori e di redimere i capitalisti, ma dopo un iniziale convincimento da parte di Mauler e degli altri industriali Giovanna si rende conto di essere stata strumentalizzata per il tornaconto degli industriali, sfruttata per calmare le acque dei lavoratori disperati pronti a tutto per una minestra calda. L'eroina si rende conto che i poveri lavoratori nulla possono contro il potere capitalistico che decide le sorti di milioni di persone attraverso il denaro e non si fa alcuno scrupolo nel colpire i più deboli. Nonostante ciò, Giovanna decide di continuare la sua crociata e rinuncia a tutto, perfino a sé stessa , pur di lanciare un messaggio di redenzione; si priva della sua minestra per sfamare gli operai e cerca di placarne la rivolta violenta, ma alla fine fallisce miseramente e muore di fame e di freddo, resa martire e santificata dalla sua organizzazione senza però nessun risvolto sulla sorte del popolo. L'opera è una cruda rappresentazione del capitalismo americano e della sua ferocia, in cui anche l'opposizione più sincera e benevola viene asservita al potere economico; a differenza del romanzo di Sinclair, che nel finale restituisce un'alternativa di salvezza rappresentata dal socialismo, la Grande Depressione è talmente devastante non lascia spazio ad alcun tipo di redenzione.

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LA DIASPORA DEI MEATPACKERS I risultati della crisi furono subito evidenti anche nei registri dell'Union Stockyards: tra il 1923 e il 1928 i vitelli e i manzi ricevuti subirono un declino del 18 percento; i maiali calarono del 20 percento e il trend era destinato a peggiorare. Nel frattempo, un altro disastro colpì duramente l'area dell'Union Stockyards: il 19 maggio 1934 un altro grave incendio scoppiò nel settore nord orientale dell'area distruggendo i principali edifici logistici dei mercati: la Transit House, L'Exchange Building, l'International Amphitheatre la Livestock National Bank e una cinquantina di residenze adiacenti, lasciando 150 persone senza casa. L'incendio causò danni per 8 milioni di dollari (141 milioni oggi), pur avendo risparmiato gran parte dei recinti e tutti gli stabilimenti industriali, miracolati dal vento che soffiava da sud - ovest. Le strutture coinvolte furono anche in questo caso ricostruite fin da subito, sintomo che la struttura organizzativa non intendeva abbandonare il business, ma l'incendio, così come le tante peripezie affrontate negli ultimi 30 anni, portarono i cervelli delle industrie conserviere a riflettere sul futuro del settore. [3] Già a partire dagli anni '20, le aziende conserviere iniziarono ad impiegare i camion come nuovi mezzi di trasporto, sperimentandone i vantaggi: possibilità di muoversi liberamente per il territorio senza accordi con le ferrovie e con un trasporto meno rischioso, meno costoso e più veloce. Il trasporto su gomma non era in grado 158

3. Hogan and Burkholder, Fire Strikes the Chicago Stock Yards, pp. 139-51.


4. "Swift Uses Up to Date Techniques in Flexible Plant of Moderate, Capacity", National Provisioner, 23 maggio 1959.

5. Chicago Tribune, January 29, 1960; Libby's Chicago Handling",

di surclassare quello su ferro a causa delle infrastrutture stradali non ancora sviluppate; ma in quegli anni le intuizioni di Henry Ford sulla catena di montaggio (invertendo lo smontaggio delle industustrie della carne) resero l'automobile un bene di consumo accessibile a chiunque, favorendo gli investimenti per la costruzione delle strade. La minaccia costante da parte dei Packers di abbandonare Chicago si concretizzò dunque alla fine della Seconda Guerra Mondiale: nel 1952 Wilson & Co. apre uno stabilimento moderno a Kansas City, la nuova struttura rimpiazzava quella vecchia, costituita da diversi edifici alti nove piani su 100 mila metri quadri di superficie coperta. Il nuovo stabilimento era molto più efficiente: si trattava di un moderno edificio a due piani che copriva solo 4000 metri quadri (il 25% del precedente). e nuove tecnologie derivate dall'ingegnerizzazione del processo permettevano di comprimere sensibilmente gli spazi necessari alla lavorazione:

SE PER PROCESSARE 150 MAIALI IN UN'ORA SERVIVANO DUE PIANI DI EDIFICIO (CIRCA 2000 METRI QUADRI), CON LE NUOVE TECNOLOGIE BASTA UNA STANZA DI 2 METRI E MEZZO PER 15. [4] Pur non avendo ancora abbandonato Chicago, i packers iniziano a guardarsi aldilà della città del vento in cerca di nuove frontiere. Gli edifici industriali di Packingtown infatti erano oramai vecchi e obsoleti, così come l'intermediazione del mercato del bestiame sembrava ormai inutile: molto meglio per gli industriali accordarsi direttamente con gli allevatori e trasportare il bestiame privatamente, controllandone interamente la filiera. La città inoltre continuava ad espandersi e si avvicinava sempre più pericolosamente all'area invivibile dei macelli e la comunità faceva leva sul trovare una soluzione definitiva all'odore nauseabondo e alle sostanze chimiche rilasciate nell'aria e nelle acque. [5] La pressione sulle industrie conserviere si faceva sempre più forte, e così a partire dagli anni '50 i packers iniziarono a lasciare progressivamente la città di Chicago per insediare i più moderni ed efficienti stabilimenti in aree rurali, strategicamente più vicine agli allevamenti , lontane dalla città moderna che reclamava pulizia e ordine e in ogni caso facilmente raggiungibili da auto e camion grazie alle nuove ed effi159


cienti strade e autostrade. Nel 1952 Swift & Co. pone ufficialmente fine alle operazioni di lavorazione della carne di maiale, dichiarando di continuare le operazioni di acquisto dal mercato di bestiame per processarlo nei nuovi stabilimenti. Nel 1956 Wilson & Co. cessa ogni attività a Chicago per muoversi verso i sobborghi del Midwest; stessa sorte toccherà a Armour & Co. nel 1959 e a Swift & Co. nel 1961.

LO SPOPOLAMENTO DI PACKINGTOWN FU SUBITO EVIDENTE: DAL 1955 AL 1961 GLI OPERAI DELLE INDUSTRIE DEI MACELLI PASSARONO DA 22 MILA A 6 MILA. Nonostante la lenta ma inesorabile scomparsa di Packingtown, i mercati del bestiame continuarono a funzionare come intermediari tra allevatori e trasformatori e l'union Stockyards & Transit Company cercò in tutti i modi di salvare gli affari: varò un piano di modernizzazione dell'intera area e del settore della compravendita di bestiame, introducendo attrezzature moderne e nuove linee ferrate più veloci che evitavano di fermarsi a nutrire le bestie, ottimizzando il viaggio verso Chicago. Alcuni piccoli trasformatori indipendenti, attratti dai nuovi investimenti, si stabilirono in ciò che rimaneva di Packingtown, ma nulla di comparabile al flusso monetario e produttivo di venti anni prima: nel 1933, 7.8 milioni di maiali arrivarono a Chicago; nel 1953 solo 2.3 milioni, una caduta del 70 percento; le pecore passarono da 2,6 milioni a 800 mila (perdita del 67 percento).

GLI ARRIVI NEGLI STOCKYARDS PASSARONO DA 6,2 MILIONI DI BESTIE NEL 1950 A 3,7 MILIONI NEL 1962, DI CUI SOLO 1,4 MILIONI FURONO PROCESSATI A PACKINGTOWN. Nonostante la resistenza al moderno, il distretto dei macelli alla fine degli anni '60 era una vera e propria ghostown, una foresta di edifici alti 8 e 10 piani completamente abbandonati e in stato di degrado, intere linee ferroviarie completamente dismesse, ciò che era il luogo della modernità per eccellenza, ora soffriva l'avanzata inesorabile della nuova modernità; la fine dello spettacolo era 160


ormai nota a tutti. Nel 1970 la Union Stock Yard & Transit Company annunciò la chiusura dei mercati dei maiali, decidendo di continuare la compravendita di manzi e vitelli; nei precedenti 5 anni infatti i capi di bestiame annui venduti passarono da 1,7 milioni a meno di un milione; nel solo 1970 le vendite calarono del 26 percento. Con la chiusura delle operazioni sui maiali, calarono di conseguenze anche le vendite di manzi: solo 860 mila nel 1971.

LE OPERAZIONI DEL MERCATO DI BESTIAME NON ERANO PIÙ SOSTENIBILI ECONOMICAMENTE E IL 30 LUGLIO 1971, DOPO BEN 106 ANNI DI ATTIVITÀ GLI STOCKYARDS CESSARONO DEFINITIVAMENTE OGNI ATTIVITÀ. Dal giorno successivo alla chiusura iniziò la demolizione dell'ormai defunto distretto, sia della parte dei macelli che quella dei recinti; una cancellazione completa di tutto ciò che quest'area ha rappresentato per più di 100 anni, senza risparmiare quasi nulla. La città di Chicago voleva velocemente sbarazzarsi di questo luogo e della sua storia spesso scomoda da ricordare, cercando il modo più veloce ed efficiente per trovare nuovi investitori e ricostituire un parco industriale tecnologicamente e logisticamente avanzato; ma anche la cancellazione più profonda non ha potuto fare a meno di lasciare delle tracce scoperte nella nuova città, che come delle cicatrici rivelano un passato che fa da maestro anche per le problematiche contemporanee, non così distanti da quelle emerse con Sinclair e Brecht. Intanto, per la città di Chicago e per l'industria della carne, dopo il 1971, inizierà una nuova era.

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Foto aerea del 1973. L'area dei recinti è stata completamente demolita e le nuove industrie iniziano a popolare la parte settentrionale dell'area. Dell'area dei macelli a ovest ancora sopravvive il nucleo della Swift & Co.

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Scenari presenti e futuri: le nuove frontiere dell’industria della carne

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VII.


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L'AREA OGGI La dismissione dell'area fu una complicata operazione decennale. Già nel 1957 si iniziò con la demolizione dello Stock Yards Branch, il ramo della metropolitana di Chicago che serviva tutto il distretto con ben 7 fermate, due delle quali portavano i nomi di Swift e Armour e arrivavano direttamente dentro gli stabilimenti omonimi. Già nella foto aerea del 1962, nove anni prima della chiusura dei recinti, si vede come gran parte degli isolati industriali siano stati demoliti, e come i rami ferroviari siano ormai dismessi. La porzione dei recinti a est della ferrovia è ancora ben presente e funzionante. L'esito finale della demolizione è largamente osservabile nella foto aerea del 1973, le due aree ormai sembrano a mala pena distinguibili;quasi tutti gli edifici sono stati demoliti e sono già state segnate le nuove strade che daranno volto alla nuova area industriale, che ora formano isolati enormi e poco densi, esattamente l'opposto di ciò che accadeva nella Packingtown di qualche anno fa. Da questa superficie lunare emergono ancora degli elementi significativi come l'International Amphitheatre che ospiterà l'ultima fiera del bestiame nel 1975, per poi dare luogo ad una serie di eventi politici e culturali come convegni del partito democratico, incontri di basket e di boxe, concerti, ecc. verrà demolito nel 1999 per lasciare spazio ad uno stabilimento della Aramak Corporation, fornitore americano di servizi per la ristorazione Contemporaneamente alla demolizione avviene la ripopolazione dei mega isolati, che vengono riempiti con grandi e nuovi capannoni industriali, molti dei quali ancora legati al settore della carne e del cibo ma 166


prettamente logistici. Ancora qualche residuo della vecchia città industriale è visibile nella parte centro occidentale del distretto, ma alle porte degli anni '80 verrà anch'essa demolita e rimpiazzata. La strada asfaltata sostituisce quella ferrata, il capannone in acciaio sostituisce l'edificio in mattoni, il viale alberato sostituisce i recinti del bestiame. Proprio come nello smontaggio che lei stessa ha accolto per oltre un secolo, l'area subisce questa sorta di processo industriale riletto alla scala urbana, in cui una volta utilizzata e sfruttata al massimo, quella porzione di territorio alla fine diventa obsoleta e deve essere rimpiazzata da qualcosa di più efficiente. A metà degli anni '80 il processo di demolizione e riconversione sembra già essere terminato, e la configurazione urbana dell'area è pressoché uguale a quella attuale. Oltre alle tracce ferroviarie dismesse che ancora occupano gli spazi interstiziali della nuova città industriale, sono visibili elementi architettonici silenti, la cui presenza non può passare inosservata a nessun passante o guidatore. i pochi edifici della vecchia città industriale svettano in altezza su quella distesa e rarefatta del XXI secolo. La concentrazione di questi episodi architettonici sopravvissuti alla distruzione totale avviene, quasi per ironia della sorte, sull'asse di Exchange Avenue, la strada principale che tagliava l'area da est a ovest su cui sorgeva il celebre Exchange Building e altre importanti attrezzature urbane dei recinti del bestiame. Oggi su questo asse si attestano, in ordine da est a ovest, l'edificio dello Stockyards National Bank, oggi dismesso e in stato di degrado ma testimone del lusso e del danaro che guidavano il settore industriale; il celebre Stock Yard Gate di Burnham & Root che nel 1981 diventa National Historic Landmark, dietro il quale compare una scultura - memoriale dedicata alle vittime dell'incendio del 1910. Successivamente, all'incrocio con Packers Avenue, è presente l'edificio più iconico di tutta l'area; si tratta di uno stabilimento in mattoni alto 8 piani che riporta il nome di "BO PACKING CO" sulla facciata occidentale. L'edificio è stato presumibilmente costruito nei primissimi anni del '900 e con ogni probabilità era di proprietà di "H. Botsford & Co. Pack. House", come riporta la mappa dell'area datata 1878 che rappresenta i primissimi stabilimenti industriali ben lontani però dalla città industriale di inizio '900. Pur non avendo trovato nessuna informazione riguardo la proprietà storica , si presume che L'edificio potrebbe essere stato un'estensione moderna del Botsford Packing House. La struttura dell'edificio in questione sembra es167


sere in linea con le indicazioni architettoniche e tecnologiche del testo The Modern Packinghouse di Fred W. Wilder, in cui alla pagina 27 riporta una sezione trasversale del "duble deck beef cooler"; la sezione tipologica ricorda l'edificio Bo Packing anche se presenta alcune caratteristiche differenti e più piani. Stando alle indicazione di Wilder, l'edificio aveva la funzione di conservare e refrigerare le carcasse e le carni di manzo. Secondo le ricerche del professore di storia della Columbia College di Chicago, nonchè esperto della storia dell'Union Stockyards e di Packingtown Dominic A. Pacyga, l'edfiicio (e presumibilmente anche la Bo Packing Co) è stato rilevato dalla Swift & Co. nel 1948 ed è stato utilizzato dall'azienda fino al 1961, anno della chiusura di tutti gli stabilimenti Swift nell'area. In questo periodo l'edificio è stato accostato sul fronte est da un altro fabbricato più basso che probabilmente ospitava uffici e parte logistica della Swift, osservabile da una foto storica di inizio anni '50; di questo secondo corpo oggi ne rimane una piccola porzione su Packers Avenue. Entrambi gli edifici sono stati utilizzati da aziende di logistica nel corso del anni; tuttavia ad oggi risultano entrambi completamente dismessi e in vendita. Proseguendo su Exchange Avenue si incontrano due fabbricati alti sette piani; di questi due edifici non se ne conosce la storia, anche se presumibilmente sono stati costruiti durante gli anni '30, poiché non sono visibili nelle mappe storiche e presentano un linguaggio differente dall'edificio Bo Packing descritto sopra; ad oggi questi due edifici sono parzialmente utilizzati da imprese di logistica ma rimangono in gran parte dismessi. Proseguendo verso Est si giunge alla fine di Exchange Avenue e all'incrocio con Ashland Avenue, un'importante arteria viaria che porta direttamente nel centro della città; da questo incrocio è possibile osservare la nuova città americana fatta di strade larghe e trafficate, di insegne colorate, di fast food come McDonald e simili e di enormi parcheggi, che si confrontano con l'altezza e l'autorità degli edifici della vecchia Packingtown. Questo fortissimo contrasto, che spesso non colpisce il passante inconsapevole, rivela una grande frattura tra il passato e il presente della città ci Chicago. Una frattura rilevabile anche tra il passato e il presente dell'industria della carne degli Stati Uniti nonché dell'intera società americana, che nonostante le innumerevoli controversie raccontate sono tutt'oggi attraversate da problematiche urgenti, per certi versi riconducibili a quelle già raccontate da Sinclair e altri. 168

Foto dell'area oggi


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Swift & Co. Slaughterhouse 1920 circa

Swift & Co. Slaughterhouse 2 1930 circa

Stockyards National Bank Abraham Epstein Costruito nel 1934

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Stockyards Gate Daniel Burnham & John Root Costruito nel 1879 - National Historic Landmark nel 1982

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BOTSFORD “BO PACKING” BUILDING

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GENERAL OFFICE

GENERAL OFFICE

BO PACKING CO

Pianta edficio Bo Packing attuale + estensione Swift & Co.

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Illustrazione storica. Notare come Swift & Co. ha assorbito ed esteso il vecchio stabilimento

BO PACKING CO

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IL MEATPACKING OGGI Come già accennato nel capitolo precedente, le grandi aziende trasformatrici si trasferirono, dopo gli anni '60, da Chicago ai piccoli centri urbani del Midwest, il più vicino possibile agli allevamenti rurali. L'intermediazione dei mercati del bestiame fu eliminata quasi contemporaneamente in tutto il paese; dopo la chiusura dei mercati di Chicago venne il momento di altre città come Omaha, Kansas Ciy, Cleveland, Saint Louis, ecc. da questo momento in poi gli allevatori venderanno il bestiame direttamente alle grandi aziende e il trasporto avverrà esclusivamente su gomma lungo le strade di tutto il paese. I grandi trasformatori inizieranno ad adottare una politica di decentramento, ovvero di trasferimento di tutti le fasi marginali al ciclo produttivo ad altre figure economiche. Se negli anni a cavallo dei due secoli quindi i grandi meatpackers tendevano ad occuparsi e ad assorbire tutte le attività che seguivano il ciclo produttivo come il trasporto, la produzione di ghiaccio e di energia elettrica, la lavorazione dei sottoprodotti, la trasformazione in prodotti finiti, il marketing ecc. oggi ciascuna di queste attività viene affidata ad aziende specializzate che si occupano solo di una determinata attività, mentre i meatpackers solitamente si occupano dell'attività principale (come la macellazione) o addirittura della sola gestione logistica di queste fasi e dei flussi monetari. Questa tendenza, a a partire dagli anni '70 con la dismissione industriale, è stata una naturale risposta all'esplosione del mercato globale, un mercato molto più grande e molto 174


1. Lueck, Thomas J. (June 11, 1983). "Greyhound to Dispose of Armour". The New York Times. 2. Zinn, Howard. A People's History of the United States. New York 3. Form 10-K. Smithfield Foods, Inc: Financial statements and supplementary data". United States Securities and Exchange Commission. January 3, 2016. p. 67 4. "Swift & Company History". Funding Universe. Retrieved 2016-08-28

meno controllabile di quello degli inizi del '900, spesso imprevedibile in cui risulta difficile e sconveniente farsi carico di tutte le fasi di un processo industriale. Per quanto riguarda i meatpackers protagonisti della stagione raccontata, dagli anni '70 fino ad oggi hanno subito tutti una sorte alquanto simile. Armour & Co. nel 1978 si divise in Armour Pharmaceuticals, che continuerà a produrre prodotti farmaceutici seguendo la tradizione dei sottoprodotti dell'industria della carne, e in Armour Food Company, che continuerà a produrre carne in scatola e carni refrigerate [1] fino a quando nel 2006 fallirà e sarà venduta alla Pinnacle Food, una grande multinazionale che si occupa di trasformazione e conservazione di cibi; per quanto riguarda l'attività delle carni refrigerate, invece, sarà ceduta a Smithfield Foods, Inc., uno dei più grandi trasformatori di carni di maiale degli Stati Uniti e del mondo. [2] Dal 1981 al 2008 Smithfield Food ha acquisito più di 40 società e nell'anno 2006 ha allevato 15 milioni di maiali e ne ha lavorato 27 milioni in tutto il mondo. Uccide 114 300 maiali in un solo giorno e produce quasi due miliardi di litri di letame l'anno; il suo fatturato e di circa 14 miliardi di dollari l'anno. [3] Swift & Co. invece, negli anni '60 si espanse in altri campi come assicurazioni e petrolio e nel 1973 fondò la holding Esmark e si divise in differenti società ognuna con la sua specializzazione nei vari settori. [4] La parte della produzione di carne fu acquistata da JBS nel 2007, che l'anno dopo acquistò la stessa Smithfield Foods; il volume di affari di JBS fu talmente ampiò che quando manifestò di voler acquistare anche la National Beef Packing Company fu bloccata dal dipartimento di giustizia degli USA in materia di antitrust; una storia che non può fare a meno di ricordare quella raccontata nei paragrafi precedenti e nelle righe di Sinclair. A Questi due nomi si aggiunge, tra gli altri, quello di Tyson Food, un azienda fondata da John W. Tyson, un allevatore del Missouri che iniziò a vendere pollo durante la Seconda Guerra Mondiale. Il consumo di pollo aumentò vertiginosamente subito dopo la guerra fino a diventare oggi una delle tipologie di carne più consumata in tutto il paese; il motivo risiede nel processo genetico che ha portato il pollo broiler (nome della razza oggi allevata per la macellazione) a divenire un esemplare estremamente veloce a raggiungere un peso ideale per la macellazione e con costi sempre minori. Ad oggi è la seconda azienda al mondo nel settore del meatpacking dopo JBS; I suoi stabilimenti macellano circa 155.000 bovini, 461.000 sui175


ni e 45.000.000 di polli ogni settimana. [5] Già da queste tre semplici storie si riesce a stabilire un quadro generale della situazione attuale del meatpacking americano: enormi aziende multinazionali che controllano tutta la filiera di produzione e mettendo in grossa difficoltà gli allevatori, non più in grado di stabilire le regole nei loro allevamenti, ma obbligati a produrre sempre più bestiame per soddisfare le enormi richieste dei trasformatori. Richiesta che devono riuscire a soddisfare la sempre più crescente domanda prodotti a base di carne in un paese dove

5. "Tyson Foods 2020 Fortune 500". Fortune. Retrieved September 23, 2020. 6. Daniel, C., Cross, A., Koebnick, C., & Sinha, R. (2011). Trends in meat consumption in the USA. Public Health Nutrition, 14(4), 575-583.

IL CONSUMO DI CARNE È CRESCIUTO ININTERROTTAMENTE DAGLI ANNI '50 IN POI: DA 80 CHILOGRAMMI PRO CAPITE L'ANNO A 120 CHILOGRAMMI; MA ANCHE LA POPOLAZIONE È SENSIBILMENTE AUMENTATA: DA 180 MILIONI NEL 1960 A 328 MILIONI OGGI [6]

. La quantità di carne consumata dunque non è assolutamente paragonabile a quella degli anni degli Stockyards, ma la problematica da affrontare è sempre la stessa: produrre sempre più carne per sfamare sempre più persone; per rispondere a questa richiesta i produttori impiegano dunque antibiotici e prodotti chimici per far crescere il bestiame in meno tempo, sfruttano gli allevamenti intensivi, disboscano intere foreste per coltivare mais e soia per la produzione di mangimi e impiegano lavoratori immigrati senza tutele esponendoli a grandissimi rischi sanitari e psicologici.

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= 20000

Allevamenti di maiali all’interno del territorio americano (da U.S. Department of Agriculture, National Agricultural Statistics Service) 177


= 2500

Allevamenti di manzi all’interno del territorio americano (da U.S. Department of Agriculture, National Agricultural Statistics Service) 178


= 10000

Allevamenti di vitelli all’interno del territorio americano (da U.S. Department of Agriculture, National Agricultural Statistics Service)

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LA GIUNGLA ODIERNA: PROBLEMATICHE SOCIALI E AMBIENTALI

Come si è potuto ben intuire, le nuove frontiere del meatpacking americano (ormai diventato globale) sono tutt'altro che esenti da problematiche sociali, economiche e politiche osservabili lungo tutta la filiera produttiva, dall'allevamento fino alle tavole dei consumatori. Oggigiorno, per riuscire a soddisfare la domanda di ben 30 milioni di tonnellate di carne l'anno nei soli confini americani, si fa largo uso delle tecnologie per gli allevamenti intensivi, in cui si allevano centinaia di migliaia di capi di bestiame all'interno di enormi capannoni industriali; nulla di naturale è presente in questo processo, per evitare qualsiasi tipo di contaminazione esterna che possa compromettere l'intera catena produttiva; temperatura, umidità, luce artificiale e nutrimento delle bestie sono elementi controllati in maniera ingegneristica; si conosce già a priori il tempo necessario ad ogni capo di bestiame per raggiungere il peso ideale, un tempo reso drasticamente minore rispetto a quello naturale grazie all'utilizzo di ormoni della crescita e di antibiotici per scongiurare eventuali malattie (con rischi non secondari sulla salute dell'uomo). Ma aldilà dei rischi umani, ciò che preoccupa degli allevamenti intensivi è il loro enorme impatto ambientale, fino a 180


poco tempo fa quasi sconosciuto:

SECONDO LA FAO IL SETTORE ZOOTECNICO È RESPONSABILE DEL 18% DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA, UNA QUOTA SUPERIORE A QUELLA RELATIVA ALL’INTERO SETTORE DEI TRASPORTI (13,5%) ; i gas derivano dalle deiezioni piene di residui farmacologici e di azoto, fosforo e metalli pesanti. Altra problematica urgente è il consumo di suolo per utilizzi agricoli: il 50% delle terre abitabili è oggi impiegato per l'agricoltura (51 milioni di km 2), di queste, ben 40 milioni sono utilizzati per il pascolo e per le colture dei mangimi; il crescente consumo di carne porta ad espandere le terre da destinare alla coltivazione di mangimi distruggendo foreste e aree naturali, con conseguente perdita della biodiversità e aumento del riscaldamento globale; gli allevamenti intensivi sono il principale motore della deforestazione in Amazzonia; qui Il 91% dei terreni deforestati dal 1970 è stato convertito all'allevamento di bestiame. Altro consumo insostenibile da parte del settore zootecnico è quello delle acque dolci, utilizzate per irrigare le coltivazioni di mangimi e per abbeverare il bestiame: Quasi un terzo dell'acqua utilizzata negli Stati Uniti occidentali va alle colture che alimentano il bestiame e questo uso eccessivo dell'acqua dei fiumi danneggia gli ecosistemi e le comunità e spinge vicino all'estinzione le specie durante i periodi di siccità;In tutto il modo vengono impiegati oltre 2300 miliardi di metri cubi d'acqua l'anno solo per irrigare il foraggio. Ma oltre al consumo, gli allevamenti sono responsabili anche dell'inquinamento delle acque dolci; Come affermato dalla FAO, «l'evidenza suggerisce che il settore dell'allevamento è la più importante fonte di inquinanti delle acque, principalmente deiezioni animali, antibiotici, ormoni, sostanze chimiche delle concerie, fertilizzanti e fitofarmaci usati per le colture foraggere e sedimenti dai pascoli erosi».

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7. Blood, Sweat, and Fear". Human Rights Watch.

Gli allevamenti intensivi moderni, dunque, rappresentano un grande problema per l'ambiente e per la salute dei consumatori, ma le problematiche di questa filiera sono ben visibili anche all'interno degli impianti di meatpacking, in cui le condizioni lavorative degli operai, a distanza di più di 100 anni da The Jungle, sono ben lontane dall'essere sicure e salubri. Data la natura delle operazioni di uccisione e macellazione, gli stabilimenti della lavorazione della carne sono il settore industriale che impiega più forza lavoro umana che qualsiasi altra industria, nonostante l'automazione di diverse fasi del processo. Come all'epoca di Sinclair, ciò che fa la differenza in questa tipologia di catena di smontaggio e la velocità d'esecuzione degli operai: più una catena è veloce, maggiori sono le possibilità di incorrere in infortuni; si tratta di un lavoro molto fisico e ripetitivo, i cui movimenti sottopongono a forte stress le mani, i polsi, le braccia, le spalle e la schiena dei lavoratori.

8. Roots, Roger (2001-01-01). "A Muckraker's Aftermath: The Jungle of Meat-packing Regulation after a Century".

LA VELOCITÀ NON È DI CERTO DIMINUITA NEGLI AMBIENTI LAVORATIVI: GLI IMPIANTI DI PACKINGTOWN A CHICAGO PROCESSAVANO 50 BOVINI L'ORA; NEGLI ANNI '80 SI È ARRIVATI A 175 BOVINI E OGGI ALCUNI IMPIANTI LAVORANO FINO A 400 BOVINI L'ORA. [7] Secondo il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti , il tasso di infortuni e malattie per l'industria del confezionamento della carne è il doppio della media di altri posti di lavoro manifatturieri americani. Oltre alle lesioni e ai tagli, il pericolo principale dei lavoratori è quello di scivolare sui pavimenti bagnati dei kill floor, su cui risulta difficile mantenere l'equilibrio. Secondo i dati pubblicati dal Drake Journal of Agricultural Law , ogni anno circa il 25% dei lavoratori del confezionamento della carne viene ferito o si ammala. [8] Oltre allo sforzo fisico e il rischio di infortuni, risulta significativo l'impatto psicologico soprattutto su chi si occupa di sopprimere le bestie: Secondo uno studio del 2008 del Georgetown Journal on Poverty Law and Policy , il dolore e il terrore che gli animali attraversano nei loro ultimi momenti creano "una situazione lavorativa fertile per la comparsa di problemi psicologici". L'atto continuo e 182


9. Poovey, Bill (March 26, 2003). "Tyson Foods Acquitted Of Illegal Hiring". CBS News.

normalizzato dell'uccisione potrebbe, secondo lo studio, provocare ansia, panico, depressione, aumento della paranoia e dissociazione. Si tratta dunque, all'epoca come ora, di un lavoro difficile, faticoso e pericoloso e non tutti sono disposti a farlo. Ancora oggi, infatti, il 52% dei lavoratori sono immigrati( il 45% è ispanico, il 25% nero), rispetto al solo 17% della forza lavoro degli Stati Uniti; il motivo è sempre lo stesso: ridurre le paghe ed aumentare i profitti, spesso con metodi illegali, servendosi di chi è disposto a tutto pur di guadagnare qualche dollaro e non essere espulso nel suo paese d'origine.

TYSON FOODS È STATA INCRIMINATA NEL 2001 CON L'ACCUSA DI AVER COSPIRATO PER CONTRABBANDARE IMMIGRATI PRIVI DI DOCUMENTI ATTRAVERSO IL CONFINE MESSICANO PER LAVORARE NEI SUOI IMPIANTI DI LAVORAZIONE. [9] 10. Luciew, John (April 13, 2020). "meat-packing workers getting COVID-19, is the food supply safe?". The Patriot-News. Harrisburg, Pennsylvania.

L'incriminazione ha accusato Tyson di aver organizzato il trasporto di lavoratori privi di documenti attraverso il confine e di averli aiutati a ottenere documenti di lavoro contraffatti. Nel dicembre 2006, sei delle strutture di confezionamento della carne di JBS sono state perquisite da funzionari dell'immigrazione e delle forze dell'ordine degli Stati Uniti , provocando l'arresto di 1.282 immigrati privi di documenti provenienti dal Sudamerica. Molti di questi lavoratori illegalmente residenti negli Stati Uniti temono di essere espulsi dal paese se lamentano le condizioni difficili degli stabilimenti in cui lavorano, perciò spesso queste situazione rimangono impunite. Il caso limite si è verificato recentemente in occasione della pandemia di Covid - 19, di cui il meatpacking americano è stato il settore lavorativo più colpito in assoluto, colpendo centinaia di impianti di lavorazione e causando un cortocircuito mai visto prima d'ora nella catena di approvvigionamento della carne. [10] All'interno degli spazi ristretti degli stabilimenti, con ritmi di lavoro agonistici e ambienti altamente umidi e spesso poco salubri, le infezioni si sono diffuse più rapidamente che in qualsiasi altro luogo di lavoro: al 23 aprile 2020 c'erano già 115 strutture con 5000 lavoratori infetti ; i lavoratori immigrati spesso clandestini, come in altre occasioni, per timore di perdere il posto di lavoro ed essere espulsi, 183


spesso non hanno avvertito tempestivamente i colleghi favorendo la circolazione del virus negli stabilimenti. I focolai causarono la chiusure di decine di impianti, e all'inizio di maggio, i rifornimenti all'ingrosso erano diminuiti dell'oltre il 20%; Il 4 maggio, Tyson Foods ha informato i suoi investitori che la produzione di carne suina negli Stati Uniti era diminuita del 50%. Lo stesso giorno, Costco ha annunciato restrizioni alla vendita di carne fresca, limitando i clienti all'acquisto di non più di tre articoli tra pollame, carne bovina e suini. L'impatto più grande dell'interruzione dell'approvvigionamento, tuttavia, è ricaduto sugli allevatori, i quali si sono in poco tempo ritrovati con enormi quantità di capi di bestiame invenduti e per questo destinati all'abbattimento senza consumo, con gravi ripercussioni economiche. Il 29 aprile The Guardian ha riferito che circa due milioni di animali da fattoria erano stati abbattuti a causa della chiusura degli stabilimenti di produzione di carne. Al 19 maggio, sono state abbattute circa 10 milioni di galline e circa lo stesso numero di suini sarà abbattuto entro settembre. Il 28 aprile, Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo ai sensi del Defense Production Act , per garantire che gli stabilimenti di carne rimangano aperti. Tuttavia, risultava estremamente difficile applicare le norme di distanziamento sociale all'interno degli stabilimenti, essendo stati progettati per ottenere la massima efficienza utilizzando spazi ristrettissimi e distanze tra lavoratori al limite delle possibilità fisiche. Il 13 settembre, il bilancio era di ben 42 mila lavoratori infetti e più di 200 decessi, con quasi 500 impianti coinvolti. [11]

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11. Chadde, Sky; Bagenstose, Kyle; Jacobo, Veronica Martinez; Axon, Rachel (May 22, 2020). "Cheap chicken, beef came at a cost. How American meat plants bred coronavirus hot spots". USA Today


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FUTURO: LE NUOVE FRONTIERE DEL CONSUMO CONSAPEVOLE Questa situazione ha in realtà svelato solo una parte delle enormi problematiche e le vulnerabilità di questo settore; in ogni caso,per la prima volta nella storia degli Stati Uniti il consumo di carne, seppur per pochi mesi, è sensibilmente sceso; questo ha stimolato i grandi produttori ad investire su prodotti di origine vegetale sostituti della carne, che vengono lavorati in condizioni molto più salubre e meno affollate dei macelli. Le vendite statunitensi di alternative alla carne sono aumentate del 280% rispetto al 2019 per la settimana terminata il 14 marzo 2020;la settimana successiva, le vendite di alternative sono aumentate del 454% rispetto al 2019. L'evento pandemico ha quindi mostrato le enormi possibilità di investimento in alimenti sostitutivi che limitano il consumo inconsapevole ed incontrollato di prodotti a base di carne, anche a favore di un'alimentazione più equilibrata, che soprattutto negli Stati Uniti trova un'opposizione culturale molto forte. La mancanza di una rigorosa educazione alimentare infatti mette in luce l'ultima grande problematica da affrontare in questa sede: l'aumento esponenziale di malattie cardiovascolari e dell'obesità. Oltre 70 milioni di americani sono obesi; 99 milioni sono sovrappeso. Seppure il problema è molto complesso e difficile da riassumere in poche righe, buona parte di 186

12. "Meat Alternatives grow in sales and consumer scrutiny during the coronavirus pandemic". cargill. com


queste cifre si può ricondurre al consumo inconsapevole e incontrollato di prodotti a base di carne che, essendo spesso prodotti a buon mercato, diventano così la principale fonte di cibo del ceto medio basso, che non riesce a procurarsi cibo di qualità, decisamente più costoso. Per quanto gli avvenimenti descritti e le mobilitazioni recenti abbiamo risvegliato l'opinione pubblica e fatto luce sul problema, molti sono ancora i cambiamenti da attuare per migliorare la situazione. La tendenza più forte degli ultimi anni è quella di sensibilizzare i cittadini ad un consumo più consapevole e aprire più possibilità alternative al consumo di carne. Sensibilizzare non significa astenersi dal consumo di carne, bensì diminuirlo drasticamente e dare a quel prodotto un valore maggiore rispetto a quello che ne diamo noi oggi. Come afferma Carolyn Steel, il segreto è rimettere il cibo al centro delle nostre vite, attribuendo ad esso il valore centrale che ha sempre avuto e che, con le industrie e il progresso tecnologico, è stato parzialmente dimenticato. In una visione alla Steel, la carne, considerato il suo impatto ambientale e lavorativo, dovrebbe avere un valore ben più alto di quello che ha oggi, ed essere considerato un alimento pregiato, di qualità e inevitabilmente più costoso. Pur essendo oggi presenti filiere di produzione virtuose di carne biologica e di qualità, esse non possono economicamente competere con la carne a buon mercato degli allevamenti intensivi. Che fare dunque? Una risposta interessante a questo quesito viene dagli scienziati della Maastricht University in Olanda, guidati dal Prof. Mark Post, che hanno sperimentato la produzione di carne coltivata, ovvero di prodotti animali che non hanno mai fatto parte di un animale vivo. Per farlo, hanno preso cellule staminali da una mucca e le hanno fatte crescere fino a forma delle strisce muscolari che hanno combinato per produrre un hamburger. Il 5 agosto 2013, il primo hamburger prodotto in laboratorio al mondo è stato cucinato e mangiato in una conferenza stampa a Londra. Il critico culinario Hanni Ruetzler ha constatato che non essendoci grassi non è succosa, e pertanto il gusto non è il migliore possibile, tuttavia sente del sapore intenso. Ha aggiunto che si avvicina alla carne, anche se meno saporita, ma ne giudica la consistenza perfetta. In conclusione: "Per me è carne, è qualcosa che posso masticare e credo che l'aspetto sia decisamente simile". Naturalmente, il processo si è rivelato essere estremamente costoso: per il campione 187


cucinato nel 2013 ci sono voluti 250 mila euro, ma Mark Post ha stimato che probabilmente ci vorrà almeno un decennio prima che il processo sia commercialmente valido. Se il prodotto in futuro riuscirà a competere con la carne a buon mercato, potrebbe rappresentare una svolta senza precedenti per le sorti di questo settore, per la salute dei cittadini e per quella del pianeta. [ 13] L'emergenza più urgente che si vuole affrontare è comunque quella culturale: utilizzare la storia del settore della carne da Sinclair ad oggi è un tentativo narrativo di rendere consapevoli di ciò che tutti noi ogni giorno mangiamo, e di come il cibo (e la sua industria) dona realmente vita e forma alle nostre città, ai luoghi che abitiamo e dunque le nostre vite. Si riafferma dunque il ruolo centrale e il valore inestimabile che il cibo deve avere nelle nostre società, richiamando ad un consumo consapevole evitando gli sprechi (che oggi rappresentano solo negli Stati Uniti quasi la metà del cibo prodotto) e dando ai prodotti alimentari un valore morale ed economico proporzionato al loro impatto ambientale e lavorativo. Si richiama quindi ad una maggiore attenzione alla produzione di cibo sostenibile, impiegando tecnologie innovative che oggi permettono di produrre grandi quantità di cibo vegetale a buon mercato senza il consumo ulteriore di suolo come le vertical farm, strutture architettoniche progettate per coltivazioni artificiali acquaponiche e idroponiche senza impiego di diserbanti e fertilizzanti, che permettono produzioni enormi di cibo di qualità a costi contenuti. Si vuole anche dare la giusta importanza alla produzione alimentare all'interno delle città, allontanandosi dall'idea della città ossessionata dalla sola presenza del lavoro terziario, in cui la dimensione del cibo è presente solo sugli scaffali dei supermercati; riportare all'interno delle città la dimensione fisica della produzione alimentare (senza ingenuamente pensare che questa possa sfamare le metropoli contemporanee) è un primo passo per ripensare il ruolo del cibo nelle nostre vite. Si riafferma infine il ruolo centrale della consapevolezza dei consumi , dell'importanza della cultura del cibo nella nostra società più che in ogni altra e dell'alimentazione consapevole come unico comportamento eticamente corretto per fronteggiare l'emergenza alimentare che noi e il nostro pianeta stiamo affrontando.

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13. Steel, C. (2020) Sitopia: How Food Can Save the World pp. 13-15


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100% uso del suolo per pascolo

Percentuale di utilizzo del suolo in pascoli per bestiame (2000). Fonte: Atlas of the end of the World.

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« I aimed at the public’s heart and by accident I hit it in the stomach » Upton Sinclairir

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