SAINT GRÈÈ SPORTS HOUSE

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INDICE

• PREMESSA

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• INTRODUZIONE

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• CENNI STORICI

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1.

20 22 24 26 28

Le diverse generazioni delle stazioni di sport invernali 1.1 Stazioni turistiche montane di prima generazione (o tradizionali) 1.2 Stazioni turistiche montane di seconda generazione 1.3 Stazioni turistiche montane di terza generazione 1.4 Stazioni turistiche montane di quarta generazione

• ST. GRÉÉ DI VIOLA

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2.

32 50

St. Gréé: dalla nascita ai giorni nostri 2.1 Porta della Neve - Elaborati stato di fatto


• INDAGINE ESTIMATIVA

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1.

Domanda

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1.1

Bacino di utenza

72

1.2

Analisi del bacino di utenza

73

1.3

Studio dell’affluenza turistica nel cuneese

76

2.

Offerta

82

2.1

Bacino di utenza

86

2.2

Analisi dell’offerta

87

2.3

Localizzazione grafica delle attività

92

3.

Benchmarking

94

3.1

Casi studio

98

3.2

Tabella riepilogativa dei casi studio

134

3.3

Controllo delle attività sportive e calcolo dei prezzi medi

135

4.

Choice Experiments

138

4.1

Definizione degli attributi e assegnazione dei livelli

142

4.2

Pre-test e assegnazione dei prezzi

144

4.3

Selezione degli scenari per la valutazione

148

4.4

Questionario

149

4.5

Risultati del questionario

164

Conclusioni

174


• LA RIPROGETTAZIONE DELL’EDIFICIO

176

1. 2. 3.

180 182 192

Il percorso La passerella: analisi strutturale Analisi delle attività

• ELABORATI PROGETTUALI 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 1.10 1.11 1.12 1.13 1.14

Inquadramento territoriale Planimetria generale Piano terra Piano primo Piano secondo Piano terzo Piano quarto Piano quinto Piano sesto Tetto Sezione A Prospetto Nord Prospetto Sud Rendering

202 204 206 208 210 212 214 216 218 220 222 224 226 228 230

• CONCLUSIONI

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• RINGRAZIAMENTI

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• BIBLIOGRAFIA / SITOGRAFIA

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PREMESSA


Le motivazioni principali che ci hanno portato a scegliere una tesi di laurea specialistica così insolita sono molte. In questi anni, durante il nostro percorso di studi, abbiamo trattato diversi casi interessanti, affrontando quasi sempre temi di riqualificazione urbana, di riprogettazione ex – novo in tutta l’area di Torino, d’integrazione e rapporto tra “vecchio” e “nuovo” edificato, di restauro su luoghi d’interesse storico. Non abbiamo quasi mai avuto modo di riuscire a confrontarci con edifici di grosse dimensioni e con strutture realizzate al di fuori di un contesto cittadino. A nostro giudizio, l’idea di progettare in un paesaggio differente è qualcosa di nuovo, qualcosa di stimolante e qualcosa di didatticamente utile. Cercare di comprendere sempre più a fondo il ruolo dell’architetto, entrando nell’ottica di dover operare su un progetto realizzato in un ambiente dove le condizioni climatiche non sono del tutto favorevoli, cercando di capire quale sia il giusto approccio nei confronti di un contesto più naturale e meno antropizzato, sono state le principali motivazioni che spiegano la nostra decisione di voler progettare in un paesaggio a noi prevalentemente sconosciuto e alieno. Inoltre, progettare fuori da “casa”

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nostra, andando a esplorare attivamente nuovi paesaggi, nuovi scenari, nuove tradizioni e nuovi luoghi, immergendoci cosi in nuove realtà e in nuove sfide è da sempre stato un forte desiderio, abbiamo quindi pensato di concretizzarlo, prima del termine del nostro percorso accademico, per mezzo di questo lavoro. La decisione era dunque quella di poter operare in un campo a noi parzialmente sconosciuto, più precisamente la montagna e l’ambiente alpino. In seguito a un primo periodo, caratterizzato principalmente da una fase di analisi e ricerca, abbiamo iniziato a documentarci per capire più a fondo quali fossero i luoghi che sarebbero potuti diventare oggetto principale del nostro studio. Dopo un week end itinerante nel cuore delle valli Alpine abbiamo preso coscienza del fatto che molti di quelli da noi considerati come ipotetici casi studio su carta, in realtà, non necessitavano poi di un vero e proprio intervento di riqualificazione. Infatti, pur avendo notando criticamente alcuni aspetti negativi per quasi ogni luogo da noi visitato, notammo anche che, realisticamente, quasi tutti questi luoghi apparivano come paesaggi caratterizzati da un’architettura complessa, da un impianto solido e da un

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valido funzionamento e, per certi versi, un nostro intervento non sarebbe stato cosi necessario. Non si poteva dunque operare in totale libertà ma bisognava attenersi a un valore storico preesistente e bisognava lavorare su un impianto urbanistico già dettato da una moltitudine di piccoli edifici sparsi sul suolo. Come detto in precedenza il nostro scopo era quello di poter trovare un luogo che soddisfacesse alcuni requisiti fondamentali; il nostro intervento dunque, si sarebbe dovuto convertire in un’azione radicale, visibile non solo come un gesto sul territorio ma soprattutto come un’azione simbolica, strettamente necessaria al fine di mettere in moto una trasformazione e un successivo rilancio di quella stessa area. Bisognava trovare dunque un paesaggio-meccanico dotato di una forte dinamicità, ma ridotto oggi a monumento statico; un luogo fisico dove, col passare del tempo, fosse venuto a mancare un ingranaggio fondamentale per poter riprendere il suo regolare funzionamento. La ricerca però è stata più difficile del previsto, finché non ci siamo imbattuti in un luogo particolarmente singolare che ha catturato la nostra attenzione. Nelle prossime pagine verranno illustrati i processi che

ci hanno spinto a compiere questa decisione, cercando di porre sempre una particolare attenzione nei confronti della storia tramandata e raccontata attraverso questo territorio.


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INTRODUZIONE


Per comprendere al meglio il nuovo tessuto morfologico che si viene a creare a partire dagli anni 60’ nel paesaggio italiano e, in particolar modo nel paesaggio alpino, occorre allargare il campo di ricerca ponendo la nostra attenzione più specificatamente sulla situazione storica, economica e territoriale del nostro paese, già prima di quegli anni. L’avvento del boom economico negli anni ‘50 e ‘60, portò il nostro paese a generare fenomeni molto importanti che caratterizzarono le principali trasformazioni successive a quegli anni. Il benessere cominciava finalmente a diffondersi; i suoi simboli erano le automobili di piccola cilindrata, gli elettrodomestici e quel fenomeno che tutti conosciamo come “turismo di massa”. Gli italiani iniziarono dunque a scoprire il piacere di trascorrere le ferie al mare o in montagna e iniziò a divenire naturale per la maggior parte delle famiglie considerare l’acquisto di una seconda casa per le proprie vacanze. In quegli anni si favorì anche il fenomeno dell’urbanizzazione selvaggia e quello della speculazione edilizia, vale a dire la costruzione di case unicamente con lo scopo di realizzare ingenti profitti. Oggi il turismo, da bisogno voluttuario è diventato ormai una necessità

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dell’uomo, tale necessità è scaturita da una serie di cause quali: lo stress da lavoro, l’aumento del tempo libero, l’aumento del reddito, l’ampliamento dell’offerta del trasporto aereo, ferroviario e marittimo. In questi ultimi anni si è dunque affermata una forma di turismo legata al benessere psicofisico, oggi molta gente trascorre i weekend o le vacanze presso hotel spa e centri benessere; la cura del corpo adesso non è più prerogativa di poche persone ma bensì di una sempre più ampia fascia di popolazione. In quel periodo anche l’esperienza turistica subisce un processo di standardizzazione: le cose da vedere, le bellezze naturali, il patrimonio artistico e culturale di una data località, diventano dunque parte di un “pacchetto” preconfezionato che il turista moderno può consumare nel tempo più o meno limitato di una vacanza, a prezzi decisamente contenuti. Di pari passo a questo fenomeno assistiamo anche alla nascita di moltissime strutture di supporto che, col tempo, diventano dei veri e propri “campi base” del turista comune appartenente al ceto medio. Questi luoghi risultano un po’ uguali dappertutto, non possiedono dei caratteri distintivi e tendono ad assomigliare molto ai parchi divertimen-

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to, tant’è che questo tipo di turismo è stato definito “modello luna park”. Questo modello viene poi contrapposto a un modello più elitario, orientato a garantire un esperienza unica per ogni luogo visitato, in cui la mancanza di comfort, di attrezzature e di trasporti diventano paradossalmente elementi di pregio; il motivo di questa contrapposizione è che tra questi due estremi vi è una gamma pressoché illimitata di formule, in grado di soddisfare le esigenze di tutti i clienti. La diversificazione dell’offerta nasce per andare incontro a una domanda sempre più particolare e per stare al passo con il costante cambiamento delle mode, dettate dalla società dei consumi; questa è una delle caratteristiche dominanti dell’industria turistica degli ultimi decenni. In questi anni dunque si è generato un grande cambiamento anche nel paesaggio alpino; questo mutamento è legato anche all’enorme sviluppo dello sport invernale, e dei suoi derivati. Esso, non ha solo prodotto alterazioni morfologiche sul territorio e sul paesaggio, ma ha anche generato una svolta sulla struttura socio – economica, sociale e urbanistica delle Comunità Montane in cui le stesse località sono inserite. Anche lo sviluppo dello sport

invernale è dunque uno dei principali protagonisti di questa introduzione. Se è vero che quasi tutte le nostre maggiori stazioni alpine devono la loro prima espansione alla villeggiatura estiva e/o all’escursionismo e all’alpinismo, è altrettanto vero che solo con l’affermarsi dello sci presso un ampio bacino di utenza, si iniziano a consolidare i primi processi di profonda trasformazione all’interno di quelle località che, negli anni a venire, sarebbero poi diventate la sede di un’ ingente quanità di visitatori. In questa prima parte si tenterà dunque di fornire un profilo adeguato che caratterizzi i principali grandi centri montani, composti da quelle stazioni che vennero create ex novo a scopo prettamente turistico, cercando di capirne il perchè e il come esse furono realizzate. Questa analisi preventiva è volta alla creazione di un quadro generale per comprendere meglio le dinamiche che hanno coinvolto la stazione di Saint Gréé di Viola, fulcro e anima del nostro progetto. Lo scopo ultimo di questo lavoro consiste nel comporre una vision strategica valida ed efficace per lo sviluppo e per il rilancio di questa località tramite un piano d’azione mirato che possa essere affiancato da un’indagine estimativa in


modo da aumentarne la veridicità in caso di attuazione. Verranno dunque esposti il progetto, le nostre riflessioni critiche e le nostre scelte, col fine ultimo di mettere in moto un meccanismo coscienzioso che garantisca una soluzione adeguata per il futuro di questo luogo, cercando inoltre di combinare al meglio il disegno di un nuovo progetto con tutti i vantaggi forniti attualmente dal territorio. Riteniamo opportuno iniziare la nostra tesi fornendo un quadro generale sull’evoluzione storica del turismo nelle Alpi e sulle diverse generazioni delle stazioni invernali.

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CENNI STORICI 18


Moda e sci, Colorado - 1966 19


1. Le diverse “generazioni” delle stazioni di sports invernali Prima di affrontare la riprogettazione della Porta della Neve, entrando cosi nel cuore del nostro lavoro, abbiamo ritenuto opportuno fornire alcuni riferimenti storici, per individuare le caratteristiche e le cause che hanno portato al cambiamento delle stazioni nel loro divenire, in tempi recenti e lontani. Non si vuole avere la presunzione di esaurire l’argomento in un’esposizione ristretta, data l’estesa complessità di ciascuno dei suoi singolari aspetti, l’obiettivo qui è infatti quello di sintetizzare, per sommi capi i punti essenziali del tema, alla luce di reali esperienze e di una ricerca quanto più approfondita possibile. Volendo enunciare la definizione di cosa si debba intendere per stazione turistico-montana, attualmente, si potrebbe dire che si tratta di un territorio definito, dotato di specifici requisiti naturali, di strutture, infrastrutture, di attrezzature e servizi specifici predisposti ed organizzati per soddisfare, a diversi livelli, le necessità e le aspirazioni turistico-sportive legate alla montagna e non solo. In altre parole si tratta di un’impresa per adattare e

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per trasformare il territorio utilizzandolo e sfruttandolo turisticamente. Va inoltre ricordato che ogni stazione turistico montana si contraddistingue per una o piu vocazioni caratteristiche, quindi, seppur la maggioranza di esse si possa racchiudere all’interno di alcune macro categorie, bisogna affermare anche che non sono tutte riconducibili a schemi urbanistico-architettonici prefissati o stabiliti. La prima grande differenza che passa tra i differenti modelli di stazione montana è proprio legata a un discorso climatico/atmosferico; esistono infatti le cosiddette stazioni montane “eclettiche”, nelle quali si armonizzano attività estive ed invernali, come esistono anche le stazioni “monovalenti”; esse sono rappresentate, nella totalità dei casi da stazioni di quota di recente impianto che, per disporre di maggior garanzia di innevamento a tempo prolungato, hanno rinunciato quasi totalmente alle atività estive, data la brevità di questa stagione e la carenza di quelle strutture / attrezzature che contraddistinguono il turismo montano estivo. A grandi linee è

possibile suddividere storicamente le stazioni turistiche montane in quattro raggruppamenti: 1. stazioni tradizionali, o di prima generazione; 2. stazioni di seconda generazione; 3. stazioni di terza generazione, dette anche “ad indirizzo unitario”, a sviluppo “rapido”, “integrate”, o addirittura “lunari”, 4. stazioni di quarta generazione.


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1.1 Stazioni turistiche montane di prima generazione (o tradizionali) La prima generazione è caratterizzata dalle stazioni di soggiorno. Esse vennero trasformate e ripensate nel lasso di tempo che va dal 1930 fino al 1945. Una delle motivazioni principali dietro alla loro nascita fu generata dalla continua richiesta di un rifugio per un ceto sociale elevato in luoghi élitari di grande prestigio ambientale. La montagna, conquistata e finalmente vinta, si stava lentamente spogliando di tutti quegli aspetti terrificanti che l’avevano avvolta, agli occhi dell’uomo, nei secoli precedenti. Questa prima generazione ci pone di fronte a destinazioni caratterizzate da uno sviluppo prevalentemente spontaneo. Ancora oggi è infatti riconoscibile un sistema urbano derivante dalle attività agricole e di allevamento. Le prime iniziative furono opera di imprenditori locali che, in quegli anni ottennero grandi finanziamenti da banche e governi. Essi iniziarono così a realizzare le prime strutture ricettive con una logica prevalentemente imprenditoriale. Queste stazioni, riservate a una nicchia ristretta e prevalentemente

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élitaria, si rifacevano a un modello tradizionale di stazioni di cura e soggiorno tipico del periodo ottocentesco. Targhe bronzee e marmoree, busti e monumenti, ancora oggi, abbinano, in questi centri, imprese e nomi di famose guide montane a quelle di una ridotta élite che, secondo i criteri dell’epoca, dava lustro alla località con la sua prolungata e abituale presenza stagionale in alberghi o in residenze signorili. In alcuni casi, questi interventi si integrarono bene con il tessuto urbano già presente, tuttavia, in altri casi, la loro collocazione veniva spesso dettata da altri elementi, come ad esempio la presenza di ferrovie o accessi più semplici; la realizzazione dunque avveniva tendenzialmente tramite la progettazione e la costruzione di grandi alberghi relativamente isolati rispetto alle preesistenze storiche, altre volte il centro, invece, coincideva con lo stesso albergo, il quale poteva offrire una serie di servizi ricreativi o di svago e di pratica sportiva al suo interno. Si trattava principalmente di un turismo tranquillo e abitudinario, legato a determinate manifesta-

zioni mondane secondo una etichetta strettamente connessa ancora alla “belle éoque”. Le principali destinazioni appartenenti a questa categoria sono ancora oggi poli ampiamente frequentati, tra le più note ritroviamo ad esempio Madonna di Campiglio, Courmayeur, Gressoney, St.Moritz, Cortina d’Ampezzo e Chamonix. Successivamente alla realizzazioni delle prime strutture è seguita una fase di evoluzione in cui centinaia di alpini reduci dal fronte hanno portato ai loro villaggi l’esperienza acquisita nell’uso dello sci, per necessità belliche. Il gioco è fatto! Le stazioni turistiche si vedono dunque offerta una nuova fonte economica: la commercializzazione della pratica dello sci. Alcune località hanno quindi iniziato ad integrare il soggiorno estivo con quello invernale, raccogliendo sempre più visitatori durante l’anno, mentre altre località prive di piste e di impianti sono finite in una situazione di crisi sempre più accentuata. In alcuni casi queste località non erano sufficientemente preparate ad accogliere il fenomeno sempre più


in crescita del turismo invernale e, la mancanza di un vero progetto territoriale, ha generato problemi di eccessivo uso del suolo, inquinamento e sovradimensionamento delle strutture. Alcune localitĂ hanno saputo uscire da questa difficile condizione di crisi principalmente tramite operazioni immobiliari come, la trasformazione di grandi alberghi in piccoli appartamenti.

Veduta del rifugio/albergo Pavillon, Courmayeur - 1940 - Š Serafino Cosson

Villa Cameron a La Palud, Courmayeur - 1940 - Š Serafino Cosson

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1.2 Stazioni turistiche montane di seconda generazione La seconda generazione è caratterizzata dalle stazioni nate tra gli anni ‘50 e ‘60 successivamente alla diffusione dello sci come sport di massa ormai ampiamente praticato. Questa volta gli investitori non sono più locali ma sono soprattutto promotori esterni che puntano al fenomeno del turismo di massa, favorito anche dallo sviluppo della rete autostradale e dall’avvento dell’automobile. Le aree che vengono scelte sono spesso in prossimità dei centri urbani ma al di fuori dei paesi già esistenti, questo per avere meno vincoli legati a proprietà e a piani urbanistici. Si decide quindi di costruire su pendii più propensi al fenomeno dell’innevamento e a quote più elevate, dove spesso è possibile praticare lo sci anche nei mesi estivi. L’adeguamento allo sci da parte dei principali centri turistici estivi avviene inzialmente per tentativi. La prima modifica adottata da alcune località (vedi Folgarida, e Trento) consiste nella realizzazione di semplici ski-lift disposti in posizioni isolate, senza però una logica di insieme e senza un disegno di progetto unitario. Prendo-

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no piede così, già da allora, al di fuori di ogni regolamentazione urbanistica, iniziative edilizie sparse in quota dalle tipologie spesso anarchiche, estranee completamente all’ambiente umano e sociale del montanaro, sviluppate con criteri urbanistico-architettonici importati dalla città, non sempre rispondenti alle esigenze della montagna e alle aspirazioni della stessa clientela. In altri casi, dove invece vi è un coordinamento tra i soggetti, l’ inserimento degli impianti avviene tramite un disegno progettuale organizzato. Essendo queste località molto vicine alle residenze della maggior parte dei turisti ed essendo per lo più frequentate durante i week end nasce il fenomeno incontrollato della costruzione di seconde case di proprietà. In una situazione favorevole di mercato come questa, da una parte ci fu l’obiettivo di realizzare il massimo profitto delle seconde case, senza però preoccuparsi di realizzare anche stazioni qualificate ed equilibrate nelle varie componenti; dall’altra parte ci fu l’obiettivo di realizzare una serie di impianti di risalita in luoghi che si pre-

stavano particolarmente alla pratica dello sci, tuttavia senza tener conto della lontananza dai centri abitati dotati di attrezzature ricettive. Il disegno che venne fuori da questi modelli di sviluppo fu la realizzazione di stazioni carenti dal punto di vista funzionale, organizzativo e formale. Tra le protagoniste di questa fase possiamo trovare realizzazioni isolate, ovvero quei centri sorti in zone di facile accessibilità delle aree urbane come Folgarida, S.Valentino, Piancavallo e Cervinia.


Cartolina - Saluti da Cervinia, 1950

Cartolina - Cervinia Breuil, 1950

Cartolina - Stazione delle funivie, Cervinia Breuil, 1950

Cartolina - Particolare, Furggen e Monte Cervino, 1950

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1.3 Stazioni turistiche montane di terza generazione La seconda guerra mondiale impone una sosta nello sviluppo turistico montano. A guerra ultimata si vive sulle posizioni raggiunte e la ripresa economica è lenta, facendo sentire i suoi primi sintomi positivi solo verso gli anni ‘50. Molte stazioni iniziano i primi timidi ampliamenti ma con criteri di sviluppo, organizzazione e gestione non così diversi da quelli seguiti sino a quel momento. É verso gli anni ‘60 che inizia ad accentuarsi un risveglio ed il relativo periodo aureo della terza generazione. Queste stazioni nascono principalmente come risposta ai problemi rilevati nelle stazioni di prima e seconda generazione. Quando si parla di terza generazione si parla di quei grandi investimenti principalmente ad opera di società. Esse decidono quindi di delegare a urbanisti e architetti la progettazione di intere aree a misura di sciatore. Alcune nascono ex-nihilo, ad oltre 1.500 metri di quota e si presentano come vere “cittadine della neve” dove ogni particolare è pensato per soddisfare le esigenze della clientela, al loro interno troviamo strutture alberghiere, centri

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commerciali, centri sportivi, mentre al loro esterno sono presenti moltissimi km di piste da sci, il tutto è studiato a fondo molto dettagliatamente. Proprio queste stazioni, infatti, hanno visto entrare sulla scena una nuova figura: quella del direttore di stazione e del direttore sportivo. Inoltre esse si distinguono anche per gli impianti meccanici di risalita, sempre più potenti e tecnologicamente avanzati. In Francia sorgono così i nuovi modelli per le stazioni della terza generazione, che vanno sotto il nome di “stazioni integrate”; tutto improntato alla massima razionalità, e non di rado, con concentrazioni volumetriche da capogiro. Tuttavia il risultato generale di questa strategia spesso si concretizza in strutture imponenti, tendenzialmente grandi fabbricati in cemento, mal inserite nel contesto naturale. Il problema di queste stazioni è dunque che soffrono di una certa artificialità e freddezza che ne riduce drasticamente il turismo (prevalentemente quello estivo) e, col tempo, la clientela tende a non legarsi al luogo disaffezionandosene facilmente. Nella terza

generazione, quasi sempre, a stazione resa funzionante nei suoi elementi fondamentali, il promotore lascia la gestione ad altri e la responsabilità di tutti i servizi urbani e tecnici alla locale comunità, solo raramente si assume anche la gestione. Proprio questo elemento, spesso, comporta difficoltà e complicazioni gravose e imprevedibili, esattamente come nel caso di St. Gréé. Esempi di questa generazione sono Courchevel, Plange, Les Arcs, Tignes; in Italia troviamo invece Folgarida e Marilleva, Prato Nevoso, Artesina oltre che Fassalaurina.


La Conca, Prato Nevoso, 1960 - © N.P.

I primi condomini, Artesina, 1960 - © Fabrizio Bartaletti

La zona dei “Quarti”, Artesina, Anni ‘60 - © N.P.

Passaggio della cabina sulla linea, Frabosa soprana, 1962 - © N.P.

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1.4 Stazioni turistiche montane di quarta generazione La quarta generazione è fondamentalmente la risposta evolutiva ai problemi della precedente. La progettazione si fa sempre più integrata e tenta di ricreare una località con caratteristiche sempre più vicine a quelle dei paesi montani. La scelta progettuale consiste nell’ evitare la modularità e, di conseguenza, i grandi complessi alberghieri, prediligendo strutture singole, maggiormente integrate con l’ambiente e con il paesaggio circostante. Spesso queste destinazioni sorgono nelle vicinanze di veri e propri insediamenti montani e ne riprendono le principali caratteristiche architettoniche tentando di riprodurre quell’effetto mondano del “villaggio” che ha decretato il successo delle destinazioni tradizionali. Tuttavia si sente la mancanza di una vera comunità residente e di una autentica cultura del luogo, questi interventi, infatti, risultano troppo artificiali e possono sembrare poco più che tentativi di imitare la realtà. La ricerca del rapporto con il sistema insediativo tradizionale avviene attraverso l’imitazione delle strutture dei vecchi paesi e delle

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architetture tipiche. Appartengono a questa categoria paesi europei come Verbier, Montchavin, Valmorel, Belle Plagne, in Italia un esempio è l’ Altopiano di Asiago in provincia di Vicenza.


Il paese di Verbier, Svizzera - © N.P.

Fuoripista, Belle Plagne - © N.P.

Villages L’ eterlou, Montchavin, Francia - © N.P.

Villages L’ eterlou, Montchavin, Francia - © N.P.

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ST. GRÉÉ DI VIOLA


Alta valle Mongia - Le Alpi dalla cima del Ney, Saint Gréé di Viola - 1973 - © St.Gréé postcards31


2. St. Gréé: dalla nascita ai giorni nostri Giacomo Fedriani, detto “Mino”, nato nel 1929 e cresciuto in montagna, si dedica fin da ragazzo a una grande attività agonistica, che prosegue durante gli anni universitari, quando si afferma (1952 - ‘53) come campione italiano universitario di slalom speciale, entrando anche a far parte della squadra di sci. Assiduo frequentatore delle valli monregalesi, nel 1964 matura la convinzione di poter realizzare una stazione turistica modello nel comune di Viola, la cui situazione economica e demografica è tale da rendere bene accetto qualsiasi intervento mirante a “muovere le acque”. Forte spopolamento, alto indice di invecciamento, un’ economia basata su di un’agricoltura in forte regresso sono le principali caratteristiche di questo lato della montagna. Fedriani dunque, si pone in una condizione unica e forse irripetibile nel variegato mondo delle stazoni “integrate” italiane e straniere; egli infatti non solo è il promotore finanziario dell’intervento, ma è anche l’autore dell’intero progetto turistico, del disegno planivolumetrico del futuro centro abitato e del progetto della

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Deplian pubblicitatrio Saint Gréé di Viola - 1986 - © StGréé postcards

viabilità di accesso interna ed esterna alla stazione. Giovane e capace, Fedriani prende molto a cuore l’intero progetto, dedicandoci parecchio tempo e cercando di curarne ogni singolo aspetto. Dal punto di vista architettonico, Fedriani cerca di far convogliare un disegno il più razionalista possibile

con una necessità di ordine economico; egli si dedica alla progettazione di costruzioni “compatte”, ad alta capacità ricettiva, evitando le tipiche forme eccessivamente “fredde” o “antiestetiche” adottate da molte stazioni “alla francese”. A questo scopo Fedriani propende per una copertura a spio-


Strada principale, Saint Gréé di Viola -16/03/2003 - © Johnny Annino

venti inclinati e per una colorazione esterna “rosso-vinaccia”, ammorbidendo la geometricità degli immobili con una caratteristica incurvatura sul lato rivolto ad Ovest, Nord-Ovest. Nel 1968 venne realizzato l’albergo “Le Grange” tramite l’ampliamento di un ristorante (self service) costruito in

pecedenza, mentre nella prima metà degli anni 70’ vengono ultimati 6 immobili con 40 appartamenti ciascuno. Nel complesso, l’idea di Fedriani fu quella di creare una stazione di tipo “concavo”, in analogia alla stazione di Les Palude (Francia). Ma è nella seconda metà degli anni ‘70 che egli

concretizza l’idea architettonica che giudica come la più “rivoluzionaria” dell’intero sistema; un grande complesso polifunizionale con cui intende firmare in maniera inconfondibile la sua personale stazione. Nasce così la Porta della Neve; un gigantesco edificio che presenta due accessi, il primo

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posto in corrispondenza della strada comunale, l’altro, più elevato di alcuni metri, direttamente in corrispondenza delle piste da sci. La struttura, vero protagonista dell’intero progetto, racchiudeva al suo interno tutto quanto necessario per il soggiorno e lo svago sia in inverno che in estate. Essa, posta a pochi metri degli impianti sciistici e collegata mediante un tunnel alla seggiovia del Nej, permetteva agli ospiti in arrivo presso il piazzale a St. Gréé, posizionato 50 metri più in basso, di raggiungere comodamente la partenza degli impianti sciistici per mezzo di elementi tecnologici molto all’avanguardia per l’epoca come, ad esempio, grandi scale mobili o spaziosi ascensori. L’edificio viene dotato di posti letto alberghieri ed erano presenti ben 40 esercizi commerciali (direttamente gestiti dallo stesso Fedriani). Erano presenti un cinema/ teatro, una sala giochi, un supermercato, una palestra, un bar, una piscina interna, e una esterna, un grandissimo solarium, una farmacia, un ristorante, una pizzeria, diverse boutique, un negozio di fotografia, un negozio dove poter noleggiare attrezzature sportive, un punto di pronto soccorso, una scuola sci, un ristorante dedicato agli sciatori, accessibile direttamen-

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Porta della Neve, lato Nord, Saint Gréé di Viola - 2010 - © L.Ricci

Porta della Neve, lato Sud, Saint Gréé di Viola - 2015 - © Fotografia scattata dagli autori


te dalle piste da sci, le sedi di due sci club ed una grandissima hall; adatta ad organizzare spettacoli di diversa natura e serate di cabaret. Alla località fu attribuito inizialmente il nome di San Grato, tuttavia, nel corso degli anni, il nome mutò e divenne Saint Gréé (San Grato pronunciato alla francese). Il nome ufficiale abbreviato è St. Gréé, a cui, usualmente, si apponeva il suffisso Viola per dare lustro al Comune capoluogo, posto a 4 km dalla stazione invernale. Tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 Saint Gréé vive il suo momento di massimo splendore, inaugurando nel 1980 il primo impianto di innevamento artificiale di tutto il Piemonte ed ospitando nel 1982 i Campionati nazionali di sci alpino; nello stesso tempo, la località ospita un numero crescente di turisti stranieri (Francesi ed Inglesi soprattutto, che in certe stagioni hanno rappresentato fino al 60% delle presenze alberghiere) ed assume una certa notorietà anche a livello nazionale. Nel corso degli anni ‘80 St. Gréé ospitò anche numerosi eventi mondani, tra i quali la trasmissione EURONOTE prodotta dalla RAI in pianta stabile a St. Gréé, serate di cabaret allietate dalla presenza di importanti star in auge all’epoca: Nick Kemen, Ivana Spagna,

Hall , Saint Gréé di Viola - © StGréé postcards

Cartolina d’epoca “veduta tennis”, Saint Gréé di Viola - 1985 - © StGréé postcards

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Den Harrow, Ornella Muti, Carlo Cori, il mago Forest, le ragazze Fast Food di “Drive In”, noto programma ideato da Antonio Ricci. Nel 1981 fu sede dei mondiali di sci alpino e due anni dopo ospitò i campionati Italiani Assoluti di sci alpino. La Porta della Neve, collegata all’albergo La Grangia, disponeva di alcune centinaia di posti letto, organizzati su diversi fabbricati, tutti collegati al complesso principale. Il bacino sciabile, vasto circa 40km, spaziava dal monte Nej al monte Mindino e attraversava i comuni di Pamparato, Garessio e Viola. La stazione sciistica disponeva di 2 seggiovie, 11 skilift e 2 manovie. In progetto, ma rimasti sulla carta, altri 5 impianti sciistici, uno dei quali doveva collegare St. Gréé alla stazione di Garessio 2000 posta sul versante opposto del monte Mindino. Nel 1985, tuttavia, Fedriani abbandona la sua residenza e decide improvvisamente di cedere la proprietà dell’intero complesso, spinto anche da motivi di ordine familiare. La società acquirente è la “DCIITUR S.p.A.”, avente sede a Genova, controllata da una holding milanese e presieduta da un imprenditore siciliano, nel 1989 viene posta in liquidazione coatta. Da allora St. Gréé è amministrata dal Ministero delle Finanze tramite due Commissa-

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Disposizione piste, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

Alta valle Mongia - Le Alpi dalla cima del Ney, Saint Gréé di Viola - 1973 - © StGréé postcards


Porta della neve, Saint Gréé di Viola - 2015 - © Google Maps

ri prefettizi che affidano gli impianti a varie società di gestione, mentre il complesso alberghiero viene chiuso e abbandonato al degrado. A giochi fatti, indipendentemente dalle sfortunate vicende finanziare/ familiari di Fedriani, il giusizio su St. Gréé non può essere un giudizio positivo. Innanzitutto il sito prescelto è tra i meno attraenti dal punto di vista paesaggistico di tutte le nuove stazioni sorte nell’arco alpino italiano ed è valorizzato soltando dal panorama sul Mar Ligure che si gode dal crinale. Anche dal punto di vista urbanistico è lecito esprimere al-

cune perplessità: la stazione si identifica infatti col complesso “Porta della Neve”, ed essendo questo chiuso da parecchi anni, lasciando al visitatore che intenda avventurarvisi solo la possibilità di ispezionare squallidi scantinati e garages lasciati in uno stato di miserevole abbandono, St. Gréé viene ad essere priva dell’unico elemento di attrazione, riducendosi a qualche gruppo di condomini serviti da strade costellate da buche profonde; cosicchè lo sguardo tende ad essere catalizzato dal grande, cupo immobile a “fortezza” che affianca l’albergo, chiu-

so e in abbandono, e l’impressione che ne risulta è ben diversa da quella che ci si immaginerebbe dopo la lettura del volume di Fedriani “La Neve e l’urbanistica”, in cui egli teorizza le sue concezioni circa l’urbanizzazione in montagna e la realizzazione di nuove stazioni. Resta il fatto che se il Comune di Viola aveva concesso per St. Gréé un indice di edificabilita di un metro cubo per metro quadrato (per un totale previsto di ben un milione di mc.), l’ingegnere costruì per soli 180.000 mc, ritenendo che quella fosse la capacità edilizia massima

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Nuovo palazzetto dello sport, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

della stazione in raporto alla dotazione di impianti e alla distanza-tempo dai principali centri urbani, comportamento, questo, certo non tipico dello speculatore, bensì del promotore convinto di portare avanti un’operazione turistico - urbanistica tale da costruire una pietra miliare nel suo genere. Dopo il fallimento, col trascorrere del tempo, a Saint Gréé si tentò un rilancio a partire dal 2002, quando la Regione Piemonte, assieme al Comune di Viola, alla Provincia di Cuneo ed alla Comunità Montana della Valle Mongia, sottoscrissero un accordo

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che finanziò la costruzione di un centro sportivo polivalente, composto da una pista di pattinaggio su teflon, un muro di arrampicata, un parco giochi estivo, un bar, alcuni locali adibiti ad uso commerciale ed un tapis roulant. A questo si aggiunse la realizzazione di una seggiovia biposto per raggiungere quota 1.650 mslm, intervento collegato, come chiesto dalla Regione Piemonte, alla completa rimozione di tutti i vecchi impianti da discesa della stazione di St. Gréé. La seggiovia fu ultimata nel 2005, ma collaudata successivamente nel 2010.

Nello stesso anno la Cooperativa “Le Radici”, si aggiudicò il bando di gara, predisposto dal Comune di Viola, che prevedeva la gestione degli impianti sportivi annessi al Comune di Viola. Attualmente la stazione di St. Gréé offre una seggiovia, due tapis roulant, una pista di pattinaggio su teflon, due bar ed un ristorante, oltre un muro di arrampicata ed un parco giochi di circa 1.000 m2. In estate è possibile praticare lo sci estivo, scendere in mountain bike per la montagna.


Vecchia seggiovia monoposto, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

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Vecchia seggiovia monoposto, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

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Partenza vecchia seggiovia monoposto, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

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Deposito attrezzature, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

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Deposito attrezzature, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

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Partenza vecchio skilift, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

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Arrivo vecchio skilift, Saint Gréé di Viola - 16/03/2003 - © Johnny Annino

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Nuova seggiovia, Saint Gréé di Viola - 11/2010 - © Johnny Annino

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Nuovo palazzetto dello sport, Saint Gréé di Viola - 11/2010 - © Johnny Annino

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Nuova seggiovia, Saint Gréé di Viola - 11/2010 - © Johnny Annino

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Partenza nuova seggiovia, Saint Gréé di Viola - 11/2010 - © Johnny Annino

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2.1 Porta della Neve - Elaborati stato di fatto PIANO TERRA

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PIANO PRIMO

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PIANO SECONDO

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PIANO TERZO

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PIANO QUARTO

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PIANO QUINTO

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PIANO SESTO

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TETTO

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SEZIONE A

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PROSPETTO NORD

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PROSPETTO SUD

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INDAGINE ESTIMATIVA 64


Porta della Neve, Saint Gréé di Viola - 2015 - © Fotografia scattata dagli autori65


Ogni mercato è caratterizzato al suo interno dall’incontro tra due gruppi di soggetti: la domanda, data da consumatori e acquirenti, e l’offerta, generata da produttori e venditori. Il mercato, quindi, rappresenta il meccanismo attraverso il quale si instaurano relazioni, dando luogo a scambi. Alla base di un qualunque investimento edilizio o paesaggistico si trova la fiducia nel suo potenziale e la possibilità che essa possa generare redditi futuri. Il potenziale futuro che può raggiungere un bene immobile dipende da una serie di circostanze variabili come: la localizzazione, l’interesse, il capitale investito, la sponsorizzazione, l’estensione, l’accoglienza e altri aspetti. Per il successo di un qualunque investimento è necessaria una valutazione dettagliata basata su analisi affidabili e opportune ricerche di mercato che possano garantire una maggiore sicurezza e un minor rischio1. L’analisi estimativa svolta fa riferimento a un progetto che prevede la riqualificazione di un edificio polifunzionale in centro sportivo a Saint Grèè di Viola. La ricerca è articolata in 4 fasi differenti: individuazione della domanda e dell’offerta, indagine di Benchmarking, Choice Experiments. Nella prima parte di analisi, ovvero la domanda, si 1

vuole individuare l’affluenza turistica e i soggetti interessati al turismo montano. Nella seconda parte, riguardante l’offerta, è presentata un’analisi quantitativa del numero di attività sportive e dei servizi offerti lungo un raggio d’azione più ristretto. Il Benchmarking è il terzo step dell’analisi; esso nasce con lo scopo di confrontare più casi studio di modo da poter individuare le giuste linee guida, al fine disegnare un progetto funzionale, realizzabile e verosimile. Il Choice Experiments è l’ultimo processo dell’analisi; essa si sviluppa cercando di quantificare la disponibilità a pagare del cliente (usufruitore del bene di progetto), facendo riferimento direttamente alle preferenze espresse dai consumatori.

Manganelli B., “La valutazione degli investimenti immobiliari”

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1.DOMANDA


La domanda è l’elemento che ci permette di capire quanto un individuo sarebbe disposto a spendere per usufruire di un determinato bene o del servizio offerto. La disponibilità a pagare di un consumatore dipende da più aspetti che sono: la distanza, la disponibilità economica, le offerte concorrenziali su altri beni simili, le propri preferenze, e il costo totale2. In questo primo capitolo si cercherà di comprendere il tipo di domanda presente nella zona e il tipo di consumatore interessato alla fruizione del bene, organizzando lo studio in 3 diverse fasi. Nella prima fase si è voluto rappresentare graficamente il bacino di utenza compreso all’interno di una macro-area; utilizzando le curve isocrone e inserendo come punto di partenza Saint Grèè di Viola, siamo riusciti a determinare le fasce con i relativi tempi di percorrenza in automobile a intervalli di 30 minuti. Partendo dai dati ISAT del 2013 sulle Province di Piemonte e Liguria, nella seconda fase, sono stati riportati una serie di dati riguardanti la popolazione; in una prima tabella è stato inserito il numero di abitanti, la divisione in percentuale della popolazione in base all’età, il reddito medio, la superficie provinciale e il numero di comuni, le ultime due ta-

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belle, invece, mostrano un confronto sulla quantità di abitanti per Provincia e sul loro andamento demografico in un periodo compreso tra il 2002 e il 2013. Come ultima fase si è voluto analizzare il comportamento del consumatore partendo da uno studio sui flussi turistici in Piemonte per poi arrivare al turismo verso le Località Montane sparse nel Cuneese. L’analisi turistica in Piemonte è partita con un primo studio numerico sui trend di arrivi e presenze turistiche tra il 2002 e il 2013 che evidenzia una progressiva e graduale crescita; questo studio è stato affiancato da un’analisi più dettagliata di presenze e arrivi nel 2013, dividendole tra Italiane (60,2% e 65,2%) e Straniere (39,8% e 34,8%). Come ultima tabella sul Piemonte abbiamo sviluppato un confronto tra i principali poli “attrattivi” della regione, sempre analizzando arrivi e presenze. Con quest’ultima tabella si è constatato che i 3 principali poli attrattivi del Piemonte sono generati ai primi due posti dalla Provincia di Torino e dal Distretto dei Laghi (presenze rispettive 46,78% e 26,33%), mentre al terzo posto troviamo la Provincia di Cuneo (presenze 7,76%). Prima di arrivare allo studio sul turismo montano è stato inoltre necessario effet2 3

tuare anche un’analisi dettagliata sui flussi turistici nella Provincia di Cuneo. Come per l’analisi precedente sul Piemonte, anche per il Cuneese si è partiti da uno studio dei trend di arrivi e presenze turistiche tra il 2002 e il 2013, andando a constatare un forte calo dei flussi turistici tra 2011 e 2012 (presenze -69% / arrivi -86%) rispetto alla crescita ottenuta tra 2002 e 2011 (presenze +37% / arrivi +41%); anche questo è stato affiancato da una analisi più dettagliata di presenze e arrivi nel 2013 dividendole tra Italiane (78,8%% 74,2%) e Straniere (21,2% e 25,8%). Anche per il Cuneese la tabella conclusiva è un confronto tra le principali attrattive turistiche della Provincia che ci permette di individuare le località montane al primo posto nelle presenze (31%) e al secondo per gli arrivi (26%), superati dai Comuni delle Langhe e del Roeno (29%). Grazie ai dati ricavati dal documento “Indagine sui comportamenti di consumo e di soggiorno dei turisti e monitoraggio sulle imprese del ricettivo”, redatto dall’Osservatorio del Turismo della Provincia di Cuneo, sono state inseriti una serie di dati riguardanti i principali attori nel turismo sulle località montane. I dati pervenuti evidenziano un gran numero di turisti Italiani

Roscelli R., “Manuale di estimo, valutazioni economiche ed esercizio della professione” Sviluppo Piemonte Turismo

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provenienti per l’86,4% dal Piemonte e il 9,5% dalla Liguria. Il primo mercato estero è la Germania con il 46,7% seguito da Francia, Austria e Svizzera. Dal punto di vista sociodemografico il turista tipo che sceglie la montagna è un uomo (65%), di età compresa tra i 41 e i 50 anni (34,6%) o più giovane (da 21 a 30 anni 15,4% e dai 31 a 40 anni 27,7%). La vacanza ha una durata media di 1-2 settimane e, per il pernottamento, gli stranieri preferiscono gli alberghi (57,5%), soprattutto di media categoria, mentre per gli italiani è decisiva la presenza di una casa di proprietà (28,9%) o di amici e parenti (28,9%). Coerentemente con le motivazioni che li hanno spinti a scegliere la vacanza su queste montagne, i turisti trascorrono il loro tempo principalmente praticando sport (95,9% italiani e 95,5 % stranieri). La spesa per la vacanza comporta un costo medio a persona pari a 36 € per il viaggio e 55€ per ogni notte di alloggio per gli italiani, costo che, invece, va oltre i 118 € per il viaggio e i 55€ a notte di alloggio, per gli stranieri3.


DIAGRAM 1.

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1.1 Bacino di utenza

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2.OFFERTA


Oltre alla domanda, il secondo elemento all’interno del mercato che permette di instaurare relazioni è l’offerta. Essa è generata, come già detto, da produttori e venditori. I proprietari e i promotori partecipano attivamente ai processi di trasformazione sul territorio e permettono di creare e sviluppare al meglio l’offerta ricettiva richiesta dai consumatori. I beni immobili costituiscono solo una piccola parte dell’offerta totale; essa infatti può anche essere caratterizzata dal paesaggio e da altre attrattive. Ciò che fa crescere l’offerta è l’interesse che i consumatori possono avere nel visitare una determinata area (domanda). In seguito allo studio appena svolto, riguardante la domanda, e facendo riferimento alle attività che vorremmo inserire nel nostro progetto, si procede con l’analisi dell’offerta presente sul territorio circostante. Il primo step è stato quello di ridurre il raggio d’azione dell’indagine a 60 km dal luogo di progetto, racchiudendo così le province di Cuneo, Savona e Imperia. Per ciascuna provincia sono state disposte graficamente le varie attività sulla cartina; arrampicata, skatepark, bob estivo, paintball, bike park, parchi divertimenti per bambini, centri benessere/SPA, inoltre, per ciascuna attività

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sono stati scelti una serie di indicatori rilevanti. Nelle palestre di arrampicata gli indicatori di rilievo sono stati: le superfici verticali, il numero di prese e il costo di pratica giornaliera. Per questa attività se ne riscontra un gran numero nel Cuneese (7 centri differenti) con pratica indoor e outdoor. Per quanto riguarda il bob estivo esso è presente in poche località montane delle Alpi; Artesina, infatti, è l’unica all’interno del nostro raggio d’azione a beneficiare di questa attrattiva. Li, il bob estivo, si sviluppa su monorotaia, conta un percorso di 1,2 km su un dislivello di 200 metri e tutte le vetture sono dotate di dispositivo autofrenante e di cintura per la sicurezza del passeggero. Gli skatepark sono quasi inesistenti; in tutta la superficie analizzata esistono alcuni luoghi d’incontro per gli skater, tuttavia non si presentano come skatepark ma come spot singolari, proprio per questo motivo su internet e nei vari blog, si avverte una forte richiesta di centri dedicati a questo sport. I due skatepark a Montenotte e Imperia sono gli unici due presenti nelle tre provincie analizzate e sono stati realizzati da associazioni locali particolarmente vicine a questo tipo di sport. Il paintball, sport che in italia sta prendendo piede solo ne-

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gli ultimi anni, possiede alcuni centri specializzati caratterizzati da spazi esterni molto ampi. In alcune città Italiane stanno anche nascendo spazi interni allestiti per la pratica di questo sport (Milano, Torino, Roma,..). Già da un anno si pratica il bikepark a Saint Grèè; questo sport è presente in tutti i principali bacini montani del Cuneese e si sviluppa con dimensioni ed estensioni differenti. Inoltre, nella provincia di Savona è presente un percorso di freeride lungo 100 km, da percorrere con l’aiuto di guide esperte. I parchi divertimento per bambini sono un’attrattiva inserita in molte località montane del Cuneese e le famiglie sono i principali fruitori di questo servizio. I centri benessere/SPA più ricercati sono quelli inseriti all’interno di un contesto montano. Li possiamo dividere in due tipi: quelli all’interno di località termali prestigiose (Lurisia e Valdieri) o quelli nei principali centri sciistici/ montani. Per concludere la parte di ricerca sull’offerta abbiamo analizzato il numero totale delle attività confrontandole tra loro graficamente.


DIAGRAM 2.

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1.1 Bacino di utenza

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2.3 Localizzazione Grafica delle attivitĂ

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ARRAMPICATA

SKATEPARK

BIKEPARK

PAINTBALL

PARCHI DIVERTIMENTO

BOB ESTIVO

SPA/CENTRO BENESSERE

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3.BENCHMARKING


L’attività di benchmarking ha origine come strumento di analisi e confronto aziendale, con l’obiettivo di paragonare le prestazioni dell’impresa con realtà esterne. Nasce negli anni ’80 per comprendere le cause della sempre più minacciosa competizione industriale e commerciale giapponese. Il benchmarking si è, da quel momento, velocemente diffuso come strumento per il confronto e il miglioramento delle performance aziendali per le imprese. L’obiettivo principale della pratica di benchmarking è quello di evidenziare le prestazioni e capire le pratiche operative che hanno portato al raggiungimento di queste performance. Sull’onda del successo delle tecniche di benchmarking in ambito aziendale, sono emersi numerosi tentativi di applicare questa metodologia ad ambiti non solo industriali come ad esempio quello territoriale, paesaggistico e architettonico4. L’indagine di benchmarking che andremo a sviluppare di seguito è volta a identificare una serie di beni simili a quello di progetto. I 9 casi studio (C.S.) scelti per l’analisi sono edifici polifunzionali a destinazione sportiva,collocati in Europa e realizzati dopo il 2000. A ciascun caso studio sono state dedi-

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cate di seguito 4 pagine contenenti una foto rappresentativa, una pagina con i relativi dati tecnici della struttura (localizzazione, architetti progettisti, data di completamento, costo di realizzazione, superficie interna/ esterna, attività sportive, ambienti secondari, orari e aperture), una pagina di descrizione e un’ultima con tre foto significative riguardanti le attività praticate. Questa prima parte descrittiva sui casi studio é volta a fornire un inquadramento su ciascuno di essi e a capire le linee guida secondo le quali è stato sviluppato ogni progetto. La tabella 3.2 (Tabella riepilogativa dei casi studio) mostra un riassunto di tutti i casi studio ponendoli a confronto tra loro, evidenziandone le relative differenze. Tali diversità variano su differenti aspetti quali: la superficie impiegata, il numero di attività presenti e i costi di realizzazione. Dopo una prima tabella di confronto generale, nel paragrafo 3.3 si è analizzato quante volte ciascuna attività sportiva si ripropone nei vari casi studio. I dati mostrano che le attività sportive più presenti sono l’arrampicata (posizionata al primo posto) e la pallacanestro (6 su 9 C.S.), al secondo posto troviamo la palestra (4 su 9 C.S.), al terzo posto lo skateboard, il calcio e 4

la pallavolo (3 su 9 C.S.). La stessa analisi è stata fatta sulle altre attività non sportive presenti. In questo caso è emerso che gli ambienti più presenti nei C.S. (dopo le varie attività sportive) sono una zona ricreativa e uno spogliatoio (5 su 6 C.S.). Per concludere si sono ricercati in ogni caso studio i prezzi per poter usufruire delle varie attività offerte. Ottenuti tali prezzi, per ogni tipologia di attiità sportiva, è stata fatta una media tra i vari prezzi per individuare quelli medi (€). Grazie a questa analisi siamo dunque riusciti a delineare un quadro generale sulle principali prestazioni offerte e sui relativi prezzi, di queste strutture sportive, presenti su gran parte del territorio europeo. Questo è stato molto utile e interessante al fine di comprendere, sviluppare e progettare al meglio la nostra idea progettuale a Saint Gréé di Viola.

Cagliano R., Capello R., Spairani A., “Il Benchmarking dei sistemi territoriali: teoria e metodologia”

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DIAGRAM 3.

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Š David Boureau


Localizzazione:

Parigi, Francia

Architetti:

Dietmar Feichtinger Architectes

Data completamento:

2014

Costo di realizzazione:

26,7 milioni €

Superficie interna/esterna:

10.516 m2 / 27.000 m2

Attività sportive:

Palestra - arrampicata - ballo - squash - tennis - pallacanestro - pallavolo calcio - rugby

Ambienti secondari:

Uffici - spogliatoi - zona ricreativa

Orari e aperture:

Da Lunedì a Sabato

1. Sport Centre Jules Ladoumegue

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Panoramica Sport Centre Jules Ladoumegue - © David Boureau

La parziale ricostruzione dello stadio Jules Ladoumègue si esprime mediante l’integrazione di grandi aree all’interno una densa struttura urbana; la sua multifunzionalità è sottolineata dalla creazione di nuovi spazi dedicati alle attività sportive. Il nuovo centro sportivo rappresenta la volontà di creare una continuità urbana tra Parigi e la sua periferia. L’interazione tra il nuovo edificio e quello esistente crea un dialogo forte: mediante la trasparenza e la leggerezza del nuovo edificio, infatti, il nuovo ingresso acquisisce un’identità forte e disegna un punto

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di accesso strategico per le varie attività sportive. La piazza già esistente e la piazza appena creata al livello superiore, assicurano la continuità del percorso nord-sud e rafforzano la leggibilità del sito. Il livello superiore, che offre una vista panoramica sulla città, acquisisce dunque un nuovo potere architettonico grazie alla presenza della scala esterna, unico tramite per i campi sportivi. La facciata est è protetta dalla radiazione solare da dispositivi di ombreggiatura orizzontali in legno, mentre le altre facciate sono dotate di lamelle verticali mobili per

favorire l’ombreggiamento. La facciata rivolta verso i boulevard periferici, alterna pannelli verticali traslucidi rossi e grigi che ricordano i tasti di un pianoforte, un riferimento alla Città della Musica situata appena al di là del boulevard. Una serie di shed orientati verso nord consente una ventilazione e un’illuminazione naturale e omogenea. Sono inoltre pesenti dei pannelli fotovoltaici integrati nel prospetto Sud. L’edificio “protagonista” su route des Petits Ponts sottolinea, come già detto, il nuovo ingresso al centro sportivo; al suo interno si sviluppano diverse attività legate al mondo dello sport e non solo; sono infatti presenti una palestra di arrampicata, una sala da ballo, quattro campi da squash, due campi versatili per pallavolo/pallacanestro, sei campi da tennis, una sezione dedicata a uffici, zona relax e spogliatoi. Esternamente all’edificio, in corrispondenza del tetto troviamo inoltre un campo da calcio, uno da rugby (entrambi dotati di erba sintetica), due campi da tennis e tre campi da pallacanestro.


Campo da tennis - © David Boureau

Campo da pallacanestro - © David Boureau

Sala da ballo - © David Boureau

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Š NL Architects


Localizzazione:

Dordrecht, Paesi Bassi

Architetti:

NL Architects

Data completamento:

2001

Costo di realizzazione:

N.d.

Superficie interna/esterna:

11.800 m2 / 0 m2

AttivitĂ sportive:

Palestra - arrampicata - tennis - pallacanestro - pallavolo

Ambienti secondari:

Spogliatoi - zona ricreativa

Orari e aperture:

Da LunedĂŹ a Sabato Mattina/pomeriggio -> uso scolastico - Sera/weekend -> uso pubblico

2. Sport Centre Dordrecht

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Panoramica Sport Centre Dodrecht - - © NL Architects

Nel 2001 nasce per mano di “NL Architects” a Dordrecht, Paesi Bassi, un nuovo impianto sportivo combinato per tre scuole separate nel cosiddetto “Leerpark”. Tradizionalmente, ogni singola scuola possiede la propria palestra tuttavia, per questo progetto, si è deciso di accorpare tutte le diverse attività sportive all’interno di un singolo edificio, migliorandone la qualità sportiva complessiva. Internamente l’edificio è composto da diverse sale, alcune di queste possono essere versatili a seconda delle proprie esigenze, trasformandone la funzione.

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Durante il giorno l’edificio è dedicato alle scuole, ma la sera e nei fine settimana, è aperto a tutti. Al fine di ridurre l’impatto sull’ambiente circostante e la quantità di superficie pavimentata si è deciso di disporre le sale su più livelli; l’ingombro è dunque ridotto al minimo. In totale sono presenti quattro sale di dimensioni ridotte e due sale di dimensioni maggiori (22m x 28m), la costruzione può ospitare fino a otto classi diverse contemporaneamente. A livello costruttivo le sale sportive tendono ad essere rivestite internamente con materiali a basso

costo; spesso in acciaio. A livello urbanistico il centro verrà poi incorporato nel nuovo tessuto urbano del Leerpark; ai lati nasceranno nuovi edifici, ecco spiegato il motivo del perchè la progettazione delle facciate laterali diventa irrilevante. La facciata che rimane di fondamentale importanza è quella posta in corrispondenza del Boulevard dove sono state integrate tre diverse pareti di arrampicata. L’aggiunta di questa ‘grotta’ aumenta l’espressività del palazzo e gli dona una forte identità. Inoltre l’arrampicata è considerato un utile strumento per impartire l’educazione di alcuni valori fondamentali; la fiducia, la responsabilità e lo spirito di squadra. Questo è dunque il carattere espressivo dell’edificio che diventa allo stesso tempo il suo logo e si caratterizza come un forte segno distintivo per la sua particolarità. Tramite questo “slicing”, applicato sulla parte esterna dell’edificio, si consente allo spettatore di percepire lo sport esternamente e, allo sportivo, di godere di una piacevole vista verso il boulevard adiacente.


Palestra di arrampicata - bouldering - © NL Architects

Palestra versatile vista n.1 - © NL Architects

Palestra versatile vista n.2 - © NL Architects

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© CEBRA


Localizzazione:

Haderslev, Danimarca

Architetti:

CEBRA, Gliffberg + Lykke

Data completamento:

2014

Costo di realizzazione:

3,5 milioni â‚Ź

Superficie interna/esterna:

1500 m2 / 4500 m2

AttivitĂ sportive:

Palestra - arrampicata - skatepark - pallacanestro

Ambienti secondari:

Spazi adibiti a Street art, concerti ed eventi

Orari e aperture:

Da Lunedi a Domenica

3. StreetDome

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Panoramica StreetDome - © CEBRA

Gli architetti danesi CEBRA e Glifberg + Lykke hanno progettato un parco e un centro culturale per gli “street sports” sul fronte del porto di Haderslev, nel Sud della Danimarca. StreetDome si presenta come un vasto paesaggio urbano creato per l’attività sportiva e per il tempo libero. Esternamente il parco si presenta come una vasta area di 4.500 m2 in cui si può praticare skateboard, parkour, arrampicata, canoa polo e altri sport. Ambizione di StreetDome è quella di dettare nuovi standard per la progettazione di arene urbane finalizzate alla pratica di

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sport non organizzati. StreetDome è dunque un parco giochi aperto e sociale, un luogo d’incontro per i giovani di ogni età, livelli di abilità e culture. Il progetto è iniziato quasi dieci anni fa come iniziativa del presidente dell’associazione SkateCity, Morten Hansen, la cui vision era quella di creare un nuovo polo culturale che comprendesse una vasta area per le attività e la ricreazione. La collaborazione tra CEBRA e Glifberg + Lykke ha comportato una stretta fusione tra architettura, design e funzionalità; essa costituisce il cuore pulsante dell’intero StreetDome e

lega l’intero parco per formare un “tutto interagente”. Il risultato è un nuovo polo culturale con forti radici locali, dotato di respiro internazionale. Lo skatepark è diviso principalmente in tre sezioni generali dove ogni elemento e ogni ostacolo sono progettati per un uso polivalente, così da creare molteplici combinazioni. Il parco è un progetto ancora in via di sviluppo, esso si forma col passare del tempo convogliando le competenze, l’immaginazione e la creatività di utenti e atleti. StreetDome possiede anche una superficie coperta; essa si basa su un concept di CEBRA e richiama la struttura di un igloo. Per ridurre i costi di gestione, questa sala è riscaldata e illuminata principalmente attraverso la luce del giorno, mentre la superficie dell’edificio è stata minimizzata grazie alla sua forma. Il tetto si estende per circa 40 metri e permette di ottenere un grande spazio libero, che può essere attrezzato per ogni tipo di attività. StreetDome è dunque un moderno palazzetto dello sport con caratteristiche e possibilità uniche.


Panoramica zona scoperta - © CEBRA

Ingresso zona coperta - © CEBRA

Interno zona coperta - pool e palestra di arrampicata - © CEBRA

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Š Francesco Mattuzzi


Localizzazione:

Parigi, Francia

Architetti:

SCAPE

Data completamento:

2014

Costo di realizzazione:

10,1 milioni â‚Ź

Superficie interna/esterna:

3800 m2 / 900 m2

AttivitĂ sportive:

Palestra - arrampicata - pallacanestro - pallavolo - calcio

Ambienti secondari:

Spazio giovani, centro psicomotorio, zona ricreativa, sala musicale

Orari e aperture:

Da Lunedi a Sabato

4. Sport Centre ZAC del Lilas multi - purpose

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Panoramica Sport Centre ZAC del Lilas multi - purpose - © Francesco Mattuzzi

L’edificio, progettato dallo studio di architettura SCAPE, si trova all’estremità Sud della ZAC (zona di sviluppo urbano) a Porte des Lilas, e misura 3,800m2. L’edificio comprende: Centro sportivo, spazio giovani e centro psico-pedagogico. Il primo è dotato di aree palestra, una parete per arrampicata, una sala polivalente ed esterni adibiti alla pratica dello sport, il secondo prevede uno spazio per la musica e alcune camere di destinazione mista, mentre il terzo è caratterizzato da uffici e da sale dedite all’apprendimento psicomotorio. L’edificio nasce su un

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isolato in fase di ricostruzione intensiva, disposto tra i quartieri di Les Lilas e quello di Bagnolet. Il quartiere è prevalentemente composto da spazi pubblici che si affacciano sul “Périphérique”: un grande parco pubblico a Nord del sito. Il progetto sfrutta la maggior parte di ciò che l’area ha da offrire e si pone tre obiettivi principali: in primo luogo nasce per usufruire attivamente dello spazio libero, secondariamente è presente l’intenzione forte di creare uno spazio che garantisca la continuità tra l’area circostante e il centro e, come ultimo obiettivo,

l’intento è quello di creare un edificio con un’immagine compatta e omogenea; disegnare una struttura che mantenga dunque la propria autonomia e le proprie funzioni specifiche. Da un punto di vista fisico, questi tre obiettivi convergono nei tre spazi sopracitati e sono dotati di tre accessi differenti. Da un punto di vista architettonico invece, i tre elementi sono disposti all’interno di un’unica entità, formata da una chiara architettura semplice e compatta. L’edificio, internamente, ospita un sistema dinamico: qui gli architetti hanno progettato lo spazio rendendolo ricco e variegato, rispettando così i requisiti e le necessità specifiche per la pratica di ogni attività. A livello visivo è stato progettato un semplice sistema di segni che guiderà gli utenti verso le principali zone di attività: le indicazioni vengono visualizzate su grandi pannelli colorati, dotati di colori specifici per ogni zona. La scelta dei materiali è ricaduta su materiali semplici, destinati ad un uso intensivo e che siano efficienti in termini di comfort e acustica.


Palestra di arrampicata - corda / bouldering - © Francesco Mattuzzi

Campo da pallacanestro - © Francesco Mattuzzi

Sala da ballo - © Francesco Mattuzzi

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© Iwan Baan


Localizzazione:

Merida, Spagna

Architetti:

Selgas Cano / Selgas José, Lucia Cano

Data completamento:

2011

Costo di realizzazione:

1,2 milioni €

Superficie interna/esterna:

3.090 m2

Attività sportive:

Arrampicata - skatepark

Ambienti secondari:

Spazi adibiti a Street art, concerti ed eventi

Orari e aperture:

Da Lunedi a Domenica

5. Mérida Youth Factory

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Pool esterna Mèrida Youth Factory - © Iwan Baan

Skatepark, climbing, free Wi-Fi zone, street art, teatro di strada, attività circensi, video artistici, concerti di musica elettronica, parkour, danza e performance di body art contemporanea sono le attività riconosciute all’interno della Mérida Youth Factory. Lo studio Selgas/Cano è il principale protagonista di questo intervento, portato a termine nel 2011 e costato 1,2 milioni di euro. La struttura è concepita come un grande spazio, aperto a tutta la città, finalizzato ad accogliere tutti coloro che potrebbero avere bisogno di un rifugio o di

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un nuovo posto dal carattere comunitario, di forte aggregazione sociale. Architettonicamente l’intervento si presenta come una grande “vela” arancione, supportata da una serie di elementi ovoidali; sedi principali delle funzioni svolte e trattati come moduli indipendenti, in grado di essere utilizzati separatamente in totale autonomia. Ogni attività svolta nella Factory è protetta dalle intemperie; gli utenti si troveranno dunque coperti dalla pioggia e dal sole, grazie alla grande “vela”, che agisce come un cuscino di un metro di spessore. Durante i mesi

più caldi, grazie al materiale termico con cui è stata realizzata la struttura, non ci sarà alcun bisogno di utilizzare l’aria condizionata nemmeno all’interno degli ambienti chiusi. Il tetto, che si estende come una nuvola di luce, ha funzione di involucro protettivo, appare semi trasparente ed è costruito per mezzo di una struttura leggera a rete tridimensionale, caratterizzata da un metro di spessore e rivestita tramite differenti livelli. Questo grande elemento, cuore pulsante di tutto il progetto, riposerà adagiato su un letto di colonne di acciaio posizionate lungo il perimetro degli elementi ovoidali. Sotto la copertura sono infine disposte le diverse attività; troviamo grandi pool per praticare skateboard, appositi muri su cui poter dipingere o realizzare graffiti liberamente e una grande parete di arrampicata realizzata con la stessa maglia tridimensionale con cui è stata realizzata la copertura. L’intero progetto sorge infine su un basamento rialzato dal suolo, in modo che la base romanica, sensibile della città di Mérida, rimanga intatta.


Vista esterno n.1 - © Iwan Baan

Vista esterno n.2 - © Iwan Baan

Uffici - interno padiglioni - © Iwan Baan

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Š Brisac Gonzalez


Localizzazione:

Parigi, Francia

Architetti:

Brisac/Gonzalez

Data completamento:

2012

Costo di realizzazione:

6,5 milioni â‚Ź

Superficie interna/esterna:

4.060 m2 / 0 m2

AttivitĂ sportive:

Palestra - pallacanestro - calcio - arti marziali

Ambienti secondari:

Zona ricreativa

Orari e aperture:

Da Lunedi a Domenica

6. Sport Centre Pajol

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Panoramica Sport Centre Pajol - © Brisac Gonzalez

Questo nuovissimo centro dello sport, a Parigi, fa parte della ZAC Pajol Masterplan ed è situato nel 18°Arrondissement; una zona dismessa vicino ad una ferrovia in disuso. Questa struttura è la prima della sua categoria, all’interno della capitale francese, ad essere stata sviluppata come edificio interamente sostenibile. Il progetto, realizzato tra la nuova piazza urbana e la ferrovia, offre ampie vedute eterogenee. Esso è stato progettato in maniera molto semplice, senza particolare riguardo verso la forma estetica, concentrandosi invece sulle finitu-

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re interne dei materiali e sulla qualità della luce. Disposto su tre livelli, l’edificio è costituito da due volumi opachi, situati rispettivamente su un piano inferiore e su un piano superiore; essi racchiudono uno spazio pubblico trasparente a livello terra. Il piano seminterrato ospita principalmente la palestra di arti marziali e il centro fitness mentre il palazzetto dello sport, che misura 48m x 28m, si trova al piano superiore proprio per poter godere della luce naturale attraverso una serie lucernari posti in corrispondenza della copertura. A livello terra, l’edifi-

cio si apre verso una grande terrazza esterna, disposta lungo la facciata Est. Per quanto riguarda il dispendio di energia, il centro, tramite lo sfruttamento della luce e della ventilazione naturale, e tramite l’impiego di pannelli fotovoltaici, richiede il minimo impiego di energia e incorpora al suo interno una moltitudine di materiali rinnovabili. La sala principale dello sport, ad esempio, è interamente rivestita in legno; il suo particolare trattamento acustico e i suoi colori tenui offrono un rifugio tranquillo, portando l’utente lontano dal caos del quartiere circostante. Per quanto riguarda l’involucro esterno una superficie metallica riflettente è anima la facciata. Quello affrontato da Cecile Brisac ed Edgar Gonzalez si tratta indubbiamente di un progetto coraggioso e molto ammirato dal Comune di Parigi; in una zona situata ben al di fuori dai classici sentieri battuti della capitale. Il progetto non ricerca la nomea di “gran progetto”, piuttosto cerca di fornire una risposta di qualità alle trasformazioni di questo quartiere.


Campi interni - pallacanestro - © Brisac Gonzalez

Dojo - © Brisac Gonzalez

Sala da ballo - © Brisac Gonzalez

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Š Bang Architectes


Localizzazione:

Calais, Francia

Architetti:

Bang Architects

Data completamento:

2011

Costo di realizzazione:

1,5 milioni €

Superficie interna/esterna:

2.760 m2 / 0 m2

Attività sportive:

Skatepark

Ambienti secondari:

Spazio giovani, spogliatoi

Orari e aperture:

Da Lunedi a Domenica

7. ZAP’ADOS

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Panoramica Sport Centre ZAP’ADOS - © Bang Architectes

Il progetto si colloca lungo il canale di St. Pierre, nell’ex quartiere industriale di Calais, Francia. In questo paesaggio urbano desolato, la conversione di edifici industriali esistenti deve essere visibile; il futuro impianto deve infatti segnalare la sua presenza e invitare potenziali utenti, giovani e curiosi, al suo interno. La sala interna si presenta come un’area industriale comune senza particolari caratteristiche. Strutturalmente l’edificio originario presentava una struttura in calcestruzzo, ricoperta di pannelli prefabbricati anch’essi in calcestruzzo. Un

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tempo all’interno sorgeva una fabbrica di arachidi tostate, in seguito l’edificio cambiò destinazione assumendo le funzioni piu disparate (divenne anche una pista di go-kart), prima di essere abbandonato del tutto per diversi anni. Successivamente è stato poi dilapidato e vandalizzato, ed era diventato strutturalmente instabile. Il primo intervento è stato quindi quello di “aprire” la sala buia e di eseguire un recupero strutturale. Questo è stato ottenuto eliminando i pannelli prefabbricati in calcestruzzo sulle facciate Est e Ovest, in questo modo si è riusci-

to anche ad avere un canale per portare la luce naturale all’interno dell’edificio. Il nuovo disegno di progetto assume caratteri di leggerezza e architettura, trasformando la funzione dell’edificio da fabbrica a centro giovanile. All’esterno sono presenti due volumi prismatici; essi ricordano due braccia aperte e agiscono come un invito ad entrare. L’espressione architettonica è resa anche mediante il rivestimento di lamiera, che trasforma la sagoma del fabbricato in un prisma che sporge da una forma ibrida singolare. La rete metallica permette agli spettatori di guardare le attività all’interno dello skatepark e, inoltre, cambia l’andamento dei suoi fori in maniera graduale, agendo cosi come un otturatore, controllando la luce solare e riducendo l’irradiazione diretta. Il colore è un altro elemento di spicco del progetto; volutamente visibile, protegge la lamiera da graffiti e atti vandalici. Entrando nell’edificio, sono presenti alcuni ambienti chiusi e riscaldati, installati sulla parete longitudinale.


Vista interno n.1 - © Bang Architectes

Vista interno n.2 - © Bang Architectes

Vista interno n.3 - © Bang Architectes

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© Stephan Lucas


Localizzazione:

Saint Cloud, Francia

Architetti:

KOZ Architects

Data completamento:

2009

Costo di realizzazione:

3,8 milioni â‚Ź

Superficie interna/esterna:

3.700 m2 / 500 m2

AttivitĂ sportive:

Arrampicata - pallacanestro - zona giochi

Ambienti secondari:

Zona ricreativa, spogliatoi

Orari e aperture:

Da Lunedi a Sabato

8. Sport and Leisure Centre Saint Cloud

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Piazzale Sport and Leisure Centre Saint Cloud - © Stephan Lucas

L’edificio, situato a Saint Claude, Francia, appare da subito differente dalle case circostanti in tipico stile parigino; da un lato risulta imponente, dall’altro molto semplice, a tratti cubista. Esso vuole rievocare i ricordi felici, legati all’infanzia di un bambino. Questa struttura è stata progettata per giovani, questo messaggio si coglie tramite l’allegria e l’anticonformismo della sua facciata. Il Centro deve la sua esistenza al Comune di Saint-Cloud che ha voluto strutture che rivitalizzassero la sua immagine e lo aprissero allo stile architettonico contemporaneo.

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KOZ Architectes hanno dovuto far fronte al problema della coesistenza di due attività autonome in un’unico stretto appezzamento di terreno. Si è dunque optato per la totale estrusione dell’area, fino al raggiungimento della massima altezza. In questo modo si è permesso alla luce naturale di infiltrarsi all’interno del blocco; si sono creati collegamenti visivi tra le attività e si sono applicati gli stessi principi a tutte le facciate e a tutti gli spazi, che, pur funzionalmente e amministrativamente autonomi, appaiono sovrapposti senza essere separati. Essi comu-

nicano tramite scorci visivi facendo in modo che si “veda” e si “senta” l’altro. Esternamente l’edificio è caratterizzato da colori molto vivaci, con una pallette che varia dal rosso al verde, al giallo e al rosa; all’interno, gli stessi colori sono sistematicamente ripetuti. Senza gradini e circondato da una ringhiera di 1,80 m, tutto il Centro è una zona sicura e privata dove i bambini possono andare in giro da soli in completa sicurezza. All’interno dell’edificio troviamo una palestra, pareti di arrampicata, campi da pallacanestro e altri spazi ludici. Il cemento armato colorato riveste parte della struttura, e contrasta con il colore delle superfici dei pannelli laminati. La facciata principale è stata realizzata in vetro colorato, con una sfumatura di colore che va dal rosso al verde, le altre tre sono più omogenee, anche se ugualmente colorate. L’attenzione all’ambiente di KOZ è stata applicata nella scelta delle aperture, nei tetti e nelle facciate che, fornendo la massima illuminazione naturale, limitano il consumo elettrico.


Palestra arrampicata - bouldering - © Stephan Lucas

Palestra versatile - © Stephan Lucas

Zona ricreativa - © Stephan Lucas

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Š Comoco Architects


Localizzazione:

Coimbra, Portogallo

Architetti:

Comoco Architects

Data completamento:

2012

Costo di realizzazione:

200.000 â‚Ź

Superficie interna/esterna:

2.385 m2 / 0 m2

AttivitĂ sportive:

Calcio

Ambienti secondari:

Spazio giovani

Orari e aperture:

Da Lunedi a Domenica

9. Sport Facility

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Ingresso esterno Sport Facility - © Comoco Architects

Lo studio portoghese Comoco Architects, ha trasformato a Coimbra, un ex magazzino di materiali industriali in un campo di calcio al coperto. Un nuovo strato di erba verde brillante si estende lungo l’intero lato dell’edificio, inoltre gli architetti hanno inserito una nuova struttura in legno, che contiene spogliatoi, docce e zone di ricezione. “Abbiamo approfittato della ruvidità del materiale originario del magazzino sulle superfici per introdurre un elemento morbido al suo interno; una nuova struttura realizzata con materiali leggeri e superfici lisce, principal-

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mente utilizzando pannelli di MDF” ha detto l’architetto Nelson Mota Dezeen. Sul soffitto troviamo una griglia di legno da cui pendono lampadine. Mota ha spiegato inoltre, come l’ampio soffitto del magazzino esistente ha permesso loro di “esplorare il tetto della nuova struttura come una superficie permeabile, o addirittura assente, in cui i vari comparti non sarebbero arrivati all’altezza regolare del soffitto, ma avrebbero creato un nuovo soffitto”. All’esterno, l’unico cambiamento deciso dagli architetti è stato quello di perforare attraverso una delle pareti,

creando poi un ingresso circondato con un telaio metallico. L’approccio dei progettisti è stato duplice: da un lato dettato dalle specifiche caratteristiche del padiglione industriale esistente, dall’altro dalla committenza che ha chiesto tre aree principali: accoglienza, spogliatoi e docce, e un salone per le feste. Il nuovo volume occupa l’intera larghezza del padiglione esistente e la sua larghezza è data dalla sottrazione del campo di calcio dalla lunghezza totale del padiglione. Una cornice fatta di travi e colonne in legno di pino americano crea la struttura di base. Il riempimento di questa struttura, viene effettuato tramite l’impiego di pannelli MDF, assemblati in modo tale da svolgere ruoli sia strutturali e formali nella costruzione complessiva. In spogliatoi e bagni si è optato per l’utilizzo del bianco mediante piastrelle di ceramica. La disposizione dei dispositivi di illuminazione è stata progettata al fine di realizzare un’effetto di staticità espressiva, garantendo le caratteristiche formali e materiali dell’intero volume.


Campo da calcio - © Comoco Architects

Spalti - © Comoco Architects

Vista esterno - © Comoco Architects

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4.CHOICE EXPERIMENTS


Gli esperimenti di scelta, più conosciuti come “Choice Experiments” sono una delle tecniche statistiche di analisi multivariata più utilizzate nel marketing. La tecnica si basa sui giudizi globali espressi dai consumatori riguardo un “set” di alternative complesse. In altri termini, ad un campione di consumatori/utenti, viene presentata una serie di schede, contenente ciascuna la descrizione di un profilo “teorico” del prodotto (ovvero non necessariamente sul mercato, anche se credibile). Tale profilo è basato sulle varie combinazioni di alcune caratteristiche del prodotto stesso (gli attributi). Partendo dai giudizi espressi dai consumatori nei confronti delle descrizioni appena citate, la Choice Experiments, determina l’importanza delle diverse caratteristiche del prodotto nel processo decisionale del consumatore e valuta, inoltre, quali siano le migliori alternative tra quelle proposte (livelli), per ognuna delle caratteristiche menzionate. Il principale vantaggio offerto dalla Choice Experiments, consiste nella similarità tra l’interprocedurale che la contraddistingue e il reale processo mentale seguito dal consumatore in fase di scelta. L’intervistato valuta infatti il prodotto nella sua globalità, senza

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necessariamente esplicitare le proprie preferenze su ogni singola caratteristica del prodotto medesimo. Un altro grande vantaggio della Choice Experiments, rispetto alle tecniche di misurazione piu tradizionali, è la sua grande flessibilità, che ne permette l’applicazione in un insieme vastissimo di ambiti (pasesaggistico, storico - culturale, architettonico, informatico, pubblicitario...). Nelle pagine seguenti andremo a sviluppare il processo di CE sull’edificio “Porta della Neve” a Saint Grèè di Viola. L’analsi è finalizzata a comprendere le scelte e i possibili interessi maturabili da un campione di intervistati. Le principali fasi che compongono il processo metodologico della CE sono rappresentate sinteticamente nel seguente schema.

140


4.1 4.2 4.3 4.4 4.5

Definizione degli attributi e assegnazione dei livelli

Pre-Test e definizione dei prezzi

Selezione degli scenari per la valutazione

Questionario

Risultati del modello

DIAGRAM 4. 4. Choice Experiments

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4.1 Definizione degli attributi e assegnazione dei livelli Il primo step metodologico consiste nella definizione degli attributi e dei livelli. Si rende, quindi, necessario selezionare le caratteristiche del bene o del servizio oggetto di analisi (attributi), definendo le diverse entità (livelli) che esso può assumere. La combinazione di attributi e livelli andrà poi a costituire i profili di scelta che verranno presentati agli intervistati. Gli elementi considerati all’interno degli attributi e dei livelli devono essere di facile lettura per gli utenti e devono mantenersi in numero piuttosto limitato, così da ridurre la complessità della valutazione del questionario. Di seguito andremo a specificare con una lettura dettagliata gli attributi scelti ed i livelli corrispondenti all’interno della CE. Il primo attributo analizzato è la qualità del pernottamento; i livelli corrispondenti sono identificati tramite qualità differenti : Ostello, Hotel** e Hotel***. Il secondo attributo analizzato è la qualità del cibo; i livelli corrispondenti sono identificati tramite qualità differenti : Fast Food, Bar + Fast Food e Ristorante + Bar. Il terzo attributo analizzato è il numero di attività sportive

142

outdoor ; i livelli corrispondenti sono identificati tramite quantità differenti: Basso, Medio, Alto. Il quarto attributo analizzato è il personale specializzato per essere seguiti nelle attività; i livelli corrispondenti sono identificati tramite quantità differenti: Basso, Medio, Alto. Il quinto attributo analizzato è il numero di attività sportive indoor; i livelli corrispondenti sono identificati tramite quantità e qualità differenti: Poche ma estese, Medie, Tante ma compresse. Il sesto e ultimo attributo analizzato è il prezzo, inteso come la spesa che l’intervistato sarebbe disposto a pagare per trascorrere un week end nella nuova Sports House a St. Gree di Viola; i livelli corrispondenti saranno identificati nel capitolo successivo (pre-test).


ATTRIBUTI

LIVELLI OSTELLO

HOTEL 2 STELLE

HOTEL 3 STELLE

FAST FOOD

BAR + FAST FOOD

RISTORANTE + BAR

BASSO

MEDIO

ALTO

BASSO

MEDIO

ALTO

POCHE MA ESTESE

MEDIE

TANTE MA COMPRESSE

?€

?? €

??? €

1. Qualità pernottamento

2. Qualità del cibo

3. Numero attività sportive outdoor

4. Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

5. Numero attività sportive indoor

6. Prezzo di un weekend a persona

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4.2 Pre - Test e Definizione dei prezzi Dopo aver definito gli attributi e i rispettivi livelli si definiscono i tre differenti livelli di prezzo relativi a passare un week end con formula “all inclusive” nella struttura riprogettata. Il prezzo minimo corrisponde a 50 € (tab. “Ipotesi prezzo minimo); esso è stato fissato nell’ipotesi di un minimo intervento di riqualificazione (in questo progetto non può essere previsto uno status quo data la condizione dello stato di fatto). Una volta stabili-

to il prezzo minimo il nostro compito è stato quello di stabilire una spesa massima tramite un pre - test in cui veniva posta ad un numero ristretto di intervistati la seguente domanda: “quanto saresti disposto a spendere per trascorrere un week end nel nuovo centro per lo sport a Saint Grèè di Viola?” (tab. Pre - Test). Il valor medio ottenuto dalle risposte degli utenti è 150 € (tab. Riepilogo dei risultati del Pre - Test); esso indica il prezzo più

alto che l’utente sarebbe disposto a pagare. Dopo aver ottenuto i due valori abbiamo effettuato una media tra i due prezzi al fine di stabilirne il prezzo medio (tab. Prezzo Medio).

Ipotesi Prezzo Minimo Qualità pernottamento

Ostello

Qualità del cibo

Fast Food

Numero delle attività sportive outdoor

Basso

Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

Basso

Numero attività sportive indoor

Tante ma compresse

Costo di un weekend a persona

144

50 €


Pre - Test Quanto Saresti disposto a spendere per trascorrere un weekend nel nuovo centro per lo sport a Saint Grèè di Viola ? Qualità pernottamento

Hotel 3 stelle

Qualità del cibo

Ristorante + Bar

Numero delle attività sportive outdoor

Alto

Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

Alto

Numero attività sportive indoor

Poche ma estese

Costo di un weekend a persona

??? €

145


Riepilogo dei risultati del Pre-Test Intervistato Soggetto 1

170,00 €

Soggetto 2

300,00 €

Soggetto 3

200,00 €

Soggetto 4

150,00 €

Soggetto 5

100,00 €

Soggetto 6

180,00 €

Soggetto 7

100,00 €

Soggetto 8

120,00 €

Soggetto 9

140,00 €

Soggetto 10

150,00 €

Soggetto 11

160,00 €

Soggetto 12

300,00 €

Soggetto 13

80,00 €

Soggetto 14

110,00 €

Soggetto 15

110,00 €

Soggetto 16

200,00 €

Prezzo Medio Ricavato dal Pre-Test

146

Costo che sarebbe disposto a spendere per trascorrere un weekend

150 €


Prezzo Medio Qualità pernottamento

Hotel 2 Stelle

Qualità del cibo

Bar + Fast Food

Numero delle attività sportive outdoor

Medio

Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

Medio

Numero attività sportive indoor

Medie

Costo di un weekend a persona

100 €

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4.3 Selezione degli scenari per la valutazione Il passaggio successivo dell’analisi fa riferimento all’identificazione dei differenti profili di scelta sulla base di una combinazione dei livelli per i vari attributi. Il primo problema che si pone è relativo alla scelta dei profili da sottoporre alla valutazione; un approccio comune a questo fine è il

cosiddetto “disegno ortogonale” che permette di selezionare i profili che non presentano sovrapposizioni, garantendo comunque la consistenza dei dati per condurre poi le relative analisi statistiche. La procedura genera un disegno ortogonale che permette di ottenere una matrice ortogo-

nale, che costituisce generalmente la base di partenza per la CE. Il disegno e la matrice ortogonale sono stati ottenuti con l’uso del programma di calcolo SPSS. Ottenuti 18 profili alternativi, questi, sono stati raggruppati in 9 set di scelta ciascuno composto da 2 profili (A e B).

Profili di scelta 1 2 3 4 5 6 7

Qualità pernottamento Hotel 3 stelle Hotel 3 stelle Hotel 3 stelle Hotel 3 stelle Ostello Ostello

16 17

Ostello Hotel 3 stelle Hotel 2 Stelle Hotel 2 Stelle Hotel 3 stelle Hotel 3 stelle Hotel 2 Stelle Hotel 2 Stelle Hotel 2 Stelle Ostello Ostello

18

Hotel 2 Stelle

8 9 10 11 12 13 14 15

148

Numero delle attività Numero attività sportive Personale specializzato sportive outdoor indoor Fast Food Alto Alto Medie Bar + Fast Food Alto Alto Tante ma compresse Ristorante + Bar Alto Basso Medie

Qualità del cibo

Bar + Fast Food Fast Food

Medio Medio Medio

Basso Alto Alto

Poche ma estese Poche ma estese Tante ma compresse

Fast Food Ristorante + Bar

Alto Basso Medio Alto Medio Basso Basso Alto Medio Medio Alto

Medio Medio Medio Basso Basso Medio Alto Basso Medio Alto Medio

Poche ma estese Poche ma estese Medie Poche ma estese Medie Tante ma compresse Medie Tante ma compresse Tante ma compresse Poche ma estese Medie

Ristorante + Bar

Basso

Alto

Poche ma estese

Ristorante + Bar Bar + Fast Food Ristorante + Bar Fast Food Fast Food Ristorante + Bar Fast Food Bar + Fast Food Ristorante + Bar Bar + Fast Food

Costo 50 € 150 € 100 € 50 € 150 € 100 € 100 € 150 € 150 € 100 € 100 € 100 € 100 € 150 € 50 € 50 € 50 € 50 €


4.4 Questionario Una volta generati i profili di scelta il piano dell’indagine prevede il disegno del questionario per le interviste. La scelta del campione degli intervistati rappresenta in questo step una delle fasi più iportati per la conduzione ottimale dell’indagine. La compilazione del questionario è stata effettuata da un gruppo di 150 intervistati selezionati in maniera casuale on-line. Il numero di campionature prese (n: 150) è stato verificato con la seguente ineguaglianza:

punto precedente con SPSS) e si chiede di scegliere, per permettere una lettura facile e intutiva si è pensato di inserire delle icone che identificassero i divverenti livelli assegnati. La terza parte chiede di assegnare un punteggio in base al proprio interesse per le attività elencate. La quarta e ultima serve a definire il profilo dell’intervistato. Di seguito è riportato il questionario tipo che è stato sottoposto all’utenza online.

dove t è il numero di osservazioni raccolte per ciascun intervistato (t: 9), a il numero di profili per ciascuna prova di scelta (a: 18) e c il numero di parametri da stimare (c: 6)5.Ogni questionario è suddiviso in 4 parti differenti. La prima è composta da una premessa dove si forniscono all’intervistato informazioni generali sul contesto e sul progetto, e da una parte di spiegazione sulla struttura del questionario. La seconda parte propone 9 schede contenenti 2 profili l’una (ottenuti nel 5

Roscelli R., “Manuale di estimo, valutazioni economiche ed esercizio della professione”

149


150


151


152


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CHE PUNTEGGIO DARESTI PER IMPORTANZA PERSONALE ALLE ATTIVITÀ ? 0 1 2 1

Palestra di Arrampicata

2

Campi Sportivi (Tennis, Pallacanestro, Bike Polo, Squash, Pallavolo,...)

3

Paint Ball

4

Parco Attività Sportive per Bambini

4

SPA / Centro Benessere

5

Mountain Bike / Downhill

6

Skate Park

7

Pattinaggio (Estivo e Invernale)

162

3


CARATTERISTICHE DELL'INTERVISTATO fino a 20 anni da 21 a 30 anni 1

EtĂ

da 31 a 40 anni da 41 a 50 anni da 51 a 60 anni oltre 60 anni Licenza elementare

2

Titolo di Studio

Scuola media Diploma Laurea Occupato Ritirato

3

Professione

Disoccupato Casalinga Studente

163


4.5 Risultati del modello Dopo un’attenta raccolta dei risultati espressi nel questionario dagli intervistati , si procede con l’analisi relativa ai dati ottenuti. I dati delle parti 3 e 4 del questionario (preferenze sulle attività e caratteristiche dell’intervistato) sono stati raggruppati in modo da avere le risposte degli intervistati utilizzando infogrammi con tabelle e grafici (presentato nelle pagine seguenti). I dati ottenuti sulle preferenze degli intervistati sulle attività (Diagrammi attività - parte 3 del questionario) mostrano un interesse netto di 3 punti solo nel caso della spa/ centro benessere (47%), le attività come campi sportivi, paintball, mountain bike e pattinaggio hanno più interesse di 2 punti (41%, 31%, 42%, 32%). L’arrampicata è un’attività che mostra un punteggio relativamente costante tra 1 (30%), 2 (27%) e 3 (23%) punti. Lo skateboard presenta un interesse di 1 (46%) e 2 (31%) punti, molto inferiore rispetto alle aspettative. Il parco divertimenti per bambini è l’unica attività che presenta un disinteresse molto drastico (0 punti: 45%) e per questo non verrà considerata come attività

164

durante la progettazione. La quarta parte del questionario è stata inserità di seguito ai diagrammi sui punteggi delle attività e classificati in 3 punti: età, titolo di studio e professione. Dai dati ottenuti in questa quarta parte si nota che i soggetti coinvolti sono per il 70% di età compresa tra i 21 e i 30 anni, il 22% va dai 31 agli over 60 e per l’8% al di sotto dei 20 anni. Il titolo di studio è laurea al primo posto col 57%, seguito dal diploma al 35% e da licenza elementare e scuola media all’8% in totale. La professione degli inervistati è: studente al 60%, occupato al 34%, seguiti da ritirato, disoccupato e casalinga ad un 6% totale.


1

2

30%

3

1

2

3 0

1

2

15%

23%

17%

30%

31%

4. PARCO BAMBINI

19%

20%

41%

0

3. PAINTBALL

0

21%

3

8%

2

45%

0

1

23%

27%

2. CAMPI SPORTIVI

20%

30%

1. ARRAMPICATA

3

165


2

23%

22%

2

3

1

2

3 0

1

2

19%

32%

23%

9%

31%

8. PATTINAGGIO

46% 14% 166

1

0

7. SKATE PARK

0

42%

47%

3

13%

1

6. MOUNTAIN BIKE/DOWNHILL

26%

0

11%

9%

33%

5. SPA / CENTRO BENESSERE

3


ETÁ

PROFESSIONE

FINO A 20

8%

DA 21 A 30

70%

DA 31 A 40

OCCUPATO

TITOLO DI STUDIO

34%

LICENZA ELEMENTARE

1% 7%

RITIRATO

1%

SCUOLA MEDIA

7%

DISOCCUPATO

4%

DIPLOMA

35%

DA 41 A 50

5%

CASALINGA

1%

LAUREA

57%

DA 51 A 60

8%

STUDENTE

60%

OLTRE I 60

2%

167


Passiamo ora alla descrizione della seconda parte del questionario relativa ai dati ottenuti sulle 9 schede contenenti ciascuna 2 profili di scelta. I dati da analizzare sono stati reinseriti all’interno del programma di calcolo statistico SPSS. Attarverso questo metodo è possibile stimare l’importanza di ogni singolo attributo e la sua incidenza variabile influenzata dalle preferenze degli individui. Tale applicazione permette di definire gli interventi in grado di contribuire al miglioramento del bene e del servizio. Nella pratica per ottenere i risultati della valutazione applicheremo due modelli differenti di tipo statistico-matematico: la regressione lineare e la regressione logistica binaria. Per arrivare a questi modelli, il primo step è stato quello della costruzione di una tabella su SPSS contenente attributi e i rispettivi livelli utilizzati per i profili di scelta. Questi dati andranno poi a influenzare i risultati finali del programma, in base alle scelte degli intervistati. I livelli di ciascun attributo sono stati inseriti con un punteggio da 1, 2 e 3 dove per 1 si intende il livello minimo (qualità del pernottamento ostello, qualità del cibo fast food, numero di attività sportive outdoor basso, personale specializzato basso, numero

168

di attività sportive indoor poche ma estese), per due il livello medio (qualità del pernottamento hotel 2 stelle, qualità del cibo bar + fast food, numero di attività sportive outdoor medio, personale specializzato medio, numero di attività sportive indoor medie) e per 3 il livello massimo (qualità del pernottamento hotel 3 stelle, qualità del cibo ristorante + bar, numero di attività sportive outdoor alto, personale specializzato alto, numero di attività sportive indoor tante ma compresse). Il prezzo è l’unico attributo variabile non nominale ma a scala che fa riferimento a 3 livelli definiti, differenti dai precedenti attributi (50, 100, 150). A questo schema si va ad aggiungere una variabile ulteriore; la scelta. Essa è stata inserita in una colonna col nome “scelta” e varia da 1, per l’alternativa scelta, e 0, per quella non scelta. La tabella ottenuta in questa prima fase è quindi composta da 2700 righe e 7 colonne (5 colonne che appartengono agli attributi con i relativi livelli, una colonna per il costo e una colonna per la scelta).


Personale

Estratto da tabella costruita con i risultati delle interviste (dati input)

3 3

Pernottamento 3 3

Cibo

1

3

3

3

2

100

0

1

3

2

2

3

50

1

3

1

1

2

3

150

0

3

1

3

2

1

100

1

2

1

2

3

3

100

0

2

3

3

1

3

150

1

2

2

1

2

2

150

1

1

2

1

3

3

100

0

1

3

3

2

2

100

0

2

3

1

1

1

100

1

3

2

2

1

2

100

0

1

2

3

3

1

150

1

2

2

2

2

1

50

1

3

1

1

2

3

50

0

2

1

3

3

2

50

0

3

2

3

1

3

50

1

3

3

1

3

2

50

1

3

3

1

3

2

50

0

1 1 3 3 2 2 2 1 1 2 3 1 2 3 2 3 3 3

3 3 1 1 1 3 2 2 3 3 2 2 2 1 1 2 3 3

3 2 1 3 2 3 1 1 3 1 2 3 2 1 3 3 1 1

3 2 2 2 3 1 2 3 2 1 1 3 2 2 3 1 3 3

2 3 3 1 3 3 2 3 2 1 2 1 1 3 2 3 2 2

100 50 150 100 100 150 150 100 100 100 100 150 50 50 50 50 50 50

1 0 1 0 0 1 1 0 1 0 1 0 0 1 0 1 0 1

1 1

Aperto

3 3

Interne

2 2

Prezzo

50 50

Scelta

1 0

169


Il secondo step riguarda l’elaborazione e il calcolo dei dati, eseguendo i rispettivi comandi “Regressione_Lineare” e “Regressione_Logistica binaria”, su SPSS. Clickando su entrambe le funzioni viene richiesto di definire la variabile dipendente (scelta) e le indipendenti (qualità pernottamento, qualità del cibo, numero di attività sportive indoor, personale specializzato per essere seguiti nelle attività, numero attività sportive indoor, prezzo). Si procede poi con il calcolo andando a definire i risultati ottenuti per funzione. Le 2 tabelle riportate di seguito Regressione Lineare _ Risultati Coefficients e Regressione Binary Logistic _ Risultati Variables in the Equation, mostrano i risultati ottenuti. Ora, per entrambe vengono riportati commenti e le considerazioni successive ai risultati ottenuti con SPSS.

170


Regressione Lineare _ Risultati Coefficientsa Unstandardized Coefficients

Model 1

B (β)

Standardized Coefficients

Std. Error

(Costant)

0,447

0,094

Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

-0,018

0,014

Qualità del pernottamento

0,045

Qualità del cibo

Beta

t

Sig. 4,744

0,000

-0,029

-1,277

0,202

0,013

0,072

3,388

0,001

0,102

0,012

0,173

8,730

0,000

Numero di attività sportive outdoor

0,013

0,014

0,019

0,925

0,355

Numero di attività sportive indoor

-0,004

0,012

-0,007

-0,343

0,732

Prezzo

-0,002

0,000

-0,186

-9,802

0,000

a. Dependent Variable: Scelta

Regressione Binary Logistic _ Risultati Variables in the Equation B (β) step 1a

S.E.

Wald

df

Sig.

Exp(B)

Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

-0,077

0,060

1,656

1

0,198

0,926

Qualità del pernottamento

0,196

0,056

12,076

1

0,001

1,216

Qualità del cibo

0,432

0,051

73,050

1

0,000

1,540

Numero di attività sportive outdoor

0,055

0,057

0,908

1

0,341

1,056

Numero di attività sportive indoor

-0,023

0,053

0,196

1

0,658

0,977

Prezzo

-0,010

0,001

91,323

1

0,000

0,990

Costant

-0,224

0,399

0,314

1

0,575

0,800

a. Variable (s) entered on step 1: Personale specializzato per essere seguiti nelle attività, qualità del pernottamento, qualità del cibo, numero di attività sportive outdoor, numero di attività sportive indoor, prezzo

171


Dai risultati ottenuti con la regressione lineare si osserva che, facendo riferimento al coefficiente t, l’attributo che secondo i dati è quello con una maggiore importanza è il cibo con un valore di 8,730. Al secondo posto troviamo la qualità del pernottamento con un t di 3,388. Seguono per punteggio di importanza il numero di attività sportive outdoor (t=0,925), il numero di attività sportive indoor (t=0,343) e il personale specializzato per essere seguiti nelle attività (t=-1,277). Il prezzo è la voce che presenta il coefficiente t più basso (t=-9,802) ma se preso in valore assoluto si nota che ha un’importanza molto rilevante per la scelta degli intervistati, superiore a tutti gli altri attributi. Procediamo ora con un confronto tra le due regressioni effettuando il calcolo dei prezzi impliciti (o edonici). I prezzi impliciti, ricavabili dai coefficenti B o β ottenuti con SPSS, sono usati per valutare, attreverso l’ausilio delle tecniche econometriche, qualunque caratteristica o attributo il cui valore sia incluso nel prezzo di un bene. Si tratta di una procedura utilizzata in particolare per capire la disponibilità a pagare degli individui per ottenere qualcosa o un miglioramento. Nel progetto di rifunzionalizzazione della

172

porta della neve il miglioramento sta nel cercare di ridare una nuova identità e un nuovo aspetto qualitativo a tutto l’edificio e all’ambiente che lo circonda. Per il calcolo dei prezzi impliciti si applica per ogni attributo riportato in tabella la seguente formula: DAP = βattributi / βprezzo

[€]

dove DAP è la disponibilità a pagare ottenuta dagli intervistati, βattributi è il coefficiente B di ogni singolo attributo e βprezzo è il coefficiente B riferito al prezzo. Attraverso tale formula si cerca quindi di trovare i prezzi edonici di ogni singolo attributo (per ciascuna regressione) e facendo riferimento all’attributo prezzo.Per ciascuno dei due casi condiderati (regressione lineare e regressione logistica binaria) la disponibilità a pagare (DAP) rappresenza la disponibilità di ciascun individuo di passare da un livello basso a un livello più alto dell’attributo considerato. Dai risultati ottenuti con i prezzi impliciti si nota che per entrambe le regressioni la disponiblità a pagare degli individui è molto simile. La qualità del cibo mostra la più alta disponibilità a pagare da parte degli

intervistati per passare da un livello 1 a un livello 2 più elevato con un prezzo di 51 € (R. Lineare) e 43,20 € (R. Logistica binaria). La qualità del pernottamento è al secondo posto con una DAP dimezzata ma comunque sempre molto elevata: 22,50 € (R. Lineare) e 19,60 € (R. Logistica binaria). Il numero di attività sportive outdoor è al terzo posto con una disponibilità a pagare di 6,50 € (R. Lineare) e di 5,50 € (R. Logistica binaria), seguito dalle attività sportive indoor che presentano una DAP con valore negativo di - 2,00 € (R. Lineare) e - 2,30 € (R. Logistica binaria). L’ultimo posto è occupato dal personale specializzato per essere seguiti nelle attività con un valore negativo di – 9,00 € (R. Lineare) e – 7,70 € (R. Logistica binaria).


Regressione Lineare _ Analisi disponibilità a pagare a attributo Formula Attributi

Disponibilità a pagare = βattributi / βprezzo βattributi

βprezzo

Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

-0,018

Qualità del pernottamento

0,045

Qualità del cibo

0,102

Numero di attività sportive outdoor

0,013

Numero di attività sportive indoor

-0,004

Prezzo attributo (€) -

9,00 € 22,50 €

-0,002

51,00 € 6,50 € -

2,00 €

Regressione Binary Logistic _ Analisi disponibilità a pagare a attributo Formula Attributi

Disponibilità a pagare = βattributi / βprezzo βattributi

βprezzo

Personale specializzato per essere seguiti nelle attività

-0,077

Qualità del pernottamento

0,196

Qualità del cibo

0,432

Numero di attività sportive outdoor

0,055

Numero di attività sportive indoor

-0,023

Prezzo attributo (€) -

7,70 € 19,60 €

-0,010

43,20 € 5,50 € -

2,30 €

173


CONCLUSIONI Le finalità di questo lavoro, di tipo marketing/estimativo, è volto a capire la migliore strategia progettuale da seguire per riuscire a favorire al meglio la rinascita di un paesaggio edificato, ormai in stato di abbandono. Dai risultati ottenuti, dalle ricerche effettuate per arrivare alla formulazione e all’analisi dei risultati del questionario, abbiamo potuto capire non solo le preferenze dei 150 intervistati ma anche le linee guida che ci affincheranno nel progetto della nuova “Saint Grèè Sport House”. La disponibilità a pagare è il dato che esprime chiaramente tali preferenze e ci permette di capire dove andare a migliorare aspetti qualitativi e quantitativi nel progetto. L’elevata disponibilità a pagare sulla qualità del pernottamento e la qualità del cibo si traduce nel progetto con l’inserimento di livelli qualitativi più alti (hotel a 3 stelle e ristorante + il bar). Date le grandi dimensioni della struttura riteniamo comunque opportuno garantire una possibilità di scelta più ampia nella qualità del pernottamento con, oltre l’hotel a 3 stelle, una parte più piccola destinata

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a ostello. Gli altri 3 punti come già detto presentano una DAP molto bassa e, in alcuni casi, anche negativa. Nel progetto si procederà quindi, andando a inserire attività sportive outdoor, come campi sportivi e andando a migliorare i percorsi di mountain bike/ trekking già esistenti. Le attività sportive indoor che verranno progettate e inserite nella struttura saranno poche ma con spazi più estesi e di qualità. Tutte le attività inserite saranno progettate e studiate in modo da richiedere un numero minimo di personale. Dopo queste ultime considerazioni sui dati ottenuti con la Choice Experiments, procediamo ora nelle pagine successive alla presentazione della nostra proposta progettuale.


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LA RIPROGETTAZIONE DELL’EDIFICIO 176


177 Veduta aerea, Saint Gréé di Viola - 1973 - © Giacomo Augusto Fedriani


Grande, ma senza bellezza. Queste sono le parole che, secondo noi, rappresentano al meglio lo scheletro della Porta della Neve. Il nostro iter progettuale parte proprio da qui; da resti di finestre ormai in frantumi e da colori spenti, freddi e inanimati. Così si raccontano oggi i resti di un passato glorioso, beffato ormai dalle crudeli e instabili dinamiche dettate dal tempo. La sensazione che si prova, una volta che ci si trova a tu per tu con questo imponente colosso, è quella di osservare dei resti archeologici, situati alle pendici di un monte durante un periodo di temponon ben definito. Sette piani di cemento nudo, travi e pilastri che si estendono coprendo una superficie di 15 mila metri quadrati danno origine al vero volto del “mostro”, certo non una di quelle creature mitiche che hanno ispirato molti architetti a concepire le proprie opere come vere e proprie strutture formate da vertebre di animali imponenti e fantasiosi. No, in questo caso il mostro non è stato concepito volutamente; esso è frutto di un processo di trasformazione generato nella seconda metà degli anni settanta e miseramente fallito a poco dopo l’abbandono da parte del suo creatore nel

178

1985. Ad oggi il paese intero di Viola St. Gréé si presenta come una “ghost town”, composta da condomini fantasma e da architetture in forte stato di degrado e abbandono. Queste si sono così aggiunte alle circa 40 stazioni sciistiche obsolete disseminate nelle Alpi piemontesi. Nonostante gli interventi mirati a un “rilancio”, risalenti al 2002, grazie ai finanziamenti erogati dalla Regione Piemonte, il paese non ha subito il processo a lungo desiderato. Durante i nostri sopralluoghi abbiamo cercato di cogliere sempre più a fondo l’essenza del progettista, abbiamo riflettuto e ragionato molto su quale poteva essere stato il pensiero originario di Fedriani dietro a questo intervento e, credendo noi in primis in un eventuale rilancio della località, abbiamo pensato di affrontare il tema di petto, provando a delineare una possibile alternativa all’attuale stato di fatto. La nostra riprogettazione, tuttavia, non deve essere intesa come una riprogettazione formale e totalmente realizzabile; il lavoro che abbiamo cercato di portare a termine è da intendersi maggiormente come un concorso di idee, il quanto più possibile fedele alla realtà economico-edilizia dei giorni nostri. Siamo pienamente consci del fatto di aver tra-

lasciato moltissimi elementi e aspetti considerati indispensabili per poter compiere una riprogettazione nella realtà. Tuttavia, seppur fosse un progetto molto particolare e decisamente insidioso, fin dal principio abbiamo sempre cercato di ragionare nella maniera piu razionale possibile, tenendo in considerazione alcuni aspetti di base che consideriamo imprescindibili per una buona progettazione. Lo scopo del nostro lavoro, dunque, non è quello di fornire uno studio di fattibilità affiancato ad un computo metrico estimativo, tantomeno quello di voler realizzare un progetto confezionato e pronto per essere sviluppato. Piuttosto, il fine ultimo del nostro lavoro è quello di mandare un messaggio chiaro, un messaggio che, a nostro avviso di questi tempi, risulta sempre più importante tramandare; non è con la potenza di una demolizione che si possono risolvere alcuni problemi intrinseci e logistici legati al territorio stesso, preesistenti da anni. Un edificio considerato un “ecomostro”, in alcuni casi, non va a deturpare ne ad avvelenare un territorio, anzi; se è vero che nel tempo la razza umana ha costruito troppo, non è altrettanto corretto pensare che la scelta giusta sia quella di lasciare in stato di abban-


dono questi errori, tantomeno quella di spazzarli via, eliminandoli dalla faccia della terra. Esattamente come avviene con il fenomeno dell’esperienza, l’uomo dovrebbe imparare a riflettere e rielaborare, al fine di non commettere più gli stessi errori già commessi in passato e al fine di comprendere sempre meglio il rispetto per la natura ma anche per gli stessi edifici, nella speranza, in un domani, di evitare un ulteriore spreco di consumo di suolo, mirando ad un futuro sempre più sostenibile. La crosta terrestre è ormai ricoperta da una moltitudine impressionante di edifici e, spesso, anche se economicamente la nuova realizzazione può sembrare la scelta più conveniente, non è detto che poi sia quella piu conveniente per il pianeta stesso. La terra ci manda sempre piu spesso segnali di sconforto e di sofferenza e, molto spesso, basterebbe una progettazione più attenta ed oculata, mirata alle reali esigenze della gente e del pianeta, per evitare la genesi e la formazione di nuovi “mostri”.

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1. IL PERCORSO

Concept progettuale - 2015 - © Elaborato generato dagli autori

Il percorso distributivo originario della Porta della Neve è caratterizzato da due sistemi di collegamento: il primo, verticale, parte dal piano terra e si conclude al terzo piano; il secondo è un sistema diagonale che prevede una distribuzione dal terzo fino all’ultimo piano attorno a una corte interna su cui si affacciano le attività e si sviluppa seguendo il declivio della montagna. Il progetto si concentra intorno alla costruzione di un nuovo percorso distributivo. L’idea di partenza è stata quella di trovare un fil rouge che, a partire dalla porta di ingresso principale, colleghi ogni spazio, ramificandosi su ogni piano

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e giungendo fino all’uscita sulle piste. Il nuovo intervento vuole relazionarsi con la preesistenza, denunciandone tuttavia l’inserimento. Le soluzioni sviluppate riprendono quindi i precorsi distributivi già presenti all’interno della Porta della Neve e, a partire da questi, costruiscono un nuovo spazio di incontro e connessione. Una prima ipotesi prevedeva l’inserimento di un nuovo vano distributivo verticale (1), che, dopo aver attraversato l’edificio, al livello della terrazza, si sarebbe elevato fino al tetto. Tuttavia questa prima soluzione non rispettava l’andamento della montagna, caratteristico della struttura. La soluzione definitiva

(3) prevede invece un collegamento diagonale attraverso una passerella elicoidale che mette in relazione l’ingresso al piano terra con l’uscita superiore, “tagliando” internamente l’edificio e seguendo la conformazione della montagna. La scelta di una curva per la passerella distributiva accentua e denuncia il nuovo intervento rispetto alla preesistenza. La struttura risulta percorribile da qualsiasi utente, in bici o con disabilità, grazie alla pendenza dell’8% su tutto il tratto. Al fine di creare un legame forte tra la passerella e l’edificio sono state inserite alcune attività all’interno del vuoto creato per ospitare la struttura.


Verticalmente, lungo i primi cinque piani, è stata progettata una parete di arrampicata divisa in due parti: dal piano terra al terzo piano viene

praticata l’arrampicata a corda, dal quarto al quinto piano quella a boulder. Il sistema è visibile dalla passerella e ricopre una porzione della

parte Nord della facciata interna. È stato inoltre inserito uno scivolo, ancorato alla struttura, che collega il tetto dell’edificio con il piano terra.

Integrazione attività - 2015 - © Elaborato generato dagli autori

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2. LA PASSERELLA: ANALISI STRUTTURALE Nel seguente paragrafo viene descritto il sistema strutturale della passerella elicoidale. L’edificio è costituito da una struttura di pilastri in CA di dimensione 40x40 cm e solai in latero cemento con travetti prefabbricati. Per la costruzione della passerella pedonale è stato progettato un nuovo sistema strutturale indipendente dallo stato di fatto: per l’ipotesi d’intervento sono stati eliminati i pilastri esistenti compresi all’interno del vano che ospita la passerella e sono stati invece mantenuti quelli perimetrali. All’interno del vano passerella è stata inserita una nuova maglia di pilastri perimetrali, distanti 60 cm rispetto a quelli esistenti. I nuovi pilastri, in acciaio e con profili HEB 300, sono stati progettati per scaricare direttamente a terra il carico gravante su di essi, attraverso micropali di fondazione. Nella parte superiore della struttura sono collocate delle travi reticolari di altezza 1 m, giuntate ai lati con i pilastri in acciaio. Le travi reticolari sono composte da profili superiori e inferiori HEB 300 e profili interni HEB 200. L’interasse tra le travi reticolari è

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compreso tra 4,80 e 6,4 m. Dal profilo inferiore delle travi reticolari partono delle funi strutturali di collegamento con la passerella elicoidale. Le funi strutturali sono solitamente applicate in strutture dove è richiesta la necessità di avere elementi portanti più leggeri e con un estetica più raffinata. La struttura della fune è caratterizzata da filamenti di acciaio ad alta resistenza (spessore complessivo 3 cm). Un ulteriore elemento è la struttura della passerella. Se si considera la sezione, la struttura è racchiusa tra due scatolari in acciaio di dimensione 20x80 cm ancorati alle funi strutturali. Inoltre, sono state disposte delle travi secondarie (profili HEB 120) con interasse 2 m, una lamiera grecata (SOLAC 55), un getto di calcestruzzo leggero strutturale (LECA 1600) e una pavimentazione in resina epossidica multistrato (0,6 cm). Ultimo elemento sono i solai posti ogni piano in corrispondenza dell’arrivo della passerella. Come visibile dalle piante presentate di seguito, i solai sono stati riprogettati con un nuovo sistema strutturale di travi in acciaio che vanno a scaricare

direttamente sui nostri pilastri HEB 300. Di seguito vengono presentati lo schema strutturale, le piante strutturali, e dettaglio tecnologico conclusivo della passerella pedonale in scala 1:20.


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3. ANALISI DELLE ATTIVITÁ In questo paragrafo viene presentata una descrizione delle scelte progettuali effettuate relative alla distribuzione su ogni piano delle attività, sportive e non, inserite nell’edificio. Le attività proposte sono state pensate e inserite all’interno della struttura in funzione delle relazioni con il percorso distributivo e degli spazi disponibili in accordo con le indicazioni riportate dalla normativa vigente. Lo stato di fatto prevedeva la suddivisione dell’edificio secondo tre principali destinazioni d’uso: residenze private, hotel e area collettiva/sociale. Questa strutturazione funzionale è stata mantenuta anche all’interno del progetto di rifunzionalizzazione. Le residenze private, situate nella zona esposta a nord-est, non sono state considerate nel progetto e sono rimaste completamente invariate rispetto allo stato di fatto. La struttura alberghiera, che si trova nell’area esposta a nord-ovest, è stata riprogettata e riorganizzata, suddividendola secondo due diverse tipologie di pernottamento: il primo e il secondo piano sono destinati a ostello della gioventù con bagni in co-

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mune e camere da letto per 4, 6 e 10 persone; il terzo e il quarto piano sono destinati a hotel con camere da letto per 2-3 persone. La differenziazione tra diverse tipologie di pernottamento è stata effettuata al fine di fornire una maggiore scelta per poter attrarre una fascia di utenza più ampia. L’area destinata a spazio collettivo si sviluppa su tutti i piani dell’edificio, fatta eccezione del primo piano, con funzione di distribuzione e collegamento. Di seguito ne viene descritto il progetto della strutturazione funzionale degli spazi. Al piano terra, all’entrata della Porta della neve, si trova lo skate park: questo spazio, per la sua ubicazione, svolge una funzione di “vetrina” in quanto è percepibile anche dall’esterno. È presente inoltre un infopoint munito di pannelli informativi e illustrativi che forniscono all’utente tutte le indicazioni per potersi orientare e trovare le varie attività sportive indoor e outdoor. Al piano terra troviamo anche l’accesso a due differenti pareti per l’arrampicata a corda che si estendono fino al terzo piano. Una parete per l’arrampicata è stata ricavata all’inter-

no del vano che ospita la passerella elicoidale e risulta visibile lungo tutto il suo percorso, mentre la seconda, molto più lunga ed estesa in larghezza, nei piani superiori è visibile dall’ostello e dall’ hotel grazie ai ballatoi posti su ogni piano. Il primo piano, a cui si accede tramite la passerella elicoidale, è progettato come una zona di passaggio, dove possono sostare coloro che desiderano osservare chi pratica arrampicata. Il secondo piano è stato completamente riadattato per la progettazione di un’area spa/centro benessere provvista di sauna, bagno turco, docce emozionali, idromassaggio, massaggi e area relax. Lo spazio è stato pensato per chi vuole distrarsi dall’attività sportiva praticata all’interno della struttura, oppure per chi desidera semplicemente rilassarsi. Al terzo piano sono state inserite due attività: paintball e arrampicata a boulder. Il paintball nasce come gioco di simulazione di battaglie; lo scopo è il raggiungimento della base “nemica” o l’eliminazione dell’avversario a colpi di palline di gelatina riempite di vernice, sparate con fucili ad aria compressa.


Tale attività prevede un campo da gioco progettato con materiali a basso costo come copertoni di automobili, pannelli in legno truciolato, reti e altro. L’arrampicata a boulder è invece collocata nel vano passerella e si sviluppa in elevato per due piani. La differenza con la precedente tipologia di arrampicata è che in questo caso l’arrampicata viene praticata senza l’ausilio di una corda di sicurezza e, in caso di caduta, un atterraggio sicuro viene garantito dal posizionamento di materassini alla base. Il quarto piano si divide in due grandi aree: la zona dei campi sportivi indoor e gli spogliatoi. Lo spazio spogliatoi è caratterizzato da due maniche, una maschile e una femminile, provviste entrambe di bagni, docce, spogliatoi e una zona relax in comune. L’area dei campi sportivi comprende due campi da squash, un campo versatile per pallavolo, tennis e bike polo e infine una grande “pool” per lo skateboard. Il progetto dei campi sportivi indoor e la pool, prevede la demolizione del solaio al piano quinto al di sopra dei campi sportivi e della pool stessi in modo da ottenere una

maggiore altezza. Il piano quarto e quinto sono collegati tra loro, oltre che dalla passerella, da una serie di spalti a gradoni che affacciano sui campi sportivi. Al quinto piano è presente un sistema di attività commerciali sviluppate in parte secondo la tipologia a duplex e un ristorante provvisto di tavoli disposti sia internamente che esternamente sulla terrazza. Il sesto piano è la zona di accesso alle piste da sci e alle attività sportive outdoor. La nuova disposizione prevede un utilizzo dell’area parzialmente simile al suo utilizzo originario. Una parte viene utilizzata come bar con deor esterno, mentre una parte, in corrispondenza della zona dove erano precedentemente disposte le piscine, viene adibita a nuovo spazio interno/ esterno per la vendita e il noleggio di attrezzatura per ogni tipo di sport. All’esterno dell’accesso posto al sesto piano si trovano, oltre alle piste da sci, due campi da basket, due campi da pallavolo e uno da calcio, una pista di pattinaggio, un campo da paintball outdoor e un’area gioco attrezzata per i bambini. Inoltre da qui parte un

sistema di percorsi per mountain bike e trekking che percorre la montagna (quota 1700 m) estendendosi fino ai comuni di Garessio e Pamparato.

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Ingresso alla Porta della Neve - 2015 - Š Disegno realizzato dagli autori

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Hall - 2015 - Š Disegno realizzato dagli autori

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Centro benessere - 2015 - Š Disegno realizzato dagli autori

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Campi sportivi - 2015 - Š Disegno realizzato dagli autori

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Palestra di arrampicata, vista esterna - 2015 - Š Disegno realizzato dagli autori

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Negozi - 2015 - Š Disegno realizzato dagli autori

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Porta della Neve, vista dalle piste - 2015 - Š Disegno realizzato dagli autori

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201


ELABORATI PROGETTUALI 202


203 Veduta aerea - 2015 - Š Elaborato realizzato dagli autori


INQUADRAMENTO TERRITORIALE

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PLANIMETRIA GENERALE

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PIANO TERRA

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PIANO PRIMO

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PIANO SECONDO

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PIANO TERZO

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PIANO QUARTO

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PIANO QUINTO

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219


PIANOPIANO SESTOSESTO

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221


TETTO

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SEZIONE A

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PROSPETTO NORD

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PROSPETTO SUD

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SKATEPARK / PIANO TERRA

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ARRAMPICATA (BOULDER) / PIANO TERZO

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VISTA SUI CAMPI SPORTIVI / PIANO QUINTO

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SVILUPPO DELLA SCALA / PIANO SESTO

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AREA BAR / PIANO SESTO

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INGRESSO SUD PORTA DELLA NEVE / PIANO SESTO

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CONCLUSIONI Giunti al termine della nostra ricerca possiamo affermare con sicurezza che le aspettative prefissate inizialmente sono state in buona parte raggiunte. Tuttavia, durante il nostro iter progettuale, sono sorte alcune questioni e alcune problematiche inaspettate, non contemplate tra le possibili questioni fin dall’inizio. La complessità architettonica e le eccessive dimensioni di questo edificio hanno reso molto complicato tutto quello che è stato il disegno di un progetto unitario e verosimile. Donare nuova luce e nuova identità ad un gigante così articolato in ogni sua parte è stata una scelta che forse andava analizzata più a fondo fin dal principio, compiendo un’analisi preventiva su più fattori. Tuttavia, dopo un lungo lavoro di riorganizzazione spaziale, di creazione di un percorso unitario, di selezione e scelta delle possibili attrattive per valorizzare l’area (ricadute sulla pratica sportiva dopo un’attenta analisi a monte del progetto), ci sentiamo soddisfatti dell’esito raggiunto. Abbia-

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mo provato a realizzare un progetto unitario che, previ studi di fattibilità strutturale dell’esistente, potrebbe mettere in moto il processo di ripresa economica tanto atteso nell‘area. In merito al tema del riuso ci è stato confermato ciò che pensavamo all’inizio del nostro iter progettuale; secondo noi, infatti, il discorso del riuso adattivo potrebbe essere una soluzione quanto meno considerabile prima della scelta piu ovvia per questi grandi edifici abbandoati: la demolizione. Anche se molte volte risulta apparentemente più semplice investire nella realizzazione di un progetto ex novo, riteniamo che la soluzione del riuso adattivo potrebbe garantire, nella maggior parte di questi casi, una maggior valorizzazione dell’edificio, inteso come patrimonio culturale e come parte integrante della nostra storia.


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RINGRAZIAMENTI Desideriamo ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato nella stesura della tesi con suggerimenti, critiche ed osservazioni: a loro va la nostra gratitudine, anche se a noi spetta la responsabilitĂ per ogni errore contenuto in questa tesi.

Ringraziamo anzitutto i nostri relatori; il professor Antonio De Rossi e la professoressa Marta Carla Bottero, senza il loro supporto e la loro guida sapiente questa tesi non esisterebbe.

Proseguiamo nel ringraziare il professor Walter Ceretto per il suo aiuto e per il suo supporto; ci ha saputo ascoltare, interpretando le nostre esigenze, facilitando le ricerche e rendendo possibile l’impossibile.

Un ringraziamento speciale va a colleghi e amici. Ci hanno supportato, incoraggiato, sostenuto e hanno speso parte del proprio tempo per leggere e discutere con noi le bozze del lavoro.

Infine ringraziamo le persone a noi piÚ care: le nostre famiglie e i nostri amici, a cui questo lavoro è dedicato.

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