TRIMESTRALE
DI
INFORMAZIONE
NON
CONVENZIONALE
dalla terra di Tuscia
sommario
DECARTA Trimestrale di informazione non convenzionale Numero 30 – Estate 2018 Distribuzione gratuita Direttore responsabile Roberto Pomi Direttore editoriale Manuel Gabrielli Photo editor Sabrina Manfredi Responsabile commerciale Dr. Enrico Lentini - 333 4820805 Contributi di Manuel Gabrielli, Enrico Lentini, Roberto Pomi, Daniela Stampatori Immagine di copertina Manuel Gabrielli e Massimo Giacci Design Massimo Giacci Editore Onda srls Via Monti Cimini, 35 - 01100 VITERBO Tel. 340 7795232 Partita Iva 02282020565 ondacomunicazione@legalmail.it Iscrizione al ROC N. 31504 del 17/05/2018
4 - editoriale Brecchiosi e Saettoni, figli di una stessa origine
16 - eccellenze Storia di una ex-ricercatrice universitaria e del suo amore per il gelato
Manuel Gabrielli
Manuel Gabrielli
punto di vista 6 Piccoli produttori, si può e si deve Alberto Valentini, presidente della condotta Slow Food Viterbo e Tuscia, ci spiega come Manuel Gabrielli
8 “Coldiretti può e deve giocare un ruolo strategico per un brand Tuscia” Il presidente di Coldiretti scatta una fotografia sui passi da mettere in atto per costruire sviluppo organizzato Roberto Pomi
9 Verso un’agricoltura 2.0 Intervista ad Enrico Vettori, giovane agricoltore e già figura istituzionale Manuel Gabrielli
10 Scommettere sul prodotto locale Intervista a Paolo Bianchini, oste fautore del km 0 Manuel Gabrielli
18 - imprenditoria Il re dei lamponi ci parla di castagne Manuel Gabrielli
19 - imprenditoria Tuscia, terra di impresa Enrico Lentini
20 - sport Ritagliarsi un angolo del ring Manuel Gabrielli
22 - turismo Dalla terra di Tuscia Daniela Stampatori
24 - viterbo Mappa del centro storico 26 - musica Chi è Simone Gamberi, l’uomo e la band Manuel Gabrielli
ballottaggio 2018 28 Viterbo al bivio: Giovanni Arena o Chiara Fontini? Roberto Pomi
Stampa Union Printing SpA
12 - storia Viaggio tra i locali di un tempo Enrico Lentini
I contributi, redazionali o fotografici, salvo diversi accordi scritti, devono intendersi a titolo gratuito.
Chiuso in tipografia il 18/06/2018 Tiratura: 30.000 copie
DECARTA ESTATE 2018
14 - tipicità Carote viola viterbesi, una ricchezza scomparsa Roberto Pomi
29 Giovanni Arena, una candidatura che punta sulla forza dei partiti 29 Chiara Frontini, la donna che vuole cambiare Viterbo
3
estate
editoriale
Brecchiosi e Saettoni, figli di una stessa origine Manuel Gabrielli
N
on a tutti è noto ma la città di Montefiascone è da molti conosciuta anche come Saettonia e ne consegue che i suoi abitanti vengono chiamati Saettoni. Non è ben chiaro se il nome se lo siano affibbiato da soli ma il significato, anche se oggi è andato un po’ perso e gli abitanti di questo paese si definiscono orgogliosamente così, è abbastanza noto: il saettone è il classico contadino grezzo, diffidente e inospitale. Forse non lusingati da questo nomignolo, sembra che i Montefiasconesi ne abbiano creato un altro appositamente per i Viterbesi, ed è così che gli abitanti del capoluogo sono diventati i Brecchiosi o, sempre per motivi dialettali “Le Brecchiose”. Non conosco l’etimologia di questo termine ma è sicuramente derivante da brecchio, che è un termine dispregiativo con il quale ci riferiremmo a una persona un po’ grezza, un villano. L’equivalente di un saettone insomma! Mi ha sempre fatto abbastanza ridere perché viene spesso usato con lo stesso disprezzo che gli abitanti delle città ri4
servano per chi proviene dalla provincia. In un certo senso però i Montefiasconesi hanno ragione. Anche noi Viterbesi, così come tutta la provincia, deriviamo da un cultura agricola. Basti pensare che l’unico istituto bancario locale, la Banca di Viterbo, venne fondata nel 1911, da 45 agricoltori, con il nome di Cassa Rurale Cattolica Cooperativa di prestiti e Risparmio. Insomma, un po’ brecchi forse lo siamo nel cuore, e non c’è niente di cui vergognarsi. Durante questo periodo elettorale, al momento ancora non concluso, si è parlato di tutto e di più: terme, turismo, centro storico, decoro urbano, sicurezza, cultura, ambiente e chi più ne ha più ne metta. L’agricoltura, nonostante la nostra storia, è stata appena sfiorata da qualche programma o discorso. Ciononostante questa – intesa nella sua accezione più vasta: coltivazione, allevamento e sfruttamento delle foreste – è sicuramente la ricchezza più grande della provincia.
Vini, oli, formaggi, salumi, legumi, patate, nocciole, castagne, lamponi, e l’elenco sarebbe ancora più lungo, sono i nostri prodotti e, se ci fosse una volontà generale, sarebbero dal primo all’ultimo famosi in tutto il mondo. E non parliamo del singolo prodotto – perché alcuni produttori più intraprendenti già riescono a far arrivare il loro lavoro oltreoceano – ma del marchio e soprattutto dell’origine geografica.
V
iterbo potrebbe contare negozi di prodotti tipici a ogni angolo della strada, un po’ come a Montepulciano troviamo un’enoteca ogni dieci metri, se solo il turista venisse informato della ricchezza che lo circonda. Qualcuno potrebbe addirittura osare di venire appositamente per visitare le produzioni. Banfi, uno dei produttori di vino più famosi nella zona di Montalcino, ha restaurato il Castello di Poggio alle Mura appositamente per ospitare i turisti e inebriarli, oltre che del vino, anche della bellezza della campagna circostante. DECARTA ESTATE 2018
foto © Manuel Gabrielli
Per questi motivi abbiamo deciso di ospitare su questo numero il programma completo dello Slow Food Village, un evento organizzato dalla condotta Slow Food Viterbo e Tuscia, e quindi nello specifico frutto del lavoro volontario di tante persone che hanno a cuore questo argomento così importante.Troverete all’interno del programma, nell’altro lato della rivista, un’esauriente descrizione di cosa è il Village e, in generale, di cosa si occupa Slow Food. Con l’occasione abbiamo voluto metterci del nostro e quindi, oltre ai consueti contenuti su sport, musica, imprenditoria e politica, abbiamo deciso di dedicare le nostre pagine a qualcosa di attinente. Per l’occasione abbiamo intervistato il presidente Coldiretti Viterbo e il delegato provinciale, per i giovani, della stessa associazione di categoria. Abbiamo proseguito con il presidente di Slow Food Viterbo e Tuscia, il dinamicissimo produttore di lamponi Massimiliano Biaggioli e Paolo Bianchini, proprietario dell’Osteria del Vecchio Orologio e ferreo sostenitore del km 0. Ben due pagine per Lolla Gelato di Lorenza Bernini e Ivan Montanari, gelateria emergente che vale assolutamente una gita fuori porta verso Bolsena. Storia e curiosità non potevano mancare e, perciò, è diventata irrinunciabile la memoria di Francesco Morelli, che ci racconta delle numerose fraschette e DECARTA ESTATE 2018
osterie un tempo presenti a Viterbo. E, per concludere, la curiosa storia delle carote viola viterbesi, un tempo prodotto locale famosissimo, oggi peculiarità quasi introvabile. Tante interviste, uno stesso tema, tanto che abbiamo corso il rischio di ripetere le solite cose. Non ci sembra così e, al contrario, gli elementi in comune a queste opinioni portano tutte ad un unico punto: dobbiamo essere uniti.
T
orniamo un attimo alla provenienza culturale di questo territorio, alla mentalità contadina. Un detto locale recita “contadino: scarpe grosse e cervello fino”. Perché chi lavora la terra ha una saggezza e scaltrezza tutta sua, è un affarista nato e, anche per questo, in provincia esistono tante piccole realtà fiorenti. Di rovescio il lavoro dei campi è anche solitudine, fatica, avversità da affrontare, sacrificio. Guai a minacciare i risultati di chi ha faticato tanto per arrivare da qualche parte. Qualcuno imputa e accomuna la chiusura mentale dei Viterbesi alle mura cittadine. Io credo sia anche derivante da quella naturale diffidenza di chi ha dovuto farcela da solo e si fida solo di famiglia e amici più stretti. La vera nemesi di questa città è il timore di non farcela, di vedere gli sforzi dei propri predecessori vanificati dall’arrivo di qualcuno o qualcosa di “migliore”. E come dare torto ai piccoli commercianti, che hanno visto
le loro attività massacrate dalla concorrenza sleale della grande distribuzione. Questa chiusura è purtroppo biunivoca e qui il paragone con le mura funziona: si blocca la minaccia entrante ma, in uno stato di perenne difesa, non si riesce nemmeno a uscire. Le parole degli intervistati parlano chiaro, bisogna fare rete, bisogna unirsi, il territorio va promosso nella sua interezza e non ci deve essere spazio per invidie e antipatie. Abbiamo portato questi esempi proprio perché si tratta di tutte persone che a livello professionale hanno fatto fortuna, e continuano a farla, grazie al rapporto con i colleghi e con i fornitori. Siamo alla vigilia di un cambio di amministrazione per la città e si parla anche di un cambio generazionale negli uffici dirigenziali del Comune. È importante, perché è al capoluogo che spetta il ruolo di traino della provincia, è questa la città che deve cambiare mentalità prima degli altri. I paesi del Lago e della Teverina – vedasi Bolsena, Orvieto, Bagnoregio – stanno cominciando a capire che l’unione può fare la differenza. Le mura cittadine ci hanno protetto nel corso degli anni e oggi, più che mai, siamo sotto assedio. Le risorse messe da parte cominciano a scarseggiare e questo è il momento propizio per aprire le porte. Il “nemico” è là fuori, solo uniti abbiamo la speranza di fargli fronte. 5
estate
punto di vista
Piccoli produttori si può e si deve Alberto Valentini, presidente della condotta Slow Food Viterbo e Tuscia, ci spiega come. Manuel Gabrielli Chi è Alberto Valentini e di cosa si occupa? Sono agricoltore da 25 anni e in particolare mi occupo di agricoltura biologica. Ho un’azienda a Tuscania dove abbiamo sviluppato questa attività. Siamo partiti dal concetto di bio come scelta fatta da me e mia moglie circa 20 anni fa, quando alla nascita dei figli, pensammo che la direzione da prendere fosse verso un certo tipo di agricoltura che rispettasse l’ambiente e riflettesse su quello che è in generale l’alimentazione. Partimmo un po’ come degli hippy del settore perché 20 anni fa di bio si parlava poco e venivamo visti un po’ come degli strani personaggi. Però piano piano questa cosa si cominciò a diffondere e parlando con le persone che avevamo intorno, e notando la loro risposta, capimmo che poteva essere la strada giusta. All’inizio fu difficile, non avevamo i mezzi tecnici o comunque erano molto limitati. Quindi ci fu un calo di produzione e si presentarono problematiche varie. Ma grazie allo studio e alla collaborazione con altri agricoltori, provenienti anche da territori diversi, abbiamo in qualche maniera ottimizzato il tutto. Nel frattempo l’interesse sempre maggiore sia da parte dei consumatori che dei produttori, ci spinse ad andare avanti. La scelta fu poi di diventare un’azienda multifunzionale in quanto l’agricoltura, bistrattata non solo nel bio ma anche nel convenzionale, necessitava di uno sbocco commerciale che desse più sostenibilità alla sola produzione. Abbiamo quindi cominciato a fare delle piccole trasformazioni: dal pomodoro le passate e le polpe, dalla vigna il vino, e dal grano in un primo momento solo farina e successivamente anche pasta. Su quest’ultimo fronte ci siamo specializzati sui grani antichi di cui oggi c’è una sempre maggiore richiesta. Parliamo invece di Slow Food, qual è il suo ruolo sul territorio? Mi sono incrociato, naturalmente, qualche anno fa con Slow Food in quanto i suoi principi vanno di pari passo con la mia produzione. Lo slogan “buono pulito e giusto” è oggi identificativo di Slow Food perché buono significa di buona qualità, pulito perché il cibo deve essere libero da trattamenti e chimica innecessaria e giusto perché chi lavora nella produzione, anche il singolo operaio, deve essere giustamente retribuito per il lavoro che fa. Slow Food è uno dei mezzi con cui si cerca di valorizzare i prodotti tipici di ogni territorio. Un esempio su tutti è il lavoro fatto con la Susianella, un prodotto della nostra zona, oggi presidio Slow Food e marchiato Tuscia Viterbese. Ma si sta lavorando anche su altri presidi come il fagiolo del purgatorio, il cece del solco dritto, l’aglio rosso di Proceno e tante altre cose per far sì che questi prodotti tipici vengano ancora oggi coltivati.
6
Il presidio comporta però dei costi, sia da parte del produttore, perché deve contribuire a ciò che fa Slow Food, sia da parte degli enti pubblici affinché vadano a sostenere parte degli elevati costi necessari per la costituzione del presidio. In questo momento la strada migliore è collocare all’interno dell’arca del gusto, ovvero il catalogo dei prodotti riconosciuti da Slow Food, il prodotto stesso e poi creare delle comunità del cibo che a costo bassissimo lavorino sul territorio. La comunità del cibo, è un’unione tra produttori, la quale lavora in sinergia con il territorio, che si occupa di proseguire la coltivazione di quei prodotti a rischio di essere abbandonati in quanto spesso e volentieri non inseribili in un contesto industriale. Slow Food cerca comunque di agganciare sì il produttore ma ancora di più di comunicare alle persone quello che loro non sanno o non conoscono riguardo produzione e alimentazione. Cosa manca e cosa è da migliorare nella provincia? Secondo me manca innanzitutto la collaborazione tra produttori, nel senso che questi ultimi dovrebbero capire che attraverso i prodotti del territorio, la loro lavorazione e successiva promozione, risulta promosso il territorio stesso. Se i produttori decidessero di mettere insieme forza e promozione ne troverebbe vantaggio l’intera collettività, perché come avviene in molte zone d’Italia spesso è proprio un particolare prodotto ad attrarre attenzione dall’esterno. Purtroppo è una sinergia difficile da creare in agricoltura, dove ognuno porta spesso avanti solo l’“aziendina” sua. C’è anche una carenza importante della politica, completamente assente dal settore. Non solo nel locale, ma anche a livello nazionale. Si parla di giovani nell’agricoltura. Cosa si potrebbe fare? Bisognerebbe cercare di dare sostenibilità a questo concetto. La preparazione tecnica va bene, però esiste una vera via sostenibile a questo lavoro? È possibile vivere se si è dei piccoli agricoltori? È qui che bisogna lavorare. Io per esempio sto lavorando sui grani antichi, sulla trasformazione di farina e pasta, cercando di mettere insieme alcuni produttori intorno a questo argomento. Cerco di coinvolgere anche persone che non fanno agricoltura. Facendo dei progetti così riusciremmo in qualche maniera a sviluppare qualcosa in più e a dare sostenibilità a quel tipo di piccola agricoltura che è fondamentale. Questo perché alcuni lavori possono essere fatti solo da piccoli agricoltori e in certe zone non è possibile svolgerli con le macchine, ma solo manualmente. Se vogliamo mantenere questa diversità di prodotti dobbiamo dare sostegno a quella piccola agricoltura che svolge un ruolo importantissimo.
DECARTA ESTATE 2018
punto di vista L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE MA ANCHE DELLA LOGISTICA, GUARDANDO ALL’INTERPORTO DI ORTE
“Coldiretti può e deve giocare un ruolo strategico per un brand Tuscia”
Il presidente di Coldiretti scatta una fotografia sui passi da mettere in atto per costruire sviluppo organizzato. Roberto Pomi oggi non c’è nulla di definito. Tante le risorse, enormi le potenzialità. Sono mancati i capitani, capaci di cucinare in maniera armonica i vari ingredienti e approdare al risultato finale ottimale. Il tema è centrale e abbiamo scelto di parlarne con il numero uno di Coldiretti Viterbo: Mauro Pacifici.
A
Brand Tuscia, da dove partire? Bisogna partire innanzitutto dalla vocazione di un territorio. La Tuscia è indiscutibilmente un luogo agricolo. Agricoltura e turismo devono essere i due cavalli di razza da mettere in pista. Da qui occorre muovere i primi passi per costruire sviluppo. Guardando all’importante argomento, dal mio punto di vista, posso dire che c’è tantissimo materiale. Abbiamo una materia prima di grande valore. Ottime aziende agricole e ottimi prodotti che queste realizzano. Stiamo parlando davvero di una produzione al top a livello mondiale, ci basterebbe farla conoscere. Nel Viterbese, ci tengo a ribadirlo, lavorano ogni giorno famiglie sapienti che realizzano cose di qualità. Un brand Tuscia non può che partire da questo, mescolandolo con altri preziosi ingredienti che però già ci sono. Mi riferisco alla bellezza del territorio, tanto paesaggistica quanto storico-artistico-archeologica. Che ruolo può giocare Coldiretti nella costruzione di questo lavoro collettivo? Strategico, ma già siamo in cammino. In questi anni abbiamo fatto tanto, come associazione di categoria, per le nostre aziende. Quello che ancora non è stato raggiunto è la capacità di lavorare, in maniera continuata, gomito a gomito con le istituzioni. In questi giorni, prima del voto del 10 giugno, abbiamo incontrato tutti i candidati alla carica di sindaco per aprire dei ragionamenti sul domani. Tra le idee che Coldiretti ha messo sul tavolo c’è l’impegno per la realizzazione di un Palazzo del Gusto nel capoluogo per promuovere i prodotti locali. Dobbiamo metterci nelle condizioni di fare promozione nel migliore dei
8
modi possibili. Quella è la cosa che paga. Civita di Bagnoregio ce lo ha insegnato. È la dimostrazione quotidiana che la promozione, la comunicazione sono la chiave di cui dotarsi. Tramite la promozione conquistiamo flussi turistici e poi il territorio saprà farsi apprezzare con quello che ha. Coldiretti può continuare e implementare il proprio lavoro di sostegno alle aziende, per farle conoscere sui grandi mercati internazionali. Al tempo stesso dare un contributo per organizzare una rete logistica di trasporto delle merci. E qui dobbiamo guardare con attenzione all’Interporto di Orte. Su cosa pensa sia opportuno puntare? Abbiamo la fortuna di avere un paniere di prodotti largo. Sottolineerei due DOP dell’olio: DOP Canino e DOP Tuscia. Il fatto che produciamo il 37% della nocciola nazionale, poi l’importante produzione di vino dell’area del lago di Bolsena e il latte ovino di cui siamo i maggiori produttori nazionali dopo Sassari e Nuoro. Anche gli ortaggi sono un’eccellenza. Dalla sua esperienza come ritiene opportuno procedere per arrivare a costruire un brand territoriale solido e davvero efficace? Si tratta di cucinare insieme diversi ingredienti che, per fortuna, abbiamo già a disposizione. Tutti di ottima qualità. Purtroppo fino a oggi non è stata costruita una strategia precisa per ottenere un brand vero e proprio. Ci sono stati accenni, tentativi, sono stati mossi passi in diverse direzioni. Ora è il momento di impostare un serio lavoro, definire un’identità precisa su cui puntare – che racconti la bellezza paesaggistica e storico-artisticoculturale dei nostri luoghi –, comunicarla e lavorare alla conquista di flussi turistici. La cosa fondamentale è però remare tutti nella stessa direzione: istituzioni, associazioni di categoria, produttori. C’è tanto lavoro da realizzare ma farà la differenza, anche per i nostri produttori agricoli. Perché oggi un produttore agricolo ha tante occasioni e possibilità di realizzazione professionale e di soddisfazione economica.
DECARTA ESTATE 2018
punto di vista
Verso un’agricoltura 2.0 Intervista ad Enrico Vettori, giovane agricoltore e già figura istituzionale. Manuel Gabrielli
Chi sei e di cosa ti occupi? Mi chiamo Enrico Vettori, ho 29 anni, sono originario di Viterbo e sono titolare di un’azienda agricola a Pescia Romana. Con quest’ultima mi occupo principalmente di coltivazione di cereali e olivicoltura e sto realizzando un progetto, con l’aiuto di bandi regionali, per ampliare l’ambito aziendale ad un mandorleto. Ho studiato giurisprudenza a Siena ma la vocazione è stata sempre quella agricola. Con l’esperienza del nonno, dal quale ho ereditato questa azienda, e con mille sforzi, spero di fare bene in questa attività. Recentemente sei diventato anche delegato provinciale giovani impresa Coldiretti Viterbo. Come sei arrivato a questa carica e di cosa ti occupi. In pratica questa carica è una nomina, un’elezione fatta da un consiglio composto da giovani agricoltori sotto i 30 anni. Dentro la Coldiretti mi occupo del coordinamento e della gestione politica e sindacale di questi giovani imprenditori agricoli. Si parla spesso di giovani e agricoltura, credi sia veramente possibile che un giovane possa abbandonare la vita di tutti i giorni e dedicarsi alla coltivazione? Più che abbandonare si tratterebbe di un ritorno alle sane origini e una tendenza, in qualche modo, necessaria in un mondo che viaggia troppo velocemente e non dà quelle sicurezze che i giovani cercano. Certezze che inevitabilmente sono le origini, la vita del nonno e la vita rurale che ha dei ritmi più lenti e più confortanti. Questo nonostante tutte le dovute problematiche che può comportare, dal cambio delle stagioni, che potrebbe sembrare una frase fatta, agli innumerevoli problemi burocratici di fare un’impresa da zero. La cosa più importante
DECARTA ESTATE 2018
è che una persona possa vedere il proprio lavoro crescere in base al lavoro fatto sulla terra. Pensi che si possa partire totalmente da zero? Anche senza terra? È assolutamente realizzabile con gli aiuti che ci può dare la regione e con i fondi europei, in particolare il Programma di Sviluppo Rurale, oppure i bandi di altri enti, tipo ISMEA, per l’assegnazione di terreni con mutui trentennali agevolati per giovani agricoltori sotto i 40 anni. Credi si possa vivere solo di agricoltura, ovvero come produttore, o oramai bisogna comunque puntare anche ai prodotti derivati? È una domanda estremamente difficile a cui dare una risposta. Sicuramente se uno ha lo spirito di riuscire a trasformare il proprio prodotto, dare una collocazione del mercato particolarmente importante e vincente, avrà certamente una marcia in più. Spesso Viterbo per un giovane professionista è un luogo da cui fuggire. Dal tuo punto di vista, come trovi Viterbo? Per un professionista che lavora nel settore agricolo è un luogo dalla vocazione molto forte, ci stanno tante imprese fiorenti e tanti esempi di persone che ne hanno fatto un business e un’impresa e fanno girare, in questo modo, l’economia della città e non solo. È fondamentale ripensare per Viterbo un futuro che possa riguardare anche gli altri professionisti, magari con l’aiuto delle istituzioni, del Comune e delle associazioni di categoria a dare una spinta importante. L’Agricoltura è uno dei settori con più slancio in questo momento, cavalchiamo l’onda perché possiamo fare qualcosa di grande tutti insieme.
In che modo le nuove generazioni potrebbero guidare questo settore? Siamo stati sempre abituati con la filosofia ”in agricoltura si è sempre fatto così” cosa in parte vera, perché il dato esperienziale è fondamentale soprattutto per chi si affaccia per la prima volta verso questo settore. Però la nostra forza è che siamo tecnologicamente avanzati, abbiamo internet che ci può fornire molto spesso delle risposte che, se cercate in maniera costruttiva, possono rispondere alle nostre domande. A Viterbo abbiamo professionisti giovani molto preparati e soprattutto abbiamo l’università, che è un valore aggiunto invidiabile per la preparazione scientifica. Abbiamo le carte in regola per fare la differenza, soprattutto nel territorio. Con l’aiuto delle nuove tecnologie si può finalmente immaginare una “agricoltura 2.0”. Cosa ritieni sia fondamentale per il futuro? Per noi operatori e produttori farci conoscere è sicuramente importante, ma lo è altrettanto il fare educazione nei confronti delle nuove generazioni. Ci sono molti bambini che non sono più in grado neanche di riconoscere gli animali. C’è bisogno di un’educazione al rispetto dell’ambiente, al saper scegliere il cibo giusto, perché aiuterebbe non solo quei bambini, ma anche noi produttori che abbiamo fatto della qualità il nostro cavallo di battaglia. Sul nostro territorio non possiamo puntare alle immense quantità ma piuttosto alla qualità. Quindi se insegnassimo alle nuove generazioni a scegliere la qualità faremmo bene sia a loro, perché mangerebbero sano ma faremmo bene anche a noi produttori, che potremmo continuare con la nostra esperienza lavorativa.
9
punto di vista
Investire sul prodotto locale Intervista a Paolo Bianchini, oste fautore del km 0 Manuel Gabrielli Spiegaci brevemente, chi sei e di cosa ti occupi. Sono Paolo Bianchini, ho 42 anni, e da 13 anni sono il titolare dell’Osteria del Vecchio Orologio in centro a Viterbo. Sono da sempre forte sostenitore del km 0 e dei prodotti del territorio ma il vero punto di svolta risale al 2008, anno nel quale ho totalmente escluso dalla carta dei vini i prodotti di altre regioni. Da quel momento ho deciso di puntare sulle migliori aziende della Tuscia, dal punto di vista enologico, per poi cominciare ad inserire sempre più marcatamente i prodotti del territorio nel menù dell’Osteria. Quando dieci anni fa ho fatto questa scelta radicale sono stato preso per matto, perché nell’epoca dei vini internazionali, del Gewürztraminer e del Morellino di Scansano, ho deciso di vendere Grechetto e Aleatico. La vera strategia però, che è avvenuta nei 10 anni successivi, è stata quella di scegliere i migliori prodotti del nostro territorio, perché non basta essere tipico per esser di eccellenza, le eccellenze vanno trovate e valorizzate. C’è qualche atteggiamento, nel tuo settore, che ti infastidisce? Avere colleghi che nel 2018 ancora vendono vini e oli che non sono della Tuscia, non per una questione economica ma per una questione culturale. Mi dà fastidio perché lavorare con i prodotti del territorio che siano oli, legumi, formaggi, salumi, nocciole, è un dovere nei confronti dell’economia generale. Personalmente è un dovere che la mia attività ha nei confronti di tutte quelle aziende che ha aiutato a crescere a livello di marchio e prodotto, perché no anche dando consigli tecnici, come per le stagionature di un formaggio o un salume oppure su come rendere più accattivante la propria comunicazione. Questo atteggiamento serve a generare dinamicità economica e ricchezza del territorio. Se un’azienda locale riesce a crescere i soldi poi li rinvestirà sul territorio, creando occupazione. Da queste attività produttive deriva un indotto economico enorme, perché se i due terzi della città sono a vocazione agricola, e ci sono 1.159 partite IVA aperte nell’agroalimentare, un motivo c’è. Non c’è il rischio che un utilizzo, da parte di tutti, dei prodotti locali, vada ad inflazionare il mercato? Assolutamente no, il lavoro che ho fatto per primo è stato quello di far conoscere ai Viterbesi stessi le nostre eccellenze, perché i primi a non essere consapevoli di ciò che abbiamo siamo proprio noi. Ci sono aziende toscane che si comprano l’olio della Tuscia per rivenderselo come proprio mentre molti concittadini vanno a fare la spesa al banco del supermercato senza sapere che l’olio che comprano potrebbe provenire dalla Turchia o dal Marocco. Non sempre la domanda ha ragione, e a volte deve essere pure l’offerta a fare il mercato.
10
Come mai queste numerose eccellenze fanno fatica ad affermarsi a livello nazionale e internazionale? Perché per vendere i prodotti prima bisogna saper vendere un territorio. I prodotti della Toscana vengono apprezzati perché è stata prima venduta la Toscana stessa. È stata fatta un’operazione di marketing territoriale importante dove il turismo è andato di pari passo con la promozione gastronomica. Bisogna trovare un collegamento tra aziende, prodotti e produttori per compiere un’azione di comunicazione congiunta del brand Tuscia nei confronti di tour operator importanti e grande pubblico. Una grande criticità è l’aspetto dell’ospitalità. Viterbo non è una città che ha grandi alberghi ma ha un importante albergo diffuso nel centro. Però andrebbe messo in rete, collegato e promosso dal Comune di Viterbo. Pensi venga sottovalutato qualche prodotto locale in particolare? Non c’è un prodotto in particolare, perché abbiamo: uno dei migliori oli d’Italia, 93 aziende che producono vino, due aziende che hanno vinto la medaglia d’oro in concorsi caseari importanti, vedasi Caprino nobile di Monte Jugo e Toma reale di Pira. Poi una produzione di rilievo per ciò che riguarda legumi e patata dell’Alto Lazio, nocciole e castagne. Qui non si tratta di vendere un prodotto. Abbiamo l’eccellenza di un paniere di prodotti che devono essere venduti nella loro interezza. L’agroalimentare è una ricchezza enorme per l’intera provincia e se riuscissimo a fare un collegamento tra questo settore e quello turistico, sarebbe la vera svolta per l’economia della città e della provincia. Quale idea pensi potrebbe essere portata avanti? Per vendere la Tuscia 365 giorni all’anno dovremmo, secondo me, creare e studiare qualcosa intorno a Viterbo identificata come città termale. Mi immagino addirittura un cambio di denominazione in Viterbo Terme, un brand da vendere, per emozionare e per attrarre turisti durante tutto l’anno e non soltanto in occasione delle ottime, seppur sporadiche, manifestazioni già presenti sul territorio. Immaginiamoci i periodi morti di gennaio/febbraio e una Viterbo piena di turisti attirati dalle calde acque termali. Tutto questo, come già detto, potrebbe trainare il settore alimentare e, di conseguenza, il settore economico nella sua interezza. Qual è stata la tua migliore esperienza nella promozione del territorio? La mia più grande soddisfazione è stata quella di vedere la mia città, grazie allo spot della prova del cuoco, visualizzata da 6.800.000 italiani, e poi la presenza della mia osteria a Linea Verde, occasioni attraverso le quali è stata vista, apprezzata e, speriamo anche visitata, la nostra città.
DECARTA ESTATE 2018
estate
storia
Viaggio tra i locali di un tempo Francesco Morelli ci racconta di una Viterbo passata, insospettabilmente vivace. Enrico Lentini
ino agli anni ’40, quindi agli inizi del secondo conflitto mondiale, i ristoranti a Viterbo erano tre o quattro e i bar come li intendiamo oggi ancor meno: Schenardi in corso Italia, successivamente Minciotti e infine la sora Eugenia alla stazione di Porta Romana. Molto numerose, fino agli anni ’60, erano invece le osterie e le fraschette. Queste ultime prendevano il nome dal ramo apposto fuori dai locali e vendevano vino di produzione propria dentro le cantine stesse finché durava, per non più di tre mesi all’anno. La maggior parte si trovava vicino la chiesetta della Madonna della Carbonara lungo via Sant’Antonio.
F
Le osterie, bettole in dialetto, vendevano vino a mescita tutto l’anno e a differenza delle fraschette erano veri e propri esercizi commerciali. Gli avventori portavano spesso con loro qualcosa da mangiare, anche se di solito erano dotate di cucina. Ognuna aveva la sua cantina sotto il locale stesso o nelle immediate vicinanze, il vino veniva portato nel locale in recipienti chiamati “quartaroni” da dieci o quindici litri, i quali venivano appoggiati al muro e coperti da un panno (uno dei rudimentali accorgimenti igienici dell’epoca). Come ci racconta Francesco di questi locali se ne potevano trovare molti dentro le mura cittadine e qualcuno fuori in campagna. Iniziamo dai primi. In via Terzo Reggimento Granatieri c’era l’osteria Cristo di legno, su via Cairoli c’era Toto del Buco molto frequentata e rimasta tristemente famosa per l’uccisione di Antonio Tavani, conosciuto come “il figlio della Scatena”. Scendendo via Cairoli e superando il ponte Tremoli, nelle vicinanze dell’edicola del SS. Salvatore si poteva trovare l’osteria gestita dalla famiglia Porroni. In via S. Lorenzo la Trattoria di Giocondino era considerata un vero ristorante, con una cucina abbastanza fornita. La famiglia Celone, titolare della bettola Diavoletto nelle vicinanze di piazza S. Carluccio, ospitava ogni sera decine e decine di persone che nel dopo lavoro si trovavano per un bicchiere di vino e una partita a carte. Finita una botte, questa doveva essere sostituita e subito si spargeva la voce sulla qualità del nuovo vino, nel caso in cui fosse stato inferiore al precedente sarebbe diminuita la frequentazione del locale. Non molto affollata era invece l’osteria Della
12
Madonnella vicino piazza S. Maria Nuova, anche a causa della poca cortesia del proprietario. Proseguendo via Principe Umberto, ora Cardinal la Fontaine, subito dopo via Annio, si trovava la rinomata osteria Riccardo e Maria Strappafelce dal nome dei titolari, i quali essendo molto risoluti “non tolleravano i clienti troppo molesti o incapaci di gestire i fumi dell’alcool”. Continuando la strada c’era l’ingresso di un altro locale piuttosto frequentato, e conosciuto per la buona qualità del vino, che veniva servito anche nei tavoli all’aperto situati in un pergolato. Ancora su via Principe Umberto era presente l’osteria Da Silvio il Guercio, anche questa frequentatissima. Nelle immediate adiacenze ci si poteva accomodare Dal Zoppo, per via del proprietario claudicante. Su via S. Pietro La Veronica era un locale molto ordinato e pulito, a differenza della maggior parte delle altre bettole. u via S. Leonardo la rinomata osteria Il Villano Ricco, a causa della fama che si era costruito il proprietario. Proprio da qui quasi ogni sera un personaggio caratteristico “Rubacuore” usciva ubriaco e, tornando a casa, era solito fare una sosta in ognuna delle osterie situate su via Cardinal la Fontaine, fino ad aver bisogno di essere preso in braccio e accompagnato a casa. L’aquila Nera, invece, era un ristorante molto quotato nelle vicinanze di porta Romana. In via Annio L’Iris era conosciuto per il pregiato vino servito, la buona cucina e i tavoli nel patio interno. Molto frequentato il sabato, per via del mercato che si svolgeva nella vicina piazza Fontana Grande, e a S. Rosa per la fermata della macchina, sempre nella vicina piazza. I Tre Re all’inizio di via Macel Gattesco è uno dei pochi locali ancora oggi aperto ed era famoso già all’epoca per la pulizia, le prelibatezze culinarie e il vino sempre di ottima qualità. In fondo alla stessa via si poteva trovare la caratteristica osteria Del Grancetto, di cui era titolare il “sor Checco” che riusciva con una battuta ad accattivare le simpatie dei clienti. Per le fiere forniva le minestre, a due soldi a piatto, a tutti i “fieraroli”. Un fatto è rimasto noto, quando uno di questi gli fece notare che nella zuppa aveva trovato un pezzetto di straccio, il sor Checco rispose “per due soldi che volevi trovarci un pollo?” Poco lontano, a via Calabresi, c’era un’altra trattoria molto buona, nota all’epoca come Lo Sviz-
S
zero e oggi ancora aperta con il nome “4 stagioni”. In via Mazzini era situato Il Grappolo d’Oro, che quando riempiva la botte di nuovo vino faceva correre la voce tra i viterbesi di un “grappolaccio” o di “un buon grappolo” a seconda della qualità del nettare. Verso la fine di via Mazzini si trovava La Scaletta, il buon ristorante della “sora Nina”. In piazza Verdi, nel vicolo che conduce alla Cassia, l’osteria di Matarazzo, il quale al cambio del vino nelle botti veniva etichettato dai compaesani con “ci si dorme bene” o con “ci si dorme come in un materassaccio” giocando con il cognome del gestore. A via della Cava c’era il famosissimo ristorante Toto della Pergoletta. l di là del ponte di Paradosso, posizione che 50 anni fa era un discrimine importante anche se oggi fa sorridere, si trovava la famosa osteria La Chica del Bravo. Conosciuta soprattutto per la varietà dei giochi di carte praticati, che attiravano molti giocatori “accaniti” con il rischio di risse, facilitate dai coltelli che molti avventori erano soliti portare con loro. La situazione veniva, però, tenuta sotto controllo dal maresciallo Milioni, che ritirava i coltelli a tutti i clienti prima che varcassero il ponte di Paradosso e glieli restituiva a fine serata. Come dal parroco don Pietro Schiena, il quale frequentava l’osteria per “evitare che presi dal gioco gli avventori cadessero nella tentazione della bestemmia”.
A
Fuori le mura, dove si andava per le “scampagnate” della domenica in cui di solito ci si portava da casa il cibo, vi erano altri locali. Ad esempio sulla Cassia, in direzione Vetralla, si trovavano: Il Ciriciaccolo e Cacazeppette. Sulla Cimina, all’altezza della colonnina del V chilometro, in un bel podere con alberi da frutta e orti si trovava La Bronca, considerata la più antica rivendita di vino di Viterbo. Dal gestore Gigi Cupellari, che l’aveva ereditata come attività di famiglia dal padre e dal nonno, durante i giorni feriali si trovavano tutti i braccianti agricoli operanti nella zona, che potevano trovare ciò di cui avevano bisogno per distrarsi: cibo, vino, carte, gioco delle bocce e sigarette. Nelle vicinanze delle Terme dei Papi in località Cacciabella era situata La Felicetta, ancora oggi aperto poco distante dalla locazione originaria, dove c’erano dei tavoli di peperino per consumare all’aperto.
DECARTA ESTATE 2018
estate
tipicità
Carote viola viterbesi, una ricchezza scomparsa Roberto Pomi anno fatto impazzire il palato di Giuseppe Garibaldi, Benito Mussolini e dei vari componenti della famiglia reale Savoia. Ma non solo. Oggi se ne è addirittura persa la memoria, a tal punto che siamo convinti che leggendo questo articolo molti trasecoleranno. Il capoluogo della Tuscia ha avuto un prodotto tipico, capace di conquistare il gusto di campioni della storia e di persone di alto rango. Oggi di tutto questo non esiste quasi più niente. Un vero e proprio danno, anche dal punto di vista dei posti di lavoro che si sarebbero potuti generare. Oggi sono rimaste soltanto due piccole aziende a coltivare queste carote. Quindi rivolgiamo una domanda al prossimo sindaco: la politica cittadina può interessarsi anche di queste cose concrete e strategiche per generare la cosa che più manca: il lavoro?
H
La storia delle carote viola Più di 50 anni fa lo scrittore gastronomo Leone Gessi raccontava, nel suo simpatico volumetto Le soste del buongustaio, che, rivolgendo ai viterbesi la domanda “che specialità di cibi avete a Viterbo?” aveva ricevuto sempre la stessa risposta: le carote. Se oggi rivolgessimo la stessa domanda a cento viterbesi, forse appena uno ci risponderebbe alla stessa maniera. Più recentemente, nella Guida ai misteri e segreti del Lazio (Sugar Editore), si legge a pagina 343: “Le carote dolci sono già dolci di per se stesse, e lo diventano ancora di più quando vengono conservate a lungo in una specie di sciroppo: una specialità insolita e squisita, che manderebbe in estasi americani e tedeschi, ma che i viterbesi non sanno e non vogliono valorizzare”. Perché allora questa famosa e gustosissima preparazione gastronomica è stata dimenticata o, per meglio dire, è scomparsa dalle nostre mense? In che cosa consisteva? Quando e come era nata questa ricetta? In primo luogo l’originalità consisteva nella particolarità delle carote alla base di questa preparazione, cioè carote di colore viola. Queste ultime non hanno nulla a che vedere con le barbabietole, chiamate anche rapette rosse e se qualcuno ancora crede così forse è perché tratto in inganno dal grave errore di identità commesso da Ada Boni nel famosissimo Talismano della felicità. In questo libro, la pur brava e colta scrittrice, intitola la ricetta in
14
questione “Barbabietole in bagno aromatico (Carote di Viterbo)”, ribadendo poi erroneamente nel testo che: “per questa preparazione si usano non le comuni barbabietole rotonde, ma quelle a forma allungata come le carote gialle […] A Viterbo è facile procurarsi di queste barbabietole secche, le quali si presentano attorcigliate a spirale e di un colore scuro”. nsomma erano carote o barbabietole? Erano carote! Ed esattamente una particolare cultivar color viola delle comunissime carote o Daucus carota var. sativa, della famiglia delle Ombrellifere, di cui si conoscono numerose varietà di colore (bianco, rosso, giallo, viola), e di forma (corte, lunghe, cilindriche, coniche, a trottola). Oggi però quelle carote colore viola, che i viterbesi chiamavano anche “pastinache”, sono divenute introvabili. Il perché è ben noto agli agronomi esperti, i quali sanno appunto che coltivando nel raggio di 600-800 metri delle carote gialle si ottiene la degenerazione delle altre cultivar e in special modo di quelle viola. Quindi perduta la materia prima, è perduta la confettura intitolata “Carote di Viterbo in bagno aromatico”. Ma come e quando era nata questa originalissima ricetta? Le notizie al riguardo sono pressoché inesistenti. Fino a qualche anno fa anche le suore di clausura del Monastero di S. Rosa, la santa di Viterbo, preparavano e conservavano, per farne dono a benefattori e amici, le famose carote, ma attualmente hanno smesso di produrle per mancanza di semi. L’origine di questo piatto si perde, come tante altre cose viterbesi, nella leggenda etrusca. Nessuna notizia di esso compare nelle cronache medioevali, al tempo della presenza dei Papi a Viterbo, mentre la prima notizia risale al 1827, anno in cui è datata una ricetta di queste carote, che il solerte dottor Attilio Carosi ha ritrovato fra i tanti documenti della Biblioteca degli Ardenti di Viterbo. Per molti anni queste carote vennero preparate prevalentemente dalle famiglie aristocratiche di Viterbo e conservate in artistici vasetti di terracotta, dei quali si trovano ancora alcuni esemplari che andrebbero raccolti come testimonianza del costume e delle tradizioni locali. Successivamente gli Schenardi, proprietari dell’omonimo famoso Caffè, si diedero alla confezione
I
di queste carote, perfezionandosi al punto da ottenere il primo premio all’Esposizione di mostarde e carote tenutasi in S. Francesco a Viterbo nel 1879. Successivamente anche il droghiere Giovan Battista Ciardi si dedicò alla produzione di questi vasetti, durata fino a dieci anni fa, quando iniziò appunto “l’inquinamento” della cultivar. Secondo notizie tramandate dai più anziani, ebbero modo di apprezzare questa specialità viterbese Giuseppe Garibaldi e Gregorio XVI, Ferdinando IV e Carolina d’Austria. Furono servite anche a Mussolini, che le apprezzò molto durante le sue visite a Viterbo. Tra i più noti estimatori di questo prodotto sembra vi fosse anche la famiglia reale dei Savoia, tanto che, fino a quando il cav. Ciardi continuò a confezionarle e commercializzarle, una signora di Montefiascone ne inviava annualmente una certa quantità al re Umberto in esilio in Portogallo. La ricetta: la preparazione delle carote di Viterbo in bagno aromatico Per la preparazione di questa ricetta occorreva tagliare le carote a fette longitudinali, farle seccare al sole di agosto e lasciarle a bagno in aceto per alcuni giorni, quindi farle insaporire a caldo in una salsa agro-dolce, composta di: aceto, zucchero, chiodi di garofano, noce moscata e, a seconda dei gusti, con aggiunta anche di cioccolato, pinoli, uvetta, canditi ecc. Esistono infatti numerose varianti della ricetta e anche in questo caso, come per molte altre preparazioni, si può forse dire che ogni famiglia avesse la sua. La conservazione avveniva in recipienti di coccio tenuti coperti semplicemente con un panno o, nel caso di lunga conservazione, in piccoli vasetti sigillati. L’uso di questa pietanza in tavola era riservato quasi esclusivamente all’accompagnamento del bollito, soprattutto di carne, ma anche di pesce. Quanto abbiamo riportato in questa pagina è stato possibile grazie al lavoro pubblicato nella rubrica “Tuscia in Tavola” di Tusciamedia dal collega Luciano Lattanzi (di cui abbiamo ripreso i testi, accurati e dettagliati) e grazie al racconto di questa incredibile storia da parte di un caro amico che conosce molto bene la storia della Tuscia e vorrebbe dare dignità al nostro territorio. Grazie a Federico Usai (direttore Tusciamedia per la disponibilità all’utilizzo del lavoro della sua redazione).
DECARTA ESTATE 2018
estate
eccellenze
Storia di una ex-ricercatrice universitaria e del suo amore per il gelato Dal laboratorio di restauro a quello alimentare il passo è più breve di quanto si possa pensare. Manuel Gabrielli
Domanda di rito, presentati ai nostri lettori. Mi chiamo Lorenza Bernini, ho 35 anni, sono nata e cresciuta e Viterbo e da 3 anni, insieme a Ivan, il mio compagno, mi occupo di “Lolla Gelato”, una piccola gelateria artigianale con sede a Bolsena. Nella mia vita precedente facevo la ricercatrice e in particolare ho studiato moltissima chimica fisica, una cosa che c’entra molto con il gelato. Infatti fino a non molto tempo fa mi trovavo a Firenze, dove facevo ricerca nell’ambito della conservazione dei beni culturali, e mi occupavo di conservazione di pitture murali. In particolare lavoravo in un gruppo di ricerca, piuttosto rinomato e conosciuto nel settore, che nacque per effettuare il restauro del refettorio di Santa Croce danneggiato dall’alluvione di Firenze. Grazie a questa esperienza ho potuto viaggiare in Messico e contribuire al restauro di quelle che sono state delle importanti pitture Maya. Poi cosa è successo? La vita del ricercatore in Italia è sempre stata abbastanza ostica e anche in Messico la situazione non era di certo migliore. Quindi ad un certo punto, stanca del vagare da un posto all’altro senza sicurezze, e dopo aver lavorato per un periodo a Viterbo e ai Musei Vaticani, ho deciso di dare una svolta alla mia vita investendo un po’ sulle mie capacità personali e su quelli che erano i miei interessi pregressi. La decisione è arrivata da una grande passione per il gelato e in generale per la cucina, non intesa nel senso di preparare pasti ma piuttosto di conoscenza. Ero poi in cerca di una professione che mi permettesse di riciclare queste conoscenze pregresse senza accantonarle. Come mai hai deciso di aprire proprio a Bolsena? In realtà con Ivan stavamo pensando di trasferirci all’estero, già tutto pronto, valigie comprese. La testa però era rimasta qua ed è capitato per caso che vendessero questo posto che ci piaceva molto. Bolsena stessa ci è sempre piaciuta e in più ci permetteva di non lasciare tutto, di non espatriare e quindi di rimanere legati al territorio. Insomma abbiamo deciso in corner. Hai frequentato qualche corso? Ho iniziato la mia esperienza seguendo dei corsi di gelateria, poi ho cercato di fare pratica anche lavorando e quindi l’apertura della gelateria è avvenuta in
16
DECARTA ESTATE 2018
breve tempo. Comunque di scuole di gelateria ne ho frequentate diverse e continuo tutt’ora nella formazione. In che modo la tua formazione passata è attinente al tuo mestiere? La chimica fisica, come già detto, rientra abbastanza nei procedimenti di formazione del gelato. Ciò di cui mi sono occupata nel mio dottorato è stato lo studio di sistemi in emulsione per la pulitura di dipinti murali. Guarda caso anche nel gelato si crea una sorta di emulsione, quindi conoscerne il comportamento chimico mi è stato di estrema utilità. C’è un approccio innovativo nella maniera nella quale fai il gelato? L’approccio innovativo sta nello studio, svolto personalmente, del comportamento di tutti gli ingredienti, quantomeno per quello che è possibile fare in un laboratorio di gelateria. La produzione di gelati richiede una certa conoscenza tecnica nel bilanciamento e il nostro gelato non si basa mai su ricette preconfezionate. Poi cerchiamo di utilizzare tutti prodotti freschi e locali, valorizzando le aziende del territorio e cercando di creare delle reti. Siccome siamo trasformatori è importante il rapporto con i produttori diretti. Ce ne sono parecchi nella zona ma fanno fatica a farsi conoscere nel mercato locale. Spesso e volentieri parli con persone di Roma, che conoscono realtà produttive locali di eccellenza sconosciute anche a chi ci vive accanto. Curiosità, qual è stato il gusto più difficile che avete fatto? Forse i gusti composti, che sono formati da tanti ingredienti. Per esempio quello al Toma reale del Caseificio Pira, fatto da una parte di formaggio, già di per sé con un comportamento all’interno del gelato un po’ particolare, alla quale abbiamo aggiunto un’altra parte di infuso di foglie di mirto. È un omaggio alla Sardegna, terra della quale la famiglia Pira è originaria. Lo stesso si può dire del “sedano, miele e pepe bianco” che è stata la riproposizione di un dolce del-
DECARTA ESTATE 2018
l’antica Roma. Oltre ad includere questi 3 ingredienti, già di loro abbastanza particolari, era difficile anche immaginarsi la resa di un dolce con questi sapori così lontani. Un altro esempio è il gelato al finocchietto con riduzione di vino aleatico di Gradoli dell’azienda agricola Pacchiarotti, un altro prodotto realizzato sempre collaborando con il produttore. In questo caso abbiamo deciso di renderlo un po’ più gastronomico accompagnandolo al vino ma allo stesso modo facendolo rimanere un dessert. Un’altra cosa molto difficile, e di cui vado fiera, è quello con la patata cuore rosso di Grotte di Castro dell’azienda agricola Perle della Tuscia. È una patata particolare, prodotta da pochissime aziende, ed è parte delle varietà antiche, le prime portate dal Perù. La resa è molto bassa e sono un po’ diverse rispetto a quelle gialle. Però, al contrario di altre patate, ha un sapore molto meno terroso, che quindi si adatta bene alla preparazione dei dolci, e nei suoi aromi presenta anche delle note di mandorla e di castagna. Abbiamo perseverato con il produttore per ottenere questo gelato, ci siamo chiusi in laboratorio insieme a lui, ed è stato molto difficile in quanto nella patata sono presenti moltissimi amidi che tendono ad indurire il gelato.. C’è qualcosa di questo lavoro che ti sta particolarmente a cuore? Mi piace sottolineare il fatto che si sia creata questa sinergia con le aziende, ed è importante. Spesso alcuni colleghi del mondo del gelato mi chiedono “che prodotti usi?” e io rispondo che non uso “prodotti”, perché compro tutto nelle aziende agricole. Mi piace che il gelato possa essere veicolo e mezzo di conoscenze del territorio, questa è la cosa in assoluto più importante. Cerchiamo sempre di coinvolgere i produttori, di fare dei piccoli sforzi anche economici, per cercare di mantenerci sempre su questo tipo di filosofia. Poi un’altra cosa che facciamo è la formazione per i bambini. Hanno cominciato tutti a chiedere come si faceva il gelato e nel corso del tempo siamo riusciti a concretizzare delle esperienze. I bambini sono stati coinvolti e hanno potuto mangiare ciò che hanno fatto.
Avete anche ricevuto numerosi riconoscimenti al vostro impegno. Facci un elenco. I riconoscimenti che abbiamo avuto sono stati: nel 2016 la menzione nella rivista Gambero Rosso tra le gelaterie da provare nel Lazio e poi sulla guida Roma del Gambero Rosso nel 2017. Sempre 2017 il riconoscimento nella guida nazionale con la presenza tra i 300 migliori indirizzi in Italia e il piazzamento a livello intermedio con i due coni. Siamo stati anche premiati da Roma Golosa, realizzata dal gruppo del Gastronauta, che ha organizzato un evento nei primi giorni di dicembre del 2017 e ci ha premiati come migliore gelateria della provincia di Viterbo. Poi, proprio in questi ultimi giorni, è uscito un articolo su Dissapore che ci ha nominati tra le 15 migliori gelaterie emergenti in Italia. Qualcosa da aggiungere? Un’altra cosa che mi piacerebbe evidenziare è che facciamo parte di un’associazione che si chiama Gelatieri per il Gelato, a cui per accedere occorre seguire un forte disciplinare, soprattutto sull’etica della produzione: è tassativo l’utilizzo solo di materie prime di eccellenza e nessun genere di semilavorato se non strettamente necessario. Questo gruppo aderisce all’operazione trasparente affinché vengano divulgati gli ingredienti che vengono utilizzati nel gelato, soprattutto per rispetto e conoscenza da parte del cliente. Informare quest’ultimo su ciò che è stato usato si è concretizzato dopo nottate passate al computer per cercar di avere un libro ingredienti il più chiaro e leggibile possibile.
Aggiunge Ivan: Noi questa cosa la facciamo in maniera abbastanza ludica, non ci vogliamo dare delle arie, siamo molto tranquilli, siamo molto alla mano e cerchiamo di riproporre ciò che siamo a casa anche in gelateria. L’attenzione per il cibo, per l’ambiente e tutto quello che facciamo nella nostra vita privata cerchiamo di trasportarlo anche nel lavoro, in modo che sia uno specchio di noi come persone.
17
estate
imprenditoria
Il re dei lamponi ci parla di castagne Intervista a Massimiliano Biaggioli, titolare dell’azienda agricola omonima e produttore di lamponi dall’approccio molto smart. Manuel Gabrielli Parlaci un po’ di te, come è iniziato il tuo rapporto con i lamponi? Per amore nei confronti del frutto. Poi sono appassionato di montagna e ho avuto modo di conoscerlo da sempre. Mi sono appassionato perché è buonissimo e perché mi piace da morire, diciamo che è il mio frutto preferito. Poi, pensa che ti ripensa, sono arrivato alla conclusione che sarebbe stata una cosa molto bella da realizzare a casa mia, sui Monti Cimini, in quanto il clima si presta, il terreno è favorevole e soprattutto c’è la possibilità di aprire un nuovo mercato. Colline del Chianti, Aceto di Modena, Olive di Cerignola. Ma anche nel Viterbese abbiamo tanti prodotti di qualità, spesso però non vengono identificati con la provenienza, secondo te c’è un motivo per il quale il nostro territorio non è ancora riuscito ad esprimersi a pieno? Io ho cercato di dare una connotazione alla mia produzione, anche se ormai il futuro mi vede costretto ad utilizzare anche dei prodotti di base selezionati da altri produttori. Questo significa che i miei lamponi non bastano più. Dare una connotazione geografica tipica ai prodotti ovviamente è importante anche se poi dovrebbe essere supportato da una serie di dati che ne comprovino la qualità. Vale a dire, quello che tu mi hai elencato ha le sue peculiarità e da noi storicamente potremmo dire che nocciole e castagne la fanno da padrone, soprattutto le ultime, perché abbiamo castagneti secolari di 400, 500 anni ben più anziani di qualsiasi noccioleto. Sarebbe fondamentale dare una connotazione ai nostri prodotti locali, soprattutto, in questo caso, alla castagna.
18
Perché proprio lei? Perché la castagna è, secondo me, un prodotto al momento sottovalutato. Il mercato è pronto ad accogliere un prodotto di alta qualità come il nostro, ed è una nicchia che in effetti va ancora creata. Questo perché tante persone non sono abituate a immaginare la castagna come frutto. Gli studi relativi alle sue proprietà ci sono ma probabilmente vengono veicolati nei canali sbagliati, rimanendo all’interno degli ambienti tecnici. Quindi perché un utente finale, una persona comune, dovrebbe avvicinarsi alla castagna come frutto? Purtroppo, soprattutto in Italia, si va per filoni, per mode il più delle volte dettate dai media. Vedasi il kiwi 20 anni fa, la bacca goji, ora il melograno, domani non lo sappiamo. La castagna ha tante proprietà ma nessuno ha ancora pensato di supportarla sebbene possa essere presentata in tante forme: fresca, secca, in polvere, sotto forma di farina, candita. C’è da aggiungere altro?
rocratico a volte non sempre è possibile averla. In soldoni, noi abbiamo fior fiore di laureati preparati in ambito di valorizzazione del territorio e dei prodotti enogastronomici ma, purtroppo, non vengono coinvolti nei progetti. Le risorse spesso e volentieri vengono utilizzate senza sfruttare a pieno le potenzialità del territorio e dei professionisti che insistono su di esso.
Cosa dovrebbe fare la pubblica amministrazione? Intesa come comune, provincia, camera di commercio. La pubblica amministrazione, ovviamente premettendo che la forte burocratizzazione dell’apparato amministrativo genera lentezza, potrebbe mettere a disposizione, a persone preparate, i giusti mezzi per la promozione dei prodotti di cui abbiamo parlato. Questo ovviamente è sulla soglia dell’utopistico, proprio perché di mezzi economici ne basterebbero pochi ma la cosa più importante sarebbe la velocità, e con l’attuale sistema amministrativo bu-
Qualcosa da aggiungere? Posso solo aggiungere che è importante, e che sarebbe importante per le aziende private e per gli enti pubblici, prendere esempio, senza vergognarsi, dalle esperienze di chi è riuscito a promuovere la propria terra prima e meglio di noi. Nessun esempio in particolare ma molti in generale, siamo circondati da regioni come Umbria e Toscana che con la partecipazione alle attività tra pubblico e privato sono riuscite nel corso degli anni a far conoscere quelle che sono le proprie caratteristiche di alto livello.
Tu cosa stai facendo? Io sto cercando di dare un contributo con il mio lavoro a livello professionale, imprenditoriale e civile. Perché ogni atto compiuto da me lo intendo nell’ottica sia privata che pubblica. Oltre a questo recepisco le richieste di piccoli produttori che vogliono cimentarsi nella mia stessa attività al fine di potergli essere utile. Per concludere, non lascio mai, durante le manifestazioni a cui partecipo, di fare promozione alla terra da cui vengo. E se tutti lo facessero probabilmente ci conoscerebbe qualcuno in più.
DECARTA ESTATE 2018
imprenditoria
Tuscia, terra di impresa Intervista a Mauro Marmo. Enrico Lentini Probabilmente molti viterbesi non sapranno che tra Viterbo e Montefiascone, celata dalla riservatezza della sede che rispecchia quella dei proprietari, sorge una delle imprese che rappresentano l’eccellenza made in Tuscia e che esporta con maggior successo i nostri valori produttivi nel mondo. Siamo andati a conoscere uno dei titolari. Chi è Mauro Marmo e come è iniziata l’attività di famiglia? Ho 54 anni e sono uno dei titolari della F.lli Marmo, attività di lavorazione di marmi e pietre. L’azienda è stata fondata Viterbo nel 1952 da mio padre Luigi, venti anni più tardi è stata traferita a Montefiascone. Poi nel 2000 abbiamo costruito l’attuale sede, su strada Cassia nord km 93,700 e la gestione dell’impresa è passata a me e ai miei fratelli: Maria e Tonino. Quando abbiamo iniziato, e soprattutto quando l’attività di nostro padre era agli esordi, non si potevano ancora usare i dischi diamantati, perché semplicemente non esistevano mentre oggi sono alla base di qualsiasi taglio delle pietre. Possiamo dire che lo sviluppo dell’attività è andato di pari passo con l’avvento di internet e delle varie tecnologie digitali, che però hanno sempre necessità di essere guidate dall’uomo. Raccontaci come un’attività a conduzione familiare arriva a collaborare con Bulgari? Restando sempre molto umili ma credendo fermamente nelle proprie capacità, ma soprattutto puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità siamo riusciti a lavorare in tre continenti: Europa, Africa e America.
DECARTA ESTATE 2018
Le soddisfazioni sono arrivate pian piano: abbiamo partecipato all’Hotel Show a Dubai nel 2013, all’ICFF di New York nello stesso anno, nel 2016 siamo stati tra i partner di Global Luxury London – Home Is Design nella capitale inglese, siamo stati tra gli espositori a Vinitaly negli anni 2014 e 2015, nel febbraio 2017 la rivista AD ci ha dedicato un servizio e nel 2016 siamo usciti sulla rivista russa Elite, siamo stati gli allestitori del set cinematografico di una delle ultime pubblicità di Bulgari ad ottobre 2017 con l’attrice Bella Hadid, senza dimenticarci di Vinoforum a Roma e delle tante altre manifestazioni a cui abbiamo preso parte nel mondo. Tra i cantieri che abbiamo aperto ci sono quelli in Finlandia, cinque già completati e l’ultimo è un albergo in via di conclusione, nel frattempo siamo impegnati a Los Angeles in una villa e a Londra stiamo portando a termine un negozio di prodotti italiani d’eccellenza in zona Covent Garden. A Roma abbiamo realizzato tutti i bagni e la hall dell’hotel Locarno a piazza del Popolo, vari lavori all’hotel Eden a via Veneto e nell’hotel Gioberti. In Costa d’Avorio abbiamo collaborato alla realizzazione di molte ville private, in Angola è stata la volta della Spa di un albergo, fino ad una parte della villa del Presidente della Guinea Equatoriale situata nella capitale, Malabo. Quali sono i principali macchinari utilizzati per lavori così complessi? E quali i materiali che riuscite a lavorare con questi ultimi? Lavoriamo praticamente ogni tipo di materiale, dal marmo al travertino, dai graniti alle onici, fino ad arrivare ai semi preziosi.
Considera che tra i servizi che offriamo ai nostri clienti si possono annoverare: arredo per interni, esterni e navale, montaggio e posa in opera, arredamento chiavi in mano, trasporti, consegne e manutenzione post vendita. Per riuscire ad ottemperare a tutte queste fasi, oltre che di collaboratori di esperienza e professionalità comprovata, abbiamo bisogno di macchinari di ultima generazione. Tra quelli che usiamo di più posso citare: due frese a controllo numerico utili per realizzare ad esempio vasche da bagno o colonne, una waterjet (taglio ad acqua) molto utilizzata per intarsi e mosaici, una macchina per le rifiniture come profili rotondi e lucidature, una centro di lavoro a quattro assi usata ad esempio per statue e lavabi e una macchina a laser per incisioni e graffiti. I rapporti di un’impresa di livello come la vostra con il territorio della Tuscia, cosa funziona e cosa si potrebbe fare per coadiuvare maggiormente lo sviluppo imprenditoriale secondo te? Noi realizziamo quasi tutti lavori per privati, purtroppo però la grande crisi dell’edilizia degli ultimi anni ha penalizzato la maggior parte dell’attività locale. Cerchiamo sempre di dare impulso a qualsiasi tipo di imprenditorialità del territorio, collaboriamo con qualsiasi attività che tenti di dare visibilità alla nostra provincia, senza dimenticarci di festival e manifestazioni culturali, come quelli cinematografici di questo periodo, e dei club sportivi. Inoltre produciamo energia rinnovabile, tramite il fotovoltaico, anche questo nel nostro piccolo ci sembra possa essere un aiuto al sano sviluppo dell’ambiente produttivo viterbese.
19
estate
sport
Ritagliarsi un angolo del ring Manuel Gabrielli
Raccontaci un po’ di te. Mi chiamo Melissa Gemini, ho 16 anni, sono nata e cresciuta a Viterbo da padre Italiano e madre di Santo Domingo. Nella vita mi occupo di andare a scuola la mattina e in palestra nel pomeriggio. Mi alleno 2 ore al giorno, faccio pugilato.
un anno, sono risalita sul ring, e ho vinto conquistando di nuovo il titolo italiano e venendo convocata per la seconda volta in nazionale. Sono stata richiamata per rappresentare l’Italia nella mia categoria in Sicilia contro l’Irlanda e la Francia il 17 giugno 2018.
Come ti sei avvicinata a questo sport? Mi sono avvicinata a questo sport perché fin da piccola sono stata un’amante di arti marziali e film d’azione. L’evento che mi ha messo in contatto con questo sport, però, è stato quando mio padre è tornato a casa con un film: Million Dollar Baby. Questo film parla appunto di una ragazza pugile che insegue il suo sogno per poter diventare campionessa mondiale. Poi però non finisce bene, perché ad un incontro rimane paralizzata e in seguito muore. È stato un film che mi ha toccata e quindi mi ha spinto a voler inseguire questo sogno. Poi avevo anche qualche chilo di troppo e mi sono detta, “perché non provare il pugilato?”. Dal primo giorno che ho messo i guantoni mi sono innamorata di questo sport e ho deciso di combattere fin da subito.
Che ambiente hai trovato alla Fanum? Ho trovato un ambiente famigliare e accogliente. Di me si occupano Egidio Calistroni e Alessia Poeta, i quali mi hanno cresciuta nella boxe e come ragazza, perché sono entrata con una testa e sto già proseguendo con un’altra. Soprattutto hanno fatto, in me, un lavoro fisicamente molto importante, perché sono riuscita a perdere insieme a loro la bellezza di dodici chilogrammi.
Come e dove hai mosso i primi passi? All’inizio mi iscrissi in una palestra di due ex pugili solo che non erano autorizzati per farmi partecipare ai match, quindi, dopo quattro mesi, cambiai palestra e andai in un posto che mi consigliarono, la Fanum, che è la palestra dove mi alleno attualmente. Ovviamente dovendo dimagrire mi ci sono voluti 5-6 mesi prima di mettere piede nel ring, poi, dopo un anno di allenamento, ho esordito vincendo dopo 40 secondi alla prima ripresa per KO tecnico. Da lì la passione ha continuato a crescere e sono stata chiamata in nazionale per poi non essere presa per la poca esperienza. Per cui ho aspettato
20
Consiglieresti questo sport? Sì, lo consiglierei a chi come me ha voglia di affrontare più degli altri sé stesso e soprattutto a chi ha tanto carattere e tanta voglia di realizzarsi e “conquistare il mondo”. Perché la boxe è una bellezza, ha un brio bellissimo e penso che nessun’altra cosa potrà darti l’emozione che ti dà il ring. Lo consiglio anche a qualsiasi ragazza che soffra di bullismo e violenza, non perché io ne abbia sofferto, però ti insegna a difenderti, come ogni altra arte marziale. Pensi che questo sport ti abbia aiutata? Se sì in che modo? Mi ha aiutata come ho già detto mentalmente, perché ero una ragazza con un carattere difficile, poco sensibile, poco comprensiva. Questo sport mi ha dato modo di ampliare la mia mente e avvicinarmi più alle cose positive che a quelle negative. Mi ha dato più disciplina e mi ha cambiato nei modi e
negli atteggiamenti. È uno sport al quale ti devi dedicare completamente e ti aiuta anche a perseguire un benessere fisico e alimentare. Cosa ne pensa la tua famiglia? Sono cresciuta in una famiglia di quattro maschi e senza mamma, perché è venuta a mancare quando avevo 7 anni. Sono cresciuta con quei maschioni dei miei fratelli e per quanto abbiano sempre provato a farmi sentire la principessina di casa allo stesso tempo io mi sono sempre mossa controcorrente. Preferivo rimanere con mio padre a vedere un film d’azione e fare giochi spericolati con qualche fratello. Sono cresciuta come una ragazza a cui l’azione piace tanto. Quando ho detto che volevo fare pugilato sono stati tutti contenti e orgogliosi: mio padre e mio nonno, così come nonna e zia da parte di mamma. Vogliono che mi realizzi in questo sport al 100%. Come ti trovi a Viterbo come ambiente? Pensi rimarrai qui o vorrai spostarti? Io sono innamorata della mia città, sia da un punto di vista estetico sia come approccio con le persone. Mi sento bene, però sono anche molto curiosa e viaggiare mi piacerebbe tanto. So che però alla fine del giorno tornerei sempre qui, perché ho la mia famiglia e perché non mi manca nulla. Obbiettivi futuri? Al momento sono un po’ indecisa, nel senso che non so cosa voglio veramente fare nella vita. Mi sto dedicando anima e cuore al pugilato che spero possa diventare la mia meta futura, però mi piacerebbe avere un piano B di riserva nel caso un domani dovessi cambiare idea. Adesso, in ogni caso, la mia meta rimane il pugilato.
DECARTA ESTATE 2018
estate
turismo
Dalla terra di Tuscia Tutti, o quasi, i migliori prodotti locali. Daniela Stampatori
a Tuscia ci ammalia non soltanto con le sue bellezze artistiche e gli incantevoli paesaggi, ma è una terra che conquista anche il nostro palato. Moltissime, infatti, sono le eccellenze di questo territorio fertile e dedito ancora per buona parte ad agricoltura e allevamento. E poi, si sa, la cultura passa anche attraverso il cibo: i piatti tradizionali riflettono lo spirito di un popolo, ne raccontano la storia, ne rivelano le radici. La Tuscia può essere scoperta anche attraverso i suoi prodotti tipici: gli amanti della buona cucina che vogliano comprendere ancora più a fondo l’anima del territorio potrebbero percorrere le strade del gusto facendo tappa nei luoghi più significativi della produzione. E allora iniziamo il nostro viaggio tra bellezze e bontà! Ricchissima è la zona attorno al Lago di Bolsena che produce la maggior parte dei vini DOC della Tuscia, come l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, celebre per l’antica leggenda medievale di Defuk e del servo Martino che era stato incaricato di precedere di alcune giornate il suo signore nel viaggio verso Roma e di segnalargli con la scritta Est! (“c’è!”) le locande che servivano del buon vino. Arrivato a Montefiascone e assaggiato il vino locale, Martino decretò che quello era il migliore mai assaggiato e, per sottolinearne l’eccezionalità, enfatizzò la formula ripetendola tre volte. Anche Defuk trovò quel vino delizioso e, di ritorno da Roma, decise di fermarsi a Montefiascone per sempre. Per rivivere questa leggenda, tappa obbligata è la chiesa di San Flaviano : all’interno vi è quella che viene considerata la tomba di Defuk, che sarebbe stato qui sepolto secondo le sue ultime volontà. Imperdibile anche una visita all’Enoteca Provinciale ospitata all’interno della splendida Rocca dei Papi, dove potrete sorseggiare i vini del territorio davanti ad un tramonto mozzafiato sul Lago di Bolsena. Per rimanere in tema vino e lago, le campagne attorno al borgo di Marta producono la Cannaiola, apprezzato sin dall’antichità e ricordato anche da Sante Lancerio, bottigliere dei Farnese. Un vino “da meditazione”, da degustare magari con qualche tozzetto alle nocciole, immersi nei colori del pittoresco Borgo dei Pescatori o all’ombra della caratteristica Torre dell’Orologio. Altra tappa sulla via di Bacco è Gradoli per il suo delizioso Aleatico, un vino dolce ottenuto dai vitigni dei Monti Volsini. Anche Gradoli fu feudo dei Farnese, di cui rimane l’imponente palazzo che ospita l’interessantissimo Museo del Costume Farnesiano , un vero e proprio viaggio nella moda del Cinquecento.
L
22
DECARTA ESTATE 2018
Vi consiglio di andare alla ricerca delle meravigliose cantine storiche perché conoscere i luoghi di origine di questi vini e i loro produttori significa davvero affondare le mani fino alle radici di una storia millenaria fatta di cura e passione, di tradizione e innovazione. Non c’è niente di meglio di un bicchiere di questo prezioso nettare, da gustare in relax, per godere al meglio degli scenari mozzafiato della Tuscia. La terra attorno al lago di Bolsena è fertile anche per altri prodotti tra i quali spiccano i legumi, come il cece del solco dritto di Valentano: il nome deriva dalla tradizionale tiratura di un solco nella piana sottostante il paese, ogni anno il 14 agosto, la cui buona riuscita decreterà la previsione per il raccolto dell’anno successivo. A Valentano merita una visita il Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese . La zona compresa tra il lago e il confine settentrionale della provincia di Viterbo, produce anche le pregiate lenticchie di Onano e i fagioli del Purgatorio che prendono il nome dal Pranzo del Purgatorio di Gradoli, di cui costituisce una delle portate principali: una tradizione che, dal XVII secolo, si rinnova ogni anno il mercoledì delle Ceneri e che ospita migliaia di persone. In un itinerario attorno al lago di Bolsena non può mancare una scorpacciata di pesce: il persico, la tinca e in particolare il coregone sono tra i più diffusi nel nostro bacino, senza dimenticare la prelibatezza del lattarino di Marta. Come garante della bontà del nostro pesce possiamo chiamare in causa addirittura Dante, che pone papa Martino IV fra le anime dei golosi a causa della sua passione proprio per le anguille del Lago di Bolsena!
DECARTA ESTATE 2018
Un’altra area ricca di prodotti d’eccellenza è quella dei Monti Cimini e del Lago di Vico. Qui trovano terreno fertile le perle di questo tesoro fatto di genuinità e antiche tradizioni, le nocciole . La Tonda Gentile Romana è un frutto dolce e croccante che da secoli è alla base dell’alimentazione delle popolazioni della Tuscia e che oggi ha ottenuto il riconoscimento DOP. Superfluo parlare della bontà dei dolci preparati con questo frutto: oltre ai celebri tozzetti da inzuppare nel vino e all’insuperabile crema di nocciole, c’è tutto un universo di ricette tradizionali e “di famiglia” che sarebbe impossibile elencare senza farvi venire l’acquolina in bocca. Se andate alla ricerca di queste prelibatezze, fermatevi a visitare il Palazzo Farnese di Caprarola, capolavoro del tardo Cinquecento, o fate una passeggiata rigenerante nella Riserva Naturale del Lago di Vico. a anche i boschi dei Monti Cimini sono ricchi di frutti prelibati, come le castagne, i marroni e i funghi porcini che, insieme agli ortaggi come il carciofo di Tarquinia, l’asparago di Canino, l’aglio di Proceno e la patata dell’Alto Lazio, sono alla base di moltissimi piatti tradizionali.
M
Su tutto il territorio, da Canino a Vetralla passando per Viterbo, viene prodotto l’oro della Tuscia, per antonomasia: l’olio. Gli olii DOP Tuscia e Canino, saporiti e profumati, sono alla base della nostra cucina tradizionale e la rendono unica. Se volete fare un viaggio a ritroso nel tempo fino alle origini di questa produzione, preziosa eredità di Greci ed Etruschi, il Museo Archeologico Nazionale di Vulci a Canino è un’esperienza assolutamente da vivere: nel suggestivo Castello della Badia, a guardia del
fiume Fiora, trova spazio una delle collezioni di reperti etruschi più belle del mondo. In un territorio quasi incontaminato e così ricco di pascoli, non può di certo mancare un’eccellente produzione di formaggi e altri derivati del latte. Visitare le aziende agricole e gli allevamenti della zona è un’esperienza unica, in cui l’uomo e l’animale convivono con rispetto, senza sottrarsi ai cicli ed i tempi della natura, ma seguendoli con devozione. Troviamo prodotti a base di latte vaccino, ma i più peculiari sono senza dubbio i formaggi pecorini e caprini da abbinare a mieli locali e mostarde. Ovviamente non possono mancare le carni, per lo più lavorate, tra cui spiccano i salumi come la susianella , il salame cotto e la rinomata porchetta. Interessante è l’allevamento del coniglio verde leprino di Viterbo, una razza selezionata dalla Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia, caratterizzata da carni considerate molto pregiate per il loro alto contenuto di proteine e lo scarso tenore di grassi. L’animale viene allevato all’aperto, secondo standard molto rigidi di igiene e alimentazione. È sicuramente qualcosa di unico che non troverete altrove. Non possiamo che concludere questo viaggio del gusto in Tuscia alla scoperta delle sue eccellenze enogastronomiche con la frutta: dal mare con il melone di Pescia Romana all’entroterra con la ciliegia di Celleno fino ai lamponi dei Monti Cimini. La Tuscia può essere dunque conosciuta coinvolgendo tutti i cinque sensi, in un itinerario alla scoperta di una tradizione portata avanti attraverso i secoli con amore e passione da tanti uomini e donne che vogliono rimanere in contatto con l’essenza più antica e profonda della terra in cui vivono.
23
centro storico
FONTANE Piazza della Rocca Piazza San Faustino Piazza dei Caduti Piazza delle Erbe Cortile di Palazzo dei Priori Piazza del Gesù Piazza della Morte Fontana del Piano Fontana Grande Piazza Dante Piazza della Crocetta
MUSEI Museo Nazionale Etrusco Museo Civico Colle del Duomo Museo della Ceramica Sodalizio Facchini di S. Rosa Casa di S. Rosa
PORTE Porta Fiorentina Porta Faul Porta del Carmine Porta San Pietro Porta Romana Porta della Verità Porta San Marco Porta Murata
TEATRI Teatro Unione Teatro Caffeina (S. Leonardo)
CHIESE San Francesco Santa Rosa San Marco Santa Maria della Verità Santa Maria del Suffragio San Giovanni in Zoccoli Sant’Angelo in Spatha San Silvestro Santa Maria Nuova San Lorenzo (Duomo) Sant’Andrea San Sisto Santissima Trinità
PALAZZI STORICI Palazzo dei Priori Palazzo Chigi Palazzo Farnese Palazzo Papale Palazzo Gatti Palazzo degli Alessandri Palazzo Mazzatosta Palazzo Poscia Palazzo Santoro Palazzo Pamphili
La lista che segue è parziale, intesa a segnalare i principali luoghi storici e culturali di prevalente interesse turistico.
LEGENDA
viterbo DECARTA ESTATE 2018
estate
musica
Chi è Simone Gamberi, l’uomo e la band Manuel Gabrielli - Foto di Ilaria Fochetti
Raccontaci un po’ di te, chi sei e cosa fai. Mi chiamo Simone Gamberi, ora posso dirlo, e sono un autore di testi. Scrivo maggiormente racconti e poesie, poi questi ultimi si intrecciano con la testardaggine di Vincenzo Icastico, il mio arrangiatore ufficiale. Diciamo che musico i miei racconti personalmente, fino ad un certo punto, nel senso che faccio un giro di accordi per accompagnarmi, poi diventano delle vere e proprie musiche suonate da otto, nove elementi. Fino ad adesso abbiamo usato questo format e questa è un po’ tutta la storia che è alla base del nostro progetto. Io i testi e le musiche e Vincenzo tutti gli arrangiamenti. Siete veramente in tanti, parlaci della tua band. La band nasce per mia esigenza nel 2016, quando sono arrivato in finale per la selezione online del concerto del primo maggio a Roma. Il fulcro della band è stato da sempre Vincenzo Icastico, al mio fianco insieme all’altra persona che suona alla tromba tutto quello che faccio, Simone Buzi. Vincenzo ha trovato gli elementi ritmici, Simone tutti i fiati poi un giorno ci siamo riuniti e hanno esclamato “abbiamo tutta la band, vedi di conoscerli”. Inutile dirlo, mi sono subito piaciuti. Purtroppo Simone Buzi non ha potuto partecipare alle date di San Remo in quanto sotto contratto con una famosa orchestra con la quale sta girando tutta l’Italia suonando l’Aida di Verdi. Quindi, solo per San Remo, è stato sostituito da Luca Luzzitelli. Quale genere suonate? Il mio genere è quello cantautoriale Italiano. Amo tutto quello che viene e che si esprime tramite le parole della nostra lingua. Amo l’Italia, il mio paese. Se dovessi dirti dei nomi ai quali mi ispiro maggiormente potrei citarti, come esempio, un Vinicio Capossela, o un Francesco Tricarico, che sono gli artisti con i quali mi accomuno più facilmente. Palco di Sanremo per la seconda volta, parlaci di questa esperienza. Precisiamo una cosa, il palco di Sanremo è arrivato per la prima volta, perché nel 2015 ho partecipato a San Remo Giovani e sono arrivato alle selezioni
26
Live. Queste però vengono effettuate presso gli studi RAI di Saxa Rubra, precisamente sul palco di Tale e Quale Show. Questa è la prima volta che ho calcato il palco di Sanremo. È stata un’emozione unica, travolgente perché già il palco dell’Ariston blocca il cuore. Pensare di esserci montato sopra per semifinale e finale non riesco a descriverlo. Quali pezzi hai portato? Ho fatto i miei due cavalli di battaglia, il primo si intitola Città Paese ed è il pezzo che mi ha portato a San Remo Giovani nel 2015. Il secondo è un brano con cui ho vinto il concorso “Dallo stornello al Rap” a Roma e si chiama Il Matto. Grazie a questi a Sanremo Rock ho vinto il premio della critica come Miglior Artista 2018, insieme a tutta la band, e il premio della casa discografica Global Label che ci permetterà la produzione e distribuzione di un singolo insieme alla realizzazione del videoclip. Sulla tua biografia c’è scritto Montefiasconese di nascita. Però ti sei formato a Viterbo come musicista, giusto? Precisiamo una cosa, sono nato a Montefiascone perché mi hanno portato a nascere lì ma da quando sono nato vivo a Grotte Santo Stefano, comune di Viterbo. Diciamo che ho iniziato ad esprimermi sul panorama grottano. A Grotte ci sono da sempre tantissimi ragazzi che si avvicinano alla musica. Da quando ero piccolo io c’è stato sempre il problema di dove mettere a suonare tutti gli aspiranti musicisti. Ho iniziato a muovere i primi passi nella banda del paese, tanto che ne approfitto per salutare il maestro Pierluigi De Santis e tutta la banda Ferentum, poi ho sentito l’esigenza di andare verso Viterbo in quanto la banda non poteva darmi tutto quello che volevo. A Viterbo sono stato sotto le grinfie del maestro Fabrizio Bastianini che mi ha insegnato fino all’età di 17/18 anni accompagnandomi nei conservatori italiani a fare i primi esami del diploma, che poi non ho mai portato a termine a 2 esami dalla fine. Ho perso di vista il maestro per un po’ di tempo per poi rincontrarlo casualmente proprio nel periodo delle selezioni del concerto del primo maggio, quando è nata la band.
Dacci un tuo parere sul panorama musicale cittadino. A me non dispiace, anche se per cercare tante opportunità è necessario uscire da qui, soprattutto se si fanno determinati generi. Ogni territorio ha una sua vocazione e, nel mio caso, mano a mano che si scende verso sud si va verso la musica cantautoriale. A seconda del territorio si trova il genere che uno vuole. Viterbo potrebbe offrire tanto ma le amministrazioni recenti sembrano avere un po’ abbandonato il panorama musicale. C’è però da dire che quando si organizzano le cose per conto proprio il supporto poi si trova. Quello che so è che i locali danno tantissimo a questa città e con i loro eventi riescono a vivacizzarla molto. Le scuole di musica poi sono molto buone e riescono a creare dei gioielli della musica classica, folk, pop, rock. Vuoi salutare qualcuno in particolare? Per tutta questa esperienza vorrei salutare in primis la mia famiglia, mio padre e mia madre, che mi hanno sostenuto da sempre da quando sono piccolo. Siamo stati sempre una famiglia che se l’è cavata e loro hanno fatto tanto e stanno continuando a fare tanto. Poi una persona che è entrata nella mia vita da poco ma è già diventata una figura portante nel suo ruolo di tour manager, l’avvocato Giuliano Nisi. Per concludere Ilaria Fochetti, la nostra fotografa ufficiale, che segue sempre questo progetto ed era presente pure a San Remo.
LA BAND Noemi Fiorucci, voce e coro (coautrice di alcuni brani) Dario Martellin, trombone Roberto Vittori, clarinetto Roberta Sperduti, percussioni Alessandro Anselmi, batteria Simone Di Leo, basso Vincenzo Icastico, chitarra Simone Buzi, tromba (sostituito per il San Remo Rock da Luca Luzzitelli)
DECARTA ESTATE 2018
estate
ballottaggio
Viterbo al bivio, Giovanni Arena o Chiara Frontini? Il 24 giugno i cittadini sono chiamati alle urne per il secondo tempo di una competizione avvincente. Roberto Pomi
l ballottaggio! Due idee della città, due mondi, due candidati. L’uno contro l’altro “armati”, politicamente parlando. Viterbo vive in un clima di apparente quiete questi quindici giorni di ballottaggio.
A
7.338 voti di differenza. Ma ora ogni voto che un candidato riesce a strappare all’altro vale doppio e il mare dove pescare è molto ampio. Vediamo quanti sono i voti che il primo turno ha distribuito su altri tavoli, che ora non esistono più.
Sotto le apparenze però c’è tutto un mondo, anzi due, di incontri, relazioni, accordi, contatti, spionaggio e controspionaggio in atto. Visione romanzesca? No signori, la città dei papi non sarà certo Parigi ma vale anche lei più di una messa. E allora pregano e cantano in tanti. Tutti sperano e al tempo stesso diventano diffidenti.
Facciamo riferimento ai voti incassati dagli aspiranti candidati sindaco ora fuori: Ciambella 3.524, Erbetti 2.174, Celletti 769, Taglia 1.016, Serra 3.544, Rossi 2.640. Sommiamo tutto il cucuzzaro e abbiamo a disposizione 13.667. Gente che ha votato al primo turno e, è ragionevole pensare, si riposizionerà nella scelta del ballottaggio. Almeno in parte. Ora si potrebbero seguire i filoni “dei padroni” dei voti e degli apparentamenti. Apparentamenti che non ci saranno in maniera ufficiale, ma questo non vuol dire che non saranno tentati in maniera ufficiosa.
Il primo turno, quello andato in scena lo scorso 10 giugno, si è chiuso così: Giovanni Arena 40,22% e Chiara Frontini 17,56%. Arena doppia Frontini. Partita chiusa? Bisognerebbe essere sciocchi per pensarlo. E infatti non lo pensa nessuno, almeno tra gli addetti ai lavori. Chi ha peli sullo stomaco conosce l’esistenza in politica di tante variabili che, come fiumi carsici, possono cambiare il destino di ogni territorio di battaglia. Spostiamoci dalle percentuali e inquadriamo la faccenda con i numeri delle preferenze, dei voti di ogni singola persona che è andata alle urne. Anche questo dato: il 62,29% di affluenza; teniamolo bene in mente. Arena ha ottenuto il voto di 13.022 viterbesi. Frontini 5.684. Sono la bellezza di
28
Ma i sei candidati sindaco usciti, a questo punto del gioco, sono davvero “padroni” dei voti incassati al primo turno? Qui la risposta è complicata. Anche perché nel ballottaggio non è possibile un controllo dei voti, cosa teoricamente praticabile e verosimilmente praticata al primo turno con le preferenze. Diventa quindi sostanzialmente impossibile verificare se una tale persona ha votato o meno un certo candidato, rendendo di fatto il voto davvero libero. Ecco perché “i padroni dei voti” al ballottaggio al massimo possono essere sicuri di muovere il proprio e quello
dei fedelissimi. È questa liquidità a rendere imprevedibile l’esito del voto del 24 giugno e a tenere aperte le possibilità di ribaltone, nonostante il 40% a 17% di Arena e della Frontini. cco perché saranno determinanti più che altro i due candidati. La scelta di fatto è ora tra le persone. Tra cosa rappresenta l’una o l’altra scelta. Arena e Frontini sono sul mercato elettorale come due prodotti e ognuno sceglierà quello che gli piace di più. Peseranno le tare ideologiche, peseranno le appartenenze, magari anche la mezza parola spesa dal vicino ma alla fine a determinare la scelta sarà l’appeal dell’uno piuttosto che dell’altro per ogni elettore. Ognuno nel silenzio dell’urna confermerà l’idea che si è fatto e farà la scelta che più lo convince.
E
Ecco perché saranno fondamentali le emozioni, le suggestioni e l’empatia che Giovanni Arena e Chiara Frontini sapranno costruire con i vari pezzi che compongono la città. Vincerà chi saprà essere non aggressivo con gli elettori, chi saprà dare un messaggio rassicurante, chi saprà accarezzare le menti e i cuori con qualche sogno intelligente e dare l’idea di rappresentare il meglio per Viterbo. Vinca il migliore perché la città ha bisogno di buona amministrazione e la cosa più importante dei candidati, di chi sogna di fare l’assessore o il consigliere è sempre e comunque Viterbo. Senza se e senza ma.
DECARTA ESTATE 2018
Giovanni Arena, una candidatura che punta sulla forza dei partiti
Chiara Frontini, la donna che vuole cambiare Viterbo
iovanni Arena è il candidato del centrodestra. A suo sostegno Forza Italia, partito di provenienza dello stesso candidato, Fratelli d’Italia, Lega e l’esperienza civica di Fondazione. Al primo turno la sua è stata la squadra numericamente più grande. Ben quattro liste di uomini e donne a caccia di preferenze. E il risultato si è visto. Forza Italia ha retto bene, segnando anche dei record impressionanti come quello di Elpidio Micci (827 preferenze) e Antonella Sberna (726). Quella di Fratelli d’Italia si è confermata una lista forte, come da pronostici della vigilia, con 4.127 voti ottenuti e la Lega non è esplosa, come alle politiche (20%), ma ha conquistato un significativo 12,5%. Con candidati tutti alla prima esperienza. Ha dato il suo contributo per arrotondare il conto finale il gruppo dei civici di Fondazione, che hanno eletto un consigliere.
hiara Frontini può diventare la prima donna sindaco della storia di Viterbo. È arrivata a giocarsi la fascia tricolore al ballottaggio del 24 giugno alla testa di un aggregato civico composto dalla sua storica Viterbo2020 e Viterbo Cambia. Due liste hanno reso possibile la sua scalata al 17,65% dei consensi. In realtà ha tirato più lei come sindaco che i candidati a suo sostegno. Viterbo2020 ha totalizzato l’11,23% e Viterbo Cambia il 3,42. Totale 14,65. In buona sostanza il marchio Frontini tira il mercato del voto di un 3% in più rispetto a quanto riescono a fare le liste.
G
Arena affronta il ballottaggio come uomo dei partiti. La sua campagna elettorale è tutta impostata sulla tradizione di governo di questi e sulla sua personale esperienza come amministratore. Già vicesindaco di Giulio Marini e assessore negli anni precedenti. Arena è stata una delle figure più in vista del centrodestra viterbese negli ultimi venti anni. Rimasto fuori dal consiglio comunale nel 2013, quando vinse Leonardo Michelini, da mesi coltiva la speranza di indossare la fascia tricolore. La sua campagna elettorale è partita quasi a ridosso del voto, dopo una dura partita tutta interna alla coalizione per la scelta del candidato sindaco. Alla fine, con tenacia, l’ha spuntata. Sta portando avanti una campagna elettorale fatta di incontri e conferenze stampa. Negli ultimi giorni ha introdotto l’elemento delle passeggiate nel centro storico. A suo sostegno sono arrivati in città i big dei partiti della coalizione. Dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, al senatore Maurizio Gasparri, passando per il ministro leghista Gian Marco Centinaio e altri sottosegretari del Carroccio. Composizione del Consiglio comunale con Arena sindaco
DECARTA ESTATE 2018
C
Centrato il ballottaggio la sua campagna elettorale ha assunto elementi nuovi rispetto al primo turno. Più battagliera nella prima fase, con un culmine toccato con la serata di chiusura Notte Chiara, più “governativa” in questo secondo tempo della partita. Viterbo è la sua bandiera. In squadra non ci sono politici navigati. Ci sono uomini che hanno raggiunto brillanti risultati nel proprio campo professionale. Citiamo il lirico Alfonso Antoniozzi e il produttore televisivo Carlo Cozzi, che sogna di riportare le produzioni televisive e cinematografiche a Viterbo. Intorno a Viterbo2020 si sono aggregati diversi settori della città, che hanno portato al risultato del primo turno. Per vincere al ballottaggio è necessario conquistare ulteriori sacche di voto d’opinione. La prospettiva proiettata da Chiara Frontini è quella di un cambiamento possibile, di un cambio della guardia sotto diversi punti di vista. La sua corsa verso Palazzo dei Priori ha tagliato il nastro inaugurale diversi mesi fa, circa cinque. Nel 2013 la sua prima esperienza come consigliere comunale con Viterbo2020, quindi cinque anni di opposizione. Ha avuto il tempo di “girare” a fondo la città e stringere mani e questo lavoro, costruito passo dopo passo, è forse il segreto del risultato per certi aspetti sorprendente ottenuto al primo turno. Ora rimane da vedere se la sua proposta di cambiamento avrà presa su ulteriori pezzi di elettorato. Composizione del Consiglio comunale con Frontini sindaco
1
1
1
1
3
2
3
1
1
1
3
2
2
2
6
2
6
4
6
16
29
Il cibo buono, pulito e giusto salva il mondo 22 giugno 1 luglio 2018 Piazza dei Caduti, Viterbo Slow Food Viterbo e Tuscia, con il patrocinio di Slow Food Italia e Slow Food Lazio, organizza dal 22 giugno al 1° luglio 2018 (dalle ore 18,30 alle 0,30) la 6a edizione del Festival ecogastronomico “Slow Food Village”. La manifestazione si svolge in piazza dei Caduti-Sacrario, la grande area pedonalizzata della città di Viterbo, in concomitanza con la dodicesima edizione di Caffeina Cultura, evento inserito nel circuito nazionale dei festival culturali, dove sono previsti ospiti di rilevanza nazionale e internazionale. Il tema dello Slow Food Village di quest’anno è “IL CIBO BUONO, PULITO E GIUSTO SALVA IL MONDO”, in linea con le indicazioni emerse dal Congresso in Cina di Slow Food International e con il tema promosso dal Ministero dei Beni Culturali dedicato all’Anno del cibo italiano. Si tratta quindi di una kermesse rivolta a famiglie, produttori, enogastronomi, ristoratori, educatori e formatori, docenti universitari, persone interessate al benessere alimentare e alla salute, ambientalisti, rappresentanti istituzionali, esponenti di associazioni datoriali, sindacali e culturali.
Dal punto di vista dell’allestimento la manifestazione si presenta come un villaggio ecogastronomico, in cui i visitatori possono passeggiare e sostare prendendo parte agli oltre 150 appuntamenti in programma tra Incontri e dibattiti, Laboratori del gusto, Percorsi sensoriali, Botteghe del gusto, Street food, RistoPizza Slow, Enoteca, Oleoteca, Birroteca, Scuola di cucina, Laboratori per bambini, Show cooking, Area mercatale, Pic-nic urbano. La 6a edizione Slow Food Village è patrocinata da: Slow Food Italia, Slow Food Lazio, Regione Lazio, Consiglio Regionale del Lazio, Provincia di Viterbo, Comune di Viterbo, Camera di Commercio di Viterbo, Università degli Studi della Tuscia,Confcommercio, Confesercenti, Federlazio, Confimprenditori, Enoteca Provinciale della Tuscia. Sono organismi partner: Associazione Italiana Sommelier-AIS, delegazione di Viterbo; Il Giardino di Filippo; Il Giornale enogastronomico con il cappello www.carlozucchetti.it; Circo Verde -Teverina Buskers, Enoteca provinciale della Tuscia. Si ringrazia per il sostegno Vivenda SpA, Banca di Viterbo e Balletti Park Hotel.
www.slowfoodvillage.it info@slowfoodvillage.it • Tel. 335 7571420 - 335 318537 - 331 9031439 Con il patrocinio di
Sponsor
SLOW FOOD VILLAGE 2018
3
village 2018
Il cibo è cultura
LABORATORI DEL GUSTO Area Degustazioni Presentazione di prodotti locali e non solo alla scoperta di sapori, tradizioni e segreti delle eccellenze produttive italiane.
ENOTECA È il tempio del buon bere con la possibilità di degustare i vini della Tuscia e non solo. Inoltre, all’interno dell’area degustazione, percorso guidato da sommelier articolato con banchi d’assaggio. Queste le cantine presenti al Village: Tenuta Sant’Isidoro - Tarquinia (VT); Pacchiarotti Grotte di Castro (VT); Famiglia Cotarella - Montecchio (TR); Cantina Stefanoni - Montefiascone (VT); Madonna delle Macchie - Castiglione in Teverina (VT); Papalino - Castiglione in Teverina (VT); Trebotti - Castiglione in Teverina (VT); Montauto - Manciano (GR); Sassotondo - Sovana (GR); Tenuta Tre Cancelli - Cerveteri (RM); Cantine Capitani - Trevignano Romano (RM). I vini della aziende sopraindicate sono presenti nei banchi d’assaggio allestiti nell’area degustazione (ex chiesa Almadiani) nell’Enoteca della Tuscia e nella carta dei vini della RistoPizza Slow.
SHOW COOKING Area Degustazioni Cuochi e chef di locali della Tuscia si cimentano nella preparazione in diretta di loro specialità con show cooking da far assaggiare anche ai partecipanti.
BIRROTECA Spazio alla mescita di birre artigianali affermate e all’esordio, dove sono previsti anche dei laboratori con mastri birrai: B Four Beer - Latina; Free Lions Brewery - Viterbo; Gruppo Radenberger; Birrificio Amerino -Terni; Tre Fontane (trappista) - Roma.
IL GIRONE DEI GOLOSI Area Degustazioni Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali.
RISTOPIZZA SLOW In un’area ben delimitata è allestito un ristorantino dove vengono proposte le specialità locali, e non solo, e la pizza secondo la tradizione napoletana, utilizzando prodotti tipici, Presidio Slow Food e Arca del Gusto. A gestirlo Mario Di Dato, chef del ristorante “O Sarracino” (Viterbo).
GIOCARE…
GUSTARE…
SLOW JUNIOR Area Degustazioni | Area mercatale | Pic-nic urbano “Piccoli cuochi crescono”, scuola di cucina per bambini; “Artecibando”, laboratori creativi per bambini alla scoperta di sapori, colori e profumi ispirati dall’Anno del Cibo italiano, realizzati in collaborazione con Il Giardino di Filippo; “Aspettando il Teverina Buskers”, esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo.
TERRA MADRE Area mercatale Spazio dedicato alla esposizione e vendita di prodotti agroalimentari e artigianali (coerenti alla filosofia Slow Food) in collaborazione con consorzi, associazioni di produttori, comunità del cibo, presidi Slow Food, associazioni di categoria, organismi di promozione territoriale regionale e nazionale: Fattorie Solidali (Lazio),Il Formaggio (Toscana); Poleggi Enzo (Lazio); Zafne (Lazio); SolCare (Lazio).
STREET FOOD Area dedicata alla consumazione del “cibo di strada” con diverse postazioni in cui gustare specialità provenienti da ogni parte d’Italia da gustare passeggiando: Sapori del Salento - Puglia; Bracerie di Strada - Abruzzo; I Love Gnoccofritto - Emilia Romagna; Migliori - olive all’ascolana - Marche; Quelli di Palermo - Sicilia; Kalapà - Lazio; Altroché - Lazio; Salumificio Coccia - Lazio; Bignanello - Lazio; Lolla Gelato - Lazio; Tenuta il Melograno - Lazio.
CONOSCERE… IL MONDO CHE VOGLIAMO Spazio Arena Incontri con esponenti del mondo Slow Food, scienziati, rappresentanti di istituzioni, Enti e Associazioni non profit. DE’ GUSTOSI INCONTRI Spazio Arena e Area Degustazioni Personaggi noti del mondo dell’enogastronomia e cuochi si raccontano preparando un piatto o degustando un vino o una birra, con assaggi per i partecipanti. CIBO, ARTI E PAESAGGI D’ITALIA Spazio Arena Nell’Anno del Cibo italiano momenti divulgativi e spettacolari in cui si declina il cibo secondo le diverse espressioni dell’arte: musica, pittura, teatro, cinema, fotografia, danza, poesia, letteratura CASA SLOW Area espositiva con la presentazione della attività di Slow Food: Fondazione della Biodiversità, Presidi e dell’Arca del Gusto; Slow Food Youth Network; 10.000 Orti in Africa, Master of Food, Salone del Gusto 2018, Slow Junior, Università di scienze gastronomiche di Pollenzo. Inoltre punto ritrovo per soci e tesseramento.
4
SPERIMENTARE Area Degustazioni Appuntamento con i piatti della tradizione delle diverse regioni d’Italia. ASSAGGIARE PER CONOSCERE Area Degustazioni Guida all’assaggio con esperti assaggiatori. LABORATORIO ABBINAMENTO CIBO-VINO Area Degustazioni Momento didattico a cura della delegazione di Viterbo dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS).
PIC NIC URBANO Area conviviale all’aperto attrezzata per mangiare e bere dove si esibiscono gli artisti di strada.
SLOW FOOD VILLAGE 2018
village 2018
I nostri partner
Associazione Italiana Sommelier – Delegazione di Viterbo
L’AIS, Associazione Italiana Sommelier, è stata fondata a Milano nel 1965, da quel momento la sua crescita è stata continua e costante fino ad arrivare ai giorni nostri dove è riconosciuta come la più grande e autorevole associazione di settore a livello nazionale con ben 40.000 soci. L’AIS è strutturata con una sede centrale, delle delegazioni regionali e delle delegazioni provinciali. L’AIS Viterbo, seppur giovane, è una delle delegazioni provinciali più attive del Lazio, impegnata quotidianamente in attività volte a promuovere la cultura del vino e della buona tavola in tutta la Tuscia. La delegazione di Viterbo organizza non solo corsi di formazione professionale per il raggiungimento della qualifica di Sommelier, ma anche degustazioni guidate, seminari a tema, cene didattiche dove potersi addentrare nel complesso e meraviglioso mondo dell’abbinamento cibo vino, gite presso aziende vitivinicole locali. Essere un socio AIS significa partecipare attivamente alla vita della propria delegazione, condividere una passione, confrontarsi e crescere tutti insieme, proprio come una famiglia. www.facebook.com/AisViterbo
Il Circo Verde e il Teverina Buskers
Il Circo Verde è un’associazione con sede a Celleno. Nata durante l’estate del 2014 dall’ambizione di creare un’isola ecologicamente felice dove artisti ed appassionati della natura possano incontrarsi per imparare cose nuove e stimolare la propria creatività, al fine di contribuire alla formazione di “menti creative in corpi sani”. Da alcuni anni organizza a Celleno il Festival internazionale di artisti di strada, un evento culturale, artistico e sociale, che
SLOW FOOD VILLAGE 2018
attraverso l’arte di strada, nelle sue variegate connotazioni si propone l’ambizioso compito di trasformare, per la sua intera durata, Celleno, in un paese fuori dall’ordinario dove si svolgono attività straordinarie! Il prossimo appuntamento è dal 14 al 16 settembre 2018. Tre giorni di festa, musica per le strade, personaggi strambi e divertenti, giocolieri, clown pronti a regalare agli spettatori momenti di gioia collettiva, a stupirli con le loro abilità e ammaliarli con la loro simpatia. Un momento di aggregazione creativa, che porta differenti realtà locali a lavorare insieme con lo scopo di offrire un divertimento intelligente e partecipativo, attraverso uno dei più primordiali mezzi di comunicazione: la risata. http://teverinabuskers.it/
Il Giardino di Filippo
L’associazione Il Giardino di Filippo nasce nel giugno 2008 per promuovere la crescita nel contesto naturale. Materia di studio e di lavoro sono gli interventi educativi e terapeutici con gli animali: cavalli, pony, cani, piccoli animali da cortile, gatti, caprette, una maialina e una coniglietta. La filosofia educativa afferisce all’area pedagogica dell’essere nel fare, promuovendo percorsi di autonomia e attraverso l’approccio corporeo favorito dalla relazione con gli animali. L’Associazione è affiliata: alla Federazione Italiana Sport Equestri e promotrice del Progetto PONY FUN progetto di avvicinamento del bimbi dai tre anni al mondo del pony; all’ACSI per lo svolgimento di progetti sportivi educativi e terapeutici con i cani. Dal 2008 è Fattoria didattica certificata dalla Provincia di Viterbo e sede di progetti riabilitativi ed educativi in collaborazione con la Neuropsichiatria Infantile della ASL di Viterbo. L’associazione promuove progetti di rete per la divulgazione culturale dell’approccio di natura educante, partenariati con la Coop Sociale integrata gli Anni in tasca, L’orto delle idee, Artitudine, Slow Food Viterbo e Tuscia per la realizzazione di progetti riabilitativi, campus estivi ed eventi culturali. Dal 2016 promuove con continuità un progetto con due asili nido della città di Viterbo: l’Aula di campa-
gna, il progetto prevede una presenza settimanale in fattoria per il regolare svolgimento delle attività didattiche in ambito agricolo e naturale promuovendo la crescita a contatto con gli animali. www.facebook.com/giardinodifilippo
Il Giornale enogastronomico con il cappello www.carlozucchetti.it
www.carlozucchetti.it è un giornale specializzato sui temi dell’enogastronomia. Ideato nel 2012 da Carlo Zucchetti e Francesca Mordacchini Alfani, ha posto al centro il racconto di territori, di persone, di suggestioni, di odori, saperi e sapori. Nel tempo si è arricchito di preziose collaborazioni, qualcuna passeggera, altre più stabili, che hanno portato nuova linfa e differenti punti di vista. La natura trasversale del tema, oltre alle news più strettamente aderenti al campo enogastronomico, ha permesso di andare a toccare l’arte, la televisione, la grafica. Il giornale è diventato presto il centro attrattore e propulsore di altre attività già collaudate come l’organizzazione di eventi curati da Carlo Zucchetti e Alessandra Di Tommaso e in tempi più recenti di un progetto editoriale focalizzato sulla promozione della Tuscia e che vede all’attivo La Tuscia del Vino e La Tuscia dell’EVO.
Enoteca provinciale della Tuscia
Enoteca Provinciale Tuscia L’Enoteca Provinciale Tuscia Viterbese è un’associazione volontaria senza scopo di lucro nata nel 2006 dall’incontro tra i produttori vitivinicoli della Tuscia, la Provincia di Viterbo, la Camera di Commercio di Viterbo e le istituzioni locali. Al suo attivo numerose iniziative tra cui l’organizzazione di convegni, degustazioni e attività promozionali. Presidente dell’Enoteca è Leonardo Belcapo, titolare dell’omonima azienda vitivinicola.
5
22 Venerdì 18:30 INAUGURAZIONE SLOW FOOD VILLAGE 2018 alla presenza di autorità istituzionali, partner, soci e amici Slow Food. Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: Il sapere dei sapori Laboratorio sensoriale per bambini con Maria Laura Nespica, giudice sensoriale 20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Tutelare e valorizzare la biodiversità dei territori: il progetto BIO ERGO SUM con Paola Adami, dirigente Istituto Agrario “F.lli Agosti” di Bagnoregio; Andreina Ottaviani, dirigente Istituto alberghiero “A. Farnese” di Caprarola. Sono stati invitati i rappresentanti istituzionali. Conduce Luigi Pagliaro, coordinatore Slow Food Lazio
– supportare attività di studio e ricerca finalizzate a dimostrare tutti i valori della biodiversità. - sostenere campagne di sensibilizzazione e comunicazione finalizzate a spiegare il valore della biodiversità e sottolineare i rischi che essa corre, e a illustrare le conseguenze di un’agricoltura iperindustrializzata che impoverisce le risorse del pianeta, inquina terra e acqua, rapina i suoli e i semi, danneggia la nostra salute, cancella culture e diversità”. (dalla Mozione n. 3 del VII Congresso Internazionale di Slow Food Chengdu, Cina, 29 settembre-1 ottobre 2017) 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI DE’ GUSTOSI INCONTRI: Cuochi uniti per Slow Food con Francesca Litta, presidente di Slow Food Territori del Cesanese e referente gruppo Alleanza di Slow Food dei Cuochi per il Lazio 20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Colorando vegetale Colori pronti all’uso dagli scarti alimentari. Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo
La biodiversità, i saperi, le comunità e le culture che vogliamo difendere e sostenere “Noi, rappresentanti della rete di Slow Food e di Terra Madre rinnoviamo e rilanciamo il nostro impegno nella difesa della biodiversità alimentare, delle pratiche produttive tradizionali ad essa legate e nel sostegno dei piccoli produttori agricoli e alimentari e delle comunità del cibo custodi di queste conoscenze e competenze fondamentali per il futuro dell’umanità e pilastri del modello di sviluppo che vogliamo promuovere. In particolare ci impegniamo ad avviare azioni e progetti che mirino a: - proseguire l’attività di ricerca e di segnalazione nel catalogo dell’Arca del Gusto di prodotti, specie vegetali e razze animali oggi a rischio di estinzione che fanno parte dell’identità di territori e di comunità; riconosciamo questo come primo indispensabile passo per favorire lo sviluppo di una consapevolezza nell’opinione pubblica mondiale, promuovendone inoltre la tutela anche al fine di proteggere questo patrimonio rispetto a qualsiasi azione di appropriazione da parte del sistema dell’industria alimentare; - mettere in atto progetti concreti, sui territori e con le comunità locali, al fine di recuperare e valorizzare i prodotti segnalati dalla rete e per sostenere i produttori custodi: Presìdi Slow Food e Mercati della Terra, Alleanza tra cuochi e produttori locali e momenti di formazione, diffondendo i saperi artigianali conservati dalle comunità locali e tramandati fino a noi affinché non vadano perduti, e ogni altra azione che possa contribuire a questi obiettivi; - realizzare azioni e strumenti utili a promuovere la conoscenza, la diffusione e l’uso dei prodotti dell’Arca del Gusto e dei Presìdi Slow Food, come ulteriore forma di sostegno alle comunità produttrici.
6
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazioni di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali
21:00 - AREA DEGUSTAZIONI ASSAGGIARE PER CONOSCERE: Il caffè conduce Gaia Giannotti, enogastronoma e giudice sensoriale di espresso IIAC 21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina 21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo 22:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: RICCARDO COTARELLA, presidente Assoenologi conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it Nel corso dell’incontro presentazione in anteprima del volume Uve e mosri della Tuscia: storie di passione e dedizione Intervengono: Cosimo Gravina, Francesca Vergari e Vittorio Faggiani, autori del volume; Stefania Borrelli, professional financial planner di Banca Generali; Claudia Storcè, Slow Food Viterbo e Tuscia; Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS, Associazione Italiana Sommelier. Partecipano i produttori di vino protagonisti del progetto e i sommelier dell’AIS Viterbo
21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: ISIDE DE CESARE, chef ristorante “La Parolina” - Trevinano conduce Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice www.carlozucchetti.it
Iside De Cesare insieme con il marito Romano dopo numerose esperienze lavorative nel firmamento della ristorazione italiana nel 2005 approdano a Trevinano un tranquillo borgo arroccato tra il Lazio, la Toscana e l’Umbria e li aprono il ristorante “La Parolina”. Il territorio offre una ricchezza di risorse che varia con le stagioni: si possono assaggiare i funghi dell’Amiata, i tartufi delle crete senesi, la cacciagione dei boschi circostanti, la carne Chianina dalla vicina Toscana, gli asparagi di Canino, lo zafferano di Acquapendente, le nocciole dai Monti Cimini, l’olio dal viterbese, e ancora verdure e legumi a chilometro zero. Il pesce sempre fresco, proviene sia dal vicino Lago di Bolsena che dal Mar Tirreno. Nel 2012, inaugurano la nuova sede del ristorante, con una terrazza panoramica perfetta per le cene estive dedicando anche uno spazio all’ospitalità, ai corsi di cucina in cui i clienti possono degustare i piatti preparati a 4 mani con gli chef, e al settore eventi.
Imprenditore ed enologo italiano Riccardo Cotarella ha conseguito il titolo di enologo nel 1968, ha costituito nel 1979 con il fratello Renzo, anch’egli enologo, l’Azienda Vinicola Falesco, nata con l’obiettivo di recuperare gli antichi vitigni del territorio, e nel 1981 la società di consulenze viticole ed enologiche Riccardo Cotarella, della quale è presidente. Enologo di fama internazionale, docente di Viticoltura ed enologia presso l’Università della Tuscia di Viterbo e accademico aggregato dell’Accademia dei Georgofili, dal 2013 è presidente di Assoenologi. Nel 2014 è stato scelto come presidente del Comitato scientifico per l’allestimento del padiglione del vino italiano di Expo 2015 e nel 2018 membro del Comitato di coordinamento per l’Anno del Cibo italiano. 22:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: 7 oli per 7 ricette conduce Giampaolo Sodano, produttore olio “Tuscus” - Vetralla. Con Chiara Porcari e Giancarlo Pitzalis 23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW SOOKING: con Andrea Leonardo del ristorante “La Torre del pellegrino” - Montefiascone SLOW FOOD VILLAGE 2018
Sabato 23 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: Re lampone con Massimiliano Biaggioli, produttore; Gaia Giannotti, enogastronoma; Pro loco Bagnaia 01031
Conduce Massimo Marchini, presidente Slow Food Veneto Orientale Intervengono i sommelier di AIS Viterbo per l’abbinamento cibo-vino
19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: Legumi: belli, buoni e salutari Laboratorio per bambini con Claudia Storcè, nutrizionista e formatore Slow Food
20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Pattern di natura Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo
20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: La plastica: una minaccia per mari, fiumi e laghi con Alessandra Prampolini, responsabile Sostenibilità WWF Italia; Giuliano Rocchi, pescatore lago di Bolsena; Felice Gazzelli, pescatore e portavoce della Comunità del Bisàt della Livenza (Veneto); Matilde Visentin, referente Coste fragili Slow Food Veneto; Roberto Perticaroli, referente Coste fragili Slow Food Lazio e dirigente Slow Food Latina, Massimo Marchini, presidente di Slow Food Veneto orientale. Conduce Francesca Rocchi, vicepresidente Slow Food Italia
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali
22:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: presentazione di La Tuscia dell’EVO. Guida agli oli della provincia di Viterbo e Orvieto Annata 2017 conducono Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello e Alessandra Di Tommaso, enogastronoma www.carlozucchetti.it Intervengono i produttori di oli.
La plastica negli ecosistemi del pianeta: una minaccia per il nostro cibo e la nostra salute “Noi, rappresentanti della rete di Slow Food e di Terra Madre dichiariamo il nostro impegno a dare un valore alla plastica, e a smettere di considerarla un prodotto di scarto, così da reintrodurre nel mercato e nel ciclo economico la nuova materia recuperata. In particolare ci impegniamo a: puntare sul concetto di “Rifiuti zero”, e sul valore economico che ha la plastica per far partire un’economia virtuosa che elimina il nome rifiuto, sostituendolo con “Risorsa”; promuovere l’economia circolare, favorendo e praticando la raccolta differenziata e il riuso delle materie plastiche; - promuovere nei nostri Paesi la riduzione degli imballaggi e la sostituzione, quando possibile, di quelli in plastica con equivalenti in materie biodegradabili; sostenere e sollecitare politiche nazionali che puntano alla eliminazione delle micro plastiche dai prodotti cosmetici e la sostituzione con prodotti naturali; sostenere e sollecitare politiche nazionali che favoriscano la ricerca finalizzata sia alla raccolta dati, sia al recupero della materia da riutilizzare, con conseguente riduzione della presenza di rifiuti plastici in mare e in terra”. (dalla Mozione n. 6 del VII Congresso Internazionale di Slow Food Chengdu, Cina, 29 settembre-1 ottobre 2017) SLOW FOOD VILLAGE 2018
21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: ANNA MORONI, cuoca e personaggio televisivo conducono Vittora Tassoni, food blogger, e Stefania Capati, scrittrice e food blogger
Cuoca, scrittrice, e personaggio televisivo dal 2002 al 1° giugno 2018 Anna Moroni ha partecipato giornalmente alla trasmissione televisiva di RaiUno “La prova del cuoco”, dove presentava una rubrica nella quale offriva lezioni di cucina ad Antonella Clerici, con la quale ha scritto diversi libri di cucina. Il suo ultimo volume è: In cucina con zia Anna. Le mie ricette sane e divertenti per cucinare con i bambini. 21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina 21:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: L’olio extravergine di oliva conduce Maria Laura Nespica, giudice sensoriale dell’olio EVO 21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo 22:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: Eccellenti confronti: anguilla e Incrocio Manzoni Con Giuliano Rocchi, pescatore del lago di Bolsena; Ludovico Botti, produttore azienda Trebotti; Felice Gazzelli, pescatore e portavoce della Comunità del Bisàt della Livenza.
La Tuscia dell’EVO - Raccolto 2017, curata da Carlo Zucchetti, rappresenta un viaggio nel mondo dell’Extra Vergine e offre una fotografia dettagliata di un territorio dinamico che finalmente è riuscito a trovare il giusto equilibrio fra tradizione e innovazione. La Guida vuole dare conto di questo fermento confermato dalle oltre 100 aziende presenti in un grande banco d’assaggio dove poter cogliere le sfumature territoriali e di cultivar. La Tuscia presa in considerazione supera i confini amministrativi e riprende linee di continuità geologica e storica affondando nelle comuni radici etrusche, seguendo il disegno già proposto per la Tuscia del Vino e andando a comprendere i territori della Tuscia viterbese sforando nei comuni e nei dintorni di Orvieto, Narni e Amelia ingloba la Maremma con Pitigliano, Scansano e Manciano, e prosegue a sud seguendo la costa etrusco romana fino a Veio. 23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW SOOKING: con Andrea Leonardo e Diego Corbucci dell’osteria “La Francigena” - Bolsena
7
24 Domenica 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: Gelato, che passione! Laboratorio per bambini con Lorenza Bernini, maestra gelateria “Lolla” - Bolsena 20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Il cibo del futuro: come cambiano e cambieranno i nostri consumi alimentari con Stefania Ruggeri, docente Università di Tor Vergata e ricercatrice Crea; Stefano Speranza, docente Università della Tuscia-DAFNE; Antonio e Giuseppe Bozzaotra, produttori di insetti commestibili. Conduce Claudia Storcè, nutrizionista e formatore Slow Food
21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina 21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo 22:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Migranti: il cibo la ricetta dell’integrazione in collaborazione con Arci Viterbo; Dario Leone, direttore Migranti Film Festival
22:00 - AREA DEGUSTAZIONI Laboratorio abbinamento cibo-vino Imparare ad abbinare il vino al cibo con l’AIS Viterbo Conduce Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW SOOKING: La ricetta della nonna: l’acquacotta con Giuliana Pira dell’agriristoro “Radichino” Ischia di Castro
23:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: Dedicato a Marilina Fravolini con Renata Balducci, presidente AssoVegan. Conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it
20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Vestiti di natura (piccole opere d’arte) Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano. Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali. 21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: GEMELLI BOZZAOTRA, produttori di insetti commestibili. Conduce Laura Belli, agriturismo “I Giardini di Ararat” e aderente alla rete Alleanza Slow Food dei cuochi
Gelsicoltori e amanti della natura, Antonio e Giuseppe Bozzaotra allevano insetti commestibili per una nuova dieta proteica per la nostra cultura gastronomica, che promuovono attraverso la partecipazione a programmi televisivi e il loro sito www.insetticommestibili.it 21:00 - AREA DEGUSTAZIONI ASSAGGIARE PER CONOSCERE: Il miele conduce Paola Bellivoli, biologa e docente in analisi sensoriale dei mieli
8
campagne di informazione con l’obiettivo di arrestare la diffusione degli Ogm, delle monocolture e del landgrabbing; promuovere l’integrazione dei migranti africani nei vari paesi europei, organizzando attività, anche in collegamento con i paesi di origine; creare una rete di giovani leader africani, consapevoli del valore della loro terra e con la capacità di rafforzare e consolidare la rete africana di Slow Food, di incentivare la nascita di nuove comunità del cibo, di guidare il lancio di nuovi Presìdi e Mercati della Terra e di sostenere il miglioramento delle politiche agricole e alimentari.” (dalla Mozione n. 2 del VII Congresso Internazionale di Slow Food Chengdu, Cina, 29 settembre-1 ottobre 2017)
“Noi, rappresentanti della rete di Slow Food e di Terra Madre, ribadiamo con forza il nostro impegno in Africa, con l’obiettivo di cambiare radicalmente direzione nel continente che più di ogni altro sta pagando il prezzo della follia dell’attuale sistema alimentare mondiale. In particolare ci impegniamo a sostenere e realizzare azioni e progetti che mirino a: assicurare l’accesso al cibo buono, pulito e giusto per tutti; proseguire e consolidare il progetto degli Orti in Africa che, con oltre 2800 orti (scolastici e comunitari) avviati in 35 paesi è oggi fra i più importanti programmi di diffusione dell’agroecologia e concreto contributo alla sicurezza alimentare delle piccole comunità esistente in tutto il continente; mappare la biodiversità tradizionale di ogni Paese (varietà vegetali, razze animali e prodotti trasformati) e catalogarla sull’Arca del Gusto, come primo passo per salvarla dall’estinzione; sostenere i piccoli produttori avviando progetti concreti sui territori come Presìdi Slow Food, Mercati della Terra, Alleanze fra cuochi e produttori locali e altri progetti ispirati dai medesimi princìpi; valorizzare il ruolo delle donne e il loro fondamentale contributo all’agricoltura e alla gastronomia del continente africano, nonché all’educazione delle giovani generazioni; recuperare e rigenerare le conoscenze tradizionali tra cui, in particolare, l’antica capacità delle comunità locali di selezionare e moltiplicare le sementi; organizzare momenti di formazione e di scambio fra le comunità africane per condividere i princìpi dell’agroecologia e per sensibilizzare adulti e bambini sul significato e l’importanza di mangiare cibo locale; sostenere
Una serata dedicata al mondo Vegan, un modo per ricordare Marilina Fravolini, amica di Slow Food, aderente al pensiero vegano di cui si era fatta promotrice grazie anche alle sue ricette. Fermamente convinta che vegano possa coincidere con gusto, Marilina aveva elaborato piatti invitanti molti dei quali sono stati la base dei suoi articoli apparsi su www.carlozucchetti.it. Chef vegan, Marilina ha fatto avvicinare a questa filosofia anche i più scettici grazie alla sua simpatia innata e alla ricerca insaziabile di nuovi piacevoli accostamenti.
23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: con Marco Porro dell’osteria “Al Mercato” - Ladispoli
SLOW FOOD VILLAGE 2018
Lunedì 25 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: La pizza e i suoi derivati: impariamo a impastare Laboratorio per bambini con Mario Di Dato, chef del ristorante “O’ Sarracino” - Viterbo 20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Diversamente ghiotti: Il diritto a un piatto gustoso… per tutti Presentazione del progetto internazionale CPWELLBEING Con Mariken Tacke, logopedista e coordinatrice per l’italia del progetto internazionale CPWELLBEING per il consorzio “Il Cerchio”; Marco Marcelli, neuropsichiatra infantile e direttore UOC TSMREE e UOSD Disabile Adulto della ASL di Viterbo; Francesco Monzillo, segretario generale Camera di Commercio Viterbo; Mariarosa Fonti, studentessa. Conduce Chiara De Santis, psicologa e dirigente Slow Food Viterbo e Tuscia
Il progetto internazionale CPWELLBEING promuove l’alimentazione sana ed inclusiva e l’attività fisica adattata ed inclusiva in diversi contesti, con lo scopo di migliorare la qualità della vita ed il benessere degli individui diversamente abili. A tal fine è necessario stimolare la sensibilizzazione e incrementare la partecipazione attiva del settore della ristorazione e delle strutture che offrono attività fisiche e sportive affinché anche le persone diversamente abili abbiano la possibilità di accedervi e di trovare un ambiente accogliente e piacevole per gustare un piatto desiderato adeguatamente modificato e praticare l’attività fisica con strumenti adattati. In tale occasione sarà illustrato un nuovo marchio internazionale che verrà rilasciato agli esercizi di ristorazione e alle strutture sportive che si mostrino interessati all’argomento e che soddisfino diversi requisiti per accogliere le persone diversamente abili.
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: AncestrAle, la birra antispreco con Emanuela Laurenzi e Claudio Lorenzini, Birrificio Alta Quota - Cittareale
SLOW FOOD VILLAGE 2018
20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Di Gioconda e altre storie (le più belle opere d’arte arricchite di verdura) Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano. Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo
22:00 - AREA DEGUSTAZIONI Laboratorio abbinamento cibo-vino Imparare ad abbinare il vino al cibo con l’AIS Viterbo Conduce Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali
23:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: ALESSANDRO SCORSONE, maestro cerimoniere Palazzo Chigi, curatore della guida Vinibuoni d’Italia Conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it
21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: GIAMPAOLO TROMBETTI, autore e conduttore televisivo Conducono Stefania Capati, scrittrice e food blogger e Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello www.carlozucchetti.it
Cibo e televisione è il binomio che contraddistingue Giampaolo Trombetti che nel corso nella sua rapida carriera si è affermato come autore televisivo in RAI, e direttore di canali tematici a indirizzo enogastronomico come Alice TV. Attualmente è autore del programma televisivo “La prova del Cuoco” e dirige la tv via cavo GiampaTV, diffusa in alcuni Paesi europei.
21:00 - AREA DEGUSTAZIONI ASSAGGIARE PER CONOSCERE: L’acqua minerale conduce Alberto Cestari, idrosommelier ADAM 21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina
Parola chiave: eleganza. Alessandro Scorsone, sommelier, maestro cerimoniere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, giornalista, consulente, personaggio televisivo e curatore della guida Vini Buoni d’Italia ha uno stile raffinato e inconfondibile nel comunicare il vino. Possiede la magia di saper amalgamare tecnica e sensibilità, passione e conoscenza. Una capacità di fascinazione innegabile alimentata da una profonda cultura enologica gli permettono di delineare con pochi tratti il territorio, la storia, il progetto dei produttori e di coinvolgere in questa narrazione chi lo ascolta.
23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: con Vincenzo Cisternino, cuoco del ristorante “Le sette cannelle” - Tuscania
22:00 - ARENA CIBO, ARTI e PAESAGGI D’ITALIA: Maremma in collaborazione con Slow Food Costa della Maremma laziale. Nel corso della serata presentazione del presidio Slow food della Razza maremmana. Con Bruno Ronchi, docente Università della TusciaDafne; Giorgio Corati, Slow Food Costa della Maremma laziale; Marco Mariotti, allevatore; Debora Valentini, agronoma e dirigente Slow Food Viterbo e Tuscia; Massimo Taverna, cuoco ristorante “La Torre” - Montalto di Castro. Conduce Alessandro Ansidoni, presidente Slow Food Costa della Maremma laziale
9
26 Martedì 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: Facciamo la pasta fresca ripiena Laboratorio per bambini con Stefania Capati, scrittrice e food blogger 20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Professioni emergenti: il technochef Presentazione del corso di Laurea in Tecnologie alimentari, profilo gastronomico Con Diana De Santis, docente Università della TusciaDIBAF; Rossano Boscolo, fondatore e rettore della Scuola di cucina “Etoile Academy” - Tuscania. Conduce Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice www.carlozucchetti.it
Il Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) ha attivato, nell’ambito del curriculum Industrie alimentari del corso di Laurea triennale in Tecnologie Alimentari ed Enologiche, un profilo gastronomico, che prevede un percorso formativo congiunto con la Etoile Culinary Campus di Tuscania. L’innovativo corso di laurea è dedicato al complesso mondo della produzione di alimenti di elevata qualità gastronomica e consente, oltre al diploma di laurea, il simultaneo conseguimento della qualifica professionale di “Esperto della produzione di pasti”. Le attività pratiche di laboratorio saranno svolte presso la prestigiosa scuola di gastronomia Etoile Academy di Tuscania, ripartendo nei tre anni il programma proposto per il rilascio della qualifica professionale riconosciuta dalla Regione Lazio. 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: Parmigiano Reggiano, i Cantori di maggio: una storia culturale Con Giovanni Minelli del Caseificio di Montagna “Malandrone 1477” di Pavullo nel Frignano (MO); Antonio Montano, giornalista e consulente enogastronomico. Intervengono i sommelier di AIS Viterbo per l’abbinamento cibo-vino
10
20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: La sabbia cinetica Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano. Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo
22:00 - ARENA CIBO, ARTI E PAESAGGI D’ITALIA: Aspettando il Teverina Baskers in collaborazione con gli artisti di strada e circo contemporaneo del “Circo Verde”. Con Andrea Farnetani
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali 21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: MAURIZIO FILIPPI, miglior sommelier dell’anno 2016. Conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it
Garbo e raffinatezza caratterizzano l’ospitalità impeccabile di Maurizio Filippi che ha fatto del suo ristorante La Sala della Comitissa un luogo di grande piacevolezza. Lo stesso stile misurato ed elegante Maurizio Filippi lo riserva al vino e alla sua presentazione. Per questo, insieme a una profonda conoscenza del mondo enologico, nel 2016 è stato insignito dall’AIS del premio Trentodoc come Miglior Sommelier d’Italia. Ora lo attende una nuova avventura, da giugno infatti La Sala della Comitissa con l’insostituibile chef Edi Dottori e tutta la brigata si sono trasferiti in un prestigioso palazzo cinquecentesco di Civita Castellana.
21:00 - AREA DEGUSTAZIONI ASSAGGIARE PER CONOSCERE: Il formaggio conduce Domenico Villani, delegato ONAF Roma Intervengono i sommelier di AIS Viterbo per l’abbinamento cibo-vino
Andrea Farnetani, vincitore del “Pavè d’Or” al Festival des artistes de rue de Vevey 2014 è un artista poliedrico. La sua ricerca sul clown contemporaneo lo porta allo studio delle tecniche circensi, della danza, del teatro e della magia. Con i suoi spettacoli ha girato per festival e rassegne di tutto il mondo, diffondendo il suo amore per la risata. Nel 2014, insieme a Antonio Coluccio fonda “La Compagnia Bellavita” e dal 2015 collabora con il “Circo el Grito” con vari progetti, tra cui lo spettacolo The King of Swing con la grande Emanuele Urso Band, Serendipity, Bagatelle et Frascherie, Spettacolare Conferenza e Drums & Circus.
23:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: TONINO PIRA, azienda agricola “Radichino” di Ischia di Castro, e GIOVANNI MINELLI, caseificio di montagna “Malandrone 1477” di Pavullo nel Frignano. Conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it 23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: Massimiliano Sanetti del ristorante “La Macina” - Vetralla
21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina 22:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: Edi Dottori del ristorante “Sala della Comitissa” - Civita Castellana
SLOW FOOD VILLAGE 2018
Mercoledì 27 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca
21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: DANILO CIAVATTINI, chef dell’omonimo ristorante Conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it
19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: Dolci, dolcetti e… scherzetti Laboratorio per bambini con Vittoria Tassoni, food blogger 20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Cibo buono, pulito e giusto… anche a mensa Con Claudia Paltrinieri, direttore del blog FoodInsider.it; Ivan Terrone, responsabile qualità Vivenda; Luigi Pagliaro, presidente Commissione Mensa Comune di Viterbo e formatore Sow Food. Conduce Claudia Storcè, nutrizionista e formatore Slow Food
La crescente attenzione ai pasti consumati nelle mense – siano esse scolastiche, socio-sanitarie o aziendali – sollecita risposte attente non solo ai luoghi, alla logistica, agli aspetti nutrizionali, alla qualità e all’origine dei cibi, ma anche ad aspetti quali la sostenibilità e la tutela ambientale al fine di evitare sprechi alimentari e ad elevare il riciclo dei rifiuti. 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: Cantina Sant’Isidoro conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it 20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Un pomo d’oro: quanta arte c’è in un solo vegetale? Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali 21:00 - AREA DEGUSTAZIONI ASSAGGIARE PER CONOSCERE: Le patate dell’Alta Tuscia e olio Conduce Bruno Cirica, agronomo
SLOW FOOD VILLAGE 2018
Danilo Ciavattini decide di lasciare la Capitale dopo gli anni stellati come chef dell’Enoteca La Torre a Villa Laetitia, per aprire un posto tutto suo. Torna nella Tuscia e apre il suo nuovo ristorante a Viterbo, in via delle Fabbriche 20-22. Lo stile non cambia e la proposta verte su una cucina che rispetta e racchiude la materia prima esaltandola in una forma semplice grazie a una tecnica rigorosa e puntuale. L’esperienza alle Colline Ciociare accanto a Salvatore Tassa rimane in sottofondo e accoglie amalgamandoli felicemente i lavori successivi. Nei suoi menu ritroviamo l’attenzione che Danilo Ciavattini ha sempre riservato al suo territorio, la Tuscia, attraverso la selezione di materie prime e produttori. Non mancano i piatti che hanno segnato passaggi importanti e hanno definito lo stile di questa cucina elegantemente terrigena in cui i sedimenti della storia alimentare e produttiva locale nutrono la fantasia creativa dello chef, come la patata interrata, l’agnello della Tuscia in tre cotture o lo stupefacente raviolo liquido. 21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina
Grandi scrittori, intellettuali e poeti italiani offrono la loro penna e i loro ricordi per recuperare il filo sottile che lega la letteratura alla cucina, celebrando nell’esiguo spazio di ventiquattro cartelle i piatti del cuore: novelle, aneddoti o una manciata di versi per restituire la poeticità di un cibo o di una preparazione. L’accoglienza di un ospite illustre nel paese di Primaserra diventa una vera e propria sfida che coinvolge quattro famiglie, ciascuna impegnata in alleanze e dispetti all’avversario. La narrazione si svolge nell’arco di una settimana e al suo interno compaiono riferimenti al pranzo in preparazione per dare il benvenuto a Nancy Harena. I cibi e le ricette fanno parte della competizione tra le famiglie, ma allo stesso tempo paiono stemperarla con i sapori e profumi che emanano dal racconto. 23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: Giacomo Damiani del ristorante di “Il Castello” - Montecalvello 23:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: MAURIZIO MENICHETTI, Ristorante “Da Caino” - Montemerano Conduce Carlo Zucchetti, l’enogastronomo col cappello - www.carlozucchetti.it
21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo 22:00 - AREA DEGUSTAZIONI Laboratorio abbinamento cibo-vino Imparare ad abbinare il vino al cibo con l’AIS Viterbo Conduce Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier 22:00 - ARENA CIBO, ARTI E PAESAGGI D’ITALIA: Un piatto, un libro: il morzello di Nancy Harena con Tommaso Biamonte, ristoratore; Enzo Colacino, attore; Cataldo Calabretta, vignaiolo e produttore di Cirò; Lou Palanca, autore del libro. Conduce Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice www.carlozucchetti.it Nel corso della serata assaggio di morzello e di vino Cirò.
Sigaro, sguardo lucido e battuta tagliente, Maurizio Menichetti è l’anima enologica del bistellato Caino di Montemerano ristorante storico dove gustare la splendida cucina della moglie Valeria Piccini. Una cantina imponente per un palato accorto ed esigente che ha selezionato oltre 20.000 bottiglie con etichette da tutto il mondo, con un occhio di riguardo per i grandi rossi di Piemonte, Toscana e Francia. Di recente ha riscoperto l’antica passione di famiglia quella della produzione di vino e olio a cui si è potuto dedicare grazie all’ingresso in sala del figlio Andrea.
11
28 Giovedì 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: L’Orto e i suoi frutti Laboratorio per bambini con Luigi Pagliaro, formatore Slow Food 20:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: GIORGIO BARCHIESI, detto GIORGIONE, cuoco, scrittore e conduttore televisivo. Nel corso dell’incontro consegna del Premio Italo Arieti. Conduce Stefania Capati, scrittrice e food blogger
21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina
22:00 - AREA DEGUSTAZIONI Laboratorio abbinamento cibo-vino Imparare ad abbinare il vino al cibo con l’AIS Viterbo Conduce Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier
21:00 - AREA DEGUSTAZIONI ASSAGGIARE PER CONOSCERE: I Salumi la Susianella Viterbese Presidio Slow Food e la Mariola Presidio Slow Food. Conduce Maria Laura Nespica, maestro assaggiatore ONAS
23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: Il ragù di nonna Cocca con Paolo Bianchini e Franca Alberti, Osteria “Al Vecchio Orologio” - Viterbo
21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo
23:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: GIUSEPPE GAROZZO ZANNINI, l’Aristocratico del gusto. Conduce Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice www.carlozucchetti.it
22:00 - ARENA CIBO, ARTI E PAESAGGI D’ITALIA: Così mangiavano. Gli italiani, la tavola, i film con Giancarlo Rolandi, regista Conduce Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice www.carlozucchetti.it Dal carattere aperto e sensibile come un vero compagno di avventure, Giorgio Barchiesi, più noto come Giorgione, è il protagonista della serie tv in onda su Gambero Rosso Channel e dal titolo, appunto, “Giorgione - Orto e Cucina”. Classe ’57, romano atipico (ha lasciato la capitale a 19 anni e non ci è più tornato), umbro di adozione, Giorgio oggi cucina con passione nella sua locanda ricette semplici, gustose e facili da eseguire. Nel suo orto coltiva di tutto, alleva animali di ogni tipo e cucina come si deve.
Grande protagonista della quarta edizione di Masterchef, Giuseppe Garozzo Zannini Quirini, più celebre come il Conte, è un esperto di materie prime, di vini e di cucina. Persona curiosa e attenta, è fortemente legato alla tavola elegante e di buon gusto a cui è stato abituato fin da piccolo. Presente ad eventi e appuntamenti importanti dell’enogastronomia, riesce sempre a convilgere con la sua simpatia garbata e trascinante.
20:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: Il cartamo tinctorius Con Vittoria Tassoni, food blogger, Diana De Santis, docente Università della Tuscia-DIBAF e Elvio Biagini, azienda “Elisir di lunga vita” - Valentano. 20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Timbri su timbri: stampi fai da te a misura di bambino Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano. Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali. 21:00 - ARENA DE’GUSTOSI INCONTRI: ROBERTO PARODI, beer sommelier Conduce Tonino Cerica, beer manager
12
Giancarlo Rolandi - regista, scrittore ed enogastronomo - ha realizzato questo film documentario prodotto da Rai Movie, con Antonello Fassari, Vinicio Marchioni, Gianmarco Tognazzi e un intervento di Claudia Cardinale. Vincitore di numerosi premi prestigiosi. Sullo stesso tema il suo libro Hostaria Cinema, edito da Palombi Editore, che racconta gli italiani a tavola nei film. Nel 2013, realizza due filmati per Rai1 in occasione della GMG di Rio de Janeiro. Nel 2014, è in Angola per un documentario commissionato da ENI; in ottobre, la campagna Morsi per Slow Food, di cui dirige gli spot televisivi, vince il Media & Outdoor Key Award. Nel 2016, scrive e dirige il film documentario. Nel 2017/2018 realizza il documentario 24/25 Il fotogramma in più sul rapporto tra cinema e televisione, prodotto da Rai Movie.
SLOW FOOD VILLAGE 2018
Venerdì 29 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: I fiori in cucina Laboratorio per bambini con Chiara Brunori, green blogger 20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: presentazione del libro Slow Food: storia di un’utopia possibile di Slow Food Editore con Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. Interviene l’autore Gigi Padovani. Conduce: Francesco Corsi, giornalista
21:00 - ARENA IL MONDO CHE VORREMMO: Affamati di speranza spettacolo in collaborazione con Unicef Viterbo con la partecipazione del coro di voci bianche Contrappunto Kids, diretto dai maestri Barbara Bastianini e Gloria Cannone, accompagnato al pianoforte dal maestro Fabrizio Viti, e dell’Associazione teatrale di ragazzi #Viadelteatro1, Proloco Vignanello, coordinata da Sabrina Sciarrini. Con Stefania Fioravanti, presidente provinciale Unicef Viterbo; Alberto Valentini, presidente Slow Food Viterbo e Tuscia.
21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina 21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo 22:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: ANDREA LO CICERO, ex rugbista, conduttore televisivo e produttore di zafferano Conduce Paolo Di Giannantonio, giornalista e conduttore TG1
21:00 - AREA DEGUSTAZIONI DE’ GUSTOSI INCONTRI: Il progetto Slow Olive e il Presidio nazionale dell’olio extravergine italiano con Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia e Stefano Asaro, referente Gruppo olio per Slow Food Lazio Grande campione dello sport e nella vita, Andrea Lo Cicero dopo una brillante carriera come rugbista che lo ha portato a essere una delle colonne portanti della Nazionale italiana, ha intrapreso l’attività di conduttore televisivo. Inoltre ha avviato un’azienda agricola nella Tuscia dove produce zafferano.
La storia del movimento nato 30 anni fa per iniziativa di Carlo Petrini, che oggi è diventato un’organizzazione globale sinonimo di una nuova filosofia del cibo. Un libro che traccia le vicende di Slow Food e del suo carismatico leader, secondo The Guardian “uno dei 50 uomini che potrebbero salvare il Pianeta”. Il libro racconta la storia fino ai giorni nostri di un percorso che nel nome di grandi ideali ha cambiato per sempre il nostro modo di intendere il cibo. Grazie alla presenza dell’autore Gigi Padovani e del presidente di Slow Food Italia Gaetano Pascale, abbiamo l’occasione per riflettere su passato, presente e futuro dell’organizzazione. 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: I segreti della birra Con Roberto Parodi, beer sommelier 20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Campa cavallo che l’erba cresce Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano. Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali. SLOW FOOD VILLAGE 2018
Per Slow Food è fondamentale rilanciare il proprio impegno per sostenere i molti produttori locali che continuano a mantenere in vita l’immenso patrimonio olivicolo nazionale, facendo leva su oltre 500 cultivar autoctone che popolano gli oliveti delle aree più vocate della nostra penisola. È un modello di produzione virtuoso, perché assicura tutela del paesaggio e dell’ambiente e garantisce produzioni di pregio qualitativo non riproducibili nelle dimensioni industriali, che Slow Food ha deciso di valorizzare attravero la creazione del Presidio nazionale dell’olio extravergine, basato su oliveti secolari di cultivar locali e portata avanti con tecniche produttive sostenibili.
22:00 - AREA DEGUSTAZIONI Laboratorio abbinamento cibo-vino Imparare ad abbinare il vino al cibo con l’AIS Viterbo Conduce Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier 23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: Maria Grazia Selvaggina del ristorante “L’Archetto” - Viterbo 23:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Il turismo esperienziale attraverso il camminare lento con Antonio Correnti, guida ambientale escursionistica
I saperi indigeni, alleati chiave per affrontare le sfide globali “Noi, rappresentanti della rete di Slow Food e di Terra Madre dichiariamo il nostro impegno a sostenere e supportare la voce e la partecipazione dei popoli indigeni dentro il movimento Slow Food e la rete di Terra Madre. In particolare, ci impegniamo a sostenere e facilitare le attività e i processi volti a: dare forza alle voci dei popoli indigeni all’interno della comunicazione di Slow Food; intensificare l’advocacy e le azioni di sensibilizzazione in difesa dei popoli indigeni e delle loro culture; promuovere la visione olistica dei popoli indigeni sul cibo (strettamente collegato alla terra, all’identità, alla spiritualità, alla medicina tradizionale e molto altro ancora) e creare opportunità di scambio attraverso le quali la rete possa apprendere dalle pratiche e dalle diverse prospettive delle popolazioni indigene; contrastare il landgrabbing, l’omologazione culturale e le azioni che vadano contro il principio del «libero, previo e informato consenso» dei popoli indigeni; sviluppare progetti sul campo assieme alle comunità indigene in difesa della biodiversità e di chi la tutela; sostenere i giovani indigeni e le loro comunità nella difesa e nella promozione del loro patrimonio alimentare; aumentare le opportunità di partecipazione, incontri e scambi, proseguendo l’impegno organizzativo degli incontri della rete Indigenous Terra Madre e altri eventi su scala locale, regionale e internazionale, dedicando particolare attenzione a garantire l’equa partecipazione di giovani e donne; promuovere la trasmissione dei saperi, il rafforzamento delle capacità, con particolare attenzione alle donne e ai giovani e il lavoro di rete con altre organizzazioni”. (dalla Mozione n. 4 del VII Congresso Internazionale di Slow Food Chengdu, Cina, 29 settembre-1 ottobre 2017)
13
30 Sabato 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PICCOLI CUOCHI CRESCONO: Dalla spiga di grano alla farina Laboratorio per bambini con Alberto Valentini, presidente di Slow Food Viterbo e Tuscia e produttore biologico
21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: presentazione del libro L’ingrediente della felicità Conduce Stefania Capati, scrittrice e food blogger. Intervengono gli autori: Gigi e Clara Padovani Nel corso della presentazione degustazione guidata su cioccolato e nocciola condotto da Irma Brizi, direttore dell’Associazione Nazionale Città della Nocciola.
22:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Cambiamenti climatici: le conseguenze per produttori e mercati, i comportamenti responsabili Con Vincenzo Ferrara, climatologo; Riccardo Valentini, docente Università della Tuscia-DIBAF; Ines Innocentini, formatrice Slow Food e dirigente Slow Food Sabina. Conduce: Francesco Corsi, giornalista
20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Le Comunità Laudato si’ Con don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco. Conduce: Paolo Mazzola, presidente di Slow Food Ciampino
“Non c’è ecologia senza giustizia e non ci può essere equità in un ambiente degradato” scriveva allora papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, esponendo in modo potente e chiaro i principi di un’ecologia integrale. A tre anni dalla pubblicazione di quel documento dall’iniziativa del vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili e del fondatore di Slow Food Carlo Petrini sono nate le Comunità Laudato si’ con l’intento di tradurre quei principi in azioni concrete, chiamando tutti a un nuovo protagonismo sui temi ambientali attraverso una mobilitazione nell’educazione, nelle buone pratiche, nella condivisione, nella capacità di fare rete mantenendo le proprie identità e adattando i propri obiettivi a quelli specifici dei territori. 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: I segreti della birra Con Roberto Parodi, beer sommelier 20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Di gusci e altre storie Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano. Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali 21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina
14
Mette a rischio la linea? Fa venire i brufoli? Tutt’altro! Come dimostrano gli studi scientifici più recenti, il cioccolato fa bene ai tessuti e alla circolazione, è un vero e proprio elisir di giovinezza. Ma soprattutto, attiva il cosiddetto «ormone del buonumore», la serotonina, che aiuta la regolazione del sonno e dell’attività sessuale e, con il piacere che proviamo nel gustarlo, produce endorfine, che riducono lo stress. In questo libro, Gigi Padovani ci conduce attraverso una vera e propria «dieta del cioccolato», spiegando quale mangiare, quando e quanto mangiarne per amplificare gli effetti positivi e ridurre al minimo le possibili controindicazioni – ci sono anche quelle: zuccheri, grassi e lavorazioni poco accurate – con ricette e consigli a trecentosessanta gradi. Il tutto illustrando un’autentica filosofia della dolce tavoletta, tra citazioni di personaggi, libri e romanzi celebri e regole di vita di salute e benessere. Una piccola bibbia per i molti amanti del cacao, ma anche per chi ancora deve scoprire di esserlo. 21:00 - AREA DEGUSTAZIONI DE’ GUSTOSI INCONTRI: L’Enoteca Provinciale della Tuscia conduce Leonardo Belcapo, presidente dell’Enoteca Provinciale della Tuscia. Intervengono i produttori aderenti all’Enoteca 21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo
I cambiamenti climatici, le nostre scelte alimentari, l’agricoltura che vogliamo Noi rappresentanti della rete di Slow Food e di Terra Madre dichiariamo il nostro impegno per la diffusione di comportamenti individuali e collettivi atti a invertire la tendenza in atto e per favorire il dibattito, la ricerca e il confronto su questi temi. In particolare ci impegniamo ad avviare campagne di sensibilizzazione, informazione, educazione a ogni livello, che mirino a: proseguire e rafforzare le azioni di promozione e tutela di tutte le forme di agricoltura praticate in armonia con l’ambiente, che preservi la biodiversità e le risorse naturali, e ristabilisca il ruolo centrale degli agricoltori nel sistema agroalimentare; supportare le attività di comunicazione e le iniziative politiche tese al cambiamento dei comportamenti individuali e collettivi, al fine di ridurre l’emissione di gas serra, siano esse causate dalla produzione, dalla trasformazione, dal trasporto, dalla distribuzione o dal consumo di prodotti alimentari; sostenere interventi volti alla tutela e alla rigenerazione della fertilità dei suoli, che contribuiscano a garantire la sicurezza alimentare e la conservazione della biodiversità e servano a proteggerci dai disastri ambientali e a garantire un futuro all’umanità, alle piante e agli animali. (dalla Mozione n. 1 del VII Congresso Internazionale di Slow Food Chengdu, Cina, 29 settembre-1 ottobre 2017) 22:00 - AREA DEGUSTAZIONI Laboratorio abbinamento cibo-vino Imparare ad abbinare il vino al cibo con l’AIS Viterbo Conduce Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier 23:00 - AREA DEGUSTAZIONI SHOW COOKING: Stefania Capati, Castello Costaguti - Roccalvecce
SLOW FOOD VILLAGE 2018
Domenica 1 18:30 APERTURA SLOW FOOD VILLAGE 2018 Apertura stand street food, botteghe del gusto, RistoPizza Slow, enoteca e birroteca 19:00 - AREA DEGUSTAZIONI PREMIO EVOLOVE 2018 Cerimonia di premiazione dei migliori oli extravergine di oliva della Tuscia. A cura di Diana De Santis, docente Università della Tuscia - DIBAF
Evolove si offre come un progetto efficace per promuovere la conoscenza degli oli extravergini, facendo leva sulla disponibilità del consumatore a fare un’esperienza diretta, assaggiando, anche guidato, prodotti di qualità, in modo da cogliere le differenze e attivare un valido sistema di riconoscimento delle peculiarità, altrimenti compromesso. Il progetto si propone quindi di favorire il consumo e la conoscenza degli oli di qualità stimolando l’esperienza diretta di degustazione degli oli ed avviando un virtuoso percorso di promozione che coinvolga direttamente i consumatori e li renda veicolo di comunicazione. 20:00 - ARENA IL MONDO CHE VOGLIAMO: Le sfide dell’agricoltura contadina, biologica, solidale: mercati, saperi, risorse con Martino Rebonato, portavoce di SolCare; Andrea Spigoni, portavoce di Fattorie Solidali; Christian Cabrera, portavoce del Movimento Terra Contadina; Alberto Valentini, presidente Slow Food Viterbo e Tuscia. Conduce Saverio Senni, docente Università della Tuscia - Dafne
La trasmissione dei saperi, l’accesso alla conoscenza, l’Università diffusa “Noi, rappresentanti della rete di Slow Food e di SLOW FOOD VILLAGE 2018
Terra Madre, dichiariamo il nostro impegno per promuovere un dialogo proficuo tra scienza ufficiale e saperi tradizionali, favorendo il principio che l’accesso alla conoscenza e alla cultura sono un diritto di tutti, senza distinzione di classe, estrazione sociale, condizione economiche, razza, provenienza, genere, età. In particolare ci impegniamo a: promuovere la democratizzazione dell’accesso al sapere attraverso iniziative volte a favorire l’incontro, il dialogo e la condivisione della conoscenza; strumento principale di questo lavoro sarà l’istituzione di una piattaforma di scambio e di accesso al sapere libero e democratico, da sviluppare assieme all’Università degli studi di scienze gastronomiche di Pollenzo, aperta a tutte le Università e gli Istituti di formazione del mondo che condividono lo spirito e gli obiettivi di questo progetto. Per il momento l’iniziativa prende il nome provvisorio di “Università diffusa”; promuovere e sostenere l’Università diffusa attraverso la nostra rete di comunità del cibo e di gruppi locali sui territori, al fine di rendere accessibile il patrimonio di conoscenze e di competenze legate al mondo del cibo che negli anni l’associazione e la rete hanno accumulato; favorire l’adesione all’Università diffusa di altri soggetti e realtà che in ogni parte del mondo lottano per la salvaguardia dei saperi tradizionale e per la dignità delle conoscenze degli umili; favorire l’introduzione nei curriculum scolastici di programmi di educazione alimentare e ambientale.” (dalla Mozione n. 5 del VII Congresso Internazionale di Slow Food Chengdu, Cina, 29 settembre-1 ottobre 2017) 20:00 - AREA MERCATALE ARTECIBANDO: Amididó Laboratorio per bambini su cibo e arte nell’Anno del cibo italiano Conduce Mariangela Tripiedi, Giardino di Filippo 20:00 - AREA DEGUSTAZIONI IL GIRONE DEI GOLOSI: Degustazione di vini e oli Gustoso itinerario alla scoperta dei vini e degli oli accompagnati dai sommelier dell’AIS Viterbo e assaggiatori ufficiali
21:00 - AREA PIC NIC URBANO ASPETTANDO IL TEVERINA BUSKERS: Esibizioni di artisti di strada e circo contemporaneo 22:00 - ARENA DE’GUSTOSI INCONTRI: PASTI IMPERIALI con Gabriella Cinelli, archeochef, referente Gruppo Presidi e Arca del Gusto di Slow Food Lazio e dirigente di Slow Food Tivoli e Valle dell’Aniene
Troppo spesso consideriamo ciò che mangiamo e beviamo come un semplice prodotto, e il legame tra cibo, storia e territorio viene dimenticato. Noi crediamo che il cibo sia espressione di un territorio, della sua storia, e del lavoro e la passione delle generazioni di agricoltori e produttori che susseguendosi ne hanno consentito l'evoluzione e la trasmissione fino ai giorni nostri. Qual è l'eredità Enogastronomica degli Antichi Romani? Cosa rimane nella loro terra d'origine? E chi sono le persone che hanno raccolto questa eredità? Il team di Pasti Imperiali, in collaborazione con Slow Food Lazio, e con l'aiuto di numerosi produttori storici, viticoltori, e associazioni locali, ha esplorato il Lazio per documentare l'eredità enogastronomica dell'Antica Roma, e dare una voce e un volto a questi produttori. Le migliori storie raccolte saranno pubblicate nel libro fotografico: "Pasti Imperiali - Storie di Agricoltori e Viticoltori che preservano l'eredità enogastronomica dell'Antica Roma"
21:00 - ARENA DE’ GUSTOSI INCONTRI: SALVO CRAVERO, chef conduce Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice www.carlozucchetti.it
22:00 - AREA DEGUSTAZIONI Laboratorio abbinamento cibo-vino Imparare ad abbinare il vino al cibo con l’AIS Viterbo Conduce Franco Cherubini, presidente della delegazione di Viterbo dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier
21:00 - AREA DEGUSTAZIONI LABORATORIO DEL GUSTO: Il Pamparito di Vignanello Con Ezio Gnisci, chef del ristorante “Il Vicoletto 1563” - Vignanello e aderente alla rete Alleanza Slow Food dei cuochi
23:00 - ARENA CIBO, ARTI E PAESAGGI D’ITALIA: Il cibo e l’arte con Marcello Carriero, critico d'arte Accademia di Belle Arti di Palermo Conduce Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice www.carlozucchetti.it
21:00 - AREA MERCATALE TERRA MADRE: Piccoli produttori presentano i loro grandi prodotti Incontri per conoscere Presidi Slow Food, prodotti dell’Arca del gusto e da agricoltura sociale e contadina
15
village 2018
Che cos’è Slow Food
Slow Food è una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti. Oggi Slow Food conta su una fitta rete di soci, amici e sostenitori in tutto il mondo grazie e con i quali: Difendiamo il cibo vero Un cibo che cessa di essere merce e fonte di profitto, per rispettare chi produce, l’ambiente e il palato!
Promuoviamo il diritto al piacere per tutti Con eventi che favoriscono l’incontro, il dialogo, la gioia di stare insieme. Perché dare il giusto valore al cibo, vuol dire anche dare la giusta importanza al piacere, imparando a godere della diversità delle ricette e dei sapori, a riconoscere la varietà dei luoghi di produzione e degli artefici, a rispettare i ritmi delle stagioni e del convivio Ci prepariamo al futuro Che ha bisogno di terreni fertili, specie vegetali e animali, meno sprechi e più biodiversità, meno cemento e più bellezza. Conoscere il cibo che si porta in casa, può aiutare il pianeta. Ecco perché Slow Food coinvolge scuole e famiglie in attività ludico
didattiche, tra cui gli orti nelle scuole e i 10.000 orti in Africa Valorizziamo la cultura gastronomica Per andare oltre la ricetta, perché mangiare è molto più che alimentarsi e dietro il cibo ci sono produttori, territori, emozioni e piacere Favoriamo la biodiversità e un’agricoltura equa e sostenibile Dando valore all’agricoltura di piccola scala e ai trasformatori artigiani attraverso il progetto dei Presìdi Slow Food, e proteggendo i prodotti a rischio di estinzione con l’Arca del Gusto.
Il bello di essere socio A tavola non si invecchia, dice il proverbio. Dopo trent’anni passati a difendere il cibo vero e il piacere della condivisione continuiamo a prenderci gusto. Per noi di Slow Food la parola cibo ha il sapore della storia, delle tradizioni, dei diritti, ma soprattutto delle decisioni che prendiamo tutti i giorni, ogni volta che facciamo la spesa. Perché con le piccole scelte quotidiane possiamo dare il via a grandi cambiamenti. Non vogliamo essere meri consumatori, agiamo con consapevolezza: informandoci alimentiamo la nostra curiosità, così da scegliere il cibo che fa bene alla nostra salute e pensa al nostro pianeta. Insieme possiamo farlo con gioia e piacere, scoprendo le storie che si nascondono dietro una forma di formaggio, una bottiglia di vino, un buon pane… Con Slow Food ci mettiamo al fianco di chi crede in una rivoluzione gioiosa che incomincia ogni giorno. Entra a far parte del mondo della Chiocciola, insieme possiamo fare la differenza. Insieme, alimentiamo il futuro. Scegli la formula più adatta a te:
Se diventi Socio Green aiuti il Presidio Slow Food Olio Extravergine Italiano
Se hai meno di 30 anni essere Socio è ancora più divertente: unisciti alla rete giovane
La Famiglia Slow coltiva il futuro con l’Orto in Condotta, gli orti scolastici di Slow Food
Ai Soci sostenitori diffondiamo le nostre campagne per dare vita a nuovi progetti
Per saperne di più: www.slowfood.it
16
SLOW FOOD VILLAGE 2018
village 2018
Che cosa facciamo
n una visione che parte delle radici per arrivare alle nostre tavole, promuoviamo il diritto alla terra e sosteniamo i diritti della terra grazie a tantissime iniziative che partono dalle Condotte Slow Food (le associazioni locali) fino a progetti di portata internazionale, tra cui:
I
Presìdi Slow Food I Presìdi Slow Food sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta.
Educazione alimentare, sensoriale e del gusto Coinvolge adulti e bambini presentando cibo con tutte le sue valenze culturali, sociali e naturalmente organolettiche. Con gli Orti in Condotta si avvicinano scolari e famiglie alla cultura alimentare, si impara il valore di semi e frutti, a tutelare le risorse della terra, per poi scegliere ciò che mangiamo in base alle nostre esigenze e non secondo quelle del mercato. I Master of Food sono un percorso educativo innovativo e originale, basato sul risveglio e l’allenamento dei sensi, sull’apprendimento di tecniche produttive del cibo e sulla degustazione come esperienza formativa.
L’Arca del Gusto L’Arca del Gusto viaggia per il mondo e raccoglie i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta. Un patrimonio straordinario di frutta, verdura, razze animali, formaggi, pani, dolci, salumi… L’Arca del Gusto segnala l’esistenza di questi prodotti, denuncia il rischio che possano scomparire, invita tutti a fare qualcosa per salvaguardarli: a volte serve comprarli e mangiarli, a volte serve raccontarli e sostenere i produttori; in alcuni casi – quando i prodotti sono specie selvatiche a grave rischio di estinzione – è meglio mangiarne meno o non mangiarli affatto, per tutelarli e favorirne la riproduzione.
Terra Madre Terra Madre è il sogno che diventa realtà, la globalizzazione positiva che dà voce a chi non si rassegna al modello omologante imperante. Oltre 2.000 Comunità del cibo in tutto il mondo operano perché la produzione del cibo mantenga un rapporto armonico con l’ambiente e per affermare la dignità culturale e scientifica dei saperi tradizionali. Linfa di questa rete sono gli incontri regionali tenuti in tutti i continenti, per culminare nel Salone del Gusto e Terra Madre di Torino in una grande festa diventata il più importante appuntamento mondiale dedicato al cibo. Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus Con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus coordiniamo progetti che difendono le tradizioni locali, proteggono le comunità che nascono attorno al cibo, promuovono la sapienza artigiana. Oggi la Fondazione promuove e tutela 400 Presìdi Slow Food in tutto il mondo e 1.000 prodotti dell’Arca del Gusto.
SLOW FOOD VILLAGE 2018
Alleanza Slow Food dei cuochi Oltre 700 cuochi di osterie, ristoranti, bistrot, cucine di strada – in Albania, Italia, Olanda, Marocco e Messico – sostengono i piccoli produttori custodi della biodiversità, impiegando ogni giorno nelle loro cucine i prodotti dei Presìdi, dell’Arca del Gusto e gli ortaggi, i frutti, i formaggi, prodotti localmente. I cuochi si impegnano a indicare nei menù i nomi dei produttori dai quali si riforniscono, per dare rilievo e visibilità al loro lavoro. I cuochi dell’Alleanza viaggiano, si incontrano, partecipano a eventi, cucinano insieme. 10.000 orti in Africa Nelle scuole, nei villaggi e nelle periferie delle città coltiviamo 10 000 orti per creare una rete di giovani che lavorano per salvare la straordinaria biodiversità dell’Africa, per valorizzare i saperi e le gastronomie tradizionali, per promuovere l’agricoltura familiare e di piccola scala.
Mercati della Terra Una rete internazionale fatta di trasformatori e contadini uniti da valori e regole condivisi tra loro e Slow Food. Un luogo dove incontrarsi, conoscersi, mangiare in compagnia e trovare prodotti locali e di stagione, presentati solo da chi produce quello che vende. Con spazi per i più giovani, per l’educazione del gusto, per gli eventi. Slow Food Editore Per favorire la consapevolezza del consumatore, promuovere un’agricoltura pulita, e intrattenere con ricette e proposte gastronomiche, e diffondere e amplificare il messaggio della chiocciola, nel 1990 nasce Slow Food Editore. Il secondo anno di attivitá pubblica il best-seller Osterie d’Italia – Sussidiario del mangiarbere all’italiana, per poi proseguire con un percorso editoriale che affianca l’evoluzione dell’associazione e oggi conta oltre cento titoli Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo Nata e promossa nel 2004 da Slow Food con la collaborazione di Piemonte ed Emilia Romagna, è un’università privata legalmente riconosciuta. I percorsi di studio proposti, sono studiati per dare dignità accademica al cibo interpretato come fenomeno complesso e multidisciplinare attraverso lo studio di una rinnovata cultura dell’alimentazione. Salviamo il paesaggio Slow Food Italia fa parte del forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio, un aggregato di associazioni e cittadini che lavorano per tutelare il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio. Perché negli ultimi 30 anni abbiamo cementificato un quinto dell’Italia, circa 6 milioni di ettari. Perché in Italia ci sono 10 milioni di case vuote, eppure si continua a costruire. Perché i suoli fertili sono una risorsa preziosissima e non rinnovabile. E li stiamo perdendo per sempre.
17
village 2018
La nostra storia
Movimento per la tutela e il diritto al piacere Nata Arcigola e fondata in Piemonte nel 1986 da Carlo Petrini, Slow Food diventa internazionale nel 1989 come «Movimento per la tutela e il diritto al piacere» e un manifesto d’intenti che pone l’associazione come antidoto alla «Follia universale della “fast life”» e «Contro coloro, e sono i più, che confondono l’efficienza con la frenesia, [a cui] proponiamo il vaccino di un’adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati, da praticarsi in lento e prolungato godimento». Si iniziava dalla tavola, dal piacere garantito da convivialità, storia e cultura locali, per arrivare a una nuova gastronomia che presuppone anche una nuova agricoltura dove la sostenibilità (ambientale e sociale) è imprescindibile. Oggi rinnoviamo la fiducia nel diritto al piacere che ci ha portati a salvaguardare biodiversità e tradizioni, a educare al gusto e all’alimentazione consapevole, a organizzare il Salone del Gusto e Terra Madre, il più grande appuntamento internazionale dedicato al cibo, a fondare l’Università di Scienze Gastronomiche e a tessere la tela della grande rete delle Comunità del cibo di Terra Madre. Una prima esplicita dichiarazione d’intenti arriva con la nascita di Slow Food Editore che nel 1990 pubblica il best seller della nostra casa editrice: Osterie d’Italia, sussidiario del mangiarbere all’Italiana, che ancora oggi ci guida alla scoperta della migliore tradizione gastronomica del nostro Paese. Intanto l’organizzazione cresce: nello stesso anno con il congresso di Venezia si costituisce ufficialmente l’associazione Slow Food e gli anni successivi arrivano le sedi di Berlino (1992) e Zurigo (1993). Dal 1994 si lavora a più non posso: con Milano Golosa si sperimentano i primi Laboratori del Gusto, una formula a quei tempi avanguardistica per imparare, degustare e scoprire prodotti e divertendosi. La prima edizione del Salone Internazionale del Gusto (a novembre 1996) si rivela una bellissima festa, occasione, tra l’altro, per presentare l’Arca del Gusto, il grande catalogo mondiale che
18
raccoglie i sapori tradizionali che stanno scomparendo. Con il convegno Dire fare gustare si apre il progetto di educazione alimentare e del gusto di Slow Food e nello stesso anno, inauguriamo a Bra (Cn), la prima edizione di Cheese – Le forme del latte, la rassegna biennale internazionale dedicata ai formaggi e che ogni due anni accoglie e riunisce centinaia produttori italiani e stranieri che grazie a Cheese hanno costruito una fitta rete di relazioni.
Diventiamo ecogastronomi Intanto va sviluppandosi quella sensibilità ambientale che negli anni darà nuova linfa, contenuti e idee all’associazione, perché «Per dirla tutta: un gastronomo che non ha sensibilità ambientale è uno stupido; ma un ecologista che non ha sensibilità gastronomica è triste nonché incapace di conoscere le culture su cui vuole operare. Meglio l’ecogastronomia dunque» dichiara Carlo Petrini in Buono, pulito e giusto (Einaudi, Torino 2005) inaugurando una nuova prospettiva con cui guardare il sistema di produzione alimentare. «Le culture tradizionali hanno creato un patrimonio gigantesco di ricette, preparazioni, trasformazioni dei cibi locali o di facile accesso. Anche nelle zone del mondo più colpite dalla malnutrizione. Questi saperi gastronomici sono strettamente connessi con la biodiversità e rappresentano sia il modo per utilizzarla, sia il modo per difenderla. In più danno piacere, organolettico e anche intellettuale, perché simbolo di una cultura identitaria.» È il 2000 quando prende il via il progetto dei Presìdi Slow Food, interventi mirati per salvaguardare o rilanciare piccole produzioni artigianali e tradizionali a rischio di estinzione. Un programma supportato dalla prima edizione (Bologna 2000) del Premio Slow Food per la difesa della biodiversità, in un percorso che ha come traguardo la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus nata nel 2003 per sostenere Presìdi Slow Food e l’Arca del Gusto. Oggi la Fondazione è capofila dei tanti progetti Slow Food pensati per difendere e supportare
sovranità alimentare e biodiversità. L’impegno politico continua e in Slow Food lancia la campagna No Gm Wines, contro la commercializzazione in Europa di viti transgeniche, e stila il Manifesto in difesa dei formaggi a latte crudo. Il percorso di educazione si potenzia con il varo dei Master of Food, corsi di educazione sensoriale pensati per gli adulti e con la decisione del quarto congresso internazionale (Napoli 2003) di lavorare affinché ogni Convivium, le sedi locali dell’associazione nel mondo, possa progettare l’avvio di School Gardens.
Dall’ecogastronomia alla neogastronomia: la rivoluzione di Terra Madre Nel 2004, la Fao riconosce ufficialmente Slow Food come organizzazione no profit con cui instaurare un rapporto di collaborazione. Si inaugura la rinnovata Agenzia di Pollenzo (Cn) che ospita la prima Università di Scienze Gastronomiche al mondo riconosciuta dal nostro Ministero. Genova ospita la prima edizione di Slow Fish, rassegna dedicata al pesce e alla pesca sostenibile. Ma il 2004 è soprattutto l’anno di Terra Madre: per la prima volta a Torino si incontrano cinquemila delegati da 130 Paesi: contadini, pescatori, artigiani, nomadi, giovani, vecchi, musicisti, cuoche e cuochi, accademici di tutto il mondo riniti in una tre giorni di laboratori, incontri, scambi, esperienze e festa. Terra Madre è il nuovo soggetto al servizio del pianeta, rappresenta ciò che è stato definito come “glocalismo”: una serie di piccole azioni locali che hanno grandi ripercussioni a livello mondiale. Slow Food è ciò che siamo e Terra Madre ciò che facciamo. Nel 2006 Slow Food compie 20 anni e festeggia in occasione del VI Congresso Nazionale di Slow Food Italia a Sanremo, dove si battezza e dà l’avvio al progetto Orto in Condotta. L’anno seguente Slow Food Italia aderisce alla coalizione ItaliaEuropa – Liberi da Ogm che raccoglie oltre 3,6 milioni di Sì con la consultazione nazionale sul tema “Vuoi che l’agroalimentare, il cibo e la sua genuinità, siano il
SLOW FOOD VILLAGE 2018
cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversità, libero da Ogm?”. A Montpellier Slow Food organizza la prima edizione di Vignerons d’Europe, meeting di vignaioli da tutto il continente. A Puebla, in Messico, il quinto congresso internazionale di Slow Food riunisce 600 delegati. Nel 2008 la rete di Terra Madre organizza meeting in Etiopia, Irlanda e Olanda che culminano nella terza edizione del meeting torinese che si svolge in concomitanza del Salone Internazionale del Gusto. Nello stesso anno nascono i Mercati della Terra, rete mondiale di mercati contadini. Seconda festa nazionale degli Orti in Condotta. Gli incontri regionali di Terra Madre continuano l’anno seguente in Tanzania, Argentina, Bosnia, Norvegia e Austria. Il 10 dicembre (ventennale dell’associazione internazionale) si tiene in tutto il mondo la prima edizione del
Terra Madre Day, uno dei più importanti eventi collettivi di celebrazione del cibo buono, pulito e giusto. Più di 1.000 appuntamenti in 150 Paesi hanno coinvolto oltre 2.000 comunità del cibo e circa 200.000 persone. Nel 2010, mentre Slow Food Italia va a congresso per la settima volta, in Bulgaria si riuniscono per la prima volta le Comunità del cibo dei Balcani Terra Madre Balcani. Nel 2011 Slow Food compie 25 anni: in 300 piazze d’Italia si festeggia lo Slow Food Day. Prende avvio Slow Food Europe la nuova campagna nata per promuovere la sostenibilità, la protezione della biodiversità e supportare le produzioni di piccola scala. A Jokkmokk, in Svezia, per la prima volta si riuniscono le comunità del cibo di Terra Madre Indigenous. Durante l’incontro è stato firmato l’accordo di Jokkmokk, una dichiarazione per ribadire i diritti dei popoli indigeni.
Nel 2012 abbiamo fatto un’ulteriore passo per porci come soggetto politico internazionale: il Salone Internazionale del Gusto ha aperto le porte a Terra Madre dando vita a un unico evento, unico nel suo genere, capace di accogliere e diffondere le istanze di migliaia di Comunità che in tutto il mondo si impegnano per dare il via a un nuovo paradigma che pone produttori, consumatori e prodotti al centro di un sistema che sfugge le logiche del profitto. Oggi ancora con più determinazione di ieri vogliamo metterci a fianco degli agricoltori, a partire dalle Comunità del cibo che già operano nella rete di Terra Madre ma anche da quelle che ancora non ne fanno parte e che non vediamo l’ora di accogliere. Per questo vogliamo lavorare per rafforzare questa rete, con i suoi progetti, con il lavoro quotidiano dei suoi collaboratori e dei suoi volontari.
Il nostro futuro: il documento e le sei mozioni Dal 29 settembre al 1° ottobre 2017 si è svolto a Chengdu, in Cina, il VII Congresso Internazionale di Slow Food, in cui è stata approvata la “Dichiarazione di Chengdu” e le mozioni congressuali che tracciano i nuovi indirizzi di Slow Food nel mondo.
rappresentanti della rete di Slow Food e di Terra Madre provenienti da 90 Paesi del mondo, riuniti in Congresso a Chengdu in Cina hanno votato anche la Dichiarazione di Chengdu e sei mozioni congressuali che rappresentano gli orizzonti comuni e i fronti dell’impegno internazionale di Slow Food: • I cambiamenti climatici, le nostre scelte alimentari, l’agricoltura che vogliamo • L’Africa di Slow Food e Terra Madre • La biodiversità, i saperi, le comunità e le culture tradizionali che vogliamo difendere e sostenere • I saperi indigeni, alleati chiave per affrontare le sfide globali • La trasmissione di saperi, l’accesso alla conoscenza, l’Università diffusa • La plastica negli ecosistemi del pianeta: una minaccia per il nostro cibo e la nostra salute.
I
Le mozioni, riportate nel programma degli Slow
SLOW FOOD VILLAGE 2018
Food Village, sono il frutto di un grande lavoro collettivo, del confronto coi delegati che hanno voluto proporre emendamenti, aggiunte e, anche, manifesti che sono il frutto del lavoro di rete a livello locale e regionale. È il caso del manifesto della rete sudamericana di Slow Food che pone l’accento sui beni comuni, gli elementi fondamentali per la vita delle comunità: una terra libera e viva, nelle mani dei contadini, delle donne e dei popoli indigeni; la difesa dell’acqua in quanto risorsa unica, fonte di vita e al servizio del bene collettivo; semi liberi e Sud America privo di colture transgeniche; cultura come base fondamentale, fonte di rafforzamento dell’identità ed elemento indispensabile dello sviluppo. Il maggiore spazio dato alle istanze di tutti e al confronto con tutti i delegati indica che il cambiamento auspicato dal presidente di Slow Food è già
in atto. Mai, nella storia dei precedenti congressi, così tanti delegati avevano avuto occasione per parlare, raccontare le esperienze delle loro comunità, le difficoltà che attraversano e i successi che li vedono protagonisti. Con questo congresso, invece, è successo, anche grazie a strategie di lavoro innovative. La giornata del sabato, infatti, ha visto 30 tavoli di lavoro impegnati su 10 domande fondamentali per il futuro di Slow Food, da come trovare nuovi leader a come trasformare la comunicazione esterna, dalla raccolta fondi ai temi che Slow Food deve affrontare. I delegati sono stati divisi a gruppi di 10 e hanno discusso tutto il giorno proponendo soluzioni e portando esperienze personali. Il senso? Partire dall’oggi per costruire dal basso la strategia del futuro, condivisione e partecipazione, proporre soluzioni, dare a tutti la possibilità di parlare, interagire e incidere effettivamente sulle politiche dell’associazione.
19